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XVIII Legislatura

VIII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 14 dicembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rotta Alessia , Presidente ... 3 

Audizione, in videoconferenza, del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, sugli indirizzi e le azioni necessarie per il conseguimento degli obiettivi di promozione delle aree urbane e della qualità dell'abitare (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Rotta Alessia , Presidente ... 3 
Giovannini Enrico , Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili ... 3 
Rotta Alessia , Presidente ... 6 
Morassut Roberto (PD)  ... 6 
Zolezzi Alberto (M5S)  ... 8 
Patassini Tullio (LEGA)  ... 8 
Maraia Generoso (M5S)  ... 9 
Braga Chiara (PD)  ... 10 
Varrica Adriano (M5S)  ... 11 
Rotta Alessia , Presidente ... 11 
Giovannini Enrico , Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (intervento da remoto) ... 11 
Rotta Alessia , Presidente ... 14 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Ministro ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
ALESSIA ROTTA

  La seduta comincia alle 13.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera e la trasmissione diretta sulla web tv.

Audizione del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, sugli indirizzi e le azioni necessarie per il conseguimento degli obiettivi di promozione delle aree urbane e della qualità dell'abitare.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini, sugli indirizzi e le azioni necessarie per il conseguimento degli obiettivi di promozione delle aree urbane e della qualità dell'abitare.
  Nel ringraziare il Ministro per la sua partecipazione ai lavori della Commissione, gli cedo la parola per lo svolgimento della relazione, spiegando un po' il senso di questa nostra richiesta.
  Il rapporto dell'ISPRA di ieri ha messo ulteriormente in luce una fotografia su quanto siamo avanti sui vari asset della transizione e quanto invece forse dobbiamo lavorare – com'è nelle sue intenzioni, Ministro, già manifestate – sul consumo di suolo.
  Bene l'iniziativa parlamentare dell'altro ramo del Parlamento sulla rigenerazione urbana, ma gli interventi si stratificano e si succedono. Ci sono alcuni interventi nel decreto-legge di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che stiamo esaminando qui alla Camera; c'è un intervento previsto anche in legge di bilancio e sappiamo che il tema della governance continua a riemergere come un tema fondamentale per dare un'unica prospettiva e un unico respiro a tutti gli interventi che afferiscono allo stesso ambito, cioè quello dello sviluppo sostenibile delle aree urbane, la qualità dell'abitare, il consumo di suolo, la rigenerazione urbana. La nostra richiesta verteva proprio su questo: avere un quadro generale e capire come questo quadro poi si esplica nell'azione di Governo. Grazie.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (intervento da remoto). Grazie, presidente. Se mi permettete, condivido alcune slides che sono state presentate e che vi verranno inviate al termine dell'audizione. Queste slides richiamano il punto di partenza, cioè il ruolo degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 per le aree urbane, che sono al centro dell'obiettivo 11, e naturalmente poi c'è il Green Deal europeo, il Next Generation EU, tutte iniziative e programmi di investimento che vanno esattamente nella direzione dell'attuazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile.
  C'è una consapevolezza rinnovata, cioè le città sono al centro non solo della lotta al COVID-19, ma soprattutto al centro di uno sviluppo sostenibile. Da questo punto di vista la pandemia ha contribuito anche ad attivare una discussione sulla centralità della città non solo come luogo di vita di gran parte delle persone, ma anche come motore del cambiamento, motore di sviluppo, uno sviluppo più sostenibile, con Pag. 4una nuova consapevolezza basata su quattro dimensioni.
  Da un lato c'è la necessità di affrontare il tema dello sviluppo delle città in modo trasversale e multidisciplinare. Abitare, spostarsi, lavorare, curarsi, avere accesso all'istruzione, socializzare, fruire di attività culturali, gestire rifiuti sono tutte dimensioni diverse di un'unica tematica: quella di assicurare un migliore benessere ai cittadini. Questo richiede un'integrazione di strategie e interventi per rendere molto concreto il tema dello sviluppo sostenibile nelle città, accompagnando processi di trasformazione attraverso programmi e azioni concretamente orientati a migliorare la qualità della città.
  Terzo punto è la partecipazione, per sviluppare nuove forme di coinvolgimento non solo degli attori privati, ma anche del terzo settore e della cittadinanza. E infine, ma non certamente meno importante, il tema della semplificazione e della governance complessiva dei processi. Da questo punto di vista vorrei ricordare come il recente rapporto dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, pubblicato nei giorni scorsi, mostra come queste tematiche siano sempre più al centro delle decisioni e del sistema di programmazione delle città metropolitane, non solo, ma anche delle regioni, e in alcuni casi anche delle province per la parte di propria competenza. Anche nella COP26 il ruolo delle città, con un forte impegno verso la decarbonizzazione, ma anche verso il superamento delle disuguaglianze, è emerso molto chiaramente.
  A cosa può contribuire il nostro Ministero per realizzare le città del futuro, fermo restando che – come ho detto un attimo fa – è un'azione comune da parte di tutti gli organismi e anche, nel caso particolare del Governo nazionale, di tutti i Ministeri? In primo luogo c'è il PNRR, che dedica risorse consistenti per i sistemi urbani, per le politiche urbane. Tra l'altro dopodomani ci dovrebbe essere proprio, speriamo che si raggiunga, un'intesa in Conferenza unificata per circa 2 miliardi di euro sul passaggio agli autobus elettrici nei centri storici, in particolare di ampie dimensioni o quelli più inquinati.
  Ci sono il PNRR e il Piano complementare, ma poi c'è il PINQuA, il Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare, iniziato dal Governo precedente, dalla Ministra Paola De Micheli. A questo programma abbiamo destinato 2,8 miliardi aggiuntivi rispetto agli 800 milioni fissati precedentemente per progetti innovativi in ambito abitativo.
  Ci sono i fondi e la legislazione nazionale, con numerosi programmi che vanno a intervenire su aspetti e criticità puntuali, c'è la ricostituzione del Comitato interministeriale per le politiche urbane, che io personalmente ho molto sostenuto anche negli anni scorsi nelle mie precedenti funzioni di portavoce dell'Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile – il DPCM è stato firmato, è alla registrazione della Corte dei conti; il CIPU – lo vedremo a breve – deve diventare il coordinamento di tutte le azioni del Governo nazionale sul tema delle politiche urbane; infine c'è un testo sulla rigenerazione urbana, che è quello in discussione al Senato, a cui faceva riferimento la presidente Rotta, per abilitare la trasformazione delle città del Paese in modo partecipato ma anche rapido, efficiente ed efficace.
  Il PNRR e il Piano complementare destinano complessivamente quasi 5 miliardi di euro per investimenti per le aree urbane e la qualità dell'abitare. Parliamo del PINQuA, che ho citato precedentemente, e poi 2 miliardi dei fondi del Piano complementare per l'edilizia residenziale pubblica. Poi sono stati aggiunti a questi stanziamenti 2,5 miliardi per i piani integrati, assegnati dall'articolo 21 del decreto-legge di attuazione del PNRR alle città metropolitane, per rigenerare, rivitalizzare e migliorare le grandi aree urbane degradate, con particolare attenzione alla creazione di nuovi servizi per la persona.
  Qui vorrei ricordare che il decreto-legge è attualmente all'esame del Parlamento e segnalo che la riformulazione dell'articolo 21, proposta proprio dalla presidente Rotta, prevede tra l'altro l'efficientamento energetico e idrico degli edifici e la riduzione del consumo di suolo, anche attraverso operazioni di demolizione e ricostruzione Pag. 5finalizzate alla deimpermeabilizzazione del suolo già consumato, con modifica di sagome e impianti urbanistici.
  All'interno del PNRR – l'ho citato un attimo fa – c'è l'intervento destinato all'edilizia residenziale pubblica. Le risorse sono già state ripartite tra le regioni. Sono in corso di emanazione gli avvisi, i bandi regionali per individuare da parte dei comuni gli immobili oggetto di interventi. Entro il 31 marzo prevediamo che sarà elaborata, d'intesa con il Dipartimento Casa Italia della Presidenza del Consiglio dei ministri, la programmazione degli interventi.
  Il PINQuA nasce come programma nazionale dalla legge n. 160 del 27 dicembre 2019, per promuovere i processi di rigenerazione e di impatto strategico sul territorio nazionale, con al centro la residenzialità e i servizi dell'abitare.
  Le finalità del programma sono le cinque citate nelle slides, ed è importante sottolineare che è un intervento che non pensa soltanto a riqualificare le mura dei luoghi dove le persone abitano, ma anche a migliorare la coesione sociale, la qualità della vita dei cittadini, in un'ottica proprio di sostenibilità, di maggiore e rafforzato tessuto socio-economico. Dunque sono previsti anche spazi da rifunzionalizzare per nuovi modelli di cooperazione sul lavoro, sui servizi sanitari e così via.
  In particolare sono stati proposti 289 progetti e pre-progetti per 1.476 interventi complessivi, e 179 di queste proposte sono finanziate. Di questi, 8 sono i cosiddetti «progetti pilota». Vedete che 38 sono proposte delle regioni, 35 delle città metropolitane, 216 proposte dei comuni. E c'è una quota molto consistente che va al Mezzogiorno, che è sostanzialmente il 40 per cento.
  Ricordo, da questo punto di vista, che i 2,8 miliardi che abbiamo aggiunto attraverso il PNRR non sono esaustivi, nel senso che non riescono a coprire tutte le proposte definite come meritevoli dell'intervento. Per cui su questo in futuro c'è spazio, attraverso l'individuazione di ulteriori fondi, per finanziare progetti che sono stati comunque ritenuti meritevoli di essere considerati in questo Programma innovativo nazionale per la qualità dell'abitare.
  Per ciò che concerne il nostro Ministero, noi abbiamo avviato delle iniziative che vanno certamente nella direzione desiderata, sia per riformare la normativa esistente, ma anche per migliorare il modo con cui il Ministero, per esempio, disegna le politiche e dunque anche i bandi.
  In questo senso vanno: la Commissione per la riforma della normativa nazionale in materia di pianificazione del territorio e standard urbanistici e che prende l'avvio proprio domani; la creazione dell'Osservatorio nazionale della condizione abitativa, insieme a Istat, alcune regioni e prossimamente anche con l'Agenzia delle entrate; lo studio in corso dei criteri e delle modalità tecniche finalizzate a prevedere nei prossimi programmi di competenza del Ministero l'attuazione della cosiddetta «Progettazione Universale», secondo i principi dettati dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con un'attenzione particolare a queste tematiche; sono stati poi istituiti dei gruppi di studio sull'abitare, in modo da identificare modelli che consentano di passare dal funzionale concetto di alloggio a quello culturale di abitare, che naturalmente è molto più complesso rispetto all'abitare in una casa confortevole, in funzione proprio della necessità di stimolare innovativi modelli di comportamento e di interazione sociale; infine la ricognizione, con il coinvolgimento di tutte le regioni e province autonome, delle risorse non utilizzate o dei residui dei vari programmi che nel passato sono stati finanziati eventualmente per riprogrammare il finanziamento di progetti immediatamente cantierabili.
  Questi sono i fondi che a legislazione vigente vanno a contribuire al conseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile nelle aree urbane: il Fondo nazionale di sostegno per l'accesso alle abitazioni in locazione; il Fondo inquilini morosi incolpevoli; il Programma di recupero alloggi ERP; il Piano nazionale di edilizia abitativa; i Programmi per la riduzione del disagio abitativo nei comuni metropolitani.Pag. 6
  Proprio per migliorare il coordinamento delle azioni su queste tematiche è stato ricostituito il CIPU (Comitato interministeriale per le politiche urbane), che era stato previsto nel 2012 e che poi sostanzialmente era «andato in sonno», come si dice in gergo, non si era più riunito. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri prevede, per il Comitato, una serie di attività e di compiti particolarmente rilevanti.
  Da un lato il Comitato deve esaminare la situazione economica, sociale e ambientale del Paese e delle sue aree territoriali per elaborare proposte di indirizzo e di intervento necessarie per uno sviluppo sostenibile delle aree urbane. Deve coordinare l'allocazione delle risorse finanziarie a programmi e progetti di sviluppo sostenibile delle aree urbane. Deve formulare proposte per l'elaborazione, l'adozione e l'attuazione dell'Agenda urbana nazionale: questo è un passaggio importante perché va a complementare la Strategia nazionale delle aree interne, proprio con una nuova centralità anche delle aree urbane e delle relative linee guida attuative anche ai fini della verifica del suo stato di implementazione, secondo gli indirizzi stabiliti in sede di Unione europea e di Nazioni Unite. La strategia nazionale di sviluppo sostenibile, che il nostro Paese ha predisposto nel 2017 e che è in fase di revisione, avrà dunque un'articolazione, anche per il territorio urbano, attraverso l'Agenda urbana nazionale. Infine deve adottare entro il 31 dicembre di ogni anno un rapporto sulla propria attività che contiene una valutazione sulle tendenze in atto in materia di politiche urbane.
  Il CIPU è presieduto dal Ministro per le autonomie territoriali, quindi dalla Ministra Gelmini e dalla Ministra Carfagna. I relativi Dipartimenti della Presidenza del Consiglio assicurano la segreteria tecnica con l'avvalimento e il supporto del nostro Dipartimento, la cui denominazione, con il cambio di nome del Ministero, è stato integrato con un riferimento esplicito alle politiche urbane e abitative.
  Infine c'è il testo unico sulla rigenerazione urbana, che è in discussione al Senato, che dopo un lungo periodo di gestazione ha ricevuto un nuovo impulso anche su spinta del nostro Ministero. Il testo, che è in discussione al Senato, affronta alcuni nodi che avevano finora bloccato l'accordo tra le forze politiche in termini di assetto istituzionale e in termini di modello sostenibile, anche economicamente, per attrarre capitali privati verso operazioni di trasformazione della città, con una strategia per l'adattamento delle città al cambiamento climatico e la rigenerazione come progetto non solo di demolizione e ricostruzione, ma come strumento per pianificare le città in modo partecipato, con le rappresentanze sociali del territorio e con elevati standard di qualità della progettazione e della realizzazione degli interventi.
  Il nostro augurio e la nostra speranza è che il Senato possa arrivare a votare questo nuovo testo all'inizio del 2022 per poi procedere con il passaggio alla Camera dei deputati.
  Questo, presidente, è ciò che volevo rappresentare e sono naturalmente a disposizione degli onorevoli per rispondere ad eventuali domande di chiarimento e alle osservazioni. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Io ho iscritto per primo l'onorevole Morassut.

  ROBERTO MORASSUT. Grazie, Ministro, per questa informazione puntuale. Debbo dire che l'attività del Ministero in questi ultimi tempi ha segnato dei punti di svolta - questo va riconosciuto e va acquisito come un fatto molto importante - nel campo della rigenerazione urbana e della riforma delle normative urbanistiche. Per la prima volta appare in campo una politica organica e sistemica per affrontare nodi che da tempo sono un po' trascurati dall'azione politica di Governo e anche a livello di legislazione generale, con un'iniziativa intanto molto molto importante, che inizierà domani con questo gruppo di lavoro, per una revisione complessiva della normativa urbanistica e con il lavoro fatto in tandem con il Parlamento per la legge sulla rigenerazione urbana, che ci auguriamo possa giungere a compimento nel corso della legislatura.Pag. 7
  Io voglio fare soltanto due osservazioni. Sono sui giornali di questi giorni le cronache delle vicende di Ravanusa, in territorio agrigentino, che ricordano un po' simbolicamente la frana di Agrigento del 1966, fatto catastrofico che segnò un punto di svolta nel dibattito urbanistico, tanto che produsse la cosiddetta «legge ponte» del 1967, che tra le varie cose aveva un elemento importante. La legge ponte consentì di introdurre degli strumenti di governo dell'espansione. Eravamo ovviamente nei decenni dell'espansione delle città. Non si poneva in maniera così urgente come oggi il tema della rigenerazione, si trattava di governare l'espansione; nella legge ponte furono introdotti, con gli strumenti delle convenzioni, delle possibilità di governare questa espansione e di trarne anche dei vantaggi pubblici attraverso l'introduzione di norme che poi si completarono nel 1968.
  Ora credo che noi siamo di fronte un po' allo stesso tema, proprio adesso che questi due eventi catastrofici ci fanno tornare all'esigenza di dare delle procedure stringenti alla ristrutturazione urbanistica. La rigenerazione è un termine molto ampio, ma poi il tema fondamentale – che non abbiamo aggredito in Italia nel corso degli ultimi anni, ma che in altri Paesi si è invece trattato – è come far entrare il mercato nell'attività edilizia di trasformazione urbana sui tessuti esistenti. Le norme esistono, perché nel DPR n. 380 del 2001 gli interventi di ristrutturazione urbanistica sono definiti perfettamente all'articolo 3, cioè sono interventi sistemici che cambiano proprio il profilo delle città: localizzazioni dei lotti, rete stradale.
  Ad oggi non è che non si faccia rigenerazione urbana. La si fa nelle zone ricche, dove il mercato conviene, e soprattutto la si fa prevalentemente su singoli edifici. Il problema è come trasformare soprattutto le città più povere in parti importanti. Però non esiste una procedura per la ristrutturazione urbanistica, cioè non c'è ancora una procedura che consenta al mercato di entrare in un regime ordinario e di superare gli intoppi che evidentemente un più difficile tipo di intervento e di azione urbanistica comporta. Questo lo dico perché è molto importante sollevare e riflettere su questi aspetti in relazione all'attività che farà la Commissione che è stata nominata. Questo è possibile farlo se si aggredisce finalmente il tema della fiscalità urbana, cioè di come si contribuisce e di chi contribuisce, con le risorse necessarie, ai costi e anche alla velocizzazione delle procedure, alla semplificazione delle procedure. Procedure più semplici naturalmente rendono più semplice l'attività degli operatori, ma a fronte di questo ci debbono essere dei vantaggi pubblici.
  Voglio citare un dato molto eloquente. Nel 2015 noi abbiamo introdotto una nuova norma nel testo unico dell'edilizia, che è la norma del contributo straordinario, all'articolo 16, comma 4, lettera d-ter). Che cosa dice questa norma? Dice che per ogni valorizzazione urbanistica o edilizia che comporta un aumento esponenziale del plusvalore... faccio una parentesi: dico «esponenziale» perché è diverso dalla normale attività industriale; se io produco una penna o produco un'automobile, faccio un profitto mediamente del 10 per cento. Se invece intraprendo l'attività di trasformazione e di mercato immobiliare, i profitti salgono del 50 o del 60 per cento, in modo esponenziale. Basta vedere le statistiche di questi ultimi anni.
  Ecco a chi va questo plusvalore? Questa è la domanda fondamentale. Chi si avvantaggia di questo plusvalore? Le comunità o soltanto gli operatori? Quella norma serviva a riequilibrare questo plusvalore, a dividerlo, a spartirlo al 50 per cento tra pubblico e privato. Chi applica questa norma in Italia? La applicano soltanto tre regioni. Secondo i dati, sono tre le regioni che applicano la norma del contributo straordinario: il Piemonte, la Liguria e la Toscana. Il resto del Paese non applica quella norma.
  Questo è un tema importantissimo, perché vuol dire che quasi i quattro quinti del Paese sono come un paradiso fiscale e non partecipano al finanziamento della trasformazione dei tessuti locali in favore delle comunità. Questo è un dato molto importante, perché con quelle risorse si può finanziare la trasformazione urbana. Si può Pag. 8finanziare soprattutto il miglioramento delle reti – per questo ho citato Ravanusa – dei servizi, la fragilità che ha questo Paese e l'aumento della quantità e della qualità dei servizi, anche applicando degli sconti. Chi fa rigenerazione urbana può avere uno sconto sugli oneri, può avere uno sconto sui contributi rispetto a chi fa espansione.
  Questo mi pare il tema centrale che noi dobbiamo affrontare sia in sede parlamentare sia in sede di Governo, visto che c'è una Commissione di altissimo livello che è stata nominata, perché altrimenti con i problemi che comporta noi non avvieremo mai la rigenerazione urbana in regime ordinario. Possiamo semplificare quanto più possibile le norme, ma dobbiamo anche rendere possibile che la rendita immobiliare sia tassata come negli altri Paesi.
  Cito solo questo dato per concludere: in Italia il peso della contribuzione per oneri (oneri di urbanizzazione, oneri di costruzione, contribuzione generale all'attività di trasformazione immobiliare) è pari al 2 per cento. In Germania siamo al 30 per cento, in Francia siamo tra il 15 e il 20 per cento. Aggredire questo punto vuol dire fare una politica europea e di effettivo sostegno all'azione di ristrutturazione urbana e di rigenerazione urbana. Penso che questo, nel lavoro che il Ministero sta avviando e che il Parlamento sta portando avanti, sia alla fine il vero nodo che aiuta anche l'attuazione delle opere del PNRR.

  ALBERTO ZOLEZZI. Ringrazio il Ministro Giovannini. Io volevo porre l'attenzione, per quanto riguarda alcuni aspetti che il suo Ministero può chiarire, sulla qualità di vita urbana: ci sono azioni piuttosto semplici che possono essere adottate. Nel «decreto infrastrutture» è stato proposto un emendamento per aggiornare la circolare del 2016 sul retrofit dei motoveicoli. Può sembrare un aspetto secondario, però nelle città il motoveicolo è un mezzo importante e ci sono ancora, a mio parere, dei punti non chiari sulla possibilità di eseguire il retrofit di un motoveicolo. Su questo ho depositato anche un'interrogazione, però la sollecito a chiarire se in Italia si può fare.
  In Germania abbiamo la pubblicità della Vespa italiana che viene «retrofittata» in elettrico, per cui probabilmente non è un problema di regolamento europeo come sembrava al momento della discussione del «decreto infrastrutture», in cui sembrava che mancasse un regolamento europeo per chiarire se il retrofit elettrico di motoveicoli si può fare.
  C'entra forse un po' meno con le città, ma ci può entrare per la logistica anche il retrofit dei mezzi pesanti commerciali. È possibile fino al 31 dicembre 2021 eseguire il retrofit di un mezzo commerciale pesante. Dal 31 dicembre in poi, al momento, anche su questo – era il contenuto dello stesso emendamento – non è stato consentito di prorogare questa misura.
  Abbiamo brevetti, abbiamo aziende italiane che si occupano di questo retrofit. Abbiamo la possibilità di avere mezzi commerciali che costerebbero da un quarto a un mezzo rispetto a un veicolo commerciale nuovo e, visto che comunque ci sono mezzi pesanti che si aggirano anche per le città, riconvertire un intero autocarro ad elettrico, invece che smaltirlo, potrebbe essere una possibilità per le soluzioni di ultimo miglio.
  Anche su questo le chiedo di chiarire se si prorogherà questa misura. Credo che il Ministero abbia la possibilità di prorogare con un suo decreto il retrofit su mezzi di categoria da N2 in su, sui mezzi commerciali. Visto che abbiamo aziende che si occupano di questo in Italia, credo che potrebbe essere una piccola soluzione per ridurre l'inquinamento delle città e migliorare anche la qualità di vita. Grazie.

  TULLIO PATASSINI. Grazie, presidente. Ringrazio il Ministro per l'elaborazione puntuale e precisa di un argomento assolutamente strategico e importante per il nostro Paese quale è quello della rigenerazione urbana, della tutela e del riconoscimento dell'importanza delle nostre città. Particolarmente significativo nella relazione, a nostro avviso, è stato il fatto che ogni intervento che noi facciamo in una città, soprattutto in luoghi più degradati, nelle periferie, va non solo a beneficio dell'ambiente perché c'è una riduzione di suolo e quindi Pag. 9c'è una riduzione di consumo di suolo, ma soprattutto va nella direzione di migliorare il disagio abitativo quindi con una grande e importante operazione sociale e di sviluppo economico. Riportare alcune aree del nostro Paese in condizioni abitative accettabili è una grandissima operazione sociale e culturale che certamente noi appoggiamo, difendiamo e sosteniamo.
  In questa sede volevo evidenziare un paio di aspetti. Da un certo punto di vista il disagio abitativo c'è non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli centri. È chiaro che quando noi pensiamo alle periferie pensiamo sempre alle periferie di realtà altamente urbanizzate, mentre dovremmo anche iniziare a pensare a realtà più piccole ma che necessitano di interventi importanti sulla qualità dell'abitare. Non solo le prime e le seconde periferie, ma proprio territori che sono lontani dalle grandi città. Su questo volevo chiederle, Ministro, se c'è un'attenzione anche su città e centri che non siano le città metropolitane equamente distribuite sul territorio nazionale.
  Dall'altro c'è la grande operazione che viene fatta da un punto di vista ambientale, perché quando si attua un'operazione di rigenerazione urbana si interviene non solo sugli immobili, ma anche sul sistema energetico e idrico delle strutture, quindi fondamentalmente con una qualificazione ambientale, sanitaria ed economica di quei territori. Le chiedo se nelle idee e nei progetti che i Comitati che lei ci ha illustrato stanno portando avanti è prevista anche una diversa ristrutturazione, gestione e miglioramento delle reti, siano esse del gas, idriche, elettriche, esistenti. Questo è importante.
  Per quello che riguarda la finanziabilità degli aspetti, vorremmo capire con lei se potranno continuare, in questa operazione di rigenerazione urbana, positive esperienze di rapporto pubblico/privato, con tutte le attenzioni e le moderazioni del caso, laddove quindi l'intervento pubblico possa diventare un moltiplicatore importante per poter mettere in atto più progetti.
  Ultima domanda e ringrazio la presidente per il tempo che mi ha concesso: da ultimo lei all'inizio ci ha parlato di tantissimi progetti, tantissime iniziative, tantissime linee, tantissime attività in corso. Le chiedo se da parte del Ministero è previsto un report, un monitoraggio, una verifica delle varie operazioni avviate, in corso e concluse. Grazie ancora, Ministro, per la sua attenzione.

  GENEROSO MARAIA (intervento da remoto). Buongiorno. Ringrazio la presidente, ringrazio il Ministro per l'illustrazione e per l'attenzione su numerose tematiche che riguardano la rigenerazione urbana, anche in riferimento al mondo della disabilità. È molto apprezzato da parte nostra. Io interverrò su quello che è un problema, un aspetto, relativo alla mole di finanziamenti in arrivo e all'effettiva messa a terra rispetto agli obiettivi che si pone la rigenerazione urbana.
  Sicuramente uno di questi aspetti verrà trattato di seguito dal mio collega Varrica. Io prenderò in considerazione quello che riguarda il trasporto pubblico integrato, e quindi quello che è uno degli elementi fondamentali per garantire una qualità dell'abitare che non subisca più il peso del trasporto pesante, che riguarda il trasporto pubblico locale.
  Lei ha fatto riferimento a un importante investimento in termini di ricambio del parco autobus e quindi in riferimento all'elettrico. C'è un problema che riguarda però le stazioni appaltanti in Italia, perché abbiamo il sistema Consip da una parte e dall'altra abbiamo le città metropolitane, le regioni e le province, che a loro volta possono attivare delle gare singole.
  A questo punto si crea un corto circuito in cui Consip fa delle importanti gare, e qui c'è anche un problema di indirizzo rispetto a questa stazione appaltante che dovrebbe seguire le indicazioni che vanno verso la messa a bando esclusivamente di autobus a impatto zero, quindi elettrici, a idrogeno o al massimo GNL, come per direttiva europea, quindi già Consip deve adeguarsi a queste indicazioni.
  Dall'altra parte c'è un problema: nonostante Consip poi arrivi a pubblicare i tender, a fare tutte le gare, queste gare rimangono lì ferme, congelate, con dei lotti importanti – vedi la gara Consip del 2017, Pag. 10la n. 3 – bloccati, cioè non utilizzati dalle città metropolitane, non utilizzati dalle regioni e dagli enti locali. Questo è un problema che bisogna risolvere inserendo una priorità, a parità di condizioni tecnologiche a disposizione, ovvero che le città metropolitane utilizzino effettivamente la stazione appaltante Consip. C'è anche una giurisprudenza in merito che parla di danni erariali per via di queste procedure anomale di gare fatte in concomitanza con quelle già espletate da Consip.
  Poi c'è un altro problema fondamentale che noi abbiamo posto attraverso un nostro emendamento già alla legge di bilancio, che è l'introduzione del concetto di «impronta ecologica». È un concetto importante, già riconosciuto in Europa, che va a salvaguardare l'intera filiera, perché il concetto di trasporto integrato va dalla produzione fino all'utilizzo finale. Quindi anche la parte della produzione, la fase della transizione in cui sono impegnate le nostre aziende, va sostenuta.
  Va sostenuta altrimenti si rischia che queste ingenti risorse vadano a finanziare aziende che sono extra europee, cioè aziende fuori dall'Unione europea, che non sono impegnate sugli stessi obiettivi delle aziende italiane della decarbonizzazione e dei processi industriali 4.0. In pratica noi andiamo paradossalmente a finanziare chi non si pone obiettivi ambiziosi così come fa l'Italia e così come fa l'Europa. Ecco perché è importante, per salvaguardare il mercato europeo, in modo coerente con la normativa sulla concorrenza e rispettando tutta la normativa sulla concorrenza, inserire questo concetto di impronta ecologica per salvaguardare la filiera italiana impegnata e che produce questi beni. La ringrazio per l'attenzione.

  CHIARA BRAGA. Grazie, presidente. Io voglio ringraziare il Ministro. In realtà ho poco da aggiungere alle considerazioni che ha già fatto il collega Morassut, che condivido assolutamente. Ovviamente noi salutiamo con favore la ripresa di iniziative di continuità, ad esempio, sul programma nazionale sulla qualità dell'abitare e la scelta di dedicare risorse aggiuntive del PNRR a conferma e a sostegno del finanziamento di quel programma, che ha dimostrato come si possa valorizzare anche il contributo di progettualità che viene dagli enti territoriali. Ci auguriamo che possa concretizzarsi in azioni efficaci come quelle che sono state indicate come meritevoli di finanziamento, e anche ovviamente sul resto delle iniziative che il Ministro ci ha illustrato e che condividiamo, a partire dall'auspicio che la legge sulla rigenerazione urbana possa trovare una positiva conclusione, con una discussione e approvazione al Senato, per poter centrare questo obiettivo nella legislatura in corso.
  La mia è veramente soltanto una domanda su un aspetto legato alle politiche abitative a cui lei ha fatto cenno, cioè il tema degli strumenti a sostegno anche del canale dell'affitto nel nostro Paese, perché oggi le esigenze dell'abitare sono sicuramente diversificate, il settore degli affitti ha una serie di strumenti a supporto, forse non tutti pienamente efficaci. Mi riferisco, ad esempio, alle modalità di trasferimento delle risorse del Fondo sostegno affitti e del Fondo della morosità incolpevole.
  Abbiamo una situazione molto diversificata tra i diversi livelli territoriali. La domanda è anche capire se il Ministero sta facendo una valutazione sull'efficacia di questi strumenti e soprattutto sulla possibilità di corrispondere a un bisogno. Ad esempio, ci sono tempi molto lunghi nel passaggio intermedio dal Ministero ai comuni attraverso il passaggio delle regioni, che forse potrebbe essere rivalutato come un passaggio non così fondamentale, e stabilire invece un'efficacia e un'efficienza maggiore nel trasferimento di queste risorse.
  Poi le chiedo se, sempre nell'ambito del tema dell'affitto, c'è la volontà di approfondire, sul tema delle locazioni, strumenti per facilitare la messa sul mercato dell'affitto a canoni calmierati della proprietà privata, cioè degli affitti privati, per corrispondere a un bisogno dell'abitare che non è quello del disagio sociale grave, ma una difficoltà oggettiva di accesso alla casa per fasce di popolazione che magari non hanno un reddito sufficientemente elevato o stabile e che in alcuni casi rischiano di scivolare anche in condizioni di povertà e di Pag. 11marginalità proprio per non poter accedere ad affitti sostenibili dal punto di vista economico. Grazie.

  ADRIANO VARRICA (intervento da remoto). Grazie, presidente e grazie Ministro per la sua presenza periodica, che è utile e gradita.
  Lei ha citato i 2,7 miliardi dei Piani urbani integrati. Sicuramente sono una misura molto importante del PNRR. Il problema è uno solo, lo abbiamo voluto affrontare in Commissione, abbiamo tentato di introdurlo nel parere reso alla Commissione Bilancio, che però purtroppo non ha avuto seguito a causa del parere negativo del Governo.
  Di fatto, entro il 17 marzo le città metropolitane, in particolare quelle del Mezzogiorno, per le quali sono stanziati oltre 1,4 miliardi, dovrebbero presentare degli studi di fattibilità di progetti del valore unitario di almeno 50 milioni di euro. Io sono di Palermo e le posso rappresentare il caso della città metropolitana di Palermo, per la quale sono stati stanziati, nell'ambito di questa misura, 200 milioni di euro. La città metropolitana di Palermo dovrebbe presentare entro il 17 marzo – prima era il 7, siamo riusciti a ottenere una proroga di dieci giorni, solo questo è quello che ci ha concesso il Governo – quattro studi di fattibilità per quattro progetti del valore unitario, ciascun progetto, di 50 milioni di euro.
  Ora è evidente che stiamo parlando di strutture territoriali che a stento riescono a portare avanti l'ordinario, la progettazione e le attività complicate che già hanno in carico per le strade provinciali, per l'edilizia scolastica. Pensare che queste strutture possano presentare progetti di fattibilità di questo importo in due mesi è, purtroppo, assolutamente distante dalla realtà. Spero di sbagliarmi in tutto e per tutto, anche se io le sto parlando sulla base di incontri e interlocuzioni che ho avuto proprio con gli uffici di diverse città metropolitane.
  Di fatto, nemmeno uno di questi 2,7 miliardi, in particolare buona parte di quelli legati al Mezzogiorno, neanche arriveranno alla fase di istanza. Già il 17 marzo ce ne potremmo rendere
  conto. Ripeto, spero di sbagliarmi in una maniera catastrofica e che qualcuno faccia un miracolo, ma non so sinceramente chi. Di fatto, praticamente rischiamo di perdere oltre un miliardo di tutti i fondi del Mezzogiorno per i Piani urbani integrati perché non arriveremo neanche all'istanza.
  La proposta che avevamo fatto anche in Commissione era quella di stralciare il riferimento per la fase di istanza rimanendo sulla necessità di avere quantomeno uno studio di fattibilità, e quindi permettere che vi fossero le condizioni per le città metropolitane di presentare dei documenti preliminari che poi, finanziati, potevano svilupparsi in studi di fattibilità e in altre basi progettuali. Purtroppo questo non è stato accordato.
  Il tema che si pone – vale per questo come per altre cose – è che in questo slancio della corsa del PNRR il rischio, che purtroppo si sta concretizzando, è quello che si vada avanti sulla base di quelle che sono le strutture più in forma, che purtroppo non si trovano nel Mezzogiorno, o su interventi e progetti che sono nel cassetto, e purtroppo, nel Mezzogiorno, progetti nel cassetto non ce ne sono.
  Vi segnalo, infatti, una pertinente e legittima, dal suo punto di vista, affermazione che ieri ha fatto il sindaco Sala di Milano, che ha detto: «Considerate che la città di Milano, sia come comune che come città metropolitana, è disponibile, nel caso in cui ci dovessero essere delle risorse non assorbite da parte di altre realtà, ad avanzare progettualità e utilizzare le risorse». Il tema che le pongo – ed è un rischio – è come il Governo intende fare per non far diventare il PNRR una misura che alla fine andrà ad acuire ancora di più e a spaccare ancora di più il Paese in due parti. Grazie.

  PRESIDENTE. Io non ho più altri iscritti a parlare quindi cederei di nuovo la parola al Ministro Giovannini per la replica. Grazie.

  ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (intervento da remoto). Grazie, presidente. Pag. 12Seguirò l'ordine degli interventi. Ringrazio per le osservazioni e le domande che mi sono state rivolte.
  Onorevole Morassut, mi fa piacere naturalmente il riconoscimento dato all'impegno del Ministero e del Governo su questi aspetti. Non entro sulla questione molto complessa della fiscalità urbana che l'onorevole Morassut ha citato, semplicemente perché ha a che fare con un'enorme complessità, con tematiche che tra l'altro vanno ben al di là della responsabilità di questo Ministero. Fatemi però concordare con lui che il tema della fiscalità urbana è fondamentale per stimolare anche il settore privato ad andare in questa direzione. Quando parlo di settore privato non parlo soltanto delle decisioni dei singoli proprietari, ma parlo delle società finanziarie, delle imprese, che ormai investono sul tema della riqualificazione urbana.
  Questo mi porta poi anche a quello che l'onorevole Patassini ha richiamato: la necessità di un rapporto attento ma positivo tra pubblico e privato. Vorrei sottolineare un elemento che è ben noto a chi si occupa di queste tematiche. Come sapete, la normativa attuale prevede una presunzione di interesse culturale per gli edifici con settant'anni di vita. Settant'anni di vita a ritroso vuol dire il 1951 e sappiamo, come anche l'onorevole Morassut ha ricordato, che c'è stata tutta la fase di sviluppo delle nostre città nel dopoguerra, ma direi a partire soprattutto dagli anni Cinquanta, anni che hanno visto il proliferare di abitazioni, periferie, nuove abitazioni che, date le norme attuali, rientrano in un potenziale vincolo e che eventualmente, nel momento in cui si voglia derogare, cioè superare questo tipo di vincolo, richiedono comunque un parere delle Sovrintendenze.
  Io ho segnalato questo elemento al Ministro Franceschini per dire che questo vincolo era stato immaginato in una fase storica diversa. Soprattutto, adesso si applica a una fase della nostra storia in cui sono stati costruiti edifici che di valore e interesse culturale o storico hanno veramente ben poco. Questo lo dico perché c'è un rischio potenziale di interpretazione stretta di questo concetto, che potrebbe bloccare le iniziative di rigenerazione e riqualificazione urbana di molti comuni.
  Onorevole Zolezzi, il tema del retrofit dei motoveicoli e dei veicoli commerciali effettivamente è rilevante, però la contrarietà che noi abbiamo espresso anche nel passato è legata alla necessità di avere un approccio un po' più sistemico. Qui vorrei ricordare che nella legge di bilancio noi abbiamo previsto l'introduzione di un nuovo fondo per la mobilità sostenibile, pari a 2 miliardi, al cui interno il tema del retrofit può essere ripreso in modo molto più coordinato e sistemico per raggiungere gli obiettivi del pacchetto Fit for 55 che la Commissione europea ha messo sul tavolo e che è in discussione al Consiglio europeo. Lo dico perché questi sono settori con un'innovazione tecnologica molto rapida. Noi ci stiamo confrontando con tutte le associazioni di categoria proprio per capire qual è la strategia migliore, compresa quella del retrofit, per le diverse tipologie di veicoli.
  Arrivo alla questione dell'onorevole Patassini sulle periferie di città di medie dimensioni. Condivido in pieno il suo punto di vista, ed è proprio la ragione per la quale io auspico che siano trovati dei fondi ulteriori per soddisfare quelle richieste nel programma PINQuA, molte delle quali vengono da città di medie dimensioni e non soltanto dai grandi comuni metropolitani.
  Sulla questione delle reti, gas e idriche, questo sarà certamente un elemento di attenzione da parte della neonata Commissione, sebbene anche qui ci sia un tema che va ben al di là delle competenze del nostro Ministero, visto che le reti sono in realtà di competenza del Ministero della transizione ecologica e del Ministero dello sviluppo economico, con cui ci raccorderemo per affrontare queste tematiche.
  Per ciò che concerne il monitoraggio delle azioni del Ministero, io vorrei ricordare proprio quello che ho detto nella mia introduzione e cioè che il riconoscimento delle competenze del Ministero in termini di politiche urbane e abilitative è relativamente recente. Noi ci stiamo organizzando anche al nostro interno per soddisfare al meglio le esigenze e per raccordare i molti Pag. 13interventi che competono alle diverse componenti del nostro Ministero. Più in generale, come ho citato prima, spetterà poi al CIPU fare un monitoraggio di tutte le azioni realizzate dai singoli Ministeri su queste questioni.
  Rispetto al tema del trasporto pubblico integrato, condivido in pieno con l'onorevole Maraia le preoccupazioni sulla necessità di svolgere in modo ordinato e rapido le gare per il rinnovo della flotta, in particolare del trasporto pubblico locale. La velocità del cambiamento tecnologico fa la differenza. Lo abbiamo visto su alcuni bandi che il Ministero ha fatto negli anni scorsi, proprio perché questo è un settore ad altissima innovazione. Ricordo anche che qui non si tratta semplicemente di passare, supponiamo, da un autobus diesel a un autobus ibrido che però continua a usare come combustibile il gasolio.
  Qui si tratta soprattutto di passare ad autobus non inquinanti, quindi elettrici o a idrogeno, che richiedono un'infrastruttura di ricarica o di rifornimento molto più complessa rispetto a quella esistente. Dunque, al di là del tema della gara per acquistare gli autobus, avremo bisogno di discutere seriamente con i vari comuni, in particolare con le città metropolitane, su come essi possano dotarsi di un'intera infrastruttura di ricarica. Pensiamo all'elettrificazione dei depositi, ma non solo. Pensiamo alla possibilità di ricaricare gli autobus durante i tragitti. Tutto questo ha un livello di complessità molto elevata, che va quindi al di là dell'uso di una particolare forma di gara per l'acquisto degli autobus.
  Condivido in pieno quello che ha ricordato sul tema del concetto di impronta ecologica. È un elemento che è all'attenzione nelle discussioni con la Commissione europea nel Consiglio Trasporti, una cosa che abbiamo discusso anche la scorsa settimana, proprio per evitare uno spiazzamento da parte delle filiere nazionali, e ovunque all'interno dell'Unione europea, da parte di free rider, di soggetti esterni che non essendo soggetti alle stesse restrizioni possono provare a piazzare le produzioni nazionali. Qui c'è il tema naturalmente della carbon tax alle frontiere, che è all'attenzione del Consiglio europeo.
  L'onorevole Braga ha sottolineato diversi aspetti per ciò che concerne il mercato degli affitti. Ho preso nota della sua osservazione sul tema dei tempi. Mi impegno a fare una riflessione, anche con gli altri soggetti, su come velocizzare al massimo l'erogazione di questi fondi, soprattutto per gli affittuari in condizioni di disagio abitativo o a basso reddito, come è stato ricordato. Faremo anche una riflessione, magari proprio con i membri della Commissione se sono disponibili, sugli strumenti per facilitare l'accesso ad affitti economicamente sostenibili.
  Infine, l'onorevole Varrica richiamava la ristrettezza dei tempi entro cui le città metropolitane devono produrre le progettazioni. Questo ha a che fare con i tempi straordinariamente ristretti del PNRR, perché la scadenza è a giugno 2026. Ha espresso preoccupazioni in particolare per le amministrazioni nel Sud, ed è per questo che noi come Ministero per la prima volta abbiamo avviato la cosiddetta «PNRR Academy»: per aiutare le amministrazioni locali, in particolare i responsabili unici del procedimento, a prendere coscienza e ad acquisire le nuove procedure rapide previste per il PNRR; ma è chiaro che questo intervento non risolve il problema della progettazione, che non ha tanto a che fare con la procedura di avvio delle gare ma proprio con la capacità progettuale. Il rischio esiste, non c'è dubbio, ma vorrei ricordare da questo punto di vista che ci sono altri strumenti che possono andare in questa direzione, tra cui il Fondo di sviluppo e coesione ma anche altri fondi nazionali, che hanno una minore concentrazione nel tempo perché non sono legati alla scadenza del 2026.
  Il tema del riutilizzo eventuale dei fondi PNRR laddove i progetti non siano attuabili – non mi riferisco soltanto a questo ma anche ad altri progetti – va riconsiderato così come previsto dal Regolamento Next Generation EU alla fine del 2022, quando i Paesi membri hanno la possibilità di rimodulare gli interventi previsti dal PNRR. Questo può risolvere eventualmente un problema contabile, spostando alcuni fondi da Pag. 14alcuni progetti ad altri più scalabili, ad esempio il rinnovo degli autobus per fare l'esempio citato precedentemente, ma è chiaro che non risolve il problema della distanza tra Nord e Sud o tra grandi e piccoli comuni. Il tema è alla nostra attenzione e ne seguiremo attentamente l'evoluzione ragionando insieme su come si può evitare che eventuali problemi nella progettazione possano non solo impedire l'uso di certi fondi, ma anche l'uso di altri fondi.
  Negli incontri che ho avuto con i presidenti di regione, io ho fatto presente proprio la necessità che le regioni, ma questo vale anche per i comuni, investano maggiori risorse sulla progettazione prima dell'assegnazione dei fondi. Capisco che può sembrare un controsenso rispetto alle logiche finora seguite, ma credo sia l'unico modo per poter non solo farci trovare pronti ai fondi europei, oltre 80 miliardi dei fondi ordinari 2021-2027, ma anche per abbattere drasticamente i tempi di realizzazione degli interventi; perché vorrei ricordare che da tutti gli studi esistenti è vero che le procedure, chiamiamole amministrative e burocratiche, incidono sui tempi di realizzazione delle infrastrutture, ma ci sono anche tempi nella progettazione che incidono in maniera molto significativa sulla durata complessiva dei procedimenti.
  Grazie, presidente. Credo di aver risposto a tutto.

  PRESIDENTE. Ringrazio nuovamente il Ministro per il contributo fornito ai lavori della Commissione e per il documento depositato, di cui autorizzo la pubblicazione in allegato al resoconto della seduta odierna (vedi allegato). La Commissione continuerà ad occuparsi dei temi emersi nel corso dell'audizione, vista anche la disponibilità che lei ci ha dato di lavorarci insieme. Dichiaro quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.05.

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