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Resoconti stenografici delle audizioni

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XVIII Legislatura

VII Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 12 di Mercoledì 19 gennaio 2022

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Casa Vittoria , Presidente ... 2 

Audizione del Ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, sull'organizzazione delle attività scolastiche nell'attuale contesto di pandemia di Covid-19 (ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del Regolamento) :
Casa Vittoria , Presidente ... 2 
Bianchi Patrizio , Ministro dell'istruzione ... 2 
Casa Vittoria , Presidente ... 5 
Toccafondi Gabriele (IV)  ... 5 
Frassinetti Paola (FDI)  ... 6 
Fusacchia Alessandro (Misto-MAIE-PSI-FE)  ... 8 
Aprea Valentina (FI)  ... 8 
Di Giorgi Rosa Maria (PD)  ... 11 
Belotti Daniele (LEGA)  ... 12 
Bella Marco (M5S)  ... 13 
Carelli Emilio (CI)  ... 14 
Piccoli Nardelli Flavia (PD)  ... 15 
Vacca Gianluca (M5S)  ... 16 
Casa Vittoria , Presidente ... 17 
Bianchi Patrizio , Ministro dell'istruzione ... 17 
Casa Vittoria , Presidente ... 22 

Allegato 1: Relazione ... 23 

Allegato 2: Nota sulla promozione della lettura ... 33

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
VITTORIA CASA

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata, oltre che attraverso il resoconto stenografico, anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dell'istruzione, Patrizio Bianchi, sull'organizzazione delle attività scolastiche nell'attuale contesto di pandemia di Covid-19.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Ministro dell'istruzione Patrizio Bianchi sull'organizzazione delle attività scolastiche nell'attuale contesto di pandemia di Covid-19. All'audizione è consentita ai deputati la partecipazione da remoto, in videoconferenza, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento della Camera dei deputati nella riunione del 4 novembre 2020. Ricordo ai colleghi che partecipano da remoto che devono rendersi visibili, soprattutto nel momento in cui svolgono il loro eventuale intervento, e che non possono collegarsi da luoghi aperti al pubblico o in cui siano comunque presenti altre persone, né da mezzi di trasporto. L'intervento deve essere udibile, per cui occorre assicurarsi di disporre di una connessione internet stabile.
  Ringrazio il Ministro Bianchi di essere presente qui, per questa audizione, nella quale vogliamo fare il punto con lui su quello che il Ministero sta facendo per la migliore organizzazione delle attività scolastiche nell'attuale contesto di pandemia di Covid-19.
  Come sempre, darò prima la parola al Ministro per la sua relazione, poi ai colleghi che ne hanno fatto richiesta e quindi di nuovo al Ministro per la replica. A lei, Ministro, la parola.

  PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'istruzione. Grazie, presidente, e grazie a tutti voi signori per permettermi di esporre le attività e il lavoro che non solo il Ministero, ma tutta la scuola italiana sta svolgendo in questo momento così delicato.
  Quando lavoriamo per una scuola in presenza, stiamo dando corpo a un impegno che lo stesso Presidente Draghi si era preso fin dal momento in cui si è presentato innanzi a voi. Ricordate e ricordiamo che la sua fu una presa di posizione importante che non solo non voleva disconoscere il grande lavoro fatto nei momenti più tristi e più bui da parte di tutti coloro che avevano affrontato una situazione inedita, utilizzando tutti gli strumenti di cui si disponeva, ma metteva come prima opzione l'idea di una scuola in presenza, perché la scuola è comunità. Vi può essere anche un'attività svolta utilizzando strumenti digitali, ma all'interno di un progetto didattico, all'interno di una visione di insieme, all'interno di quel principio di solidarietà che è alla base della stessa idea di scuola.
  Così abbiamo fatto tutti assieme ad aprile, quando, come opzione principale, abbiamo tenuto i bambini più piccoli sempre a scuola e vi abbiamo riportato prima coloro che avevano bisogno di laboratori, poi quelli Pag. 3che avevano bisogno di presenza – i nostri ragazzi più fragili – e poi tutti gli altri.
  Così abbiamo fatto a settembre, quando insieme abbiamo fatto un'azione molto chiara e molto netta e così anche in questo periodo.
  Abbiamo sempre dato priorità a una scuola che fosse in grado di garantire una presenza, perché questo diventava un punto di riferimento per i ragazzi, per le famiglie e per la comunità nel suo insieme.
  Sulla base di questo, voglio ricordare che a questa opzione si è sempre unita un'azione importante delle nostre attività, rafforzata dal PNRR, per quella che abbiamo chiamato «scuola digitale».
  Tuttavia, abbiamo sempre evidenziato che questa non può essere vista in opposizione alla scuola in presenza, ma in capacità di integrazione, ovvero la capacità di dotare tutte le nostre scuole di quegli strumenti che permettono ai nostri ragazzi di utilizzare appieno quelle che oggi sono le tecnologie che permettono di sviluppare una didattica partecipativa e, come tale, con pieno sviluppo delle nostre capacità; una didattica che sia capace di essere ancora più inclusiva e che sia anche capace di raggiungere tutti coloro che per diversi motivi non sono in condizioni di essere presenti, ma comunque sempre parte della comunità.
  Allo stesso modo abbiamo ribadito il ruolo della scuola come elemento di stabilità sociale. Mi si permetta di rilevare questo punto, ovvero la scuola come elemento di stabilità sociale, come elemento che garantisce che anche nei momenti più difficili il Paese nel suo insieme è capace di reagire e non un pezzo alla volta, non anteponendo un'ansia alle altre, ma subendo collettivamente una responsabilità che è l'elemento di forza di fronte ai momenti di debolezza.
  Su questo credo che dobbiamo rimarcare tre punti. Il primo è che il sistema scolastico ha reagito, pur nella grande complessità del suo modello organizzativo.
  Ricordo che solo le scuole statali oggi coinvolgono 7.399.241 studenti – la nostra scuola è più grande della Svizzera – e 374.740 classi. Abbiamo più di 1.200.000 persone che direttamente o indirettamente sono legate all'attività quotidiana della scuola, a cui si aggiungono 10.000 scuole paritarie, 700.000 studenti delle scuole paritarie, 100.000 docenti e 60.000 unità di personale effettivo delle scuole paritarie. È a questa dimensione che noi dobbiamo connettere anche i numeri che poi darò in seguito.
  Ogni tanto si perde questa dimensione e si perdono anche la varietà e la molteplicità delle condizioni. Invece, dobbiamo non solo tenere insieme le situazioni diverse, ma dobbiamo anche fare di questo la nostra ricchezza.
  Ricordo che il Ministero monitora con continuità la scuola dal punto di vista della gestione organizzativa tramite un sistema che si chiama «SIDI (Sistema informativo dell'istruzione)»: un sistema puntuale che raggiunge tutte le scuole, che permette di interagire con tutte le scuole. Abbiamo un gruppo di lavoro specifico sulla raccolta e la trasmissione dei dati, un servizio di assistenza alle istituzioni scolastiche su tutti i temi legati all'emergenza pandemica con un help desk che permette a tutti i dirigenti e a tutto il personale di avere di continuo risposte su quanto sta succedendo e abbiamo un gruppo di statistici, matematici competenti, amministrativi e pedagogici che fanno l'analisi dei dati.
  In questo modo abbiamo osservato fin dall'anno scorso l'andamento della pandemia, formulando anche alcune ipotesi, alcune previsioni, capendo di volta in volta com'era lo scostamento. Si tratta di tecniche molto consolidate presso gli statistici e gli economisti, quindi abbiamo apportato in qualche modo anche un pezzo delle professionalità di cui si dispone.
  In tempo pressoché reale abbiamo il numero degli allievi in presenza e di quelli non presenti, per ogni scuola di diverso ordine e grado; il numero di coloro che, in classi in presenza, seguono a distanza, quindi coloro che fanno didattica integrata, e siamo in grado di averlo in termini continuativi. Vi presenterò i numeri di oggi in tempo reale, che è la fotografia della situazione. Abbiamo un grado di copertura dell'82,1 per cento – le raffigurazioni sono assolutamentePag. 4 realistiche e chiare – su 374.740 classi.
  A oggi alle 12 abbiamo il 93,4 per cento delle classi in presenza, di cui il 13,1 per cento con attività integrata per singoli studenti a distanza. Le classi totalmente a distanza sono il 6,6 per cento.
  Mi si permetta di considerarlo in termini di studenti. Il grado di copertura della situazione degli studenti è dell'81,8. Su un totale di 7.362.181, gli alunni in presenza sono l'88,4 per cento.
  Per l'infanzia il numero di alunni positivi o in quarantena è il 9 per cento, quindi, per converso, quelli in presenza sono il 91 per cento; per la primaria, gli alunni positivi o in DAD sono il 10,9 per cento e per la secondaria di primo e secondo grado gli alunni in DAD o in didattica integrata sono il 12,5 per cento. Questi sono i dati alle ore 12 di oggi.
  Questo va rapportato con la condizione. Ricordo che il personale sospeso – perché inadempiente rispetto all'obbligo di vaccinazione – a oggi è lo 0,9 per cento, che indica ancora una volta l'alto grado di adesione e di responsabilità che hanno dimostrato i nostri docenti, ma anche la libertà di scelta che vi è stata.
  In termini di vaccinazione – sono i dati che ci ha dato il generale Figliuolo e che io riporto, rimandando al Commissario per la loro specifica – oggi abbiamo situazioni molto differenziate sui diversi livelli: mentre abbiamo un livello ormai molto alto, ancorché da migliorare, per i ragazzi di 12-19 anni che vede un grado di copertura fra prima dose, dose unica e guariti prossimo all'85 per cento, con una fascia di seconda dose del 76,55 per cento, più basso è il grado di copertura per quanto riguarda i ragazzi della primaria: ciò perché abbiamo avuto l'autorizzazione, come voi ricordate, a procedere con le vaccinazioni il 25 novembre. Tuttavia, voglio ricordare che se lunedì scorso eravamo al 12 per cento, abbiamo chiuso la settimana scorsa con il 25 per cento del venerdì, quindi un tasso molto alto di adesione alla vaccinazione.
  Per quanto riguarda l'andamento pandemico, devo rilevare un dato che dal punto di vista intuitivo era evidente: il grosso dei contagi vi è stato nel periodo di chiusura delle scuole. Sia ben chiaro che non vi sto dando i dati della Sanità, ma i dati della rilevazione delle scuole, quindi i dati amministrativi con cui noi rileviamo le situazioni.
  Abbiamo avuto l'impennata dei dati dal 18. Avendo potuto rilevarli sostanzialmente nel periodo del Natale, possiamo riferire un'accelerazione rilevata alla riapertura delle scuole.
  Avevamo fatto una simulazione su quello che era ragionevole prevedere nel tempo, ovvero un raddoppio dei contagiati, ma, in realtà, il dato reale è molto più basso. Ad ogni modo, il dato che abbiamo è che il contagio è avvenuto sostanzialmente durante il tempo in cui i ragazzi non erano a scuola, nel momento in cui hanno avuto altri contatti, con familiari o con altri, al di fuori dalla situazione di controllo che possiamo fare all'interno delle istituzioni scolastiche.
  Mi sono permesso di inserire in questo documento che vi lascio anche un dettaglio regionale. La famosa media dell'88,4 per cento è piuttosto differenziata, ma non moltissimo. Infatti, in Piemonte siamo all'89,4 per cento di presenza; all'88 per cento in Lombardia; all'87,8 per cento nel Veneto; al 90,7 per cento in Friuli; all'87,1 per cento in Liguria; all'87,4 per cento in Emilia Romagna; all'89 per cento in Toscana; all'89,6 per cento in Umbria; all'87,5 per cento nelle Marche; all'89 per cento nel Lazio; all'89,7 per cento in Abruzzo; all'82,7 per cento in Molise; al 90,2 per cento in Campania; al 90 per cento in Puglia; all'86,8 per cento in Basilicata; all'86,8 per cento in Calabria; all'83,9 per cento in Sicilia e al 91,5 per cento in Sardegna.
  Le classi in DAD o in quarantena – scusatemi se vi do questo dettaglio regionale, ma credo che possa esservi utile – su una media nazionale del 6,6 per cento sono: il 7,1 per cento in Piemonte, l'8,2 per cento in Lombardia, l'8,2 per cento nel Veneto, il 6,2 per cento in Friuli, il 7 per cento in Liguria, il 7,3 per cento in Emilia, in Toscana siamo al 7,3 per cento, il 7,3 per cento in Umbria, il 6,8 per cento nelle Marche, il 7,4 per cento nel Lazio, il 5,6 per Pag. 5cento in Abruzzo, ho un dato del Molise che fatico a capire, che è il 13,7 per cento, ma credo che sia anche un problema statistico, perché in fondo le classi sono molto poche, in Campania il 4,9 per cento, il 6,4 per cento in Puglia, il 4,8 per cento in Basilicata, il 2,9 per cento in Calabria, il 4,4 per cento in Sicilia e il 6 per cento in Sardegna.
  Mi si permetta di trarre alcune considerazioni e poi sono assolutamente disponibile a ogni considerazione insieme.
  Non vi è dubbio che vi siano molteplici e variegati problemi. Sono problemi differenziati neanche regione per regione, ma scuola per scuola, perché dipende dalle modalità con cui la pandemia ha colpito.
  Tuttavia, vi sto dicendo che l'intervento che è stato realizzato per definire regole sicuramente migliorabili o semplificabili – quello che volete voi –, ha permesso non soltanto di ricondurre a noi quella soluzione di responsabilità che il Governo aveva preso di fronte alle Camere l'anno scorso, il 13 febbraio, ma ha permesso anche alle amministrazioni regionali e territoriali di avere un controllo minuto e puntuale delle situazioni, rifiutando generalizzazioni che, nel caso avessimo ceduto all'idea di una chiusura, avrebbero portato a casa quasi 6,5 milioni di bambini e ragazzi.
  È una situazione difficile? Certo che è difficile. La situazione è passata? Non è passata, la situazione deve ancora essere vinta, ma potremmo farcela avendo la chiarezza dei dati.
  Lungi da me l'idea di fare polemiche, però, in questi giorni, ho sentito proporre come stime alcune considerazioni che non avevano base numerica. Io sono venuto con basi numeriche e con i dati. Ognuno può trarre le proprie considerazioni, come è giusto e come è necessario, però partendo da quelli che sono i dati che noi abbiamo rilevato.
  Detto questo, credo che sia necessario rivolgere da parte mia un enorme ringraziamento a tutto il personale: al personale dirigente, al personale docente, al personale amministrativo e tecnico, al personale di potenziamento.
  Non dimentichiamo che stiamo affrontando questa situazione portandoci dietro anche difficoltà storiche della scuola con differenze oggettive anche in termini di dotazione fra le diverse regioni del Paese, su cui il PNRR serve ed è necessario, ma, come voi sapete, il PNRR ha una scansione dei tempi e di decisioni che è assolutamente determinata. Quindi, mentre gestiamo questa difficile situazione, contestualmente stiamo procedendo con le operazioni del PNRR e con le riforme di cui sarò lietissimo – io stesso ve lo domando – di poter relazionare a tutti voi e di discuterle insieme, perché mentre affrontiamo questa situazione drammatica, dobbiamo affrontare anche l'andare oltre. Questo vuol dire lavorare con il PNRR recuperando l'orizzonte dei cinque anni che ci è stato dato.
  La ringrazio moltissimo, presidente. Come vede, ho provato a essere il più sintetico possibile per dare più spazio alla discussione. Grazie a tutti voi.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro. Adesso passiamo al dibattito. Il tempo disponibile, come sapete, è stato suddiviso tra i gruppi per metà in parti uguali e per l'altra metà in proporzione alla consistenza numerica dei gruppi stessi. Quanto all'ordine d'intervento, come sempre darò la parola secondo la consistenza numerica complessiva dei gruppi a partire dal meno numeroso. Nel primo giro darò la parola a un deputato per gruppo e poi rifaremo il giro.
  Cominciamo con l'onorevole Toccafondi di Italia Viva per cinque minuti complessivi. Prego i colleghi gentilmente di stare nei tempi concessi, perché poi abbiamo, come sapete, i lavori d'Aula che riprendono. Prego, onorevole Toccafondi.

  GABRIELE TOCCAFONDI. Grazie, presidente. Ringrazio il ministro. Alla luce anche dei dati oggettivi che il Ministero oggi ci ha dato, possiamo dire che il Governo, con la riapertura dopo le vacanze di Natale delle scuole in presenza, è stato coraggioso e lungimirante.
  Come abbiamo detto più volte in questi due anni e oltre, la scuola non è solo Pag. 6trasmissione di nozioni, ma è un percorso educativo, è un insieme di relazioni, di rapporti, di confronti che solo la presenza può garantire e, non a caso, l'anno scorso, quando, soprattutto in alcune regioni, c'è stata più didattica davanti a un video che in presenza, abbiamo visto il disastro, la catastrofe educativa. Ce l'hanno dimostrato i dati dei non promossi, degli abbandoni e ce l'ha dimostrato anche il test Invalsi.
  Per troppo tempo la scuola in presenza è stata la prima a chiudere e l'ultima a riaprire e le regioni e i comuni hanno proseguito in una maniera non autonoma, ma anarchica, con le chiusure.
  Con questo Governo la musica è cambiata ed è stato coraggioso e lungimirante il Governo a ricorrere ai tribunali amministrativi, laddove le regioni avessero la volontà di continuare nelle chiusure.
  Come ha detto lei, ministro, non è che i problemi, i dubbi e le difficoltà nelle scuole, anche in queste settimane, siano spariti; ma chiudere le scuole in presenza e per tutti, in maniera indiscriminata, non è e non sarà mai la soluzione.
  Ascoltare i dirigenti e i docenti è un dovere, così come aiutarli per affrontare a risolvere le problematiche che esistono. Affrontare le problematiche è fondamentale. Il Ministero e gli uffici scolastici ci sono, dobbiamo fare di più; l'alternativa di chiudere è sicuramente quella più semplice: si chiude, si sta davanti a un video e la scuola c'è. Ma non può essere questa la volontà.
  Le sottolineo alcuni temi di lavoro, come il tema della primaria. Se la didattica in presenza è fondamentale, lo è a maggior ragione per i bambini e per i ragazzi più piccoli. Le attuali regole di ritorno alla didattica a distanza, alla didattica integrata, non aiutano i bambini della primaria che sono nella fascia in cui si stanno vaccinando e più velocemente. Dobbiamo differenziare chi è guarito, ma soprattutto chi è vaccinato da chi non lo è, anche per aiutare questi ultimi – i guariti e soprattutto i vaccinati – a rimanere in presenza.
  Un altro aspetto è quello dell'esame di Stato, la maturità, che è un passaggio educativo importante, non una formalità. Dobbiamo aiutare i ragazzi a vivere questo periodo fino all'esame di Stato in normalità, in presenza e con un esame come legge dichiara e comanda. Questa è sempre stata la nostra volontà politica, anche perché chi farà l'esame di Stato quest'anno, avrà fatto il triennio in pandemia, quindi rischia di aver fatto molta più didattica davanti a un video che in presenza. Non neghiamo loro il passaggio educativo importante dell'esame di Stato.
  L'ultimo punto è «vacciniamo», perché abbiamo compreso tutti che da una pandemia che non termina domani, se ne esce con i vaccini e i bambini e i ragazzi – come abbiamo visto l'anno scorso prima dell'esame di Stato e come abbiamo visto a più riprese – quando hanno la possibilità di vaccinarsi, corrono.
  Per quanto riguarda il tema della vaccinazione per tutto il percorso, soprattutto per gli ultimi che sono arrivati a potersi vaccinare, ovvero i ragazzi sotto i 12 anni, occorre aiutare loro e le famiglie utilizzando anche le scuole. Vi sono già alcune sperimentazioni in autonomia dentro le scuole, o fuori con i camper, come abbiamo visto fare in una scuola recentemente. Dobbiamo andare verso quella direzione. Non è più soltanto un appello al Ministero dell'istruzione, quanto al Governo, compreso il Ministero della sanità. Grazie.

  PAOLA FRASSINETTI. Grazie, presidente. Grazie, ministro. Userò i miei sei minuti che dovevano essere del collega Mollicone che, purtroppo, ha avuto un problema e a cui faccio gli auguri.
  Parto proprio con una domanda che dall'ospedale mi ha chiesto di fare. Da tempo Fratelli d'Italia denuncia la violazione della privacy di docenti e di lavoratori della scuola da parte della piattaforma del Ministero dell'istruzione che, per un errore di sistema, fa rilevare al verificatore se qualcuno si è vaccinato o meno. Chiede il mio collega se questo problema è stato risolto.
  Da parte mia, ammetto che lo sforzo di fare la didattica in presenza è comunque apprezzato, ministro; in questi anni abbiamo sempre avversato la DAD e chiesto che lezioni vengano effettuate in presenza. Questo già è un punto di partenza importante,Pag. 7 però bisognerà vedere come si sviluppa questa didattica in presenza. Ci sono tre questioni: noi peroriamo da sempre la causa relativa ai sistemi di aerazione, come le regioni governate dai nostri presidenti, Abruzzo e Marche, hanno già attuato. Chiedo poi a che punto siamo con la diminuzione degli alunni per classe, perché nella pandemia è importante poter mantenere le distanze: inoltre, diventa molto urgente anche la risoluzione del problema delle mascherine FFP2 che dovevano essere date gratuitamente a tutti.
  Non ho ancora capito come siamo rispetto a questo punto; qualcuno sostiene che solo i professori che hanno in classe studenti che non possono portare la mascherina, ne hanno diritto gratuitamente; eppure questo tipo di protezioni, in questo momento, è fondamentale. Sappiamo che all'inizio della pandemia c'era stata tutta la questione di queste mascherine-bende, che non erano neanche mascherine, che venivano date agli studenti, mentre è molto importante, soprattutto con questa variante Omicron – almeno questo dicono gli scienziati che se ne occupano – avere mascherine adeguate.
  Fratelli d'Italia consiglia, chiede e propone queste misure importantissime ormai da due anni, ben oltre il periodo in cui lei fa il Ministro. Secondo alcune rilevazioni – la ringrazio di aver portato i dati –, sembra che purtroppo ogni giorno aumenti la necessità di ricorrere alla DAD.
  Volevo perciò chiedere lumi su questa battaglia e sulle contraddizioni che ci sono nel rapporto tra dirigenti scolastici e ASL. In particolare, di chi sono le competenze, chi deve fare cosa, chi conta i positivi, chi deve inviare alle famiglie le procedure da seguire per i tamponi zero e per quelli di verifica, chi stabilisce che con due alunni positivi in classe vi deve essere la DAD per i compagni non vaccinati e le procedure in questo senso.
  I dirigenti scolastici si sono un po' distinti per una certa insofferenza in questo periodo, attribuendo alle aziende sanitarie compiti che, invece, le aziende sanitarie dicono essere propri dei dirigenti scolastici. Sullo sfondo questo contrasto non fa bene a una scuola che già ha problemi.
  Tornando un attimo all'aerazione, si dice che è una questione anche di competenze e che erano stati stanziati 350 milioni di euro, ma che non potevano essere utilizzati perché erano gli enti locali a dover procedere. Anche su questo vorremmo sapere qualcosa.
  L'organico Covid-19 è importante, anche per gestire gli adempimenti amministrativi e burocratici, visto che le segreterie erano già allo stremo anche prima della pandemia. Volevo avere delucidazioni su questo.
  Inoltre, con riferimento ai protocolli, se ne chiede la modifica per equiparare tutti gli ordini di scuola: infatti, la scuola dell'infanzia segue alcune regole, la primaria altre e la scuola secondaria di secondo grado altre ancora. Pur tenendo conto delle differenze dell'età, che palesemente ha la sua importanza, forse c'è bisogno di uniformare un po' le regole. Molte famiglie denunciano di aver avuto comunicazioni spesso un po' troppo contraddittorie, soprattutto sulle modalità di esecuzione delle quarantenne.
  Faccio alcuni esempi. Ascoltando il mondo della scuola, mi è stato segnalato che in Sicilia gli insegnanti guariti siano in attesa dei tamponi per poter rientrare in classe e che alle volte ci sono difficoltà su questo aspetto.
  Si chiedono pertanto protocolli più semplici per migliorare l'organizzazione generale e quella dei test sul territorio.
  Poi abbiamo la questione dei disabili che in questa situazione sono ulteriormente in sofferenza.
  Chiudo anche io, come ha fatto il collega Toccafondi, auspicando che l'esame di maturità sia il più normale possibile, che ci sia lo scritto e che rimanga il tema. Credo che il tema d'italiano sia il minimo per poter valutare lo studente a conclusione del percorso.
  Per il resto avremmo voluto parlare nel merito di tante cose e, invece, siamo sempre costretti a parlare dell'emergenza. D'altronde questo è quanto ci riserva il destino. Grazie.

Pag. 8

  ALESSANDRO FUSACCHIA. Grazie, presidente, saluto il ministro. Ho apprezzato molto il resoconto, in particolare su come il Ministero è attrezzato per un monitoraggio in tempo reale, nonché la condivisione dei dati aggregati.
  Avevo tre punti, ministro. Il primo è il seguente. Rispetto a questo meccanismo e a come il Ministero reagisce, lei ci ha dato i dati aggregati differenziati per regioni ed è chiaro che lei ha una visione anche molto più puntuale e dettagliata scuola per scuola e classe per classe. Volevo capire in che misura l'articolazione del Ministero è attrezzata per intervenire nei casi che non presentano caratteristiche «fisiologiche» all'interno di questa patologia che si chiama «pandemia» e quindi se questi dati sono condivisi con gli uffici scolastici regionali e con i singoli dirigenti scolastici per le scuole e le classi di riferimento.
  In generale, che meccanismo di allerta e di attivazione c'è nel Ministero per verificare che, se in qualche area del Paese – città, comune, quartiere o scuola – arrivano i dati molto particolari, c'è un meccanismo di accompagnamento ad hoc specifico.
  Passando alla seconda cosa che volevo chiederle – ho presentato un'interrogazione su questo, ma non siamo ancora riusciti a trovarci per poterla svolgere, però ci tengo a risollevare il punto qui, perché mi sembra strettamente collegato – riguarda l'assistenza sul disagio psicologico degli studenti e delle studentesse, ma anche di tanti docenti e del personale scolastico. Rispetto a questo, come siamo messi, ministro, nelle scuole? E, soprattutto, al di là di misure strutturali che sono state prese o che si possono ancora prendere – qui volevo avere il suo conforto rispetto al tipo di azioni concrete messe in campo dal Ministero in questo momento che vengono dai mesi passati, o anche nuove – a fronte della situazione che inevitabilmente si aggrava, perché più passa il tempo e più si aggrava, – volevo sapere, ministro, se anche qui, al netto di queste misure, ha previsto o è prevedibile un meccanismo di monitoraggio. Da parlamentare, da cittadino, mi interessa sicuramente sapere che lo Stato italiano nelle scuole ha attivato un meccanismo per il disagio psicologico, ma chiaramente sarebbe interessante sapere se è rimasto non solo sulla carta, ma se è anche nelle scuole e dove. Quindi, un monitoraggio parallelo a quello che il Ministero sta facendo per vedere quarantene, positivi, DAD o didattica integrata, però specifico sulla questione del disagio psicologico, perché credo che la pandemia a un certo punto – speriamo – finirà, variante più o variante meno, e invece questa questione ce la porteremo avanti per anni, ma non la possiamo affrontare a virus e pandemia finita.
  L'ultima questione, ministro, è quella sulla vicenda più generale del calendario. Parlo a titolo personale, ma sentendo anche i colleghi che mi hanno preceduto e quelli che verranno e conoscendo un po' le sensibilità di tutti, troverà sempre grande sostegno sulla questione della scuola in presenza.
  Detto questo, è vero che lei ci dà alcuni numeri che in percentuale sono il 10 per cento ma, come ha detto lei, se li va a vedere spacchettati, parliamo di 200 mila studenti delle superiori. È inevitabile che, nonostante tutte le fatiche e lo sforzo del Governo, tante classi vanno in DAD, tanti studenti fanno la didattica integrata e anche per quelli che stanno in presenza, quando la lezione è fatta con un po' di ragazzi a distanza, il livello di apprendimento si complica. La necessità di recuperare anche gli apprendimenti resta fondamentale.
  L'ultima domanda che volevo fare al ministro è se c'è un ragionamento strutturale e storico sulla benedetta estate. Capisco che ne parliamo sempre a gennaio e febbraio; capisco che siamo alla vigilia di una settimana complicata, però volevo capire come il Ministero, e come lei, ministro, pensa di organizzare l'estate per fare in modo che sia un momento che non vada sprecato dal punto di vista dell'apprendimento. Grazie.

  VALENTINA APREA. Ringrazio i colleghi del gruppo che mi danno la possibilità oggi di utilizzare tutto il tempo. Ministro Bianchi, innanzitutto vorrei esprimere la Pag. 9mia solidarietà e quella del mio gruppo per tutto il lavoro che lei e il Ministero e tutte le scuole state portando avanti in questa ulteriore fase emergenziale.
  Come lei ben sa, Forza Italia è sempre stata a favore della scuola in presenza anche nei mesi estivi, come adesso ha richiamato il collega Fusacchia, perché conosciamo bene l'importanza della relazione educativa nel processo di apprendimento, sia che si tratti di bambini sia che si tratti di giovani adulti.
  Per questo motivo le riserve che oggi avanziamo – e rispetto alle quali le chiediamo non solo un'affermazione di principio, perché lo condividiamo, ma risposte concrete – sono relative a quello che sta realmente accadendo nelle scuole italiane in quella percentuale limitata in preda a un vero e proprio panico organizzativo, soprattutto di natura sanitaria.
  Prima ancora di evidenziarle i problemi che ci vengono continuamente segnalati, vorrei sollevare una questione di metodo. I decreti che stabiliscono regole di natura sanitaria molto rigide devono essere accompagnati da misure anche e soprattutto in base alla fattibilità delle stesse e comunque sempre sostenute da interventi che ne garantiscano l'attuazione.
  Sebbene il decreto per la riapertura delle scuole sia stato scritto in considerazione della prolungata convivenza con il virus da Covid-19 e le sue varianti, non si può chiedere solo all'organizzazione scolastica e ai suoi diretti responsabili, ovvero i dirigenti, i docenti e il personale ATA, l'applicazione di regole e di comportamenti esclusivamente di natura sanitaria. Stiamo trasformando le scuole in ASL!
  Se è vero che il personale ausiliario scuole Covid-19 è tenuto a tenere gli ambienti sempre puliti e sanificati, non è certamente detto che personale docente Covid-19, come tutto l'altro personale e gli stessi dirigenti scolastici debbano trascorrere la maggior parte del loro tempo professionale a inseguire le certificazioni sanitarie, le articolazioni dei gruppi degli alunni in DID (didattica digitale integrata) o in DAD, quantificando contagi e quarantene.
  Al terzo anno di fase pandemica, quello che ancora le scuole non hanno è un supporto sanitario dalle autorità territoriali competenti, medici, infermieri e operatori socio-sanitari in grado di leggere, prevenire e curare i contatti nelle scuole.
  Allo stesso modo non basta più dire che sono stati assegnati finanziamenti, per esempio, per i sistemi di aerazione perché ancora una volta anche questa responsabilità è prima di tutto degli enti locali – lo ricordava l'onorevole Frassinetti che ha parlato delle regioni che sono intervenute con interventi ad hoc – e non delle scuole che possono al massimo dotarsi di strumenti di sanificazione e non per tutti gli ambienti. Noi sappiamo benissimo che tipo di scuole abbiamo sui diversi territori, soprattutto se di dimensioni non proprio conformi agli standard delle aule scolastiche.
  Allo stesso modo, Ministro Bianchi, a quando la fornitura regolare di mascherina FFP2 ai docenti e agli studenti delle classi dove si verificano contagi? Sapere che la responsabilità è del Commissario Generale Figliuolo e non direttamente del Ministero non aiuta le scuole ad affrontare serenamente il tempo scolastico, non ci basta più.
  Al momento il personale scolastico e gli studenti, per rispettare le regole imposte dal decreto, che dovremo cambiare – sentiamo anche con il Ministro, a ragion veduta dopo le prime applicazioni, se possiamo modificarlo in meglio, ma noi siamo disponibili –, stanno provvedendo all'acquisto di questi strumenti di prevenzione in modo autonomo; ma non possiamo chiedere ai docenti, alle famiglie degli studenti di comprare le mascherine FFP2 quando magari hanno più figli, o piuttosto ai docenti che vanno già a lavorare e sappiamo bene che il loro stipendio non è che sia proprio...
  Tutto questo sta generando sentimenti di sfiducia nelle istituzioni, ma chi è chiamato ad applicare la legge dovrebbe dimostrare di credere nelle istituzioni.
  Non possiamo permetterci di trasformare la scuola aperta in una trincea per dirigenti, docenti, studenti e famiglie. All'affermazione del principio «scuola aperta» non può seguire la negazione dello stesso Pag. 10attraverso comportamenti pubblici non coerenti.
  Veniamo ai dati. Siamo al 19 gennaio e solo da qualche giorno il suo Ministero ha potuto avere la totalità dei dati segnalati dalle scuole che sono stati trasmessi entro la giornata di ieri. In queste ore – lei ce lo ha dimostrato e la ringraziamo molto – possiamo dire quanto realmente i contagi hanno condizionato la ripresa dell'attività scolastica. Ora, è importante conoscere realmente i numeri e le percentuali e tenerli monitorati settimanalmente, come lei ha dichiarato di voler fare e che farà – di questo la ringraziamo –, così come abbiamo imparato a seguire quotidianamente l'andamento della diffusione dei contagi sui territori.
  Non ha senso nasconderci la verità e far finta che le lezioni siano riprese regolarmente quando, tra l'altro, mancano docenti e supplenti, soprattutto nelle benedette materie scientifiche. I docenti di queste materie non c'erano prima del Covid-19, a maggior ragione mancano ora. Ci sono dirigenti che hanno chiesto addirittura ai genitori di andare a insegnare nelle classi, perché mancano i docenti. Sono casi (giustamente il Ministro dice abbiamo una Svizzera che deve funzionare tutti i giorni, in termini di numero di classi e di alunni), però, come il Ministro sa bene, sono poi quei casi che creano un po' il panico. C'è più o meno disagio soprattutto per chi deve andare a insegnare.
  Quello che ora dobbiamo assolutamente fare, dopo aver previsto comunque l'apertura delle scuole, da un lato è tenere sotto controllo prima di tutto la qualità degli apprendimenti e, dall'altro, registrare le lacune e le carenze del learning loss che continua a crescere. Infatti, questi apprendimenti perduti, anziché diminuire, aumentano anche con le scuole aperte.
  Da questo punto di vista, ministro, noi di Forza Italia le chiediamo di effettuare rilevazioni nelle scuole d'ora in avanti, non solo dei dati di natura sanitaria che potrebbero o dovrebbero essere conosciuti meglio dall'autorità sanitaria. Perché il Ministro Speranza non si prende un po' più di responsabilità rispetto a questa questione? È un fatto sanitario degli stessi dirigenti riferire alla struttura commissariale o al CTS (Comitato tecnico scientifico).
  Che cosa chiediamo, invece, al Ministro Bianchi? Chiediamo di favorire una riflessione collettiva sul tipo di scuola che realmente stanno frequentando i nostri studenti: quante ore al giorno, con quali docenti, titolari e supplenti, con quali modalità – qualcosa è stato già riferito nell'audizione – in presenza, in DAD o in DID che non è per niente facile e che non è la stessa cosa. La DAD per tutti, la DID per pochi, per altri lezioni in presenza... è veramente difficile.
  Alla luce di queste rilevazioni, ministro, progetti specifici dell'Indire e dell'Invalsi dovrebbero promuovere programmi compensativi anche e soprattutto con l'utilizzo delle strumentazioni tecnologiche per favorire la personalizzazione dei recuperi o dello sviluppo degli apprendimenti. Senza questo lavoro di rilevazione effettiva degli apprendimenti e quindi di natura metodologica e didattica, anche parlare di prove finali dei percorsi del primo e del secondo ciclo secondo gli schemi pre-Covid-19 risulta demagogico e ipocrita e rischia di lasciare che tanti divari educativi del nostro Paese aumentino pericolosamente. Vogliamo dire che avremo più bocciati e pochi ammessi? Alla fine che cosa comporta una rilevazione statistica, se invece gli apprendimenti sono stati veramente perduti?
  Avendo reintrodotto nel PNRR, su nostra sollecitazione e con piena condivisione, la priorità nazionale dell'approccio agli apprendimenti e della programmazione informatica del coding e della didattica digitale, le chiediamo se e quando intende far partire un piano formativo indirizzato al potenziamento delle skills del personale docente per far sì che la didattica digitale non sia considerata e adottata esclusivamente come didattica emergenziale, ma diventi un modo nuovo di pensare l'apprendimento per sviluppare nuove competenze in un sistema scolastico innovato nel metodo e nel ruolo.
  Come lei sa, i Ministri Brunetta e Messa hanno sottoscritto un protocollo d'intesa di durata triennale per il rafforzamento delle Pag. 11competenze digitali nella pubblica amministrazione. Ministro Bianchi, da lei ci aspettiamo che sottoscriva presto con università, centri di ricerca e case produttrici di tecnologia e di programmi educativi, come già il Ministero ha fatto per progetti sperimentali, un identico protocollo che avvii la trasformazione della classe docente italiana, se vogliamo che entro il 2026 anche la scuola possa camminare al passo con i tempi con un corretto e intensivo utilizzo delle tecnologie a nostra disposizione, con o senza Covid-19. Buon lavoro, Ministro Bianchi.

  ROSA MARIA DI GIORGI. Grazie, presidente. Grazie, signor ministro. Grazie per i dati che ci ha fornito oggi che erano molto attesi da noi e credo da tanti soggetti e interlocutori a livello nazionale. Grazie, perché finalmente abbiamo la chiarezza e sappiamo che cosa sta succedendo davvero all'interno delle scuole, perché è evidente che la valutazione che lei qui ci ha proposto ci serviva, è qualcosa di cui avevamo bisogno.
  Abbiamo i dati e sappiamo come sta andando dentro le nostre scuole. Questo non è secondario, considerando la grande battaglia che c'è stata e che purtroppo ha visto protagonisti anche i soggetti che hanno grandissima responsabilità all'interno delle scuole italiane, ossia i dirigenti scolastici, quando ci siamo trovati in presenza di raccolta firme eccetera, perché la scuola non si aprisse.
  La scuola deve essere in presenza e lei l'ha detto con grande chiarezza. Il Partito democratico da sempre – devo dire anche la Commissione in generale, ma poi naturalmente ciascuno lo fa con maggiore o minore forza – non ha mai ammiccato in nessun momento alla scuola non in presenza.
  Noi riteniamo che debba rimanere aperta, naturalmente considerando anche la quantità di problemi che ci sono, che vediamo quotidianamente, che seguiamo forse anche all'interno delle nostre famiglie e che evidentemente ci sono. Sono tutti problemi risolvibili se ci sono le persone che sanno prendersi le proprie responsabilità e che sanno giocare il proprio ruolo.
  Questo, sia da parte dei dirigenti che in questo momento hanno un sovraccarico di grandissimo rilievo, sia da parte di tutto il personale della scuola, così come gli insegnanti che indubbiamente devono confrontarsi anche con modalità diverse in una scuola in parte in presenza e in parte in DAD. Però noi sapevamo tutto questo.
  Vorrei chiarire ancora e ribadire qui che noi sapevamo che ci sarebbero state difficoltà, perché non viviamo nel Paese della Luna. Tuttavia, sapevamo anche che valeva la pena affrontarle proprio perché avere ragazzi in aula, con tutto quello che abbiamo sempre detto sulla didattica a distanza, è una conquista in questo momento ed è qualcosa che riconosciamo al Governo e alle parti politiche che hanno sostenuto fino in fondo questa modalità.
  Dicevo che c'è bisogno di qualcosa. Come le hanno già detto i colleghi, anche per quanto ci riguarda vorremmo che ci fosse un'attenzione maggiore da parte della dirigenza all'interno delle scuole relativamente ai sistemi di ventilazione. Abbiamo letto molto sui giornali rispetto a questo e abbiamo visto che alcuni dirigenti hanno acquistato questi supporti all'interno delle scuole e così ci siamo trovati con sistemi di ventilazione attivi, ma in altre scuole no.
  Anche su questo probabilmente c'è bisogno di una direttiva forse più forte, perché quelle risorse che abbiamo votato, che voi avete messo a disposizione e che con i nostri emendamenti sono state stanziate per le scuole, non sono state sempre utilizzate per questa finalità, perché non dovevano essere utilizzate solo per questa finalità. Con il senno di poi, forse sarebbe stato meglio utilizzarle.
  Siccome la pandemia è qualcosa che rimarrà e con la quale, purtroppo, dovremo confrontarci, credo che sia importante dare una direttiva precisa alle scuole in questa direzione, così come per le mascherine, di cui già si è parlato. Per alcune modalità, una semplificazione – io non entro nel merito – è sicuramente necessaria.
  Lei sa bene, signor ministro, perché si confronta quotidianamente con questo, che c'è bisogno anche di direttive nazionali alle Pag. 12scuole, perché, altrimenti, la confusione regna sovrana, c'è qualcuno che la fa regnare sovrana. Utilizziamo anche direttive ministeriali che facciano un po' di chiarezza rispetto a questo.
  Credo che tutti noi dobbiamo seguire con grande attenzione lo sviluppo della pandemia e di ciò che succede all'interno delle scuole.
  Ad ogni modo, credo che la direzione sia quella giusta e noi la sosterremo in questo, perché riteniamo che sia importante prima di tutto mettere al centro i ragazzi e perché vogliamo che i ragazzi stiano insieme, vivano le loro relazioni con tutto ciò che serve loro all'interno della scuola, quindi con tutti i supporti possibili, anche di natura psicologica.
  Anche con emendamenti proporremo un supporto all'interno delle scuole, perché riteniamo che sostenere i ragazzi nel loro ambiente, all'interno della scuola, affinché possano poi essere in grado di poter affrontare la vita, sia un elemento importantissimo. Su questo dovremo investire ancora molto. Grazie, ministro.

  DANIELE BELOTTI. Vado a ribadire parecchi aspetti che sono già stati accennati. Ministro, lei ha detto prima che non ci sono molti problemi ed è vero, però bisogna anche ammettere che qualche problema è stato creato dalla confusione di alcuni decreti, di alcuni provvedimenti.
  I dirigenti scolastici, in primis, e, a seguire, i docenti, le famiglie e gli studenti hanno avuto a che fare con due decreti in una settimana tra il 30 dicembre e il 7 gennaio che sono un po' in conflitto tra loro.
  Si prevede la quarantena ridotta a cinque giorni per i contatti stretti di positivi vaccinati da oltre quattro mesi, al termine della quale si deve effettuare il tampone rapido, mentre, dall'altro lato, si libera dalla quarantena e dal tampone chi è stato vaccinato da meno di 120 giorni.
  È evidente che ci sono un po' di contrasti e che a un ragazzo di più di 12 anni vaccinato vengono imposte norme in ambito scolastico e altre per lo svolgimento extrascolastico.
  Questa discrepanza genera molti dubbi nelle famiglie, tant'è che vi sono articoli sui giornali tutti i giorni, dove i dirigenti scolastici lamentano ed evidenziano il fatto di essere tempestati da richieste come se fossero un centro dell'ATS (Agenzia di tutela della salute) o una ASL, a seconda della regione, creando quella confusione che poi porta malcontento tra i cittadini.
  Si dovrebbe chiarire per quale motivo lo studente vaccinato da meno di 120 giorni riceva come qualsiasi altro alunno della classe disposizioni di quarantena di dieci giorni dall'ASL, mentre, pur non potendo frequentare la scuola, potrebbe uscire da casa e fare qualsiasi attività, purché con la mascherina FFP2.
  Apro una parentesi, riprendendo quanto ha detto prima la collega Aprea. È in programma la distribuzione di mascherine FFP2 nelle scuole? Non ci sono più i problemi di fornitura che c'erano nella primavera del 2020; però, tra bollette della luce e altre spese, per una famiglia media – e non parlo di quelle disagiate – è un costo. Inoltre, fornire le mascherine FFP2 è un segnale educativo ai bambini, se vogliamo che poi, anche all'esterno, si diffonda la cultura della prevenzione.
  È stato detto prima, ma ribadiamo anche noi la questione relativa ai tempi di attesa per le vaccinazioni che portano gli studenti a vedersi negato l'accesso alla scuola e ad accontentarsi della DAD, pur trattandosi di un ritardo non imputabile a loro, ma al sistema pubblico.
  Passo a domande più concrete. È stato detto fin dal primo intervento di Toccafondi che questi due anni sono stati difficili per tutti, ma nella sostanza la preparazione didattica ha subìto fortissime ripercussioni. C'è una proposta, una volontà o un'intenzione da parte del Ministero di fare attività in orario extrascolastico o recuperare qualche giorno in più a giugno, non solo per coloro che dovranno sostenere l'esame di maturità?
  Un'altra domanda riguarda le cattedre e i docenti. Vi sono numerosi problemi nel rimpiazzare docenti positivi o in quarantena: è in programma un intervento specifico e particolare di potenziamento delle Pag. 13graduatorie? Perché, oltre alle varie difficoltà, sappiamo bene che le supplenze sono per lo più ore perse.
  Passo a un'altra questione. Sull'esame di maturità anche noi ribadiamo la richiesta di stabilirne al più presto le modalità di svolgimento, per non arrivare all'ultimo momento ad affrontare situazioni che nascono già con molti problemi. Lei, ministro, ha più volte promesso la semplificazione: anche l'esame di maturità in tempi più veloci sarebbe un segnale di semplificazione e di attenzione.
  L'altra questione riguarda gli impianti di aerazione. Il decreto «sostegni» – è stato detto prima, ma ne specifico alcune questioni – aveva stanziato 150 milioni anche e non solo per gli impianti di aerazione. Tuttavia, qualche scuola li ha adottati e qualche scuola no. È stata fatta dal Ministero, che è così attento in tutte le statistiche, una verifica su quanti di questi fondi sono stati stanziati per gli impianti di aerazione? Inoltre, dove sono stati introdotti, si può verificare se hanno portato un calo dei contagi rispetto ad altri? Perché se è così, penso che sia evidente che bisogna insistere su questi impianti. Grazie.

  MARCO BELLA. Grazie, presidente. Grazie, ministro. Volevo rivolgere un saluto al collega Mollicone che ci ascolta da remoto. Io non condivido nulla delle idee politiche del collega Mollicone, ma spero che quanto prima venga in Aula a difenderle.
  Detto questo, ministro, le scuole sono aperte in molti luoghi. Quella dell'importanza della scuola in presenza è stata una battaglia di tanti genitori, di tante associazioni e di tanti scienziate e scienziati che hanno analizzato i dati. Questa battaglia è stata sposata dal Movimento 5 Stelle e poi da tutte le forze politiche – questo va riconosciuto. Possiamo dire che era una battaglia giusta, perché non è possibile che tutto il resto sia aperto, anche con comprensibili difficoltà, e l'unica cosa che poi si voglia chiudere in modo indiscriminato sia proprio la scuola. Come se poi, tra l'altro, lasciare andare i ragazzi nei centri commerciali, anziché a scuola con le precauzioni, avesse qualche efficacia nel controllare la curva dei contagi. Lo sappiamo, è un grande sacrificio per i dirigenti, per il personale scolastico, ma è un sacrificio necessario.
  Lei, ministro, ci ha dato alcuni dati, ha fatto dichiarazioni, ha anche riconosciuto che i problemi ci sono. Ha parlato, semplifico, di un 5 per cento di classi che non sono in presenza, ma anche un po' di più: un 5-10 per cento; però, dobbiamo anche pensare che questo 5-10 per cento di classi non in presenza poi richiede una percentuale enorme del tempo dei dirigenti scolastici. Se dal 5 per cento poi mi toglie il 70 per cento del tempo del dirigente scolastico, abbiamo un problema. Dobbiamo dirlo con molta onestà: le cose potrebbero decisamente andare meglio, perché quelle scuole aperte lo sono perché ci sono dirigenti scolastici e insegnanti che si stanno impegnando ore e ore per districarsi attraverso un protocollo per la gestione delle quarantene che ha dei problemi, non è eccezionale. È un protocollo che non si è rivelato adeguato alla situazione che stiamo vivendo.
  Tra l'altro, mi permetto di farle notare che i cittadini e le cittadine, con grande senso di responsabilità, si sottopongono a un tampone, pur se asintomatici e vaccinati, dopo un contatto con una persona positiva. Quei cittadini entrano in un girone infernale dal quale uscirne diventa molto difficile. Il problema delle scuole, al momento, non sono i contagi. Peraltro i contagi che abbiamo identificato la scorsa settimana erano avvenuti durante le feste, non a scuola. Il problema vero è che c'è una burocrazia asfissiante e regole che purtroppo ci stanno creando un sacco di problemi; li stanno creando ai cittadini più che a noi. E queste regole farraginose stanno di fatto limitando in modo inaccettabile il diritto all'istruzione.
  Il problema principale è che la comunicazione tra unità sanitarie locali e scuole è del tutto saltata o, almeno, ha grosse difficoltà. Ci sono dei responsabili COVID che finiscono di lavorare alle due di notte. È inaccettabile. Queste regole erano fatte per le altre varianti del virus, non per la variante Omicron che è sicuramente più contagiosa, ma anche molto meno patogenetica.Pag. 14 Omicron è un'altra cosa rispetto al COVID che abbiamo conosciuto fino ad adesso e, se abbiamo una situazione diversa, allora dobbiamo avere un approccio diverso.
  C'è il serio rischio, io lo dico, non me lo auspico, che le regole attuali possano essere un invito indiretto per i cittadini a non fare i tamponi perché così il problema viene risolto. Non vogliamo questo. Non vogliamo che i cittadini siano invitati a non scoprire la possibilità. Vogliamo che i cittadini facciano i tamponi – poi i cittadini che fanno i tamponi sono le persone più responsabili – e che non debbano pagare per il loro senso civico.
  Mi permetto di dare alcuni suggerimenti.
  Le quarantene: in questo momento ci dobbiamo fidare dei cittadini. Non possiamo mandare in tilt l'unità sanitaria per i certificati dei vari giorni, perché quello è il problema vero. Chi è stato positivo, non ha sintomi, ha tampone negativo, possiamo dire che può tornare a scuola. Chi ha avuto un contatto con un positivo e non ha sintomi viene a scuola indossando la mascherina FFP2. Dopo tre o quattro giorni fa un tampone di controllo.
  Io ho vaccinato i miei figli di 10 e 12 anni, ma, la prego, non possiamo fare differenze tra vaccinati e non vaccinati nella scuola. La scuola è il luogo dell'inclusione, non della discriminazione; la situazione sanitaria attuale non giustifica discriminazioni, che sono anche complesse dal punto di vista normativo. Sono molto felice che il Governo abbia stanziato 92 milioni per il tracciamento, e glielo riconosciamo, però, secondo me, servirebbero risorse anche per le mascherine FFP2 per le scuole. E queste mascherine devono arrivare il prima possibile in quelle situazioni specifiche dove servono.
  Valutiamo di prolungare l'anno scolastico fino a fine giugno in certe realtà, ove sia possibile, ovviamente. In Sicilia è più complesso, ma in altre realtà è possibile. Lei ci ha dato tantissimi dati, però, secondo me, la comunità scientifica deve avere anche accesso ai dati primari. La prego di fare uno sforzo ulteriore di trasparenza, perché i cittadini devono anche poter verificare. Io mi fido tranquillamente di quello che ci ha detto, però gli scienziati devono sapere come sono stati fatti questi dati.
  Dobbiamo dare una risposta urgente al personale assunto in via temporanea per fronteggiare l'emergenza Covid. Al momento i fondi per il loro contratto bastano soltanto fino a marzo. Interveniamo il prima possibile. La scuola è in tilt anche perché manca il personale.
  Ci sono scuole che richiedono l'uso della mascherina durante l'attività fisica – me l'hanno segnalato in tanti – persino all'aperto. Succede davvero. Questo è contrario a qualsiasi regola di buon senso. La prego di intervenire urgentemente, magari con una circolare, e dare indicazioni.
  A questo punto la ringrazio. Più che lei ringrazio il personale scolastico, perché veramente dovremmo ringraziarli tutti. Gli insegnanti sono sull'orlo di una crisi di nervi e veramente non se lo meritano. Aiutiamoli, grazie.

  EMILIO CARELLI. Grazie, presidente. Ringrazio anche il signor ministro per la relazione sull'andamento della pandemia. Mi è piaciuto molto il taglio che ha dato, cioè il taglio di una scuola come elemento di stabilità sociale. Non le nascondo che all'inizio di quest'anno, quando stavano terminando le vacanze di Natale, come genitore di due studenti tredicenni che frequentano una terza media statale a Roma ero molto preoccupato sul rientro in classe, e dentro di me auspicavo quasi un rinvio di un paio di settimane, pensando che avremmo potuto recuperarle a giugno, allungando il periodo di lezioni.
  Ho visto che lei ha reagito con grande fermezza, e l'ha dichiarato usando proprio questa parola, dicendo invece che bisogna ricominciare. Devo dire che questo 93,4 per cento che lei ci ha dato delle classi in presenza conferma che la sua scelta è stata corretta. Anche l'esperienza di queste due settimane dall'inizio delle lezioni, l'esperienza concreta della scuola, conferma che c'è stato qualche caso sporadico, ma che tutto si può gestire bene. Del resto, il concetto che se tutto il Paese è aperto, dagli stadi alle palestre, ai ristoranti, agli hotel, e Pag. 15le scuole invece sono chiuse, giustamente non è un concetto valido.
  Detto questo, nel mio intervento volevo affrontare un tema che è stato già proposto da alcuni colleghi che mi hanno preceduto: quello del disagio psicologico. Penso che abbiamo l'occasione quest'anno, in questi undici mesi che ci separano dalla fine della legislatura, di fare un salto di qualità in avanti. Come Coraggio Italia abbiamo presentato una proposta di legge ben precisa – so che altri gruppi parlamentari vi stanno lavorando o hanno presentato proposte analoghe – che prevede l'istituzione di uno psicologo scolastico fisso in ogni scuola italiana, a tempo pieno. Io so che con un emendamento della legge di bilancio è stato aumentato il fondo che già esiste e che permette alle scuole di avere dei consulenti, però per due, quattro, sei ore a settimana, consulenti esterni che quindi possono svolgere un lavoro molto limitato. I dati che arrivano dall'Istituto superiore di sanità confermano che la pandemia ha accresciuto gravemente il disagio psicologico negli studenti.
  Posso citare qui anche un fatto personale, forse mi era già capitato di dirlo. Alcuni mesi fa, in una classe di uno dei miei due figli un ragazzo ripreso dalla professoressa ha reagito in maniera violenta e si è buttato dalla finestra. Non è successo niente perché c'era un albero o dei cespugli, ha riportato alcune fratture, però vi lascio immaginare quale fu lo shock per i suoi compagni. Questo è solo un esempio che dimostra come siano aumentate le fragilità in seguito alla DAD del primo anno di pandemia, in seguito all'isolamento sociale, al distanziamento sociale dei primi mesi.
  Quello che vorrei chiedere è di supportare questa proposta di legge di iniziativa parlamentare, che può anche diventare un testo unitario, calendarizzandola in Commissione in tempi rapidi, facendo anche un piccolo sforzo economico a fronte del costo di un docente in più in ogni scuola. Verrebbe inserito in una posizione di ruolo a tempo pieno, strutturato: sarebbe un aiuto importantissimo per i presidi, i dirigenti scolastici, gli studenti, le famiglie, i docenti. Potrebbe svolgere un lavoro a tempo pieno, un lavoro serio, senza trascurare l'aspetto di assicurare un posto di lavoro a molti psicologi il cui settore è gravato da pesante disoccupazione. Le chiedo quindi se è d'accordo nel sostenere un'iniziativa parlamentare che con il sostegno del Governo ha sicuramente maggiori probabilità di andare in porto. Grazie.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. Grazie, presidente. Grazie, ministro, per la sua relazione, che ci ha dato elementi importantissimi per affrontare in modo corretto quello che ci aspetta. Intervengo perché condivido l'idea di molti docenti che reagire alle difficoltà è parte importantissima dell'educazione, come lo è imparare ad affrontare la realtà, ad avere fiducia, ad affrontare regole condivise per arrivare al bene comune.
  Credo siamo tutti d'accordo che nelle difficoltà della pandemia si possano cogliere anche alcune importanti opportunità educative del vivere insieme. Siamo convinti che la pratica della lettura sia uno di questi elementi da condividere e che può aiutarci ad affrontare anche nuove didattiche, perché questo è uno dei temi che è emerso, almeno nelle analisi che abbiamo fatto in questi due anni. Una didattica nuova, meno centralista, meno rigida, capace di cogliere le opportunità che possono arrivare da letture autonome o da letture portate avanti insieme.
  Ricordiamo che le biblioteche innovative che il Ministero dell'istruzione ha costruito e portato avanti negli anni passati, ripartendo dal 2015 e quindi dalla legge n. 107 all'interno del Piano della scuola digitale, l'azione 24, andavano nella direzione di un uso della didattica di cui lei ha parlato prima, cioè una didattica che si integri all'interno di un processo educativo e che diventi un elemento importante di questo. Ministro, noi siamo convinti in questa Commissione – lo dico perché ci abbiamo lavorato tutti insieme – che quello delle biblioteche scolastiche sia uno dei temi forti, importanti, in cui questa integrazione della didattica, questa possibilità di ripensare a un modello di scuola che Pag. 16tenga conto di vari elementi, possa essere estremamente importante.
  Sappiamo che durante la pandemia molte biblioteche scolastiche sono state trasformate in aule, che ci sono stati grandi difficoltà a fare approvvigionamenti di libri nuovi. Sappiamo però anche di poter contare su un suo impegno personale, Ministro, perché abbiamo seguito una serie di convegni in cui lei ha parlato di biblioteche come luoghi di incontro, come luoghi di esplorazione di emozioni, luoghi che siano al centro della scuola.
  Ministro, vorremmo chiederle di continuare in questo lavoro, anche perché in questa Commissione la scorsa settimana è stato approvato un piano per la lettura che prevede uno stanziamento, per tre anni, di mezzo milione all'anno per la formazione di insegnanti e di personale ATA o volontario che possa gestire le biblioteche scolastiche. Le chiediamo di aiutarci a continuare in questo percorso.

  GIANLUCA VACCA. Grazie, presidente. Innanzitutto mi unisco ai ringraziamenti per questa audizione, per i dati, per la relazione che ci ha fornito, importantissima, e mi unisco ai ringraziamenti soprattutto al corpo docente, a tutto il personale scolastico, che sta facendo veramente un lavoro straordinario. Mi confronto quotidianamente con mia moglie che è insegnante, ma anche con tanti dirigenti e tanti docenti in questi giorni: veramente il carico di lavoro e di incombenze che si sono riversate su di loro, è enorme. Incombenze che si aggiungono al carico di lavoro normale, quotidiano, che già le scuole affrontavano. Di questo bisognerà tenere conto. Sento che fanno molta fatica, per esempio, a partecipare ai bandi che il Ministero ha stanziato. A mio avviso, quando si vanno a stabilire le date di scadenza di partecipazione a bandi o quant'altro, bisognerebbe tenere conto del carico di lavoro straordinario che oggi le scuole si trovano ad affrontare con poche risorse aggiuntive. È vero che è stato fatto tanto, ma comunque le scuole sono in affanno.
  Apprezzo la posizione di fermezza che il Governo ha assunto per tenere le scuole aperte. Abbiamo sempre detto che le scuole devono essere le ultime a chiudere, quindi condividiamo questa posizione come anche la fermezza di fronte alle regioni. Non è stato facile, immagino, mantenere la linea nei confronti di regioni che invece volevano molto semplicisticamente chiudere le scuole prima di tutto il resto.
  Aggiungo una breve riflessione. In questi mesi stiamo imparando che, purtroppo, quella che credevamo all'inizio essere una situazione emergenziale, non si sta rivelando tale. Come le è stato già detto da altri colleghi, il nostro timore è che dovremo convivere con queste situazioni ancora a lungo, magari in forma diversa: ci auguriamo con numeri ancora più bassi e con una diminuzione dell'incidenza, però dobbiamo iniziare a strutturare percorsi modulabili, ma semi-permanenti di convivenza con il virus.
  I protocolli da introdurre sicuramente sono da migliorare e da semplificare, ma non da stravolgere, perché ricominciare da capo sarebbe un trauma troppo forte per la scuola. Tutto è migliorabile, ma stravolgere non semplificherebbe la situazione. Bisogna però fare tesoro e aggiustare il tiro partendo da dove siamo oggi e iniziare a strutturare sistemi di convivenza con il virus in modo da non dover sempre rincorrere l'emergenza.
  Bisogna migliorare e potenziare le strutture di supporto alle scuole. C'è qualcosa che ancora non funziona, come il rapporto con le ASL, o che funziona non benissimo. Dipende dai territori, è vero, ma bisogna lavorare molto anche su questo. Bisogna continuare sulla strada della vaccinazione. Finché la scienza e i medici diranno che quella è la strada principale, dovremo continuare su quella strada assolutamente. Non ci piace molto la differenziazione tra vaccinati e non vaccinati nella scuola. Discriminare o differenziare deve essere a mio avviso sempre l'ultima ratio, non la regola di gestione della quotidianità nelle scuole.
  Una cosa importante, che è stata anche detta, è il supporto alle famiglie. Ci sono tante famiglie che per periodi più o meno brevi devono gestire i figli a casa o perché sono positivi o perché sono in quarantena. Bisogna ripristinare i bonus baby sitterPag. 17come in passato, o ampliare i permessi dal lavoro, per non lasciare le famiglie sole in queste situazioni.
  Sono d'accordo sull'idea del recupero degli apprendimenti persi. Questo è fondamentale, quindi lavoriamoci già da adesso e non arriviamo a maggio o a giugno per improvvisare i percorsi. L'esperienza dell'anno scorso non è stata eccellente, questo ce lo possiamo dire.
  È importantissimo anche, riguardo all'ultimo intervento del collega Carelli, il discorso psicologico. Forse lo stiamo sottovalutando un po' tutti; invece, dobbiamo partire anche da qui. Il disagio psicologico sta crescendo in questi due anni e le nuove generazioni vanno supportate, come anche le loro famiglie, ma soprattutto i più piccoli e le fasce sociali più deboli. Accanto all'aspetto didattico, accanto all'aspetto degli apprendimenti, non sottovalutiamo l'aspetto psicologico. Tutto quello che possiamo fare per aiutare famiglie e le scuole sotto questo aspetto credo che debba essere fatto.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vacca. Non ho più iscritti a parlare. Prima di darle la parola, ministro, anch'io volevo unirmi al coro di plauso per avere mantenuto fermezza nell'apertura delle scuole in presenza. Da questa Commissione è venuta fuori sempre con forza questa posizione. La scuola in presenza è fondamentale per la crescita dei nostri ragazzi, delle nostre ragazze, dei nostri bambini e delle nostre bambine. Certo, ci sono molte difficoltà e anch'io, come presidente, ringrazio tutto il mondo scolastico e il mondo ministeriale che ha lavorato e lavora ogni giorno per portare avanti la macchina burocratica e organizzativa del Ministero. Vorrei sottolineare due aspetti, Ministro, se mi permette: continuare a monitorare i dati sulla dispersione scolastica e sull'abbandono, perché i dati stanno diventando veramente preoccupanti. Inoltre, accanto al recupero degli apprendimenti, credo che il Governo debba fare uno sforzo ulteriore per far sì che si investa moltissimo sul recupero del gap formativo che, soprattutto in alcuni settori, in alcune regioni, nelle periferie, si sta registrando sempre di più. Infine, raccomando un supporto per il disagio psicologico, perché credo che la fragilità dei nostri giovani sia diventata molto forte. Su questo, come Commissione, ci sarà l'impegno da parte di noi tutti di disponibilità a lavorare in sinergia perché, comunque, ci sono alcune disfunzioni. Una cosa, per esempio, mi viene segnalata continuamente, ministro, e su questo vorrei che ponesse attenzione. I bambini, soprattutto alla primaria, che sono positivi o sono venuti a contatto stretto con positivi, spesso non vedono attivata la DAD in alcune realtà scolastiche. Su questo vorrei che si facesse un po' più di attenzione per verificare se è vero che i bambini vengono lasciati in balia di loro stessi. Sono gap che poi non si recuperano.
  Ringrazio veramente tutti e do la parola a lei, ministro, per la replica.

  PATRIZIO BIANCHI, Ministro dell'istruzione. La ringrazio moltissimo, presidente, e ringrazio tutti voi. Mi si permetta, prima di rispondere alle tante domande di portare tutto il mio sostegno e amicizia all'onorevole Mollicone. La prego, presidente, consegnare, oltre a quella di tutti, anche la mia simpatia e la mia amicizia.
  Detto questo, parto dal disagio psicologico. Già prima della pandemia, avevamo situazioni che esprimevano molto disagio, che a volte si esprimeva in maniera esplicita, come ha detto lei, presidente, con i tassi di abbandono. Non dimentichiamo che negli anni passati eravamo arrivati ad aree di abbandono molto diversificate nel Paese, con livelli sotto a quello europeo; ad esempio, il Veneto e l'Emilia, le periferie delle grandi città del Sud. È un disagio che a volte veniva nascosto ed era quasi oggetto di vergogna personale e che invece con questa durissima prova per tutti si è reso esplicito. Credo che oggi questo sia uno dei temi principali che noi dobbiamo affrontare.
  Onorevole Bella, noi possiamo monitorare i dati oggettivi e lo abbiamo fatto fino al dettaglio. Sono d'accordo a renderli disponibili alla ricerca, però, una volta che sono stati trattati, perché i dati specifici sono sulle persone. L'abbiamo visto quando abbiamo fatto la piattaforma – che è stata Pag. 18citata – anche per quanto riguarda i docenti; li abbiamo anche per gli studenti. I dati possono essere forniti alla ricerca se anonimizzati, cioè se trattati in maniera tale da garantire il diritto alla privacy di ognuno. Ho fatto questo mestiere per tutta la mia vita e quindi ho presente che è giusto avere i dati a disposizione, ma trattati in modo da non intervenire mai sul diritto delle persone alla riservatezza. Abbiamo dati puntuali che ci presentano un Paese non voglio dire polverizzato, ma su cui la grana di lettura deve essere finissima. All'interno della stessa regione, a volte all'interno della stessa città, abbiamo situazioni molto differenti fra loro. Dobbiamo condividere questo con le autorità locali e con i nostri uffici scolastici regionali, però sempre avendo cura della tutela del diritto delle persone. Non vi è dubbio, però, che il tema del sostegno psicologico, non solo ai ragazzi ma anche al personale, oggi diventa assolutamente cruciale. Abbiamo rischi seri per molti dei nostri dipendenti; lo sappiamo, lo abbiamo chiarissimo. Il prolungarsi di questa situazione ha generato tutto questo.
  Abbiamo apprezzato molto che nell'ultima legge di bilancio si siano messe a dimora risorse. Abbiamo rinnovato il protocollo con l'Ordine italiano degli psicologi. Loro stessi ci mettono in guardia dal trasformare, dal clinicizzare le condizioni psicologiche, in particolare dei ragazzi. È materia che trattiamo con la massima accuratezza, ma anche con la sensibilità necessaria per affrontare temi di questo tipo. Ci avvaliamo, io stesso mi avvalgo, della possibilità di confrontarmi con persone di grande livello. Cito per tutti una persona che stimo tantissimo: la professoressa Lucangeli. Però, attenzione: c'è un problema, come abbiamo detto prima. Mettiamo a disposizione tutte le opportunità, senza però giungere a una clinicizzazione dei problemi e conseguente medicalizzazione. Tutte le considerazioni che possiamo fare assieme trovano il Ministero in assoluto ascolto e con possibilità di condivisione.
  Troviamo il modo, però, di affrontare con realismo la situazione attuale. Tutti siamo provati duramente, però i nostri consulenti ci hanno detto e ci hanno ripetuto costantemente che non è la DAD che fa male, è l'isolamento. Oggi mi hanno dato del testone su un giornale. Io sono uomo di campagna e assumo questo sempre come un dato positivo: vuol dire che siamo fermi nelle nostre idee. Se devi portare i ragazzi a scuola è perché la prima delle cure è la comunità. Se non c'è comunità, c'è isolamento; se c'è isolamento, non vi è capacità di confrontarsi.
  Ieri ho letto una cosa che mi ha fatto molto soffrire, devo dire. È una lettera di una madre che sul Corriere scriveva del figlio di diciott'anni che non ha retto. Purtroppo non ha trovato l'albero di cui parlava l'onorevole Carelli. La conclusione è stata definitiva. Era sul Corriere di ieri. È proprio questo senso di solitudine che poi diventa il vero morbo che porta anche a soluzioni estreme, particolarmente quando ci sono situazioni familiari fragili e difficili. Il rischio è di creare, e ha ragione lei, onorevole Vacca, un nuovo livello di diseguaglianza sociale, un nuovo livello di ineguaglianza sociale, l'iniquità sociale. Anche per questo non è inaccettabile – al di là del fatto che non è mai accettabile la sofferenza di una persona. Il dolore non è accettabile; però, bisogna, come ha detto lei, onorevole Di Giorgi, anche fare dell'educazione il luogo in cui insieme si affrontano i dolori, perché il dolore esiste. Non possiamo illudere i nostri ragazzi e le nostre ragazze che il dolore non esista. Non si può vivere soltanto nel principio di piacere. C'è anche il dolore nella vita. Credo che riuscire a fare tesoro di questa esperienza dolorosissima per tutti, per insegnare ai nostri ragazzi e forse a noi stessi che insieme si possono affrontare anche i drammi, sia il punto cruciale che ha guidato la nostra e la mia azione in questo volere tenere fermo il principio della scuola in presenza.
  Esistono diversi problemi, io sono il primo a riconoscerlo. Esistono due questioni che abbiamo di fronte e che si palesano in queste evidenze: la prima è quella che io chiamo la «Repubblica delle autonomie». Io do un giudizio positivo del passaggio storico del 1997, quando abbiamoPag. 19 riconosciuto che una Repubblica matura vive della responsabilità di ognuno nel proprio ruolo, però queste devono convergere nel bene collettivo. Stiamo misurando quanto questo sia difficile.
  Io non mi sottraggo dall'obbligo di dare direttive, ma devo dare direttive a soggetti che hanno costituzionalmente una loro autonomia quando, ed è il caso dei sistemi di ventilazione e aerazione, i proprietari degli edifici sono i comuni e le province. Io posso mettere a disposizione risorse e dare anche linee guida, ma la responsabilità non solo è loro, ma loro è la proprietà, così come per la gestione di altri strumenti. Io posso benissimo mettere a disposizione le risorse e dare linee guida, però, attenzione: abbiamo 51 mila edifici in Italia.
  Sto vedendo molte scuole in questo momento, perché vi confesso che quando sono in grande difficoltà vado a vedere una scuola, perché ho bisogno di vedere i ragazzi, ho bisogno di vedere i miei insegnanti. Sono stato in una scuola qui a Roma, di inizio del secolo scorso, con le pareti più alte, con i soffitti più alti di questi. Quelle più in difficoltà sono le scuole degli anni Settanta: non solo è stato dimostrato che sono quelle più difficili, che più hanno problemi a resistere, specialmente dove si sono verificati eventi sismici, ma hanno anche caratteristiche più difficili oggi da gestire. Su questo vi ricordo che noi, sia sui fondi ordinari, sia sui fondi strutturali, sia sui fondi del PNRR, abbiamo in corso come Paese un enorme investimento mai visto prima sull'edilizia. Sono stato ieri in un posto, dove vi invito veramente ad andare e dove tornerò a marzo: sono stato a Sesto Fiorentino. Abbiamo visto una scuola bellissima dove non ci sono problemi di aerazione, perché è naturalmente areata. Dobbiamo intervenire su situazioni che erano state disegnate in maniera diversa, perché gli spazi qualificano anche il tipo di didattica. La vecchia teoria di «una bella scuola è un corridoio con le porte chiuse dove non vola una mosca» è ancora sul nostro collo, non dimenticatelo. Sono contento delle cose che mi avete detto: sicuramente su questo dobbiamo però fare il punto sull'equilibrio delle responsabilità. Uso la parola «potere», anche se non si dovrebbe: è un potere di indirizzo del Ministero, perché altrimenti non ne usciremo più. È cruciale, ad esempio, il problema del rapporto con la sanità e l'organizzazione sanitaria. Abbiamo deciso nel nostro Paese di regionalizzare la sanità e quindi non vi svelo nulla che voi non sappiate se dico che la situazione è molto diversificata regione per regione, direi quasi provincia per provincia. Però stiamo verificando e monitorando queste situazioni, che sono molto diverse territorio per territorio. E laddove si riesce, non solo fra preside e direttore di USR, ma a livello territoriale, a darsi delle regole, questo aiuta largamente. Abbiamo messo in campo da più parti i patti educativi di comunità che servono proprio a questo, a regolare non solo l'emergenza, ma anche il post emergenza. Abbiamo un dialogo intensissimo col Ministro Speranza e con il Ministero. A tale proposito abbiamo segnalato le cose che lei, onorevole, ha sottolineato, cioè la discrepanza fra i diversi protocolli. Non c'è dubbio che il tema cruciale di questo momento sia la semplificazione; primo, perché abbiamo imparato, lo stiamo vedendo sul campo; secondo, perché questo diventa il limite più grosso oggi a una gestione della fuoriuscita dalla pandemia.
  Rispetto al punto che lei citava, ovvero il rientro a scuola dopo una positività o una quarantena, e che sia sufficiente il tampone, specifico che oggi abbiamo una cautela che ci viene raccomandata soprattutto dal Garante della privacy, che impone che i titoli sanitari siano verificati solo da una persona che abbia una competenza medica; in tal caso si ritornerebbe a scuola come si fa adesso dopo un'influenza, e questo l'abbiamo già fatto. Il passaggio successivo lo stiamo verificando in modo che possa avvenire senza ledere i diritti di privacy delle persone. Però è un percorso assolutamente opportuno, su cui stiamo lavorando. Mi sembra assolutamente importante, così come mi sembrano importanti anche tutte le tematiche di coerenza e semplificazione, posto che molte di queste sono date da letture differenziate a livello territoriale dalle stesse autorità sanitarie. Pag. 20Questo è un problema che non posso affrontare da solo; lo debbo affrontare insieme al Ministro Speranza, ma soprattutto insieme alla Ministra Gelmini, per andare verso un'omogeneizzazione dei comportamenti in soggetti che però sono autonomi, come sono le regioni. Stiamo facendo questo lavoro, credetemi, non semplice di mise à nouveau dei sistemi, il che implica un lavoro a più voci. Molti dei problemi che lei segnalava nascono da questo, dal fatto che vengono date letture degli stessi protocolli in maniera molto differenziata da territorio a territorio. Comunque, bisogna andare sicuramente non solo verso una semplificazione, ma anche verso una convergenza dei processi di lettura. Ancora una volta, come Ministero dell'Istruzione, possiamo fare delle linee guida, delle direttive, però non abbiamo una capacità impositiva su questo. E questo non so se è un problema o se è un atto di rilevanza. Comunque io lo rilevo e stiamo lavorando per affrontare con concretezza queste tematiche.
  Quanto al tema delle mascherine che mi avete posto, abbiamo stabilito, mi sembra, alcune priorità. La prima di queste è stata l'idea di intervenire a tutela di quegli insegnanti che lavorano nelle scuole dell'infanzia e nei nidi, dove non c'è possibilità di vaccinazione dei bambini e neanche di imporre l'uso delle mascherine. La seconda priorità è stata per quegli insegnanti che lavorano dove vi sono bambini che non possono portare la mascherina o altro dispositivo di protezione. Secondo me, il terzo livello di priorità è rappresentato da tutti i ragazzi che sono in auto-sorveglianza. Spero che questo processo di progressiva apertura possa avvenire. La dimensione che abbiamo detto è sicuramente un vincolo. La capacità non solo di produzione di mascherine, ma anche di distribuzione, diventa un vincolo. Il commissario Figliuolo, come voi sapete, è intervenuto calmierando il prezzo delle mascherine a 0,75. Capisco che bisogna andare avanti: è una delle bandiere che sostengo e sosteniamo in tanti, sicuramente più portabile da parte di tutti. Capisco però l'idea della progressività delle opzioni, e quindi bisogna progressivamente ampliare quest'area.
  Abbiamo il tema disabili rispetto al quale la mia posizione corrisponde a quella della norma attualmente vigente: bisogna dare tutti i vantaggi a chi è svantaggiato. Scusate, sembra un gioco di parole, però credo che sia chiaro come logica. Io temo molto quando un bambino o una bambina, un ragazzo o una ragazza, sta a casa, in particolare se ha problemi di isolamento. Non possiamo metterli a rischio. Su questo abbiamo una discussione aperta con la sanità, che ovviamente teme il contagio. Io, però, insisto perché il principale tema che deve essere garantito ai bambini che più hanno difficoltà è la presenza nella comunità.
  Il tema che affronto volentieri e che è stato riportato da lei, onorevole Aprea, e quello dell'andare verso un uso maturo delle attività digitali. «Uso maturo» vuol dire non solo utilizzare gli strumenti, ma utilizzarli in modo proprio. Gli strumenti digitali non servono per chiudere, ma servono per aprire, per allargare la comunità, per mettere in connessione luoghi e spazi diversi, ma sempre all'interno di un piano didattico. Sono strumenti della didattica e non l'alternativa alla didattica. Su questo noi stiamo lavorando con il PNRR, dove esiste, come sapete, un piano di grande dimensione sulla didattica digitale, ma soprattutto sulla formazione dei nostri insegnanti e di tutto il nostro personale all'uso di un digitale maturo, usando ancora questo termine.
  A seguito dei tanti interventi che avete fatto, vorrei fare una riflessione sul personale Covid-19. Già con il precedente Governo, abbiamo legato il personale Covid-19 allo stato di emergenza. Vorrei il vostro aiuto e il vostro supporto per ricordare a tutti che – sperando che lo stato di emergenza finisca presto – dobbiamo portare in fondo l'anno scolastico. Su questo ho bisogno di aiuto e ve lo dico francamente: ho bisogno di avere chiaro che il personale deve portarci fino in fondo.
  Un altro tema che mi è caro che avete trattato sia lei, onorevole Fusacchia, sia lei, onorevole Vacca, e altri deputati, è quello del recupero. L'anno scorso abbiamo avviato, in via del tutto sperimentale, un piano per l'estate che ha coinvolto 7.500 Pag. 21scuole su 8.400; ma, soprattutto, ha coinvolto le scuole di quelle aree dove, chiusa la scuola, ci sarebbe stato sostanzialmente il vuoto. Stiamo non solo cominciando, ma abbiamo già avviato, una riflessione su un nuovo piano estate. Francamente, potremmo anche agire sul calendario; però il calendario, come sapete, è competenza esclusiva delle regioni. Pertanto, o avviamo un ragionamento complesso per verificare le diverse condizioni territoriali – cosa che si può fare – modificando la norma che prevede che il corso dell'anno sia di 205 giorni, oppure lavoriamo su un piano estate che poi diventi, ancorché non imperativo, tale da coinvolgere tutte le scuole o aggregando le scuole di un territorio. Sul piano estate che abbiamo monitorato – se volete, tornerò da voi a illustrarvene i risultati e a profilare il prossimo – abbiamo avuto situazioni molto belle. Il piano estate è stato il luogo in cui è stata sperimentata la scuola nuova. Quasi dappertutto, con tempi e modi diversi, – lo possiamo regolare in maniera diversa – sono state sperimentate le condizioni di scuola che erano state non solo inibite durante il periodo della pandemia, ma che di fatto non vi erano nella struttura organizzativa pre-Covid-19.
  Vi faccio tre esempi che ho trovato veramente molto belli. Mi hanno raccontato che a Firenze hanno usato il piano estate in una scuola in cui facevano attività di formazione professionale per permettere a tutti coloro che facevano attività di cura di avere la qualifica di operatore socio-sanitario. Può sembrare una cosa da poco, ma poter recuperare durante l'estate non una generica presenza a scuola, ma una finalizzazione per il lavoro, è molto importante. Passando al secondo esempio, relativamente alle cose che lei dice spesso, onorevole Aprea, ho visto durante l'estate attività di coding con i bambini piccoli che durante l'attività corrente non c'erano. Per quanto riguarda il terzo esempio, ho visto attività di integrazione di bambini di figli di migranti con un uso della parola e con un confronto della parola che visibilmente non si poteva fare in tempo corrente. Anche su questo sono pronto a misurarmi e a confrontarmi.
  Vi dico gli esiti che abbiamo avuto l'anno passato e anche quali sono le linee su cui vorremmo muoverci per una scuola che possa essere effettivamente di accompagnamento, in cui il recupero non sia un recupero di ore, ma sia il recupero di sostanza.
  L'anno scorso, nei tantissimi luoghi che ho visitato, ho visto un piano estate come recupero di affettività. Non è banale e torno al punto iniziale. Una scuola dell'affettività è una scuola che pone al centro dell'attenzione la cura psicologica del bambino e della bambina, del ragazzo e della ragazza. In questo momento è fondamentale, perché i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze non possono sentirsi soli e abbandonati. Per questo sono pronto a ragionare con voi su un piano estate che sia un piano di recupero di competenze, di sapere, ma anche di quell'insieme di character skills del vivere assieme.
  Su tutto questo e su altro, non soltanto vi è tutta la mia attenzione e tutta la mia disponibilità. Tuttavia, se posso permettermi, credo che dobbiamo fare, nelle rispettive responsabilità, un lavoro d'insieme. L'uscita dalla pandemia ci sarà solo e unicamente se saremo in grado di aprire la scuola nuova, quella che la serie di riforme che ci propone il PNRR ci danno come impalcatura che va riempita di sostanza.
  Il dibattito sugli ITS va avanti e mi sembra che finalmente siamo arrivati al dunque. Sono fortemente e totalmente convinto che questo sia radicato nell'istruzione e che sia un pezzo che completa il percorso educativo, così come lo sono la scuola nido e la scuola dell'infanzia. Stiamo facendo per gli asili nido un investimento da 4 miliardi di euro. Credo che aver approvato questo sia motivo di orgoglio di tutti.
  Stiamo lavorando su tutta la parte di alta formazione, quindi di formazione permanente e di formazione iniziale dei nostri insegnanti. Abbiamo avviato il percorso per altri 40 mila insegnanti per il loro concorso, a partire dalle STEM (science, technology, engineering and mathematics). Non soltanto abbiamo ben chiaro il tema degli insegnanti, ma abbiamo avviato il concorso per gli altri 40 mila. Dopo quello per i 60 Pag. 22mila che abbiamo fatto nella primavera e nell'estate, ne facciamo un altro per 40 mila e siamo partiti dalle STEM. Tuttavia, abbiamo ben chiaro che vi è un tema di rapporto con l'università. Quando mi si dice che mancano insegnanti di matematica, sia ben chiaro che non mancano perché c'è il Covid-19, perché mancavano anche prima, così come mancava anche prima un percorso chiaro che potesse permettere a una persona di considerare il percorso di insegnante non come il residuo dell'ultima estate, ma come un percorso anche vocazionale.
  Riservo l'ultima riflessione, e poi concludo, al tema delle didattiche, su cui dobbiamo ragionare, e alla lettura. La lettura non è un accessorio della capacità di costruirsi un percorso educativo, ma è la riconquista della parola. Abbiamo quindi dedicato non soltanto tutta l'attenzione a questo, ma abbiamo recuperato anche i milioni di euro che erano giacenti e che sono necessari per formare anche coloro che si occupano di biblioteche. Deposito, su questo, un appunto sul quale abbiamo lavorato.
  Su questo tema, onorevole Nardelli, le posso garantire che faremo non semplicemente un progetto, ma lo articoleremo in questa idea di scuola nuova che faccia della capacità del vivere insieme il nodo fondamentale. La lettura vuol dire riprendere la parola, riprendere il gusto di parlarsi, il gusto di leggere, il gusto di fare e costruire cultura insieme. Noi ci siamo, con le difficoltà e con i problemi che abbiamo, ma anche con la convinzione testarda che stiamo facendo il bene dei nostri ragazzi e delle nostre ragazze.

  PRESIDENTE. Grazie, ministro. La ringrazio veramente sia per il suo intervento iniziale che per la replica. Dichiaro conclusa l'audizione. Autorizzo la pubblicazione della documentazione depositata dal ministro in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegati).

  La seduta termina alle 16.

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