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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

III Commissione

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI NEL MONDO

Resoconto stenografico



Seduta n. 35 di Giovedì 29 luglio 2021

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Boldrini Laura , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULL'IMPEGNO DELL'ITALIA NELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE PER LA PROMOZIONE E TUTELA DEI DIRITTI UMANI E CONTRO LE DISCRIMINAZIONI
Boldrini Laura , Presidente ... 3 
Petri Fabrizio , Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU) ... 4 
Boldrini Laura , Presidente ... 8 
Ehm Yana Chiara (Misto)  ... 8 
Boldrini Laura , Presidente ... 9 
Petri Fabrizio , Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 9 
Boldrini Laura , Presidente ... 10 
Ehm Yana Chiara (Misto)  ... 10 
Petri Fabrizio , Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani ... 10 
Boldrini Laura , Presidente ... 11 
Formentini Paolo (LEGA)  ... 11 
Boldrini Laura , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Partito Democratico: PD;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Coraggio Italia: CI;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-L'Alternativa c'è: Misto-L'A.C'È;
Misto-Centro Democratico: Misto-CD;
Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento ADC: Misto-NcI-USEI-R-AC;
Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani: Misto-A-+E-RI;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-MAIE-PSI: Misto-MAIE-PSI.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web tv della Camera dei deputati.
  L'odierna audizione sarà svolta consentendo la partecipazione da remoto delle deputate e dei deputati, secondo le modalità stabilite dalla Giunta per il Regolamento della riunione del 4 novembre 2020.

Audizione del Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), Min. Plen. Fabrizio Petri.

  PRESIDENTE. Apriamo questa audizione, buongiorno a tutti e a tutte. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'impegno dell'Italia nella comunità internazionale per la promozione e tutela dei diritti umani e contro le discriminazioni, l'audizione del Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU), il Ministro plenipotenziario Fabrizio Petri, a cui do il benvenuto e lo faccio anche a nome di tutti i componenti della Commissione, così come diamo il benvenuto alla Segretaria Generale del CIDU, la dottoressa Laura Baldassarre.
  Vi ringrazio e prima di dare la parola, in via preliminare, segnalo che nel corso della presente legislatura il Ministro Petri è già stato audito due volte dal Comitato dei diritti umani – Le diamo un'attenzione particolare, come è giusto che sia –, rispettivamente il 6 marzo e il 31 luglio 2019, a conferma di un consolidato rapporto di collaborazione.
  Il Comitato diritti umani si è ricostituito con una nuova composizione il 29 aprile scorso per cui in questa sede merita ricordare che il CIDU ha l'obiettivo prioritario di assolvere agli obblighi assunti dall'Italia in esecuzione dei numerosi Accordi e Convenzioni adottati sul piano internazionale nella materia della protezione e della promozione dei diritti umani. Per questo è collocato nel quadro organico del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale presso la Direzione Generale per gli affari politici e di sicurezza. Il Comitato è composto da rappresentanti di Ministeri, amministrazioni ed enti che a vario titolo si occupano delle tematiche dei diritti umani, tra cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri e nello specifico i Dipartimenti per le politiche della famiglia, per le pari opportunità e l'Ufficio per la parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (UNAR).
  Il Comitato interministeriale agisce altresì come focal point in Italia degli organi di monitoraggio degli organismi internazionali delle Nazioni Unite, del Consiglio d'Europa e dell'Unione europea. Nella panoramica dei numerosi impegni di competenza del CIDU merita inoltre menzionare il grande lavoro svolto in tema di Revisione periodica universale del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite. Come emerso in occasione dell'audizione recente del Sottosegretario Della Vedova, che si è svolta lo scorso giovedì 22 luglio, nel marzo del 2020 l'Italia ha infatti completato il suo terzo ciclo di Revisione periodica e, in linea con quanto le Nazioni Unite richiedono agli Pag. 4Stati membri, il CIDU ha già avviato l'esercizio di implementazione delle raccomandazioni ricevute, attraverso l'elaborazione di un apposito Piano che coinvolge tutte le amministrazioni competenti. Questo è stato fatto in vista del quarto ciclo della Revisione periodica universale, che sarà avviato nel 2024, e, prima ancora, in vista della presentazione da parte del Governo di una relazione intermedia entro il 2022: buona pratica che, peraltro, ci è stata di nuovo sollecitata.
  Il CIDU continua a dedicarsi, sulla base del suo mandato, a molteplici attività di sensibilizzazione e comunicazione, incentrate su diverse priorità di intervento che riguardano la sfera dei diritti umani. Infatti, a partire dallo scorso anno, su iniziativa dell'allora Viceministra Del Re, è stato istituito il premio CIDU per i diritti umani, destinato ogni anno a sette candidati e candidate tra enti, associazioni e persone fisiche che si siano particolarmente distinti per aver contribuito ad accrescere la consapevolezza collettiva dei diritti umani nel nostro Paese in vari campi: nelle istituzioni, nella società civile e nei media. Come ha detto anche il Sottosegretario, di questi tempi peraltro i diritti umani non godono di buona salute: sono parole di Della Vedova, che condivido in pieno. Al riguardo segnalo che domani, 30 luglio, avrà luogo la seconda riunione del Comitato d'onore per l'assegnazione del premio 2021. Mi fa piacere essere stata coinvolta in questo esercizio, cui contribuiscono personalità istituzionali del mondo accademico e della società civile in grado di esprimere diverse sensibilità ed esperienze in tema di diritti umani.
  Fatta questa premessa che era comunque necessaria, Le lascio la parola, Ministro Petri, affinché Lei possa svolgere la sua audizione. Prego.

  FABRIZIO PETRI, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU). Grazie, presidente Boldrini e grazie, gentili onorevoli. Sono veramente felice di essere qui, in presenza. Sembra veramente incredibile quello che è successo, ma è veramente un piacere doppio perché, come ricordava la presidente, c'è una prassi consolidata, anche dei miei predecessori, di dialogo attraverso il meccanismo delle audizioni. Per noi è un dialogo fondamentale, perché il CIDU – detto in termini onusiani – è un cosiddetto meccanismo nazionale di reporting e follow-up.
  Le Nazioni Unite hanno proprio una sigla che è NMRF, national mechanisms for reporting and follow-up ed è fondamentale che nel nostro ruolo di dialogo con il sistema internazionale – innanzitutto con il machinery delle Nazioni Unite sui diritti umani – si possa in qualche maniera esprimere una coralità che è quella propria delle nostre istituzioni. Per questo per noi il dialogo con il Parlamento e con questo Comitato, viste le sue competenze, è fondamentale anche per avvalorare e rafforzare il nostro ruolo internazionale. Con l'occasione vorrei anche ricordare che le Nazioni Unite chiedono regolarmente a tutti i Paesi del mondo di istituire organismi come il CIDU e lo hanno già numerosi Paesi, per esempio il Portogallo, il Marocco e altri Paesi, in formato diverso dal nostro. Io sono un diplomatico, un funzionario dello Stato che lo presiede, in altri Paesi sono delle figure politiche. La cosa fondamentale – e qui chiudo per spiegare un aspetto secondo me molto importante da avere in mente – è che nell'ottica delle Nazioni Unite questi meccanismi come il CIDU – il nostro è uno dei più storici e altri Paesi, come la Corea del Sud, si sono ispirati a noi – possono aiutare la rule of law globale. Si tratta di percorsi complessi che si svolgono piano piano, ma più Paesi si adeguano ai princìpi dei diritti umani che sono stati cristallizzati nei vari trattati che hanno dato valore vincolante alla Dichiarazione universale, più l'intero pianeta potrà avere una stessa sensibilità.
  Il ruolo dei meccanismi come il nostro è fondamentale per favorire una rule of law globale. Come è stato ricordato noi siamo il punto di riferimento per l'Agenzia dei diritti fondamentali dell'Unione europea, che ha sede a Vienna, e lavoriamo con tutte le altre istituzioni internazionali e regionali, ad iniziare dal Consiglio d'Europa. Abbiamo questo ruolo che, detto in termini generali, è quello di national mechanisms Pag. 5for reporting and follow-up. Aggiungo una cosa – so che questo tema è emerso chiaramente nell'audizione del Sottosegretario Della Vedova e lo ribadirò anche adesso, quando entrerò nel dettaglio della Revisione periodica universale – e cioè che non essendoci in Italia una commissione nazionale indipendente per i diritti umani il CIDU fa – ovviamente nei limiti in cui può, perché noi esprimiamo la posizione ufficiale del Governo – un'importante azione di dialogo con la società civile che, da un lato, ci è richiesta delle Nazioni Unite e, dall'altro, è parte del nostro approccio generale al tema dei diritti umani, proprio nella consapevolezza che non esistono al momento molti fori a trecentosessanta gradi. Ci sono molti fori, come gli Osservatori per l'infanzia e per le persone con disabilità, e la società civile in Italia è coinvolta in maniera enorme, ma il vero problema è fare mainstreaming.
  Quando si parla di questioni legate alle persone con disabilità, alle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGTB) o alle donne, bisogna farlo in un contesto in cui anche tutti gli altri ascoltano e non solo nel contesto dedicato. Noi proviamo a fare questa azione di mainstreaming – e vengo al cuore della mia audizione, e cioè cosa stiamo facendo per la Revisione periodica universale – laddove tutti possono partecipare e parlare e dunque tutti gli altri – sia amministrazioni sia gli altri esponenti della società civile e del mondo accademico – possono avere veramente un'idea generale. Tutto questo lo farà – auguriamoci che ci sia presto – la commissione nazionale indipendente. Noi lo facciamo in maniera limitata a quelle che possono essere le nostre competenze, e soprattutto al fatto che non siamo ovviamente indipendenti.
  Mi sento veramente di dire una cosa e non vorrei sembrare arrogante, ma grazie al lavoro del CIDU l'Italia ha tre Piani d'azione che sono stati valutati dall'Alta Commissaria Bachelet in una lettera ufficiale, che poi vi la lascerò con la risposta. A conclusione della Revisione periodica universale, terzo ciclo, dello scorso anno l'Alta Commissaria per i diritti umani Bachelet, come prassi, ha fatto a tutti i Paesi una lettera in cui fa un riassunto. Inoltre, ha chiesto ai Paesi – e quindi ha chiesto anche a noi – di fare un piano di implementazione. In questa lettera la cosa che ci ha fatto un enorme piacere è che sono citati due nostri Piani d'azione. Ci sono tre Piani d'azione, ma ne vengono citati due in particolare. Uno è su donne, pace e sicurezza: un Piano che è finanziato dal Parlamento, grazie all'input del Parlamento; poi c'è il Piano su imprese e diritti umani. Questi due piani – soprattutto il secondo su imprese e diritti umani è un territorio estremamente innovativo – esistono perché il CIDU li gestisce e li approva. Rispetto a donne, pace e sicurezza siamo arrivati al quarto Piano che è stato approvato l'anno scorso, e quest'anno stiamo approvando il secondo Piano nazionale quinquennale su imprese e diritti umani, che è veramente un fiore all'occhiello per l'Italia. L'ha ricordato anche la Bachelet in questa lettera, perché siamo tra i Paesi all'avanguardia in questo tema.
  Oltre a questi due Piani d'azione abbiamo il piano di implementazione delle raccomandazioni che abbiamo avviato l'anno scorso, nell'ottica di accompagnare il percorso che porterà il Paese alla prossima Revisione periodica universale. La data del 4 novembre 2021 segnerà la tappa intermedia, in cui noi dovremo dare il rapporto di medio termine. Tutto questo per dire ciò che è un percorso consistente, ma che il CIDU fa perché può contare sul fatto che le amministrazioni... Noi lavoriamo come organo collegiale, abbiamo una plenaria e ci riuniamo ogni tre mesi. Le amministrazioni, lo dico sinceramente, sono veramente motivate e lo stiamo vedendo, sempre di più, su diversi settori, quindi la cosa ci fa particolarmente piacere.
  Aggiungo una cosa che ovviamente sapete: quando siamo andati alla Revisione periodica universale, il 4 novembre 2019, c'erano l'allora presidente Di Stasio e la presidente Pucciarelli come osservatrici. Per noi era fondamentale, anche in quell'occasione, far vedere cosa fa il Paese e quindi è stato un momento particolarmente interessante. Come forse sapete l'Italia ha avuto un alto numero di raccomandazioni – trecentosei Pag. 6 –, ma la cosa a mio giudizio più interessante è questa e lo dico perché è un punto che per noi è molto qualificante: l'Italia ha accettato un numero elevatissimo di raccomandazioni, il 95 per cento: ne abbiamo accettate 292. Per dare un'idea la Francia ne ha accettato l'80 per cento e la Germania l'85 per cento.
  In secondo luogo, c'è una cosa che ci ha particolarmente sorpreso positivamente e potrete vederla se avrete voglia di andare a vedere lo streaming delle quattro ore: ogni Paese aveva un minuto per parlare, di cui trenta secondi erano dedicati alle raccomandazioni. L'altra metà è stata usata sistematicamente da tutti per fare dei complimenti – ognuno sotto il profilo che riteneva opportuno – all'Italia. Qual è la cosa che vorrei sottolineare? L'Italia crede molto nella Revisione periodica universale e questa è una cosa molto importante, perché viene capita. Per esempio, noi finanziamo un progetto per le isole del Pacifico insieme ad altri Paesi europei – non lo finanzia il CIDU, ma il Ministero degli Esteri – ma la cosa interessante è che nel quadro della Revisione periodica italiana sono venuti tutti i Paesi – mi sembra che fossero dieci – mentre per gli altri hanno partecipato meno: c'è una consapevolezza del fatto che l'Italia crede profondamente in questo meccanismo e lo sostiene. Il fatto che noi abbiamo volutamente accettato quasi tutte le raccomandazioni è già un segnale molto importante perché dimostra che veramente anche nei fatti... Aggiungo che noi potevamo chiedere che le quarantacinque raccomandazioni sulla commissione nazionale indipendente fossero unificate in una: era una nostra scelta e a quel punto invece di trecento saremmo già scesi a duecentocinquanta raccomandazioni circa. Noi abbiamo voluto far sì che tutto fosse rispettato: ogni singolo Paese e ogni singola richiesta. Questo per dire qual è l'approccio che l'Italia ha in questo campo. Io credo che siano fondamentali la trasparenza e il dialogo e quindi la prima cosa da fare è dimostrarlo nei fatti. Noi avremmo potuto avere circa duecento raccomandazioni se avessimo raggruppato tutte quelle sullo stesso argomento, ma abbiamo preferito che fosse veramente un percorso.
  Io ricordo che la più grande quantità di raccomandazioni riguardano: la creazione di una commissione nazionale indipendente (quarantacinque raccomandazioni); gli sforzi per combattere il razzismo, la xenofobia, l'intolleranza; rafforzare l'UNAR (abbiamo avuto cinquantanove raccomandazioni su questo tema); il problema della legge italiana sulla tortura, che secondo tredici Paesi dovrebbe essere affinata per essere più coerente con la Convenzione: su questo abbiamo accettato le raccomandazioni. Per quanto riguarda il problema del traffico degli esseri umani ci sono quindici raccomandazioni; per quanto riguarda le persone con disabilità undici raccomandazioni; per quanto riguarda la discriminazione di genere ventisei raccomandazioni; per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT ci sono diciassette raccomandazioni e per quanto riguarda la protezione dei diritti umani dei migranti e il soccorso in mare quarantadue raccomandazioni. Ce ne sono tante altre più specifiche: per esempio sul business and human rights ne abbiamo avute due e ce ne sono sulla famiglia, però queste sono i gruppi principali. Come dicevo noi le abbiamo in sostanza accettate praticamente tutte.
  Cosa invece non abbiamo accettato? Ovviamente è tutto pubblico, è sulle pagine nazionali. Ci sono varie raccomandazioni per la Convenzione sui migranti e i loro familiari. Si tratta di una Convenzione su cui c'è una posizione europea storica per cui non vengono accettate raccomandazioni per firmare questa Convenzione perché si ritiene che in Europa ci siano già sufficienti legislazioni. Noi nella nostra risposta abbiamo detto che questa è la linea europea condivisa, ma il nostro ordinamento prevede già sufficienti garanzie. L'altra cosa che non abbiamo accettato riguarda il Trattato sulle armi nucleari: come sapete la posizione italiana su questo è diversa e lo è anche per quanto riguarda il controllo delle armi.
  Ci sono raccomandazioni molto specifiche che per tutta una serie di ragioni, che sono spiegate nell'addendum – che io ho Pag. 7portato, così poi se volete lo potete anche mettere agli atti – noi non abbiamo accettato. Ci erano state fatte raccomandazioni sul principio di non refoulement: ovviamente l'Italia ritiene che non commette nessun tipo di inosservanza rispetto a questo principio e quindi anche queste sono state rifiutate. Ripeto, si tratta veramente di un numero limitatissimo di raccomandazioni rifiutate, una delle quali ha una ragione storica perché si riferisce a una posizione del nostro Governo sul tema.
  Di fronte a questo percorso diventa fondamentale per noi, adesso, far vedere al sistema internazionale che stiamo portando avanti le raccomandazioni che abbiamo accettato. Come dicevamo, di conseguenza, abbiamo fatto un piano di implementazione delle raccomandazioni che si basa sulla lettera che l'Alta Commissaria Bachelet ha mandato al Governo italiano a conclusione del ciclo nella quale ha allegato... le Nazioni Unite fanno un lavoro che viene incontro ai Paesi, per cui fanno degli agglomerati di raccomandazioni per temi. Loro hanno questo schema che noi abbiamo usato per fare il nostro piano di implementazione delle raccomandazioni. Il piano italiano di implementazione delle raccomandazioni si basa sullo schema che è stato suggerito dalle Nazioni Unite.
  Questo ci faciliterà quando a novembre faremo il rapporto di medio termine, perché loro potranno vedere che noi stiamo seguendo esattamente lo schema che ci avevano suggerito. Adesso per conglomerato di raccomandazioni facciamo lo stato dell'arte, con un dialogo proattivo con tutte le amministrazioni. Io vi posso citare alcune cose, ma so che per l'audizione che fate avete già ben chiaro che ci sono alcune cose che l'Italia sta facendo a livello di strategie nazionali in vari campi, per esempio nell'infanzia e nel campo LGBT. C'è una serie di cose che le amministrazioni man mano ci stanno raccontando e che sarà nostro compito poi inviare alle Nazioni Unite quando verrà il momento, a novembre. Ovviamente riteniamo che sia molto importante che ci sia una costante attenzione al tema, quindi non si tratta semplicemente di riferirci. Noi riteniamo fondamentale un atteggiamento proattivo e per favorirlo facciamo una cosa parallela e così ritorniamo al punto iniziale sulla mancanza in Italia di una commissione nazionale indipendente: abbiamo strutturato – parallelamente al percorso con le amministrazioni e al piano di implementazione – un percorso con la società civile. Abbiamo sistematicamente incontri ogni sei mesi con la società civile e ovviamente abbiamo un indirizzario enorme. Abbiamo tenuto l'ultimo incontro due giorni fa, a cui hanno partecipato oltre trenta associazioni che sono in rappresentanza dei più svariati temi. Noi facciamo un lavoro abbastanza importante e le Nazioni Unite lo chiedono: non sono sicuro di quanti lo facciano, ma noi lo facciamo perché in questo dialogo noi recepiamo le sensibilità delle associazioni, sia per quanto riguarda eventuali buone prassi sia le criticità. In seguito facciamo un lavoro di sensibilizzazione delle amministrazioni per riferirgli le sensibilità che sono emerse: per noi questo è fondamentale, perché ci serve anche da bilanciamento e per capire.
  Non è facile a volte rendersi conto, invece nel momento in cui la società civile ci porta le proprie sensibilità, sappiamo che ci sono. Aggiungiamo una cosa che è molto importante: nel rapporto che noi faremo per il quarto ciclo, tra tre anni, parleremo anche delle raccomandazioni che abbiamo rifiutato. È vero che l'Italia non ha accettato alcune raccomandazioni, ma questo non significa che su quei terreni non ci siano stati degli avanzamenti. Per esempio, segnalo una cosa molto interessante: nel quadro del quarto Piano di «donne, pace e sicurezza» noi abbiamo inserito per la prima volta il concetto di educazione al disarmo. Si tratta di un concetto enorme, che è stato voluto da anni e richiesto dalle associazioni. Ovviamente seguiamo la posizione del Governo sul disarmo e sul Trattato, ma questo non esclude che in certi campi – soprattutto laddove c'è il dialogo e la necessità di sensibilizzare – non si possano fare dei passi avanti. C'è un'altra cosa che segnaleremo nel rapporto che stiamo scrivendo per la Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione Pag. 8 della donna (CEDAW). Noi facciamo rapporti polisettoriali: abbiamo appena finito il rapporto per il Comitato economico e sociale e adesso stiamo scrivendo il rapporto per la CEDAW dove c'è tutta una parte sul Piano italiano «donne, pace e sicurezza».
  In quel contesto valorizzeremo il fatto che questo piano – e questo è un caso unico al mondo – è stato scritto assieme alla società civile perché il CIDU ha creato un working group open-ended. Questo ha permesso che ci fossero degli avanzamenti, anche se piccoli, su terreni come questo che in futuro possono essere utili. Sul Piano «imprese e diritti umani» ci sono state varie raccomandazioni: su questo tema quest'anno vareremo il secondo Piano, ma non abbiamo fatto un gruppo aperto perché il tema è troppo vasto. Abbiamo fatto due cose abbastanza importanti: una consultazione preventiva tra febbraio e marzo per fare un assestment sul vecchio Piano e farci dare idee sul nuovo, che abbiamo poi recepito. Adesso lo stiamo scrivendo e a settembre faremo una seconda consultazione: la società civile, il mondo delle imprese e il mondo accademico verranno consultati due volte in questo percorso.
  Questo è il modo in cui noi strutturiamo il lavoro del Comitato, che segue tutta un'altra serie di tematiche. In particolare, vi ricordo che il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite si è dotato di ottanta Procedure Speciali: cinquanta sono a titolo individuale e cinque sono di gruppo, con cui noi abbiamo un rapporto costante e quasi tutte le settimane riceviamo richieste. Due di queste Procedure Speciali verranno in visita in Italia: disturberemo la dottoressa Piazza perché hanno chiesto di fare degli incontri. Quella sul business and human rights verrà in Italia dal 27 settembre al 6 ottobre. L'Italia ha la policy della standing invitation: chiunque vuole venire è invitato permanentemente, deve solo manifestare la sua intenzione di venire e poi, a seconda della possibilità di organizzare, si decidono i tempi della visita. Quest'anno avremo la visita del Working Group su business and human rights tra settembre e ottobre e poi a dicembre avremo la visita dell'Inviato Speciale per lo smaltimento dei rifiuti tossici.
  Inoltre, le Procedure Speciali scrivono le famose lettere, le comunicazioni urgenti. L'Italia ne riceve abbastanza e sono comunicazioni a cui noi rispondiamo entro sessanta giorni sui temi ovviamente più vari e poi le Nazioni Unite le pubblicano. Infine, l'Italia ha accettato tutti i protocolli aggiuntivi e quindi noi accettiamo i casi individuali: ci sono otto comitati dei diritti umani che siedono a Ginevra che si chiamano treaty bodies e hanno il compito di favorire la progressiva migliore applicazione dei trattati – per esempio quello sull'infanzia piuttosto che quello sui diritti civili e politici – e ricevono casi individuali. Non sono organi giurisdizionali, quindi le decisioni che emettono non hanno un valore giuridico vincolante, sono delle views. Noi abbiamo parecchie situazioni aperte, parecchi casi individuali e quindi trattiamo anche i casi individuali che ci vengono sottoposti. Ovviamente è una cosa che varia da comitato a comitato: al momento abbiamo circa otto casi aperti e poi c'è tutto un percorso. Quando ci sono le views, viene chiesto all'Italia di fare dei progressi in un determinato settore e noi avviamo un'azione di adeguamento, nei limiti del possibile, nel nostro ordinamento alle richieste delle Nazioni Unite. Potrei continuare a parlare però non vorrei... Io vi chiedo scusa.

  PRESIDENTE. No, non deve assolutamente scusarsi, è stato molto bello ascoltarLa e molto esauriente la relazione che ci ha sottoposto. Adesso chiederei ai colleghi e alle colleghe se ci sono degli interventi su quanto esposto dal Ministro Petri, sull'attività del CIDU e su quello che ci ha detto anche sulle raccomandazioni che l'Italia ha ricevuto e continua a ricevere. Deputata Ehm, prego.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Ringrazio anch'io per questa relazione molto esaustiva e faccio una domanda di pertinenza e di attualità. In questo momento la pandemia ha accelerato alcune esigenze, alcune emergenze, che hanno ampliato alcuni temi già noti oppure Pag. 9hanno creato dei nuovi punti di emergenza sul versante dei diritti umani.
  La domanda che vi pongo è questa: oltre al consueto rapporto bilaterale e multilaterale che abbiamo, quali sono le azioni concrete che l'Italia intende mettere in campo per poter far sì che vi sia una risposta efficace ed esaustiva per le nuove sfide che ci saranno? Solo per citarne alcune, parliamo ovviamente del cambiamento climatico, che avrà delle conseguenze su un fronte immenso, parliamo di immigrazione, parliamo dell'economia, parliamo dell'ambiente stesso. Pensiamo ai nuovi conflitti, che hanno creato sfollati e nuove forme: magari sono nuovi concetti che tra l'altro forse ancora non sono neanche conosciuti e quindi ritorno alla domanda: quali sono gli approcci che l'Italia può mettere in atto affinché vi possa essere una risposta esaustiva e adeguata anche a questa emergenza, che vede in questo momento al centro i diritti umani, molto spesso come punto focale di risposta richiesta? Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, collega Ehm. Ci sono altre domande? Non ci sono altre domande, io ne avrei diverse veramente. Mi ha colpito molto vedere trecentosei raccomandazioni. Avendo qualche pratica del sistema ONU, non è all'ordine del giorno farne trecentosei: sono parecchie, sono oltre la media. Credo che questo debba essere motivo di preoccupazione per questo Comitato e in generale per questa Commissione, perché vuol dire che non siamo in grado di ottemperare, di fare un delivery di quanto normalmente ci si aspetta da un Paese come l'Italia. Trovo preoccupante il fatto che ci siano state trecentosei raccomandazioni e mi auguro che le amministrazioni destinatarie abbiano la facoltà di mettersi in regola rispetto alle richieste. Capisco quanto difficile possa essere il ruolo del CIDU in questo, perché ovviamente segnala, si fa portavoce e tramite, ma poi la realizzazione sta in capo all'amministrazione stessa.
  Io volevo capire anche un'altra cosa riguardo alla questione di Santa Maria Capua Vetere: volevo sapere se il tema carceri è stato fatto oggetto della procedura di Revisione periodica (UPR). Riguardo all'Afghanistan noi come ci stiamo relazionando? Chiediamo in sede internazionale una riflessione su questo dal punto di vista dei diritti umani, perché è il settore che verrà più colpito se le cose andranno male, come sembra che vadano? Poi c'è anche il tema della presidenza di turno del Consiglio d'Europa. Tra poco noi avremo la presidenza di turno: quali iniziative porteremo avanti? Ci sono dei suggerimenti? Ci sono delle richieste da parte del CIDU in merito a questo? Le ho fatto diverse domande, ma diciamo che ho riempito un vuoto. Grazie.

  FABRIZIO PETRI, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU). Innanzitutto grazie ancora. Io aggiungo che nel quadro della Revisione periodica universale ovviamente alcune raccomandazioni richiedono dei passaggi legislativi. Se voi permettete, presidente, io vi manderò un piccolo elenco, se poi riterrete di voler sensibilizzare le altre Commissioni. Adesso non voglio prendervi altro tempo, però vi manderò un piccolo elenco con le raccomandazioni, ve le allego. A volte sono scritte in maniera tale che non è ben chiaro quale sia a livello amministrativo... Però diciamo che è opportuno che... Per quanto riguarda le domande anzitutto rispondo all'onorevole Ehm. Prima parlavo delle ottanta procedure speciali: ormai quasi tutte le richieste che riceviamo riguardano in parte la pandemia. Noi come CIDU ci stiamo rendendo conto che c'è una presa d'atto importante a livello internazionale, ma anche a livello nazionale. Lo dico proprio in forza del Piano d'azione su imprese e diritti umani. Il testo attuale è una bozza che abbiamo fatto circolare tra le amministrazioni e vi potrei segnalare alcune parti. Lo metteremo a consultazione pubblica in seguito, ma con voi il rapporto è tale che ve lo posso anche mandare. Abbiamo cercato di enucleare tutto l'aspetto legato alla pandemia che emerge come una realtà che – come Lei ha detto, onorevole – non è assolutamente, in nessuna maniera, più eludibile. Quello che la società civile chiede è una policy coherence com'è emerso anche dalla riunione che abbiamo avuto due giorni fa. Questo è il messaggio più importante Pag. 10che ci è arrivato dalla società civile su questo tema.
  Per quanto riguarda le sue richieste, presidente, nelle varie raccomandazioni che abbiamo avuto sul tema della tortura c'è anche l'aspetto carcerario. Tenga conto, presidente, che noi stiamo scrivendo il rapporto che manderemo a dicembre proprio per il Comitato sulla tortura (CAT). Noi stiamo scrivendo questo rapporto con tutte le amministrazioni e siamo anche in contatto col Garante. Sul tema delle carceri c'è ovviamente un'attenzione specifica, ma che emergerà in particolare nel rapporto che manderemo a dicembre al Comitato contro la tortura e che verrà poi discusso nel tempo a venire.
  Purtroppo l'Afghanistan fuoriesce dalle nostre competenze perché, pur essendo collocati al Ministero degli Esteri nella Direzione Generale affari politici, non seguiamo direttamente i temi di politica estera. Ovviamente siamo un po' coinvolti e delle volte ci vengono chiesti consigli sulle cose, però non seguiamo questi temi. Per quanto riguarda la Presidenza del Consiglio d'Europa, ovviamente per l'Italia è una presidenza molto importante, che viene gestita da un ufficio ad hoc del nostro Ministero. Noi come CIDU siamo coinvolti in tutto e stiamo preparando un evento sul tema «imprese e diritti umani» perché lo riteniamo molto importante, in particolare perché ormai tocca anche il tema dell'intelligenza artificiale. Nel Piano attuale su impresa e diritti umani c'è tutto il problema dei diritti umani rispetto all'intelligenza artificiale che è un tema che a livello di Consiglio d'Europa stanno approfondendo. Noi vorremmo, con il nostro Piano d'azione che tocca questo tema, far vedere cosa l'Italia sta elaborando come posizione. Ovviamente, al Ministero degli Esteri c'è una cybersecurity unit... Noi abbiamo vari temi che come CIDU riteniamo molto importanti. Lavoriamo anche con la Commissione del Consiglio d'Europa contro il razzismo e l'intolleranza (ECRI), che vorrà venire in visita, e con il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT), che ha annunciato che l'anno prossimo vorrà fare una visita in Italia. Il Consiglio d'Europa è enormemente complesso, quindi noi a seconda dei temi ci focalizziamo sulle cose che sono ritenute al momento più importanti. Ovviamente la presidenza italiana ha un suo programma che è stato stilato.

  PRESIDENTE. La ringrazio perché sulla tortura i colleghi forse ricorderanno che nella scorsa legislatura noi approvammo la legge. Però io ricevetti una lettera ufficiale dal Commissario dei diritti umani in cui si evidenziavano le criticità di quella legge, che era il frutto di un negoziato molto complesso. Immagino che al Consiglio d'Europa ritorneranno su questi temi, perché noi nella loro ottica non abbiamo ottemperato con un testo che andava incontro alle loro segnalazioni di criticità, per questo è importante continuare un dialogo su questo. Bene, se non ci sono altre considerazioni... Deputata Ehm.

  YANA CHIARA EHM. Grazie, presidente. Solo brevemente una domanda di pertinenza su quello che ha Lei ha detto poc'anzi sulla questione Afghanistan, dato era anche tema di discussione ieri in Commissione, con la volontà di lavorare appunto su un atto che possa comprendere principalmente la questione i diritti umani. Ora giustamente Lei dice che esula dalle vostre competenze, d'altro canto però parliamo di un Paese che probabilmente – volente o nolente – entrerà nella necessità di doversene occupare su più vasta scala. Penso anche alla risoluzione 1325 su donne, pace e sicurezza e la mia domanda è questa: potrebbe esserci un modo affinché vi possa essere un coinvolgimento di più ampia scala e affinché possa esserci una copertura più vasta? Il rischio – voglio dirlo apertamente – è che parliamo nelle nostre risoluzioni di impegni sui diritti umani, sulle donne, sulla sicurezza e sulla pace con la mancanza di strumenti concreti affinché questo possa essere attuato. Questa potrebbe essere una domanda e uno spunto da inserire in questo ambito. Grazie.

  FABRIZIO PETRI, Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani (CIDU). La risoluzione su donne, pace e Pag. 11sicurezza è lo strumento perfetto. Il finanziamento è piccolo – un milione l'anno – però è uno strumento sicuramente molto interessante e duttile che può essere utilizzato a questo scopo.

  PRESIDENTE. Grazie. Deputato Formentini, prego.

  PAOLO FORMENTINI. Grazie, presidente. Io volevo fare un richiamo secondo me necessario: si parla sempre di rispetto dei diritti umani per quanto concerne i detenuti nelle carceri italiane, ma poco si parla di rispetto dei diritti umani nei confronti dei nostri agenti di Polizia penitenziaria. Noi abbiamo una situazione drammatica, con numerosissime carceri dove la Polizia penitenziaria è sotto organico e deve occuparsi di mansioni che non le sono proprie, ad esempio l'assistenza a detenuti psichiatrici. Questo è un problema enorme, perché di fatto si configura questo reato di tortura solo nei confronti degli agenti, ma i detenuti possono attuare pratiche in questa direzione e lo fanno costantemente, grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio, ringrazio ancora il Ministro Petri per la Sua disponibilità e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 9.40.