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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

Commissioni Riunite (III-XIV Camera e 3a-14a Senato)

Resoconto stenografico



Seduta n. 5 di Lunedì 29 novembre 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Battelli Sergio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA CONFERENZA SUL FUTURO DELL'EUROPA

Audizione di Ferdinando Nelli Feroci, Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa.
Battelli Sergio , Presidente ... 3 
Nelli Feroci Ferdinando , Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa ... 3 
Battelli Sergio , Presidente ... 8 
Stefano Dario  ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 9 
Fassino Piero (PD)  ... 9 
Battelli Sergio , Presidente ... 10 
Garavini Laura  ... 10 
Battelli Sergio , Presidente ... 11 
Bonino Emma  ... 11 
Battelli Sergio , Presidente ... 12 
Nelli Feroci Ferdinando , Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa ... 12 
Battelli Sergio , Presidente ... 13 

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Movimento Federalista europeo e dell'Associazione Gioventù Federalista europea:
Battelli Sergio , Presidente ... 13  ... 14 
Trumellini Luisa , Segretaria Generale del Movimento Federalista europeo ... 14 
Bonato Gianluca , Presidente nazionale della Gioventù Federalista europea ... 16 
Gori Matteo , Segretario Generale della Gioventù Federalista europea ... 17 
Castagnoli Stefano , Presidente nazionale del Movimento Federalista europeo ... 19 
Battelli Sergio , Presidente ... 19  ... 19 

ALLEGATO: Documentazione depositata dal Movimento Federalista europeo e dell'Associazione Gioventù Federalista europea ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Alternativa: Misto-A;
Misto-MAIE-PSI-Facciamoeco: Misto-MAIE-PSI-FE;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DELLA XIV COMMISSIONE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI SERGIO BATTELLI

  La seduta comincia alle 11.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione degli impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione streaming sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione di Ferdinando Nelli Feroci, Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla Conferenza sul futuro dell'Europa, l'audizione dell'Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa. Anche a nome del presidente Fassino e dei colleghi delle Commissioni Affari esteri e Politiche dell'Unione europea della Camera e del Senato, saluto l'Ambasciatore Nelli Feroci e Lo ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Ricordo che il Comitato scientifico per il futuro dell'Europa – istituto con il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 20 aprile del 2021 presso il Dipartimento per le Politiche europee e composto da trentacinque personalità scelte tra esperti di qualificata esperienza e competenza accademica e professionale nelle materie delle politiche del diritto europeo e delle relazioni internazionali – coordina l'organizzazione degli interventi volti a dare concreta attuazione alla partecipazione italiana alla Conferenza sul futuro dell'Europa. In particolare, il Comitato promuove le manifestazioni in Italia e all'estero connesse alla partecipazione italiana alla Conferenza; promuove e diffonde gli eventi connessi alla Conferenza anche attraverso i media; promuove opere letterarie, artistiche, cinematografiche, audiovisive e fotografiche atte a rappresentare in modo significativo alla cittadinanza i valori europei.
  Fatta questa premessa, sono lieto di dare la parola all'Ambasciatore Nelli Feroci affinché svolga il Suo intervento. Prego, Ambasciatore.

  FERDINANDO NELLI FEROCI, Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa. Grazie, presidente. Grazie per questo invito, che ho accolto con molto piacere e soddisfazione. Volevo fare qualche brevissimo accenno a cose che probabilmente saranno già note, ma cercherò di farlo in maniera molto sintetica, ricordando che la Conferenza nasce da una proposta del Presidente francese Macron del 2019. L'idea era quella di dare vita a una sorta di forum per la democrazia partecipativa, che non intende sostituirsi alla democrazia rappresentativa, ma realizzare un'occasione di ascolto delle preoccupazioni e delle aspettative dei cittadini europei, con l'idea di utilizzare queste indicazioni per migliorare il funzionamento dell'Unione europea e la capacità dell'Unione di corrispondere alle aspettative dei cittadini europei.
  Purtroppo la Conferenza ha accumulato un notevole ritardo rispetto alla tabella di marcia originaria che era stata concepita per il suo avvio. Lanciata l'iniziativa nel 2019, c'è stato il COVID-19 che ha reso Pag. 4molto più complicato l'avvio, ma soprattutto c'è stato un difficile negoziato tra le tre Istituzioni, che hanno sofferto e penato non poco per trovare un accordo, che poi si è concretizzato con una dichiarazione solenne nel marzo di quest'anno. Questo ha consentito alla Conferenza di cominciare i suoi lavori effettivamente a partire dal 9 maggio. La data che si è scelta è una data simbolica ed è quella del 9 maggio 2021.
  Per la Conferenza – questo è anche un po' il risultato del complesso negoziato tra le tre Istituzioni – si è deciso di creare un modello di governance a due livelli: un livello europeo e uno nazionale. Il livello europeo è alquanto complesso, poiché, come probabilmente sapete – ne fanno parte anche i parlamentari italiani del Parlamento nazionale –, prevede varie iniziative e soprattutto vari organismi per la gestione di questa Conferenza. È prevista una plenaria molto ampia, dove sono rappresentati 108 membri in rappresentanza del Parlamento europeo, 108 in rappresentanza dei Parlamenti nazionali, 3 membri della Commissione, 54 membri del Consiglio, 80 rappresentanti che sono espressione degli European Citizens' Panels e poi 18 rappresentanti del Comitato delle regioni, 18 del Comitato economico e sociale, più altri membri in rappresentanza della società civile e dei partners sociali.
  Questa plenaria ha dovuto organizzare i propri lavori sulla base di gruppi di lavoro. Infatti, un organo così ampio non poteva affrontare tutte le tematiche che sono all'ordine del giorno della Conferenza. La Conferenza ha dato vita e creato nove gruppi di lavoro, che affronteranno i seguenti temi (ve li elenco molto rapidamente): la salute, il cambiamento climatico, le sfide ambientali, il governo dell'economia, la dimensione sociale delle politiche europee, la trasformazione digitale, diritti e valori, migrazioni, sicurezza, ruolo dell'Unione europea nel mondo, democrazia e processi decisionali.
  Come organo di indirizzo della Conferenza è stato creato un Comitato esecutivo in cui sono rappresentati – con tre membri ciascuno – Parlamento, Consiglio e Commissione. Ci sono osservatori della COSAC (Conferenza degli organi specializzati negli affari comunitari), del Comitato economico e sociale e del Comitato delle regioni.
  Lo strumento principale di lavoro della Conferenza, che è stato creato all'inizio dei suoi lavori, è una piattaforma digitale multilinguistica dove vengono raccolti commenti, osservazioni e proposte da parte dei cittadini europei che intendono attivarsi per partecipare ai lavori della Conferenza. Ad oggi, secondo gli ultimissimi dati, risultato iscritte alla piattaforma circa 37 mila persone, quindi un dato abbastanza modesto tutto compreso, se si pensa al totale dei cittadini europei, con – gli ultimi dati li ho controllati ieri – 10.450 idee e proposte e 17 mila commenti. I numeri sembrano alti, ma se li confrontiamo al numero complessivo dei cittadini europei, sono tutt'altro che alti.
  Aggiungo che – questo è a disposizione di tutti, perché la piattaforma lavora sulla base del principio di totale trasparenza – il Segretariato della Conferenza – l'ultimo degli organi che non ho ancora citato – pubblica periodicamente una sintesi dei dati che emergono da questa consultazione sulla piattaforma digitale. Il prossimo rapporto è previsto tra pochissimi giorni. Infatti, credo che ai primi di dicembre dovrebbe uscire il terzo rapporto.
  Inoltre, sono stati previsti quattro European Citizens' Panels: sono delle forme di consultazione articolate su quattro cluster di temi, sulla base di un modello che è stato deciso dal Comitato esecutivo. Circa duecento cittadini selezionati da una società appositamente incaricata dalle Istituzioni dell'Unione affronteranno questi gruppi di temi. Un primo panel si occupa di valori, diritti, Stato di diritto, democrazia e sicurezza; un secondo sta già lavorando sui temi del cambiamento climatico, dell'ambiente e della salute; un terzo sull'economia, sull'occupazione, sulla trasformazione digitale e sull'istruzione e un quarto sulla proiezione internazionale dell'Unione e sulle migrazioni. Anche i lavori di questi European Citizens' Panels sono improntati alla massima trasparenza e possono essere seguiti direttamente sul web.Pag. 5
  Infine, come ho già accennato, c'è un Segretariato che fa un lavoro molto importante – anche questo è disponibile sul web –, che è composto di funzionari che sono espressione delle tre Istituzioni.
  Come si vede, è un sistema di consultazione a più livelli, complesso – forse anche un po' barocco, se mi si consente –, che purtroppo si è messo in moto con molto ritardo rispetto alla tabella di marcia originaria. Se si pensa che i lavori, di fatto, sono cominciati da poco e che è solo da poco che si cominciano a raccogliere le prime indicazioni che emergono dai lavori dei gruppi della plenaria, dai Citizens' Panels, con una scadenza temporale che è quella della primavera dell'anno prossimo – la data precisa non è stata fissata, ma mi sembra di capire che ci si orienti ad una data di chiusura simbolica, che sarebbe ancora una volta quella del 9 maggio –, non resta molto tempo per raccogliere tutte le indicazioni che emergeranno, anche soltanto a livello europeo, poi parlerò del livello nazionale.
  Credo che il quesito che ci si è posti e che ci si pone – se questi tempi siano sufficienti – è più che legittimo. Si tratterà di accelerare al massimo il lavoro della Conferenza in questi mesi per cercare di avere perlomeno delle indicazioni preliminari entro la primavera del 2022.
  Aggiungo che quanto al mandato – questo è un punto delicato e importante – quello che è stato deciso dall'Executive Board e dalla plenaria è che ci si concentri soprattutto sulle politiche dell'Unione. Per questo sono state indicate come riferimento le politiche che figurano nell'agenda strategica dell'Unione, che a sua volta è già stata approvata dal Consiglio europeo, senza che questo necessariamente debba escludere altre politiche dell'Unione, che possono essere evocate in sede di consultazione, ma è previsto anche che si possano affrontare tematiche e questioni istituzionali.
  Il mandato prevede esplicitamente che si possa affrontare il tema dell'applicazione del principio di sussidiarietà e di proporzionalità – un tema molto delicato e importante, che riguarda la questione della ripartizione di competenze tra Unione e Stati nazionali –, che si possa parlare di tema della qualità della legislazione – la famosa better regulation – della trasparenza dei processi decisionali, ma anche il tema della legittimità democratica degli stessi processi decisionali.
  Resta in sospeso – magari dirò una parola in conclusione – la possibilità o meno che la Conferenza possa portare ad una revisione dei Trattati. Questo è un punto problematico che per ora non è stato risolto.
  Poi c'è un dato delicato, che è il risultato del compromesso raggiunto dalle tre Istituzioni, ovvero la decisione che la plenaria, quando avrà completato il suo rapporto sui lavori della Conferenza, consegnerà questo rapporto alle tre Istituzioni – il Consiglio europeo, la Commissione e il Parlamento –, le quali poi decideranno che cosa fare di queste indicazioni emerse dalla consultazione popolare. Questo è un punto delicato per i motivi che magari illustrerò rapidamente in una fase successiva, ma, come è stato fatto notare da alcuni, rappresenta un po' un imbuto, nel senso che la palla torna – è quasi inevitabile che sia così – alle Istituzioni, che dovranno decidere se, come e quanto dare seguito alle indicazioni emerse in sede di consultazione dei cittadini europei.
  Questo per quanto riguarda il livello europeo di questa ampia consultazione popolare, poi ci sono livelli nazionali. Il presidente ha già accennato a quello che ha deciso il Governo italiano. Più in generale, in sede di Conferenza si sono date indicazioni di massima agli Stati membri perché si organizzino anche sul piano nazionale, lasciando una notevole libertà di manovra ai Paesi affinché organizzino questa consultazione con i cittadini sulla base di loro scelte e di loro priorità.
  Per quanto riguarda l'Italia, il Governo ha approvato il 20 aprile un DPCM con il quale si istituiscono due Comitati: un Comitato scientifico, come diceva il presidente, composto di trentacinque membri, che io ho l'onore di co-presiedere insieme alla professoressa Severino – che so che oggi non poteva essere con noi in Aula, ma Pag. 6che sarà audita prossimamente dalle vostre Commissioni – e un Comitato organizzativo.
  Il Comitato scientifico ha il compito di accompagnare e in qualche modo fare proposte al Governo su come organizzare il processo di consultazione, di valutare le proposte che il Governo farà per poi approvarle, dare un segnale di supporto e di sostegno, ma anche assumere iniziative in proprio di promozione e di pubblicizzazione di queste attività collegate alla Conferenza sul futuro dell'Europa. Poi c'è un Comitato organizzativo, che lavora in stretta collaborazione e contatto con il Comitato scientifico, ed è quello che fa le proposte su cui poi si pronuncia il Comitato organizzativo, che è composto dai rappresentanti del Ministero degli Esteri e del Dipartimento delle Politiche europee, più da una rappresentanza di ANCI (Associazione nazionale comuni italiani), UPI (Unione delle province d'Italia) e UNCEM (Unione nazionale comuni comunità enti montani).
  I due Comitati si sono insediati a fine luglio. C'è stato qualche ritardo accumulato per concordare la composizione del Comitato scientifico, ma a fine luglio abbiamo avuto il calcio d'avvio – se così si può dire – delle attività di questi Comitati.
  Come Comitato scientifico, d'accordo con la professoressa Severino, abbiamo deciso fin dall'inizio – visto che eravamo un numero piuttosto considerevole di trentacinque membri, non facili da gestire – di organizzarci sulla base di quattro gruppi di lavoro per ripartirci un po' le materie che sono oggetto della Conferenza. Abbiamo organizzato i lavori assegnando ad un primo gruppo, coordinato dalla Professoressa Lucrezia Reichlin, il compito di concentrarsi sui temi della governance economica e dimensione sociale delle politiche europee. Un secondo gruppo, coordinato dalla professoressa Barbara Guastaferro, si sta occupando e si è occupato del tema del cambiamento climatico, della transizione energetica e anche del tema della salute. Un terzo gruppo, che è coordinato dalla dottoressa Marta Dassù, ha concentrato i suoi lavori sul tema della protezione internazionale dell'Unione europea, la politica estera, la politica di difesa, ma anche sul tema delle migrazioni. Un quarto gruppo, con competenze più traversali e orizzontali, coordinato dal professore Sergio Fabbrini, ha lavorato e sta lavorando sulle questioni istituzionali e su alcuni dei temi attinenti alle questioni istituzionali, ovvero la sussidiarietà, proporzionalità, ma anche la distribuzione di competenze tra Unione e Stati nazionali e la questione più politicamente sensibile e delicata dell'eventuale esigenza e necessità di revisione dei Trattati.
  Devo dire che quello che ho potuto riscontrare con grande soddisfazione è che questi membri del Comitato si sono impegnati fin dall'inizio con grande entusiasmo e con grande passione già nel mese di agosto e che siamo stati in grado di produrre ai primi di settembre – o verso la metà di settembre – quattro documenti, che sono stati trasmessi al Governo tramite il Comitato organizzativo, che riproducono un po' tutti lo stesso modello: per quei cluster di temi su cui hanno lavorato i gruppi si cerca di individuare le aree problematiche, si cerca di indicare delle risposte di policy, di politiche, a volte anche alternative fra loro, e poi si sono formulati dei quesiti sui quali attivare una consultazione con i cittadini.
  Sulla base di questo lavoro fatto dai gruppi noi abbiamo suggerito e raccomandato al Comitato organizzativo di adottare anche sul piano nazionale il modello dei Citizens' Panels e abbiamo suggerito l'organizzazione di quattro National Citizens' Panels – secondo un modello che era stato anche raccomandato dalla Conferenza – che a loro volta si dovrebbero concentrare su quei quattro cluster di temi che abbiamo suggerito.
  Mi risulta che il Dipartimento per le Politiche europee abbia avviato un'interlocuzione con una società in house per l'organizzazione di questi panels, che richiedono un lavoro abbastanza complesso di selezione dei cittadini da consultare, di organizzazione dell'evento, di organizzazione di un ordine del giorno e delle tematiche da affrontare, ma soprattutto di raccolta delle indicazioni che emergeranno Pag. 7da questo dialogo con i cittadini. Questo è un primo cantiere di lavoro che è stato avviato e credo che nei prossimi giorni si dovrebbe arrivare alla firma di una convenzione con la società «Studiare Sviluppo», una società del Ministero dell'Economia che dovrebbe essere incaricata dell'organizzazione di questi national panels.
  Questa non è l'unica attività che si è messa in cantiere sul piano nazionale. Ve le elenco molto rapidamente per darvi un'idea: la prima serie di attività che volevo segnalare è la pubblicazione di un bando, che è stato adottato d'intesa tra il Dipartimento delle Politiche europee e il Ministero dell'Istruzione, per l'attivazione di un premio presso le scuole medie superiori sul tema del futuro dell'Europa. Il bando è già pubblicato ed è operativo. Immagino che il Ministero abbia fatto una circolare a tutti gli istituti, affinché gli istituti superiori si mettano in moto per organizzare questi concorsi a premi. Il secondo bando – che non credo sia stato ancora pubblicato, ma è in fase di pubblicazione dal Dipartimento delle Politiche europee e dal Ministero dell'Università – prevede la messa a disposizione di fondi per l'organizzazione di eventi presso le università.
  Vi sono alcune iniziative che si stanno mettendo in moto. La prima – ve ne parlerò separatamente, perché è la via ufficiale – sarà da realizzare nel territorio selezionando un certo numero di città distribuite su tutto il territorio nazionale, per poter arrivare a sensibilizzare un numero quanto più ampio possibile di cittadini un po' su tutto il territorio nazionale, utilizzando soprattutto dei referenti locali, in primis le università, ma anche istituzioni locali di altra natura che possano essere interessate. Non ho con me l'elenco delle città, ma l'idea è di coprire da Nord a Sud un po' tutto il territorio nazionale.
  Vi è poi una campagna di comunicazione istituzionale che dovrebbe essere varata il 9 dicembre, in occasione di un evento di cui vi dirò tra un attimo. Per ora si concretizza soprattutto con l'avere affidato ad una società di comunicazione la progettazione di uno spot da far trasmettere sulle televisioni.
  Infine, volevo segnalarvi tre cose in particolare: il 9 dicembre all'Auditorium Parco della Musica è prevista una riunione ufficiale di avvio della campagna nazionale, con la partecipazione del Ministro Di Maio, dei Sottosegretari Amendola e Della Vedova, con me e la professoressa Severino come rappresentanti del Comitato scientifico e duecento giovani selezionati da una società, che parteciperanno a un dibattito interattivo per segnare l'avvio di questa campagna di mobilitazione.
  Infine, vi sono due eventi a latere che mi preme segnalarvi: il primo ha già avuto luogo e a mio avviso è stato un evento di straordinario successo, a cui ha partecipato il presidente Fassino e a cui io ho partecipato alla seduta conclusiva. È un incontro con un gruppo di giovani provenienti dai Paesi dei Balcani occidentali, un'idea del Ministro Di Maio che ha prodotto risultati straordinari. Ho ascoltato i rapporti dei giovani che hanno partecipato, dei cinque gruppi di lavoro, e sono veramente dei giovani straordinariamente preparati e brillanti, con grande volontà di partecipazione. Era un gesto di attenzione da parte del Governo italiano nei confronti di questi Paesi candidati, ma al tempo stesso era un evento collegato, perché vi erano anche giovani cittadini di Paesi dell'Unione europea.
  Tra due o tre giorni, nell'ambito dell'evento Med Dialogues, è previsto un incontro analogo online, mentre quello sui Balcani era in presenza, e questo fa differenza: si tratta di un evento online con i giovani dei Paesi della sponda sud del Mediterraneo sempre sul tema di quali aspettative per questi giovani, che hanno caratteristiche diverse perché non sono Paesi candidati, ma è interessante ascoltare anche loro.
  Cerco di stringere: a questo punto, questi sono un po' i fatti. Probabilmente alcune di queste cose vi erano già note, mi scuso se sono stato ripetitivo. Vorrei fare qualche considerazione, in particolare su alcune criticità che io vedo nello sviluppo di questa iniziativa.
  Come dicevo all'inizio, la Conferenza si propone come un modello di democrazia diretta o di democrazia partecipativa, sicuramentePag. 8 un metodo innovativo per quanto riguarda i processi decisionali dell'Unione europea, con un obiettivo molto condivisibile che è quello del coinvolgimento diretto dei cittadini europei su tematiche europee, ma anche con qualche problematicità, se posso dire.
  Non è facile realizzare una consultazione popolare di queste dimensioni, non è facile selezionare campioni rappresentativi e, quando si va a selezionare campioni rappresentativi, qualcuno resta sempre fuori. Non è facile e bisogna fare molta attenzione alla scelta dei temi, ma soprattutto al modo in cui si organizza il dialogo e come si pongono i quesiti, perché da come si pongono i quesiti, si possono aspettare risposte di segno diverso. L'ultima criticità è che non è neppure facile raccogliere indicazioni che siano univoche, sintetizzarle e poi cercare di presentarle in modo tale che possano in qualche modo avere un seguito. È un esperimento, e come tale probabilmente avrà qualche lacuna o qualche difficoltà di realizzazione, ma è un esperimento che merita sicuramente di essere incoraggiato.
  La seconda criticità, che ho già accennato, è quella relativa ai tempi. Infatti, i tempi sono diventati molto stretti e, se si vuole rispettare la scadenza della primavera del 2022, bisogna veramente correre, perché siamo oggettivamente in ritardo, come dimostrato dai numeri della piattaforma digitale, dallo stato di avanzamento dei gruppi di lavoro della plenaria, dal fatto che gli European Citizens' Panels sono partiti da poco e che i National Citizens' Panels non sono ancora partiti e dal fatto che anche negli altri Paesi – non solo in Italia – le iniziative collegate a questa Conferenza non brillano per visibilità e per numero. Quindi c'è ancora molto lavoro da fare.
  Aggiungo che – questo è un mio giudizio personale – si dovrebbe fare di più sotto il profilo della comunicazione istituzionale, perché se ne parla poco. È un tema che non fa notizia, ma questo mi sembra ovvio e mi sembra quasi di dire delle cose scontate. Occorre che ci sia un impegno di natura istituzionale per avvertire e segnalare ad un pubblico un po' attento su questi temi che c'è questa opportunità e questa occasione di ascolto, perché per ora non si è fatto abbastanza.
  Infine, vi sono due problemi che metterei sullo sfondo, e poi chiudo: il primo è quello delle conclusioni, perché è ovvio che ci sarà questo nodo del passaggio delle consegne alle Istituzioni, che per molti aspetti è inevitabile. Il secondo tema, politicamente molto controverso – che secondo me è stato posto in maniera sbagliata – è la questione se questa Conferenza possa portare o meno come suo sbocco o come uno dei sui sbocchi ad una revisione dei Trattati: credo che l'opzione non debba essere esclusa – esprimo un parere del tutto personale – ma che non se debba neppure fare una pregiudiziale.
  Il metodo più giusto sarebbe cercare di individuare i problemi e delle risposte a questi problemi e, in funzione delle risposte individuate e magari concordate, andare a vedere se riforme dei Trattati siano necessarie o meno.
  Detto questo, credo che, nonostante le criticità che ho elencato, nonostante i ritardi accumulati, nonostante la scarsa partecipazione, la Conferenza resti un'opportunità importante di ascolto dei cittadini europei, che troppo spesso lamentano un distacco, una distanza dai processi decisionali dell'Unione. Per questo motivo ritengo che sia un'occasione che, se gestita bene, possa aiutare l'Unione a rispondere meglio ai desiderata e alle aspettative dei cittadini europei e – mi rendo conto di esprimere un auspicio non so quanto realizzabile – di cercare di realizzare maggiori convergenze sul futuro dell'Europa sia tra Paesi – perché è inutile nascondere che le posizioni di Paesi membri sono spesso molto distanti – sia all'interno dei Paesi, tra forze politiche che non sempre condividono la stessa visione sul futuro dell'Europa. Grazie, presidente.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, Ambasciatore per la Sua esposizione. Mi hanno chiesto la parola i presidenti e i colleghi. Presidente Stefano, prego.

Pag. 9

  DARIO STEFANO. Grazie, Ambasciatore. Non avevo dubbi rispetto all'eventualità che questa Sua audizione ci consegnasse degli elementi sui quali riflettere. Alcuni mi preoccupano, perché in qualche modo confermano alcune nostre perplessità sulla necessità che la Conferenza si possa tradurre nei fatti in una affermazione più vigorosa del progetto europeo e quindi in un'attività di coinvolgimento reale delle nostre comunità. In questo qualche perplessità noi l'abbiamo sempre nutrita, ma bisogna continuare ad insistere.
  Il tema delle iniziative da realizzare nei territori può essere un tema interessante se riusciremo a far sì che non finiscano con l'essere delle iniziative accademiche, ma che provino a dare la possibilità di partecipazione attiva dei territori. Lo so che non è semplice, però d'altro canto credo che la rappresentazione territoriale di un'iniziativa di comunicazione aggiungerebbe poco.
  Avrei voluto segnalarle altri due temi come nostra preoccupazione, quello che richiamava qualche attimo fa rispetto ai Trattati: credo che non sia un fatto marginale quello di arrivare alla revisione di qualche Trattato. Noi abbiamo un Trattato su tutti che abbiamo la necessità impellente di provare a modificare e se la Conferenza non ci facesse approdare alla modifica di qualche Trattato, probabilmente ne vedrebbe venir meno anche l'idea per la quale è stata pensata.
  Vi sono due altri temi che voglio mettere nella sua agenda: uno è quello di una nuova legge elettorale, su cui non so se state discutendo: vi era questa idea di una legge elettorale in grado di dare maggiore rappresentatività e di costruire una circoscrizione elettorale transnazionale, proprio per affermare il principio dell'Unione europea. L'altro tema è quella della duplicità del ruolo del Presidente del Consiglio europeo e della Commissione. Si tratta di due temi su cui abbiamo dibattuto spesso nelle nostre riunioni e che a nostro avviso potrebbero anche produrre una semplificazione del processo. Guardare ad un'unica figura di Presidente probabilmente ci consentirebbe di dare anche maggiore semplicità e funzionalità degli organismi.
  Sono temi che capisco si faccia fatica ad affrontare in discussioni ampie, però se noi non arrivassimo alla fine della Conferenza senza approdare all'idea, per esempio, di superare l'unanimità di voto o senza approdare all'idea di dover mettere mano a Trattati importanti come quello di Dublino, credo che la Conferenza perderebbe di grande significato politico.
  Per noi è importante ricevere da Lei anche qualche elemento che ci rassicuri in questa direzione o anche qualche sollecitazione su iniziative che noi possiamo intraprendere per poter tentare di rinvigorire queste possibilità. Contrariamente, avremmo difficoltà a dire di avere conseguito un grande risultato.
  Siamo fiduciosi che la nostra rappresentanza in seno a quegli organismi sia una rappresentanza di grande qualità e quindi questo ci rassicura anche nell'ottenimento di risultati che siano concreti e che possano essere utili alla causa, che è quella di rinvigorire l'idea della casa comune europea, soprattutto nelle nuove generazioni, che a volte non ne percepiscono forse nemmeno l'esistenza o spesso la percepiscono per l'azione che il populismo determina nell'opinione pubblica. Mi fermo qua.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente Stefano. Prima di dare la parola al presidente Fassino, invito i colleghi collegati ad alzare la mano – visto che la collega Garavini l'ha fatto – così vi do la parola.
  La parola al presidente Fassino, prego.

  PIERO FASSINO. Intanto ringrazio Nelli Feroci per questa illustrazione molto puntuale. La prima questione mi pare quella che ha già evocato, cioè che, partita la Conferenza con grandi ambizioni, il rischio è che l'esito sia più basso delle ambizioni, anche perché a mio avviso in effetti l'Unione europea è di fronte alle necessità di un salto di qualità. Veniamo da anni difficili, spesso di disarticolazione della coesione europea, e penso ai Paesi di Visegrad, all'uscita dalla Gran Bretagna e ai Paesi frugali.
  Il COVID-19 ci ha obbligato e ci ha sollecitato a ritrovare una coesione per Pag. 10affrontare una drammatica emergenza. Questo è certamente positivo, ma bisogna utilizzare questa condizione di miglior favore, cioè una ritrovata coesione, per aprire una terza fase del processo di integrazione, come la definisco io: la prima fase è quella dei padri fondatori, la seconda è quella dell'euro, di Maastricht e dell'allargamento e la terza è quella di un salto in avanti verso un processo di integrazione che determini su tutti i pilastri un'integrazione più alta.
  Qui vengo subito ad un punto politico: sono molto prudente nel dire che la Conferenza deve avere come esito la modifica dei Trattati, perché con il clima che c'è oggi in Europa, mettere mano ai Trattati rischia alla fine di scrivere meno di quello che c'è oggi nei Trattati e non è detto che si scriva di più. Bisogna essere attenti e prudenti, se ci sono le condizioni per introdurre nei Trattati novità nel senso di un livello di più alta integrazione, e non nel senso di un rafforzamento di dimensioni intergovernative. Questo è un punto molto delicato, su cui giustamente bisogna essere molto prudenti.
  Sulle questioni più direttamente di gestione della Conferenza, io penso che questi panel che sono stati programmati e altre iniziative che si possono programmare devono vedere la presenza di grandi personalità del Paese. Se in uno di questi panel c'è Draghi, i giornali ne scrivono e l'opinione pubblica è avvertita. Se in uno di questi panel ci sarà il futuro Presidente della Repubblica che parla, è un'altra cosa. C'è una cosa con Di Maio, va benissimo. Vediamo personalità significative del mondo della cultura, del mondo economico eccetera, perché se i panel sono fatti con presenza di esperti, dal punto di vista del merito sono certamente ricchi, ma dal punto di vista dell'impatto esterno rischiano.
  Io farei uno sforzo e consiglierei al Comitato organizzatore che, se vogliamo far crescere, abbiamo bisogno di una visibilità. La visibilità la dà una campagna di comunicazione, ma poi se ti giochi... Se si fanno delle iniziative nelle città principali con i sindaci... faccio un esempio che viene dall'esperienza: un sindaco come il sindaco di Firenze per definizione è molto attento a tutto ciò che è internazionale, perché è la città di La Pira, dell'Istituto universitario europeo, e via di questo passo. A Torino c'è una tradizione molto forte di iniziative sull'Europa, e così a Milano. Nelle grandi città, se i sindaci si spendono, è un'altra cosa.
  Penso che bisogna lavorare, e naturalmente in questa chiave occorre che si spendano esponenti significativi delle organizzazioni sociali più importanti, leader sindacali, il Presidente di Confindustria, perché tutto questo dà visibilità, respiro e anche partecipazione a questo tema. Qui mi fermo.

  PRESIDENTE. Grazie, presidente. La senatrice Garavini, del Gruppo Italia Viva, ha chiesto la parola. Prego, senatrice.

  LAURA GARAVINI (intervento da remoto). Grazie, presidente. Grazie, Ambasciatore Nelli Feroci per la Sua disamina. Devo dire che le Sue perplessità o i punti critici a cui Lei faceva riferimento mi vedono concorde. Mi auguro che anche la conduzione così prestigiosa del Comitato scientifico e del Comitato organizzativo possa fungere da sprone per far sì che, da un lato, si dia maggiore visibilità alla Conferenza sul futuro dell'Europa e, dall'altro, si valuti seriamente di procrastinarne i termini e che si riesca a cogliere quell'opportunità che la Conferenza stessa rappresenta.
  Faccio mie le considerazioni dei presidenti che mi hanno preceduto. In particolare, credo anche io come il presidente Stefano che uno dei punti di cui la Conferenza potrebbe rendersi artefice anche attraverso il Governo italiano è che potrebbe essere sicuramente auspicabile una revisione della legge elettorale, che preveda la creazione di una circoscrizione transnazionale che possa dare la dimensione proprio dell'Unione europea anche ai cittadini nel momento in cui esprimono il voto, così come dando loro la possibilità di esprimere direttamente colei o colui che possa diventare poi Presidente della stessa Commissione europea.
  Allo stesso modo auspico che si possa pervenire al superamento del voto all'unanimità,Pag. 11 oggi prevista per le decisioni del Consiglio europeo, e attribuire al Parlamento, da un lato, un maggiore potere legislativo e, dall'altro, prevedere anche un bilancio autonomo dell'Unione europea, in modo tale che le posizioni e le politiche che possono essere assunte possano andare maggiormente nella direzione di politiche solidali e di politiche europee che superino approcci legati a quelli che sono gli interessi dei singoli Paesi.
  Ritengo anche che uno degli aspetti importanti, che mi auguro possano uscire dalle indicazioni offerte della Conferenza, sia il fatto che condizione per appartenere all'Unione europea sia legata al rispetto dei diritti umani e che si possano precludere problematiche come quelle legate all'attuale contrasto, ad esempio, tra Polonia e Bielorussia.
  Credo che questi siano tutti auspici, così come il fatto che si giunga a riconoscere un'autonomia strategica dell'Unione europea su tematiche quali la difesa, la sicurezza, la cybersecurity, l'intelligenza artificiale, tutte questioni sulle quali credo sia utile e importante che l'Unione europea possa esprimere maggiormente il proprio protagonismo, anche politico.
  Gli accordi usciti dalla nuova coalizione tedesca formata dai Verdi, SPD e liberali pongono tra i punti all'ordine del giorno della nuova alleanza anche il perseguimento di Stati uniti federali d'Europa. Credo che il fatto che il nuovo accordo di Governo metta tra le priorità il perseguimento di un obiettivo così ideale e così valoriale sia di buon auspicio all'interno di un Paese di così grande e strategica importanza come la Germania. Mi auguro che sia di buon auspicio e che anche la Conferenza sul futuro dell'Europa possa andare in questa direzione, poiché allora potremmo salutarlo come un grande successo.
  Mi permetto di porle una domanda: crede che sia ipotizzabile che ci sia un rinvio della tempistica o, invece, crede che sia abbastanza probabile che si mantenga questa data?
  Ho un ulteriore quesito: dagli interventi che stanno emergendo, ha contezza del fatto che da parte dei singoli Paesi c'è una certa uniformità di richieste che vengono avanzate dal punto di vista di contributi della base oppure si riscontrano differenze tra i diversi Paesi? Il contributo dell'Italia è in media rispetto a quelle degli altri Paesi oppure si verificano divergenze particolari? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a Lei, senatrice Garavini. Do la parola alla senatrice Bonino. Prego.

  EMMA BONINO (intervento da remoto). Ambasciatore, buongiorno e grazie mille. I miei colleghi sanno e conoscono, visto che l'ho detto moltissime volte, il mio scetticismo rispetto a questo anno della Conferenza sul futuro dell'Europa, quindi non sto a ripetere, ma conoscono anche la mia posizione secondo cui, senza la riforma dei Trattati, almeno su alcuni punti chiave, stiamo suscitando qualche aspettativa che si tramuterà ben presto in delusione. Il treno è partito, secondo me è partito male, con una governance molto complicata e con gli otto temi di discussione che escludono sostanzialmente la parte istituzionale, che secondo me è la più importante. Comunque siamo su quel treno e non possiamo scendere.
  Come Lei ha rilevato, il problema è come rendere al meglio questa avventura politica. Premesso che le buone notizie non fanno mai notizia, quello che è sicuro è che nel nostro Paese, a parte un gruppo di aficionados, a questa Conferenza non è dato nessun rilievo da parte del servizio pubblico eccetera. Su questo concordo molto con l'intervento del presidente Fassino: se non ci inventiamo qualcosa, ci saranno pure i duecento tirati a sorte, ma francamente non andiamo molto lontano.
  Lei lo ha sottolineato e io mi permetto di insistere da questo punto di vista, ma non so neanche troppo bene come rimediare ad una cosa che non coinvolge la vita dei cittadini o la proposta di iniziativa legislativa al Parlamento europeo.
  Nei correttivi vari e nelle perplessità che Lei esprimeva, c'è qualche idea di fondo o ci state ancora pensando? Grazie. Con tanto rispetto per Macron, se non si cambiano i Pag. 12Trattati non c'è nessun Europe de la santé né di qualunque cosa. Penso che anche voi ne siate consapevoli. Le chiedo se avete una qualche proposta, progetto o idea per riscaldare un po' i cuori, la mente e il cervello dei nostri concittadini. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, senatrice Bonino. Non vedo altre richieste di parola, quindi lascio subito la parola all'Ambasciatore. Prego.

  FERDINANDO NELLI FEROCI, Co-Presidente del Comitato scientifico per il futuro dell'Europa. Grazie a tutti i membri delle Commissioni che sono intervenuti per le loro osservazioni, molto utili anche per il nostro lavoro. Vorrei rispondere rapidamente, credo che abbiamo circa cinque minuti e cercherò di essere essenziale.
  Prima di tutto ho un'osservazione preliminare, poiché credo che vi è un punto molto importante da chiarire: noi come Comitato organizzativo – l'ha ricordato il presidente Battelli e l'ho ripetuto anch'io – abbiamo soprattutto il compito di accompagnare il Governo e suggerirgli iniziative di tipo procedurale, nel senso che il nostro compito è quello di organizzare un processo, dando suggerimenti che poi il Governo dovrà in qualche modo realizzare. Siamo anche a disposizione per dare suggerimenti sui temi di sostanza, ma non è questo il nostro compito principale. Tutto quello che è stato detto oggi sui temi di sostanza all'ordine del giorno della Conferenza è materia perfettamente chiara a noi come Comitato organizzativo.
  Aggiungo che nei documenti che abbiamo già sottoposto al Governo – ovvero quelli a cui accennavo prima – in qualche modo si cerca di individuare un percorso per arrivare a dare delle risposte a quei problemi e a quei quesiti, però non siamo noi che dobbiamo darli, ma dovranno essere i cittadini, che noi aiuteremo a consultare in qualche modo. Questa è un po' l'essenza della Conferenza sul futuro dell'Europa e questo è il compito che si propone il Comitato sul futuro dell'Europa.
  La seconda osservazione è che il presidente Fassino ha pienamente ragione: come diceva anche la presidente Bonino, quando non si mobilita la politica – e la politica a un certo livello – è difficile che i media comincino a occuparsene. Mi risulta per ora che solo il Presidente della Repubblica si sia pronunciato su questo argomento in più di un'occasione.
  Mi ha colpito, se posso aggiungere un'osservazione di tipo personale, che non se ne sia fatta menzione minimamente, per esempio, in occasione della visita del Presidente Macron a Roma. Macron è il padre di questa iniziativa, viene a Roma, si parla di tutto e non si spende una parola per la Conferenza, neppure nella conferenza stampa congiunta con il Presidente del Consiglio Draghi. Era un'occasione straordinaria e questo è un segnale preoccupante, perché, se perfino Macron si dimentica che c'è una Conferenza sul futuro dell'Europa, c'è motivo di preoccuparsi.
  Ripercorrerò molto rapidamente le questioni di sostanza che sono state evocate: sulla revisione dei Trattati ripeto che io condivido la prudenza, perché il rischio è che si vada ad aprire un vaso di Pandora dagli esiti difficilmente prevedibili ed eventualmente le revisioni dei Trattati che dovrebbero emergere – è un auspicio del tutto personale – dovrebbero essere di tipo mirato e chirurgico.
  Ho in mente soprattutto due aspetti: il primo è la questione delle competenze, la valutazione se sia o meno il caso di trasferire alcune competenze a livello sovranazionale. Il tema della salute è quello più evidente e l'Unione europea ha fatto miracoli senza avere competenze specifiche in materia di salute in questa circostanza. Tuttavia, c'è da chiarirsi se valga la pena modificare la distribuzione di competenze per attribuire poteri più intrusivi all'Unione su questo tema.
  Il secondo tema è quello del voto all'unanimità: su questo credo che la questione dovrebbe essere posta in maniera mirata, non tanto per abolirlo in maniera generale, ma eventualmente individuando quegli ambiti di applicazione, quelle politiche in cui sarebbe utile ridurre o eliminare il voto all'unanimità.Pag. 13
  Aggiungo che sia sulla questione della distribuzione delle competenze sia sulla questione della revisione dei Trattati nei documenti noi poniamo dei quesiti che suggeriamo al Governo di proporre a sua volta ai cittadini che verranno consultati. Non abbiamo coperto il tema della legge elettorale, e in particolare dell'idea di creare una circoscrizione transnazionale, ma è un suggerimento utile di cui io mi farò portatore nelle prossime riunioni del Comitato scientifico per aggiungerlo come tema da sottoporre alla consultazione popolare.
  È possibile un rinvio della Conferenza? Sì, è un tema che dovrà essere valutato e deciso a livello di Capi di Governo o della plenaria della Conferenza. Mi sembra di capire che oggi come oggi ci si orienti a mantenere la data probabilmente del 9 maggio del 2022. Il vero punto delicato non è solo quello della prosecuzione delle attività, ma è soprattutto quello dei seguiti da dare alle conclusioni che emergeranno da questa tornata di consultazione elettorale. Questo è il nodo fondamentale. Per ora devo dire che non vedo molto impegno della politica, soprattutto dei Governi, molto di più da parte del Parlamento europeo e forse di alcuni Parlamenti nazionali.
  Le posizioni dei Paesi membri non le conosco nella sostanza e non sono in grado di dare giudizi su questo, ma posso immaginare. Accennavo prima alle divisioni che caratterizzano le posizioni dei Paesi membri su tante questioni, alcune delle quali fondamentali, relative al futuro dell'Europa. Quello che posso dire è che alcuni Paesi si sono attivati rapidamente e hanno già realizzato molte iniziative di mobilitazione e di consultazione popolare – in primis la Francia, ed è naturale, perché è il Paese che ha prodotto l'idea –, ma ci sono Paesi in cui mi si dice che non è stato fatto assolutamente niente e in particolare la Polonia non risulta avere attivato nessuna iniziativa su questo fronte. La Commissione pubblica periodicamente dei rapporti in cui si fa stato di tutte le iniziative e di tutte le attività messe in moto nei singoli Paesi membri.
  La senatrice Bonino ci chiede che idea abbiamo da suggerire: noi avremmo tante idee, ma il nostro compito non è tanto quello di suggerire idee sul futuro dell'Europa, bensì di mettere in moto un processo. Questo è fondamentale e mi dispiace dover dire che per ora si sono messe in moto delle proposte, delle iniziative, ma concretamente non si è realizzato ancora niente. La prima iniziativa è quella del 9 dicembre. Sono partite alcune iniziative spontanee, soprattutto nel mondo delle università, e si sta cercando di realizzare un raccordo tra iniziative che si originano nel mondo dell'università, ma per ora anche questa serie di incontri sul territorio si realizzerà a partire dai primi di dicembre. Nel corso dei prossimi mesi vi sono le iniziative sul territorio, le iniziative da parte dell'università, i National Citizens' Panels, che dobbiamo realizzare necessariamente entro la fine di marzo o al massimo ad aprile. Questo è quanto mi sentivo di rispondere. Presidente, grazie mille. Credo che abbiamo rispettato anche gli orari.

  PRESIDENTE. Perfetto, io ringrazio l'Ambasciatore, i presidenti qui presenti e i colleghi. Dichiaro chiusa questa audizione. Grazie.

Audizione, in videoconferenza, di rappresentanti del Movimento Federalista europeo e dell'Associazione Gioventù Federalista europea.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede le audizioni di rappresentanti del Movimento Federalista europeo e dell'Associazione Gioventù Federalista europea. Anche a nome del presidente Fassino e dei colleghi della Commissione Affari esteri e Politiche europee della Camera e del Senato, saluto e ringrazio per la disponibilità a prendere parte ai nostri lavori il dottor Stefano Castagnoli, Presidente nazionale del Movimento Federalista europeo, accompagnato dalla Segretaria Generale, la dottoressa Luisa Trumellini, e il dottor Gianluca Bonato, Presidente nazionale della Gioventù Federalista europea, accompagnato dal Segretario Generale, il dottor Matteo Gori.Pag. 14
  Ricordo che il MFE (Movimento Federalista europeo) è stato fondato a Milano nel 1943 da Arturo Spinelli, insieme a un gruppo di antifascisti che aveva individuato nella battaglia per la creazione degli «Stati uniti d'Europa» lo scopo prioritario per affermare stabilmente nel vecchio continente la pace, la libertà, la democrazia e la giustizia sociale.
  Il Movimento Federalista europeo partecipa attivamente alla Conferenza sul futuro dell'Europa con proposte politiche pubblicate sulla piattaforma futureu.EUropa.eu in coordinamento con l'Unione dei federalisti europei (UEF). Inoltre, si è posto l'obiettivo di organizzare «100 assemblee cittadine per l'Europa federale» in collaborazione con i partiti politici e altre organizzazioni locali a supporto delle proposte presentate dai federalisti europei.
  Per quanto riguarda, invece, la GFE (Gioventù Federalista europea), essa nasce nel 1951 come organizzazione giovanile legata al Movimento Federalista europeo. Sezione locali della GFE si trovano in tutto il territorio nazionale, con iscritti e militanti di qualsiasi cittadinanza di età compresa tra i quattordici e i ventinove anni. Opera, altresì, come sezione italiana della Jeunes Européens Fédéralistes (JEF), un'organizzazione internazionale con sede a Bruxelles che, attraverso i princìpi di sussidiarietà, convoglia le azioni delle diverse sezioni nazionali e locali in tutto il continente.
  Nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa, la GFE promuove il Next Chapter Europe, finalizzato a includere i giovani cittadini nella discussione sul destino del nostro continente, focalizzandola su nove temi cruciali: i valori europei, l'integrazione economica e fiscale, la risposta europea alla crisi climatica, l'Europa sociale, la difesa e la politica estera, le politiche migratorie, la transizione digitale, i contrasti alle mafie e alla criminalità organizzata, l'istruzione e la mobilità in Europa.
  Fatta questa premessa, sono lieto di dare la parola al Presidente Castagnoli affinché svolga il Suo intervento. Prego, presidente.

  Stefano CASTAGNOLI (intervento da remoto). Il primo intervento lo farà la Segretaria Generale, la dottoressa Trumellini.

  PRESIDENTE. Perfetto. Prego.

  LUISA TRUMELLINI, Segretaria Generale del Movimento Federalista europeo. Grazie, buongiorno. Farò la prima parte introduttiva, in cui darei qualche elemento di spiegazione sulla Conferenza e qualche riflessione, lasciando poi sia agli esponenti della Gioventù Federalista europea sia al presidente Castagnoli ulteriori osservazioni.
  Il punto su cui vorrei attirare l'attenzione è quello del valore della Conferenza come tale. Proprio per le difficoltà che sta incontrando dal punto di vista dell'informazione che riceve e dello scetticismo che finisce per circondarla, vorrei rimettere l'accento sul fatto che in realtà la Conferenza è proprio stata voluta e pensata come strumento in una fase in cui l'Unione europea ha una fortissima pressione delle sfide esterne e interne, che la spingono a dover adattare il suo sistema politico-istituzionale per riuscire ad avere maggiori capacità politiche, maggiori capacità di reazione ed essere in grado di affrontare le sfide interne sul piano economico e sociale.
  Sotto questo aspetto, da tempo l'Unione europea sta discutendo della necessità di approfondire la propria integrazione, soprattutto in senso politico, e finora non è riuscita a trovare gli strumenti per farlo.
  La Conferenza va inquadrata in questa ottica, in questo processo, in questo dibattito e nelle difficoltà che il processo di revisione, di autorevisione e di autoriforma dell'Unione europea incontra, perché l'Unione europea, in particolare nei Trattati, è concepita e pensata per rimanere fedele e in continuità con un modello che lascia la sovranità politica agli Stati e che ha man mano sviluppato un'integrazione dal punto di vista delle competenze che servono per la realizzazione di questo pur straordinario progetto che è il mercato interno, ma ha lasciato le competenze alla sovranità politica degli Stati.
  Questo si riflette innanzitutto nei meccanismi che gli stessi Trattati prevedono Pag. 15per la riforma dell'Unione europea, cioè l'unanimità, che cozza con le differenti volontà politiche degli Stati all'interno dell'Unione europea: nella misura in cui si parcellizza in qualche modo questo dibattito sulla possibile riforma, è difficile trovare il punto di vista dell'interesse comune, ma tendono ad emergere le urgenze degli interessi nazionali e delle pressioni immediate che i Governi e la politica nazionale subiscono.
  La Conferenza è uno strumento che, in qualche modo, cerca di rompere questa inerzia e offre un quadro per mettere in campo il dibattito sulla riforma dell'Unione europea; è uno strumento diverso e non è previsto dai Trattati e in questo senso sfugge alle logiche esistenti e permette di dare a quel fronte favorevole al cambiamento dell'Unione europea un quadro all'interno del quale operare, all'interno del quale sviluppare un confronto che permette di accrescere le forze favorevoli.
  Vorrei ricordare che il fronte delle forze che in questo momento vogliono il cambiamento in Europa è piuttosto consistente, senza sottovalutare i nemici che abbiamo sempre visto e su cui poi tornerò rapidamente. È consistente perché lo è all'interno del Parlamento europeo, tra forze trasversali, ma lo è anche all'interno della società civile, nelle organizzazioni economiche e sociali, e questo si riflette nel dibattito che poi la Conferenza ha animato e anche nei risultati che si vedono sulla piattaforma e che poi verranno ripresi negli interventi che mi seguiranno; infine, è forte anche – questo è un punto fondamentale – tra alcuni Governi chiave.
  Veniva ricordato che è la Francia che ha voluto la Conferenza e che la Francia preme da molto tempo – da quando c'è la nuova presidenza di Macron – per una riforma politica nell'Unione europea, ma non solo. Nel corso di questi anni lo sviluppo del processo ha visto anche, da un lato, un forte impegno della Spagna, dall'altro, l'Italia che ha man mano guadagnato una grande autorevolezza e che è fortemente impegnata anch'essa dal punto di vista degli interessi del Paese.
  Qui basta ricordare il Trattato del Quirinale che è stato firmato in questi giorni e i fortissimi riferimenti che fa all'alleanza tra Francia e Germania anche nell'ambito della Conferenza, che viene citata nel Trattato per la creazione di una sovranità europea e tutta una serie di spinte alla riforma politica dell'Unione europea.
  Infine, vi è la grande novità del programma del Governo tedesco: la Germania è sempre stata piuttosto prudente sulla possibilità di aprire alla riforma dei Trattati, ma nel programma del nuovo Governo tedesco ci sono la riforma dei Trattati, la proposta che la Conferenza prosegua, diventando una convenzione costituente, e addirittura l'obiettivo della creazione di uno Stato federale europeo, spiegato nei termini che nella storia della giurisprudenza e del dibattito costituzionale in Germania è molto profondo.
  In realtà il blocco di forze che premono per il cambiamento e che vogliono usare l'occasione della Conferenza per il cambiamento è molto consistente, perché i quattro Paesi che abbiamo citato sono quattro Paesi cardine.
  La Conferenza è stata sicuramente molto avversata. Come dicevo, ci sono parecchi Governi che cercano di bloccarne gli sviluppi e l'esito e che sono contrari all'idea di una riforma di Trattati. Ad esempio, ricordiamo la lettera dei quattordici Paesi che, all'indomani dell'avvio della Conferenza, hanno immediatamente cercato di chiarire la loro volontà di fermarne i lavori.
  È chiaro che questo si è riflettuto moltissimo anche nelle difficoltà dell'avvio della Conferenza, della messa in campo di tutti i suoi diversi organi che prevedono i panel dei cittadini, che sono partiti dall'Italia, la stessa plenaria, che ha fatto fatica a organizzarsi, eccetera, però quello che noi constatiamo è che in realtà la Conferenza sta crescendo e che questo boicottaggio che continua in qualche modo ad essere in atto non frena l'approfondimento e la crescita di questo fronte che promuove il cambiamento.
  La Conferenza, di fatto, – e questo riferimento che fanno sia il Trattato del Quirinale, sia il programma del Governo Pag. 16tedesco alla Conferenza lo dimostra –, continua a rappresentare il quadro all'interno del quale si sta sviluppando un dibattito che può veramente portare a delle riforme importanti.
  Sotto questo aspetto mi rendo conto di essere un po' in contrasto anche con un sentire diffuso, ma parlo anche da insider della Conferenza, poiché sono vicepresidente europea – parlo un po' nella doppia veste – e vicepresidente dell'UEF (Unione dei federalisti europei) che è la nostra organizzazione europea, che è presente all'interno della plenaria anche come rappresentanza diretta ed è uno dei tre rappresentanti del Movimento europeo internazionale. Inoltre, siamo attivi nel gruppo di lavoro sulla democrazia, il gruppo presieduto da Manfred Weber.
  Conoscendo i meccanismi che si stanno sviluppando all'interno di quella che è l'area tematica della Conferenza su cui si concentra il dibattito della riforma, tenendo conto della posizione tradizionale politica di Weber – che è sempre stata di un europeismo convinto ma in qualche modo prudente nell'ipotesi di aprire una riforma dei Trattati – posso dire che il clima è completamente cambiato. Il clima è cambiato tanto che il programma di lavoro di questo gruppo – che in questo momento, dal punto di vista dell'organizzazione dei suoi lavori interni e all'interno della plenaria, è il più avanzato – è estremamente ambizioso e pone non solo con forza l'ipotesi della riforma del Trattato, ma pone nel dibattito tutti i temi che vanno a dare sostanza alla creazione di un'unione politica federale, addirittura quel Bundestag di cui parla il programma del Governo tedesco.
  Ne cito qualcuno e poi chiudo qui il mio intervento. Il programma del gruppo di lavoro sulla democrazia europea all'interno della plenaria si pone l'obiettivo di riflettere e fare proposte concrete su: come potenziare i poteri diretti del Parlamento in alcune aree, proposta che si accompagna anche alla riforma del bilancio e al completamento dell'unione monetaria, che passano dall'attribuzione di poteri diretti al Parlamento europeo; come rafforzare i meccanismi elettorali europei, per garantire maggiore rappresentatività ai parlamentari europei, e rafforzare la dimensione europea del dibattito politico con un maggiore investimento da parte dei cittadini per il presidente della Commissione europea con il sistema degli Spitzenkandidaten; rafforzare i meccanismi decisionali e la distribuzione delle competenze tra il livello nazionale ed europeo, arrivando a mettere in campo la domanda se non sia il caso di dare poteri di implementazione diretta a livello europeo nell'ambito di competenze che gli vengano attribuite.
  Si tratta di riforme di grandissimo impatto politico, che si accompagnano anche a riforme sul rispetto dello Stato di diritto, la partecipazione dei cittadini, l'organizzazione del coordinamento dei diversi livelli di Governo. È un pacchetto molto completo ed ambizioso, su cui noi come federalisti investiamo, ma su cui vediamo soprattutto che tanta politica europea inizia a pensare di investire, unita al peso di questi Governi che citavo inizialmente, che stanno affiancando un processo di questo genere.
  Lascerei qui la parola al dottore Bonato, che è il presidente della Gioventù Federalista europea.

  GIANLUCA BONATO, Presidente nazionale della Gioventù Federalista europea. Grazie mille. Sto condividendo lo schermo, spero che si veda. Un ringraziamento innanzitutto anche da parte mia, oltre che da parte della Gioventù Federalista europea, per l'invito.
  In questa presentazione ci piaceva presentare qualche dato che è stato riferito, ma che volevamo raccogliere anche rispetto al secondo report pubblicato nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa e la strategia e le azioni che MFE e GFE stanno mettendo in atto per stimolare il dibattito, per fondere le proposte federaliste e accogliere le istanze dei territori nell'ambito della Conferenza sul futuro dell'Europa.
  Come è già stato ricordato, le nostre organizzazioni europee sono la Union European Federalists e gli Young European Federalists i cui Segretari, come già ricordava la dottoressa Trumellini, siedono nella Pag. 17Conferenza plenaria. Siamo attivi in Italia come Movimento Federalista europeo e Gioventù Federalista europea, due membri – uno dell'MFE e uno della GFE – siedono anche nel Comitato scientifico presieduto dall'Ambasciatore Nelli Feroci, che avete audito prima.
  Do alcuni numeri relativi alla piattaforma della Conferenza, come già ricordava l'ambasciatore Nelli Feroci. Al momento ci sono 37 mila partecipanti, un numero ancora esiguo rispetto al totale dei cittadini dell'Unione europea. Tuttavia, come diceva la dottoressa Trumellini, la partecipazione, nonostante sia ancora limitata, è comunque in costante crescita, in particolare negli ultimi mesi.
  Riscontriamo un possibile rischio di un effetto bolla di Bruxelles. Cosa intendiamo con questo? Intendiamo il rischio che le Istituzioni europee parlino soltanto a se stesse e che non ci sia un vero ed effettivo coinvolgimento, come paventava anche il presidente Stefano precedentemente, dei cittadini e delle cittadine europei in questo sforzo della Conferenza sul futuro dell'Europa.
  Tuttavia, rispetto alle aree tematiche nelle quali è organizzata sia la piattaforma della Conferenza dell'Europa sul futuro dell'Europa, sia la Conferenza in sé, notiamo che, rispetto al report pubblicato lo scorso 7 settembre, l'area «democrazia europea» è quella più partecipata (vedi slides n. 5), con il maggiore numero di contributi e tra l'altro su questa area si sta sviluppando all'interno della piattaforma un dibattito relativo alle riforme istituzionali e con possibili eventuali riforme di Trattati che sono richieste da parte dei cittadini che stanno partecipando alla piattaforma.
  A stretto giro l'area tematica più partecipata è quella relativa al cambiamento climatico.
  Nell'area democrazia ci stiamo concentrando come Movimento Federalista europeo e come Gioventù Federalista europea, area nella quale abbiamo pubblicato con l'account del Movimento Federalista europeo tre idee (si veda la slide n. 7), di cui parlerà più tardi il Segretario Generale della GFE, Matteo Gori.
  Al 7 settembre, data del report, abbiamo caricato ventisette eventi. A quella data gli eventi italiani erano sessantatré, mentre oggi sono sessantotto soltanto gli eventi che sono stati caricati e svolti con l'account del Movimento Federalista europeo, oltre ad altri cinque eventi che sono stati svolti e caricati sulla piattaforma con l'account della Gioventù Federalista europea. È una partecipazione che stiamo cercando di stimolare nel nostro piccolo come MFE-GFE, ma che anche nel complesso appare in crescita. Lascio la parola al segretario GFE, Matteo Gori.

  MATTEO GORI, Segretario Generale della Gioventù Federalista europea. Grazie a tutti. Grazie, presidente, anche da parte mia per questa opportunità e per il tempo che ci dedicate.
  In continuità con quello che dicevano la dottoressa Trumellini e il dottor Bonato, veniamo a presentare un po' quelle che sono le nostre richieste, che in questo momento sono caricate fisicamente sulla piattaforma che stiamo portando avanti anche nei nostri dibattiti locali, proprio perché noi crediamo che le sfide che sta affrontando oggi l'Unione europea debbano partire da quella della democrazia, dal rivedere anche gli aspetti istituzionali e da rendere l'Unione europea più democratica e veramente rappresentativa della volontà dei cittadini e non solo dei compromessi tra Stati nazionali, soprattutto per tutelare gli interessi comuni dove spesso gli interessi nazionali si trovano in conflitto o vanno in direzioni opposte.
  Siamo consapevoli che l'Unione europea potrebbe fare dei passi migliorativi anche nell'attuale quadro, ma piccoli passi riteniamo che non bastino più e per questo chiediamo dei grandi passi. Per esempio, il Next Generation EU è un grande passo, ma non è ancora sufficiente, perché è pensato ancora in un'ottica emergenziale, temporanea, one shot.
  Per questo noi abbiamo caricato queste idee in continuità tra di loro anche direttamente sulla piattaforma e alla quale stiamo collegando gli eventi che Gianluca ricordava prima.Pag. 18
  La prima idea fondamentale è che non può esserci una vera democrazia europea senza un potere fiscale autonomo a livello europeo, proprio perché la creazione di un bilancio federale è fondamentale per la democrazia e ha coinciso nella storia sempre con la fondazione di una comunità politica, come base fondativa di una comunità politica basata su delle risorse comuni, su una capacità fiscale e su un forte controllo democratico su questa capacità fiscale e su questo bilancio federale. È questo il passo che noi chiediamo, con un controllo riconosciuto istituzionalmente del Parlamento europeo.
  Occorre dare più poteri al Parlamento europeo anche su un altro fronte, che è la seconda nostra idea, ovvero quella dell'abolizione del diritto di veto, dell'attribuzione di poteri diretti al Parlamento europeo in materia fiscale e di politica estera. Questo proprio perché il diritto di veto non è compatibile con la democrazia e oggi abolire il diritto di veto, l'unanimità, significa andare a cambiare le forme di coordinamento tra Governi nazionali, che sono la causa dell'esistenza del diritto di veto, a favore di un Governo europeo pienamente democratico, responsabile nei confronti dei cittadini e controllato da essi.
  Abbiamo anche una terza idea nell'area residuale, che ci permette la piattaforma che non è tematica, in cui ripercorriamo queste due necessità, chiedendo chiaramente la riforma dei Trattati che è stata a lungo citata e su cui abbiamo un'idea molto chiara che abbiamo appena spiegato.
  L'obiettivo finale – visto che anche alcuni Governi nazionali, come è stato ricordato oggi, lo presentano come prospettiva – è che dalla Conferenza si apra una fase costituente, in cui veramente discutiamo dell'unione politica dell'Europa alla luce di tutte le sfide che dobbiamo affrontare e che la Conferenza ci pone davanti.
  Venendo alla nostra azione, stiamo portando avanti la rivendicazione di queste idee sul piano europeo – è stato già citato, quindi non mi dilungo su questo – sia a livello di Union of European Federalists, quindi come organizzazione del Movimento Federalista europeo, sia a livello giovanile, con il target under 35 su tutta Europa, a livello di Young European Federalists.
  Una delle idee caricate come Young European Federalists, che chiede la Federazione europea – l'evoluzione dell'Unione europea in un assetto federale – era la seconda idea più votata e più sostenuta dai cittadini che hanno partecipato sulla piattaforma al momento del report.
  Venendo, invece, alle azioni che sono già state citate – ringrazio il presidente averle citate all'inizio – su quello che stiamo facendo, come corpo intermedio tra cittadini e istituzioni, l'azione fondamentale che facciamo è favorire quanto più possibile la diffusione, in maniera strutturata tra i cittadini, non solo del fatto che esiste la Conferenza e che bisogna parlare della Conferenza, ma anche di quale futuro i cittadini vogliono per la Conferenza a partire dalle prospettive che abbiamo presentato fin qui.
  Da qui nascono le cento assemblee cittadine per la Federazione europea per portare il dibattito locale, perché il dibattito sulla Conferenza non deve essere solo virtuale, bensì anche locale, poiché solo così si può annullare l'effetto bolla di Bruxelles o di Bruxelles che parla solo a Bruxelles (si vedano le slides da 9 a 11). Abbiamo svolto dibattiti con istituzioni e organizzazioni, quindi con la società civile giovanile e non per discutere delle nostre idee e della Conferenza.
  Abbiamo un'iniziativa strutturata anche a livello istituzionale sia da un punto di vista locale sia da un punto vista nazionale, a completa disposizione per la collaborazione delle realtà dei partiti e delle realtà istituzionali.
  Anche a livello giovanile, ad esempio, stiamo sostenendo l'impegno del Consiglio nazionale dei giovani sulla Conferenza per portare il dibattito anche a livello di tutte le organizzazioni giovanili, perché ce n'è un grande bisogno e perché hanno una grande capacità di mobilitazione sui singoli temi. Noi stiamo cercando di dare anche la prospettiva, l'importanza sulla Conferenza e sulla piattaforma.
  Infine, vi è il nostro lavoro sempre a livello giovanile su scuole e università, che Pag. 19sono state tanto citate come attori fondamentali. Noi ci stiamo impegnando anche a promuovere nelle scuole e nelle università la Conferenza tra i giovani e le nostre idee, ovvero la prospettiva di una riforma dell'Unione europea per il futuro come unica prospettiva per il futuro dell'Unione europea. Ringrazio anche per averci dato questi interlocutori fondamentali.
  Lascio adesso la parola, ringraziandovi per l'attenzione, al Presidente del Movimento Federalista europeo, Stefano Castagnoli.

  STEFANO CASTAGNOLI, Presidente nazionale del Movimento Federalista europeo. Grazie, presidente. Solo qualche minuto ancora prima di concludere la nostra presentazione. Nella speranza che possiate condividere quanto è stato detto fin qui e che vogliate anche sostenere i nostri obiettivi e nella convinzione che il Parlamento italiano possa comunque incidere positivamente sulla Conferenza, vogliamo aggiungere tre richieste specifiche da federalisti ai parlamentari italiani.
  La prima richiesta è un vostro impegno diretto e uno stimolo al Governo perché vi sia la maggiore informazione possibile sulla Conferenza, sulle sue prospettive e sulla piattaforma. Come abbiamo visto, molti cittadini non sanno di questa grande opportunità di partecipazione democratica.
  La seconda richiesta è una disponibilità a un coordinamento con i federalisti sui territori, dove sarete invitati a partecipare agli eventi per promuovere la Conferenza e le idee di riforma dell'Unione che vi sono state presentate.
  La terza richiesta, infine, è che, considerato che è stato firmato il Trattato del Quirinale, come è stato citato dalla dottoressa Trumellini, e anche l'ambizioso programma del nuovo Governo tedesco che dichiara in modo esplicito di voler perseguire l'obiettivo dello Stato federale europeo attraverso lo strumento della Conferenza sul futuro dell'Europa da cui fare partire una convenzione costituente, chiediamo che il Parlamento italiano non sia da meno e cominci a lavorare in questa prospettiva.
  In conclusione, vorrei che fosse chiaro a tutti voi che oggi non è il momento di timori o timidezze. La pandemia ha dimostrato, con la crisi simmetrica che ha scatenato sul pianeta, che il genere umano è una comunità di destino. Non si possono rimandare ancora ad altri tempi le scelte decisive per il futuro dei cittadini europei. È, invece, il momento di battersi e l'Italia e il suo Parlamento possono e devono giocare un ruolo decisivo, forti anche della tradizione federalista iniziata ottanta anni fa con il Manifesto di Ventotene, che anche il Capo dello Stato ha voluto ricordare incontrando i federalisti proprio a Ventotene nell'agosto scorso. Grazie.

  PRESIDENTE. Perfetto. Grazie dei vostri interventi. Colleghi, se volete intervenire, dovete prenotarvi, ma non vedo interventi prenotati. Non ho nessun intervento. Si vede che i vostri interventi sono stati già approfonditi, perché non ho interventi sulla questione, quindi direi che possiamo rimanere così.

  Luisa TRUMELLINI, Segretaria Generale del Movimento Federalista europeo. Va bene. Vi ringraziamo. Manderemo una memoria.

  PRESIDENTE. Assolutamente sì, perché noi pubblichiamo tutto il materiale che potete mandarci in una sezione ad hoc del sito della Camera. Tutto quello che avete, potete inviarcelo e noi lo pubblicheremo. Autorizzo, in ogni caso, la pubblicazione del materiale depositato in questa seduta in allegato al resoconto stenografico della seduta odierna (vedi allegato). Vi ringrazio a nome mio, dei presidenti e della Camera e del Senato. Grazie mille.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.

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