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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta antimeridiana n. 10 di Mercoledì 8 maggio 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI

Audizione in videoconferenza di Michael O'Flaherty, Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA).
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 3 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 4 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 4 
O'Flaherty Michael , Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA) ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 4 
O'Flaherty Michael , Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA) ... 4 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 7 
Boldrini Laura (LeU)  ... 8 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 9 
Ehm Yana Chiara (M5S)  ... 9 
Scalfarotto Ivan (PD)  ... 10 
Lupi Maurizio (Misto-NcI-USEI)  ... 10 
Quartapelle Procopio Lia (PD)  ... 11 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 12 
O'Flaherty Michael , Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA) ... 12 
Di Stasio Iolanda , Presidente ... 14

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE;
Misto-Sogno Italia - 10 Volte Meglio: Misto-SI-10VM.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
IOLANDA DI STASIO

  La seduta comincia alle 14.05.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, nonché la trasmissione sul canale della web-tv della Camera dei deputati.

Audizione in videoconferenza di Michael O'Flaherty, Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione in videoconferenza di Michael O'Flaherty, Direttore dell’European Union Agency for fundamental rights (FRA).
  Saluto e ringrazio mister O'Flaherty per la sua disponibilità a prendere parte ai nostri lavori.
  L'Agenzia, istituita con il regolamento n. 168 del 2007, ha lo scopo di fornire alle competenti istituzioni, organi, uffici e agenzie dell'Unione e agli Stati membri assistenza e consulenza in materia di diritti fondamentali, in modo da aiutarli a rispettare pienamente tali diritti quando essi adottano misure o definiscono iniziative nei loro rispettivi settori di competenza.
  Per conseguire tali obiettivi l'Agenzia raccoglie, analizza e diffonde informazioni e dati rilevanti; predispone metodi e norme volti a migliorare la comparabilità, l'obiettività e l'attendibilità dei dati a livello europeo; svolge, collabora o incoraggia ricerche e indagini scientifiche; formula conclusioni e pareri su specifici aspetti tematici per le istituzioni dell'Unione e degli Stati membri; pubblica una relazione annuale sulle questioni inerenti ai diritti fondamentali che rientrano nei settori di azione dell'Agenzia, segnalando anche altri esempi di buone pratiche.
  Nello svolgimento delle sue attività l'Agenzia per i diritti fondamentali mantiene stretti legami con le istituzioni e le organizzazioni pertinenti a tutti i livelli: il Parlamento europeo; il Consiglio dell'Unione europea; la Commissione europea e le Agenzie dell'UE; le autorità governative nazionali, in particolare attraverso la sua rete di funzionari di collegamento nazionali; le organizzazioni internazionali come il Consiglio d'Europa, le Nazioni Unite e l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa; le organizzazioni della società civile e le istituzioni accademiche; gli organismi di parità e le istituzioni nazionali di difesa dei diritti dell'uomo.
  Un quadro quinquennale definisce le nove aree tematiche oggetto dell'attività dell'Agenzia, che sono: accesso alla giustizia; diritti delle vittime di reati; rispetto della vita privata e protezione dei dati personali; integrazione dei rom; cooperazione giudiziaria, tranne che in materia penale; diritti del minore; discriminazione, immigrazione e integrazione dei migranti; visti e controlli alle frontiere; asilo, razzismo, xenofobia e fenomeni di intolleranza ad essi collegati.
  Mister O'Flaherty, che ricopre la carica di Direttore dell'Agenzia per i diritti fondamentali dell'UE dal 16 dicembre 2015, ha presieduto la Commissione per i diritti umani dell'Irlanda del Nord; dal 2004 al Pag. 42012 è stato membro del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ed attualmente è professore ordinario di diritto presso la National University of Ireland Maynooth.
  Prima di dare la parola al nostro ospite, chiedo ai colleghi deputati Ehm e Lupi, nella loro qualità di relatori sull'indagine conoscitiva, se desiderano svolgere qualche considerazione introduttiva.
  Do la parola all'onorevole Ehm.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Vorrei solo ringraziare il professor Michael O'Flaherty per essere presente qui con noi oggi. La tematica dei diritti umani è fondamentale per noi e, quindi, sarò molto lieta di ascoltare e mi riservo di fare le domande successivamente all'intervento.

  PRESIDENTE. Do la parola all'onorevole Lupi.

  MAURIZIO LUPI. Anch'io mi associo alle parole della collega relatrice. Ascolteremo con molta attenzione e interesse il contributo che Lei ci potrà dare.

  PRESIDENTE. Sono lieta di dare la parola a mister O'Flaherty affinché svolga il suo intervento.

  MICHAEL O'FLAHERTY, Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA). Presidente, onorevoli deputati, grazie. È un grande onore per me essere con voi oggi. Con il vostro permesso, vorrei continuare in inglese.

  PRESIDENTE. Assolutamente, prego.

  MICHAEL O'FLAHERTY, Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA). Grazie. Lei, presidente, ha dato già un'ampia descrizione del mandato dell'Agenzia, quindi non ho molto da aggiungere per quanto riguarda le nostre funzioni. Mi limito a sottolineare che la nostra funzione primaria è consultiva, cioè supportare l'Unione europea e le sue istituzioni, ma anche gli Stati membri e le istituzioni nazionali, affinché le azioni nazionali nei settori di competenza dell'Unione europea avvengano nel rispetto dei diritti umani.
  Noi lavoriamo a stretto contatto con Stati membri, quindi per me è una preziosa occasione confrontarmi oggi con il Parlamento italiano. Abbiamo un forte legame con l'Italia, l'abbiamo avuto per tutti gli undici anni della nostra vita e siamo molto lieti della proficua partecipazione al nostro consiglio di amministrazione di un esperto indipendente nominato dal Governo italiano, Filippo di Robilant. Abbiamo rapporti eccellenti con il Governo, anche attraverso il nostro funzionario di collegamento, che è collocato presso il Ministero degli affari esteri.
  Oggi noi operiamo in un'ampia gamma di settori, con una serie di strumenti differenziati. Molti degli elementi cui farò riferimento durante l'audizione odierna vengono generati da questi strumenti, ad esempio le nostre analisi sui diritti umani. Noi realizziamo le analisi su più larga scala a livello globale. Sappiamo moltissimo su quello che avviene nell'Unione europea, grazie a queste analisi che producono dei dati comparati. Non ci concentriamo mai su un Paese rispetto a un altro, si parla o dei ventotto Stati membri o di un gruppo selezionato rappresentativo della realtà complessiva.
  Un altro settore di lavoro – alla base dei rapporti dei nostri esperti – è l'analisi socio-giuridica su problemi inerenti ai diritti umani. Verifichiamo l'ordinamento vigente, esaminiamo in modo critico i parametri giuridici e l'applicazione delle leggi. Verifichiamo poi quali sono gli effetti per i cittadini e per i portatori di diritti e infine cerchiamo di fare una sintesi utile per i decisori politici.
  Inoltre, elaboriamo pareri giuridici di tipo tradizionale, soprattutto per quanto riguarda l'attività legislativa di Bruxelles, e, su richiesta del Parlamento europeo e delle altre istituzioni, produciamo pareri su alcune delle questioni collegate ai diritti fondamentali prima che il legislatore europeo agisca.
  C'è poi il lavoro di capacity building, ovvero di rafforzamento delle capacità sul Pag. 5terreno. Siamo molto attivi, ad esempio, in tutto l'ambito dei flussi migratori, verificando il rispetto dei diritti umani nei centri di accoglienza in alcuni Paesi. L'abbiamo fatto anche per l'Italia. Supportiamo anche altre comunità a rischio, come i rom e, più di recente, le persone con disabilità.
  Un altro modus operandi è il supporto che noi diamo all'infrastruttura della tutela dei diritti umani a livello nazionale, cioè le componenti del sistema nazionale di tutela dei diritti umani.
  Da ultimo, cerchiamo di essere un punto d'incontro e cerchiamo di far confluire insieme le diverse voci e competenze necessarie per affrontare le più grandi sfide sul versante dei diritti umani in Europa.
  Come la presidente ha già accennato, la nostra è un'Agenzia dell'Unione europea e, quindi, lavoriamo in stretto rapporto con le istituzioni dell'UE – Commissione, Consiglio e Parlamento – ma lavoriamo anche – e sono molto lieto che sia stato detto a livello introduttivo – con le altre Agenzie dell'UE. Questo è un filone sempre più importante. Mi riferisco, ad esempio, all'Agenzia per l'asilo, a Frontex, a Europol, a Eurojust e a tutte le altre componenti dell'architettura dell'Unione che svolgono attività correlate ai diritti umani.
  A livello esterno abbiamo stretti rapporti con le Nazioni Unite e con il Consiglio d'Europa. Ovviamente noi siamo un'Agenzia dell'UE e, quindi, siamo una realtà distinta dai meccanismi di monitoraggio del Consiglio d'Europa, però c'è una stretta cooperazione con il Consiglio d'Europa e con le Nazioni Unite.
  Consentitemi adesso di passare alla situazione dei diritti umani in Europa. In qualche caso farò riferimento a questioni specifiche direttamente pertinenti per l'Italia. In primis, dobbiamo essere orgogliosi del fatto che in Europa abbiamo il quadro più robusto di tutela dei diritti umani a livello mondiale. L'interazione di varie istituzioni, la CEDU (Corte europea dei diritti dell'uomo) del Consiglio d'Europa, le istituzioni dell'ONU attive in Europa, l'OSCE e l'impegno sempre più forte dell'Unione europea crea lo spazio meglio protetto per i diritti umani nel mondo.
  Detto ciò, non mancano sfide di grande rilevanza. Direi che questi sono tempi abbastanza difficili per quanto riguarda l'effettiva tutela dei diritti umani nella regione. Vi sono alcune aree problematiche, ad esempio, in primo luogo, l'antisemitismo.
  Recentemente abbiamo svolto la più grande analisi sugli ebrei per quanto riguarda le loro esperienze di antisemitismo. È stata la più grande nel mondo, senza precedenti, con dei dati veramente preoccupanti. L'Italia era inclusa in questa analisi, perché ci sono molte persone che si auto-identificano come ebrei.
  A livello europeo abbiamo riscontrato che gli ebrei considerano che il fattore più preoccupante della loro vita non è la disoccupazione, non è l'accesso alla sanità, niente di tutto ciò, ma piuttosto l'antisemitismo, l'intolleranza e l'odio diretti contro di loro per la loro identità ebraica.
  Abbiamo anche osservato che questa esperienza, cioè il senso di essere sotto attacco, è andata crescendo rispetto alla precedente analisi di otto anni fa. Sono numerosi gli ebrei in Europa che pensano di emigrare. È molto grave, se pensiamo alla nostra drammatica storia europea, il fatto che un numero crescente di cittadini ebrei pensino che sia diventato intollerabile vivere qui.
  C'è stato un forte aumento degli episodi di molestie, altre forme di attacco e azioni discriminatorie. Degli ebrei interpellati in Italia, il 90 per cento dice che il luogo in cui vivono maggiormente l'antisemitismo è su internet. Abbiamo constatato che il discorso dell'odio su internet aumenta in tutta Europa, ma in Italia abbiamo un dato del 90 per cento, che è veramente drammatico.
  Un'altra questione trasversale in Europa è il basso livello di consapevolezza tra gli ebrei del loro diritto di presentare reclami e ricorsi per quanto riguarda gli episodi di molestie o di odio. In Italia è più basso rispetto alla media. Soltanto il 46 per cento degli interpellati sapeva come muoversi e a chi rivolgersi per presentare un esposto. Comunque si tratta di un problema continentale. I dati per la discriminazione e le molestie sono più o meno gli Pag. 6stessi in tutti gli Stati membri, con una bassa consapevolezza dei rimedi e dei mezzi di ricorso.
  Un'altra recente analisi che abbiamo pubblicato riguarda l'esperienza di essere neri in Europa e anche in questo caso i dati sono sconvolgenti. Si tratta di un'indagine su tutta l'Unione europea, non su alcuni Paesi selezionati. Abbiamo riscontrato che oltre il 30 per cento di tutte le persone interpellate che identificano se stesse come neri e che vivono nell'UE ha subìto, in una forma o nell'altra, molestie ispirate dall'odio nel periodo di rilevazione. Arriviamo al 48 per cento per quanto riguarda l'Italia, mentre la media europea è del 30 per cento.
  In tutta l'Unione europea, le persone che identificano se stesse come neri esprimono preoccupazione per quanto riguarda i fermi di polizia sulla base del colore della pelle. La pensano così oltre la metà delle persone interpellate a livello europeo e il 70 per cento degli interpellati in Italia. Dal 50 per cento della media europea arriviamo al 70 per cento in Italia.
  Come succede per gli ebrei, anche in questo caso le persone non sanno quali sono i loro mezzi di ricorso, le soluzioni e a chi rivolgersi. Molte di queste persone nere non sanno che possono in qualche maniera presentare esposti, reclami o denunce o pensano che sia inutile.
  Quello della migrazione e dell'asilo è un settore di intensa attività della nostra Agenzia negli ultimi anni. Noi siamo presenti sul terreno ai punti di arrivo, costantemente in Grecia e molto di frequente in Italia e in altri Paesi di prima accoglienza, come la Spagna.
  Noi monitoriamo gli aspetti della migrazione collegati ai diritti umani in quattordici Paesi. Ci sono anche due Paesi osservatori, la Macedonia del Nord e la Serbia. C'è, quindi, un campione estremamente ampio da cui desumiamo dati. Ci sono stati dei risultati positivi, ma ci sono dei problemi persistenti.
  Partiamo dai risultati positivi. Plaudiamo, ad esempio, all'impegno e alla leadership italiani nell'aver richiamato l'attenzione sui casi di violenze sessuali ai danni dei migranti. L'Italia dal punto di vista della prima accoglienza è un Paese leader per quanto riguarda l'individuazione di casi di tratta delle donne e violenza sessuale, quindi esprimo qui il mio apprezzamento.
  Esprimiamo anche il nostro apprezzamento per la leadership italiana nel mettere a punto nuove leggi innovative e valide per la tutela dei minori, come la nomina di tutori per questi ultimi. Tutta l'Europa deve riformare i propri sistemi in questo ambito, visto il crescente numero di minori arrivati dal 2015. L'Italia ha dato veramente prova di leadership ed è un modello per gli Stati membri.
  Un altro tema sono, ad esempio, gli hot spot, i centri di prima accoglienza, in Paesi come la Grecia. Lì ovviamente ci sono altri tipi di sfide legate al crescente numero di persone da accogliere.
  In linea generale, in tutta Europa persistono alcune difficoltà, ad esempio la difficoltà nel presentare domanda di asilo. Ci sono poche porte sulle mura europee a cui la gente può bussare per chiedere asilo. Questo ovviamente aumenta la precarietà delle persone. In secondo luogo, quando le persone presentano domanda di asilo, in troppi Paesi le procedure sono lente e complicate. Mancano le informazioni anche per quanto riguarda l'accesso ai consulenti legali.
  Abbiamo poi difficoltà per quanto riguarda le strutture di accoglienza in tutta Europa, ovvero le condizioni fisiche di alloggio e di assistenza ai migranti, problemi che si manifestano in forma diversa nei diversi Paesi, ma che hanno comunque una valenza generale. Nonostante i miglioramenti sulla questione della tutela dei minori, ad esempio, ci sono migliaia di minori non accompagnati all'interno dell'Unione europea per i quali noi continuiamo a esprimere la nostra preoccupazione.
  Inoltre, la detenzione è utilizzata troppo spesso come tecnica di controllo. La detenzione dovrebbe essere veramente l'ultima istanza, usata in casi eccezionali per i minori, mentre in troppi posti nel mondo e in Europa si fa ricorso alla detenzione troppo facilmente. Pag. 7
  Quali sono le azioni che possiamo raccomandare?
  Un motivo di preoccupazione è il fatto che lo spazio per l'azione della società civile sia esposto a crescenti pressioni nell'Unione europea, pressioni analoghe a quelle che le Nazioni Unite hanno individuato a livello mondiale: ad esempio, pressioni finanziarie contro iniziative della società civile, imposizione fiscale troppo pesante, difficoltà di detrazioni e deduzioni fiscali, e altri vincoli rigidissimi in alcuni Paesi contro i finanziamenti transfrontalieri.
  Un'altra questione preoccupante sono le minacce fisiche agli attivisti della società civile e anche nei confronti delle loro strutture e delle loro sedi, casi rari ma non così rari da non doverli tenere a mente.
  Ricordo altresì lo spazio normativo, ossia il fatto che vengano approvate leggi che limitano le possibilità e il margine d'iniziativa della società civile.
  I problemi della società civile si manifestano in modo diverso nei vari Paesi, ma è comunque una questione di scala unionale.
  Che fare, signora presidente e onorevoli parlamentari? In primo luogo, dobbiamo agire in modo che si riconosca l'importanza delle Agenzie come la nostra, però quello che serve veramente è una leadership politica per quanto riguarda la tutela dei diritti umani, sulla base degli impegni assunti dai nostri Paesi e le nostre società. Se c'è questa leadership politica, le Agenzie come la nostra possono svolgere al meglio la loro azione di supporto.
  Dobbiamo anche investire massicciamente nel modificare gli atteggiamenti culturali. C'è una normalizzazione dell'odio, una banalizzazione dell'odio, una normalizzazione dell'esclusione e una normalizzazione del dire ciò che è inaccettabile ai danni di alcuni gruppi, ad esempio i rom. Mi sembra che in qualche modo sia diventato accettabile socialmente dire delle cose atroci contro i rom e non subirne le conseguenze. Dobbiamo, quindi, reinvestire nel ricostituire una cultura dei valori nelle nostre società, promuovendo la tolleranza e il rispetto reciproco.
  Un altro settore in cui possiamo lavorare in modo importante è il rafforzamento dei sistemi nazionali di tutela dei diritti umani. Uno dei pilastri più importanti di un sistema nazionale per la tutela dei diritti umani è avere una commissione nazionale per i diritti umani indipendente, creata per legge e finanziata dallo Stato. Abbiamo queste commissioni indipendenti in venticinque Paesi membri dell'UE, tutti tranne tre. Non abbiamo tali commissioni in Estonia, Malta e Italia. Noi offriamo il nostro sostegno nel vostro iter parlamentare e siamo a disposizione per supportare una procedura che porti all'istituzione di tale commissione. Oggi ovviamente il rispetto dei diritti umani si misura alla stregua dei cosiddetti «princìpi di Parigi», criteri fissati dalle Nazioni Unite. Noi siamo a disposizione dell'Italia, di Malta e dell'Estonia nell’iter di istituzione di una commissione nazionale che sia conforme ai princìpi di Parigi.
  Veniamo ora al controllo parlamentare. Ovviamente il vostro Comitato è un organo che esercita il controllo parlamentare. Il vostro invito dimostra in qualche modo che c'è la possibilità che l'Agenzia sostenga queste iniziative e noi ci adopereremo affinché le buone pratiche italiane in materia di controllo parlamentare siano seguite anche in altri Paesi.
  Mi fermo qui, presidente. Mi sono mantenuto su termini molto generali. Sono molti i temi che non ho affrontato, ma forse nel dibattito questi temi emergeranno.

  PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi, intendo esprimere tutta la volontà da parte di questo Parlamento per l'istituzione di una commissione indipendente dei diritti umani. Peraltro, sono già state calendarizzate due proposte, rispettivamente a firma dell'onorevole Quartapelle Procopio e dell'onorevole Scagliusi, che sono depositate in I Commissione e che attendono l’iter della Camera. C'è questa volontà da parte del Parlamento italiano e ci tenevo a sottolinearla.
  Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o formulare osservazioni.

Pag. 8

  LAURA BOLDRINI. Ringrazio il Direttore dell’European Union Agency for fundamental rights, Mister O'Flaherty, con cui già abbiamo avuto occasione di collaborare nella precedente legislatura e che è venuto alla Camera più volte. Vorrei ringraziarlo per questa relazione molto dettagliata, che ha scandito tutti gli ambiti di sua competenza, facendo un discorso generale sui Paesi dell'Unione, ma anche un focus sull'Italia.
  Io, signor Direttore, Le devo dire che in questo Paese, dall'ultima volta che ci siamo visti, la situazione è notevolmente peggiorata. È peggiorata proprio in termini di rispetto delle differenze. C'è un discorso di odio che è sempre più utilizzato, un discorso pubblico, un discorso politico a base di odio che si diffonde e si sta normalizzando, purtroppo. Si diffonde contro tutto quello che viene percepito come non appartenente alla comunità, dunque contro i migranti, contro i richiedenti asilo e i rifugiati, contro le minoranze e anche contro le figure politiche che in questo Paese cercano di tenere alta la bandiera dei diritti umani.
  Questo discorso di odio sta diventando un serio problema. Ci sono in Italia diversi osservatori. Seppure non esista, come Lei ha avuto modo di sottolineare, un'agenzia indipendente e autonoma in merito ai diritti umani, Lei sa che ci sono molte Ong e organismi internazionali con sede in Italia che fanno un monitoraggio e mettono in guardia il legislatore e chi deve prendere decisioni dai rischi che ci sono in ballo.
  È inconfutabile il fatto che negli ultimi tempi siano aumentati gli attacchi a sfondo razzista contro le minoranze, specialmente quando queste minoranze acquisiscono diritti, come i diritti alla casa. Queste minoranze a volte sono anche composte da italiani. Parlo della minoranza rom, che in parte, come Lei sa, è di provenienza balcanica qui in Italia. Si considera che i rom siano tra i 150 e i 180 mila, di cui una metà italiana e l'altra metà di origine balcanica.
  Ebbene, stiamo assistendo a un'azione concentrata di gruppi di estrema destra che si sentono in questo momento molto sicuri, che hanno informazioni dirette e che sanno prima del tempo quando, ad esempio, una famiglia rom entra in un edificio perché ha diritto al public housing, essendo in una lista d'attesa della municipalità. Questi gruppi neofascisti e neonazisti vengono informati prima e si precipitano nella zona per creare caos e contrapposizione, quindi una guerra tra poveri.
  È molto doloroso, signor Direttore, assistere continuamente a queste situazioni in cui il peggio dell'umanità, se possibile, viene espresso, uomini che esprimono il loro odio attraverso l'auspicio dello stupro. È di ieri l'episodio in cui una mamma con una bambina stava cercando di entrare nella casa che le era stata legalmente assegnata e fuori un gruppo di neofascisti gridavano contro di lei: «Ti stupreremo, ti stupreremo!». Lo stupro come minaccia, come forma di violenza.
  Veramente, se mi consente una nota personale, questo viene fatto anche ai danni delle avversarie politiche. Le parla una persona che ha ricevuto da un sindaco di questo Paese un augurio di stupro per farmi tornare il sorriso. All'epoca io ero Presidente della Camera, dunque un sindaco che augura alla terza carica dello Stato... Capisce l'analfabetismo istituzionale di questa persona? Lo stupro per tornare ad avere buon umore!
  Per fortuna in questo Paese esiste ancora il potere della magistratura, dunque ci sono i tribunali e questo signore è stato condannato dal tribunale.
  Signor Direttore, non è un caso isolato, basta andare sulla rete. Ogni giorno in questo Paese le figure pubbliche e politiche che si spendono per i diritti ricevono minacce di morte e minacce di stupro. Nella rete sono tollerati gruppi neofascisti e neonazisti che si ispirano a quelle dottrine e che fanno proselitismo con migliaia e migliaia di sostenitori.
  Io ho anche scritto a Zuckerberg, il fondatore di Facebook, per dire che autorizzare queste pagine, non cancellarle, rappresenta una grande vergogna per quella piattaforma. Quella piattaforma e altre sono corresponsabili della diffusione di queste ideologie che ingannano i nostri giovani e li Pag. 9inducono a sostenere una visione violenta e oppressiva della società.
  Dunque, chiedo a Lei di darci anche qualche rassicurazione in merito a quello che la sua Agenzia sta facendo per riuscire a trovare una soluzione rispetto a questo fenomeno dell'avanzamento di gruppi dichiaratamente neofascisti. In questo Paese noi vediamo bene che questi gruppi si sentono molto coperti e, dunque, sono diventati molto più presenti sul territorio.
  Qui siamo anche di fronte a un caso di una casa editrice vicina a un gruppo che si autodefinisce «fascisti del terzo millennio» che sta pubblicando un libro intervista con il Ministro dell'interno. Lei capisce che questi gruppi oggi si sentono forti.
  Io chiedo a voi cosa pensate di fare, come pensate di arginare questo tipo di deriva che si sta verificando rispetto alle piattaforme digitali, se c'è un modo per convincere Facebook, Twitter, Instagram e quant'altro a non consentire l'istigazione alla violenza e a non consentire le pagine di chi fa apologia di fascismo. Nel nostro Paese questo è un reato.
  Anche rispetto al discorso pubblico vorrei sapere come voi ritenete di affrontare il tema. Come gestire oggi questo ambito, se viene usato da esponenti istituzionali? Quali sono gli argini che abbiamo a nostra disposizione perché questo non diventi dilagante?
  Io sono molto preoccupata e non vedo una presa di coscienza su questo tema. I gruppi neofascisti in base alla nostra Costituzione andrebbero sciolti. Vennero sciolti negli anni settanta e oggi non sono sciolti. Questa sta diventando, a mio avviso, una vera emergenza democratica.
  Di conseguenza, mi chiedo cosa possiamo fare e cosa Lei dalla sua Agenzia può mettere in campo per riuscire a dare delle risposte, perché io non posso rassegnarmi all'idea che tutto questo sia normale. Non è normale e, se non è normale, dobbiamo mettere in atto delle misure che possano contrastare tutto questo. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Invito a essere un po’ più sintetici negli interventi. Diversamente, non avremo replica da parte del Direttore.

  YANA CHIARA EHM. Ovviamente ringrazio ancora Michael O'Flaherty per aver fatto questo intervento molto interessante e molto attuale. In primis, vorrei concordare con la mia collega Boldrini su quello che è accaduto nei giorni scorsi, l'attacco verso una famiglia rom a cui è stata assegnata una casa, attraverso una procedura assolutamente legale. Non solo sono state spese parole come lo stupro, ma anche altre minacce altrettanto gravi. Io ritengo che questa sia una cosa che non dovrebbe essere neanche lontanamente presente in un Paese come il nostro.
  La ringrazio ovviamente anche per tutte le altre tematiche che sono state affrontate. Confermo che le questioni dell'antisemitismo e del sentirsi neri effettivamente sono delle tematiche più attuali che mai.
  Io avrei il piacere di fare una domanda riguardo alla questione degli arrivi di migranti e di soffermarmi specialmente sulla questione dei minori non accompagnati. L'UNICEF ha pubblicato pochi giorni fa un report sugli arrivi in questi anni, facendo un confronto con l'anno scorso, e ha registrato come gli arrivi in generale sono effettivamente scesi verso l'Italia. Parliamo di 16 mila migranti in tutta l'Unione europea nei primi mesi del 2019, con un calo nei flussi. Invece, c'è stato un aumento della percentuale dei minori che arrivano sulle nostre coste e nella nostra Unione, da uno su cinque a uno su quattro. Parliamo comunque di un aumento di questa categoria – chiamiamola così – che ha però una necessità di tutela assolutamente maggiore e necessita anche di essere seguita.
  A questo si aggiunge il fatto che si parla attualmente di circa 3.800 minori non accompagnati, con i 41 mila già presenti sul territorio, e di un numero sempre crescente, purtroppo, di morti in mare, inclusa questa categoria.
  La mia domanda, quindi, è come riusciamo, ovviamente di concerto con questa Agenzia, ma anche in generale di concerto con l'Unione europea, a dare una maggiore risposta e tutela a una categoria che di violenza ne ha già vista tanta e che dovrebbe essere, invece, assolutamente tutelata dai nostri Paesi.

Pag. 10

  IVAN SCALFAROTTO. Anch'io vorrei ringraziare il Direttore e accodarmi in un certo senso alle parole che ha pronunciato la presidente Boldrini.
  Esiste una grande preoccupazione nel nostro Paese, Direttore, per un fenomeno che si sta facendo culturale. Poiché anche dal vertice del mondo politico del Paese giungono messaggi che legittimano la discriminazione e l'esclusione e diminuiscono il valore di quello che viene definito in modo canzonatorio «il politicamente corretto» e si perde di vista che, invece, stiamo trattando dei princìpi basilari di un ordinamento democratico, per cui tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge e comunque a tutti gli esseri umani deve essere garantito un trattamento che risponda a princìpi di dignità, di rispetto e di inclusione. Nel momento in cui anche personaggi che ricoprono ruoli importanti, apicali, all'interno delle istituzioni democratiche si fanno portatori di questo tipo di messaggio, è normale che al resto della società venga veicolato un messaggio che legittima quel tipo di discorso.
  È come se la politica e le istituzioni avessero abdicato a quel ruolo pedagogico ed educativo che dice a tutto il Paese che il diritto di ciascuno si ferma dove comincia il diritto dell'altro e che le libertà di ciascuno di noi si fermano dove cominciano le libertà degli altri. Nell'identificare gruppi che hanno diritti che possono andare anche al di là delle libertà altrui, per cui c'è sempre prima qualcosa – prima gli italiani, prima i lombardi, prima quelli di casa mia e della mia città – è chiaro che quelli che non corrispondono a quella cultura dominante sono necessariamente messi in una posizione di grande difficoltà.
  Lei, Direttore, lo ha colto, pur nel suo ruolo giustamente indipendente, quando ci ha ricordato che dai vostri sondaggi le minoranze che avete interrogato denunciano, oltre alla discriminazione, un'assenza di controparte istituzionale a cui rivolgersi per protezione. Quindi cosa dicono le persone che si identificano come ebrei? «Io soffro l'antisemitismo, ma non so dove andare a farmi proteggere». Le persone che si identificano come nere dicono: «subisco molestie legate alla mia etnia, ma non so dove andare» e alla fine Lei conclude dicendo che l'Italia non ha un'agenzia indipendente che si occupi di questo.
  Le devo dire che non mi stupisce il fatto che l'Italia non abbia ancora un'agenzia di questo tipo, e che difficilmente l'avrà. Le segnalo, signor Direttore, che in una delle Commissioni del Parlamento c'è un progetto di legge per l'istituzione di questa commissione, ma è un progetto di legge che è fermo anche perché la maggioranza di Governo attuale in Italia ospita due anime: abbiamo anche sentito parlare la collega Ehm, che ha un ruolo di responsabilità in questa indagine, ma la collega Ehm come tutti i suoi compagni di partito sono stati materialmente portati a votare norme che a nostro avviso contrastano con i diritti umani, norme sull'asilo, sui migranti che arrivano e chiedono protezione umanitaria, norme che sono sparite dal nostro ordinamento con il voto compatto del Governo e della maggioranza.
  Dubito quindi che la legge che abbiamo all'esame della I Commissione affari costituzionali trovi un suo sbocco, perché sarebbe controintuitivo rispetto a quelle che sono le politiche del Governo. Mi auguro soltanto che da parte italiana questo non significhi un minor sostegno all'importantissimo lavoro che voi fate, perché è evidente che parlare di diritti umani dà per scontato che nei Paesi dell'Europa – lo spazio dove, come ha detto Lei, i diritti umani sono maggiormente protetti nel mondo – abbiamo sempre considerato le classi dirigenti per principio favorevoli ai diritti umani; ma purtroppo dobbiamo prendere atto che questo essere a favore dei diritti umani così dato per scontato non può essere più, perché purtroppo esistono anche i Governi, anche in Europa, che non considerano i diritti umani una priorità e anzi tendono a fare il lavoro addirittura opposto.

  MAURIZIO LUPI. Anch'io ringrazio il Direttore e vorrei fare due domande molto sintetiche, partendo da un'osservazione anche per il lavoro che stiamo svolgendo. Pag. 11
  Credo che il compito di questa audizione non sia legittimamente raccontare le preoccupazioni di ognuno di noi rispetto a quello che accade in Italia – dove alcune preoccupazioni possono essere condivise, altre meno – ma sia quello di essere aiutati da un soggetto terzo, indipendente ed autonomo, a stimolarci ad iniziative istituzionali, vedi l'istituzione della commissione indipendente. Questo è un dato molto interessante, che nella mia ignoranza non conoscevo, che solo tre Paesi in Europa non hanno ancora una tale commissione, quindi mi è utile come parlamentare membro di questa Commissione comprendere e quindi magari attivarmi in quella direzione.
  Ancora di più mi interessa dal suo osservatorio comprendere e approfondire per l'Italia, ma complessivamente per l'Europa, alcune delle questioni che Lei ci ha esposto. La prima che mi interessa molto – se è possibile, sarebbe utile acquisire i risultati di questo sondaggio fatto in Europa sulle diverse situazioni di discriminazione – è legata alle tipologie e agli indici di gravità di percezione di violazione di diritti umani o di discriminazioni.
  Lei ha parlato dell'antisemitismo, delle molestie ispirate all'odio razziale, del tema della migrazione e dell'asilo: mi interessa capire sul tema della libertà religiosa e dell'integrazione, su cui l'Europa è sempre stata al primo posto, se la sua Agenzia abbia visto un'evoluzione. Oggi è cambiata la percezione sulla libertà religiosa, per esempio, nel rapporto tra la religione islamica e le altre religioni presenti in Europa? Ci sono segnali di discriminazione anche in Europa, nelle diverse nazioni, riguardo alla possibilità di professare la propria fede? Ci sono Stati che stanno evolvendosi su questo?
  La seconda domanda è molto più specifica e riprende l'osservazione fatta dalla collega Boldrini, perché ovviamente è trasversale e mi sembra che abbiate iniziato a segnalare che c'è una nuova forma di violenza, magari più sottile e indiretta, che è l'utilizzo della rete, ma che è altrettanto violenta e rischia di essere esplosiva dal punto di vista dei segnali e anche dal punto di vista dell'educazione, della formazione, della costruzione di una percezione comune. Da questo punto di vista, la preoccupazione della collega Boldrini non solo è puntuale, ma molto importante.
  In merito a questo fenomeno che state osservando, iniziate anche a comprendere come muoversi come Unione europea?
  Credo che il primo tema da affrontare sia constatare come i diritti umani si stiano violando, ma anche come intervenire per prevenire. Mentre una volta si parlava di educazione nelle scuole, formazione ed educazione civica, oggi c'è uno strumento trasversale, che si chiama rete, che è molto più potente di tutti gli strumenti che i singoli Stati possono utilizzare, anche perché è trasversale, cioè supera le barriere degli Stati e diventa contagioso in Italia come negli altri Stati.
  Grazie, ascolterò con attenzione le sue risposte anche se poi devo andare in Aula a fare un question-time.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Direttore. Credo che sia particolarmente interessante per noi poterci avvalere delle funzioni dell'Agenzia indipendente europea sui diritti fondamentali.
  In particolare, credo che questa prospettiva comparata tra Stati membri su come si fa difesa dei diritti umani e indagine sullo stato dei diritti umani nei vari Paesi dell'Unione europea restituisca anche il senso dello stare insieme come Unione europea. Ci si confronta, si misura il benchmark positivo o negativo di alcuni Paesi e si cerca di imparare gli uni dagli altri, per arrivare a condividere uno dei principi che ci tengono insieme come Stati membri dell'Unione, che è quello dei diritti fondamentali della persona.
  Mi avvarrei della sua presenza per avere qualche spunto sulla questione del progetto di legge sulla commissione nazionale indipendente dei diritti umani in Italia. Come veniva detto dalla presidente e dal collega Scalfarotto, il progetto di legge è in discussione in Commissione affari costituzionali; in questo momento ci sono un po’ di difficoltà, perché una forza politica di maggioranza, la Lega, ha presentato più di trecento emendamenti, quindi sicuramente la discussione sarà ampia, però le sottopongo Pag. 12 due questioni sulle quali discuteremo e sulle quali c'è differenza tra la proposta di maggioranza e la proposta dell'opposizione, firmata da me, dal collega Fusacchia e da altri colleghi, tra cui l'onorevole Scalfarotto e l'onorevole Boldrini.
  Le due questioni riguardano, da un lato, come la commissione nazionale indipendente per i diritti umani può favorire il rispetto di tali diritti. Sicuramente un punto è quello che diceva Lei, cioè avere un luogo indipendente dall'autorità governativa a cui ricorrere per violazioni percepite, presunte e poi da verificare sia come associazioni, ma soprattutto come individui: una cosa senza precedenti, nel senso che ci sono tantissimi casi, escono sui giornali, ma non c'è un luogo a cui rivolgersi e la commissione servirebbe a quello.
  Una delle discussioni che noi faremo riguarderà una sorta di capacità inquisitoria della commissione: in altre parole, la commissione è semplicemente un luogo che ascolta o è un luogo che indaga e trae delle conseguenze di ordine giuridico o con poteri simili a quelli della magistratura? Qual è lo stato dell'arte in questo momento nei Paesi dell'Unione europea, cosa fanno, quali sono le migliori pratiche, quali sono le commissioni nazionali indipendenti più efficaci?
  Il secondo tema è quello delle competenze. Ci sono già in Italia varie autorità che non sono indipendenti, ma comunque hanno a che fare con i diritti umani, quali ad esempio il Garante nazionale per l'infanzia e il Garante nazionale per le persone detenute, che hanno delle competenze che potrebbero rientrare nelle competenze della Commissione nazionale per i diritti umani. Come si comportano gli altri Paesi, chi ha trovato soluzioni intelligenti per risolvere un conflitto di competenze che credo non serva a nessuno? Sono state delimitate le competenze della Commissione, per non sovrapporsi a strutture che già esistono e già funzionano oppure si è riassunto tutto dentro la Commissione? Questo è un altro punto che credo andremo a discutere quando la maggioranza, ci auguriamo presto, risolverà le difficoltà al proprio interno.
  Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie. Invito Mr O'Flaherty ad intervenire in sede di replica.

  MICHAEL O'FLAHERTY, Direttore della European Union Agency for fundamental rights (FRA). Grazie molte, onorevoli deputati. Cercherò di rispondere a tutte le domande. Lei stessa, presidente, ha fatto riferimento ai progetti di legge sull'istituzione di una commissione nazionale indipendente sui diritti umani. L'Italia si trova piuttosto isolata da questo punto di vista. Non solo è pressoché l'ultimo paese a non averla istituita, ma è anche un Paese importante, con una posizione e una popolazione tali per cui dovrebbe avere una posizione di leadership: incoraggiamo fortemente l'Italia ad approvare una legge istitutiva di tale organismo.
  Quale potrebbe essere poi lo status di questa commissione? C'è una grossa variabilità tra i diversi Paesi anche sulla base delle tradizioni storiche. Ad esempio, in Scandinavia le origini della commissione erano gli ombudsman, i difensori civici, che hanno una tradizione secolare, mentre in Irlanda, il mio Paese, si tratta di istituti relativamente recenti. Mi interessa moltissimo questo tema, perché io sono stato presidente della Commissione dei diritti umani per l'Irlanda del Nord.
  A prescindere però da questa diversità di modelli e tradizioni, la cosa importante è l'ottemperanza ai princìpi di Parigi definiti delle Nazioni Unite. Le migliori istituzioni hanno perlomeno questi prerogative: il potere di esprimere pareri motu proprio sui progetti di legge, cioè individuare le leggi su cui esprimere commenti pertinenti al proprio mandato.
  Le migliori commissioni hanno ampi poteri inquirenti, il potere di convocare testimoni, di accedere a documenti, di entrare in sedi e locali, un potere importante per l'efficacia delle commissioni per i diritti umani. Molte delle commissioni più forti hanno il potere di ricevere dei reclami individuali e di dare una risposta. Non sono ovviamente delle sentenze, ma comunque sono risposte che vengono date a dei reclami individuali.
  Alcune commissioni hanno una caratteristica molto importante: promuovere il Pag. 13rispetto dei diritti umani nel pubblico impiego. Ad esempio, la mia Commissione in Irlanda del Nord aveva la responsabilità di lavorare con l'apparato dello Stato per rendere centrale il rispetto dei diritti umani nei vari ministeri, e questo vale anche per la Repubblica d'Irlanda.
  Le commissioni più forti hanno il mandato di sensibilizzare e promuovere una cultura dei diritti umani all'interno della società; queste sono le migliori pratiche delle commissioni che godono di maggior rispetto in Europa.
  Ribadisco che siamo a vostra disposizione con il nostro supporto tecnico, ma vi consiglio anche di entrare in contatto con la rete europea delle istituzioni nazionali di tutela dei diritti umani (ENNHRI), che ha sede a Bruxelles. È una risorsa molto utile, sia per gli organismi già esistenti, sia in caso di creazione di nuove istituzioni.
  Passo ora a una questione sollevata dalla Presidente Boldrini e riecheggiata in altri interventi. È un piacere ritrovarla, Presidente Boldrini; ho intensi ricordi della nostra collaborazione in passato.
  Non sono tempi normali, sono d'accordo, sono tempi molto preoccupanti per i diritti umani nell'Unione europea. Vediamo non solo abusi dei diritti a livello inaccettabile, ma vengono addirittura ripudiati sistemi di tutela: persone che hanno alte responsabilità ignorano gli impegni giuridici che sono stati assunti dal proprio Paese sulla base di trattati, e questo avviene in troppi Paesi.
  Assistiamo a crimini ispirati all'odio che vengono ignorati: non solo manca l'azione penale, ma addirittura godono di totale impunità, e questo è inaccettabile. La società civile si trova ad essere minacciata in troppi Paesi, di fronte a minacce difficili da cogliere: ad esempio, il fatto di intercettare le navi che salvano le persone nel Mediterraneo.
  Per quanto riguarda le minacce di stupro, la maggior parte delle violazioni dei diritti umani che vediamo sono basate sul genere, cioè l'esperienza delle donne è peggiore, e per quanto riguarda il discorso dell'odio e il discorso on line l'esperienza delle donne è veramente molto più grave, come vediamo dalle nostre indagini qualitative.
  È stato fatto riferimento all'incitamento all'odio, alla guerra tra poveri, e questo mi ricorda che dobbiamo diventare molto più bravi nel dimostrare all'opinione pubblica che i diritti dell'uomo riguardano tutte le persone. Concentriamo la nostra attenzione sulle persone ai margini della società, a volte a spese delle persone che sono al centro della società: ovviamente migranti, rom, ma anche mio fratello, mia sorella, i miei genitori. Per questo motivo, nel contesto dell'Unione europea, noi ci stiamo concentrando sui diritti socio-economici, perché le condizioni di lavoro debbono essere decorose, il welfare, i sussidi di disoccupazione, i salari minimi sono dei servizi, ma sono anche dei diritti; quindi dobbiamo salvare il sistema complessivo dei diritti umani, cercando di riconquistare il sostegno della persona comune.
  Illustri parlamentari, alcuni hanno sollevato questioni legate ad internet, alla difficoltà di disciplinare i crimini di odio crescenti perpetrati on line. La Commissione europea sta facendo veramente un lavoro pionieristico a livello globale nel confrontarsi con le piattaforme per indurle a oscurare i discorsi dell'odio, iniziativa che ha più successo di quanto ci si attendesse all'inizio proprio con la promozione dell'oscuramento volontario.
  Dal punto di vista tecnico, però, la questione è complessa; c'è stato uno sforzo sincero da parte di alcune piattaforme di oscurare i video dell'attentato a Christchurch; milioni di copie di questo video sono state oscurate, ma la propagazione algoritmica del video è stata così rapida e ampia da rendere impossibile oscurarlo del tutto.
  Anche qui noi svolgiamo un ruolo molto utile, perché stiamo conducendo ricerche sulla natura degli algoritmi e su ciò che servirebbe per rendere un algoritmo conforme ai diritti umani. Anche l'intelligenza artificiale rientra trasversalmente in tutte le questioni che abbiamo affrontato oggi pomeriggio: come possiamo gestire e controllare meglio da un punto di vista dei Pag. 14diritti umani il modus operandi dell'intelligenza artificiale.
  Stiamo anche concentrandoci sull'alfabetizzazione mediatica, non come leggere un giornale oggi, ma come interpretare un feed di Twitter, una pagina di Facebook, cioè dare ai cittadini gli strumenti che li aiutino a distinguere una menzogna dalla verità, l'odio dal non odio.
  Passo rapidamente alla questione della tutela dei minori e dei minori non accompagnati in particolare, una preoccupazione che condividiamo pienamente. Già due anni fa Europol parlava di 10 mila bambini. Oggi la realtà è molto superiore, però la competenza europea è limitata perché la tutela dei minori è essenzialmente una competenza nazionale, quindi dobbiamo rivolgerci a voi e ai Governi dei Paesi membri per avere un ruolo di guida, per prendere l'iniziativa.
  Noi daremo il nostro supporto, ma sono i Paesi membri che debbono prendere in mano le redini. Noi possiamo dare supporto tecnico a un Piano nazionale per l'istituzione di un sistema di tutori per i minori, ma non possiamo essere gli iniziatori di questa proposta: l'UE non potrebbe approvare una Direttiva in materia.
  Lei, onorevole Ehm, ha parlato dell'aumento dei minori non accompagnati in Italia, mentre a livello globale questo numero si riduce. Vorrei aggiungere un altro dato statistico. Mentre il numero dei migranti che raggiungono le nostre coste si è ridotto, il numero di persone che sono morte cercando di raggiungere le nostre coste è aumentato tantissimo: nel 2015 morivano quattro su mille, nel 2018 sono invece venti su mille coloro che muoiono durante il viaggio.
  L'onorevole Lupi ha fatto una domanda sugli indici di misurazione della discriminazione. Sono molte le categorie di discriminazione che noi valutiamo, ad esempio l'esperienza di essere neri o ebrei, l'esperienza di essere LGBTI – pubblicheremo dati aggiornati l'anno prossimo – l'esperienza di essere rom, l'esperienza di essere musulmano nell'UE, e pubblichiamo continuamente dati su queste categorie; tuttavia le nostre analisi si concentrano essenzialmente sull'esperienza delle persone che si auto-identificano in quanto membri di questi gruppi, quindi per l'antisemitismo la nostra analisi valuta quello che dicono gli ebrei.
  I Governi invece debbono misurare la realtà, gli incidenti, i casi di antisemitismo, perché ovviamente le autorità nazionali possono meglio di noi pubblicare le statistiche degli episodi denunciati e dell'esito dei processi.
  Noi entriamo in gioco nella fase successiva, collazioniamo il vostro lavoro di misurazione degli episodi e pubblichiamo i dati comparati. Ad esempio, a livello annuale pubblichiamo un rapporto – basato sui dati ufficiali – sugli attacchi contro i musulmani o gli episodi di antisemitismo, con tabelle comparate.
  In tutta l'UE dobbiamo quindi rimanere molto vigili per quanto riguarda la qualità della raccolta e della registrazione dei dati. In Francia, qualche mese fa, il Governo ha svolto una indagine molto approfondita per quanto riguarda la misurazione degli episodi di antisemitismo e c'è stato un grosso aumento rispetto ai dati raccolti negli anni precedenti, perché l'80-85 per cento delle persone dei vari gruppi non denuncia gli episodi a proprio danno.
  Credo di aver risposto alla maggior parte delle domande, ma se ho omesso qualcosa, vi prego di farmelo presente. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie per aver accettato il nostro invito. Vorrei ringraziare anche gli uffici per la traduzione simultanea.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 15.10.