Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (XIV Camera e 14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Martedì 9 luglio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battelli Sergio , Presidente ... 3 

Comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo straordinario del 30 giugno-2 luglio 2019 (ai sensi dell'articolo 126-bis del Regolamento della Camera dei deputati e dell'articolo 142, comma 1, del Regolamento del Senato della Repubblica):
Battelli Sergio , Presidente ... 3 
Moavero Milanesi Enzo , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Battelli Sergio , Presidente ... 6 
De Luca Piero (PD)  ... 6 
Ginetti Nadia  ... 7 
Giglio Vigna Alessandro (LEGA)  ... 8 
Rossini Emanuela (Misto-Min.Ling.)  ... 8 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Sensi Filippo (PD)  ... 9 
Montaruli Augusta (FDI)  ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Moavero Milanesi Enzo , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 12

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIV COMMISSIONE
DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
SERGIO BATTELLI

  La seduta comincia alle 11.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-TV e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati.

Comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo straordinario del 30 giugno-2 luglio 2019.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le comunicazioni del Governo sugli esiti del Consiglio europeo straordinario del 30 giugno – 2 luglio 2019, relative in particolare al rinnovo delle cariche delle principali istituzioni dell'Unione europea.
  Saluto il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Enzo Moavero Milanesi, che ringrazio per la sua disponibilità anche a nome del presidente della Commissione politiche dell'Unione europea del Senato, Ettore Antonio Licheri.
  Al fine di assicurare un ordinato svolgimento dei lavori delle Commissioni e garantire a tutti i gruppi di poter intervenire, chiedo ai colleghi di far pervenire fin da ora al banco della Presidenza le proprie richieste di intervento, in modo da distribuire il tempo a disposizione e dare modo al ministro di replicare.
  Do quindi subito la parola al Ministro Moavero Milanesi per il suo intervento.

  ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, grazie, presidenti e membri del Parlamento.
  Il vertice straordinario (come tale deve essere propriamente chiamato) del 30 giugno si è svolto in un arco orario inusuale perfino per le abbastanza frequenti lunghe notti dei Consigli europei, perché ha occupato lo spazio temporale dalle 18.30 di domenica 30 giugno fino alle 9-9.30 di mattina di lunedì 1 luglio successivo, è stato poi aggiornato al 2 luglio, alle ore 11.00, dipanandosi nel corso della mattina e del pomeriggio, per poi arrivare alla presa di decisione.
  Questo arco temporale, citato non per motivi cronicistici, ma per attirare l'attenzione su un fatto politico in realtà rilevante, perché è stata una decisione complessa, articolata e politicamente laboriosa, è un primo elemento che vorrei sottolineare anche per la sua natura inedita.
  Il secondo elemento riguarda la decisione finale, il cosiddetto «pacchetto finale», nella terminologia un po' gergale che è stata utilizzata, delle nomine, che si è manifestato fra la tarda sera di lunedì, come primi spunti, e la mattina di martedì 2 luglio, con i nomi poi votati dal Consiglio europeo, votati perché uno degli Stati si è astenuto nell'ambito di quel raggiungimento di consenso (si tratta della Germania) e di conseguenza c'è stata un'espressione che tecnicamente si può definire di voto.
  Conoscete le personalità indicate come conoscete i loro Paesi di provenienza e i loro partiti politici di appartenenza. Nessuna di queste personalità appariva fra i cosiddetti Spitzenkandidaten, terminologia molto tedesca, perché tale è come lingua di espressione, che indica il candidato di punta, Pag. 4il candidato capofila delle famiglie politiche europee, che viene indicato prima delle elezioni del Parlamento europeo con l'intesa politica generale che questa figura diventi poi presidente della Commissione.
  Questo meccanismo era stato applicato in occasione della nomina e dell'elezione di Jean-Claude Junker alla testa della Commissione, lui era stato il candidato di punta della famiglia dei Popolari europei, che era risultata la più votata complessivamente nella precedente legislatura del Parlamento europeo, ed era diventato presidente della Commissione.
  Questa volta non è andata in questo modo, nessuno dei candidati di punta è stato alla fine individuato dai Capi di Stato e di Governo come presidente della Commissione ed è stata invece designata la signora Ursula von der Leyen, attualmente Ministro della difesa della Germania. Il risultato di questo lungo vertice dei Capi di Stato e di Governo va quindi oltre il sistema degli Spitzencandidaten.
  Un terzo elemento che vale la pena di sottolineare dal punto di vista un po' politico, un po' della configurazione di queste nuove cariche di vertice dell'Unione europea riguarda la presenza (anche qui è la prima volta) di due donne fra le quattro cariche principali intese come Consiglio, Commissione, Banca centrale europea, Alto Rappresentante per la politica estera, a cui naturalmente si aggiunge (non era oggetto delle decisioni possibili da parte del Consiglio europeo) la figura del Presidente del Parlamento europeo.
  La presenza di due donne – se andiamo a guardare le due legislature europee precedenti troviamo in entrambe la presenza di una figura femminile come Alto Rappresentante, Catherine Ashton prima e Federica Mogherini successivamente –, rappresenta un elemento importante nella geografia dell'equilibrio di parità e di pari opportunità a livello europeo, in particolare molto significativa appare la scelta di una signora come Presidente della Commissione, il che rappresenta una prima volta in assoluto.
  Un quarto elemento di lettura politica che porterei alla vostra attenzione è che far quadrare questo cerchio o, per meglio dire, mettere a posto i colori di questa sorta di cubo di Rubik che rappresenta la scelta delle varie cariche europee, non è semplice, giacché si deve tenere conto di vari fattori (l'appartenenza politica, le pari opportunità, la provenienza geografica dei vari candidati).
  Nell'attuale configurazione delle alte cariche europee per la prossima legislatura, includendo a questo punto anche l'elezione da parte del Parlamento europeo come Presidente per i primi due anni e mezzo di legislatura del nostro compatriota David Sassoli, ci troviamo in una configurazione geografica che non vede attualmente la presenza di esponenti del nord Europa e dell'est Europa.
  Si era parlato di una possibile presidenza nel primo mandato che negli accordi appariva assegnata al gruppo dei socialisti europei, si era parlato della presidenza del presidente del PSE che viene dalla Bulgaria, però la decisione del voto parlamentare è stata diversa, quindi dal punto di vista della mappatura geografica c'è il sud, c'è il centro, c'è l'ovest se vogliamo considerare la Spagna come un Paese ovest- sud, ma non ci sono il nord e l'est.
  Per l'Italia è stato importante che un nostro compatriota sia stato individuato come presidente del Parlamento europeo, però altrettanto importante sarà la collocazione adeguata in seno alla Commissione europea, che incomincerà a configurarsi nella sua veste di inizio operatività dopo il voto, previsto normalmente per il 16 di questo mese in Parlamento, del presidente designato.
  La signora Ursula von der Leyen attualmente è presidente designato, tecnicamente parlando, diventerà presidente eletto se raccoglierà la maggioranza necessaria in seno al Parlamento europeo, di fronte al quale si presenterà con il suo programma come presidente.
  Successivamente al voto favorevole (ipotizziamo per fare questo arco di successivi avvenimenti), la presidente a quel punto eletta della Commissione europea con ciascuno dei Governi provvederà all'individuazione dei membri della Commissione designati Pag. 5 e assegnerà loro il portafoglio di competenze.
  Qui le competenze potranno anche variare a seconda della struttura che potrà darsi la Commissione europea. La Commissione Junker aveva innovato rispetto alla situazione precedente, nominando un numero abbastanza significativo di vicepresidenti, ciascuno dei quali coordinava dei cosiddetti «gruppi» o, traducendo letteralmente il termine inglese utilizzato, di cluster, grappoli di commissari. Ciascuno dei commissari aveva una competenza specifica su una Direzione generale, mentre al vertice di questo gruppo si trovava un vicepresidente con compiti di coordinamento. Il vicepresidente si appoggiava ad uffici della Segreteria generale della Commissione, del cosiddetto «Segretariato generale» della Commissione.
  Junker aveva poi individuato la figura del primo vicepresidente, una figura inedita che aveva attribuito a Frans Timmermans. Da prime dichiarazioni fatte successivamente alla sua individuazione come presidente designato, la signora von der Leyen avrebbe detto di pensare a due primi vicepresidenti nella persona di Frans Timmermans medesimo e di Margrethe Vestager, che erano due Spitzencandidaten, l'uno per i socialisti, l'altro per i liberali.
  Si configurerebbe quindi una sorta di vertice a tre punte, se mi passate l'espressione, con una presidente che proviene dal Partito Popolare, due primi vicepresidenti, uno dal Partito socialista e l'altro dal raggruppamento dei liberali (naturalmente Partito popolare e Partito socialista in terminologia europea).
  È possibile, bisogna vedere cosa deciderà di fare, questa è stata una dichiarazione. Bisogna vedere anche se, come e quanti vicepresidenti avremo, e quali saranno i compiti loro assegnati. Prima della Commissione Junker i vicepresidenti avevano sostanzialmente una sorta di titolo onorifico, ma poi dal punto di vista sostanziale, come gli altri commissari del collegio, si occupavano di una o più Direzioni generali (da quando la Commissione è a 28, in generale una).
  La configurazione concreta della Commissione sarà quindi una delle prime cose da comprendere a valle della conferma del presidente, e, in base a questo, anche parametrare le eventuali collocazioni e richieste dei vari commissari. Ciascun commissario individuato da ciascun Governo con il presidente della Commissione dovrà passare di fronte alla Commissione del Parlamento europeo competente per la materia affidatagli per un'audizione, audizione pubblica di solito estremamente severa, seria e penetrante, per valutare i vari aspetti dell'appropriatezza della persona con le competenze affidatele.
  Verosimilmente questa fase delle audizioni occuperà buona parte del mese di settembre e una parte del mese di ottobre, a calendario senza contrattempi si dovrebbe arrivare a fine ottobre per la presentazione dell'intero collegio della nuova Commissione di fronte al Parlamento europeo e per ricevere un voto collettivo (ciascun commissario è valutato dalle Commissioni alla fine dell'audizione, ma il voto formale è un voto collettivo sull'intera Commissione).
  A valle di questo voto del Parlamento europeo, a calendario spedito, prevedibile per la sessione 21-22 ottobre, si arriverebbe al Consiglio europeo di fine ottobre con la nomina definitiva della Commissione, pronta ad entrare in carica a novembre.
  Se ci sono complicazioni nel corso dell'iter, complicazioni ovviamente di carattere politico, questo calendario potrebbe essere più lungo, ma le tappe sono queste. Per quanto riguarda le altre cariche, l'Alto Rappresentante, essendo anche vicepresidente della Commissione europea, passerà anche lui un'audizione per poi essere ulteriormente confermato insieme alla Commissione, anche la presidente designata della Banca centrale europea avrà un'audizione parlamentare, per poi ricevere la nomina definitiva quando scadrà, pare nel mese di novembre, il mandato di Mario Draghi, attuale presidente.
  Queste mi sembrerebbero note introduttive con il tentativo di sottolineare gli aspetti che mi sembravano di rilevanza maggiormente politica, dando per scontato che tutti Pag. 6conosciamo buona parte degli aspetti cronicistici della vicenda.

  PRESIDENTE. Grazie, Ministro.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

  PIERO DE LUCA. Ringrazio il Ministro degli affari esteri Moavero Milanesi, che cordialmente accoglie sempre le nostre richieste di audizione.
  Il tema è abbastanza complesso e delicato e di estremo interesse, come gruppo del Partito Democratico innanzitutto intendiamo rivolgere i nostri complimenti e in bocca al lupo alle personalità di spessore individuate nel corso dell'ultimo Consiglio europeo per i vertici delle più importanti istituzioni europee.
  Dall'esito emergono due considerazioni politiche, una di carattere generale sottolineata già dal Ministro, l'abbandono del principio dello Spitzenkandidaten. Su questo sarebbe interessante capire quale sia la posizione del Governo italiano e se ritenga corretta questa modalità di procedere nella individuazione delle guide dei vertici delle istituzioni europee.
  La seconda considerazione è di carattere politico interno. Dall'esito del Consiglio il Governo italiano è uscito a nostro modo di vedere sconfitto su tutta la linea da un punto di vista politico. Ricordiamo che il nostro Esecutivo si era opposto nei giorni precedenti l'ultimo Consiglio alla proposta di nomina di Frans Timmermans alla guida della Commissione europea, un socialista che avrebbe potuto sostenere al meglio le ragioni del nostro Paese sul tema della flessibilità legata alla gestione dei conti pubblici, sull'organizzazione, ripartizione e gestione solidale del fenomeno migratorio, sul tema del rilancio degli investimenti, così come sul tema della tutela dei diritti soprattutto nel campo del lavoro.
  Il Vicepremier Salvini si è nei fatti sostituito al Presidente Conte, indicando la rotta che è stata poi seguita dal Governo, una rotta contraria a questa soluzione, dichiarando a gran voce nelle ore precedenti l'ultimo Consiglio che il Governo si sarebbe opposto ad un accordo franco-tedesco (sono dichiarazioni pubbliche) e non avrebbe mai sostenuto un candidato tedesco alla guida della Commissione e uno francese alla guida della BCE. Giusto per la cronaca, ricordiamo al Paese che i fatti hanno smentito questa linea, perché la designazione del Consiglio indica Ursula von der Leyen, Ministro della difesa tedesco, alla guida della Commissione europea, e la Lagarde, una francese, alla guida della Banca Centrale.
  Questi risultati danno la dimostrazione dell'emarginazione e dell'inconsistenza del ruolo del Governo sui tavoli europei, quantomeno nei negoziati che hanno portato a queste decisioni. Ovviamente le dichiarazioni sono state clamorosamente smentite, a nostro modo di vedere oltre al danno si è aggiunta anche la beffa, perché la designazione alla guida della Presidenza della Commissione europea è andata a una personalità di spessore e di alto profilo tedesca, che però ha una linea politica di assoluto rigore, molto rigida sul tema per esempio della gestione dei conti pubblici.
  Era infatti la stessa Ministro della difesa che, in contrasto con il Governo italiano, ha proposto l'abbandono da parte della Germania della missione Sophia di pattugliamento del Mediterraneo, insomma il risultato ha portato un «falco» alla guida della Commissione europea, quindi a nostro modo di vedere il risultato quindi è profondamente dannoso per il nostro Paese.
  Sarebbe utile capire oggi qual è la proposta del Governo sul Commissario italiano che si proporrà alla presidente, qualora confermata dal Parlamento europeo nell'audizione del 16 luglio, perché questo è un elemento dirimente per comprendere quale ruolo giocherà l'Italia nella prossima legislatura europea.
  Adesso si passa al voto del Parlamento europeo, come lei correttamente ricordava. Stiamo assistendo negli ultimi giorni a notizie contrastanti, perché abbiamo un conflitto aperto all'interno della maggioranza di Governo: il gruppo Lega e 5 Stelle o sostiene la proposta votata dal Consiglio, che è quindi dannosa per il nostro Paese, Pag. 7oppure, come da alcune dichiarazioni (penso al capo delegazione Zanni della Lega), immaginerà di votare contro la proposta che è emersa dal Consiglio, ma questo aprirebbe un cortocircuito politico deflagrante, enorme all'interno della stessa maggioranza di Governo, cioè i gruppi parlamentari di Lega e 5 Stelle voterebbero contro la scelta approvata e avallata dai loro leader politici al Governo durante l'ultimo Consiglio.
  Molto probabilmente non sarà così, ma le chiediamo, se lei ha delle indicazioni al riguardo, di chiarirci qual è il clima che si respira all'interno della maggioranza di Governo. Quello che noi non possiamo più tollerare però è questa melina, questa sorta di gioco delle tre carte continuo. Conte che auspica serietà e responsabilità da parte dei gruppi 5 Stelle e Lega in Parlamento europeo è qualcosa che francamente offende anche la sensibilità e l'intelligenza degli italiani, allora ci vuole maggiore serietà, il Governo si è assunto la responsabilità di una scelta, vorremmo chiarezza anche dalle decisioni che i gruppi parlamentari del Parlamento europeo Lega e 5 Stelle assumeranno nell'interesse – speriamo – del Paese, anche se abbiamo profondi dubbi.
  È un'ottima notizia la nomina di David Sassoli a presidente del Parlamento europeo, è il successo della credibilità dell'impegno del gruppo socialista e democratico in Europa, in un momento in cui l'Italia stenta a trovare una propria autorevolezza e collocazione almeno in Consiglio europeo, per quello che si è visto nelle ultime settimane.
  Ci è apparso però davvero incomprensibile e assurdo (non possiamo non rilevarlo) il voto non favorevole dei gruppi di 5 Stelle e Lega nei confronti di un Presidente italiano. «Prima gli italiani» dovrebbe essere un motto che vale non solo all'interno delle mura e dei confini italiani, ma anche e soprattutto all'estero, sui tavoli europei, per cui da questo punto di vista auspicheremmo davvero una maggiore serietà da parte delle forze di Governo in Europa.
  Facciamo gli auguri di buon lavoro a David Sassoli, consapevoli che potremmo come Parlamento italiano, d'intesa con il Parlamento europeo, fare un lavoro importante ed enorme per rilanciare il sogno europeo e recuperare la centralità del nostro Paese all'interno di un nuovo quadro di sovranità europea. Grazie.

  NADIA GINETTI. Grazie, Ministro, per la relazione. Sarò brevissima perché condivido le osservazioni fatte dal collega De Luca.
  Il metodo degli Spitzenkandidaten è stato archiviato, metodo che però garantiva la condivisione di un programma politico, di una visione, di un orientamento, di una direzione offerta dai candidati vincitori. Avendo archiviato questo metodo, la prima domanda è quale sia la nuova Europa che si sta configurando con le nuove cariche e le nuove designazioni soprattutto in relazione alle scelte del nostro Paese, con quali alleati stare e per quali priorità, anche rispetto alla strategia europea 2019-2024 che si sta definendo.
  Considerato che la futura presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è espressione di un asse franco-tedesco e di scelte molto chiare rispetto a priorità di coesione, di convergenza europea, in particolare di convergenza economico-finanziaria e quindi di severità rispetto ai trattati del Fiscal Compact e ai vincoli del Patto di stabilità e di sviluppo europeo, che non mi sembra che il nostro Governo e la maggioranza invece vogliano sostenere, c'è una discrasia tra un metodo e le priorità del Paese Italia. Ci interessa quindi capire con quali logiche abbiamo lavorato nell'ambito del Consiglio europeo, con quali alleati, e perché alla fine il risultato sia stata un'area di isolazionismo e di isolamento del nostro Paese rispetto a queste dinamiche.
  Mi unisco all'augurio di buon lavoro rivolto al Presidente del Parlamento europeo Sassoli, che siamo certi avrà un ruolo fondamentale nel rafforzare quel processo di democratizzazione e di riallacciamento del rapporto tra istituzioni, Parlamento europeo e cittadinanza. Rispetto a questo mi auguro che il mancato appoggio del Governo e della maggioranza rispetto alla nomina del Presidente Sassoli non vada ad Pag. 8incidere in quella che riteniamo una priorità del rafforzamento del legame democratico, della fiducia e della credibilità di un'istituzione che dovrà guidare questa nuova fase che auspichiamo sia costituente, non meramente di gestione, ma una vera fase di transizione verso un'Europa federale.

  ALESSANDRO GIGLIO VIGNA. Grazie, Ministro, per la esaustiva relazione. Ovviamente siamo in una fase parziale, quindi possiamo ragionare su dati parziali e su ipotesi di quello che succederà nel prossimo futuro, ciò che comporta un implicito invito a ritornare in audizione più volte in questi mesi durante questo iter.
  Intanto un passaggio sull'elezione di David Sassoli. Il PD ha perso le elezioni nazionali del 2018, poi le regionali del 2019, le comunali praticamente a tutti i livelli, le europee: è un'organizzazione che si sta di fatto sgretolando, alle primarie vanno a votare sempre meno persone, ed è almeno particolare che all'interno del PSE non vi fosse un'altra figura, riferita magari a un altro Stato dell'Unione europea, rappresentante di un partito più in salute rispetto al Partito Democratico italiano.
  Per quanto ci riguarda (do io questa interpretazione, Ministro, perché ovviamente lei dall'alto del suo ruolo governativo non può esprimersi in questo modo, mentre dal lato parlamentare come rappresentante di uno dei gruppi di maggioranza posso permettermi di dare questa interpretazione) l'analisi che abbiamo fatto e che è abbastanza diffusa nel Paese è che l'elezione di David Sassoli sia una specie di soccorso rosso a livello continentale per quanto riguarda il Partito Democratico, un po' come se gli altri partiti del PSE avessero voluto concedere al Partito Democratico questa presidenza per «dar fastidio» all'attuale maggioranza, al Governo italiano, che in questi mesi, per la prima volta nella storia perlomeno decennale di questo Paese, non è stato appiattito sulle scelte politiche del resto del continente, dell'Unione europea e dei Paesi principali.
  Oggi l'Italia si è posta in modo pesante all'interno del dibattito politico europeo e su molti campi l'Italia ha dovuto fare da sola, sul campo delle riforme di tipo economico, sul campo dell'immigrazione abbiamo avuto un'Italia che si è fatta sentire. Inevitabilmente, a fronte di tutto questo, a fronte di questa forza con cui l'Italia è entrata ed è diventata centrale nel dibattito politico europeo, l'Italia inevitabilmente oggi punta a un commissario di peso per contare ancora di più e per poter ancora di più anche in quella sede dire la propria.
  Dove, in che direzione si va, se ovviamente ce lo può riferire, Ministro, se questa informazione è fruibile e comunicabile a queste Commissioni riunite, in quale direzione stiamo andando, esattamente su cosa punta l'Italia, se sulla concorrenza o sull'agricoltura, quale dei macrotemi dei commissari più importanti puntiamo ad ottenere come Paese?
  Grazie del lavoro che state facendo.

  EMANUELA ROSSINI. Grazie, Ministro, anche della disponibilità che sempre dà alla nostra Commissione e nel tenere questo dialogo con noi. Due domande molto precise.
  Scorrendo le priorità nell'agenda della presidenza della Finlandia del Consiglio dell'Unione europea mi sarei aspettata che il tema della gestione globale del fenomeno migratorio rientrasse tra i primi punti, invece è tra le varie. Data l'urgenza con cui il nostro Paese vive questo problema e la necessità di uscire da un approccio solo emergenziale, le volevo chiedere se sia sentita l'urgenza di procedere insieme e con quali strumenti.
  La seconda domanda è legata all'attesa rispetto all'inizio del lavoro di questa nuova Commissione europea, non possiamo dimenticare l'anno appena trascorso, in cui c'è stata molta critica verso l'Europa, quindi, in qualunque modo si voglia vedere questo cambiamento, deve battere un colpo, quindi le volevo chiedere secondo lei quali siano le riforme necessarie affinché si proceda uniti soprattutto sull'esterno, ma anche nell'affrontare sfide comuni a tutti i Paesi europei.
  Dall'altro lato abbiamo bisogno al nostro interno anche in tutta l'infrastruttura di meccanismi di avere quella flessibilità che permetta alle politiche europee di andare incontro alle istanze territoriali. Quali Pag. 9riforme secondo lei potrebbero essere utili per avviare questo doppio binario di flessibilità, pur restando uniti nel cammino? Grazie.

  PRESIDENTE. Colleghi, capisco che il Ministro è qui, però l'ordine del giorno è sulle nomine del Consiglio straordinario, quindi cerchiamo di rimanere sul tema.

  FILIPPO SENSI. Grazie, Ministro. Accogliendo l'indicazione del presidente Battelli, non ricorderò al collega Vigna che la Lega fa parte del quarto o quinto gruppo del Parlamento europeo, quindi non so di che maggioranze schiaccianti parli, ma i numeri parlano da soli. Non parlo dei 5 Stelle che sono tra i non iscritti, quindi questa è la nuova Europa di cui parlava il collega Vigna, ma non lo faccio proprio perché lei, presidente, ci ha richiamato a stare sul merito delle questioni e non sulla propaganda.
  Il 2 luglio il Presidente Conte ha detto pubblicamente di avere «ottenuto la garanzia di un commissario di alto rilievo economico e di una vicepresidenza» e che «avremo il portafoglio più strategico nell'interesse dei cittadini italiani, la concorrenza», annuncio che il giorno dopo è valso all'entusiasta Presidente del Consiglio anche il plauso del vicepremier Di Maio, che ha dichiarato: «siamo riusciti a portare a casa una casella importantissima come quella del commissario UE alla concorrenza».
  Dalla sua trattazione di oggi, Ministro, mi pare invece di capire (le chiedo una conferma o una smentita al riguardo) che la sicumera di Conte e Di Maio (per inciso, ovviamente il Partito Democratico auspica un simile risultato per l'Italia, a parziale risarcimento e ristoro della totale assenza del Governo nella partita delle nomine europee speriamo tutti nel «tombolino») risulta essere stata solo propaganda, non abbiamo garanzie, non abbiamo ancora «portato a casa», per usare il gergo del Ministro Di Maio, niente, se non ho male inteso il senso del suo wait and see. Le chiedo, Ministro, un «sì sì» o «no no», sarebbe apprezzata la parresia e non il gergo della Farnesina. Lei ha smentito oggi le dichiarazioni di Conte e Di Maio sulla concorrenza come fatto compiuto per l'Italia? Avremo la concorrenza?

  AUGUSTA MONTARULI. Posto che plaudiamo alle elezioni di italiani quando questi non rappresentano politiche anti-italiane, in relazione invece alle eventuali nomine di italiani nel nuovo assetto anch'io mi unisco alla richiesta del commissario che spetta alla nostra nazione sul merito alla competenza.
  Rispetto invece alla carica della BCE, le chiedo se vi siano state in merito garanzie di continuità rispetto alla politica assunta da Mario Draghi nel periodo più recente.

  PRESIDENTE. Do la parola al Ministro per la replica.

  ENZO MOAVERO MILANESI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, prendo un ordine logico che spero corrisponda anche ai vostri interrogativi come ordine di risposta.
  Partirei dalla questione Italia divisa/Governo sconfitto. Credo che naturalmente ciascuno con il proprio prisma politico debba e per definizione sia pienamente legittimato a dare interpretazioni, ma il dato politico oggettivo, che mi pare emerga anche dalla lunghezza di questa maratona di vertice europeo per arrivare all'individuazione delle cariche, più che isolamenti di singoli Paesi mostri una notevole divisione a livello di Stati membri dell'Unione europea, quantomeno di Governi degli Stati membri dell'Unione europea.
  La lunghezza delle discussioni fa vedere che è stato laborioso, come dicevo nelle parole introduttive, arrivare alla conclusione a cui si è arrivati, indipendentemente anche dalla guida che il processo decisionale ha avuto, guida franco-tedesca. Certamente, se guardiamo la configurazione geografica come nazionalità di provenienza del cosiddetto «primo pacchetto» di ipotesi di nomine e del secondo che è stato deciso, le differenze sono abbastanza relative. Pag. 10
  Nel corso della lunga nottata di discussione sul primo pacchetto giravano definizioni di vario tipo, fra cui quella più ricorrente di Europa carolingia, adesso, con tutto il rispetto per Carlo Magno e ciò che ha rappresentato il territorio del suo impero, effettivamente la configurazione finale è non troppo dissimile, come peraltro (qui viene secondo me il punto politico importante che non va trascurato) la provenienza geografica degli stessi Spitzenkandidaten.
  La famiglia dei Popolari europei portava come candidato di punta una personalità politica tedesca, la famiglia dei socialisti una personalità politica olandese, la famiglia dei liberali ne portava varie di provenienza abbastanza affine, dal belga Verhofstadt alla danese Vestager. Indubbiamente questo pone un interrogativo importante se guardiamo avanti sugli equilibri europei, in che misura l'Europa di oggi, del 2019 e anni a venire sarà e sia capace di distaccarsi tutto sommato da quella concezione centrale dell'antica Europa dei sei fondatori.
  Se noi guardiamo l'attuale configurazione delle cariche europee di vertice attribuite, troviamo una signora tedesca, una signora francese, un signore belga, un signore italiano. Sono tutti Paesi fondatori, fra i quali si inserisce il signore spagnolo che è stato designato quale Alto Rappresentante, quindi queste geometrie, che pur capisco possano far parte di interpretazioni figurative di un segno o di un altro, vanno viste nella loro realtà.
  La sintesi è che l'Europa deve ritrovare (questo è un mio parere personale, ma di cui traggo sovente elementi di convinzione) un animus cooperandi, una capacità di lavorare insieme, che forse negli ultimi anni si è andata perdendo per strada, e deve trovarla tenendo conto di essere un'Europa che ha per ora ancora 28, ma comunque un nucleo di 27 Paesi sicuri, che ormai spaziano nei vari punti cardinali.
  Non parlerei di isolamento italiano, francamente l'Italia è stata durante queste lunghe ore di discussione altrettanto coinvolta di altri Paesi, il Governo italiano lo è stato con le sue diverse opinioni, a seconda delle situazioni, ma come peraltro avevano diverse opinioni e anche abbastanza cangianti, come poi abbiamo visto dall'esito finale, anche altri Paesi.
  Questo pone il problema del come verrà fuori l'Europa della prossima legislatura. Ancora una volta (perdonatemi l'opinione personale, che però esprimo ovviamente da Ministro) credo che senza dubbio l'Unione europea debba affrontare una stagione di importanti riforme. I meccanismi e gli assetti istituzionali sono oggi – in un'Europa molto diversa per motivi che credo siano evidenti a tutti noi – non troppo dissimili da quelli che sono stati i meccanismi dell'Europa nei decenni passati, e rispetto a questo bisogna fare indubbiamente un'evoluzione. Si può fare modificando i trattati, però sappiamo tutti benissimo che modificare i trattati è un'operazione estremamente complessa, dagli esiti molto incerti, dalle lungaggini politiche notevoli. Si può lavorare molto a trattati costanti.
  All'invito di indicare quali possano essere le riforme, vedrei due elementi importanti di riforma di meccanismi credo abbastanza ineludibili e raggiungibili anche a trattato costante, e tre priorità di linea di politica pubblica. Le due riforme importanti io le vedrei a livello di iniziativa politica del Parlamento europeo. I cittadini europei eleggono oramai da quarant'anni a suffragio universale questo Parlamento europeo, che pure decide leggi importantissime, che poi i Parlamenti nazionali devono recepire anche con limiti piuttosto ristretti, quindi è un legislatore cruciale delle normative che poi toccano i cittadini di tutti gli Stati membri, ma i membri del Parlamento europeo non hanno iniziativa legislativa.
  C'era una grande logica nella configurazione delle origini delle comunità europee e questa logica è durata per almeno tre decenni e oltre, oggi c'è da chiedersi se sia ancora sensato. Io credo (esprimo una proposta molto molto precisa, quindi ampiamente discutibile e opinabile) che si potrebbe raggiungere attraverso un accordo cosiddetto «interistituzionale», come vengono chiamati gli accordi fra le istituzioni dell'Unione europea, in particolare fra Commissione e Parlamento, con il quale la Pag. 11Commissione si impegna a presentare formalmente, in maniera da rispettare i trattati (quindi sarebbe sempre la Commissione che presenta formalmente la proposta), ma la proposta proverrebbe dal Parlamento europeo.
  Credo che potrebbe essere riconosciuta per esempio a un gruppo politico oppure a un numero di parlamentari corrispondenti a quelli che vengono normalmente richiesti per formare un gruppo politico. È un'ipotesi di lavoro semplicemente per indicare che è una pista percorribile senza cambiare l'architettura generale dei trattati, che dovrebbe essere ovviamente cambiata all'unanimità, con tutte le ratifiche e i referendum, se si volesse attribuire formalmente un potere di iniziativa al Parlamento europeo, ma ci si potrebbe arrivare a mio parere con un accordo interistituzionale.
  Seconda riforma: politiche estere di sicurezza molto importanti nel mondo globale di oggi. I trattati prevedono che si operi all'unanimità, si potrebbe arrivare a un accordo fra i Governi, un accordo cosiddetto «intergovernativo», per accogliere un principio di maggioranza ogni qualvolta non ricorrano degli elementi fondamentali di priorità per uno degli Stati, nel qual caso si potrebbe fare appello all'unanimità.
  Anche questa non è una novità assoluta, chi di voi ha avuto dimestichezza con studi di funzionamento delle Comunità europee sa che negli anni '60 si sbloccò una deriva unanimistica facendo ricorso a quello che fu chiamato «compromesso di Lussemburgo», ma che ebbe come autore Emilio Colombo, allora Ministro degli esteri italiano, e l'idea era proprio «decidiamo a maggioranza, a meno che non ricorra un interesse fondamentale degli Stati». Si potrebbe fare la stessa cosa in materia di politiche estere di sicurezza con un accordo intergovernativo.
  Le tre priorità su cui secondo me l'Unione dovrebbe lavorare fin dall'inizio di legislatura sono nell'ordine: migrazioni, non solo questioni relative al diritto d'asilo o quant'altro, ma occorrono legislazioni che riguardino una vera e propria politica europea delle migrazioni, che riguardi tutte le persone migranti, non solo i rifugiati, le persone che hanno diritto a protezione internazionale, ma tutti quanti. Occorre una politica europea, dobbiamo uscire dal caso per caso con cui oggi vengono affrontate le questioni, avere un meccanismo più sistemico. Questo richiede proposte legislative da parte della Commissione, esistono le basi giuridiche nel trattato, occorre l'accordo fra i Governi, elemento fondamentale di un'iniziativa di questo genere. Questa è una prima priorità ineludibile.
  La seconda riguarda la sicurezza, la sicurezza di noi tutti che vuol dire sicurezza in senso lato, vuol dire sicurezza in senso più puntuale a tutti i livelli. Occorre una collaborazione europea, le sfide globali sono enormi, da cui l'idea di procedere anche con decisioni a maggioranza nei competenti Consigli.
  La terza la vedrei nell'ambiente, perché il cambiamento climatico e una delle grandi cause di inquietudine dei cittadini e di movimento di persone da altri territori verso altri, va affrontato, riguarda tutti, è una dimensione planetaria e come minimo in Europa la dobbiamo affrontare a livello europeo.
  Questo come prospettiva e lettura di quanto avvenuto nell'ambito del Consiglio con i vari posizionamenti e le varie influenze sulle varie cariche. Nell'ultima domanda in particolare si è toccato l'aspetto della continuità nella politica della Banca centrale europea; i primissimi segnali non darebbero indicazioni di mutamento, naturalmente una volta insediata la nuova presidente e i cambiamenti che si accompagneranno, si potrà vedere più chiaro.
  La politica monetaria non è una politica asettica, a se stante, che influenza da sola l'andamento dei mercati, è una politica che risponde anche all'andamento dei mercati, che risponde alla situazione finanziaria globale e di conseguenza inevitabilmente dovrà essere poi gestita e adattata. Pensiamo ai cambiamenti radicali che ci sono stati nella linea di politica monetaria anche durante il periodo di presidenza attuale della Banca centrale europea, per non parlare del periodo precedente.
  Ricordo (così poi vado sulla questione del commissario italiano) che anche la nomina, Pag. 12 a supporre che sia confermata come tutto lascia immaginare che sia, di un presidente francese apre una posizione nell'ambito del cosiddetto board della Banca centrale europea, alla quale il nostro Paese, per naturale conseguenza del proprio peso economico e monetario, nonché di Paese fondatore della stessa Unione economica e monetaria, aspira.
  Situazione del commissario. Per essere subito chiari sui punti sollevati, non smentisco quanto dichiarato dal Presidente Conte anche perché non ho nessun elemento per poterlo smentire. Il Presidente Conte ha avuto dei contatti ovviamente bilaterali, nel senso che era a quattrocchi con svariati leader politici europei e da questi ha tratto le dichiarazioni che ha fatto.
  Non è una novità che l'Italia aspiri nella nuova Commissione ad un portafoglio di peso, non è una novità in assoluto, in ogni Commissione abbiamo aspirato, data la dimensione e la vocazione del nostro Paese, ad avere portafogli e di peso. In questo caso il dibattito politico interno, sia in area di Governo che oltre, aveva portato a individuare il portafoglio della concorrenza, che è un portafoglio molto orizzontale, dotato anche di poteri importanti a livello di legislazione europea, come uno dei principali obiettivi, e come tale è stato più volte sottolineato dal Presidente del Consiglio.
  Si è anche molto parlato del portafoglio del commercio, che significa commercio estero, accordi commerciali con i Paesi terzi, di portafoglio industria e portafoglio agricoltura, che sono degli importanti portafogli di gestione settoriale.
  L'obiettivo indicato dal Presidente del Consiglio resta l'obiettivo base e gli accordi che ha annunciato di aver raggiunto restano ovviamente la carta sul tavolo, sulla quale noi ci parametriamo. Dopodiché quello che dicevo nell'introduzione era che le decisioni formali si prenderanno dopo la conferma del presidente della Commissione, che seguirà il voto del Parlamento europeo, quando questa persona parlerà con ciascun Governo e arriverà alle conclusioni.
  Non è comunque la prima volta e non sarà neanche l'ultima che già nella fase antecedente si inizia a discutere di portafogli, ci siano assicurazioni, ci siano garanzie, ci siano promesse, e poi lo vedremo alla prova dei fatti, nel momento in cui avremo la decisione formale.
  È importante sottolineare che l'obiettivo rimane quello, quanto dichiarato dal Presidente del Consiglio rileva di una sua sfera di conoscenza diretta, di cui è il migliore testimone e quindi anche il miglior relatore, e questo resta l'obiettivo importante per il nostro Paese. Oramai è questione di non troppe settimane e avremo la risposta anche rispetto a questo elemento.
  Spero di non aver trascurato nessun profilo delle domande che sono state fatte, però dipende da voi, presidente, e sono a disposizione per integrare qualora avessi dimenticato qualche punto.

  PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, ringrazio il Ministro Moavero Milanesi e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 12.25.