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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

IX Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 22 di Mercoledì 30 ottobre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE TECNOLOGIE DELLE TELECOMUNICAZIONI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE VERSO IL 5G E ALLA GESTIONE DEI BIG DATA

Audizione del direttore generale DG Connect Commissione europea Roberto Viola.
Morelli Alessandro , Presidente ... 3 
Viola Roberto , direttore generale DG Connect Commissione europea ... 3 
Morelli Alessandro , Presidente ... 8 
Zanella Federica (FI)  ... 9 
Bruno Bossio Vincenza (PD)  ... 9 
Morelli Alessandro , Presidente ... 10 
Viola Roberto , direttore generale DG Connect Commissione europea ... 10 
Morelli Alessandro , Presidente ... 11

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-+Europa-Centro Democratico: Misto-+E-CD;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
ALESSANDRO MORELLI

  La seduta comincia alle 13.35.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del direttore generale DG Connect Commissione europea Roberto Viola.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle nuove tecnologie delle telecomunicazioni, con particolare riguardo alla transizione verso il 5G e alla gestione dei big data, l'audizione del direttore generale della DG Connect della Commissione europea Roberto Viola, a cui do la parola per lo svolgimento del suo intervento introduttivo.

  ROBERTO VIOLA, direttore generale DG Connect Commissione europea. Grazie, Presidente. È un piacere e un onore avere l'opportunità di essere ascoltati in questa importante indagine conoscitiva e ci complimentiamo per lo scopo e l'ampiezza di questa indagine conoscitiva, che va al cuore dei problemi connessi con lo sviluppo digitale dell'Europa e dell'Italia, in profondità per quanto riguarda le questioni connesse con la connettività, in particolare con il 5G, e l'economia dei dati che è il motore dell'economia moderna.
  Il punto di partenza di questo mio intervento sarà l'esercizio che facciamo ogni anno, che misura lo stato di salute dell'economia digitale in Europa, è un indice che si chiama DESI che misura tanti parametri che riguardano la vita di ciascuno Stato membro. Se prendiamo l'indice italiano DESI, ci indica un Paese che sta facendo dei progressi ma che, nella media generale dei Paesi europei, si pone al ventiquattresimo posto della classifica. Cosa che ci deve preoccupare, perché insieme al ventiquattresimo posto dell'Italia c'è anche, per esempio, la Germania che non va bene. E questa è una cosa che non funziona. I due Paesi più industrializzati d'Europa, la Germania e l'Italia, non sono adeguatamente attrezzati per affrontare la trasformazione digitale. Credo che questo sia un segnale d'allarme certamente per l'Italia e per la Germania, ma lo stesso discorso può essere allargato alla Francia. Quindi noi abbiamo un gruppo di testa, fatto dai Paesi soprattutto del Nord Europa che sono non solo eccellenze in Europa ma a livello mondiale, perché, insieme all'indice europeo pubblichiamo anche l'indice mondiale; poi abbiamo un gruppo di Paesi che faticano, in cui ci sono le economie più avanzate d'Europa. Questo dà il polso della situazione e il tipo di problema che abbiamo di fronte a noi: un'Europa che in generale, non solo l'Italia, fatica ad affrontare le sfide del digitale, per una serie di motivi che vanno dalla struttura produttiva all'intensità degli investimenti, alla forza lavoro e al sistema dell'istruzione di base fino all'istruzione universitaria.
  Non c'è dubbio che il digitale, grande priorità il mercato unico digitale per la Commissione Juncker rimane e sarà – lo ha detto la presidente eletta Von der Leyen – una delle grandi priorità per la prossima Commissione europea, insieme al cambiamento climatico. Questi sono i due grandi Pag. 4temi su cui la Commissione europea cercherà di dare un contributo alla trasformazione in positivo dell'Europa. Due temi che ovviamente vanno insieme perché, se da un lato, il digitale aiuta un utilizzo migliore delle risorse in tutti i cicli produttivi e soprattutto aiuta a mettere in piedi l'economia circolare, dall'altro grandi data center o i nostri telefoni consumano energia, quindi andare verso un sistema digitale più rispettoso dell'ambiente è un qualcosa che fa parte delle priorità della prossima Commissione.
  Tornando all'Italia, il primo capitolo della nostra valutazione annuale riguarda la connettività, quindi è legato al tema del 5G, che noi misuriamo sia dal progresso fatto nell'ambito della connettività rete fissa e mobile. Quindi comincio subito con le belle notizie per poi passare magari a delle aree in cui c'è un po’ di lavoro da fare. La bella notizia è che noi abbiamo quest'anno introdotto un nuovo indice che si chiama «Preparazione al 5G» dove l'Italia è seconda in Europa, quindi è di medaglia d'argento ma – io direi – quasi medaglia d'oro a pari merito, quindi è leader in Europa per la preparazione a questa tecnologia. Questa è una bellissima notizia, non solo per l'Italia ma per l'Europa tutta, e da parte nostra un ringraziamento sincero alle autorità italiane che hanno in questi mesi e in questi anni seguito lo sviluppo del 5G in Italia. Forse questo primato è anche un punto di partenza, una riflessione sullo stato complessivo della connettività a banda larga dell'Italia.
  L'Italia ha fatto un salto in avanti notevole negli ultimi cinque anni; l'indice di connettività dell'Italia, che noi misuriamo con una serie di parametri, era di circa venti su cento nel 2014, nel 2019 è arrivato a sessanta che è esattamente la media europea. Quindi possiamo dire che nell'ambito delle strutture a banda larga di connettività l'Italia ha raggiunto la media europea, grazie al lavoro fatto di nuovo dalle istituzioni, dal Parlamento, dai governi che si sono succeduti e anche dall'Europa, perché ci sono grandi investimenti fatti nel Fondo strutturale europeo nella larga banda italiana, cosa che ha permesso all'Italia di recuperare tante posizioni e che ora si attesti molto meglio che nel passato.
  Ci sono dei punti dove ancora c'è tanto lavoro da fare, in particolare per quanto riguarda la connettività ad altissima velocità: quella fatta con la fibra ottica. In questo ambito purtroppo l'Italia si piazza a un non onorevole ventisettesimo posto su ventotto Paesi, soprattutto per quanto riguarda l'adozione della banda larghissima (la banda oltre i 100 megabit di connessione). Questo è un dato che deve fare riflettere e deve fare anche accelerare il completamento di questo ottimo lavoro fatto negli anni passati. E mi riferisco alla seconda fase del piano a larga banda, che prevede interventi nelle cosiddette «aree grigie». Le tre aree in cui dividiamo normalmente il territorio di una nazione sono: le aree bianche cosiddette «a fallimento del mercato», dove l'Italia è intervenuta; le aree grigie dove ci sono problemi per quanto riguarda la connettività nella larghissima banda, ma ci sono infrastrutture; e le aree nere dove c'è concorrenza. L'Italia deve adesso notificare in Europa gli interventi relativi alle aree grigie e questa notifica la stiamo aspettando da un po’ di tempo e io credo che sia opportuno, necessario che ci sia un'accelerazione in questo senso, soprattutto guardando a questi dati che indicano che questo è il punto di sofferenza dell'Italia per quanto riguarda la connettività a banda larga.
  Un elemento molto positivo, soprattutto per i consumatori italiani, è che l'indice dei prezzi italiani dei servizi a banda larga è il sesto in Europa, quindi è il sesto Paese meno caro in Europa l'Italia su ventotto, ottimo risultato, soprattutto per le tasche dei consumatori italiani e, se si guarda la banda larga mobile, questo risultato è ancora migliore. Quindi indubbiamente la presenza di tanti attori nel mondo delle telecomunicazioni italiane ha fatto sì che i benefici si vedano e vengano trasferiti ai consumatori.
  Il 5G – dicevo – è un po’ il fiore all'occhiello della politica delle telecomunicazioni italiane e l'interesse che l'asta organizzata dal Governo italiano ha suscitato nell'ambito della competizione fra i Pag. 5vari operatori, molti dei quali sono peraltro di proprietà non italiana, quindi si tratta di investimenti stranieri, è stato molto vivo e ha portato l'aggiudicazione delle frequenze 5G a un prezzo per abitante (questa è la maniera in cui la misuriamo) che è il più alto in Europa. Questo deve far riflettere sul valore e sull'importanza che il mondo degli investitori dà al mercato italiano. Quindi non è vero che il mercato italiano non ha una domanda che supporta, non è vero che i consumatori italiani non hanno interesse alla banda larga, sono cose che abbiamo sentito in passato; io credo che, se investitori esteri investano così tanti capitali nell'acquisizione delle frequenze 5G, è perché credono nel mercato italiano. E questo è un punto di partenza fondamentale.
  Il successo dell'Italia nel 5G può essere il trait d'union tra le questioni ancora aperte per quanto riguarda la politica della banda larga e le opportunità future; in particolare le frequenze più alte del 5G ben si prestano anche alla connettività fissa, quindi a delle stazioni fisse nelle case degli italiani che possono ricevere connessioni ad altissima velocità oltre il gigabit al secondo. Abbiamo parlando della gigabit society, quindi di tutti i cittadini che hanno la possibilità di ricevere connessioni a larghissima banda. Queste connessioni tramite il 5G sono installazioni a bassissimo costo, quindi è una grande opportunità per accelerare la copertura della banda larghissima in Italia.
  Il 5G non è solo connettività fissa, è il motore di un cambiamento in tanti settori, mi riferisco in particolare al settore dei trasporti, alla medicina e al settore della produzione, perché il 5G unisce alla caratteristica di avere una banda larghissima quella di poter fornire una risposta in tempo reale a dei comandi o a delle istruzioni inviate tramite connessione radio. Questo significa che per esempio in una fabbrica si può controllare un robot a distanza e a distanza anche importante rispetto a dove si trova il macchinario. Ci sono alcune fabbriche in Italia che stanno sperimentando robot comandati dal 5G. Si può arrivare, ci sono sperimentazioni in Nord Europa, addirittura alla teleguida di un camion o di un pullman tramite il 5G. Sicuramente, se questo può sembrare avveniristico oppure preoccupante, quello che certamente avverrà e sta avvenendo nell'ambito del 5G è la lettura intelligente e connessa che aiuterà non solo il guidatore a rendere la vettura più sicura, ma soprattutto a ottimizzare i flussi di traffico per rendere le strade europee e italiane un po’ meno trafficate e un po’ meno ad alto inquinamento. Questo dei grandi assi autostradali è uno dei grandi progetti europei, (noi li chiamiamo «corridoi 5G», che poi si estenderà anche ai corridoi ferroviari e ai passaggi marittimi. L'idea è di digitalizzare tutti i grandi assi di trasporto europei e di farlo in maniera che favorisca le connessioni transfrontaliere. Come sapete bene, il programma «Connecting Europe Facility» (CEF) in Europa ha finanziato nel passato, e sta finanziando, i grandi assi stradali e ferroviari che uniscono l'Europa: ponti, ferrovie, autostrade, tunnel e anche elettrodotti; quello che non ha fatto nel passato, ma vogliamo che sia il futuro ed è questa la proposta che abbiamo presentato ed è passata al vaglio positivo del Parlamento e del Consiglio) è che il programma finanzi i grandi assi digitali di comunicazione, a partire ovviamente dalle autostrade, quindi dal trasporto su gomma, per poi passare a tutti gli altri mezzi di comunicazione. In questo ambito abbiamo con piacere finanziato, stiamo finanziando un progetto europeo (CARMEN) che riguarda la digitalizzazione, l'introduzione del 5G nell'autostrada del Brennero o, meglio, nella connessione che va da Monaco di Baviera fino a Bologna, uno degli assi autostradali più trafficati d'Europa, se non del mondo. Lì, insieme a molti partner industriali, con il consorzio a guida italiana, stiamo sperimentando alcune delle tecniche 5G, che poi verranno finanziati in maniera stabile nel programma «Connecting Europe Facility». Quindi il 5G è motore di cambiamento, è motore di innovazione per l'industria, per il trasporto e, ovviamente, per tutte le altre attività che saranno trasformate.
  Ovviamente c'è un altro lato della medaglia che riguarda la sicurezza dei sistemi 5G, perché, se è vero come è vero che la Pag. 6digitalizzazione di qualunque attività sarà così importante e renderà molte attività più sicure, più efficienti sul piano economico, è anche vero che questa digitalizzazione crea una maggiore vulnerabilità agli attacchi informatici. Per questa ragione la Commissione europea ha adottato una raccomandazione, su invito del Consiglio europeo, quindi del massimo organo che rappresenta gli Stati membri in Europa, che dice agli Stati membri «lavoriamo insieme per un quadro di valutazione dei rischi connessi all'utilizzo delle tecnologie 5G e anche dei rimedi di fronte ai rischi che saranno identificati». Questo lavoro, fatto insieme a tutti gli Stati membri, è in corso e il gruppo di lavoro istituzionale, che abbiamo nell'ambito dell'implementazione della direttiva sulla cyber-security, ha prodotto un primo rapporto che allegherò al mio intervento sulla valutazione dei rischi del 5G.
  Quello che leggiamo da questo rapporto è che i rischi che riguardano la rete 5G riguardano la parte cosiddetta «core», il cuore della rete, ma anche gli elementi radio più periferici. I rischi nella parte centrale ovviamente sono più importanti da analizzare, ma in una rete radio che comanda a distanza tanti oggetti ovviamente anche la rete radio è un elemento critico. Quindi fa un'analisi topologica e per elementi di rete, ma fa anche un'analisi della mappa del rischio per attori e identifica non solo criminalità organizzata o altri attori non statali ma anche gruppi organizzati terroristici o entità non europee che hanno interesse allo spionaggio industriale o all'attacco informatico che destabilizza l'Europa. Quindi questo rischio è considerato un rischio esistente, è un rischio possibile che va prevenuto. Questa è la valutazione dei rischi allo stato attuale. Un altro rischio che è stato identificato dal gruppo di lavoro è quello di una fornitura che viene da un solo fornitore o un numero molto limitato di fornitori, che ovviamente creerà un sistema di dipendenza tecnologica che può essere preoccupante.
  Adesso siamo entrati, dopo la valutazione dei rischi – e colgo l'occasione per ringraziare le autorità italiane che hanno fornito la valutazione dei rischi in Italia e hanno partecipato attivamente ai lavori della commissione che ha redatto il rapporto –, nella seconda fase: la cosiddetta fase di mitigazione del rischio, in cui, rischio per rischio, il gruppo di lavoro arriverà a delle raccomandazioni su come mitigare questi rischi. Questo è un po’ il quadro dello stato di salute delle telecomunicazioni Italia, in particolare sulle questioni del 5G.
  Mi permetto di aggiungere che il Parlamento italiano avrà un ruolo fondamentale nei mesi a venire, perché la legge di base che regola tutte le telecomunicazioni in Europa, nuove e vecchie è il Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, che dovrà essere trasposto nell'ordinamento italiano entro il 31 dicembre 2020. Quindi le istituzioni italiane, in particolare il Parlamento ha di fronte un anno di lavoro intenso, perché io credo che sia nell'interesse dell'Europa e dell'Italia stessa che questa trasposizione avvenga in tempo utile, anche per non incorrere in tutte le conseguenze della trasposizione tardiva, ma, al di là degli effetti giuridici, più o meno spiacevoli della trasposizione tardiva, ritengo che ci sia un interesse comune dell'Europa e dell'Italia a che l'Italia sia in grado di fare la trasposizione in tempo. Ci sono tantissime cose importanti nel Codice delle comunicazioni elettroniche, una parte le abbiamo ricordate, altre sono per esempio: la garanzia dell'accesso universale alla banda larga per tutti i cittadini; il miglioramento dei servizi di emergenza, quindi dei numeri di emergenza di localizzazione degli utenti; ci sono questioni che riguardano i contratti che legano gli utenti agli operatori di telecomunicazioni; ci sono tutte le nuove tecnologie. Mi sembra quindi importante sottolineare quanto utile sia la trasposizione in tempo di questo strumento giuridico.
  Se passiamo al mondo dei dati, ovviamente è un oceano. Qualcuno dice che i dati sono un po’ il nuovo petrolio, qualcun altro invece dice che, se è così, in Europa ci dobbiamo sporcare le mani e lavorare su questi pozzi di petrolio e far sì che funzionino bene. Se partiamo dall'indice di utilizzazione Pag. 7 dei dati in Europa, abbiamo misurato quanto le aziende utilizzano i big data nel sistema produttivo di servizi e prodotti e il quadro italiano un po’ fa riflettere, perché emerge chiaramente che molte aziende italiane non utilizzano sufficientemente i big data, soprattutto comparate a quelle dei Paesi più virtuosi d'Europa. L'altro aspetto che emerge con una certa chiarezza è che mancano competenze digitali sufficienti per l'utilizzo dei dati dell'impresa. Forse questi sono i due aspetti un po’ più importanti che emergono dai tanti indicatori. Ci sono delle cose positive. Per esempio l'uso del cloud da parte delle aziende italiane è molto diffuso e sicuramente nella media europea; l'uso della fatturazione elettronica, anche grazie agli interventi normativi, è molto diffuso. Però sull'utilizzo dei big data c'è molto lavoro da fare.
  Cosa sono questi big data? Una parte è legata ai dati che tutti i sistemi pubblici (siano essi di trasporto, di produzione di energia, pubblici o sotto concessione) e le pubbliche amministrazioni generano. Questo tipo di dati noi li classifichiamo come dati aperti. La Commissione europea ha adottato in aprile dello scorso anno una nuova direttiva sui dati aperti, che adesso dovrà essere nuovamente trasposta nell'ordinamento italiano. Questa nuova direttiva è particolarmente importante, perché identifica l'obbligo per le amministrazioni di fornire a chiunque ne abbia necessità, soprattutto alla piccola e media impresa, dei dati «freschi» che sono più o meno in tempo reale, per esempio, di traffico o con altre implicazioni sul sistema di trasporti, in maniera tale che sia possibile migliorare i prodotti che riguardano quel settore. L'altra questione legata alla nuova direttiva è l'utilizzo di questi dati negli algoritmi dell'intelligenza artificiale, quindi della ripulitura di questi dati da parte dell'intelligenza artificiale.
  Questi aspetti sono tutti contenuti nella nuova direttiva, ed è molto importante che il Parlamento italiano consideri, nell'ambito delle priorità che si vorrà dare, la trasposizione di questa direttiva come un elemento importante per dare delle certezze giuridiche e normative per quanto riguarda i dati aperti.
  L'altra questione riguarda come le imprese utilizzano i dati, e lì la Commissione europea ha adottato ed è stato approvato, quindi adesso è in Gazzetta Ufficiale, quindi è un regolamento in vigore, il cosiddetto «Regolamento per lo scambio di dati e il comportamento fra imprese e piattaforme». Noi sappiamo che soprattutto molte piccole e medie imprese hanno a che fare con grandi piattaforme siano esse di shopping, siano esse relative a distribuzione di prodotti e servizi o semplicemente veicoli di pubblicità; questo regolamento crea chiarezza nei rapporti e soprattutto trasparenza. Ci sono delle norme che stabiliscono, per esempio, che la parte contraente debole normalmente la piccola e media impresa deve essere informata delle clausole del cambiamento; deve avere la possibilità di decidere; deve avere un indirizzo per protestare, se qualcosa non va bene; deve avere tutti gli strumenti per poter anche chiedere una risoluzione rapida delle controversie. Il regolamento, essendo comunitario, non necessita di trasposizione, ma io credo che sia necessario piuttosto fare chiarezza in Italia su qual è l'autorità responsabile perché questo regolamento sia efficace, nel senso non giuridico del termine perché lo è, ma in senso pratico, quindi deve avere una «casa» in una delle autorità preposte affinché le imprese abbiano la protezione che questo regolamento garantisce. Quindi consegno al Parlamento questa riflessione sull'assetto istituzionale per quanto riguarda le relazioni sulla piattaforma imprese, che credo sia molto importante.
  Il futuro dei dati riguarda certamente l'intelligenza artificiale. Nell'ambito dell'intelligenza artificiale il presidente eletto ha annunciato che la Commissione adotterà un regolamento sull'intelligenza artificiale nei primi cento giorni di lavoro. Si tratta in un certo senso del primo regolamento che affronta il tema dell'intelligenza artificiale anche a livello mondiale, e siccome crediamo che in questi ultimi anni l'Europa si sia distinta per essere il regolatore del mondo digitale, come ha fatto per la protezione Pag. 8 dei dati personali, cerchiamo di fare lo stesso esercizio per quanto riguarda l'intelligenza artificiale. Io credo che sarà molto importante non solo ascoltare la voce delle imprese, di tutta la società civile e di chiunque voglia inviare un contributo, come è un diritto garantito dal Trattato di Lisbona la voce dei Parlamenti nazionali. Io credo che la dimensione per la regolazione dell'intelligenza artificiale non possa che essere europea: è difficile per uno Stato membro intervenire e, se l'intervento c'è, non necessariamente è l'intervento che dà scala e scopo a un'impresa europea per poter vendere e poter essere di successo per quanto riguarda l'intelligenza artificiale. Ma se la scala di intervento deve essere europea, l'Europa può partecipare a questo dibattito che ci deve essere intorno alle regole, e questo è il nostro auspicio.
  Un altro elemento importante, al di là dell'aspetto regolamentare, è quello del fare. Gli Stati membri dell'Europa hanno sottoscritto cinquanta punti del cosiddetto Piano congiunto sull'implementazione dell'intelligenza artificiale; uno dei punti distintivi è l'adozione di una Strategia nazionale per l'intelligenza artificiale. Sono al corrente che l'Italia, dopo la consultazione o il lavoro del gruppo di esperti, è in procinto di adottare una Strategia sull'intelligenza artificiale e io credo che sia una buona cosa e credo vada anche nella direzione di poter stimolare le imprese e le aziende ad adottare questa tecnologia. L'Italia è molto ben piazzata per quanto riguarda i dati dell'intelligenza artificiale, perché il tessuto accademico dell'Italia è di primissimo livello: i nostri ricercatori sono rinomati nel mondo; le università italiane godono di fama per quanto riguarda la robotica, l'intelligenza artificiale e l'utilizzo dei dati; sul settore della robotica abbiamo delle eccellenze nel Nord dell'Italia soprattutto ma anche in altre parti del Paese che riguardano l'automazione industriale e che vedono l'Italia protagonista, quindi io credo che l'Italia non abbia nulla da temere dall'introduzione dell'intelligenza artificiale. Semmai da sperare, perché quello che notiamo è che il vantaggio relativo della globalizzazione, soprattutto del trasferimento della produzione in altre parti del mondo magari più competitive per quanto riguarda il costo del lavoro, quando si introduce l'automazione diventa minore, quindi c'è un interesse per le aziende di rimanere locali e addirittura di rilocalizzare la produzione, se nel passato hanno preso decisioni diverse. Quindi sono convinto che l'Italia non può che trarre beneficio da una strategia coordinata e da un impegno di tutte le parti per quanto riguarda l'intelligenza artificiale.
  L'ultimo punto che vorrei affrontare riguarda l'aspetto che tocca tutti i cittadini, che è come utilizzare i dati per una qualità della vita migliore. Visto dal lato dei cittadini questo significa, per esempio, una sanità migliore, significa più sicurezza, significa più opportunità.
  La scelta fatta dall'Italia di lavorare con l'Europa per stabilire in Italia una delle risorse di calcolo, se non la più grande al mondo, credo che sia una scelta lungimirante e un investimento importante sia per l'Italia che per l'Europa di diverse centinaia di milioni di euro, e mi auguro che il supercalcolatore che verrà costruito a Bologna crei un ecosistema di innovazione per quanto riguarda la genomica, la medicina di precisione, per quanto riguarda gli aspetti più legati alla prevenzione dei grandi e dei piccoli rischi, che non solo crei nuove opportunità per i ricercatori e le imprese, ma sicuramente un maggior trasferimento di benefici ai cittadini tutti.
  Terminerei veramente con questo augurio e con questo che è un caso emblematico di buona collaborazione fra le istituzioni nazionali e le istituzioni comunitarie nell'interesse dei cittadini.

  PRESIDENTE. Grazie, direttore. Lascio ora la parola ai parlamentari che vogliano porre quesiti ovvero formulare osservazioni sulle tematiche affrontate in questa relazione.
  Vorrei rivolgere anche io qualche domanda. Il 5G – mi permetta di semplificare, anche per chi ci segue – all'interno di un grande puzzle è un tassello molto importante, il puzzle è composto da una serie di importanti innovazioni come il cloud e la fibra; sono di questi giorni alcune notizie Pag. 9che riguardano la possibilità, l'opportunità che in Germania si realizzi un cloud di Stato: su un argomento come questo l'Unione europea è favorevole? Qual è l'indirizzo dell'Unione rispetto a un argomento come questo, quindi se sia utile avere magari un cloud europeo e non dei singoli Paesi.
  In questi mesi lei avrà sicuramente visto delle norme che in Italia si sono realizzate dal Golden Power fino all'ultima norma approvata sulla cyber sicurezza, anche su questo argomento: la cyber sicurezza in generale, la gestione dei rapporti, spesso complicati, tra le superpotenze del digitale, Cina e Stati Uniti, non sarebbe utile una presa di posizione a livello europeo? Perché ogni singolo Paese a noi appare scelga un posizionamento strategico diverso rispetto agli altri. Quindi sicuramente l'Italia è vista come quella più propensa a mettere delle serie limitazioni per quanto riguarda la tecnologia cinese, altri Paesi non sembra vadano in quella direzione. È evidente che ci sono delle ripercussioni economiche, geopolitiche, di rapporti internazionali che sono molto forti, dunque avere il cappello europeo da questo punto di vista con una Commissione che prenda una posizione e che dia l'indirizzo ai Governi nazionali forse risolverebbe molti problemi che si sono creati nel nostro Paese, dal punto di vista sia politico che di polemiche generali.
  Cedo ora la parola alla collega Federica Zanella. Direi di raccogliere le domande e poi passiamo alla replica del direttore generale.

  FEDERICA ZANELLA. Vorrei chiedere al direttore solamente alcuni chiarimenti, proprio due curiosità. Visto che lei ha parlato di un gruppo di lavoro, vorrei conoscere quali sono le autorità italiane che hanno partecipato. Visto che noi cerchiamo sempre di interagire, fare audizioni, vorremmo capire con quali autorità vi siete interfacciati come Europa e chiedere se in questi gruppi di lavoro ci potete dare qualche indicazione in più e magari se sia possibile lavorare insieme.
  Secondariamente – e mi riferisco a quanto detto dal Presidente sulla direttiva cyber-security – noi abbiamo appena votato un provvedimento che prevede un nuovo perimetro di sicurezza cibernetica, questa implementazione della direttiva della cyber-security a livello europeo andrà a incidere anche sugli argomenti sui quali abbiamo appena deliberato noi, dovremo quindi rivederla? Non so se lei ha seguito il dibattito sul provvedimento del governo sulla cyber sicurezza, se ci sono dei vulnus che lei ha riscontrato in merito alla sicurezza legata ai big data, ai dati in generale o alle possibili influenze di cui lei ha parlato (attacchi terroristici piuttosto che attacchi a realtà industriali).

  VINCENZA BRUNO BOSSIO. Grazie per la relazione anche se sono riuscita a sentirne solo una parte. Vorrei anch'io approfondire il tema del 5G, nel senso che abbiamo avuto un confronto molto forte soprattutto sulla questione della Golden Power e sul fatto che l'Italia sia improvvisamente ossessionata dal tema geopolitico. Questa ossessione nasce oggi, ma non è nata nel passato, quando abbiamo avuto over the top che erano assolutamente fuori dal perimetro europeo e oggi, anche sulla questione per esempio del cloud, si pone anche qui il tema geopolitico, ma in effetti non c'è alcuna azienda italiana ed europea che abbia questa offerta.
  Sul tema del 5G è stato detto più volte nella discussione e nel confronto anche con la Presidenza del Consiglio che la questione della distinzione EU e non EU era una questione che veniva posta dalla Commissione europea, ma questo non risulta, quindi le chiederei di darci qualche elemento in più. Soprattutto mi pare che gli altri Stati, come Germania, Spagna, Francia, Svizzera e Inghilterra, non sembra abbiano fatto tale distinzione; quindi in questo momento sembra sia solo l'Italia che faccia la distinzione rispetto allo sviluppo del 5G sul versante delle forniture che servono alla crescita di questa importante tecnologia abilitante. Vorrei quindi capire come pensa che questa cosa debba essere raccordata a livello europeo.
  Per concludere, può dirmi con precisione qual è la direttiva a cui faceva riferimento che riguarda la regolamentazione Pag. 10sui dati aperti che immagino debba essere recepita anche in Italia.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, pertanto cedo la parola al direttore per la replica.

  ROBERTO VIOLA, direttore generale DG Connect Commissione europea. Ringrazio per le domande che sono state poste. La prima domanda del Presidente riguarda il cloud europeo e, in particolare, l'iniziativa chiamata «Gaia X», annunciata ieri in Germania a Düsseldorf. Peraltro io ero presente, per cui posso ripetere quello che ho detto ieri. In questo momento l'Europa non ha un'industria di servizi cloud disponibili, questo di per sé non è un dramma, ma, al tempo stesso, quando si tratta di ospitare dati europei, dati sensibili dei cittadini oppure dati che contengono proprietà industriale e proprietà intellettuale delle imprese europee, ci sono domande che dobbiamo porci, soprattutto che cosa significa l'autonomia e l'indipendenza dell'Europa. Altre giurisdizioni, in particolare gli Stati Uniti con il «Cloud Act» e la Cina con la legge sulla cyber sicurezza, estendono il potere dello Stato al di là dei confini dello stesso e chiedono alle imprese la collaborazione da qualunque parte si trovi l'impresa nel mondo: collaborazione intesa come difesa degli interessi nazionali di queste giurisdizioni. Quindi esiste di fatto un tema che riguarda la questione se l'Europa si deve dotare o no di una struttura, che ha sotto il controllo giurisdizionale, e anche come proprietà, per quanto riguarda i servizi cloud. Questo è il tema che si è posta la Germania, che non ha in questo momento preso posizione inventando un'impresa in particolare, ma in questo momento federando una serie di imprese tedesche che offrono questi servizi e ieri la cancelliera e il rappresentante del Governo tedesco hanno chiaramente detto che questo tipo di iniziativa è aperto a tutti i partner europei che vorranno collaborare. La posizione della Commissione europea è che da un lato è senz'altro una buona cosa che l'Europa si doti di una maggiore autonomia per quanto riguarda la gestione dei dati e i servizi cloud e che ci sono una serie di strumenti comunitari che vanno dal supporto alle grandi infrastrutture, abbiamo parlato prima dell'infrastruttura di calcolo, ai temi della ricerca e dello sviluppo o i fondi di investimento che vengono dalla Banca europea per gli investimenti, questi sono tutti strumenti disponibili a chiunque volesse aggregare un'offerta cloud europea. Beninteso, nel rispetto delle regole di concorrenza e delle regole sul commercio internazionale.
  Per quanto riguarda il tema della sicurezza del 5G mi permetto di creare una connessione fra la domanda che mi ha posto lei, Presidente, e alcuni elementi delle domande degli onorevoli Zanella e Bossio, in particolare sul tipo di analisi che è stata fatta in Europa, su quali sono le conseguenze e qual è il compito di ciascuno Stato membro, le decisioni che uno Stato membro può prendere e come si può fare un lavoro di scuola. Noi siamo in questa situazione: l'Europa, la Commissione europea, ha adottato una raccomandazione che dice «lavoriamo insieme», quindi ho dato conto di quanto è contenuto in un documento, che vi invierò, che è il primo rapporto firmato da tutti gli Stati membri, Italia inclusa, che fa l'analisi dei rischi. Quello che si legge in questo rapporto non sono cose da poco, perché c'è chiaramente scritto che esiste un rischio sensibile legato ad alcuni elementi della rete 5G e che questo rischio può venire anche da attori statali. Poi si va nell'analisi dei vari rischi. Quindi, in termini di valutazione della sicurezza per l'economia per i cittadini e per lo Stato, esiste un rischio potenziale identificato da questo lavoro congiunto di tutti e firmato da tutti gli Stati membri nessuno escluso e da tutti applaudito come un buon punto di partenza. Quindi per me questo è il punto di partenza. È evidente che il tema ha attirato molta attenzione non solo mediatica ma anche politica ed è ovviamente al centro dei dialoghi a livello internazionale, però andando sul piano del fare, sul piano del lavoro, questo si sta svolgendo in una maniera abbastanza ordinata prevedendo prima l'analisi dei rischi e per la fine Pag. 11dell'anno una valutazione dei rimedi possibili.
  È evidente che c'è un interesse da parte dell'Europa perché si arrivi a delle decisioni comuni il più possibile simili. Dall'altro lato, essendo il tema la sicurezza nazionale, sapete bene che le istituzioni europee, in particolare la Commissione non ha alcun potere per quanto riguarda le questioni e le decisioni prese dagli Stati membri nell'interesse della difesa nazionale, quindi queste decisioni alla fine inevitabilmente verranno prese, se sono decisioni di rilevanza e di interesse nazionale, dagli Stati membri. Dall'altro lato, prima che si arrivi a decisioni definitive noi speriamo che qualunque decisione, qualunque idea sia discussa nell'ambito di questo processo che abbiamo messo insieme e ovviamente faremo di tutto perché ci sia il più possibile un approccio coordinato.
  L'approccio non guarda a un particolare Stato o a una particolare impresa, ma è un approccio basato sui rischi, quindi è un'analisi obiettiva dei rischi presenti e sarà, quando verrà pubblicata a dicembre, un'analisi altrettanto obiettiva di quelli che sono i rimedi possibili. Poi starà a ciascuno Stato membro assumere la decisione finale, la parola finale speriamo in una maniera coordinata.
  Per quanto riguarda quello che il Parlamento italiano, le autorità italiane hanno ritenuto di dover prendere come misure, intanto un commento generale è che l'attenzione delle istituzioni italiane al tema ci sembra una cosa buona, importante e giusta, vista l'importanza che il 5G avrà nell'economia del futuro del Paese e non solo dell'economia ma della società; la tecnica particolare del passaggio attraverso il Golden Power è una possibilità, nella nostra raccomandazione abbiamo fatto presente agli Stati membri che comunque le autorità che rilasciano autorizzazioni per l'utilizzo delle frequenze hanno tutta la strumentazione in mano per poter imporre misure per la sicurezza delle reti. Quindi esistono diverse strade per quanto riguarda le autorità preposte in Italia per poter prendere tutte le misure che riterranno opportune, in un ambito di concertazione europea.
  Passando alle domande sul tema del Golden Power desidero evidenziare che non è il solo strumento, esistono altri strumenti possibili anche nell'ordinamento italiano, però è uno strumento possibile. Sul patto più Europa e più decisioni insieme è certamente un augurio che ci facciamo e, certamente, questo sarà il caso del rapporto che verrà pubblicato a dicembre.
  Per quanto riguarda Stati particolari EU/non EU, si cerca di fare un lavoro più obiettivo possibile che guarda ai rischi e agli attori, e non necessariamente ai nomi delle aziende. Ovviamente ci sono questioni che riguardano per esempio l'aspetto normativo in taluni Stati fuori dell'Unione europea che lasciano un filo di preoccupazione aperta.
  È stata posta una domanda specifica che riguarda le autorità italiane. Le autorità italiane che fanno parte del gruppo cosiddetto NIS, che implementa la direttiva sulla cyber-security, sono il Ministero per lo sviluppo economico e il Dipartimento per i servizi sicurezza della Presidenza del Consiglio. Queste sono le due autorità che si interfacciano con l'Europa per quanto riguarda l'analisi dei rischi sul 5G.
  Per quanto riguarda la domanda sulla direttiva sui dati aperti confesso che non ho il numero sottomano, ma sarà presente nella relazione scritta che invieremo e sarà mia cura segnalarlo all'onorevole Bruno Bossio.

  PRESIDENTE. Ringrazio il direttore generale della DG Connect della Commissione europea Roberto Viola per il suo prezioso contributo e ci auguriamo che il 5G sia il rapido futuro dell'Europa. Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 14.25.