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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

X Commissione

Resoconto stenografico



Seduta n. 34 di Mercoledì 27 novembre 2019

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Saltamartini Barbara , Presidente ... 2 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI ATTUAZIONE E DI ADEGUAMENTO DELLA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE AL PIANO NAZIONALE ENERGIA E CLIMA PER IL 2030

Audizione del Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli.
Saltamartini Barbara , Presidente ... 2 
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico ... 2 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 10 
Vallascas Andrea (M5S)  ... 11 
Squeri Luca (FI)  ... 11 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 11 
Squeri Luca (FI)  ... 12 
Guidesi Guido (LEGA)  ... 12 
Benamati Gianluca (PD)  ... 13 
Bersani Pier Luigi (LeU)  ... 15 
Moretto Sara (IV)  ... 16 
Zucconi Riccardo (FDI)  ... 17 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 17 
Patuanelli Stefano , Ministro dello sviluppo economico ... 17 
Saltamartini Barbara , Presidente ... 20

Sigle dei gruppi parlamentari:
MoVimento 5 Stelle: M5S;
Lega - Salvini Premier: Lega;
Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI;
Partito Democratico: PD;
Fratelli d'Italia: FdI;
Italia Viva: IV;
Liberi e Uguali: LeU;
Misto: Misto;
Misto-Cambiamo!-10 Volte Meglio: Misto-C10VM;
Misto-Minoranze Linguistiche: Misto-Min.Ling.;
Misto-Noi con l'Italia-USEI: Misto-NcI-USEI;
Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa: Misto-CD-RI-+E;
Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all'Estero: Misto-MAIE.

Testo del resoconto stenografico
Pag. 2

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE
BARBARA SALTAMARTINI

  La seduta comincia alle 14.30.

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati, nonché la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del Ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle prospettive di attuazione e di adeguamento della Strategia energetica nazionale al Piano nazionale energia e clima per il 2030, l'audizione del ministro dello sviluppo economico Stefano Patuanelli.
  Nel dare la parola al ministro Patuanelli, ricordo che l'audizione odierna è finalizzata esclusivamente a recepire gli indirizzi del Ministero dello sviluppo economico sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

  STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la Strategia energetica nazionale è stata approvata a fine 2017, in una fase nella quale era in corso il confronto europeo sul Clean energy package, poi conclusosi con l'approvazione di un pacchetto di provvedimenti funzionali ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030. Questi impegni sono strumentali, da un lato, al rispetto degli obblighi assunti con l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e, dall'altro, ad assicurare una evoluzione del settore energetico rispettosa di una logica che consideri in modo integrato le cosiddette cinque dimensioni dell'energia: decarbonizzazione, incluse le fonti rinnovabili; efficienza energetica; sicurezza energetica; mercato unico europeo dell'energia; ricerca, innovazione e competitività.
  Il pacchetto europeo energia clima 2030 ha definito per il periodo 2021/2030 gli obiettivi a livello comunitario di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra di penetrazione dell'energia rinnovabile e di miglioramento dell'efficienza energetica, e ha rafforzato le strategie per rendere il mercato europeo dell'energia più sicuro per difendere la competitività del sistema produttivo, per rendere il consumatore partecipe del cambiamento e per aumentare la velocità dell'innovazione tecnologica.
  Il Piano nazionale integrato energia e clima costituisce lo strumento con il quale ogni Stato membro, in coerenza con la normativa europea, stabilisce i propri contributi agli obiettivi europei al 2030 su tutte le dimensioni considerate. Il Piano italiano è stato redatto congiuntamente dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed è soggetto alla valutazione ambientale strategica. A fine 2018 il nostro Paese ha inviato alla Commissione europea la propria proposta di Piano, ed entro il 31 dicembre prossimo dovremo trasmettere la versione definitiva, al termine degli esiti della consultazione pubblica, del confronto con le Regioni, degli orientamenti del Parlamento e tenendo conto delle raccomandazioni formulate dalla Commissione stessa. Pag. 3
  Per l'elaborazione i Ministeri coinvolti hanno istituito il Gruppo tecnico di lavoro per gli scenari, costituito da istituti ed enti di ricerca pubblici competenti per materia (ISPRA, ENEA, GSR, RSE e Politecnico di Milano), e a livello politico inoltre è stata istituita una cabina di regia interministeriale formata dai rappresentanti istituzionali dei predetti Ministeri.
  Venendo agli obiettivi contenuti nella proposta di Piano, come contributo al target europeo l'Italia intende perseguire un obiettivo di copertura del 30 per cento del consumo finale lordo di energia da fonti rinnovabili, delineando un percorso di crescita sostenibile di tali fonti, integrandole pienamente nel sistema energetico. Si prevede che il contributo delle rinnovabili al raggiungimento dell'obiettivo possa essere così differenziato tra i diversi settori: circa il 55 per cento di quota rinnovabili nel settore elettrico; circa il 33 per cento di quota rinnovabili nel settore termico, per gli usi riscaldamento e raffrescamento; oltre il 21 per cento per quanto riguarda l'incorporazione delle rinnovabili nei trasporti, unico obiettivo settoriale vincolante a livello nazionale, calcolato con i criteri di contabilizzazione dell'obbligo previsti dalla direttiva Fonti rinnovabili RED II.
  Si tratta di un grande cambiamento per il nostro Paese, considerando l'ultimo dato consolidato 2017, che espone una percentuale complessiva del 18,3 per cento sui consumi finali totali derivante da apporti sui consumi nei singoli settori calcolati con le regole europee, pari al 34,1 per elettrico; al 20,1 per il termico e al 6,5 per i trasporti.
  In relazione all'efficienza energetica il nostro Paese intende perseguire un obiettivo indicativo di riduzione dei consumi al 2030 per il 43 per cento dell'energia primaria rispetto allo scenario di riferimento che la CE utilizza per valutare gli obiettivi di ciascun Paese. Inoltre è necessario, mediante politiche attive, ottenere ogni anno nuovi risparmi pari allo 0,8 per cento del consumo medio annuo del triennio 2016/2018. Infine, con riferimento all'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, i settori produttivi che rientrano nello schema ETS (Emission trading system) dovrebbero registrare una diminuzione delle emissioni pari a circa il 56 per cento rispetto al 2005, mentre i settori non ETS dovrebbero arrivare a meno 34,6 per cento.
  Accanto a questi obiettivi numerici connessi ai target ambientali vale la pena ricordare la necessità di completare l'integrazione del mercato nazionale nel mercato energetico europeo come premessa di maggiori opportunità per consumatori e per imprese, rafforzando in modo mirato anche il grado di interconnessione con altri Paesi e con altre frontiere. Su questi obiettivi stiamo lavorando attivamente anche per rendere più sicuro il nostro sistema, che sarà esposto ancora per vari anni a una forte dipendenza da fonti energetiche importate.
  Le azioni per l'integrazione del mercato saranno concentrate inoltre: nel settore elettrico ad integrare le energie rinnovabili nel mercato, e dunque aggiornare la disciplina attuale del mercato con lo scopo e lo sviluppo delle forme di partecipazione delle produzioni distribuite e degli aggregatori ai vari mercati dall'energia ai servizi; nel settore gas ad aumentare la liquidità nel sistema (GNL, TAP, nuovi strumenti di negoziazione spot) e ad accelerare l'armonizzazione delle regole di scambio a livello europeo. Come sapete, questa ancora imperfetta integrazione penalizza l'Italia che, come Paese di destinazione finale, sconta maggiori oneri di tariffe di trasporto, tema che abbiamo sollevato con forza in Europa al primo Consiglio energia a cui ho partecipato, e che chiederemo sia affrontato al più presto.
  Il consumatore oltre che beneficiario dovrà essere il maggiore protagonista di questo percorso di cambiamento. Saranno rafforzate in primo luogo le opportunità di avere un ruolo attivo sia nella generazione distribuita (autoproduzione e comunità energetiche) e sia nella gestione efficiente dei consumi (demand response), come già abbiamo iniziato a fare. La prossima abilitazione delle nuove comunità energetiche darà un importante segnale in questa direzione.
  Per tutti i consumatori, la cui grande maggioranza continuerà ancora per un po’ Pag. 4a mantenere un profilo tradizionale di soggetto che acquista e non produce, il mercato dovrà essere equo, sicuro e trasparente. La tutela del consumatore è quindi una delle priorità dell'azione.
  Guardando alla fine della tutela dei prezzi, oggi fissata a luglio 2020, come ho già detto, è un passaggio che deve essere accompagnato con una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, cosa che oggi ancora non c'è. In questo contesto riteniamo necessaria una proroga all'uscita della tutela prevedendo, con la collaborazione di ARERA, anche uscite frazionate, così da creare le giuste condizioni per raggiungere gli obiettivi prefissati. Uno dei primi passi in questo senso sarà il tanto atteso decreto sull'elenco dei venditori di energia elettrica, su cui abbiamo introdotto delle previsioni che rafforzano le garanzie per i consumatori e i requisiti di qualificazione tecnica, finanziaria e anche comportamentale dei venditori, in modo da qualificare il segmento della vendita di energia, oggi caratterizzato da tanti, forse troppi venditori con insufficiente trasparenza nelle politiche commerciali e una fortissima concentrazione sul mercato.
  Per quanto riguarda il tema della sicurezza energetica, intendiamo continuare a garantire un adeguato livello di approvvigionamento delle fonti convenzionali, nell'ottica del progressivo calo del loro fabbisogno dovuto alla crescita delle rinnovabili e dell'efficienza energetica. Questo consentirà di accrescere la sicurezza e di conseguire una maggiore diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ad esempio facendo ricorso al gas naturale anche tramite GNL, con infrastrutture coerenti con lo scenario di decarbonizzazione profonda al 2050. Allo stesso tempo andrà promosso l'adeguamento delle reti energetiche ai nuovi modelli di generazione, accumulo e dispacciamento. Questi obiettivi possono essere raggiunti tramite l'ottimizzazione dell'uso delle infrastrutture esistenti e lo sviluppo del mercato del GNL. Relativamente al GNL si cercherà in primis di garantire l'utilizzo di tre terminali di rigassificazione esistenti collegati alle reti nazionali che continueranno ad avere nei prossimi anni un carattere di strategicità per la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e per il contenimento dei prezzi del gas, tenendo conto della riduzione strutturale delle importazioni dall'Algeria e dal Nord Europa e della necessità di dover ricorrere ancora a lungo a questa fonte di approvvigionamento. Essi potranno aumentare il loro apporto mediante lo sviluppo di una contrattualistica su base pluriennale con l'offerta dei sistemi di servizi innovativi quali il reloading su navi di taglia piccola per alimentare depositi satelliti e i mezzi portuali.
  Gli obiettivi possono essere raggiunti anche con la promozione dello sviluppo di una rete che favorisca l'uso del GNL sia nei trasporti marittimi che su strada, per le merci e nell'industria; il miglioramento del margine di sicurezza del sistema gas, in caso di elevati picchi di domanda invernale e in presenza di situazioni di mancanza di una delle fonti di approvvigionamento; il coordinamento dei piani di emergenza nazionali con quelli degli altri Paesi che sono collegati ai medesimi corridoi di approvvigionamento fisico, come è previsto dal regolamento europeo n. 1938 del 2017 sulla sicurezza del sistema gas, stabilendo anche possibili misure di solidarietà tra Stati membri.
  Altra modalità per raggiungere gli obiettivi è lo sviluppo di un approccio ai temi dell'adeguatezza della sicurezza del sistema elettrico, non più esclusivamente valutato a livello nazionale ma in un complesso regionale, come previsto nel nuovo regolamento UE/714/2009, che stabilisce che sia l'associazione di gestori reti europei (ENTSO-E) a delineare gli scenari di adeguatezza e sicurezza a livello generale, demandando ai singoli gestori nazionali il compito di definire i dettagli e le specificità di ciascun sistema. Gli ultimi scenari sviluppati mostrano criticità crescenti per il sistema italiano nel medio termine (2025) nel Centro – Nord e in Sicilia e Sardegna a causa della riduzione della capacità termoelettrica in condizioni di particolare stress (punte di consumo estive e invernali, in presenza di indisponibilità da parte degli impianti in Paesi di interscambio e conseguente Pag. 5 riduzione del saldo con l'estero). Stiamo provvedendo a questa situazione mediante strumenti già messi in campo dal Governo per assicurare la disponibilità di capacità necessaria a soddisfare i requisiti di adeguatezza del sistema elettrico italiano attraverso il mercato della capacità recentemente avviato, nel quale l'Italia, prima tra i Paesi europei, ha introdotto per la partecipazione nuovi limiti emissivi della CO2 per unità di energia erogata, che escludono gli impianti a carbone e quelli a gas meno efficienti.
  Inoltre, gli obiettivi possono essere raggiunti tramite un importante incremento della capacità di accumulo. Per limitare il fenomeno dell’over-generation da rinnovabili e quindi facilitare il raggiungimento degli obiettivi di consumo di energia rinnovabili mediante lo stoccaggio elettrochimico distribuito e centralizzato, per il quale si prevedono costi decrescenti, e quello idroelettrico per il quale occorrerà sviluppare nuovi impianti di pompaggio e, anche nella prospettiva della strategia di lungo termine per la neutralità carbonica, con avvio di attività di ricerca e dimostrazione per la produzione, il trasporto, lo stoccaggio e l'uso di idrogeno da fonti rinnovabili.
  Infine, un altro mezzo per raggiungere gli obiettivi è l'adeguamento della rete di distribuzione dell'energia elettrica agli obiettivi di generazione distribuita e di elettrificazione degli usi finali, in particolare nelle aree di alta densità abitativa, con progressiva abilitazione al dispacciamento distribuito, in coordinamento con la rete nazionale, per tenere conto degli accumuli distribuiti e dello sfasamento tra produzione locale e consumo.
  Passo al tema dell'innovazione tecnologica. L'Italia ha assunto un ruolo di co-leadership, congiuntamente a India e Cina, sullo sviluppo delle smart grid delle misure indispensabili per conseguire gli obiettivi sopra individuati e intende svolgere un ruolo anche di promozione dell'idrogeno quale nuovo vettore energetico per il futuro. Intendiamo creare le condizioni di sistema per garantire la partecipazione dell'industria e dei centri di ricerca pubblici e privati ai futuri programmi di ricerca previsti in ambito nazionale, quale la ricerca del sistema elettrico, e comunitario, quali il SET Plan e Horizon, che internazionale, quali Mission Innovation, in un quadro meno frammentato, così da poter conseguire i seguenti obiettivi: presidiare e sviluppare tecnologie di prodotto e di processo essenziali per la transizione energetica; favorire l'introduzione di tecnologie, sistemi e modelli organizzativi e gestionali funzionali alla transizione energetica e alla sicurezza.
  Riteniamo che l'attività di ricerca e innovazione debba orientarsi verso l'evoluzione del sistema energetico e il salto tecnologico necessario per la decarbonizzazione profonda, con soluzioni che promuovono sostenibilità, sicurezza, continuità ed economicità delle forniture, accumulo di lungo periodo dell'energia rinnovabile, in modo da reindirizzare il sistema produttivo industriale italiano verso processi e prodotti a basso impatto di emissione di carbonio. Il tema della competitività potrà anche essere affrontato mediante misure che stimolino la domanda di prodotti a bassa impronta di carbonio.
  Un tema rilevante è l'integrazione delle nuove tecnologie dell'informazione nel sistema energetico, così da favorire la generazione distribuita, la resilienza dei sistemi e la partecipazione attiva dei consumatori al mercato dei servizi. Il Governo ha attivato i finanziamenti per il programma Mission Innovation, che partirà dal prossimo anno con bandi sulle sfide tecnologiche di maggiore interesse quali: smart grid, soluzioni tecnologiche innovative di generazione da rinnovabili, accumuli e, in particolare, l'idrogeno per il quale il Ministero dello sviluppo economico ha attivato uno specifico tavolo che raggruppa tutti i soggetti interessati allo sviluppo e all'applicazione di tale vettore nel settore dei trasporti, dell'accumulo e dell'uso industriale.
  Il Piano nazionale integrato energia e clima, sia in termini di obiettivi, sia di misure, rimane un punto intermedio di una traiettoria che riteniamo debba portare alla totale decarbonizzazione del sistema energetico entro il 2050. Questo argomento, in particolare, sarà trattato nella Strategia di Pag. 6lungo termine che con i Ministeri dell'ambiente, delle infrastrutture e delle politiche agricole stiamo predisponendo per l'invio alla Commissione europea con le stesse tempistiche del PNIEC.
  Il percorso di totale decarbonizzazione parte da un assunto condiviso anche dalla Strategia energetica nazionale: la conferma del completo phase out del carbone nella produzione elettrica al 2025. Dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un obiettivo molto sfidante, per il quale il Governo ha già messo in campo alcune misure concrete, quali ad esempio il Fondo per la riconversione occupazionale dei territori in cui sono ubicate le centrali a carbone, introdotto con il recente decreto-legge sulle crisi industriali e da istituire presso il Ministero dello sviluppo economico, o il capacity market, previsto nel decreto del Ministro dello sviluppo economico del 28 giugno 2019, che ha già visto la prima asta lo scorso 6 novembre. Questo strumento ha la finalità di assicurare l'adeguatezza del sistema elettrico nel medio e lungo periodo e di accelerare la transizione energetica verso la decarbonizzazione.
  La gran parte delle azioni da mettere in campo dovrà essere dedicata alla realizzazione delle infrastrutture e degli impianti necessari a garantire la crescita delle rinnovabili, in linea con l'obiettivo dei tempi prefissati.
  Tra le misure proposte nella bozza di Piano in materia di energie rinnovabili si segnala l'estensione delle procedure competitive (le aste) per i grandi impianti e per le tecnologie più maturi insieme a strumenti ad hoc per altre tecnologie ancora lontane dalla maturità, e lo sviluppo dei contratti di lungo periodo (PPA) per grandi impianti, favorendo la creazione di soggetti aggregatori della domanda anche per i settori ad alta intensità energetica. L'altra misura da segnalare è la promozione di una sempre maggiore sostenibilità ambientale degli investimenti concertati con il territorio. Si tratta di prevedere ad esempio misure per promuovere il fotovoltaico su edifici o su aree non adatte ad altri usi, e il coinvolgimento degli enti territoriali sia in termini di obiettivi sia per individuare le aree idonee alla realizzazione di tali impianti.
  Desidero inoltre segnalare le seguenti misure del Piano: la promozione dell'autoconsumo inteso come il consumo dell'energia prodotta da piccoli impianti con estensione alle comunità energetiche; la promozione dell'accumulo dell'energia da fonti rinnovabili, anche in evoluzione del meccanismo dello scambio sul posto; l'ottimizzazione della produzione esistente, ad esclusione dei bioliquidi, anche attraverso procedure in grado di velocizzare gli iter amministrativi necessari per la costruzione, la messa in esercizio e la gestione degli impianti; l'introduzione di strumenti di sostegno per l'adozione di tecnologie innovative basate su fonti rinnovabili; la realizzazione di laboratori di sostenibilità anche su scala regionale per testare sempre più elevati livelli di penetrazione FER ed elettrificazione dei consumi in tutti i settori dell'economia.
  L'efficienza energetica rimane un pilastro indispensabile per rispondere a tutte le dimensioni della politica energetica integrata: economicità, innovazione, sicurezza e qualità ambientale. Pertanto il Piano nazionale integrato energia e clima raccoglie la sfida di promuovere, da qui al 2030, attraverso misure di politica attiva il tasso di risparmio annuo proposto dall'Europa pari a meno 0,8 per cento del consumo medio annuo del triennio 2016/2018, pur avendo l'Italia un'intensità energetica tra le migliori d'Europa. A tal fine sarà necessario assicurare il mantenimento e il potenziamento degli strumenti di supporto nel settore dell'efficienza, con una significativa modifica rispetto alla situazione attuale. Il nostro obiettivo di risparmio, infatti, dal 2021 sarà concentrato maggiormente su due settori: il civile, inteso come residenziale terziario, e i trasporti, ossia i settori cosiddetti non ETS, diversi dai grandi impianti industriali che hanno un elevato potenziale di risparmio energetico, ma che in questi anni hanno mostrato una difficoltà di riduzione dei consumi e del loro contributo alle emissioni di CO2, se non addirittura una tendenza all'aumento. Pag. 7
  Sul settore civile, come ho detto prima, sarà necessario mantenere gli strumenti di agevolazione attuali e aumentare le capacità di tutti i cittadini di utilizzarli, attraverso la cessione a terzi e ricorso a formule innovative. In particolare penso alle detrazioni fiscali per gli interventi di efficienza, i cosiddetti ecobonus, ma anche al Conto termico per supportare interventi di efficienza energetica e produzione dell'energia da fonti rinnovabili per impianti di piccole dimensioni anche da parte delle pubbliche amministrazioni.
  Sull'edilizia pubblica proseguiremo con il programma di efficienza sugli edifici della pubblica amministrazione centrale, che riscuote sempre maggiori adesioni e che dispone anche di maggiori risorse finanziarie, ma che richiede delle semplificazioni in fase attuativa per evitare che i progetti finanziati si blocchino per difficoltà operative dei provveditorati delle opere pubbliche. Abbiamo proposto una norma nel disegno di legge di bilancio che consente sia all'Agenzia del demanio sia al Genio della difesa di operare al posto del Provveditorato opere pubbliche. Valuteremo inoltre interventi sull'edilizia residenziale pubblica, anche ricorrendo ai fondi strutturali della programmazione 2021/2027.
  Più in generale sull'adeguamento dell'edilizia privata crediamo che sia necessario un cambio di passo che punti a un radicale retrofit, a grandi programmi di riqualificazione del tessuto urbano e delle periferie, se non anche, ove possibile, a una ricostruzione secondo nuovi criteri di progettazione e realizzazione dei fabbricati con una forte integrazione anche con le energie rinnovabili e con le tecnologie avanzate, oltre che con gli obiettivi di rigenerazione urbana. In questo le risorse pubbliche non possono ovviamente essere sufficienti, e bisogna essere in grado di integrare i diversi strumenti, compresi i fondi in via di istituzione con la legge di bilancio 2020, e attirare anche investimenti di altri attori istituzionali, così come della CE. Del resto il tema degli investimenti necessari è un tema che riguarda in generale tutto il PNIEC. È stato stimato un fabbisogno di investimenti aggiuntivi rispetto al tendenziale di oltre 180 miliardi di euro entro il 2030. I principali settori di intervento sono gli impianti di produzione elettrica da fonti rinnovabili, l'efficienza energetica, la mobilità sostenibile, il potenziamento e l'ammodernamento delle infrastrutture del sistema elettrico, compresi gli accumuli. In aggiunta vi sono temi che, pur proiettati in un orizzonte temporale che va oltre il 2030, meritano attenzione sin d'ora, partendo da attività di ricerca, sviluppo e dimostrazione. È il caso, ad esempio, dell'integrazione del sistema elettrico con il sistema gas, valorizzando – come dicevo prima – il vettore idrogeno. Si tratta di settori di investimenti che, oltre a promuovere la decarbonizzazione e la sicurezza energetica, sono adatti a generare nuove opportunità di impresa e di lavoro, centrando quindi la strategia del Governo e della Commissione. Su questo fronte, inoltre, le istituzioni finanziarie europee e quelle nazionali, in primis Cassa depositi e prestiti, stanno sviluppando una propria progettualità e proprie linee di azione del tutto in linea con il PNIEC.
  Le ricadute di un programma di riqualificazione del tessuto urbano abitativo di questo tipo vanno ben oltre la mera dimensione dell'energia, potendo rappresentare un caso di green new deal con le categorie artigiane e industriali del settore, con le città, con i professionisti, con le istituzioni finanziarie, per una vera crescita orientata e un futuro sostenibile. Tra poco, tra l'altro, proporremo al Parlamento il decreto legislativo di recepimento della direttiva UE n. 2018/844 del Parlamento europeo e del Consiglio sulla prestazione energetica dell'edilizia e sull'efficienza energetica (la cosiddetta EPBD III), che mira ad accelerare la ristrutturazione economicamente efficiente degli edifici esistenti e promuovere l'uso delle tecnologie informatiche intelligenti (ICT) per garantire agli edifici di operare e consumare in maniera quanto più efficiente. In questo ambito saranno integrate le strategie di ristrutturazione del settore dell'edilizia a lungo termine per favorire la mobilitazione di risorse economiche e la realizzazione di edifici a emissioni zero entro il 2050, e sarà dato impulso Pag. 8 alla mobilità elettrica con l'integrazione delle infrastrutture di ricarica negli edifici e l'introduzione di requisiti da rispettare nelle nuove costruzioni e nelle ristrutturazioni importanti, prevedendo in particolare l'installazione di un numero minimo di punti di ricarica.
  Per il settore industriale proseguiremo le politiche fin qui portate avanti, ma anche qui con un cambio di passo che non guardi solo al risparmio di energia ma all'innovazione dei processi e alla loro sostenibilità come strumento indispensabile per essere competitivi nel lungo termine. Oggi tutti i settori industriali, anche quelli energy intensive, sanno che devono proiettarsi verso il 2050 e che in Europa la decarbonizzazione sarà necessaria per evitare gli aumenti dei costi della CO2 prodotta. Si tratta di un'importante sfida che tutta l'Europa dovrà vincere a difesa e valorizzazione del proprio tessuto produttivo. Il Governo ne è convinto e sta già mettendo a disposizione delle imprese strumenti dedicati sia per la ricerca applicata in nuove tecnologie sia a favore dell'innovazione, con una ricaduta positiva sia sull'efficienza energetica dei processi e dei prodotti che dell'occupazione.
  Anche sul settore dei trasporti saranno portati avanti interventi incisivi che puntino ad aumentare la quota di energia rinnovabile nei trasporti (biocarburanti avanzati, elettrico), recuperando il relativo ritardo attuale e che mirino sul piano dell'efficienza all'evoluzione del parco veicolare nazionale verso modalità a minore impatto ambientale con progetti specifici per favorire il rinnovo dei veicoli pubblici, l'adeguamento delle infrastrutture di ricarica alla crescita prevista del numero dei veicoli elettrici, l'accompagnamento dell'industria nazionale verso le nuove modalità di trasporto merci e persone, che abbiamo lanciato con il Tavolo automotive.
  Lavoreremo insieme al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministero dell'ambiente e ai Comuni per dare nuove risposte al fabbisogno di mobilità, puntando a ridurre la dimensione del parco veicolare nazionale (circa 37 milioni di veicoli). In questo penso non solo al 2030 ma anche al 2050 in uno scenario di decarbonizzazione spinta totale. Le proiezioni degli scenari di lungo termine, su cui stiamo lavorando, indicano che il settore dei trasporti continuerebbe a risultare di gran lunga il primo in termini di emissioni e che il miglioramento dei nuovi veicoli in termini di efficienza non basterebbe ad arrivare al risultato, se non ripensando all'intero parco circolante, fornendo risposte alternative alla domanda di mobilità e puntando con decisione verso la diffusione di carburanti non fossili.
  Per quanto riguarda lo stato dell'arte del procedimento di adozione del PNIEC, ad oggi il percorso che porterà all'adozione del Piano finale ha visto l'attivazione delle necessarie interlocuzioni con i soggetti portatori di interesse, la Commissione europea e le Regioni.
  Per quanto riguarda le raccomandazioni della Commissione, la proposta di Piano italiana è stata valutata positivamente dalle autorità europee in tutte le loro sedi. È stato chiesto all'Italia di presentare diversi contenuti del Piano come buone pratiche riguardo ad esempio a efficienza, studi ambientalmente dannosi, povertà energetica, ricerca e sicurezza.
  La Commissione europea ha comunque formulato all'Italia alcune raccomandazioni. La prima è di adottare politiche e misure dettagliate e quantificate che siano in linea con gli obblighi imposti dalla direttiva n. 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. La seconda è di innalzare il livello di ambizione per le fonti rinnovabili nel settore del riscaldamento e del raffrescamento. La terza è di presentare misure per conseguire l'obiettivo nel settore dei trasporti fissato dalla direttiva n. 2018/2001 sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili. La quarta raccomandazione, infine, è di ridurre complessità e incertezza normativa, e precisare i quadri favorevoli dell'autoconsumo di energia da fonti rinnovabili alle comunità di energia rinnovabile.
  Per quanto riguarda l'efficienza energetica, invece, la Commissione ha chiesto: di accertare che gli strumenti politici fondamentali, illustrati nella proposta di PNIEC, Pag. 9permettano risparmi adeguati anche nel periodo 2021-2030; dare adeguato riscontro ai previsti aggiornamenti e miglioramenti dei regimi di sostegno vigenti e disporre un consistente potenziamento che permetta di conseguire gli obiettivi di risparmio energetico indicati; rafforzare le misure di efficienza energetica nell'edilizia e nei trasporti; dettagliare le misure di diversificazione e di riduzione della dipendenza energetica previste a sostenere gli obiettivi di sicurezza energetica, comprese le misure che consentono la flessibilità.
  Nel settore dell'energia elettrica la Commissione chiede: di valutare l'adeguatezza delle risorse tenendo conto del contesto regionale e delle potenzialità effettive degli interconnettori e delle capacità di produzione dei Paesi limitrofi; precisare la misura in cui il previsto sviluppo nel settore del gas è compatibile con gli obiettivi di decarbonizzazione dichiarati e con il programmato abbandono graduale degli impianti termoelettrici a carbone; fissare obiettivi, tappe e calendari chiari per la realizzazione della riforma dei mercati dell'energia programmata, in particolare per quanto riguarda i mercati all'ingrosso del gas naturale e il funzionamento dei mercati al dettaglio dell'energia elettrica e del gas naturale; dettagliare gli obiettivi nazionali di finanziamento per la ricerca, innovazione e competitività da raggiungere nel periodo 2021-2030, con riferimento in particolare all'Unione dell'energia, cosicché siano misurabili e agevolmente idonei a sostenere la realizzazione degli obiettivi nelle altre dimensioni del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima; sostenere detti obiettivi con politiche e misure specifiche e adeguate, comprese quelle da sviluppare in cooperazione con gli altri Stati membri, quali il Piano strategico per le tecnologie energetiche; svolgere consultazioni con i Paesi limitrofi e nel Gruppo ad alto livello sull'interconnessione del gas dell'Europa centrale e sud-orientale (CESEC); esaminare ulteriormente le potenzialità transfrontaliere e gli aspetti macroregionali di una politica coordinata in materia di energia e clima, in particolare nell'Adriatico, al fine di ridurre l'impronta di carbonio della regione; attuare un approccio sistemico e sfruttare maggiormente le potenzialità di una più intensa cooperazione nel Mediterraneo; elencare le azioni intraprese e i piani previsti per l'eliminazione graduale delle sovvenzioni nell'energia, specie quelle ai combustibili fossili; completare l'analisi, anche quantitativa, delle interazioni con la politica sulla qualità dell'aria e sulle emissioni atmosferiche e integrare meglio l'aspetto della transizione giusta ed equa, in particolare illustrando in maggior dettaglio gli effetti degli obiettivi delle politiche e delle misure previste su società, occupazione, competenze, distribuzione del reddito, anche nelle regioni industriali ad alta intensità di carbonio; completare l'approccio al superamento della povertà energetica, includendo obiettivi specifici misurabili e dettagli sulle risorse finanziarie destinate all'attuazione delle politiche dedicate.
  In relazione alle raccomandazioni ricevute sono state completate le azioni necessarie all'adeguamento e sono state avviate le azioni di cooperazione con alcuni Stati membri. Credo valga la pena menzionare gli incontri a livello tecnico con i rappresentanti di Austria, Croazia, Malta, Slovenia e Ungheria. Le riunioni hanno permesso di identificare le prime aree di possibile cooperazione regionale di interesse per l'Italia alla luce dei PNIEC degli Stati membri. In particolare con l'Austria sul potenziale ruolo dell'idrogeno pulito per contribuire a rendere il sistema energetico sempre più sicuro, sostenibile e competitivo. Tale interesse recentemente è stato confermato nell'ambito del Tavolo idrogeno, attivato al Ministero dello sviluppo economico con l'obiettivo di contribuire efficacemente alle future scelte che verranno assunte per adempiere agli impegni presi in ambito internazionale. Il tema della povertà energetica e le previsioni di avvio di misure nazionali finalizzate alla sua riduzione è emerso nella presentazione dei PNIEC di Croazia e Slovenia. A livello italiano il PNIEC prevede lo sviluppo di misure per contrastare la povertà energetica, come, ad esempio, il programma di efficientamento degli edifici di edilizia popolare, Pag. 10 il bonus energia e la costituzione dell'Osservatorio nazionale. La Croazia ha manifestato interesse verso lo sviluppo di progetti energetici nelle isole minori. Il PNIEC italiano prevede un ruolo strategico nelle isole minori quale laboratorio per lo sviluppo di soluzioni per la diffusione delle fonti rinnovabili e l'elettrificazione dei consumi anche attraverso la realizzazione di progetti pilota con sistemi di accumuli, integrazione con il sistema idrico e trasporto elettrico. Con il Ministero dell'energia di Malta, infine, si sono scambiate le valutazioni sui rispettivi piani e si sono individuate le seguenti possibili aree di cooperazione: uso delle rinnovabili nel raffreddamento; progetti comuni innovativi sulle rinnovabili, in particolare offshore, e possibilità di attivare lo scambio statistico tra i due Paesi per il calcolo dei target sulle rinnovabili.
  Per quanto riguarda la consultazione pubblica si rileva che sia i risultati della parte dedicata al pubblico (aperta a tutti) che quella degli esperti (aperta a particolari soggetti) non ha evidenziato particolare criticità riguardo alla struttura complessiva del Piano. Sono emersi alcuni spunti interessanti sulle possibili misure da implementare, come ad esempio la stabilizzazione delle detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica negli edifici e per gli interventi di strutturazione edilizia finalizzati al risparmio energetico, prevedendo un'eventuale estensione della platea dei soggetti beneficiari; un maggior coinvolgimento delle imprese nella transizione energetica, in particolare di quelle ad alto consumo di energia; l'introduzione di procedure semplificate e omogenee per gli impianti a fonti rinnovabili; i sistemi di accumulo e le reti, nuovi o esistenti.
  Va inoltre sottolineato un altro aspetto: il coinvolgimento e il consenso dei cittadini attraverso la promozione dell'autoconsumo e la realizzazione delle comunità energetiche rinnovabili sarà essenziale per il raggiungimento degli obiettivi che ci siamo dati.
  La Conferenza unificata del 6 giugno 2019 – veniamo al confronto con le Regioni e gli enti locali – ha rinviato il parere sulla proposta di Piano nazionale integrato energia e clima, sollecitando un percorso condiviso Governo-Regioni-enti locali insieme alla Conferenza unificata, nel quale fornire la possibilità alle Regioni e all'Associazione nazionale dei comuni italiani (ANCI) di contribuire alla modifica del Piano. Nel contempo sono state avanzate una serie di osservazioni tecniche. A seguito degli esiti della stessa Conferenza, le Regioni hanno designato una delegazione, con la quale il confronto è ancora in corso. Comunque si stanno congiuntamente valutando sia le osservazioni tecniche formulate a giugno sia nuove proposte. Si confida di pervenire a un parere positivo della Conferenza unificata politica in tempo utile per l'invio del Piano alla Commissione europea entro fine 2009. Successivamente al parere della Conferenza si conta di dare approvazione formale al Piano con un decreto dei tre Ministeri che lo hanno predisposto (Ministero dello sviluppo economico, Ministero all'ambiente e delle tutela del territorio e del mare e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti).
  Dopo la notifica alla Commissione europea il Governo intende consolidare la governance del PNIEC per assicurare l'attuazione coordinata e una unitarietà di azioni da parte di tutti i soggetti interessati, che includono vari Ministeri e soprattutto le Regioni, gli enti locali, l'Autorità di regolazione, le associazioni delle imprese e dei lavoratori. È infatti necessario rispettare i tempi e i processi di autorizzazione e realizzazione delle infrastrutture fisiche con una condivisione preliminare degli obiettivi e delle azioni per attuarli. Alcuni elementi in tal senso dovrebbero venire dal processo di consultazione pubblica recentemente concluso nella Valutazione ambientale strategica.
  Infine questa audizione costituisce senz'altro un'altra occasione di confronto, anche tenuto conto dei tempi che abbiamo di fronte appena segnalati.

  PRESIDENTE. Secondo i tempi che abbiamo concordato con il Ministro e anche nel rispetto dell'inizio dei lavori dell'Assemblea, noi dobbiamo concludere l'audizione alle 16,00. Se non vi sono obiezioni, io Pag. 11quindi prevederei un intervento per gruppo, darei poi la possibilità al Ministro di fare un primo giro di risposte e, laddove ci sia bisogno e sia necessario un secondo giro di domande, eventualmente chiederei al Ministro di poterci inviare le risposte per iscritto, per rispettare i tempi.
  Do la parola ai colleghi che intendono intervenire per porre questioni o formulare osservazioni.

  ANDREA VALLASCAS. Ministro, devo dire che condivido pienamente l'obiettivo di decarbonizzare il parco immobiliare italiano investendo sull'efficienza energetica nel settore civile, terziario, anche al fine di rilanciare un comparto in fase di stallo come quello delle costruzioni, che grazie a grandi programmi di riqualificazione del tessuto urbano, delle periferie può incrementare l'occupazione e il numero delle imprese attraverso la nascita di filiere specializzate e l'impiego di figure professionali qualificate.
  Vengo alle domande. Visti i programmi, giustamente ambiziosi, che prevedono ad esempio la chiusura delle centrali termoelettriche alimentate a carbone entro il 2025, come pensate di rendere più competitive le aree e le attività industriali?
  Il Ministro ha detto che sarà importante puntare sugli accumuli, quindi chiedo se si sta pensando anche di fare ricerca e non puntare solo agli accumuli idrici, ma anche ad esempio sull'idrogeno – che lei ha citato – e metano sintetico.
  Terza e ultima domanda. Parliamo della questione metanodotto in Sardegna. Il MoVimento 5 Stelle è a favore del metano e dell'arrivo del GNL, ma riteniamo che, proprio per la decarbonizzazione prevista per il 2050, non sia utile investire in un'infrastruttura che avrà una sua vita utile di soli trent'anni, nel caso più favorevole. A questo proposito segnalo che da quest'anno nell'isola minore di San Pietro, sempre in Sardegna, è partito il progetto europeo REACT, che ha l'obiettivo di rendere energeticamente indipendenti le isole geografiche attraverso l'utilizzo di energie rinnovabili. Sicuramente il processo di decarbonizzazione della Sardegna è più complesso e avrà tempi di realizzazione più lunghi rispetto al progetto pilota dell'isola di San Pietro. Le chiedo però se il Ministero dello sviluppo economico intenda avviare iniziative volte a sviluppare sul territorio regionale un progetto analogo, tenuto conto che la Sardegna è un'isola e considerata sia l'imminente phase out del carbone al 2025 sia l'assenza di una fonte come il metano.

  LUCA SQUERI. Io comincio con tre domande specifiche, tre temi forse di minor livello rispetto al problema PNIEC che affronterò in maniera più complessiva.
  Le domande e i temi iniziali sono questi. Abbiamo sentito nelle dichiarazioni fatte ieri in Senato dal Ministro, e ribadite oggi, l'intenzione sull'argomento fine tutela di metter mano finalmente all'albo rivenditori, che è un passaggio minimale rispetto alle aspettative che ci sono. Però si può fare anche di più. Noi abbiamo sentito, nell'ambito di questa indagine, molti dei soggetti auditi fare riferimento a questo argomento; nei convegni su questo tema la stragrande maggioranza degli operatori e delle associazioni dei consumatori ribadisce che non è pensabile che ci sia un rinvio sic et simpliciter dal primo luglio del 2020, quando è previsto che venga meno il mercato tutelato, e dunque che qualche passo avanti si faccia. Questo argomento sarà discusso in Commissione anche con risoluzioni presentate e presentande. Approfitto della presenza del Ministro per dire che, per quanto riguarda il mercato del gas, la concorrenza c'è, per cui basterebbe fare per i domestici adesso quello che ha già fatto sei anni fa l'ARERA, mettendo sul libero mercato le imprese e le partite IVA. Per quanto riguarda l'elettrico almeno pensare di introdurre nel mercato libero le due milioni e mezzo di imprese e partite IVA e pensare successivamente ai sedici milioni di domestici rimanenti.
  Detto questo, altri due argomenti basilari. Signor Ministro, la richiesta è quando intende dare le deleghe ai sottosegretari, perché facciamo tanti bei discorsi, però, se non si fa nemmeno il primo passo, non si va avanti.

  PRESIDENTE. Io inviterei ad attenersi all'oggetto dell'indagine conoscitiva. Siccome Pag. 12 abbiamo chiesto al Ministro e a tutti i nostri auditi di attenervisi, pregherei tutti i commissari di attenersi al tema dell'audizione nello specifico.

  LUCA SQUERI. Ha ragione, Presidente. Ma ho ragione anch'io a parlare di questo tema in questo momento, perché senza sottosegretari non si interloquisce, i lavori non vanno avanti. Tant'è, per esempio, che il mondo dell'energia sta aspettando i decreti legati al Conto energia che non escono, e il fatto che manchino i sottosegretari è una parte della causa. Un'aspettativa tra tutte, per esempio, sono gli incentivi per le imprese energivore e, nello specifico, quelle gassivore aspettano, però neanche le deleghe si riescono a dare.
  Detto questo, entrando nello specifico del PNIEC, il Ministro ha fatto un'analisi molto dettagliata, molto ampia del tema, però mi rifaccio a quello che ha detto sugli scontri dell'Europa. Noi sappiamo che l'Europa usa dei vocaboli in maniera lieve, però sono dei macigni nella sostanza, per cui ci dice di chiarire quello che è il PNIEC riguardo al riscaldamento, ai trasporti e al gas. Premesso che a mio avviso il PNIEC ha due nodi ancora da sciogliere, e bisogna scioglierli, altrimenti gli obiettivi condivisi non si raggiungeranno: il primo consiste nello sbaglio di aver messo al primo posto non tanto la produzione dell'energia, come deve essere, da fonte rinnovabile ma la distribuzione dell'energia, puntando su questo incremento dell'uso dell'energia elettrica che non risolve il problema, perché si arriva alla questione di come si produce l'energia elettrica. E l'Europa ci sta chiedendo di chiarire cosa intendiamo fare sul riscaldamento e sulla mobilità, lasciando intendere, a mio avviso, che così com'è scritto il Piano non ci riusciremo. Per l'ennesima volta faccio un esempio, che però deve suonare come un campanello di allarme, non deve essere visto come una mia fissazione. In Francia il termico attualmente è prodotto da energia elettrica, distribuito dall'energia elettrica tramite la produzione da energia nucleare, l'energia nucleare viene meno: cosa fa la Francia? De-elettrifica il riscaldamento: non sarà più l'energia elettrica a distribuire l'energia per il termico, ma è prevista l'installazione di novecentomila caldaie a bioenergia per produrre il termico. Sapete cosa succederà? Come è successo negli ultimi cinquant'anni, la Francia ci ha dato energia in energia nucleare, che per noi è stata necessaria (all'inizio, se non sbaglio, la nostra energia elettrica era prodotta al 90 per cento con energia nucleare della Francia), e adesso ci venderà energia tramite le bioenergie. E arrivo al punto secondo me nodale: il PNIEC tradisce un concetto che invece è trasversalmente condiviso come necessario per raggiungere gli obiettivi, cioè la neutralità energetica. Cosa che questo PNIEC non rispetta, perché dà un ruolo al fotovoltaico e all'eolico che è estremamente importante, ma lo sovraccarica in maniera irrealizzabile. Pensate che nell'ultimo ventennio stiamo spendendo ogni anno, se non sbaglio, 12 miliardi degli investimenti fatti vent'anni fa, 12 miliardi che spenderemo ancora per i prossimi dieci anni per impianti costruiti, che sono da rimodernare ed ampliare, e fotovoltaico ed eolico sono arrivati a produrre il 5 per cento dell'energia. Adesso nel PNIEC si pretende che nei prossimi dieci anni, con un quinto delle risorse, si moltiplichi dell'800 per cento il contributo di eolico e fotovoltaico. È semplicemente irrealizzabile. Per fortuna nelle precedenti audizioni, oltre al sottoscritto, abbiamo avuto ben più autorevoli esponenti che hanno affermato questo.
  La domanda su questo tema è davvero importante, perché, se non c'è un ripensamento nel percorso intrapreso, semplicemente non raggiungeremo gli obiettivi, si spenderanno tante risorse in maniera inefficace; per questo chiedo se il Ministro, anche a seguito dell'indagine conoscitiva che stiamo concludendo e dunque di quello che emergerà – spero – dai documenti che la Commissione approverà, si riserva la possibilità di rivedere il PNIEC e far sì che il concetto determinante e necessario della neutralità energetica sia ripreso in considerazione nella maniera dovuta.

  GUIDO GUIDESI. Ringrazio il Ministro, anche se confidiamo che la sua dettagliata relazione ci possa essere messa a disposizione, in maniera tale da avere anche una Pag. 13discussione un po’ più approfondita tra di noi rispetto alla presentazione che ha fatto.
  Una delle questioni che lei ha citato è la previsione che intorno al 2025 vi sarebbe una situazione di carenza termoelettrica. Rispetto a questa considerazione ne aggiungiamo un'altra: la decarbonizzazione non è un obiettivo politico, è un obiettivo che ci viene indicato e, di conseguenza, noi cerchiamo di eseguirlo in base alle scadenze che ci sono. Una delle condizioni che si riscontrano anche nell'intervento dell'onorevole Squeri, è la differenziazione che c'è tra i grandi obiettivi del PNIEC e l'attuale rete che persiste sul territorio nazionale. La discrepanza che c'è tra gli obiettivi e le potenzialità della rete è a tutti evidente, come è a tutti evidente capire che tipo di ruolo potrà avere il gas in questa discrepanza tra potenziale della rete e obiettivi del Piano energetico nazionale. Lo dico perché una delle considerazioni che sono state fatte prima rispetto, per esempio, ai metanodotti – li chiamo così volgarmente – riguarda prevalentemente gli impianti. Noi possiamo metterci tanto a discutere degli obiettivi che vogliamo raggiungere con il Piano energetico nazionale, ma servono la rete e gli impianti per fare in modo di raggiungere quegli obiettivi. E nella rete e negli impianti ci stanno investimenti dal punto di vista pubblico e privato, ma ci sta anche la volontà politica di perseguire quegli investimenti per fare in modo di raggiungere gli obiettivi citati rispetto all'idrogeno, rispetto all'elettrico, rispetto al biometano, rispetto a tutto quello che il Ministro ha detto e ha citato.
  Saluteremo e contribuiremo assolutamente alla necessaria trasparenza del libero mercato, che – concordiamo con il Ministro – oggi non c'è ancora. È molto difficile per l'utente e per il cliente capire dove andare e capire quali sono le soluzioni dal punto di vista del mercato più convenienti per lui. Come c'è, ed è di tutta evidenza, il problema delle tariffe, altra questione che bisognerà assolutamente affrontare. Come tutti sappiamo, il costo dell'energia è un dazio interno concorrenziale che abbiamo rispetto alla concorrenza dei tanti settori produttivi con l'estero.
  Le segnalo due cose anch'io. La prima è che mancano i decreti del settore energia, e vorremmo capire le tempistiche rispetto a questi. La seconda – credo che lo sappia anche il Ministro –: noi riteniamo sbagliato, non si può tenere fuori dal Piano energetico nazionale tutto il settore agricolo, che ha contribuito notevolmente negli ultimi anni a cercare di raggiungere gli obiettivi che anche lei qui si è prefissato.

  GIANLUCA BENAMATI. Ministro, noi apprezziamo la sua esposizione. Abbiamo già detto altre volte che vediamo una sostanziale continuità, pur con alcune modifiche, di impostazione fra quella che era la SEN e quello che è oggi il PNIEC. Da questo punto di vista è chiaro che l'accoppiamento fra le fonti rinnovabili, che diventeranno il riferimento dei prossimi anni in un processo di decarbonizzazione, che è un processo non legislativo e legale, ma necessario per il sostegno del nostro pianeta, le fonti rinnovabili si accoppiano nel nostro sistema virtuoso con il gas, in un sistema che ha origine negli anni passati, anche forse molto più fortuitamente che con una previsione positiva, ma che pone l'Italia in una situazione di positività in Europa dal punto di vista ambientale che ci permette di guardare al 2025 la fuoriuscita del carbone come un obiettivo veramente realizzabile.
  Sul gas io ho alcune banali questioni che vorrei sottoporre al Ministro. Lei ha parlato dei costi e i costi del gas nel mercato italiano rispetto al mercato nord europeo sono collegati alle tariffe di transito: il TENP e il Transitgas sono i due elementi che producono, in un mercato in cui c'è una debole aliquota di importazione dal Nord Europa, grandi impatti sui prezzi, ed è chiaro che una piccola variazione del costo del gas in Italia rispetto al Nord Europa si amplifica sull'energia elettrica, dando quindi al nostro sistema degli svantaggi competitivi. Da questo punto di vista ARERA ci ha esemplificato le azioni che si vogliono mettere in campo a livello europeo dai regolatori per una tariffazione più equa; però, Ministro, questo deve essere un problema non solo fra regolatori, perché le tariffe di transito non possono essere elemento Pag. 14 in ambito di politica europea di competitività industriale. La tariffa di transito è una tariffa di transito, non può essere utilizzata in maniera differente, quindi la invitiamo a farne un oggetto di questione politica anche a livello europeo.
  Le segnalo anche che sugli ottanta miliardi, più o meno, di metri cubi di gas che noi consumiamo e che continueremo a consumare anche nel prossimo decennio, fatti salvi anche gli otto miliardi, che alcuni considerano ambiziosi, di biogas e di biometano che avremo, il nostro Paese consumerà ancora molto gas per la sostenibilità del sistema, e qui c'è il tema degli approvvigionamenti nazionali. Signor Ministro, bisogna che siamo chiari su questo: noi siamo ambientalisti credo come lei e il suo Movimento, però consumare gas importato da Paesi poveri, che magari estraggono con tecnologie raffazzonate per non utilizzare sistemi avanzati e tecnologie pulite nel nostro Paese, potrebbe essere conveniente per la coscienza ma eticamente riprovevole. Noi siamo d'accordo nell'utilizzare questioni più stringenti in questo settore, ma ci dovremo interrogare anche sullo sfruttamento delle risorse. Da questo punto di vista sarà necessario anche modificare gli approvvigionamenti. Il TAP è una storia di successo, ma non perché abbia più o meno problemi di approdo: perché ci dà un fornitore in più e riduce la dipendenza dalla Russia non solo dell'Italia, dell'Europa. A questo proposito c'è il tema, su cui vorremmo sapere, anche del collegamento con i giacimenti del vicino Oriente, l’EastMed di Cipro e delle zone limitrofe che sono punti importanti, da cui vorremmo sapere da lei qualche parola.
  Sul tema della Sardegna. Signor Ministro, la Sardegna è un'isola anche energeticamente: i due impianti e carbone forniscono oggi sulla tenuta di sistema e anche la compatibilità industriale di quel sistema, perché l'alluminio e altre lavorazioni vivono su quelle realtà. La metanizzazione o comunque l'uso del gas in Sardegna, unito al tema del cavo che dovrebbe raggiungerla per portare elettricità al continente, sono basi per fare della Sardegna una realtà più simile alle altre del nostro territorio. Da questo punto di vista la dorsale di trasporto gas, anche perché mi riallaccio alla domanda che vorrei farle sull'idrogeno in futuro, non è detto che sia limitata ai prossimi trent'anni: può essere un'infrastruttura che ha un'altra visione di sistema. Qui le chiedo, anche perché lei ha espresso delle parole sull'idrogeno molto avanzate, molto di più di quanto mi sarei atteso, perché, anche da cultore della materia, l'idrogeno è una cosa che ci fa vedere molte opportunità, sia come accumulo che come vettore energetico. Però, Ministro, mi sembra che l'assumere oggi che l'idrogeno sarà il nostro punto di arrivo, cosa che non escludo, è una scommessa molto forte: significa naturalmente metano di sintesi, trasporto di idrogeno come gas, magari mescolato ad altri. Stiamo in una fase di studio, secondo lei, o stiamo già nell'assunzione di una traiettoria? Se siamo nell'assunzione di una traiettoria anche molte scelte che facciamo sulle reti, che venivano richiamate prima, le guardiamo in quest'ottica. Io ho la mia opinione, ma gradirei a questo punto sentire più approfonditamente la sua, perché ha tantissimi vantaggi. Torniamo al discorso, per esempio, che una grande disponibilità di energia elettrica ci permette di utilizzare il metano di sintesi, di utilizzare il ciclo del metano e della CO2 come elemento ambientalmente corretto: lo shift dell'acqua, la riduzione del biossido di carbonio.
  Dal punto di vista del mercato della capacità sfondate una porta aperta con noi. Ci siamo battuti per questo strumento – chi era in questa Commissione lo sa – per molti anni, non è un caso che l'Italia sia prima in questo settore. Le chiederemmo, però, la massima trasparenza – lo abbiamo già chiesto con interrogazioni – sulle aste, perché aver attribuito quarantamila megawatt di capacità che danno 1,3 miliardi di bolletta nel 2022 (probabilmente è tutto perfetto, perché TERNA deve calcolare le disponibilità, sapendo che noi abbiamo in servizio cinquantacinquemila megawatt al giorno), quindi abbiamo attribuito con la sola prima asta una capacità importante: bisogna che sia patrimonio condiviso chi fa Pag. 15che cosa e a quali prezzi fa quella cosa. Lo dico perché questo è un dato importante.
  Sul tema della mobilità elettrica. Benissimo il tema dell'accelerazione nella mobilità elettrica, capisco anche che il Governo tende a ristrutturare l'intervento sulle auto aziendali in un senso più da strumento di politica industriale che da elemento di cassa, e questo non può che farmi piacere, spingendo verso veicoli a basso inquinamento, favorendo cioè i veicoli a bassa emissione rispetto ad altri. Da questo punto di vista dobbiamo anche decidere quale modello di ricarica utilizziamo: le colonnine o la ristrutturazione della rete di distribuzione energetica e carburante, se quelli diventano, con delle installazioni di un certo tipo, elementi fissi di ricarica veloce. Su questo bisogna avviare una riflessione.
  Sulla tutela, signor Ministro, quello che lei ci dice è la posizione dell'ARERA: «Facciamo una parte, poi vedremo il resto». Io le dico sinceramente una cosa, siccome ho visto nascere la legge sulla concorrenza, la legge n. 124 del 2017, nel testo approvato dalla Camera c'era una condizione, poi espunta al Senato, che era ostativa al passaggio, se non si verificavano alcune condizioni di trasparenza, chiarezza e concorrenzialità nel mercato su quel sistema. Le voglio chiedere se questa innanzitutto è la posizione definitiva del Governo, perché anche il Parlamento dovrà affrontare il tema. Credo che vada veramente fatta una ricognizione di come siamo messi, di come in questo momento, al di là dell'albo venditori, che prima o poi arriverà, se la situazione è tale da consentire questo passaggio. Mi permetta, io ho un dubbio molto semplice: proteggere una famiglia che non riesce a fare quel passaggio è meritorio, ma una piccola azienda artigiana di due persone non è in una situazione molto diversa. Il tema non è se si passa una parte o un'altra ma in quale condizione ci troviamo. E se lei mi dice che una parte passa, vuol dire che per una parte abbiamo individuato il meccanismo di passaggio e, se il meccanismo di passaggio individuato è quello della salvaguardia della posizione di milioni di clienti in un'area di salvaguardia che oggi contiene cinquantamila o centomila persone in condizioni difficoltose per poi fare le aste, credo sia un problema. Vorrei capire un po’ di più su questo.

  PIER LUIGI BERSANI. Io scelgo, anche per brevità, due questioni che mi sembrano strategiche per i prossimi dieci/quindici anni, che sono un po’ secondo me neglette. Una è quella del gas. Ne faceva riferimento l'onorevole Benamati, io ho un'opinione leggermente diversa, ma forse perché guardo il film più avanti. Io penso, Ministro, che bisogna dare un'occhiata a queste cose. Noi avremo bisogno di gas e negli ultimi dieci anni come Paese abbiamo accettato una micidiale, secondo me, asimmetria negli approvvigionamenti. Ci troviamo in una situazione, e lo si vede già attorno ai costi di trasporto, alle tariffe e così via, che può preludere a un gap competitivo del nostro sistema. Voglio dire che, quando si vede raddoppiare il North Stream, si vede cancellato il South Stream, si vede che il Nord Africa ci rifornisce in modo incerto e sempre di meno, e pensare che questo possa essere compensato dal pur buon TAP, mentre noi rimaniamo per il resto gli unici attaccati al tubo ucraino, è un problema serio, secondo me, guardando avanti. A noi che avremmo dovuto essere l’hub del gas, ci toccherà pagare, se non altro per la distanza, quello che ci arriva dal Nord. Io prevedo questo. Tutto questo per pressioni geopolitiche, alle quali – io continuo a insistere – non si è risposto dicendo; «bevuta pari nell'approvvigionamento e nella sicurezza energetica, bevuta pari nelle sanzioni», se no non si fa. Questa è sempre stata la mia idea. Adesso da Cipro e dintorni è costosissimo prenderlo e portarlo. C'è questo Turkish su cui forse varrà la pena di ragionarci. Comunque, Ministro, bisogna dare un'occhiata, guardando molto avanti, a questo scenario, perché non è questione dei prossimi due o tre anni; possiamo con l'Europa risolvere un po’ il problema delle tariffe, ma bisogna ragionare in prospettiva.
  Secondo tema, secondo me, strutturale che comincia ad affacciarsi ma verrà, è il tema delle comunità energetica, perché questo tema che avrà sviluppo prelude all'esigenza di riconcettualizzare il sistema, perché Pag. 16 sarà una realtà preziosa nel futuro, ma può essere anche anarchica. Qui vanno visti i sistemi di distribuzione, come collegare un cosiddetto e inevitabile sistema nazionale alle potenzialità delle prospettive delle comunità energetiche. Quello che suggerirei è proprio di istituire in proposito un pensatoio, perché la cosa nei prossimi anni cambierà e secondo me richiederà una concettualizzazione diversa ma, per importanza, non dissimile a quella della riforma elettrica.
  Infine sulla maggior tutela io penso che a poco a poco sta prevalendo l'idea di non mettere il carro davanti ai buoi. Se la gente sta lì, è perché c'è convenienza. Se ha convenienza, è perché il mercato dei venditori è un mercato troppo grasso, non è un mercato propriamente concorrenziale. La concorrenza è importante. Ora fatemi segnalare questo. Adesso Trenitalia vince la gestione dell'Alta velocità in Spagna, perché sono gli unici, assieme a Italo, in Europa e nel mondo che hanno fatto Alta velocità in concorrenza. L'unico caso. Questo deve valere per i nostri fornitori di energia. Una concorrenza regolata. In questo mercato non c'è una buona concorrenza. Partiamo da lì.
  Anch'io, come diceva l'onorevole Benamati, ho qualche perplessità sul fatto che un'azienda artigiana sia considerabile in modo molto diverso da una situazione familiare, se parliamo di piccoli artigiani, quindi io incoraggerei un ripensamento serio su questo punto.

  SARA MORETTO. Non essendo cultore della materia, anch'io mi focalizzo solo su due questioni molto specifiche, anche perché l'audizione del Ministro in termini cronologici giunge dopo molte altre audizioni, nelle quali abbiamo sentito opinioni anche opposte, pur rilevando – mi pare di capire – una generale condivisione rispetto agli obiettivi ideali che questo Piano porta avanti. Come diceva il Ministro, dobbiamo prospettare una transizione che preveda anche l'accompagnamento di tutti quegli operatori – ne ha fatto cenno anche il Ministro – che stanno intorno alle fonti tradizionali energetiche. Abbiamo ascoltato anche loro in questo percorso. È un equilibrio che deve essere trovato, avendo sempre come traguardo gli obiettivi futuri, ma cercando di avere anche una fotografia attuale di un sistema sia produttivo che industriale del nostro Paese.
  Giusto lunedì – come è stato richiamava anche da altri colleghi – c'è stato il richiamo da parte di tutto il mondo agricolo sul fatto che non si tiene conto in questo piano del ruolo che questo settore può avere anche in una gestione virtuosa delle energie rinnovabili negli impieghi nel loro processo produttivo. Quindi è un Piano delicato sul quale abbiamo raccolto una serie di osservazioni.
  Vengo alle due questioni specifiche. Una è quella del superamento del mercato della maggior tutela, nel quale la prima considerazione è che purtroppo in questo anno si è perso del tempo, perché saremmo potuti arrivare più preparati in prossimità di questa scadenza. Mi pare di capire che comunque, sia fuori di qui che dentro queste aule, ci sia, al di là della soluzione che troveremo o che troverà il Governo, una condivisione sul fatto che una proroga tout court che non preveda un cronoprogramma e una definizione chiara dei criteri e delle modalità con le quali si affronterà questo superamento rischia di essere assolutamente dannosa. In ogni caso ad oggi la previsione normativa prevede per luglio questa scadenza, ed è inutile nascondere il fatto che ad oggi quei clienti che sono nel mercato di maggior tutela e che, secondo la normativa vigente, dovrebbero scegliere entro luglio, in questo momento sono oggetto di offerte economiche che continuano ad esserci. È bene che questi clienti sappiano se effettivamente entro luglio devono decidere oppure hanno altro tempo e altri percorsi sui quali camminare. Credo che questa sia una necessità di chiarezza e di tutela vera di queste tipologie di clienti. Io non sono convinta che tutti rimangano nel mercato di maggior tutela solo per convenienza, che ci siano tutta una serie di fattori, fra i quali anche un'informazione che non è così completa. Quindi anch'io mi associo agli inviti che ci sono stati oggi di una definizione chiara e rapida, non in prossimità della scadenza ma già oggi rispetto Pag. 17 ai percorsi che si intendono intraprendere. Le categorie che stanno in questi milioni di soggetti che sono ancora nel mercato di maggior tutela sappiamo che sono sostanzialmente tre: le famiglie, le microimprese artigiane, a cui faceva riferimento anche chi è intervenuto prima di me, e le piccole e medie imprese. Scegliamo di affrontare la problematica con percorsi diversi, ma facciamolo in fretta, perché questa incertezza le danneggia ulteriormente. Quindi su questo le chiederei se ha già delle idee. Per poterle condividere e per poter portare un contributo, ritengo che sia importante per questa Commissione capire come si intende procedere.
  La seconda questione riguarda la mobilità elettrica. Lei ha fatto cenno a più aspetti di questa sfida e devo dire che ogni volta si parte dalla questione dei punti di ricarica, che invece io credo siano la coda della questione e non l'inizio. Ovviamente bene gli incentivi all'acquisto, anche se anche questi credo siano la coda del problema. Sono meno favorevole ai disincentivi al mantenimento delle auto, perché hanno delle altre sfaccettature di tipo sociale. Io mi chiedo, però, se ci sono già da parte sua, se stanno già emergendo nel Tavolo automotive, che è stato costituito presso il Ministero, delle strategie di tipo industriale, perché incentivare l'acquisto, se non c'è la produzione, se non c'è un mercato in grado di dare risposte a questa domanda e soprattutto se poi non c'è un prodotto in grado di dare risposte alle esigenze di questo tipo di mobilità, credo che siano queste le questioni che dovremo affrontare e capire se da questo tavolo, quindi, stanno già emergendo delle scelte o degli indirizzi industriali, sui quali è possibile lavorare anche con politiche coerenti.

  RICCARDO ZUCCONI. Ringrazio il Ministro perché – come è stato per l'informativa in Aula sulle crisi aziendali – è sempre esauriente nelle informazioni, e questo naturalmente ci mette in grado di lavorare meglio. Però mi pare che anche in questo caso stiano mancando dei piani di sviluppo più generali per un impegno più marcato anche di questo Governo: quelle che dovrebbero essere le linee di tendenza che dovrebbero connotare anche in questo settore l'azione del Governo.
  Detto ciò abbiamo apprezzato anche la linea confermata sull'utilizzo delle rinnovabili; sul biogas per esempio abbiamo svolto molte audizioni su questo che ci sembra essere il futuro della produzione di energia, con i processi di trasformazione anaerobica. Siamo assolutamente però convinti che anche questi processi non possano risolvere il problema in modo totale, perché poi sappiamo che anche dalla produzione anaerobica si continuano a sviluppare oltre al metano anche anidride carbonica e altri gas. Quindi non è sicuramente risolutivo.
  Ci fa piacere e riteniamo importante che si voglia puntare sul rinnovo del patrimonio immobiliare, destinando all'interno di questo rinnovo una parte importante all'uso di energie rinnovabili.
  Ci associamo al collega Squeri per quanto riguarda il problema della fine della tutela energie.
  Le facciamo come domanda precisa, se c'è nell'ordine di idee di questo Governo di incentivare lo sfruttamento di rinnovabili da maree e onde, che ci pare che sia stato assolutamente tralasciato rispetto ad esempio a un eolico che comporta maggiori problemi in generale, ma anche di questione ambientale, come conformità ambientale.
  Infine l'ultima domanda. Se questo Governo, quindi se lei, Ministro, conferma in pieno i contenuti del PNIEC.

  PRESIDENTE. Do la parola al ministro Patuanelli per la sua replica.

  STEFANO PATUANELLI, Ministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Innanzitutto ringrazio per il contributo di ciascuno degli intervenuti, sia di commento che di approfondimento e di domande. Come dicevo alla fine del mio intervento, questa audizione fa parte anche della parte di partecipazione al Piano, l'ampia partecipazione pubblica, con i tecnici e gli altri soggetti interessati, che è un valore del Piano stesso.
  Sono stati toccati diversi temi, cerco per quanto possibile di accorparli fornendo alcune Pag. 18 risposte. Vorrei innanzitutto fare un ragionamento che vale in generale per la politica industriale che dobbiamo ripensare in un percorso di medio-lungo termine, nell'ambito di una nuova sensibilità ambientale, di una sempre più marcata sensibilità ambientale, di una sempre più marcata fragilità dei nostri territori, di sempre più marcati cambiamenti climatici –questione che fino a qualche anno fa veniva da alcuni addirittura negata-, di fronte a interi settori produttivi industriali, tra cui probabilmente quello dell'energia ha un ruolo in questo, che tendono ad essere conservativi. Di fatto noi ci dobbiamo scontrare con una politica industriale che tende a preservare e a conservare la propria produzione e, dall'altro lato, invece la necessità del cambiamento di paradigma produttivo e di paradigma economico. Fissare obiettivi alti come quello che abbiamo cercato di fare nel PNIEC – io sono intervenuto in questa fase, prima facevo altro, ho cercato però di capirne oltre che la ratio la raggiungibilità degli obiettivi – si scontra con alcuni ragionamenti che si fanno anche in ambito politico sul «sì, ma comunque abbiamo necessità di fare degli interventi di infrastrutturazione di un certo tipo, di reti di un certo tipo». Che il gas abbia un ruolo in questo percorso di decarbonizzazione, per assurdo, è così, ed è chiaro che, nel momento in cui io faccio una transizione energetica verso la produzione di energia da fonti rinnovabili, ho necessità in questo percorso di accompagnarmi attraverso il gas. Ma, se il mio obiettivo è di arrivare alla decarbonizzazione al 2050 e al non utilizzo di fonti fossili, nel contempo mi devo porre un problema oggi, se, anche in un caso specifico come quello della Sardegna, fare una dorsale nuova, un impianto che deve ancora essere pensato, che mi porta comunque a dei tempi di realizzazione che non sono di sei mesi, per poi avere una prospettiva di utilizzo di quella rete limitata. Non sto dicendo; «assolutamente no». Sto dicendo valutiamo dati alla mano, aspettiamo l'analisi costi/benefici che è stata richiesta non da noi ma dall'Autorità, in modo indipendente all'RSE, vediamo quali sono i dati. Dopo di che, nel frattempo, il percorso di decarbonizzazione al 2025 delle centrali in Sardegna lo facciamo in un modo che deve valutare anche la parte elettrica con il triterminale che deve accompagnare questo percorso. Facciamo delle valutazioni, ma secondo me lo sforzo che dobbiamo fare dal punto di vista politico è che dobbiamo imporre dei cambiamenti all'approccio industriale del nostro Paese, perché la direzione è questa. Dobbiamo farlo in modo sensato, graduale, ma con obiettivi che non siano poi, di volta in volta, rimandabili nel tempo. Come dicevo in altre sedi facendo l'esempio della tassa sulla plastica, di cui si riempiono le pagine, io condivido l'esigenza di far un percorso con le imprese che devono reindustrializzare i loro processi, modernizzarli, innovarli per risparmiare energia da un lato, per ridurre le emissioni dall'altro e anche per cambiare tipologia di prodotto: facciamolo assieme, ma nel momento in cui ti dico che fra un anno e mezzo metterò questa imposta, e non lo faccio oggi per fare cassa, ti dico che fra un anno e mezzo partirà, non è che poi fra un anno e cinque mesi ti prorogo di un altro anno e mezzo. Siamo molto bravi a programmare quello che succederà in futuro, a fissare gli obiettivi e poi, quando ci arriviamo, li proroghiamo e permettiamo a un sistema, che ha bisogno di innovazione, di cambiare paradigma, di essere troppo conservativo. Questo lo dico in linea generale rispetto ai vari temi che sono stati toccati.
  La competitività, onorevole Vallascas, si garantisce innanzitutto sostenendo fortemente i processi di innovazioni delle aziende e delle imprese. Cosa che stiamo tentando di fare con il pacchetto 4.0, che introduce anche nel credito d'imposta ricerca e sviluppo il tema dell'innovazione, su questo particolare settore, quello dell'energia, che ha grande potenzialità di innovazione. Quindi credo che quello sia un elemento del mantenimento della competitività. Certo con accompagnamento anche economico come Commissione europea sulla questione degli ETS, la richiesta di sostenere i settori più esposti al carbon leakage indiretto con gli extragettiti delle aste, quindi cercando Pag. 19di non trasferire da un settore all'altro gli extracosti dell'energia, ma tentando di tenere insieme il sistema. Confidando anche che, rispetto alla produzione di energia da fonti non rinnovabili, la produzione da fonti rinnovabili potrà portare ad una costanza del costo di produzione dell'energia, che sarà sicuramente per contratti a lungo termine un vantaggio per i produttori.
  Sulla questione Sardegna in parte ho già risposto, sulla questione della dorsale. Ripeto, prima valutiamo quello che ci arriverà da RSE come analisi costi/benefici, poi però il ragionamento che ho fatto credo che sia abbastanza chiaro.
  Per quanto riguarda l'indipendenza energetica è un elemento che ritengo al momento fin troppo sfidante, ma che può essere valutato e magari chissà che i processi di innovazione non ci portino a soluzioni che oggi non sono a portata di mano. Così come il tema dell'idrogeno, rispondendo anche a quello che diceva l'onorevole Benamati. Non sto dicendo che l'idrogeno è oggi o che certamente sarà domani il vettore o l'elemento di accumulo di energia. Dico che dobbiamo continuare a fare ricerca sul tema di idrogeno per due questioni: la prima perché sembra dare delle risposte nelle prime sperimentazioni, anche rispetto al trasporto, alla percentuale di trasporto rispetto ad altro gas, sull'impatto che ha sulle condutture e sulla rete; la seconda perché ci abbiamo forse investito un po’ prima degli altri. Anche sul PCI, progetto di grande interesse europeo, l'Italia c'è. Quindi, se ci arriviamo, ci arriviamo magari prima di altri e possiamo, per una volta, avere un vantaggio tecnologico rispetto ad altri Paesi. Però è uno degli elementi che vanno approfonditi con attività di ricerca e sviluppo.
  Altro macro tema, richiesto da più colleghi, è relativo alla fine del mercato tutelato. Intanto bisogna capire e aspettare i dati sul confronto dei prezzi tra mercato libero e mercato a maggior tutela, perché possiamo anche rischiare di far pagare di più in questo momento. Il discorso che ho fatto prima vale anche per il mercato a maggior tutela: io non sono contento di dire «facciamo semplicemente una proroga, buttiamo avanti la palla, vediamo quello che succede e non facciamo niente»: «buttiamo avanti la palla», stiamo fermi e non succede niente. Se uno «butta avanti la palla» e basta, arriverà il momento in cui dovrà «ributtare avanti la palla» di nuovo. Oggi la situazione dei venditori è questa: grande concentrazione, ampio numero di venditori con caratteristiche incerte. Lavoriamo per dare più certezze ai consumatori, siano essi privati, mercato domestico, o imprese; facciamo tutti gli approfondimenti in questo periodo, perché non è domani la scadenza – arriviamo a metà 2020 –, certamente spostiamo leggermente più avanti l'inizio di un passaggio graduale. L'onorevole Benamati diceva: «faremo una parte e poi vedremo». Io non voglio dire così. Facciamo una piccola parte, se siamo non a luglio 2020 ma probabilmente un po’ più avanti, quella parte di cui siamo convinti di farla, perché andiamo a tutelare gli interessi dei consumatori, ma creiamo le condizioni per tutelarli. Nel frattempo lavoriamo in quella direzione, assieme all'Autorità, in tutti i percorsi che vorrete individuare.
  Sulla massima trasparenza delle aste, una volta ricevuto il report di TERNA, non ci sarà alcun problema a garantirlo.
  La questione della mobilità elettrica – per rispondere anche in questo caso a diversi interventi – che forse ho toccato quando ho tracciato le linee programmatiche dell'attività del Ministero in audizione sempre in questa sede. È evidente che quel settore, per raggiungere gli obiettivi fissati di listino già al 2025, è in quella direzione che deve muoversi. Potrà raggiungere quegli obiettivi esclusivamente con una grande componente full electric o ibrida. Le conseguenze di questo sono facilmente intuibili, perché c'è bisogno di investimenti in infrastrutture per essere pronti, quando il numero di mezzi sarà aumentato, a garantire che ci sia efficacia di quel sistema di trazione. C'è certamente il tema occupazionale, quindi di capacità di innovare della filiera dell’automotive, di auto-innovarsi e di garantirsi una sopravvivenza rispetto al fatto che per produrre un motore endotermico ci vuole una forte manodopera, mentre Pag. 20 per produrre una batteria, cioè un motore elettrico, ce ne vuole molta meno. Quindi è chiaro che questo è un percorso che va guidato, lo stiamo facendo, ma fa parte degli obiettivi anche del PNIEC quello di incidere fortemente sul settore del trasporto.
  Sulle comunità energetiche ritengo che più che anticipare una fase-pilota, serva anche ad anticipare gli effetti e a valutarli. Quindi, prima del recepimento della direttiva, pensare di iniziare con le comunità energetiche ha proprio un effetto di valutare l'impatto sul mercato di questa ipotesi.
  Per quanto riguarda il decreti, c'è il FER 2. A breve ci sarà la concertazione con le categorie, poi ci sarà la concertazione con i Ministri, quindi stiamo lavorando anche su questo testo. Se ci sono altri decreti, chiederò agli uffici un aggiornamento.
  Sulla questione delle deleghe che qualcuno poneva, credo che anche per me sarebbe bellissimo riuscire a trovare il tempo di darle per non avere in carico l'intero compendio del Ministero. Però credo di poter dire che, se non tutte, la gran parte delle deleghe sull'energia rimarranno in capo al Ministro.
  Se ho dimenticato qualcosa, resto a disposizione per risposte scritte a qualsiasi tipo di domanda.

  PRESIDENTE. Ministro, nel salutarla e nel ringraziarla per il suo contributo, le voglio riconoscere il merito di aver riconosciuto che il modello di partecipazione, quando si tratta di temi così importanti, è fondamentale e di questo va dato atto all'indagine conoscitiva che questa Commissione sta svolgendo, che ha sicuramente contribuito ad ampliare la partecipazione sulla stesura della bozza del Piano.
  Dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 16.