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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (I e XIV)

Resoconto stenografico



Seduta n. 1 di Martedì 25 maggio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, della Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, nell'ambito dell'esame congiunto delle proposte della Commissione europea relative a «Un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo» (COM(2020)609 final, COM(2020)610 final, COM(2020)611 final, COM(2020)612 final, COM(2020)613 final e COM(2020)614 final) (ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati):
Brescia Giuseppe , Presidente ... 3 
Johansson Ylva , Commissaria europea per gli Affari interni ... 4 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 6 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 7 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 7 
De Luca Piero (PD)  ... 7 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 8 
D'Ettore Felice Maurizio (FI)  ... 8 
Galizia Francesca (M5S)  ... 9 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 10 
Johansson Ylva , Commissaria europea per gli Affari interni ... 10 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 12 
Bignami Galeazzo (FDI)  ... 13 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 13 
Johansson Ylva , Commissaria europea per gli Affari interni ... 13 
Brescia Giuseppe , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Cambiamo!-Popolo Protagonista: Misto-C!-PP;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA I COMMISSIONE
GIUSEPPE BRESCIA

  La seduta comincia alle 11.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione, in videoconferenza, della Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, nell'ambito dell'esame congiunto delle proposte della Commissione europea relative a «Un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo» (COM(2020)609 final, COM(2020)610 final, COM(2020)611 final, COM(2020)612 final, COM(2020)613 final e COM(2020)614 final).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 127-ter, comma 2, del Regolamento della Camera dei deputati, l'audizione, in videoconferenza, della Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, nell'ambito dell'esame congiunto delle proposte della Commissione europea relative a «Un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo» (COM(2020)609 final, COM(2020)610 final, COM(2020)611 final, COM(2020)612 final, COM(2020)613 final e COM(2020)614 final).
  Preliminarmente faccio presente che l'audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto in videoconferenza anche dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento nella riunione del 4 novembre scorso. In proposito ricordo che anche ai deputati collegati in videoconferenza non è consentito esporre cartelli o scritte, secondo le regole ordinarie vigenti per la partecipazione alle sedute.
  Faccio inoltre presente per i deputati partecipanti da remoto la necessità che essi risultino visibili alla Presidenza, soprattutto nel momento in cui essi svolgono il loro eventuale intervento, il quale deve ovviamente essere udibile. La Presidenza non potrà infatti dare la parola ai deputati non visibili e i cui interventi non siano chiaramente percepibili. A tale fine occorre dunque assicurarsi di disporre di una connessione Internet stabile, evitando ad esempio di collegarsi da mezzi di trasporto in movimento, condizione che di solito rende insufficiente la stabilità e qualità della connessione stessa.
  Nel ringraziare anche a nome del presidente della XIV Commissione qui presente, Sergio Battelli, la Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, per la sua disponibilità, le cedo la parola per lo svolgimento della sua relazione che, come anticipato alla stessa, prego di contenere nei quindici minuti, in modo tale poi da dare la possibilità a tutti i commissari di porre eventuali domande.
  Considerato che l'audizione odierna dovrà concludersi entro le ore 12, in ragione dell'avvio delle votazioni in Assemblea, avverto che dopo l'intervento della Commissaria darò la parola a un deputato per gruppo, per non più di tre minuti ciascuno, e quindi di nuovo alla Commissaria per la sua replica. Chiedo quindi di far pervenire alla Presidenza le richieste di intervento quanto prima, per poter organizzare al meglio i lavori.
  Ora cedo la parola alla Commissaria europea, ringraziandola nuovamente.

Pag. 4

  YLVA JOHANSSON, Commissaria europea per gli Affari interni. Grazie infinite e buongiorno a tutti. Onorevoli, è per me un gran piacere essere con voi per parlare del nuovo Patto sulle migrazioni e l'asilo. Vorrei iniziare citando alcuni dati. Le migrazioni sono un fenomeno naturale. Le migrazioni esistono da sempre. Dobbiamo, però, riuscire a gestire meglio le migrazioni rispetto a quanto sia stato fatto fino adesso.
  Nell'Unione Europea, in circostanze normali, arrivano in modo ordinato circa 3 milioni di migranti regolari, la maggior parte dei quali arriva per sposare una persona dell'Unione Europea, o per lavorare, per studiare, per svolgere attività di ricerca o anche per ricevere protezione internazionale. In circostanze normali lasciano l'Unione europea 1,5 milioni di persone, perché decidono di sposare qualcuno fuori dall'UE, o per lavorare, svolgere attività di ricerca o studiare; quindi ogni anno abbiamo 1,5-2 milioni di presenze di migranti, e ne abbiamo bisogno perché la nostra è una società che invecchia.
  La migrazione legale è un meccanismo che funziona bene; poi abbiamo gli arrivi irregolari. Su questo dobbiamo concentrare la nostra attenzione. L'altro anno sono stati 124 mila gli arrivi irregolari; l'anno prima erano 140 mila. Ed è questo fenomeno che dobbiamo gestire, per prevenire partenze pericolose e assicurare che non vi siano fenomeni di illegalità. Dobbiamo ricordare che la maggior parte di coloro che cercano asilo non vengono irregolarmente, ma arrivano in aereo. Ogni anno sono 600 mila circa i richiedenti asilo che arrivano nell'Unione europea, dei quali 150 mila sono arrivati irregolarmente.
  Nell'ambito di questo nuovo Patto sulle migrazioni e l'asilo, vogliamo affrontare le carenze del sistema attuale. Per un Paese come l'Italia sappiamo che quest'anno gli arrivi irregolari sono stati già 13 mila circa. Si è trattato per lo più di sbarchi in Sicilia, a Lampedusa, e questo naturalmente ha comportato una serie di criticità per la società. Questo richiede interventi di solidarietà, e a tal fine abbiamo un meccanismo apposito.
  Nel Patto dobbiamo far fronte alle carenze del sistema. Innanzitutto gli arrivi irregolari. Dobbiamo combattere contro i trafficanti lavorando con i Paesi terzi per impedire queste partenze pericolose. Dobbiamo anche capire che oggi la maggior parte di coloro che arrivavano irregolarmente non sono rifugiati. La maggioranza non potrà ottenere la protezione internazionale. La decisione, nel caso di richiesta d'asilo, sarà probabilmente in questi casi negativa e quindi sarà necessario un rimpatrio.
  Ed è proprio dei rimpatri che vorrei parlare. Ogni anno sono circa mezzo milione le decisioni di rimpatrio dall'Unione europea per soggetti che non possono rimanere, e noi gestiamo soltanto il 30 per cento di questi rimpatri nei Paesi d'origine. In questo settore dobbiamo veramente migliorare le nostre attività, ed è questo che vogliamo fare, ovverosia migliorare il sistema in modo da consentire il rimpatrio dei soggetti che non hanno il diritto di rimanere nell'Unione europea. Possiamo farlo «europeizzando» il sistema d'asilo e il sistema di rimpatri, per avere un approccio più europeo e procedure migliori nei vari Stati membri.
  Il terzo tema riguarda la solidarietà tra gli Stati membri. La solidarietà oggi è carente ed è evidente che gli Stati membri si trovano di fronte a realtà tra di loro molto diverse quando si tratta delle migrazioni, soprattutto per via della posizione geografica che occupano i diversi Paesi. Questo significa che gli arrivi irregolari in genere riguardano Paesi del Mediterraneo, tra questi l'Italia. È per questo motivo che è necessario avere un sistema di solidarietà obbligatoria. Se uno Stato membro si trova sotto pressione o si trova a dover gestire un numero di migranti superiore alla norma, allora dovrebbe scattare un meccanismo di solidarietà obbligatoria da parte degli altri Stati membri sulla base della dimensione e della condizione economica di ciascuno. Ogni Stato membro dovrebbe contribuire sulla base della dimensione della propria popolazione e delle proprie condizioni economiche.Pag. 5
  Nel nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo noi abbiamo proposto un meccanismo di solidarietà apposito per l'Italia, che si basa su casi di ricerca e soccorso. Possono esservi delle situazioni nelle quali non tutti richiedono asilo, ma abbiamo un'alta percentuale di casi che richiedono operazioni di ricerca e soccorso, e questo è un obbligo internazionale. È per questo che riteniamo che tale attività vada condivisa da tutti gli Stati membri. La nostra proposta è quella di avere un meccanismo di solidarietà di ricerca e soccorso speciale, il che significa che ogni anno insieme agli Stati membri coinvolti, essenzialmente l'Italia, occorre valutare quanti ricollocamenti saranno probabilmente necessari l'anno successivo, per avere poi un pool di risorse pre-impegnate per i ricollocamenti al quale gli Stati membri devono contribuire. Il che vuol dire che, quando dopo un'operazione di ricerca e soccorso vi sono degli sbarchi, già dovrebbe esservi una disponibilità a ricollocare queste presenze in altri Stati membri. È un meccanismo speciale, appositamente ideato, che si aggiunge a quello ordinario di solidarietà.
  Per raggiungere questi obiettivi è particolarmente importante operare nell'ambito della dimensione esterna. Non possiamo gestire le migrazioni da soli. Dobbiamo gestire le migrazioni con i Paesi terzi, con i nostri partner che non fanno parte dell'Unione europea. Ecco perché abbiamo intensificato i nostri rapporti con i Paesi terzi. Mi sono recata, per la seconda volta, da quando sono stata nominata, in Tunisia la settimana scorsa, insieme al Ministro Lamorgese. L'obiettivo era quello di raggiungere un accordo con la Tunisia, non solo per prevenire le partenze irregolari e combattere l'attività dei trafficanti, ma anche per avere un sistema più flessibile per i rientri e per i rimpatri.
  Dobbiamo collaborare strettamente con i Paesi partner, per aiutarli a gestire le migrazioni, per esempio con sistemi di gestione dei controlli sulle frontiere, affrontando i fattori che sono alla base delle migrazioni, combattendo i trafficanti, impedendo le partenze illegali, e invece investire in soluzioni legali sia per i rifugiati sia per coloro che vogliono emigrare per motivi di lavoro.
  Vorrei soffermarmi sul meccanismo di solidarietà, o piuttosto possiamo porre questa domanda: quando verrà introdotto il nuovo Patto, a quel punto cosa accade nel caso di un migrante irregolare che arrivi nell'Unione Europea? Innanzitutto è necessaria la registrazione, quello che noi chiamiamo «screening process», per garantire che nessuno entri nell'Unione Europea senza essere registrato. Devono essere prese le impronte digitali, occorre inserirle in EURODAC, valutare se la persona in questione sia vulnerabile, per cui va predisposto un trattamento speciale, e stabilire se la persona abbia bisogno o meno di protezione internazionale. Occorre anche valutare quale sia lo Stato membro responsabile nel caso in cui questo soggetto faccia domanda di asilo.
  Oggi il meccanismo prevede che la responsabilità dell'elaborazione della domanda di asilo ricada sui Paesi di primo ingresso. Nel nuovo Patto questo cambierà, in quanto ci sarà una distribuzione di un maggior numero di persone verso altri Stati membri. Per esempio, se c'è un qualche collegamento con un altro Paese membro oltre a quello d'arrivo, vi sarà un'assunzione di responsabilità da parte di quello Stato per l'esame della domanda di asilo e la persona sarà immediatamente ricollocata lì, per esempio nel caso in cui vi sia un passato di studio o di lavoro, oppure un parente prossimo. Non sarà più, in questo caso, il Paese di primo arrivo a essere responsabile, ma il Paese nel quale vi è questo legame. Dopodiché bisogna stabilire se il soggetto sia o meno vulnerabile o abbia bisogno di una protezione internazionale. Queste sono situazioni abbastanza poco consuete. Si tratta di stabilire se si tratta di un minorenne, di un minore non accompagnato, di una persona con problemi di salute, se vi sono casi di soggetti che provengono da Paesi con un tasso molto basso di riconoscimento dello status di rifugiato.
  Se non è così, se non vi è un diritto di protezione internazionale, occorre avviare procedure di frontiera, che possono essere Pag. 6espletate anche in luoghi diversi dalla frontiera, ma che hanno bisogno di decisioni rapide affinché il rimpatrio avvenga quanto più velocemente possibile. Per due motivi: innanzitutto sappiamo che esiste la possibilità di rimpatri volontari, ed è molto più agevole questa strada se la decisione viene presa in tempi brevi. È anche un segnale molto chiaro che si invia così ai trafficanti, perché se i soggetti non possono ottenere la protezione internazionale c'è meno incentivo a spendere denaro e cercare di arrivare illegalmente, in quanto quei soggetti sarebbero immediatamente respinti.
  Se poi arrivano tantissime persone in uno Stato membro, che quindi è sottoposto a una pressione sproporzionata, vi è un sistema di solidarietà obbligatoria, al quale devono contribuire gli Stati membri. Possono contribuire in modo diverso, non necessariamente con una redistribuzione. Se non è così, i Paesi devono o accettare un ricollocamento oppure farsi garanti di un rientro con un sistema di sponsorizzazione, il che vuol dire che un altro Paese membro si assume la responsabilità di mettersi in contatto con il Paese d'origine della persona in questione in modo che essa possa farvi ritorno. Esiste poi un meccanismo apposito per il sistema di ricerca e soccorso, come ho già detto, un pool di risorse pre-impegnate per i ricollocamenti che va previsto ex ante.
  Questi sono gli elementi essenziali del Patto. Vorrei fare un'altra riflessione. Dobbiamo assicurare che vi siano dei meccanismi di integrazione e inclusione per coloro che hanno diritto a rimanere nell'Unione europea. Dobbiamo assicurare che vi siano dei percorsi legittimi. Per esempio, per quanto riguarda il lavoro abbiamo raggiunto un accordo su una nuova Carta Blu. Tra breve presenterò un nuovo partenariato dei talenti, la Talent Partnership, per consentire arrivi legali. Dovremmo anche migliorare le nostre attività per quanto riguarda il ricollocamento dei rifugiati, con un sistema sponsorizzato anche dall'Unione europea, per assicurare che i rifugiati possano giungere in maniera ordinata e sicura nell'Unione europea. Ovviamente stiamo intensificando anche tutte le attività rivolte verso i Paesi terzi. Dall'estate scorsa sono andata già due volte in Tunisia. Mi recherò tra una settimana in Libia, sono stata in Mauritania, in Marocco, in Turchia, nei Balcani occidentali. Questo al fine di trovare degli accordi migliori per i ritorni, per aiutare i Paesi partner a gestire le migrazioni in maniera ordinata, per impedire gli arrivi irregolari e i viaggi pericolosi.
  Con questo ho concluso e sono naturalmente a disposizione per rispondere a eventuali domande. Grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, Commissaria. Volevo svolgere una brevissima considerazione e porre due domande precise, senza togliere tempo ai colleghi e senza svolgere una disamina complessiva del fenomeno, che, con i pochi minuti che abbiamo a disposizione, non è assolutamente possibile svolgere in maniera esauriente.
  Volevo chiederle un approfondimento rispetto alla sua considerazione – alla quale ha fatto un accenno veloce – relativamente all'esigenza di investire in vie legali; infatti, sappiamo benissimo che, con tutti questi arrivi irregolari, si va ad appesantire in maniera impropria il sistema di accoglienza di tutti i Paesi facenti parte dell'Unione europea. Le volevo chiedere quali sono, più nello specifico, le soluzioni che l'Unione europea potrebbe adottare o se lei crede che debbano essere i singoli Stati a doversene occupare.
  Per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, un tema che, immagino, per scarsità di tempo a sua disposizione non ha affrontato, dal gennaio del 2018 al dicembre del 2020, secondo un'inchiesta condotta dal Guardian, sarebbero circa 18 mila i minori scomparsi sul territorio europeo; si tratta di minori che sarebbero a rischio di sfruttamento sessuale, di sfruttamento lavorativo, e che potrebbero rimanere coinvolti nel traffico di esseri umani. Le chiedo quali sono le misure che l'Unione europea vuole mettere in campo per far fronte a questo gravissimo e inaccettabile fenomeno che avviene sul nostro territorio.
  Do ora la parola ai deputati che intendano porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 7

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Commissario, le migrazioni non sono un fenomeno naturale, ma sociale. Anche il fatto che normalmente esistano le migrazioni è qualcosa di contestabile e, se la società europea invecchia, il problema è demografico e bisogna far fare più figli agli europei, prevedendo incentivi a tal fine. Questi erano tre brevi incisi.
  Bene combattere le partenze, assolutamente bene i rimpatri. Commissario, ci fa piacere che persino un esponente come lei, che arriva dal Nord Europa, che arriva dall'area socialdemocratica, abbia a cuore questi temi e, in parte, la pensi come noi. Concordiamo sul meccanismo di solidarietà obbligatoria. Lo aspettiamo da tempo, però, Commissario, facciamolo, perché ne parliamo una volta ogni nove o dieci mesi. Dieci mesi fa stavamo parlando del Patto di Malta. È importante che i migranti non partano, è importante presidiare i Paesi di partenza, è importante presidiare l'area del Sahel per quel che riguarda la rotta centrale dell'area mediterranea e del Sahara, è importante chiudere i porti per i Paesi che danno sul Mediterraneo.
  In Italia in questo momento stanno arrivando più migranti, in un numero pari a 13 volte rispetto a quello – registrato nel periodo in cui il Ministro era Matteo Salvini. È importante il tema Libia, Però, al riguardo, l'Europa deve anche imporsi sulla Turchia, perché – non ce lo nascondiamo – in questo momento gran parte della Libia è sotto l'egemonia turca. L'Europa è Europa solo se affronta questa sfida e se non lascia i Paesi da soli, soprattutto i Paesi che danno sul Mediterraneo; altrimenti, Commissario, gli Stati faranno ancora una volta da soli. Allora a questo punto porrei due domande nette: Quando si agirà? Tutti i Paesi sono d'accordo o vi sono ancora una volta delle difficoltà?

  PRESIDENTE. Grazie a lei. Ricordando sempre a tutti, anche a quelli che si sono collegati successivamente, di restare nei tre minuti.

  PIERO DE LUCA(intervento da remoto). Ringrazio la Commissaria per l'intervento e per le precisazioni sulla Road Map che a livello europeo si intende perseguire. È giunto però il tempo di lavorare per ottenere davvero i risultati che lei ci ha esposto. I fenomeni migratori sono ormai, come è evidente a tutti, non congiunturali ma strutturali. L'Europa deve fare un salto di qualità anche da questo punto di vista, mettendo in campo misure inedite, straordinarie e rivoluzionarie, così come ha avuto il coraggio e la capacità di fare con le misure economiche in reazione alla pandemia.
  Noi abbiamo chiesto, come Partito Democratico, il coraggio di un Next Generation anche sulle migrazioni. Sappiamo lo sforzo che la Commissione sta compiendo e sappiamo bene che i limiti derivano – e sono derivati in questi anni – dalle reticenze di alcuni Stati membri, che si sono opposti alle proposte che anche la Commissione ha messo sul tavolo. Chiediamo davvero un grande sforzo e la capacità di portare a termine, con coraggio, questa sfida. Infatti, noi condividiamo in pieno l'idea che ci sia bisogno di un grande investimento delle politiche di vicinato per lo sviluppo del Nordafrica e del continente africano da parte d'Europa, un impegno forte al sostegno e allo sviluppo del continente africano.
  Poi abbiamo bisogno di una battaglia forte contro le reti di trafficanti di uomini, contro i criminali, mettendo in campo, al contempo, una missione di salvataggio europeo in mare dei migranti che rischiano la vita, perché noi dobbiamo sempre tenere uniti concetti quali la sicurezza, la solidarietà e l'umanità. Poi è necessario aprire dei canali legali di ingresso, sia per i migranti economici – lei parlava di una Blue Card, che può essere effettivamente uno strumento utile per verificare i fabbisogni, su base europea, della forza lavoro necessaria in Europa, anche in termini economici – sia per coloro che richiedono la protezione internazionale.
  Allo stesso tempo è però giunto il momento – lo diciamo soprattutto alle forze politiche pseudo sovraniste, che in questi anni si sono opposte a questo obiettivo – di riformare il Regolamento di Dublino. Non Pag. 8è più tollerabile continuare ad avere una normativa che faccia ricadere sugli Stati di primo approdo tutta la responsabilità, non solo dell'accoglienza, ma anche della successiva gestione di donne, uomini, bambini e persone anziane che fuggono da condizioni di privazione, di violenza e di difficoltà, meritando ovviamente assistenza, sostegno e supporto.
  È bene che l'Europa intera se ne faccia carico con un meccanismo strutturato, obbligatorio, di ripartizione automatica del carico di responsabilità della gestione di coloro i quali approdano sulle coste italiane, per approdare in realtà sulle coste europee; come sappiamo bene, infatti, chi giunge in Italia, chi giunge a Malta, chi giunge in Spagna, in realtà giunge sulle coste europee, non dei singoli Stati membri. Ebbene, chiediamo a tutte le forze politiche che in Italia e negli altri Paesi europei compongono i Governi nazionali e ne sono alla guida di mettere in campo uno sforzo straordinario, inedito, per compiere un passo avanti, un salto di qualità complessivo e unitario che consenta all'Europa di mostrare il proprio volto solidale e responsabile, anche da questo punto di vista.
  Siamo convinti che sia giunto il momento e che ci siano davvero le condizioni. Sappiamo che il prossimo Consiglio europeo di giugno dovrebbe occuparsi di questo tema in modo specifico e prioritario. Ci auguriamo davvero che possa arrivare una proposta organica da parte della Commissione e che gli Stati membri possano tutti quanti insieme approvare questa proposta, per far fare davvero un salto di qualità all'Europa.

  EMANUELA ROSSINI. Nel ringraziare la Commissaria, avrei alcune domande da porle. La prima riguarda gli arrivi irregolari. La parola «irregolare» è estremamente negativa. Ci parla di illegalità.
  Ora, noi che vediamo tutti i giorni – o comunque costantemente – i volti di queste persone, dobbiamo considerare che la maggior parte di coloro che vengono definiti irregolari è composta da donne e bambini. Credo che sarebbe molto importante distinguere questi ultimi da coloro che sono collegati a reati o al terrorismo. Questo è molto importante, perché si tratta di un'altra categoria, composta da donne e bambini che, tra l'altro, si muovono dai Paesi interni, non trovandosi sulla costa dell'Africa; essi vivono in condizioni sociosanitarie ed educative critiche, anche a causa dei cambiamenti climatici. Questa è la vera emergenza. Non ci si può limitare ad includere questa categoria tra gli arrivi irregolari, rimpatriandoli. Il problema non si risolve.
  Innanzitutto, per questa categoria troppo ampia – con cui si vuole fare i conti in modo troppo veloce e semplice – noi rischiamo di creare dei luoghi di detenzione sulle nostre coste. Faccio riferimento soprattutto all'Italia come Paese di primo arrivo, perché il nuovo Patto di stabilità prevede la creazione di luoghi di detenzione, come li chiamo io. Come gestiamo la vita di queste persone per mesi e mesi? È molto rischiosa la situazione verso cui stiamo andando.
  Nel nuovo Patto si parla di nuovo paradigma di collaborazione con il continente africano. Qual è questo nuovo paradigma? Si tratta di donne, bambini e persone che sono sì irregolari, ma che richiedono condizioni di accoglienza o comunque di studio diverse, non potendo essere certo accomunati ai trafficanti. Dobbiamo fare questa distinzione.

  FELICE MAURIZIO D'ETTORE. Ringrazio la Commissaria per averci dato un quadro esaustivo sui temi e sulle linee guida del nuovo Patto di migrazione e asilo. Le mie domande però riguardano le proposte di atti normativi e gli atti normativi che daranno un contenuto specifico, anche vincolante, all'applicazione di tale Patto nei singoli Stati membri.
  Vi è una serie di questioni rilevanti. In particolare mi vorrei soffermare sul nuovo Regolamento relativo alle procedure. Rispetto a questo è chiaro che vi saranno una serie di implicazioni riguardo agli ordinamenti interni. In Italia abbiamo la questione della contestualità del provvedimento di diniego di protezione e, quindi, di allontanamento, come già in vigore e, conseguentemente, anche quella relativa all'oggetto del ricorso giurisdizionale unico, che Pag. 9è previsto nel Regolamento relativo alle procedure. Per noi è molto importante chiarire questi aspetti, perché su questo tema è bene che ci sia un ulteriore sforzo da parte dell'Unione europea. Infatti, gli ordinamenti interni devono attenersi a modelli giurisdizionali a volte complicati, ma anche diversi.
  In relazione a tali misure soprattutto sarà problematico questo aspetto, sul quale già si sono soffermati in Italia molti studiosi; mi riferisco alla possibilità di conciliare la politica del contenimento dei flussi – le procedure di pre-ingresso di frontiera e quelle accelerate – con l'articolo 10, terzo comma, della nostra Carta costituzionale, in base al quale si riconosce il diritto di asilo a coloro che non si vedono riconosciute nel loro Paese le libertà democratiche sancite nella stessa Costituzione.
  Lei sa bene che i princìpi supremi dell'ordinamento interno sono inderogabili. Anche la Corte tedesca e altre Corti costituzionali hanno già ribadito più volte questo concetto. Come detto, in Italia sarà molto complicata l'applicazione di tali misure per ragioni connesse al modello del procedimento giurisdizionale, considerato che ogni Paese si muove in un certo modo. Anche sotto l'altro aspetto, però, ci troveremo di fronte a notevoli problematiche, perché le libertà democratiche, così come sono intese nel nostro Paese, rappresentano un vincolo rispetto al diritto di asilo. La Corte di giustizia si è già pronunciata in materia e anche la nostra Corte costituzionale sarà sicuramente chiamata, come altre Corti, a dipanare la questione.
  Non si tratta di questioni meramente giuridiche, di dispute dottrinarie o giurisprudenziali, ma di questioni concrete, che condizioneranno l'efficacia o meno di questi nuovi modelli, nonché l'applicazione del Regolamento relativo alle procedure. È bene che però ci sia un ulteriore sforzo. Questi aspetti sono stati già considerati? È stata espressa una valutazione? Si pensa di affinare meglio questi strumenti? Si pensa anche di aprire un confronto un po' più serrato con i Paesi membri? Su questo tema si gioca l'efficacia stessa e l'applicazione concreta degli atti normativi, non solo la parte programmatica, considerato che ogni Stato dovrà poi adeguarsi. Non si tratta di una mera questione riguardante l'armonia dei sistemi, è qualcosa di più complesso, che attiene ai princìpi supremi interni degli ordinamenti costituzionali.

  FRANCESCA GALIZIA(intervento da remoto). Ringrazio la Commissaria per la sua partecipazione a questa audizione. Io avrei diverse domande da porre, ma cercherò di essere molto breve. Come hanno già ribadito i miei colleghi, la questione migratoria attiene a un fenomeno strutturale che certamente non può essere gestito semplicemente con un intervento normativo o con un nuovo Patto per l'immigrazione. La questione è molto complessa.
  Si è parlato molto della questione dei rimpatri, però io volevo portare un dato. A fronte di 491 mila cittadini di Paesi terzi che sono stati oggetto di una decisione di rimpatrio solo nel 2019, hanno fatto ritorno nei loro Paesi di origine solo 14 mila e 320 migranti. Stiamo parlando di cifre molto contenute. Questo ci induce a riflettere sul tema della sponsorizzazione dei rimpatri, che è inserito nel nuovo Patto sull'immigrazione, questione che io considero molto legata agli accordi bilaterali tra i vari Stati o gli accordi di rimpatrio. Alla fine gestire queste procedure di rimpatrio non è facile. Sembra un bell'obiettivo da perseguire, ma, in realtà, risulta molto complesso da realizzare.
  Altrettanto difficile da realizzare, sempre all'interno del nuovo Patto sull'immigrazione, ritengo sia la questione dello screening dei territori extra europei; faccio riferimento ai migranti che vengono fermati alla frontiera e gestiti prima di entrare in area europea. Ritengo sia abbastanza difficile non farli entrare o non accoglierli. Come verrà gestita tale situazione? Ritengo sia molto complicato gestirla.
  Io credo che dobbiamo porci altre due problematiche. Oltre agli immigrati che ovviamente hanno diritto all'asilo e a rimanere nel nostro territorio, c'è tutta una problematica legata alla migrazione economica. Su questo tema, le chiedo se state avviando un focus particolare, anche legato a quelli che saranno gli effetti della pandemia.Pag. 10 Noi abbiamo avuto il piacere di ascoltare, per esempio, l'ambasciatore tunisino, che ci ha parlato di una situazione abbastanza complessa a livello economico in Tunisia, perché lì vivono molto di turismo e sono indietro con i vaccini. Questo renderà più complicato riavviare il turismo e l'economia della Tunisia, come quella di tanti altri Paesi che sono sempre stati meta di turismo. Le volevo chiedere quali provvedimenti – oltre a bloccare semplicemente le partenze – si stanno prendendo; inoltre, le vorrei chiedere se si sta valutando di supportare tali Paesi in questo momento di crisi economica. Un intervento di sostegno, infatti, può anche limitare l'emigrazione.
  Accanto ai migranti economici le volevo parlare anche degli emigranti climatici, di cui ha parlato la mia collega Rossini. Si stima che siano più di 100 milioni di persone. Volevo chiederle se l'Unione europea ha avviato uno studio sulla tematica e se abbiamo dei dati. Qual è la direzione che dovremmo prendere su questa tipologia di migranti? Come si vorrà muovere l'Unione europea? Infatti, è un tema purtroppo incalzante, che nei prossimi anni potrebbe essere destinato a crescere.

  PRESIDENTE. Mi scuso se ci sono stati dei disguidi dal punto di vista tecnico con alcuni colleghi che non sono riusciti a collegarsi, ma a questo punto non mi resta che restituire la parola al Commissario Johansson per la sua replica.

  YLVA JOHANSSON, Commissaria europea per gli Affari interni. Grazie infinite. Ringrazio per queste ottime domande che mi sono state poste. La prima domanda riguarda coloro che migrano per motivi di lavoro. Questa è una responsabilità condivisa. Gli Stati membri hanno il diritto di decidere quanti migranti sono pronti ad accogliere, ma abbiamo una legislazione a livello europeo, come la Carta Blu, abbiamo una direttiva speciale per gli stagionali e altre categorie, quindi si tratta di una responsabilità condivisa e io non propongo cambiamenti per questa responsabilità condivisa in tema di migrazione per motivi di lavoro.
  Però noi abbiamo nell'Unione europea una serie di progetti pilota con i Paesi partner, soprattutto in Nord Africa. Questo al fine di investire in percorsi legali e migrazione circolare. Per esempio, si potrebbe investire nella formazione dei giovani marocchini per consentire loro di acquisire delle competenze nel campo dell'informatica, per esempio avere anche legami con società in Belgio per consentire a questi migranti di lavorare in questo Paese. Sono diversi progetti sui quali potremmo investire ancora sia con gli Stati membri sia con i Paesi partner, soprattutto in Nord Africa, per consentire l'ingresso legale, contribuendo così alla nostra economia e aiutando anche l'Europa di fronte alla sfida demografica.
  Per quanto riguarda la domanda sui minori non accompagnati, noi stiamo includendo la prospettiva dei minori nella proposta che attualmente viene esaminata. Abbiamo previsto una serie di proposte di protezione per i minori non accompagnati, con delle attenzioni particolari per i tutori e una ricollocazione dei minori non accompagnati per assicurare loro priorità massima e decisioni più rapide.
  Per quanto riguarda l'accordo di Malta, è molto chiaro per me che la solidarietà volontaria non basta. Abbiamo bisogno di solidarietà obbligatoria, e devo dire che quasi tutti gli Stati membri sono d'accordo su questa prospettiva. Ovviamente poi si parla di quello che dovrebbe includere questa solidarietà obbligatoria.
  Un'altra domanda è stata posta sull'adesione da parte dei Paesi membri riguardo a questo nuovo accordo. La proposta è stata avanzata a settembre e da allora il Consiglio dei Ministri degli interni non ha avuto riunioni in presenza. Abbiamo avuto solo delle videoconferenze. Speriamo che a giugno sia possibile riprendere – questo per la prima volta dall'inizio della emergenza – gli incontri in presenza. È chiaro che i negoziati difficili devono avvenire faccia a faccia. Stiamo però ottenendo interessanti progressi su tutti i dossier. C'è una posizione costruttiva da parte di tutti gli Stati membri. Nessuno è soddisfatto al 100 per cento di questa proposta, ma nessunoPag. 11 l'ha respinta. È un processo ancora in corso, che deve essere sicuramente completato.
  È necessario che tutti gli Stati membri accettino un compromesso, perché altrimenti non è possibile raggiungere un accordo. Per me è molto importante, perché dobbiamo dimostrare che è possibile gestire l'emigrazione insieme, all'interno dell'Unione Europea e con i Paesi partner. Non c'è nulla che dobbiamo temere. Le migrazioni devono essere gestite, ed è importante dimostrare che si tratta di un tema europeo come gli altri, se posso usare questa formulazione, e dimostrare che si può trovare un buon compromesso. Questo è estremamente importante. Devo dire che quasi tutti gli Stati membri concordano che la solidarietà debba essere obbligatoria e che il contributo debba essere basato sulla condizione economica e sulla popolazione dei singoli Stati membri. Non sto proponendo ricollocamenti obbligatori, ma i ricollocamenti sono l'aspetto più importante della solidarietà. È possibile mostrare solidarietà in altri modi diversi, ma tutto deve avvenire in maniera proporzionata, affinché tutti gli Stati membri contribuiscano allo stesso modo dei Paesi che sono sotto pressione.
  Per quanto riguarda le operazioni di ricerca e soccorso, ovviamente i ricollocamenti sono un tema importante. Poi, come è stato ricordato, le migrazioni sono un tema che riguarda l'intera Unione europea, ed è per questo che dobbiamo trovare un compromesso sostenibile sul pacchetto. Su questo sono ottimista, sono fiduciosa che si possa raggiungere questo risultato.
  Naturalmente dobbiamo affrontare le cause alla base dell'emigrazione. È stata posta una domanda sulle donne e i bambini e gli altri gruppi vulnerabili. Abbiamo proposto delle misure di tutela speciali. Per esempio, famiglie con bambini e minori non accompagnati non dovrebbero seguire le procedure di frontiera. Dovrebbero invece effettuare le normali procedure. Noi non proponiamo la detenzione; piuttosto, procedure molto più rapide. E l'esperienza insegna che è possibile avere tempi più brevi rispetto a quanto vediamo in tanti Stati membri. Dobbiamo accelerare quindi sui tempi, e assicurare che le procedure possano essere più omogenee e avere un sì o no su una richiesta di asilo in tempi più rapidi. Questo naturalmente riguarda anche la decisione sui rimpatri.
  Si è parlato anche del nuovo paradigma per la collaborazione con i Paesi africani. Il nuovo paradigma prevede un'attenzione non solo nei confronti della migrazione, ma anche su un partenariato più ampio con i nostri Paesi partner. Ecco perché dobbiamo affrontare le cause alla base delle migrazioni. Dobbiamo capire che la maggior parte dei Paesi africani sono Paesi d'origine, Paesi di transito e Paesi di arrivo di molti immigrati. Questo è un aspetto che va affrontato in maniera globale, articolata, per affrontare le cause alla base del fenomeno, per potenziare le capacità, per gestire l'immigrazione, per aiutare a gestire i controlli alla frontiera e combattere queste organizzazioni criminali che sono responsabili del traffico di migranti. Dobbiamo quindi avere una serie di altre politiche, come per esempio Erasmus Plus, aiuti internazionali, partenariati, vie legali, strumenti commerciali. Dobbiamo avere un insieme di strumenti per gestire insieme ai Paesi partner le migrazioni nell'ambito di partenariati forti.
  Per quanto riguarda le procedure, l'obiettivo è quello di accelerare i tempi delle procedure e assicurare che, quando vi sia il rifiuto di una richiesta d'asilo, vi sia contestualmente una decisione sul rimpatrio affinché nessuno resti in un limbo. Si è parlato del fatto che sono pochi i rimpatri che avvengono in Italia. Credo che procedure più rapide e decisioni più rapide potrebbero contribuire ad assicurare che i soggetti decidano di seguire la strada del rimpatrio volontario.
  Nella mia proposta non cambiamo il diritto all'asilo. Non è prevista una modifica del Regolamento già esistente. Esiste una disciplina minima che garantisce il diritto alla protezione internazionale nell'Unione Europea. È ancora possibile per gli Stati membri avere una soluzione più generosa, se vogliamo. Per quanto riguarda il modo in cui la mia proposta potrà essere adattata ai diversi ordinamenti nazionali, Pag. 12sappiamo bene che in ogni negoziato nel Consiglio dell'Unione Europea, accade sempre che gli Stati membri presentino degli emendamenti alle proposte per assicurare che le proposte possano essere ben inquadrate nell'ambito dei loro rispettivi ordinamenti nazionali. E accadrà anche per questa proposta.
  Per quanto riguarda il meccanismo dei rimpatri, naturalmente abbiamo in previsione un aumento del numero di soggetti che può rientrare nel proprio Paese d'origine. Di questo mi sono occupata sia nel mio Paese sia da quando ho assunto l'incarico di Commissario. Noi possiamo fare molto di più sia per aiutare i Paesi ad avere procedure più efficaci per le riammissioni e i rimpatri sia in relazione agli accordi con Paesi partner. Noi dovremmo avere accordi europei di riammissione. Ne abbiamo già 24 a livello di Unione Europea. Vorremmo vedere più Paesi terzi coinvolti per «europeizzare» il sistema europeo dei rimpatri. Per essere più efficaci, i voli potrebbero essere gestiti da Frontex, per esempio, e dovremmo avere maggiori negoziati con i Paesi terzi affinché accettino il processo di identificazione e affinché vi siano i necessari documenti di viaggio per poter procedere più rapidamente e in maniera più flessibile.
  Abbiamo anche un nuovo strumento, un nuovo Codice dei Visti, che è entrato in vigore un anno fa, e per la prima volta stiamo valutando il meccanismo di cooperazione per le riammissioni per tutti i Paesi terzi. Le riammissioni non dovrebbe essere lasciate ai singoli Stati membri. Dovrebbero essere parte di un sistema europeizzato, ed è questa la natura della mia proposta.
  Per quanto riguarda le operazioni di screening o di vaglio, c'è forse un equivoco già espresso da altri Paesi membri. Certo, quando una persona arriva nell'Unione europea è già nel territorio dell'Unione europea, al momento dell'arrivo. Il processo di screening già avviene. In Italia, per esempio, si effettua lo screening dei nuovi arrivi, soprattutto durante la pandemia, per assicurarsi che, se necessario, vengano applicate le misure di quarantena. Quasi tutti gli Stati membri effettuano operazioni di screening già adesso.
  Voglio però assicurarmi che questo processo di screening venga svolto secondo determinati standard, in modo da identificare, per esempio, soggetti vulnerabili che hanno diritto a una protezione speciale, oppure se ci sono soggetti potenzialmente vittime della tratta, se vi sono minorenni non accompagnati, soggetti che hanno problemi di natura medica o altri soggetti con esigenze di protezione particolare. Quindi lo screening, il vaglio, deve essere effettuato in maniera omogenea a livello europeo.
  Vorrei concludere facendo qualche riflessione sulla Tunisia. Come ho già detto, quando si lavora con i paesi partner il tema dell'emigrazione è soltanto uno degli elementi della collaborazione che abbiamo con i nostri Paesi partner. Ero con Luciana Lamorgese in Tunisia la settimana scorsa. È stato in realtà il nostro secondo viaggio insieme in Tunisia. La Tunisia è l'esempio di un Paese che soffre molto a causa delle conseguenze economiche della pandemia. Questo è vero anche nei nostri Stati membri. Ecco perché dobbiamo dar loro aiuto perché possano investire in nuove opportunità lavorative, aiutarli a mettere in piedi le riforme strutturali e avviare la ripresa economica per affrontare alla radice la causa dell'emigrazione. Non possiamo costruire una fortezza in Europa. Dobbiamo lavorare con i nostri Paesi partner per aiutarli ad affrontare le cause delle migrazioni, le cause alla base del fenomeno, per aiutare questi Paesi anche a riprendersi dopo la pandemia. Vi sono tante esigenze che dovranno essere affrontate insieme, e credo che saremo più forti se la Commissione europea sarà in grado di lavorare come una squadra, come un team Europe, coinvolgendo anche i Paesi partner insieme agli Stati membri.

  PRESIDENTE. Commissaria, io la ringrazio già per queste risposte che ha dato. Le chiedo di rimanere con noi ancora per qualche minuto, perché vorrei recuperare l'intervento di un collega che non è riuscito a intervenire prima. Darei la parola al collega Bignami, di Fratelli d'Italia.

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  GALEAZZO BIGNAMI. Grazie, presidente. In relazione all'illustrazione della quale ringraziamo il Commissario – fermo restando che alcuni dei temi posti hanno evidentemente consentito di liberarci da alcuni quesiti – intendo chiedere lo stato di avanzamento e attuazione della previsione relativa al Corpo permanente europeo di guardie di frontiera e costiere, prevista dal Regolamento. Chiediamo anche quale sia lo stato di avanzamento della proposta di modifica del Regolamento sull'EURODAC (European Dactyloscopie), altro tema secondo me importante, perché sulla condivisione di una banca dati si fonda la condivisione della conoscenza in ordine agli accessi, alla mobilità intraeuropea, a tutela della stessa tenuta dello spazio Schengen. In particolar modo, fondando una riflessione su quello che disse anche la Commissione stessa, ovvero sulla centralità dei rimpatri, chiediamo di sapere – la Commissaria ha dedicato a ciò alcune riflessioni nella replica – visto che la realizzazione di accordi tra Unione europea e Paesi africani era già stata sollecitata a La Valletta, con che scansione temporale si intenda dare attuazione a quegli accordi che sono, secondo noi, necessari per affrontare le questioni del rimpatrio, non solo dalla prospettiva dei singoli Stati, ma in un'ottica di condivisione degli obiettivi. Questo perché, come disse la Commissione, tutte le attività normative che l'Unione può dispiegare in materia di immigrazione possono essere credibili solo se coloro che non hanno il diritto di soggiornare nell'Unione europea siano effettivamente rimpatriati.
  Svolgo un'ultima riflessione, chiudendo da dove avevo iniziato. Chiedo se si intenda dare attuazione ad una regolamentazione in relazione ai soggetti privati impegnati nelle operazioni di salvataggio, tema che, se non ricordo male, anche in questo caso doveva essere oggetto di una previsione normativa proposta dalla Commissione.

  PRESIDENTE. La ringrazio. Passo nuovamente la parola alla Commissaria Johansson per una ulteriore replica.

  YLVA JOHANSSON, Commissaria europea per gli Affari interni. Sì, molte grazie. Tante domande sono state poste. Cercherò di dare una risposta. Prima di tutto, per quanto riguarda Frontex, Frontex non è solamente l'agenzia più importante nel mio portafoglio, ma proprio in senso lato all'interno dell'Unione, e sarà sicuramente l'agenzia più importante e più grande sia per quanto riguarda la migrazione in generale sia per quanto riguarda i rimpatri, la gestione delle frontiere e la sicurezza. Ecco perché abbiamo bisogno di incentrarci sull'obiettivo di rafforzare la governance di Frontex.
  C'è già un Regolamento. Questo Regolamento è entrato in vigore più o meno quando sono diventata io Commissaria, a dicembre del 2019. Adesso spetta agli organi di Frontex attuare il Regolamento. Secondo il Regolamento, inizialmente si doveva partire con un personale di 700 persone a partire da gennaio. Si è un po' indietro rispetto al piano. Comunque Frontex intende sicuramente attenersi al Regolamento esistente. L'obiettivo è quello di arrivare a un personale pari a 10 mila persone. Questa è l'ambiziosa aspettativa per quanto riguarda Frontex.
  Per quanto riguarda EURODAC sono d'accordo, è molto importante, perché riguarda la sicurezza degli individui affinché i bambini non svaniscano. È molto importante anche all'interno dell'area Schengen che le persone non entrino senza passare al vaglio dell'Unione. Esorto gli Stati membri ad adottare il Regolamento in merito a EURODAC quanto prima possibile, non aspettare che si giunga alla fine del negoziato su tutti i patti. Questo Regolamento deve essere adottato immediatamente. Non è molto controverso, nel senso che la maggior parte degli Stati membri sono d'accordo sulla proposta. Ecco perché EURODAC non dovrebbe far parte di un «approccio pacchetto», per così dire, ed essere adottato il prima possibile.
  Per quanto riguarda poi gli accordi con i Paesi africani, io collaboro molto strettamente con i colleghi Josep Borrell, Olivér Várhelyi, Ursula von der Leyen, ma anche altri Commissari che si occupano di specifici aspetti che riguardano i Paesi africani. Stiamo adottando degli approcci personalizzati,Pag. 14 non possiamo fare un copia e incolla e adottare un accordo per tutti, perché ogni Paese è diverso.
  Per esempio, la Tunisia di cui stiamo parlando. Ci sono certe sfide, però ci sono anche dei punti forti che ha la Tunisia. È una delle poche democrazie. Tra poco mi recherò in Libia, che è un altro Paese vicino, con sfide ben diverse, e che deve essere quindi affrontato in modo diverso. Noi procediamo Paese per Paese secondo un approccio personalizzato, cercando di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione della Commissione, ma invitando anche gli Stati membri a collaborare, perché se abbiamo un approccio paneuropeo saremo più forti.

  PRESIDENTE. Ritengo che il contributo offerto dalla Commissaria sarà sicuramente molto utile per il prosieguo dei nostri lavori nell'ambito dell'esame congiunto delle proposte della Commissione europea relative a «Un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo». Lo dico da relatore di tali provvedimenti nell'ambito della Commissione Affari costituzionali. A nome della Commissione che mi onoro di presiedere e a nome del Presidente Battelli, qui presente per la XIV Commissione, la ringrazio per il suo contributo e le auguro buon lavoro.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 11.55.