Camera dei deputati

Vai al contenuto

Sezione di navigazione

Menu di ausilio alla navigazione

MENU DI NAVIGAZIONE PRINCIPALE

Vai al contenuto

Resoconti stenografici delle audizioni

Vai all'elenco delle sedute >>

XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III-IV Camera e 3a-4a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 7 di Mercoledì 7 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 

Seguito delle Comunicazioni, in videoconferenza, dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e della difesa, Lorenzo Guerini, sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali nell'ambito dell'esame congiunto delle Deliberazioni adottate dal Consiglio dei ministri il 17 giugno 2021 ai sensi della legge 21 luglio 2016, n. 145 (Doc XXV, n. 4, e Doc XXVI, n. 4):
Rizzo Gianluca , Presidente ... 3 
Di Maio Luigi (M5S) , Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ... 3 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 6 
Guerini Lorenzo (PD) , Ministro della difesa ... 6 
Rizzo Gianluca , Presidente ... 10

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Facciamo Eco-Federazione dei Verdi: Misto-FE-FDV;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA IV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI GIANLUCA RIZZO

  La seduta comincia alle 13.45.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso la trasmissione televisiva sui canali satellitari della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e la trasmissione diretta sulle web-tv della Camera e del Senato.

Seguito delle comunicazioni, in videoconferenza, dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e della difesa, Lorenzo Guerini, sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali nell'ambito dell'esame congiunto delle Deliberazioni adottate dal Consiglio dei ministri il 17 giugno 2021 ai sensi della legge 21 luglio 2016, n. 145 (Doc XXV, n. 4, e Doc XXVI, n. 4).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito delle comunicazioni in videoconferenza dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e della difesa, Lorenzo Guerini, sulla partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali nell'ambito dell'esame congiunto delle Deliberazioni adottate dal Consiglio dei ministri il 17 giugno 2021 ai sensi della legge 21 luglio 2016, n. 145.
  Ricordo che questa mattina, presso la Sala Capitolare del Senato, i Ministri hanno svolto un'ampia relazione e si è concordato di rinviare a una successiva seduta, anche con l'ausilio della videoconferenza, la fase della replica. Saluto i presidenti delle Commissioni esteri e difesa della Camera e del Senato e do la parola al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, per la replica. Prego, Ministro.

  LUIGI DI MAIO, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, presidente Rizzo. Saluto la presidente Pinotti, gli altri presidenti presenti, i colleghi e il Ministro Guerini. Prendendo spunto dalle richieste che sono state avanzate durante il dibattito di stamattina, vorrei dare alcune risposte partendo da un tema che è stato molto citato, che è quello degli Emirati Arabi, a cui non mi sottraggo. Vorrei fare un po' di chiarezza; questa cosa è molto importante secondo me e anche secondo molti dei parlamentari immagino presenti.
  Prima di tutto, giustamente alcuni parlamentari mi hanno invitato a lavorare per ristabilire al meglio le relazioni tra Emirati Arabi e Italia. È un lavoro che ha riguardato sia me sia molti miei predecessori perché, come sapete, se prendiamo l'arco temporale degli ultimi dieci anni nelle relazioni tra Italia e Emirati Arabi, abbiamo tre questioni di fondo. La più recente è quella della base, ma noi abbiamo il caso Alitalia che sta entrando nel vivo dei processi proprio in queste settimane, e abbiamo il caso Piaggio-AERO, che molti di voi ricorderanno sicuramente.
  Sia il caso Alitalia sia il caso Piaggio non sono state delle brillanti operazioni di attrazione di investimenti dell'Italia. Io credo fondamentalmente che abbiamo invitato un investitore straniero a venire in Italia, ma poi non siamo stati in grado di garantire quello che avevamo assicurato all'investitore Pag. 4 straniero. Questo ha colpito anche il nostro rapporto di attrazioni e investimenti non solo dagli Emirati Arabi, ma se posso permettermi da molti Paesi del Golfo, anche perché non voglio aprire altri capitoli che riguardano altri Paesi del Golfo con esiti simili di investimenti in Italia.
  Sicuramente, quando nascono questioni come queste, che per esempio nel caso Alitalia vedono un processo penale e una procedura di richiesta di risarcimenti a carico dell'investitore emiratino che aveva partecipato all'operazione Alitalia, è chiaro ed evidente che ci sono dei problemi. In più, sicuramente agli amici emiratini non ha fatto piacere l'azione portata avanti dal Parlamento italiano – io lo ricordo, non dal Ministero degli Esteri o dal Governo italiano, bensì dal Parlamento italiano – che con ben due risoluzioni negli ultimi due anni ha chiesto al Governo di fermare l'export di missili e bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
  Quello che è avvenuto il 28 gennaio di quest'anno è stato esclusivamente il passaggio da sospensione dell'export a definitivo blocco dell'export, per una ragione molto semplice: erano scaduti tutti i termini che consentivano di sospenderlo. Noi abbiamo una risoluzione parlamentare che impegna per legge i nostri funzionari a eseguire questo blocco. L'unica cosa che abbiamo fatto negli ultimi mesi è stato cercare di semplificare tutte le procedure che non riguardavano questo blocco.
  Vorrei essere molto chiaro. Io ho letto interventi, articoli di giornale, in cui si accusa il Ministero degli affari esteri di aver fermato questo export. Noi diamo solo seguito a una risoluzione del Parlamento, in particolare del ramo Camera dei deputati. Finché il Parlamento non deciderà con analogo atto il contrario, noi non potremo modificare questo regime per quanto riguarda bombe e missili, e in particolare tre licenze specifiche che sono state fermate proprio per ragioni legate a questa risoluzione. Se il Ministero degli Esteri può essere accusato di qualcosa, è sicuramente di stare rispettando il Parlamento e le sue determinazioni.
  Questo incide sui rapporti con gli Emirati Arabi? Se noi mettiamo in fila una serie di azioni che abbiamo visto negli ultimi dieci anni – ne ho citate due più questa – sicuramente questi tre temi, in particolare gli ultimi due, sono oggetto dei colloqui che sia io sia il Ministro Guerini abbiamo con i nostri omologhi. E sicuramente, quando noi diamo la spiegazione sul tema dell'end user, noi parliamo esclusivamente del fatto che c'è il Parlamento che ci ha impegnato in tal senso.
  Vorrei specificarlo, perché anche in base alla normativa italiana, tra l'altro, le autorizzazioni vengono emesse e vengono fornite con responsabilità in capo ai funzionari della Farnesina, e in particolare della UAMA (Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento). Quindi con responsabilità personale devono tener conto degli impegni del Parlamento.
  Io questo lo dico perché sono state fatte molte speculazioni; però credo che possiamo tutti quanti convenire che, se c'è la volontà politica di cambiare questo orientamento sul meccanismo di bombe e missili verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi, il dibattito deve essere parlamentare. E siccome molti parlamentari ne discutono pubblicamente a pieno e legittimo ruolo che hanno – e ovviamente ne hanno la totale legittimità per farlo, non devo essere io a dirlo –, non resta che parlamentarizzare forse questo dibattito. Lo dico da Ministro che non vuole interferire con le prerogative del Parlamento, ma allo stesso tempo da parlamentare.
  Infine vorrei dire che EMASOH (European-led maritime surveillance mission in the Strait of Hormuz) è la missione nello Stretto di Hormuz. Sostanzialmente non ha legami con questa vicenda; a parte che gli emiratini partecipano all'altra missione, quella angloamericana, mentre noi partecipiamo a quella di ispirazione francese. Però è vero che il quartier generale di EMASOH è negli Emirati Arabi, e ci mancherebbe altro.
  Ma vorrei essere anche molto chiaro con tutti: noi stiamo dialogando con gli Emirati Arabi sin dall'inizio per affrontare questi irritant che ci sono, come per esempio Pag. 5 la questione Alitalia o altro. È chiaro ed evidente che in Italia la procedura giudiziaria appartiene al potere giurisdizionale, ed è chiaro anche che per quanto riguarda l'end user c'è un altro potere dello Stato, non l'Esecutivo, che se ne è occupato, che è quello legislativo, che è il ramo della Camera dei deputati. Però noi crediamo fortemente in EMASOH; crediamo che questa missione non sia contro qualcuno, ma sia a favore della protezione dei traffici commerciali all'interno del Golfo e in particolare a Hormuz. Ciò che possiamo dire è che la nostra adesione è stata accolta favorevolmente da tutti i nostri partner. Tra l'altro avevamo già dato una adesione politica, e adesso abbiamo anche una presenza operativa in questa missione.
  Per andare velocemente avanti – perché non voglio rubare molto tempo, signor presidente –, vengo al Sahel, che è stato posto mi pare alla prima domanda. La questione del Sahel ci vedrà molto impegnati secondo me, e sempre di più nei prossimi anni. Ciò che si riscontra dalle visite che ho fatto anche in Niger, in Mali, e che anche il Ministro Guerini ha fatto proprio qualche settimana prima, è che tutte le missioni internazionali, bilaterali o europee che ci sono vengono percepite poco coordinate. Sicuramente il contributo dell'Italia è fondamentale, ma la mancanza di questo coordinamento non può essere assolutamente addebitata all'Italia, che fa tutto quello che può per cercare di sostenere Paesi che – come ho detto stamattina – hanno molte aree ormai sotto il controllo di organizzazioni terroristiche. Sapete meglio di me che dal Mali e dal Niger passano soprattutto le due rotte migratorie che poi vengono verso l'Europa; e l'instabilità, i cambiamenti climatici, con la siccità e la situazione economica e sociale, stanno creando il territorio perfetto, il campo perfetto, dove far proliferare tutte le organizzazioni terroristiche che abbiamo combattuto nel Medioriente.
  Noi oggi abbiamo una sfida forte e importante contro Daesh quanto quella in Siria e in Iraq, che è quella da portare avanti nel Sahel. I nostri soldati, le nostre donne e i nostri uomini, fanno il meglio che possono, però è chiaro ed evidente che sono dimensioni forse per molti cittadini inimmaginabili. Solo il Niger è cinque volte l'Italia, ed è sicuramente l'interlocutore con cui possiamo fare di più, perché sicuramente hanno vissuto una transizione democratica solida. Abbiamo degli accordi, gestiamo insieme anche tutti gli aiuti ai migranti con l'UNHCR (Ufficio dell'Alto Commissario della Nazioni Unite) e con l'OIM.
  È chiaro però che la nostra azione, che abbiamo fatto anche insieme all'anti-DAESH coalition di lunedì scorso, è stata quella di dire a tutti i partner per la lotta all'ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) di coordinarci per cercare di fermare la proliferazione delle organizzazioni terroristiche in Africa. Il Sahel è fonte di preoccupazione, ma il Corno d'Africa non è da meno, e se andiamo a vedere in Mozambico gli ultimi avvenimenti ci preoccupano altrettanto. La proliferazione delle cellule terroristiche in Africa diventa sempre più preoccupante, e dalla lotta alle organizzazioni terroristiche dipende la sicurezza dell'Europa e dell'Italia.
  Sull'Afghanistan mi limito semplicemente, per quanto compete al Ministero degli affari esteri, a dire che l'impegno dell'Italia, se è possibile, sarà addirittura accresciuto, rafforzato, in vista delle sfide che ci aspettano. È evidente che ci sono notizie preoccupanti che arrivano dall'Afghanistan. È evidente che il ritiro della NATO sta permettendo ad alcuni gruppi di poter avere più spazio e più terreno da conquistare indisturbati. È anche chiaro che noi dobbiamo lavorare a rafforzare le nostre istituzioni, e per rafforzare le istituzioni afghane e aiutare il popolo afghano attraverso i nostri strumenti ci serve la cooperazione allo sviluppo, ci serve rafforzare i programmi di training delle forze di sicurezza e lavorare con un approccio olistico. Ci proveremo. Di certo non lo possiamo fare da soli come Italia; lo faremo insieme a tutti i nostri partner. Gli stessi Stati Uniti si sono impegnati dal punto di vista della cooperazione allo sviluppo con ingenti risorse per cercare di rafforzare le istituzioni attuali afghane. Pag. 6
  È stata citata la Libia, che è la nostra priorità in politica estera. Come ho detto già nella mia introduzione, il tema vero che abbiamo di fronte è legato soprattutto a quello che vediamo in seno al nuovo Governo, alle nuove azioni. Le elezioni del 24 dicembre saranno fondamentali. Stiamo lavorando tutti affinché questa comunità sia pronta a votare per il 24 dicembre.
  Il tema del ritiro dei contingenti stranieri, in particolare dei combattenti stranieri, è cruciale. Ci stiamo lavorando con la massima forza. La Conferenza di Berlino ha portato a una parte del nostro lavoro a quel tavolo, ha portato a far convenire alla maggioranza degli attori presenti sul campo che si debba avviare il ritiro. Ma è chiaro ed evidente anche che un Governo legittimato, dopo le elezioni, potrà avere ancora più forza per gestire il ritiro di queste truppe. Non possiamo legare le elezioni alla presenza delle truppe sul terreno. Noi abbiamo bisogno di permettere alle nuove istituzioni, dopo le elezioni del 24 dicembre in Libia, di poter rafforzare questa azione, che è chiaro che non può dipendere solo dalle istituzioni libiche, ma dal processo a guida Nazioni Unite che stiamo portando e che vede anche un'importante partecipazione della Conferenza di Berlino, della Conferenza che si è riunita per la seconda volta a Berlino, proprio qualche settimana fa. Con l'Europa stiamo cercando di rafforzare la partnership con il Nord Africa, una partnership quindi con il vicinato meridionale, e creando un partenariato rafforzato che consenta ai nostri importanti strumenti per la ripresa europea di poter essere dispiegati in questi Paesi a partire dalla Libia.
  Il tema del Mozambico è stato sicuramente oggetto anche di dialogo con il Ministro portoghese durante l'ultima Gymnich a Lisbona, ed è stato anche ampiamente affrontato dal Ministro Guerini e dall'Alto Rappresentante Borrell nelle sessioni di quei giorni dei Ministri della difesa. Il tema fondamentale resta la sicurezza del Mozambico, la possibilità di creare un ampio dialogo con le autorità mozambicane. L'assistenza europea deve comunque, in ogni caso, lasciare l'autonomia della crisi alla guida del Mozambico, e ovviamente noi guardiamo con grande favore al lancio della missione dell'Unione europea per l'addestramento delle forze di sicurezza mozambicane impiegate a Capo Delgado.
  Questi sono un po' i punti fondamentali che volevo affrontare, presidente, e credo che avremo modo anche prossimamente di continuare a confrontarci su queste questioni, che restano al centro della nostra politica estera. Grazie mille.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro. Certamente ci sarà la possibilità di affrontare nuovamente questi argomenti. Do a questo punto la parola al Ministro della difesa, Lorenzo Guerini, per la replica. Prego, Ministro.

  LORENZO GUERINI, Ministro della difesa. Inizio dalle eventuali cerimonie da prevedere al termine dell'impegno italiano in Afghanistan. Su questo punto vorrei innanzitutto sottolineare che la cerimonia simbolicamente più importante, nella chiusura di una missione, è l'ultimo ammainabandiera in teatro operativo, momento dal forte contenuto simbolico, che nel caso di Resolute Support si è tenuto l'8 giugno 2021, e al quale ho voluto partecipare personalmente recandomi ad Herat. Alla cerimonia hanno partecipato altre autorità nazionali e internazionali, a partire dal comandante del Resolute Support, il generale Miller, fino all'ambasciatore rappresentante della NATO, l'ambasciatore Pontecorvo.
  Ciò detto, in relazione all'esigenza di avviare rapidamente alla prevista quarantena il personale di rientro dal teatro operativo, non sono stati previsti momenti formali di accoglienza, anche perché il rientro è avvenuto in più scaglioni successivi. In ogni caso lo stato maggiore della Difesa ha previsto, appena possibile, completate tutte le procedure sanitarie previste, lo svolgimento di una cerimonia commemorativa alla presenza delle bandiere di guerra di tutte le unità che si sono alternate in Afghanistan in questi vent'anni. Sarà un altro momento importante del riconoscimento del ruolo svolto dalle nostre Forze armate. Pag. 7
  Ho accolto, onorevole Deidda, la sua sollecitazione a considerare la presenza a questo evento di tutte le rappresentanze parlamentari, anche perché questo impegno ventennale è stato un impegno che ha visto il coinvolgimento di successivi mandati parlamentari e di numerosi Governi che lo hanno sostenuto, lo hanno realizzato e lo hanno modificato in relazione alle dinamiche politiche e sul terreno.
  Sul tema dell'opportunità di anticipare il momento di esame della delibera sulle missioni da parte delle Commissioni del Parlamento, non posso che concordare con l'onorevole Deidda. Da un punto di vista tecnico-operativo posso dirle che lo stato maggiore della Difesa sta lavorando già alle ipotesi di schieramento per il 2022. Un anticipo di tutto il processo garantirebbe, peraltro, la disponibilità in tempi più brevi dei finanziamenti associati per l'attività di preparazione e condotta delle operazioni.
  Ringrazio l'onorevole Ferrari per la domanda che mi ha posto sugli interessi nazionali del Mediterraneo allargato e sul ruolo dell'Italia. Questa domanda mi consente di ribadire gli indirizzi alla base del nostro impegno nelle missioni internazionali e gli indirizzi che sono tra loro complementari, che vanno dal nostro ruolo nell'organizzazione internazionale di riferimento al contributo alla sicurezza internazionale, alla tutela dei nostri interessi strategici nazionali ovunque essi si collochino, concentrando gli sforzi nella macroregione del Mediterraneo allargato, che ricomprende regioni tra loro differenti ma sempre più strettamente interconnesse dal punto di vista economico e della reciproca sicurezza.
  È uno spazio che richiede capacità di approccio su direttrici multiple, che vanno dalla sicurezza cooperativa fino alla gestione delle crisi. È evidente che questo richiede anche uno strumento militare adeguato, moderno e pronto; ed è in questa direzione che vanno gli investimenti nel settore che lei ha richiamato, con individuazione di programmi che ci consentiranno di svolgere al meglio il ruolo centrale che vogliamo e dobbiamo avere, e dei quali darò contezza a queste Commissioni già a partire dal documento programmatico pluriennale che sto per emanare.
  Venendo alle domande dell'onorevole Quartapelle, come ho detto nella mia relazione la riforma del settore della sicurezza libica sarà un momento fondamentale per la costruzione di una Libia finalmente riunificata sotto un Governo pienamente riconosciuto. In tutte le occasioni di confronto con la controparte ho sempre avuto modo di sottolineare la volontà italiana di contribuire a questo processo: processo che passa, sicuramente, anche attraverso la formazione dei quadri militari libici prima ancora che dalla costruzione di capacità operative. È per questo che il tema della formazione è centrale nello sviluppo del piano di cooperazione bilaterale realizzato a valle della firma dell'Accordo di cooperazione col mio omologo libico, cui ho fatto cenno nella mia relazione. Formazione che sarà svolta in Italia nelle nostre scuole e accademie, ma anche attraverso team mobili in Libia presso le strutture delle Forze armate libiche, cosa che ci consentirà di aumentare decisamente il numero del personale formato e addestrato.
  Sul tema della dimensione di genere nelle missioni di pace confermo la massima attenzione del Ministero della difesa, che dà a questo aspetto un ruolo fondamentale fin dalle fasi iniziali di pianificazione di qualsiasi operazione. Ricordo, in questo senso, la conferenza che si è tenuta pochi giorni fa al Comando Operativo di vertice Interforze (COI) sul tema della dimensione di genere nella gestione delle missioni e delle operazioni internazionali.
  Infine, venendo al Mozambico il tema, posto sempre dall'onorevole Quartapelle, è stato oggetto di interlocuzione innanzitutto con il mio collega portoghese, così come il Ministro Di Maio ha avuto interlocuzioni con il suo omologo portoghese (il Portogallo è promotore dell'iniziativa), ma è stato discusso anche in sede di ministeriale Difesa-Ue e nelle altre istanze dell'Unione europea. In prima istanza, anche in relazione ai rapporti dell'Italia con il Mozambico, ho ritenuto opportuno assicurare il supporto politico della Difesa all'iniziativa. Parallelamente, mentre a livello di Unione Pag. 8europea sono ancora in corso gli approfondimenti e le attività di eventuale pianificazione, ho dato mandato allo stato maggiore della Difesa di avviare una valutazione in merito a possibili contributi italiani all'eventuale missione, fermo restando che la sua concretizzazione dovrà essere eventualmente preceduta dalle doverose informative in Parlamento.
  Relativamente alla domanda del senatore Gasparri, vorrei ribadire quanto ho già avuto modo di evidenziare durante la mia recente informativa in Senato, ovvero che il processo decisionale per la chiusura della missione in Afghanistan ha visto tutti gli alleati coinvolti, in particolare le cosiddette «nazioni framework», che in Resolute Support avevano un ruolo più profilato. Abbiamo agito in ossequio alla linea più volte ribadita di «in together, out together», ed è evidente che, soprattutto in ragione della natura della missione Resolut Support, il ritiro degli Stati Uniti l'avrebbe privata dei necessari assetti di Force Protection, rendendo certamente più complessa e difficilmente sostenibile la condotta di attività di addestramento e l'assistenza nei confronti delle Forze armate afghane.
  Questo mi consente anche di rispondere alle sollecitazioni della senatrice Garavini. Ho condiviso con voi la mia preoccupazione relativamente alla situazione sul campo in Afghanistan e al significativo aumento della violenza che stiamo registrando. Per poter preservare i risultati conseguiti in questi vent'anni, come ha detto il Ministro Di Maio, sarà fondamentale continuare a garantire al Governo repubblicano un continuo supporto politico e diplomatico. La comunità internazionale deve far percepire chiaramente la sua attenzione verso ciò che avviene in quel Paese, deve continuare a supportare economicamente le istituzioni governative confermando concretamente la sua vicinanza.
  Dal punto di vista della Difesa stiamo valutando le ipotesi sul tavolo relative alla prosecuzione dell'impegno dell'Alleanza atlantica. Certo non faremo mancare il nostro supporto alle attività addestrative del Paese qualora venisse confermata questa linea d'azione. La capacità e la prontezza dell'esercito afghano sono chiaramente elementi centrali della possibilità di affrontare la recrudescenza di coloro che si oppongono al Governo afghano, e anche su base bilaterale cercheremo di continuare a supportare il processo formativo del personale afghano. Sempre con riferimento alla domanda della senatrice Garavini e nel merito del ruolo di IRINI nell'attività addestrativa della Guardia costiera libica, come ho già avuto modo di evidenziare nella mia relazione, sotto impulso italiano questa funzione è tornata a essere preminente tra i compiti della missione. In questo specifico settore esistono elementi di continuità tra IRINI e SOPHIA, che aveva già condotto attività addestrative a favore della Guardia costiera libica con il pieno supporto degli Stati membri dell'Unione europea, in particolare dell'Italia e della Spagna che avevano messo a disposizione il proprio istituto di formazione per supportare la condotta delle attività addestrative. I moduli addestrativi prevedevano, e continueranno a prevedere con IRINI, anche specifiche attività correlate al rispetto dei diritti umani e della parità di genere nel trattamento delle persone recuperate in mare.
  Relativamente alla revisione del mandato dell'operazione, e quindi al ripristino degli obiettivi di ricerca e soccorso che avevano caratterizzato SOPHIA, fermo restando l'obbligo da parte di tutte le navi di intervenire in automatico nel caso di pericolo per la vita umana in mare, il tema deve essere affrontato a livello europeo nel più ampio alveo della gestione delle questioni migratorie di cui si è discusso anche nel recente Consiglio europeo dello scorso 25 giugno.
  In riferimento alle sollecitazioni dell'onorevole Palazzotto circa il nostro ruolo nei confronti della Guardia costiera libica e relativamente all'attività dell'unità navale di Mare Sicuro ormeggiata a Tripoli, come ho avuto modo di evidenziare, la stessa svolge attività di addestramento e supporto alla manutenzione dei mezzi navali libici e ha contribuito allo sviluppo di una capacità di comando e controllo dei propri mezzi da parte della Marina libica. Relativamente all'eventuale coinvolgimento di questa unità Pag. 9e del personale in esse impegnato nella condotta dell'attività SAR (search and rescue) da parte della Guardia costiera libica di alcuni anni fa, come evidenziato nella mia relazione, fino al 2 luglio 2020 a bordo della nave erano resi disponibili sistemi di comunicazione per l'attività di coordinamento operativo. Più nello specifico veniva attivato un Libyan navy communication center, con la possibilità di fruire di strumenti, come ad esempio utenze telefoniche abilitate alle chiamate internazionali, capacità fax e e-mail per inoltrare e riceve le segnalazioni inerenti gli eventi SAR, apparati per la comunicazione VHF (very high frequency) e HF (high frequency) per esercitare il controllo in mare dei propri assetti navali.
  Sostanzialmente, a bordo della nave si recava un ufficiale di collegamento libico che, sfruttando i citati sistemi di supporto, svolgeva le attività secondo le direttive ricevute dalle autorità libiche. Questo ufficiale di collegamento, secondo le direttive ricevute, compilava e firmava un fax di segnalazioni per comunicare agli enti limitrofi – per l'Italia l'MRCC (Maritime rescue coordination centre) di Roma – l'assunzione della responsabilità degli eventi nonché successivi aggiornamenti. Nessuna comunicazione veniva fatta dal personale italiano. Come ho detto, a partire dal 3 luglio 2020 tutte le attività operative libiche sono condotte dalla Guardia costiera libica attraverso l'utilizzo di proprie infrastrutture e capacità di comunicazione ubicate a terra, senza alcun coinvolgimento di personale italiano.
  Relativamente alla missione della Guardia di finanza, le cui finalità sono illustrate nella scheda 48, l'attività prevede la presenza a Tripoli di un'unità navale guardiacoste dello stesso tipo di quelle cedute a suo tempo alla Libia, con la finalità di addestrare il personale alla loro condotta e manutenzione, includendo in questo senso la costituzione di una mini scuola nautica in Libia. Nel merito delle modalità con cui l'attività viene quotidianamente condotta, non ricadendo il personale negli assetti impiegati nella catena di comando della Difesa, non dispongo di ulteriori dettagli oltre a quelli già contenuti nella scheda sottoposta all'attenzione e all'esame del Parlamento. Peraltro, tale scheda si trova nella delibera in esame nell'area relativa alle attività internazionali delle Forze di Polizia.
  Per ciò che attiene all'uso di fondi, vorrei sottolineare che le risorse finanziarie stabilite nella delibera in esame per quanto riguarda il comparto Difesa sono esclusivamente finalizzate al fabbisogno delle Forze armate italiane impiegate nelle molteplici attività previste nei teatri operativi.
  Nel merito delle considerazioni dell'onorevole Migliore, condivido pienamente la necessità di sostenere il processo di unificazione politica in Libia con l'obiettivo delle elezioni entro la fine dell'anno, richiamata già nella sua relazione dal Ministro Di Maio.
  Il contributo della Difesa in questo settore, come ho avuto modo di sottolineare nella mia risposta all'onorevole Quartapelle, si sta concretizzando attraverso lo sviluppo di un piano di cooperazione condiviso con la controparte, che risponde pienamente alle esigenze libiche, ma come ho detto è anche orientato alla creazione di competenze gestionali e organizzative che aiutino la nostra controparte a realizzare in maniera efficace le proprie strutture, con l'obiettivo della riforma nel settore della sicurezza a cui ho fatto riferimento prima.
  Relativamente al ruolo della Turchia, nelle mie recenti interlocuzioni con il mio omologo turco, che incontrò nuovamente la settimana prossima, ho sempre chiarito l'importanza strategica della stabilità della Libia per l'Italia. Stiamo lavorando per definire dei meccanismi di coordinamento anche in Libia, al fine di evitare sovrapposizioni delle rispettive autorità e cercare di mantenere o recuperare una nostra prevalenza a livello Ue e nazionale in quei settori dove maggiore è stato il nostro impegno nazionale in passato in termini di disponibilità di mezzi e addestramento, come ad esempio nel caso della Guardia costiera libica, che nel recente passato ha visto invece una forte presenza turca nell'esercizio di questa funzione. Pag. 10
  Nel merito dei recenti comportamenti della Guardia costiera libica richiamati giustamente dall'onorevole Migliore, condivido che si tratti certamente di comportamenti assolutamente inaccettabili. Sottolineo, al contempo, il fatto che le autorità libiche stesse hanno immediatamente condannato il comportamento del comandante della nave e disposto un'inchiesta: presa di posizione che credo non abbia precedenti in passato.
  Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Maria Tripodi, che riguarda la missione di assistenza MIASIT (Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia), come ho avuto modo di dire nel mio intervento la missione di assistenza MIASIT sarà prorogata nel 2021 e, in seguito all'intesa tecnica di cooperazione che ho prima citato firmata con il Ministero della difesa libica lo scorso dicembre, svolgerà anche il compito di ufficio di coordinamento militare in Tripoli.
  È stato realizzato un articolato piano di cooperazione bilaterale sulla base dei lavori di una Commissione militare mista italo-libica. I temi della cooperazione sono numerosi, e chiamo qui i settori di maggiore rilevanza: la sanità militare, lo sminamento umanitario e la formazione. A questo riguardo, per quanto concerne la sanità militare, sarà confermata la presenza del nostro ospedale da campo in Misurata, la cui utilità riconosciuta dalla popolazione locale sarà orientata alla possibilità di realizzare un polo sanitario a elevata specializzazione, consentendo di erogare servizi alla popolazione, addestrare il personale della sanità militare libica e gestire la cooperazione sanitaria ovunque si renda necessario e le condizioni lo consentano. Non da ultimo, sono in corso di definizione con la controparte libica la creazione di un reparto di neonatologia, la realizzazione della sala chirurgica e l'allestimento di un centro fisioterapico, finalizzati al supporto dell'ospedale civile di Misurata.
  Nel settore dello sminamento umanitario, invece, verrà dato ulteriore impulso alla formazione in loco e in Italia di personale specializzato, con l'obiettivo ultimo della costituzione di un comando genio capace di svolgere l'attività in piena autonomia. Questo personale si andrà ad aggiungere ai 41 operatori libici formati ed equipaggiati dal nostro personale, già operativi con il nostro supporto diretto, nella bonifica dei quartieri periferici della città di Tripoli. In linea generale verrà dato ulteriore impulso alla formazione e all'addestramento svolto in Libia e in Italia dedicati allo sviluppo di capacità civili e militari, con una serie di corsi di specializzazione a favore del personale libico presso gli istituti di formazione e centri di addestramento delle varie Forze armate.
  Per quanto riguarda altri spunti contenuti negli interventi di altri colleghi, come ad esempio quello dell'onorevole Perego, rimando alle valutazioni e alle risposte già date dall'onorevole Di Maio e credo sarebbe superfluo da parte mia ripetere. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, signor Ministro. Rinnovo i saluti e i ringraziamenti ai Ministri per la disponibilità e ai colleghi che hanno partecipato ai lavori della Commissione, e dichiaro concluse le Comunicazioni del Governo.

  La seduta termina alle 14.25.