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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 13 di Martedì 16 febbraio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Fassino Piero , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE DINAMICHE DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE E INTERESSE NAZIONALE
Fassino Piero , Presidente ... 3 
Celeste Vincenzo , Direttore Generale del MAECI per l'Unione europea ... 4 
Fassino Piero , Presidente ... 9 
Scalfarotto Ivan (IV)  ... 9 
Valentini Valentino (FI)  ... 11 
Fassino Piero , Presidente ... 11 
Valentini Valentino (FI)  ... 11 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 12 
Berlinghieri Marina (PD)  ... 12 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 13 
Fassino Piero , Presidente ... 13 
Celeste Vincenzo , Direttore Generale del MAECI per l'Unione europea ... 13 
Fassino Piero , Presidente ... 15

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Centro Democratico-Italiani in Europa: Misto-CD-IE;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro: Misto-NI-USEI-C!-AC;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Europeisti-MAIE-PSI: Misto-EUR-MAIE-PSI;
Misto-Popolo Protagonista-A.P.: Misto-PP-AP.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
PIERO FASSINO

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da terremoto secondo le modalità e le disposizioni stabilite dalla Giunta per il Regolamento.

Audizione del Direttore Generale del MAECI per l'Unione europea, Min. Plen. Vincenzo Celeste.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle dinamiche del commercio internazionale e interesse nazionale, l'audizione del Direttore Generale per l'Unione europea del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro Plenipotenziario Vincenzo Celeste, che è accompagnato dal Consigliere Natalino Loffredo. Ringrazio naturalmente il Ministro Celeste per la Sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  Segnalo che l'audizione odierna si tiene a due giorni da quella già calendarizzata per dopodomani del Commissario europeo Dombrovskis che, salvo diverse indicazioni, si dovrebbe tenere perché, nonostante ci sia il dibattito sulla fiducia al Governo, le ore in cui c'è l'audizione di Dombrovskis sono quelle in cui l'Aula non lavora per via della sanificazione.
  Le audizioni del Ministro Celeste e del Commissario Dombrovskis costituiscono un'occasione propizia per fare il punto, in particolare, sui risultati e le prospettive della politica commerciale dell'Unione europea, tenuto conto che, in base all'articolo 207 del Trattato sul funzionamento dell'UE, la politica commerciale è di competenza esclusiva dell'Unione.
  Un'ulteriore fortunata circostanza è quella che vede, domani 17 febbraio, la Commissione europea approvare la nuova strategia di politica commerciale che include un'iniziativa relativa alla riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), il cui organico è stato nel frattempo completato con la nomina della Direttrice Okonjo-Iweala: per la prima volta vi è una donna alla guida dell'OMC.
  Segnalo che nel frattempo, sabato scorso, il 13 febbraio, è entrato in vigore il nuovo regolamento (UE) 2021/167, relativo all'esercizio dei diritti dell'Unione per l'applicazione e il rispetto delle norme commerciali internazionali. Si tratta di una disciplina essenziale per proteggere gli interessi dell'Unione contro le pratiche commerciali sleali nell'ambito sia dell'Organizzazione mondiale del commercio sia degli accordi bilaterali, garantendo un'adeguata tutela dei diritti di proprietà intellettuale. L'adozione di queste misure di salvaguardia, tra l'altro, si rende necessaria a causa della temporanea inefficacia dell'organo di appello dell'OMC che, a causa dell'eccesso di posti vacanti, non più in grado di svolgere la sua funzione di arbitro delle controversie di ultima istanza.
  Oltre a questi importanti aspetti di carattere procedurale, sarà utile ricevere dal Ministro Celeste un aggiornamento sulla Pag. 4posizione del Governo italiano circa i negoziati in corso sugli Accordi commerciali, tenuto conto che la Presidenza portoghese dell'Unione europea ha indicato tra gli obiettivi prioritari la conclusione dei negoziati con il Cile ed il Mercosur.
  Non da ultimo, la nostra Commissione potrà beneficiare di questa audizione anche per quanto riguarda un bilancio sugli Accordi di libero scambio tra l'Unione europea e Paesi terzi già siglati e vigenti, come quelli con il Giappone e il Canada.
  A tale riguardo, siamo fiduciosi che anche il nuovo Governo continuerà nell'attività di monitoraggio delle fasi attuative delle intese già siglate per verificare che esse perseguano la piena tutela degli standard europei di sicurezza, ambientali e sociali, favoriscano l'apertura dei mercati alle piccole e medie imprese e consentano un'efficace protezione dei diritti di proprietà intellettuale e delle indicazioni geografiche, a difesa dei settori produttivi e delle merci italiane.
  Richiamati questi elementi di quadro, direi che possiamo dare la parola al Ministro Celeste per la Sua audizione. Prego, Ministro.

  VINCENZO CELESTE, Direttore Generale del MAECI per l'Unione europea. Grazie, presidente. Grazie di darmi l'opportunità di svolgere oggi questa audizione. Invero, il periodo, il momento è davvero topico e importante. Lasciatemi cominciare con una piccola premessa.
  Come sapete, dal 1° gennaio del 2020 la competenza in materia di politica commerciale è stata trasferita dal Ministero dello Sviluppo economico al Ministero degli Affari esteri. Si tratta di una scelta che risponde alla logica di collocare le questioni relative al commercio internazionale nel contesto della politica estera del nostro Paese, mettendo insieme le professionalità tecniche provenienti dal Ministero dello Sviluppo economico con l'esperienza e la capacità internazionale del personale della Farnesina e della rete diplomatico-consolare all'estero. Non a caso qui con me oggi c'è l'ottimo dottor Loffredo, Consigliere ministeriale proveniente dai ranghi del Ministero dello Sviluppo economico.
  La necessità di inquadrare i nostri interessi commerciali sui mercati internazionali all'interno di una politica estera che tenga conto anche degli aspetti relativi al nostro export di beni e servizi sui mercati mondiali è in linea con il Trattato di Lisbona, che ha precisato che la politica commerciale comune rientra nell'azione esterna dell'Unione.
  Salterei la seconda premessa già menzionata da Lei, presidente, che riguarda naturalmente l'aspetto che tutti conosciamo, perché è sempre bene ricordare che la competenza in materia commerciale è una competenza esclusiva dell'Unione europea e che da oltre cinquant'anni ormai viene esercitata dalla Commissione, che negozia con i Paesi terzi sulla base di mandati ricevuti direttamente dal Consiglio; in questo processo l'Italia, come gli altri Paesi, partecipa attraverso i meccanismi che sono previsti dal Trattato di Lisbona, inclusa l'approvazione finale in Consiglio degli Accordi che vengono conclusi.
  Ricordo, inoltre, che il controllo democratico sulla conclusione di questi accordi è assicurato in sede di ratifica solo dal Parlamento europeo quando si tratta di materie e di Accordi che insistono su materie che sono di competenza unicamente dell'Unione europea, o dal Parlamento europeo e dai Parlamenti nazionali ogni qualvolta vi siano degli accordi misti che coinvolgono anche le competenze degli Stati nazionali.
  Fatta questa premessa, direi due parole di inquadramento sull'attuale situazione del commercio internazionale. La pandemia, anche in questo caso, ha avuto un impatto estremamente negativo sul commercio, intervenendo in una fase in cui il commercio internazionale già attraversava un momento difficile prima della crisi. Basti pensare all'impatto della crisi: nel 2020 le stime di contrazione del volume degli scambi variano fra –9,6 per cento, secondo il Fondo monetario, a –10,3 per cento, secondo i dati dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE). Le cause principali sono due: la perdita della fiducia e l'interruzione delle catene di fornitura globali, nonché la riduzione sia della Pag. 5domanda sia dell'offerta di beni per le misure che sono state adottate per il contenimento del virus, quindi la chiusura di fabbriche e la riduzione dei trasporti e dei servizi. Con questo c'è anche il rischio che lo shock economico possa condurre a maggiori distorsioni commerciali attraverso la tentazione di sovvenzioni o l'introduzione di un numero maggiore di barriere tariffarie e non tariffarie.
  Per limitare l'impatto della crisi, è evidente come sia essenziale il coordinamento internazionale delle misure economico-commerciali, così come è evidente che è fondamentale un ruolo centrale dell'Organizzazione mondiale del commercio.
  Dicevo che il commercio internazionale attraversava una fase di grande incertezza: pensate che nel 2019 le previsioni di crescita del commercio internazionale erano passate da +2,6 per cento a +1,2 per cento. Il sistema multilaterale degli scambi era sostanzialmente inceppato. Si trattava innanzitutto di una crisi di regole. Qui viene in gioco, naturalmente, il problema delle regole, della governance del commercio internazionale. È una crisi di regole che colpisce in primo luogo la funzione negoziale dell'OMC: le regole non sono più al passo con i tempi, continua a vigere il principio del trattamento speciale differenziato, che consente un trattamento asimmetrico a favore dei Paesi in via di sviluppo, ma in una situazione in cui di questo trattamento differenziato sia avvalgono ancora Paesi che non possono essere completamente più ascritti alla categoria dei Paesi in via di sviluppo, come la Cina, l'India e il Brasile.
  È una crisi alimentata dalla postura dell'Amministrazione americana precedente, che negli ultimi quattro anni aveva sostituito al multilateralismo un approccio unilaterale o un bilateralismo selettivo. Inoltre, gli Stati Uniti avevano provocato la paralisi del sistema giurisdizionale dell'OMC, come Lei stesso ricordava, impedendo la nomina dei giudici dell'organo di appello per fare pressione per una riforma del sistema.
  È anche una crisi esemplificata dal fatto che le regole esistenti, da un lato, non appaiono più in grado di contrastare le distorsioni del mercato provocate da Paesi che sussidiano le proprie industrie, e quindi non rispettano il cosiddetto level playing field, cioè la parità di condizioni; dall'altro, non disciplinano fenomeni fondamentali come l'e-commerce o gli investimenti e i rapporti tra commercio e sviluppo sostenibile, come ha ricordato ancora questa mattina la nuova Direttrice Generale dell'OMC. La stessa paralisi aveva colpito la nomina del nuovo Direttore Generale dell'OMC e l'Amministrazione Biden, per fortuna, come primo atto, ha sbloccato questa nomina e la signora Ngozi Okonjo-Iweala è stata nominata ieri. L'aspettativa è che in questo modo sia possibile avviare una stagione di riforme, che non sarà facile, anche perché sapete che nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio vige il principio della del consenso.
  Adesso direi due parole in generale sull'importanza della dimensione dell'export per la tutela degli interessi del nostro Paese. In generale, se guardiamo alla dimensione dell'export per l'Unione europea, l'UE ha in essere quarantacinque Accordi con settantasette Paesi partner, parlo di Accordi di libero scambio. Agli inizi del 2020 ben il 32 per cento delle esportazioni e il 29 per cento delle importazioni dell'Unione europea erano dovute a questi Accordi commerciali. Pensate, 36 milioni di posti di lavoro dipendevano dal commercio, di cui 13,7 milioni per le donne. Un avanzo commerciale di 113 miliardi di euro a favore dell'Unione europea rilevava direttamente da questi Accordi. Per l'Italia questo cosa vuol dire? Per l'Italia vuol dire che il contributo delle esportazioni al nostro PIL nel 2019 era arrivato al 32 per cento. Questo impone la ricerca e l'identificazione precisa di obiettivi negoziali per l'Italia. I principali e quelli che noi perseguiamo sono: il più ampio accesso possibile al mercato per i nostri beni e servizi, sia in termini tariffari sia non tariffari; la limitazione di contingenti tariffari per i prodotti giudicati sensibili; l'accesso al mercato degli appalti pubblici per le nostre imprese, sia a livello centrale sia a livello decentrato, su base di reciprocità; ultima, Pag. 6ma non di minore importanza, la tutela delle nostre indicazioni geografiche. In questa attività negoziale abbiamo cercato e continuiamo a coinvolgere sempre di più i portatori di interesse economico e il resto della società civile – in particolare anche ong e sindacati – in tutte le fasi importanti dei negoziati.
  I negoziati riguardano degli Accordi che, a partire dal 2006, sono prevalentemente Accordi di libero scambio di nuova generazione. Sono Accordi che non si limitano soltanto a disciplinare la liberalizzazione del commercio di beni e servizi, ma riguardano anche norme su investimenti, appalti pubblici, concorrenza, sussidi, piccole e medie imprese, indicazioni geografiche e così via. Accordi di questo tipo sono oggi in vigore tra l'Unione europea e diversi partner, come la Corea del sud, Singapore, il Giappone, il Vietnam e il Canada.
  Forse a questo punto darei qualche dato flash su alcuni di questi Accordi principali e comincerei da quelli che sono in vigore.
  Abbiamo l'Accordo con il Canada – il Comprehensive Economic and Trade Agreement (CETA) –, firmato nel 2016, che ha ricevuto il consenso del Parlamento europeo a febbraio del 2017. È un Accordo misto, perché coinvolge anche la protezione degli investimenti di portafoglio e il sistema di risoluzione delle dispute sugli investimenti e quindi è un Accordo sottoposto anche a ratifica. Finora è stato ratificato da quindici Paesi dell'Unione europea e, oltre all'Italia, mancano anche la Francia e la Germania. È un Accordo in applicazione provvisoria dal 21 settembre 2017, quindi si applicano tutte le regole che non riguardano la competenza degli Stati. I primi risultati dall'entrata in vigore dell'accordo ad oggi sono positivi, almeno per quanto riguarda l'Italia: l'interscambio fra l'Italia e il Canada è cresciuto del 7,7 per cento, attestandosi a 3,8 miliardi di euro nei primi otto mesi del 2020, in calo rispetto al 2019 per effetto – come sappiamo – della pandemia di COVID-19. La cosa che mi preme sottolineare è che, anche in un periodo di crisi da pandemia, l'incremento che si è registrato ha riguardato praticamente quasi tutte le voci dell'export italiano, sicuramente tutte quelle che riguardano i settori sensibili, dall'agricoltura all'agroalimentare e così via.
  Ovviamente il CETA – è un discorso che riguarda anche altre intese – è un Accordo molto ampio, perché ha una componente politica e mira ad essere uno strumento per promuovere anche le relazioni politiche transatlantiche con il Canada, porta benefici considerevoli per il nostro accesso al mercato, la riduzione degli ostacoli amministrativi e riduzioni importanti sulle barriere non tariffarie. Una cosa importante – che è una novità per i canadesi – è stata l'introduzione di un importante capitolo sul riconoscimento delle indicazioni geografiche europee. L'Accordo riconosce, infatti, centoquarantacinque indicazioni geografiche europee, di cui quarantuno italiane, ma la cosa ancora più interessante è che il Canada ha accettato di introdurre un emendamento a una propria norma nazionale che consente l'adeguamento, e quindi l'ampliamento, di questo numero di indicazioni geografiche. Pensate che si tratta di un Paese che fino a questo momento non aveva un'esperienza di sistema di protezione delle indicazioni geografiche.
  Nel CETA, come sapete, è incluso anche il nuovo meccanismo di risoluzione delle controversie – resolution investment disputes international court system – ed è un meccanismo che, da quella che è stata la valutazione anche della Corte di giustizia dell'Unione europea, consente l'istituzione di un tribunale di primo grado e uno di appello, mantenendo al contempo il pieno diritto dei Governi di legiferare e perseguire gli obiettivi di interesse pubblico come la protezione della salute, della sicurezza o dell'ambiente. Ma questa, ovviamente, è materia che poi valuterà il Parlamento in sede di ratifica.
  Un altro accordo che sta dando buoni risultati è l'Accordo con il Giappone, il cosiddetto «Economic Partnership Agreement», l'Accordo di partenariato economico, che è in vigore dal febbraio 2019. Anche in questo caso abbiamo un incremento delle esportazioni fra Italia e Giappone, che sono passate, per il momento, da 9,4 a 9,7 miliardi di euro, con un incremento Pag. 7 delle importazioni, da 5,9 a 6,5 miliardi, e un saldo positivo per il nostro Paese, che è cresciuto di quasi un miliardo di euro, scontando i dati della pandemia. Anche in questo caso si sta lavorando a un ampliamento della lista delle indicazioni geografiche ed è stata ottenuta un'apertura, una liberalizzazione per gli appalti ferroviari.
  Un'immagine molto interessante è quella dell'Accordo con il Vietnam, perché il Vietnam è un Paese in via di sviluppo, però l'Accordo contiene molti elementi di simmetria e da questo punto di vista rappresenta un po' un benchmark e, quindi sarà una pietra di paragone per la conclusione di Accordi con Paesi che non sono più considerabili Paesi in via di sviluppo veri e propri, ma dei veri e propri Paesi emergenti. L'Accordo con il Vietnam è entrato in vigore il 1° agosto 2020. Oltre alle questioni economiche e commerciali, segnalo che il rispetto dei diritti umani, della democrazia e dello Stato di diritto ha un carattere essenziale, anche con la possibilità di adottare delle misure, inclusa la sospensione dell'Accordo, in caso di violazione da parte dell'una o dell'altra parte (in questo caso, ovviamente, pensavamo all'altra parte). Inoltre, sono previsti impegni sull'adesione agli standard e alle Convenzioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro, alla promozione della responsabilità sociale d'impresa, alla tutela dell'ambiente ed è previsto anche un tasso di liberalizzazione pari al 99 per cento delle linee tariffarie relative all'interscambio. Anche in questo caso, sono incluse delle protezioni delle indicazioni geografiche: si comincia con trentotto indicazioni italiane, che hanno una protezione piena.
  Passando un attimo agli Accordi ancora in corso di negoziato, passo all'Accordo con il Mercosur. Sapete che si tratta di un Accordo bi-regionale che è stato parafato il 28 giugno 2019. Ricordo che del Mercosur fanno parte il Brasile, l'Argentina, l'Uruguay e il Paraguay. Il testo è in fase di traduzione e di pulizia giuridico-legale. La Commissione dovrà presentarlo al Consiglio per l'approvazione e il testo dovrà essere poi presentato al Parlamento europeo. L'Accordo di libero scambio con il Mercosur è parte di un Accordo di associazione più ampio ed è in linea di principio un Accordo misto, quindi sarà un Accordo da sottoporre alla ratifica anche dei Parlamenti nazionali.
  Diamo un'occhiata alle dimensioni: sul piano dei contenuti, questo Accordo, se dovesse entrare in vigore, aprirà un mercato a una popolazione incomparabile rispetto agli altri Accordi commerciali dell'Unione europea: per darvi delle dimensioni, equivale a quattro volte i volumi commerciali dell'Accordo con il Giappone e ad otto volte i volumi dell'Accordo con il Canada. In termini di categorie merceologiche è stata fatta sostanzialmente una compensazione fra le concessioni effettuate da parte dell'Unione europea per l'accesso dei prodotti agricoli sudamericani al mercato europeo, sulla base di contingenti tariffari, e quelle fatte dal Mercosur a favore dei nostri prodotti industriali. Le misure sanitarie e fitosanitarie costituiscono un aspetto essenziale di questa intesa. Il risultato sulle indicazioni geografiche migliorerà sensibilmente la situazione di prodotti alimentari, di vini e di bevande alcoliche nel Mercosur. Sono previste oggi trecentocinquantasette indicazioni geografiche dell'Unione europea, di cui cinquantasette italiane, che avranno una protezione paragonabile a quella garantita dall'Unione europea. Inoltre, è prevista anche la piena parità nei rispettivi mercati degli appalti.
  Noi adesso su questo, come Ministero degli Affari esteri, stiamo cercando di valutare l'impatto potenziale in termini economici per il nostro Paese. Abbiamo commissionato uno studio, di cui speriamo di poter condividere presto i risultati. Secondo le prime notizie che abbiamo, i risultati potenziali di questo Accordo, dal punto di vista commerciale, sarebbero particolarmente rilevanti, sia in termini di crescita del nostro PIL sia in termini di crescita delle nostre esportazioni. Mi preme sottolineare una cosa: ho detto prima che i Paesi del Mercosur sono leader globali nella produzione e nell'esportazione di prodotti agricoli e alimentari, ma voglio ricordare che sul fronte delle importazioni le quote Pag. 8del Mercosur sulle importazioni complessive italiane sono generalmente inferiori all'1 per cento e non potranno aumentare in modo significativo, perché l'Accordo conferma le restrizioni quantitative in vigore. Anche nei casi in cui si prevede un aumento delle quote a tariffa ridotta, i volumi aggiuntivi non superano i livelli di importazione già esistenti oggi. Questo per dire che, almeno a livello potenziale, i dati ci dicono che i rischi potenziali sarebbero minimi. L'accordo con il Mercosur è dotato di un capitolo relativo al commercio e allo sviluppo sostenibile, con disposizioni relative anche al rispetto delle Convenzioni in materia di lavoro, alle intese multilaterali in materia ambientale – l'Accordo di Parigi – e ai problemi di deforestazione.
  È proprio il problema della deforestazione dell'Amazzonia che sta suscitando un grosso dibattito. Un dibattito che è cominciato nel Parlamento europeo, ma so che c'è anche nell'opinione pubblica a livello nazionale e nel nostro Parlamento. Sapete che il 7 ottobre il Parlamento europeo ha votato simbolicamente, a grande maggioranza, un emendamento a un documento non vincolante sull'attuazione della politica commerciale, in cui indica che non intende ratificare l'Accordo così com'è. Questo è interessante, anche alla vigilia dell'audizione del Vice Presidente Dombrovskis, perché il Commissario sta cercando di promuovere con le controparti del Mercosur un processo mirato a rafforzare i loro impegni ambientali. La sua idea – che noi appoggiamo – è di promuovere un'intesa complementare all'Accordo del Mercosur che possa confermare e dettagliare gli impegni in campo ambientale da parte del Mercosur, idonei quindi a fornire delle risposte alle preoccupazioni dell'opinione pubblica. La discussione, per quello che sappiamo, è ancora in corso a livello europeo.
  Inoltre, la Commissione sta in parallelo preparando delle misure autonome che vanno al di là della politica commerciale, come la promozione di uno strumento che richiederà alle imprese europee un'appropriata due diligence nell'intera catena di approvvigionamento per assicurare il rispetto dei diritti sociali e delle norme ambientali. In parole povere, si tratta di una sorta di certificazione che le nostre imprese dovranno ottenere dalle autorità nazionali per consentire ai nostri operatori di importare nell'Unione europea.
  Anche in questo caso, mi preme ricordare che il pilastro politico e della cooperazione sotteso all'Accordo UE-Mercosur è volto a migliorare la qualità delle relazioni politiche fra l'Unione europea e il Mercosur, a fronte della possibile concorrenza geopolitica americana e cinese nell'area.
  Poiché abbiamo parlato di Cina – se ho ancora cinque minuti – parlerei degli Accordi settoriali con questo Paese. Vi sono negoziati settoriali in corso con la Cina, intrapresi sia nell'ambito delle indicazioni geografiche sia nel campo degli investimenti. Nel primo caso i negoziati si sono conclusi con un Accordo sulla tutela reciproca di cento indicazioni geografiche per parte, tra cui ventisei italiane. L'accordo è ufficialmente entrato in vigore lo scorso 9 febbraio. Il numero delle indicazioni geografiche protette potrà crescere fino a un totale di duecentosettantacinque indicazioni geografiche per parte, di cui cinquantacinque italiane, nell'arco di quattro anni. Sottolineo che questa è la prima intesa convenzionale nel settore commerciale conclusa tra l'Unione europea e la Repubblica popolare cinese e credo sia molto importante, soprattutto per l'esportazione delle eccellenze dell'agrofood made in Italy.
  Il 30 dicembre dello scorso anno abbiamo avuto un'intesa politica per un Accordo globale sugli investimenti tra l'Unione europea e la Cina. Si tratta di un obiettivo da concludere entro il 2020, che era stato fissato al 22° vertice tra l'Unione europea e la Cina del 2019. Anche questo Accordo sarà sottoposto al Consiglio e al Parlamento europeo dopo il processo di revisione legale e di traduzione del testo. Si tratta di un Accordo che si basa su tre pilastri chiave: accesso al mercato, parità di condizioni e sviluppo sostenibile. Premesso che questo Accordo dovrà essere valutato in tutte le sedi, anche a livello governativo e in ambito di Consiglio, quello che noi vediamo è che almeno potenzialmente migliorerà l'accesso degli investitori Pag. 9europei al mercato cinese – stiamo parlando di un mercato di 1,4 miliardi di persone –; stabilisce, per la prima volta, il diritto per le imprese italiane di investire direttamente in Cina senza dover essere obbligati a formare joint ventures con partners cinesi; introduce, per la prima volta, l'obbligo per le autorità cinesi di rendere trasparenti i sussidi eventualmente concessi alle aziende cinesi, in particolare alle aziende di Stato; introduce, altresì, l'obbligo per le imprese statali cinesi di attenersi alle regole di mercato ed elimina l'obbligo per le imprese straniere di trasferimento forzato di tecnologia in Cina.
  Si tratta anche di un Accordo che promuoverà, tra l'altro, i nostri valori fondamentali e gli obiettivi di sostenibilità. La Cina ha accettato le disposizioni sullo sviluppo sostenibile, anche in relazione all'ambiente e al clima, come l'attuazione dell'Accordo di Parigi, alla responsabilità sociale delle imprese e al lavoro. Naturalmente, si tratta di primi passi e la conclusione di un Accordo che contenga questo tipo di clausole è una novità assoluta per la Cina. Cito e lo dico en passant – poi sono disponibile a rispondere a delle domande – che l'Accordo che è stato concluso da parte cinese con una serie di Paesi dell'area asiatica – il Regional Comprehensive Economic Partnership Agreement – è un Accordo che non contiene assolutamente alcun riferimento né alla tutela dell'ambiente né alla tutela dei diritti del lavoro. Questo Accordo con la Cina è un tassello che anche noi, come Unione europea, mettiamo sul tavolo dei negoziati di questo confronto – che auspichiamo si apra presto – con la Cina insieme agli Stati Uniti. Ripeto che è un Accordo solo che riguarda solo gli investimenti diretti. Ricordo, peraltro, che mentre l'Unione europea fino al 30 dicembre dello scorso anno non aveva ancora finalizzato nessun Accordo con la Cina, gli Stati Uniti avevano concluso un Accordo con la Cina già a partire dal gennaio del 2020, il cosiddetto «accordo di fase 1». Ricorderete, probabilmente, l'obbligo che era stato imposto alla Cina di acquistare almeno 200 miliardi di dollari di beni dagli Stati Uniti. Era un Accordo che conteneva già delle previsioni relative anche ai trasferimenti forzati di tecnologia e, quindi, cercava di fermare i trasferimenti forzati di tecnologia. So che l'Accordo di fase 1 aveva sollevato anche delle preoccupazioni da parte della nostra Confindustria per i possibili effetti distorsivi sui flussi commerciali.
  Mi fermerei qui. La materia è sterminata, naturalmente, e sono pronto a rispondere alle domande. Vi sono una serie di temi che cito en passant, che non ho approfondito, ma che sono disponibile a fare: i rapporti transatlantici, quindi le varie vertenze che abbiamo con gli Stati Uniti, con la speranza che le cose possano andare meglio con la nuova Amministrazione; la revisione della politica commerciale da parte dell'Unione europea; il meccanismo di autorizzazione delle esportazioni dei vaccini.

  PRESIDENTE. Grazie, è una relazione molto dettagliata ed esaustiva. La ringrazio. Abbiamo la richiesta di parola dell'onorevole Scalfarotto, già sottosegretario con questa delega, quindi, competente per materia. Prego.

  IVAN SCALFAROTTO(intervento da remoto). Grazie mille, presidente. Grazie al Ministro Celeste, con il quale abbiamo avuto una proficua collaborazione nell'ultimo anno e mezzo. La ringrazio particolarmente per questa carrellata, che credo che sia stata estremamente interessante e molto completa. È vero che la materia è sterminata, ma è anche vero che si tratta di una materia di grande interesse per il nostro Paese che, ricordiamo, è uno dei principali Paesi esportatori al mondo, è sempre tra i primi dieci per avanzo della bilancia commerciale e possiamo dire con una certa tranquillità che, negli anni della grande crisi che è cominciata nel 2007 ed è proseguita per praticamente un decennio, le nostre esportazioni hanno sostanzialmente tenuto in piedi la nostra economia. Il Ministro Celeste ricordava che equivalgono più o meno a un terzo del nostro PIL.
  Penso che sia sempre importantissimo ricordare che noi siamo un Paese manifatturiero, un Paese trasformatore e non un Paese produttore, in particolar modo, di Pag. 10materie prime, bensì noi acquistiamo materia prima dall'estero, la trasformiamo in quella cosa meravigliosa che è il made in Italy, la vendiamo in tutto il mondo e questo porta posti di lavoro e ricchezza nazionale. È per questo che credo sia fondamentale che il nostro atteggiamento rispetto al commercio internazionale sia sempre un atteggiamento di apertura: l'Italia prospera se i mercati sono aperti e soffre quando i mercati sono chiusi. Per cui, il nostro ruolo all'interno dell'Unione europea – che evidentemente, come diceva il Ministro Celeste, è competente in via esclusiva per la politica commerciale – deve essere sempre quello di essere in prima linea per fare in modo che l'Europa si schieri contro il protezionismo, si schieri per l'apertura, facendolo in modo intelligente e tenuto conto anche del fatto che l'Europa può avere un peso specifico estremamente importante, proprio perché è grande. Questo è uno di quei casi nei quali essere europei ed essere tutti insieme dentro un'Unione ci porta un potere contrattuale: quando ci sediamo al tavolo negoziale, il fatto di essere più di 500 milioni evidentemente ci dà la possibilità di spuntare buoni accordi commerciali e anche di portare e di esportare i nostri princìpi giuridici e di civiltà.
  Penso che sia importante ricordare sempre che nel mandato negoziale che viene dato alla Commissione non si deroga mai a quei princìpi, come il principio di precauzione, che è fondamentale nell'Unione europea. Spesso si legge sui giornali che questi Accordi servirebbero a derogare ai princìpi che noi abbiamo a tutela del consumatore, ma dobbiamo chiarire che questo non è vero.
  La voglio ringraziare anche per la carrellata fatta sui vari Accordi perché sono Accordi che, come Lei diceva, stanno portando dei benefici al nostro Paese. La ringrazio in particolare per averci ricordato i numeri che abbiamo sul Canada e per me resta un mistero il fatto che l'Italia non abbia ancora ratificato questo Accordo, perché penso che sia nell'interesse nazionale ratificarlo, proprio per i numeri che ci sono, ma anche perché nelle parti che non sono ancora in vigore ci sono degli elementi molto interessanti: il Ministro Celeste ricordava il meccanismo dell'international court system, di questo tribunale che viene creato per la tutela degli investimenti, che è molto importante perché ci svincola dal meccanismo arbitrale che ha portato tante preoccupazioni anche nella nostra opinione pubblica.
  Grazie anche di aver parlato del Mercosur, anche quella una grande occasione che ci consente di fare in modo che un'area così importante e così instabile come l'America Latina si leghi all'Unione europea, alla quale è legata da vincoli storici, antropologici e culturali e che questo crei un cemento tra questi due blocchi. Questo è il primo grande Accordo che viene fatto tra due blocchi e ci consente anche di guardare alla tutela dell'ambiente e del lavoro, perché non dimentichiamo che, se questo accordo non sarà realizzato, quegli impegni che i Paesi del Mercosur hanno preso a favore dell'ambiente e a favore delle condizioni del lavoro evidentemente verranno meno. Quindi, secondo me, l'Europa può dire qualcosa proprio per agganciare l'America Latina, anche da questo punto di vista, a quelli che sono i nostri valori.
  Grazie anche di aver ricordato l'accordo con la Cina: penso che l'accordo sulle indicazioni geografiche sia molto importante. Per l'Italia le indicazioni geografiche sono fondamentali, ma dobbiamo ricordare che il meccanismo delle indicazioni geografiche protette è una cosa tipicamente europea. Infatti, in altri ordinamenti è completamente sconosciuta. Nel mondo anglosassone vige il principio che chi prima brevetta qualcosa, ne è il proprietario. Per cui, se io chiamo qualcosa «gorgonzola» o «Asiago» o «Parma» diventa un marchio di fabbrica. Il fatto, per esempio, che nell'Accordo con il Canada la controparte abbia riconosciuto per la prima volta che il prosciutto di Parma è italiano – voglio ricordare che fino alla firma del CETA il prosciutto di Parma in Canada non si poteva chiamare «Parma», ma veniva venduto con il nome di «original prosciutto» – ci dà il segno di quanto questi Accordi possano essere importanti. Pag. 11
  Voglio dire due ultime cose. La prima è sugli Stati Uniti: ovviamente, auspichiamo che il ritorno degli Stati Uniti al tavolo del multilateralismo sblocchi in particolare l'OMC, che è un organismo fondamentale. Plaudiamo, naturalmente, all'elezione della nuova Direttrice Generale, però lì ci sono delle cose importanti da fare e penso che la riforma dell'OMC debba essere considerata un interesse nazionale per il nostro Paese. Con l'Unione europea dovremmo essere in prima fila per fare in modo che la Corte d'appello sia rimessa in moto e che il principio del consenso non blocchi le determinazioni dell'OMC. Ricordiamo che l'ultima ministeriale di Buenos Aires nel 2017 si è conclusa con un nulla di fatto; stiamo andando alla prossima ministeriale in Kazakhstan, che è stata rimandata per via del COVID-19, ma speriamo che lì si riesca ad arrivare a delle conclusioni.
  Teniamo conto di quanto tutto questo sia importante, teniamo conto che i dati ci dicono che le nostre esportazioni hanno perso quasi il 10 per cento quest'anno rispetto all'anno scorso e quindi chiediamo al Governo un'attenzione spasmodica sulla protezione delle nostre esportazioni e dei nostri imprenditori. Bisogna che il Governo sia estremamente vicino alle imprese che esportano e alle nostre fiere, che sono state impattate pesantemente dal COVID-19, proprio perché questo deve essere considerato un interesse nazionale primario. Non è un elemento soltanto per tecnici e non è soltanto una cosa da leggere su Il Sole 24 Ore. Il commercio internazionale è politica estera, è pace, è cooperazione internazionale ed è anche la nostra libertà di consumatori di poter acquistare a un miglior prezzo una maggiore varietà di prodotti. Teniamo conto di questa indagine conoscitiva e, quindi, teniamo conto che l'interesse nazionale è veramente coinvolto al massimo livello. Grazie.

  VALENTINO VALENTINI(intervento da remoto). Sarò più breve perché sottoscrivo pienamente l'intervento dell'onorevole Scalfarotto. Questo mi concede di essere più sintetico e di andare alcuni punti.

  PRESIDENTE. Prove di nuova maggioranza... È una battuta!

  VALENTINO VALENTINI. Siamo apolitici. Vi sono tre aspetti che volevo analizzare. Partendo dal presupposto che condivido pienamente il successo dell'Unione europea e l'importanza di operare all'interno dell'Unione, che il commercio estero sia uno dei capisaldi dell'Unione insieme alla politica agricola comune e che sia altrettanto promotore di democrazia, la dinamica interna all'Unione ci chiede spesso, però, di essere concorrenti dei nostri stessi partner. Volevo chiedere al Ministro se poteva indicare, in vista anche dell'audizione che avremo con il Commissario Dombrovskis, nel rinnovo all'interno dell'Unione europea quali sono i punti sui quali noi dovremmo puntare o quantomeno su cui dovremmo attirare l'attenzione del Commissario nell'ambito della riforma che sta conducendo. Questo era il primo punto.
  Il secondo punto è di carattere diverso: la pandemia è un fenomeno passeggero e ha modificato in maniera permanente i nostri comportamenti e i flussi di beni e di merci. L'elemento più sostanziale sarà il passaggio sempre di più all'e-commerce, al quale il Ministro ha fatto cenno senza parlarne. L'e-commerce: cito quattro aziende che sicuramente sfuggono – questo non significa che sia di per sé è un qualcosa di illegittimo – a quello che è l'impianto normativo che è stato costruito fino ad adesso: Amazon, Jumia per l'Africa, MercadoLibre per tutto il Mercosur e Rocket Internet SE sono le quattro società che insieme sono cresciute a dismisura proprio attraverso i flussi dell'e-commerce, che rimane e rimarrà, e che pone problemi diversi. Volevo sapere che cosa si sta facendo in questo momento, sia per costruire un impianto di tutela normativa, sia allo stesso tempo per cogliere questa possibilità e per collocare l'Italia, le sue problematiche e i suoi prodotti anche all'interno di questa nuova modalità, che crescerà sempre di più ed è presente già sin da ora.
  Il terzo punto – come vede sono tre punti separati – è che spesso l'Unione europea e coloro che lavorano nel mondo dell'Unione peccano, o quantomeno sono, a Pag. 12mio avviso, giustamente orgogliosi dei risultati che noi cogliamo, inserendo negli Accordi di nuova generazione degli elementi di carattere politico – di tutela dei diritti umani, di tutela dell'ambiente – nei confronti di Paesi che o non li rispettano o addirittura li calpestano. Se è possibile, vorrei una Sua valutazione dell'efficacia e dell'effettivo rispetto, perché talvolta noi corriamo anche il rischio di vedere le nostre controparti che sottoscrivono determinati impegni, ma poi non li rispettano. Un caso per tutti è la Cina, che è entrata nell'Organizzazione mondiale del commercio e si pensava che avrebbe cambiato completamente il suo modo di operare, ma in realtà si è avvalsa delle facilitazioni dell'OMC per diventare – se lo chiamiamo «emerging market», ridiamo – un Paese che tra qualche anno supererà per PIL e per potenze economiche di altro tipo gli stessi Stati Uniti. Grazie.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO(intervento da remoto). Buongiorno, Direttore Celeste, sono molto contenta di vederla. Ho una domanda più di carattere generale. Lei all'inizio dell'audizione ha testimoniato in modo molto preciso e molto outspoken sulle difficoltà del sistema multilaterale del commercio, essendo anche esplicito nell'identificare nell'Amministrazione Trump forse la goccia che ha fatto traboccare il vaso o forse l'ultimo sassolino che si è messo negli ingranaggi e li ha rotti.
  Oggi c'è una dinamica diversa. C'è una presidenza americana che è molto interessata al sistema multilaterale. C'è una presidenza dell'OMC, con Ngozi Okonjo-Iweala, di grande autorevolezza e molto conosciuta a livello globale, ma restano tutta una serie di problemi. Lei parlava brevemente del fatto che alcuni Paesi cosiddetti «in via di sviluppo» in realtà non sono più in via di sviluppo, ma non hanno nessuna intenzione di rinunciare agli status preferenziali, il fatto che da quando l'OMC è stato fondato, nei primi anni Novanta, ad oggi la situazione globale del commercio è cambiata tantissimo ed è molto difficile fare delle regole in corsa per una situazione che si è sviluppata in modo molto rapido, indipendentemente dalle regole esistenti. La domanda è più generale: dati tutti questi cambiamenti e dati i problemi che ci sono, secondo Lei quale probabilità c'è di riuscire a recuperare una dinamica multilaterale in ambito commerciale o quanto, invece, quello che Lei ha chiamato «bilateralismo selettivo» avviato con la presidenza Trump in realtà rischia di essere un po' il paradigma con cui ci si muove, perché l'Accordo tra l'Unione europea e la Cina è un Accordo di un blocco continentale che ha tutti i vantaggi a stare insieme, come diceva il collega Scalfarotto, ma che comunque resta un Accordo preferenziale tra due blocchi e non un Accordo negoziato in ambito multilaterale.
  Non credo che si possa più considerare l'Unione europea come un attore multilaterale perché composto da ventisette Stati membri. È un attore ed è un bilateralismo selettivo, per certi versi, anche quello. Grazie.

  MARINA BERLINGHIERI(intervento da remoto). Grazie al Ministro Celeste per questa informativa molto puntuale. I colleghi che mi hanno preceduto hanno delineato in modo molto chiaro quanto sia importante per il nostro Paese, e per il mondo in generale, fare degli Accordi di libero scambio sul commercio. Tutti noi presenti all'audizione abbiamo visto – perché ci abbiamo lavorato, chi più direttamente e chi magari indirettamente nelle Commissioni nella scorsa legislatura – come è andata sul piano nazionale la vicenda del sentire dell'opinione pubblica rispetto a questi Accordi di libero scambio.
  Ho una domanda, per la quale non mi aspetto di avere una risposta precisa, ma la pongo come elemento di riflessione per tutti noi: vorrei sapere come evitare che su questi Accordi, su cui bisognerà fare la ratifica a livello europeo e anche a livello nazionale, parta tutto quel meccanismo un po' ideologico per cui scatta l'idea che piuttosto che alcune regole che non comprendono tutto quello che noi vorremmo tutelare sia meglio nessuna regola.
  Qualcuno prima diceva che non ci si spiega perché il CETA non sia stato ancora ratificato: sappiamo bene che il CETA non è ancora stato ratificato perché c'è chi dice Pag. 13che quarantuno indicazioni geografiche protette e tutelate sono troppo poche e quindi è meglio non ratificare affatto questa cosa. Siccome sappiamo bene che non è così, perché è interesse del nostro Paese, invece, far camminare le cose anche passo a passo, avere l'obiettivo complessivo e poi avere la consapevolezza di raggiungerlo un pezzo alla volta, la mia domanda – che rimane sul fondo e che è un elemento di riflessione per tutti – è: come si fa a creare consapevolezza rispetto a questa cosa in modo che ci sia un consenso non solo in Parlamento, ma anche nel Paese e nella cittadinanza europea rispetto all'importanza della ratifica e della chiusura di questi Accordi sul commercio internazionale? Grazie.

  PAOLO FORMENTINI. Coglierei l'occasione per chiedere una riflessione al Ministro su cosa veda come futuro possibile per questi grandi organismi multilaterali, a partire dall'Organizzazione mondiale del commercio, e che possibilità si possono avere di ottenere veramente una regolamentazione che non sia a favore dell'Occidente, ma che non sia – come è stato, di fatto – uno svantaggio per l'Occidente, favorendo ad esempio la Cina.
  Proprio sulla Cina: l'Accordo sugli investimenti, il Comprehensive Agreement on Investment, siglato durante le vacanze di Natale, il 30 dicembre, prima che si insediasse la nuova Amministrazione americana che aveva fatto capire in ogni modo che sarebbe stato più utile geopoliticamente aspettare e approvare qualcosa che unisce tutto l'Occidente, perché così invece sembra di aver dato un ulteriore vantaggio competitivo, quantomeno sul piano geostrategico, alla Cina.
  Questa è una mia osservazione – non voglio mettere assolutamente in imbarazzo e anche l'onorevole Quartapelle ha detto qualcosa del genere tra le righe –, sembra che il bilateralismo del quale era accusato Trump e che nelle parole oggi si vorrebbe superare da parte dell'Unione europea con la nuova presidenza Biden di fatto, quando fa comodo, venga applicato anche dall'Unione europea e, nella fattispecie, sfavorendo – quanto meno come immagine – il nostro Paese, laddove alla firma si vedono presenti solo la Germania e la Francia. Grazie.

  PRESIDENTE. Non ho altri interventi. Do la parola al Ministro. Ricordo che al termine di questa audizione c'è l'audizione con l'Ambasciatrice italiana in Myanmar. Prego, Ministro Celeste.

  VINCENZO CELESTE, Direttore Generale del MAECI per l'Unione europea. Grazie, presidente. Visto che l'ha citata, colgo l'occasione per fare gli auguri all'Ambasciatrice Schiavo, che si trova in un momento abbastanza delicato, esposta anche personalmente.
  Grazie per tutte queste domande, perché ovviamente confermano il grande interesse intorno a tutta la materia. Provo a dare qualche risposta.
  Comincerei da uno dei punti che abbiamo toccato in più occasioni e che è stato citato dall'onorevole Berlinghieri, ovvero il problema delle difficoltà che si frappongono poi alla ratifica degli Accordi commerciali. Ovviamente non ho una risposta o una ricetta. L'unica cosa che posso dire è che nell'esperienza – ho cercato di farlo oggi con la mia introduzione – quello che è importante in questi casi è di fare un discorso che sia il più possibile basato sui dati fattuali e su un dialogo costante e continuo con tutti i soggetti interessati dagli impatti degli Accordi.
  Parliamo un attimo della dinamica che c'è stata negli Stati Uniti tra l'Amministrazione Trump e l'Amministrazione Biden e se questo riuscirà a portare davvero a delle soluzioni: quello che noi ci aspettiamo è un cambio e lo stiamo già vedendo. È un cambio di metodo, un cambio di approccio. L'Europa e gli Stati Uniti tornano a considerarsi reciprocamente non avversari commerciali, ma partners e questo è un cambio fondamentale, perché soltanto attraverso un dialogo cooperativo fra due blocchi che condividono gli stessi valori è possibile cercare di individuare delle soluzioni e dei compromessi, quello che non si è riusciti a trovare nei quattro anni precedenti.
  Questo non significa che adesso riusciremo a risolvere d'incanto la controversia Pag. 14Airbus-Boeing oppure quella sulla digital service tax, per citare due grossi dossier che ci dividono dagli Stati Uniti, ma sicuramente si possono creare le condizioni per poter individuare delle strade e dei percorsi per arrivare poi a chiuderli. Gli interessi di fondo degli Stati Uniti restano gli stessi, che ci sia Trump o Biden al Governo; la metodologia per raggiungere e per perseguire questi interessi cambia e il fatto che possa cambiare ha un impatto importante anche nei confronti dell'Europa.
  C'era una domanda più specifica dell'onorevole Quartapelle Procopio a proposito dell'OMC, come possa recuperare autorevolezza e che possibilità vi siano di recuperare una dinamica multilaterale: molto è legato al tipo di dialogo che si riuscirà a costruire non solo fra Stati Uniti ed Europa, ma soprattutto poi anche con gli altri blocchi e quella che è la volontà degli Stati membri dell'OMC di trovare una strada per andare avanti. Quello che volevo segnalare è che – questo mi aiuta a rispondere anche alla domanda dell'onorevole Valentini a proposito dell'e-commerce – una strada che si sta cominciando a perseguire in ambito OMC è la conclusione di accordi plurilaterale aperti, ovvero di accordi che non necessariamente debbano coinvolgere tutta la membership dell'OMC, ma che non siano discriminatori e che possano contare possibilmente sulla capacità attrattiva dei risultati che riescono a ottenere per poter ampliare la platea dei partecipanti. Peraltro, non credo che esistano delle ricette magiche, purtroppo.
  Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Formentini a proposito del rapporto con la Cina, come dicevo prima, gli Stati Uniti avevano già concluso un Accordo con la Cina, un Accordo che potenzialmente penalizza l'Unione europea. La conclusione di questo Accordo, che è stata accelerata evidentemente anche su pressione tedesca – non nascondiamoci le cose –, ha un pregio, da un certo punto di vista, che probabilmente la stessa nuova Amministrazione americana sta valutando, ovvero quella di riuscire a porci anche su un piano di parità. La cosa fondamentale sarà come ci rapporteremo con la Cina da ora in poi e da questo punto di vista sicuramente saremo dalla stessa parte del tavolo con gli Stati Uniti e lo potremo fare anche basandoci sul fatto di aver spinto la Cina a determinate concessioni che non avevano fatto nemmeno nei confronti degli Stati Uniti.
  L'onorevole Valentini richiamava l'importanza dell'attuazione delle regole nell'ambito della politica commerciale: è un tema fondamentale, sul quale è in corso un grande lavoro anche a livello di Unione europea e degli Stati membri all'interno dell'UE, a cominciare dal fatto che la Commissione europea ha nominato all'interno della stessa Direzione Generale per il commercio un cosiddetto «Chief Trade Enforcement Officer», ovvero un responsabile capo per l'applicazione, anche forzosa, degli Accordi relativi al commercio. Per fare questo si sta dotando soprattutto di una serie di strumenti e uno è quello che citava il presidente in apertura, la cosiddetta «Enforcement Regulation», cioè la revisione del regolamento che consente di reagire al blocco, di fatto, delle procedure di risoluzione delle controversie in ambito OMC. Ci sono altri istituti che sono stati conclusi o di cui ci sono proposte sul tavolo: cito la proposta di strumento per l'introduzione di pari condizioni di concorrenza in materia di sovvenzioni estere e l'anti-coercion instrument, uno strumento che consente all'Unione europea di potersi difendere dalla minaccia di atti di azioni coercitive che vengano rivolte da parte di altri Paesi. Il caso tipico era la web tax: se gli Stati Uniti avessero deciso delle ritorsioni contro alcuni Paesi dell'Unione europea che hanno adottato una web tax, noi in questo momento, come Unione europea, non abbiamo uno strumento per poter reagire, perché non abbiamo una base giuridica nell'ambito internazionale.
  Per quanto riguarda cosa chiedere al Vice Presidente Dombrovskis, naturalmente sarà interessante stimolarlo sia sugli aspetti dell'attuazione dell'enforcement degli Accordi commerciali sia sulla difesa commerciale dell'Unione europea e sul concetto di autonomia strategica, un concetto che è fondamentale che venga inteso in ambito Pag. 15europeo non come neo-protezionismo, bensì come la capacità dell'Unione europea di potersi difendere dalla dipendenza o dalla iper-dipendenza da alcuni Paesi, attraverso una diversificazione delle fonti di approvvigionamento e, laddove si tratti di beni sensibili, attraverso l'accorciamento anche delle catene di produzione.
  Su questi temi quest'anno abbiamo anche la presidenza del G20, filone commercio: stiamo puntando proprio su temi come le politiche commerciali e di investimento per una ripresa sostenibile e resiliente, una riforma dell'Organizzazione mondiale del commercio che possa inglobare anche un'attenzione e una sensibilità specifica per le questioni di tutela dell'ambiente e del lavoro e il ruolo delle micro, piccole e medie imprese nel mercato internazionale, soprattutto favorendone l'accesso alle fonti di finanziamento.

  PRESIDENTE. La ringrazio molto. Ho visto che scorreva un testo scritto: siccome l'indagine conoscitiva dovrà concludere i suoi lavori con la redazione di un rapporto finale, oltre che il resoconto della Sua audizione, se Lei ritiene di farci pervenire quel testo o altri testi che Lei ritenga utili all'elaborazione del rapporto finale, ovviamente Le saremmo molto grati. Grazie molte.
  Ringrazio davvero il Ministro Celeste e dichiaro conclusa questa audizione.

  La seduta termina alle 15.35.