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Resoconti stenografici delle indagini conoscitive

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XVIII Legislatura

Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione

Resoconto stenografico



Seduta n. 17 di Giovedì 7 maggio 2020

INDICE

Sulla pubblicità dei lavori:
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 

INDAGINE CONOSCITIVA SULLA GESTIONE DEL FENOMENO MIGRATORIO NELL'AREA SCHENGEN, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO ALL'ATTUALITÀ DELL'ACCORDO DI SCHENGEN, NONCHÉ AL CONTROLLO E ALLA PREVENZIONE DELLE ATTIVITÀ TRANSNAZIONALI LEGATE AL TRAFFICO DI MIGRANTI E ALLA TRATTA DI PERSONE

Audizione del sottosegretario di Stato alla salute, Sandra Zampa, su fenomeni migratori ed emergenza sanitaria COVID-19.
Zoffili Eugenio , Presidente ... 3 
Zampa Sandra , sottosegretario di Stato alla salute ... 3 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 6 
Zuliani Cristiano  ... 6 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 7 
Galizia Francesca (M5S)  ... 7 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Tuzi Manuel (M5S)  ... 8 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 8 
Zampa Sandra , sottosegretario di Stato alla salute ... 9 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 10 
Zampa Sandra , sottosegretario di Stato alla salute ... 10 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11 
Zuliani Cristiano  ... 11 
Tuzi Manuel (M5S)  ... 11 
Zoffili Eugenio , Presidente ... 11

Testo del resoconto stenografico

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
EUGENIO ZOFFILI

  La seduta inizia alle 12.25.

  (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente)

Sulla pubblicità dei lavori.

  PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso e la trasmissione in diretta streaming con modalità sperimentale sulla web-tv della Camera dei deputati.

Audizione del sottosegretario di Stato alla salute, Sandra Zampa, su fenomeni migratori ed emergenza sanitaria COVID-19.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sottosegretario di Stato alla salute Sandra Zampa su fenomeni migratori ed emergenza sanitaria COVID-19. Trattandosi di un'audizione formale, collocata nell'ambito di un'indagine conoscitiva in corso, di essa sarà redatto un resoconto stenografico. Ricordo che sul medesimo tema era già intervenuto il Ministro per la salute, Roberto Speranza, in data 11 febbraio scorso. Io ringrazio il sottosegretario per la presenza e la disponibilità. Il motivo dell'audizione, nell'ambito delle nostre funzioni di controllo e vigilanza legate all'immigrazione, ai fenomeni migratori e all'indagine conoscitiva in corso, è di ascoltare il Ministero, attraverso il sottosegretario, rispetto a tutte le problematiche legate all'emergenza Coronavirus in corso e all'immigrazione, anche a fronte dei numerosi sbarchi che si stanno verificando nel Sud Italia. Ricordo in particolare quello che si sta vivendo in questi giorni a Lampedusa. Ho letto un lancio di agenzia di ieri secondo il quale ci sarebbero degli immigrati ricercati per controlli COVID. In merito alla situazione degli hotspot abbiamo acquisito informazioni anche dalla recente audizione in Comitato del prefetto Michele di Bari. Le do la parola per un approfondimento rispetto a quanto concerne la salute e la sanità rispetto ai fenomeni migratori in corso. Grazie, sottosegretario.

  SANDRA ZAMPA, sottosegretario di Stato alla salute. Sono io che ringrazio lei e i presenti. Ho accettato davvero con piacere l'invito a intervenire in questa sede, dove peraltro per molti anni, qui, proprio a San Macuto, sono venuta da parlamentare. Ho accettato con piacere questo invito, consapevole anche dell'importanza di un confronto in Parlamento su temi così rilevanti. Sono qui per illustrare gli aspetti sulle misure di sicurezza sotto il profilo sanitario, con particolare riferimento alla diffusione del Coronavirus, misure che sono state adottate alle frontiere esterne dello spazio Schengen. Sono qui anche per fornire elementi sulla situazione sanitaria dei centri di accoglienza per i migranti. Questo intervento si pone in continuità con quanto già riferito e illustrato nell'audizione poco fa citata del Ministro Speranza nel mese di febbraio e mi consente di fornire i seguenti ulteriori elementi informativi e integrativi. Come noto, dall'11 febbraio il quadro epidemiologico, non solo in Italia, ma in Europa, è radicalmente cambiato e con questo cambiamento sono totalmente mutate le misure di prevenzione e di azione messe in campo dal Governo, pertanto non mi dilungherò su quanto nella precedente occasione Pag. 4 è stato già rilevato e incentrerò questa relazione sulle disposizioni di sicurezza messe in atto in materia di immigrazione, tenendo conto anche delle informazioni che abbiamo acquisito dal Ministero dell'interno. Quest'ultimo dicastero, già con la circolare del 3 febbraio 2020, sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero della salute, ha prescritto che nelle operazioni di sbarco dei migranti soccorsi in mare fossero applicate le procedure di controllo sanitario formalizzate nelle standard operating procedures in collaborazione con il personale degli uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del Ministero della salute. Inoltre, come proposto da questo Ministero quale ulteriore misura a scopo esclusivamente precauzionale, veniva chiesta la lista dei Paesi eventualmente visitati dai migranti negli ultimi quattordici giorni, verificando contestualmente se tra questi vi fossero Paesi a rischio, il cui elenco viene aggiornato giornalmente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Qualora un soggetto risultasse aver transitato da uno di tali Paesi nell'arco temporale indicato e avesse manifestato una sintomatologia riconducibile a quella di caso sospetto in base alle definizioni rese da questo Ministero, avrebbe dovuto essere posto in isolamento secondo le ordinarie procedure. Immediatamente dopo, con la nota EME/0005365 del 4 febbraio della Presidenza del Consiglio dei ministri, dipartimento della Protezione civile, è stata data indicazione di assicurare da quella data, a partire dagli aeroporti maggiormente interessati dal traffico internazionale, l'attività di sorveglianza sanitaria per tutti i passeggeri in arrivo nel nostro Paese. Come noto, successivamente al verificarsi in Italia dei primi casi autoctoni di COVID-19, è stato emanato il decreto-legge n. 6 del 23 febbraio 2020 che ha introdotto misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica. Il testo ha previsto, tra l'altro, che nei comuni o nelle aree nei quali risultasse positiva almeno una persona, per la quale non si conoscesse la fonte di trasmissione o comunque nei quali vi fossero casi non riconducibili a una persona proveniente da un'area già interessata dal contagio, le autorità competenti fossero tenute ad adottare ogni misura di contenimento adeguata e proporzionata all'evolversi della situazione epidemiologica. Tra le disposizioni è stato incluso, tra l'altro, l'obbligo per chi avesse fatto ingresso in Italia da zone a rischio epidemiologico di comunicarlo al dipartimento di prevenzione dell'azienda sanitaria competente per l'adozione delle misure di permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva. Il successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020, ha disposto che chiunque a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del decreto avesse fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico come definite dall'OMS, fosse tenuto a comunicare tale circostanza al dipartimento di prevenzione. Il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha altresì incluso un elenco di comportamenti igienico-sanitari da osservare. Con riferimento a queste disposizioni il Ministero dell'interno ha diramato la circolare del 5 marzo 2020 che mira a garantire l'osservanza delle disposizioni di contenimento e contrasto della diffusione del virus nell'ambito delle strutture di accoglienza e dei centri di permanenza per il rimpatrio presenti sul territorio. In particolare gli enti gestori dei centri devono assicurare l'adozione di tutte le iniziative necessarie all'applicazione delle prescrizioni di carattere igienico-sanitario, garantendo l'informazione dei migranti sui comportamenti da seguire sia mediante l'intervento dei mediatori culturali che mediante l'affissione di apposita informativa multilingue. Si prescrive di assicurare la disponibilità di materiale per l'igiene della persona, nonché l'adeguata pulizia dei locali, anche mediante i prodotti disinfettanti indicati nello stesso decreto. Ivi viene ribadito il rispetto per le misure previste per gli stranieri che abbiano fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in Paesi a rischio epidemiologico, incluse quelle di sorveglianza e di controllo sanitario. Sulla base delle indicazioni del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'8 marzo 2020, la circolare del 10 marzo 2020 emanata dal Pag. 5Ministero dell'interno ha indicato le modalità con cui effettuare il colloquio personale nelle strutture di accoglienza e nei centri di trattamento e di rimpatrio, in modo da garantire la distanza indicata di due metri. In seguito all'emanazione del decreto-legge del 17 marzo, il decreto n. 18 e il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, adottato di concerto con il Ministero della salute il 17 marzo 2020, sono state disposte ulteriori limitazioni degli spostamenti sul territorio nazionale. Tali provvedimenti sono richiamati dalla circolare 3393 del 18 marzo 2020, emanata dal Ministero dell'interno, in cui si richiede di assicurare, anche tramite una puntuale informativa ai migranti, che gli spostamenti sul territorio siano strettamente limitati al ricorrere delle specifiche motivazioni indicate dallo stesso decreto già richiamato dell'8 marzo 2020 e pertanto consistenti in esigenze primarie non rinviabili e comprovate e ciò in tutti i casi in cui non siano già in atto le più stringenti misure previste per i casi di sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o di permanenza domiciliare. Questo divieto di spostamento e il preminente interesse pubblico affinché venga evitata ogni fonte di rischio della diffusione del virus hanno determinato la necessità di assicurare la prosecuzione dell'accoglienza anche a coloro che non avessero più titolo a permanere nei centri, un punto di rilevante importanza. Inoltre, per assicurare la sorveglianza sanitaria, è stata data indicazione di individuare apposite aree all'interno delle strutture o idonei spazi da utilizzare allo scopo. Si è ribadita la necessità, nell'ambito dei centri, di assicurare le dovute distanze interpersonali e di evitare forme di assembramento anche al momento dell'erogazione dei pasti, garantendo il decongestionamento delle strutture più affollate, attraverso una redistribuzione dei migranti in altri centri di accoglienza della provincia. Con la circolare del primo aprile 2020 il Ministero dell'interno ha prescritto la necessità di assicurare nelle strutture di accoglienza il rigoroso rispetto delle misure di contenimento della diffusione del virus previste a livello nazionale per evitare l'esposizione dei rischi di contagio dei migranti accolti e degli operatori, nonché di generare situazioni di allarme sociale, dovute al mancato rispetto da parte dei primi dell'obbligo di rimanere all'interno delle rispettive strutture. È stata evidenziata la necessità di accertare assenza di patologie infettive nei migranti e in particolare dei sintomi riferibili al virus SARS-CoV-2. Questo deve avvenire tramite screening da parte delle competenti autorità sanitarie effettuato prioritariamente con successivo isolamento sanitario sia all'interno delle strutture o in altre strutture eventualmente individuate oppure, come capitato di recente, a bordo della stessa nave sulla quale i migranti fossero stati accolti. È il caso della Alan Kurdi. In questo senso voglio rammentare anche l'isolamento disposto a bordo della nave traghetto Raffaele Rubattino per alcuni migranti provenienti da sbarchi autonomi a Lampedusa. Con riguardo alle misure sanitarie questo Ministero ha aggiornato con la nota 11715 del 3 aprile 2020 le indicazioni sui test diagnostici e sui criteri da adottare nella determinazione delle priorità. Tra i criteri di priorità viene raccomandato lo svolgimento dei test nei primi individui sintomatici all'interno di comunità chiuse – essendo le comunità chiuse un luogo potenziale di diffusione del contagio – proprio per identificare rapidamente i focolai, quindi per isolare eventuali focolai infettivi e garantire le misure di contenimento. Voglio rilevare anche che con un decreto interministeriale del 7 aprile, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, con il Ministro dell'interno e il Ministro della salute è stato dichiarato che per l'intero periodo di durata dell'emergenza sanitaria nazionale derivante dalla diffusione del virus COVID-19, i porti italiani non assicurano i necessari requisiti per la classificazione e definizione di place of safety, cioè di luogo sicuro. In virtù di quanto previsto dalla Convenzione di Amburgo sulla ricerca e il salvataggio marittimo per i casi di soccorso effettuati da parte di unità navali battenti bandiera straniera al di fuori dell'area SAR, la search and rescue italiana. Sempre in relazione al Pag. 6fenomeno degli sbarchi spontanei dei migranti sulle coste della Sicilia voglio rammentare una circolare del 10 aprile indirizzata alle prefetture interessate. Il Ministro dell'interno ha richiesto l'individuazione di idonee strutture per garantire le misure di isolamento sanitario o la quarantena con sorveglianza attiva. Solo al termine di tale periodo di isolamento e sempre che non siano emersi casi di positività al virus, i migranti possono, ove necessario, essere trasferiti in altra struttura di accoglienza previo rilascio di idonea certificazione sanitaria. Con riferimento ai richiedenti protezione internazionale e ai titolari di protezione umanitaria sottoposti alla misura della quarantena, con la legge 24 aprile 2020, n. 27 di conversione del decreto-legge del 17 marzo 2020, n. 18, è stato introdotto l'articolo 86-bis che dispone, tra l'altro, che le prefetture possono utilizzare le strutture del SIPROIMI, cioè del sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati. Ovviamente possono utilizzare queste strutture qualora non occupate, sentito il dipartimento di prevenzione territorialmente competente e l'ente locale titolare del progetto per l'accoglienza fino al termine dello stato di emergenza di tali soggetti. Ferme restando tutte le indicazioni sopra descritte, sono state inoltre impartite puntuali circolari dal Ministero dell'interno dirette ai prefetti dei territori in cui sono al momento attivi centri di permanenza per il rimpatrio, i cosiddetti CPR. In particolare, per i migranti in ingresso è stata evidenziata l'importanza della visita medica preliminare volta a escludere la sussistenza di sintomatologie da Covid-19, raccomandando di effettuare l'accertamento della positività al virus, al fine di prevenire ogni possibile rischio di contagio e di collocarli in alloggi separati per almeno quattordici giorni, cioè per il periodo di quarantena. Allo stesso tempo, è stato raccomandato il monitoraggio costante dello stato di salute dei migranti trattenuti. Infine, voglio ricordare – e credo che sia utile in questa sede – che le prime decisioni adottate dal Consiglio europeo del 10 marzo sull'accordo di Schengen hanno previsto linee guida sulla gestione delle frontiere interne; e, pur nella possibilità di poter chiudere per la libera circolazione delle persone, si mantiene la libera circolazione per i beni e i servizi essenziali. Il 30 marzo questa possibilità è stata ampliata anche alle persone che svolgono i cosiddetti «servizi essenziali». Come sapete, alcuni Paesi si stanno già avvalendo e hanno già allargato al reclutamento di braccianti romeni. Questo non solo all'interno dell'Europa: è notizia di qualche giorno fa che l'Inghilterra ha già previsto e attuato un reclutamento di braccianti romeni. Misure più rigide anche per le frontiere esterne all'area Schengen sono state messe in atto dallo stesso Consiglio europeo il 10 marzo.

  PRESIDENTE. Grazie, sottosegretario. Prendo spunto dall'ultima parte del suo intervento per richiamare una problematica per la quale siamo stati interessati anche a fronte dei nostri incarichi parlamentari, rispetto ai cittadini italiani che abitano nei Paesi confinanti e che chiedono di poter tornare a casa anche per qualche ora per i ricongiungimenti familiari, mentre, per esempio, persone che lavorano in Svizzera, state in lock down e ancora soggette a provvedimenti restrittivi per contenere la diffusione del virus, hanno familiari e parenti in Italia e chiedono di avere la possibilità di andare a trovarli. Questa è una questione che abbiamo posto anche ad altri livelli. Richiamando l'ultima parte del suo intervento, tenevo a fare questa precisazione e a portare anche la loro voce. Prego, senatore Zuliani.

  CRISTIANO ZULIANI. Grazie, presidente. Buongiorno a tutti, colleghi. Per quel che riguarda le metodologie sanitarie che vengono affrontate nei territori di confine, anche sul fronte mediterraneo, mi chiedo se sia possibile mettere in pratica tutto ciò che lei ha esposto, anche con l'utilizzo di mediatori culturali. Una ragazza che ho fatto rientrare nel Ghana la settimana scorsa in collaborazione con il Ministero degli esteri mi ha detto che a Lampedusa non ci sono regole, anche perché vivono in territori dove, fra l'altro, mancano l'energia Pag. 7elettrica e l'acqua. Come pensiamo di poter far seguire loro delle regole finalizzate alla prevenzione sanitaria con dei mediatori culturali grazie alla collaborazione del Ministero della salute? In un video di Lampedusa che mi è arrivato stamattina è possibile vedere persone di colore sulla scogliera nude, a defecare, a cambiarsi. Presumiamo che poi questi siano coloro che seguono le regole di non spostarsi, di igienizzare le mani e di tenere la mascherina. Testimonio anche sui territori nei SIPROIMI (sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati) e soprattutto nei CAS (centri di accoglienza straordinaria), nelle grandi strutture. Ho già depositato in Comitato del materiale che riguarda il comune dove sono sindaco e uso la mia Verona come esempio per dei risvolti che ci sono a livello nazionale sui vari territori, nei centri di grande accoglienza, negli hotel. Secondo delle notizie, la prefettura avrebbe impedito le attività lavorative nei grandi centri proprio per non esporre a livello sanitario i richiedenti asilo. In particolare però poi cosa succede? Nel CAS di un comune limitrofo è possibile vedere dei richiedenti asilo che quotidianamente si spostano per andare incontro, probabilmente, a situazioni lavorative che sarebbero permesse per i piccoli centri, ma che per una tutela a livello sanitario dei richiedenti asilo e della popolazione è impedita nei grandi centri. Pongo l'esempio di due casi che riguardano il Nord: uno di Verona, dell'Hotel Monaco, e uno di Bolzano. Vorrei sapere qual è la posizione del Ministero della salute nei confronti della gestione non solo di confine, ma anche a livello interno, dei CAS e dei SIPROIMI. Una sollecitazione da parte mia, ma sicuramente sarà anche alla vostra attenzione, riguarda i laboratori. Ho depositato altro materiale di stamane al Senato della Repubblica. Riguarda sempre una questione della mia Verona, il mio paese, ma ha risvolti su tutto il territorio nazionale, in particolare sulla Toscana. I laboratori tessili spesso vengono condotti da individui di nazionalità cinese e, come spesso succede – non voglio dire che tutti gli stranieri o i cinesi lavorino abusivamente – sono attività regolarmente registrate al SUAP (sportello unico attività produttive). Lo SPISAL (servizio prevenzione igiene e sicurezza in ambienti di lavoro) è intervenuto insieme alla polizia locale ed è emerso che, in condizioni di sudiciume, si stavano confezionando mascherine che magari, una volta sequestrate, potevano essere destinate agli operatori di polizia sanitaria, alla Protezione civile, ai parlamentari. A livello sanitario credo sarebbe opportuno incentivare i controlli degli SPISAL sulle attività lavorative per far emergere situazioni di persone completamente abusive a livello anagrafico. Per questo sono importanti i controlli di confine. Ho una foto di come ho trovato nascosti nell'erba questi soggetti abusivi. Attraverso la sua autorità i controlli degli SPISAL andrebbero indirizzati non solo alle aziende italiane. Non le dico della mia difficoltà nella richiesta di effettuare un controllo verso un'azienda che sapevamo bene fosse straniera, perché si va molto facilmente dagli italiani agli stranieri. Addirittura dopo una settimana, la prefettura di Verona non ha ancora disposto la sospensione delle attività di questo laboratorio abusivo. Grazie.

  PRESIDENTE. Onorevole Galizia, prego.

  FRANCESCA GALIZIA. Io volevo ringraziare il sottosegretario Zampa perché oggi ha portato un buon contributo ai lavori del nostro Comitato. Io avrei diverse domande. Una è legata all'emergenza Africa. Sebbene sia il continente meno colpito al momento, dall'OMS arriva l'allarme di non sottovalutare il propagarsi di questo virus in questo territorio e quindi l'avvertimento di tenere alta l'allerta, anche perché, da un punto di vista europeo, noi siamo riusciti a chiudere i confini e a tenere sotto controllo gli spostamenti delle persone, mentre per quanto riguarda l'Africa si potrebbe arrivare a un focolaio quasi incontrollato. A tal proposito, il mio collega Perconti aveva più volte chiesto in alcune audizioni come venivano gestiti i controlli sui migranti sulle navi, se era possibile una quarantena sulle navi. Le volevo, inoltre, porre anche una Pag. 8questione più delicata: ora si sta vivendo un problema legato alla mancanza dei braccianti nell'agricoltura. Si è proposto di aprire dei corridoi verdi, con tutti i parametri di sicurezza, che possano far arrivare gli immigrati sui nostri territori. Penso sarete coinvolti anche voi per garantire l'aspetto sanitario dell'arrivo di lavoratori rumeni, per esempio, o dell'Est Europa in generale, che possano essere accolti secondo norme igienico-sanitarie corrette. Vengo al problema dei ghetti che, contrariamente a quanto qualcuno pensi, non riguarda solo il Sud Italia, ma sono presenti in diverse zone d'Italia. Esistono diversi ghetti in cui i migranti vanno a trovare alloggio e in questi ghetti, ovviamente, le misure di sicurezza non sono assolutamente possibili da seguire. Poiché non basta regolarizzarli per poter avere manodopera sui territori, ma bisogna anche saperli accogliere in maniera dignitosa, chiedo se si stia pensando a qualcosa in più rispetto alla semplice regolarizzazione degli immigrati. Ci sono due questioni: la mancanza dei braccianti e la questione sanitaria. Non perdiamo di vista quella sanitaria. Vorrei chiederle se è il caso di considerare che per l'accoglienza si possano utilizzare casolari rurali in buone condizioni o alcuni alberghi, visto che il settore turistico è totalmente paralizzato, e quindi se si possa dare un'accoglienza dignitosa utilizzando queste strutture. Insomma, vorrei sapere che progetti ci sono, perché si sta soltanto parlando di regolarizzazione, ma non di accoglienza, in questo momento. Un'ultima domanda riguarda i controlli all'interno dei CARA (centri di accoglienza per richiedenti asilo) e di strutture di accoglienza che abbiamo sul territorio. Purtroppo tutti sappiamo ed emerge anche dall'ultimo report di Amnesty International che le ultime leggi che sono passate anche dal nostro Parlamento hanno comportato forti tagli alle strutture di accoglienza sia in termini di personale sia di risorse. Le volevo chiedere se questi tagli incidono anche sulle garanzie alla salute degli immigrati che si trovano all'interno di queste strutture. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Galizia. Sul tema delle regolarizzazioni dei migranti, ricordo che il Ministro Bellanova ha confermato la sua audizione in Comitato per il 20 maggio alle ore 14 per parlare di una questione che personalmente mi preoccupa un po'. Vicepresidente Tuzi, prego.

  MANUEL TUZI. La ringrazio, sottosegretario, per la presenza. Purtroppo, sono arrivato in ritardo per via dei lavori parlamentari alla Camera e quindi non sono riuscito a sentire la parte introduttiva; per questo potrebbero esserci delle ripetizioni. Volevo avere delle informazioni per quanto riguarda la gestione dei centri di accoglienza in generale, quindi di tutte le strutture presenti sul territorio: quali sono le procedure e i protocolli che vengono effettivamente adottati per garantire il distanziamento sociale e anche i numeri effettivi, eventualmente, dei tamponi effettuati. Attualmente, come Comitato Schengen, noi non abbiamo alcun quadro della situazione su tutto il territorio nazionale. Ci mancano dati e informazioni su tamponi e relativi esiti, sul numero di persone che eventualmente sono risultate positive e su eventuali procedure di sicurezza nei vari centri di accoglienza. Io immagino – e questo lo dico da medico – che se abbiamo una struttura con delle aree di cento metri quadrati dove stavano tot migranti, per garantire il distanziamento sociale inevitabilmente si dovranno prevedere degli spostamenti in sicurezza per assicurare il distanziamento sociale. Vorrei comprendere, soprattutto in alcune zone dove le strutture sono state dichiarate sature, come venga garantito un adeguato distanziamento sociale in rispetto anche di quelli che sono i diritti umani delle persone presenti. Oltre a questo, per quanto riguarda le procedure di accoglienza, vorrei sapere se ci sono degli step prima di garantire l'accesso all'interno di un centro da un punto di vista sanitario, se è variato qualcosa rispetto alle procedure che normalmente venivano effettuate e che cosa, esattamente, nel dettaglio, a livello tecnico. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie ai colleghi. La parola al sottosegretario per un intervento di replica.

Pag. 9

  SANDRA ZAMPA, sottosegretario di Stato alla salute. La ringrazio. Io credo che si possano mettere insieme il primo intervento – mi è sembrato abbia fatto un intervento più che delle domande – e le domande che mi ha rivolto l'onorevole Galizia. Io penso che emerga evidente la necessità e l'urgenza di una gestione delle misure di sanità che passi attraverso una regolarizzazione. È evidente che, ai fini della sicurezza sanitaria, se noi parliamo di invisibili, non possiamo gestire ciò che non vediamo, e che anche situazioni di degrado come quelle che ci sono state indicate avvengono e sono possibili proprio perché non conosciamo né le persone né le loro condizioni. Proprio questa mattina, nel corso di un'intervista che mi è stata fatta, ho ribadito la necessità di procedere a una regolarizzazione e quindi a un'emersione di ciò che non è regolarmente presente sul territorio, anche per fini di tutela della sicurezza e della sanità. Io penso che l'emergenza Coronavirus che ho vissuto davvero minuto per minuto nel suo venire avanti così drammatico, ci abbia dimostrato che siamo davvero un unico grande Paese. La globalizzazione è una realtà ormai perfino tangibile. È stato possibile che da una persona in un posto lontano da noi sia iniziato tutto perché tutto è cominciato da un contatto e dal famoso paziente zero. È stato possibile che una o poche persone abbiano bloccato il mondo intero, lo abbiano mandato in sofferenza e costretto alle chiusure che oggi ancora stiamo vivendo e patendo da tutti i punti di vista, sia della limitazione delle libertà personali che ovviamente delle limitazioni economiche della produzione, quindi delle libertà e dello sviluppo. È stato possibile che tutto questo abbia, senza nessuna differenza, toccato i Paesi ricchi, le grandi potenze del mondo. Basta vedere quello che sta succedendo negli Stati Uniti oltre a quello che è accaduto e sta accadendo ancora in Europa e nei Paesi poveri. Questo deve chiamarci davvero a un di più di responsabilizzazione. Quindi il richiamo dell'OMS deve essere certamente fatto proprio non solo da ogni Paese, dalle istituzioni ma è necessaria una grande azione di responsabilizzazione rispetto alla necessità di mettere a disposizione conoscenze ed esperienze che abbiamo vissuto. Credo che la gestione del Coronavirus abbia insegnato molto dal punto di vista della presa in carico dei pazienti, della terapia, delle cure, di come affrontarlo. Intendo dire che abbiamo sperimentato come si affronta un focolaio e come si isolano delle zone, quindi ci deve essere un passaggio di consegne sia da questo punto di vista che dal punto di vista delle conoscenze scientifiche. A maggior ragione questo deve avvenire in sede europea. Io credo che l'Europa, soprattutto nella fase iniziale, sia stata troppo lenta nella sua azione. In questo momento, invece, c'è una seria presa in carico di una relazione di scambio con gli Stati africani, un continente la cui salute mette in discussione anche la nostra salute. Alla base di questo scambio vi sono ragioni di intelligenza e la consapevolezza che la salute del globo è una sola. Ringrazio quindi della domanda perché ci dà la possibilità di richiamare la necessità anche all'Europa, che però è ben evidente. Proprio il Ministero della salute italiano è stato il primo a richiamare l'Europa alla sua responsabilità. Voglio ricordare la lettera con la quale il Ministro chiese alla Commissaria europea di discutere in sede europea del tema. La sua risposta è arrivata, ma in ritardo. Oggi credo invece che questa consapevolezza sia mutata. Per questa ragione l'iniziativa che il Parlamento e il Governo italiano dovranno e potranno assumere rispetto al continente africano e anche sotto il profilo dell'emergenza Coronavirus è rilevante e prioritaria. Vengo molto più rapidamente alla questione dei braccianti in agricoltura perché è un tema che in queste ore fa molto discutere. Mi risulta che ci sia già un'iniziativa o comunque l'annuncio di una rapida iniziativa che verrà assunta dal Ministro del lavoro, immagino d'intesa con i Ministri competenti. Non sapevo che la Ministra Bellanova sarebbe stata presto qui con voi. In gran parte la relazione risponde alle domande del vicepresidente Tuzi. I centri di accoglienza hanno affrontato con una serie di iniziative messe in atto per garantire un contenimento adeguato. È stato incluso anche l'obbligo, per chi avesse fatto Pag. 10ingresso in Italia da zone a rischio epidemiologico, di comunicarlo per consentire l'adozione di misure di permanenza domiciliare. Come in tutte le altre comunità chiuse, anche nei centri di accoglienza, di permanenza e di rimpatrio c'è l'obbligo per gli enti gestori di assicurare e adottare iniziative necessarie ad applicare le prescrizioni di carattere igienico-sanitario. Tramite l'intervento di mediatori culturali e con un'informativa multilingue viene garantita la diffusione di informazioni ai migranti ospitati nei centri. Viene assicurata la disponibilità di materiale per l'igiene della persona, di prodotti disinfettanti e l'adeguata pulizia dei locali. Sono previste misure per gli stranieri che hanno soggiornato in Paesi a rischio, come ho detto, quindi sono previsti controllo sanitario e misure di sorveglianza. I numeri che lei chiede sono di grande interesse. Il numero dei tamponi, come lei sa, è noto, ma ci viene fornito dalle regioni. Non c'è un'indicazione da parte delle regioni circa i dati dei tamponi e dei relativi esiti. Io non credo che ci sia il dato disaggregato che lei chiede. Proverò a domandare se invece il Ministero dell'interno potrebbe fornire questo dato. I dati arrivano a cura delle regioni con una certa tempestività, con uno scarto magari di un giorno o due, non di più, ma non credo siano disaggregati.

  PRESIDENTE. Grazie sottosegretario. Io faccio un appello dal Comitato rispetto all'urgente situazione che si sta verificando a Lampedusa. Ci sono stati nuovi arrivi e l'hotspot da 94 posti di capienza ne conta – almeno fino a ieri perché non ho l'aggiornamento di oggi – 116. È strabordante. Noi con questo Comitato, sottosegretario, ci siamo stati due volte.
  Sia in condizioni di normalità rispetto alla capienza dell'hotspot, sia in situazioni di sovraffollamento con persone addirittura costrette a dormire fuori delle loro camere, stiamo cercando di tornare a Lampedusa. Volevamo tornarci la settimana prossima, ma abbiamo dei problemi con i voli. Faccio un appello al Ministro della salute affinché verifichi, magari anche di persona, quanto sta accadendo, anche in relazione alle segnalazioni fatte dai colleghi deputati e senatori. Per quanto riguarda il tema del momento della regolarizzazione dei migranti, personalmente, sottosegretario, è un tema che mi preoccupa molto. Come ho già detto, avremo il Ministro dell'agricoltura, Bellanova, qui in audizione. Io credo che da parlamentari dobbiamo essere molto rispettosi verso i cittadini che ci hanno eletti, visto anche che all'interno della maggioranza non tutti sono d'accordo rispetto a questo provvedimento. Dal fronte che rappresento qui come presidente e quindi dal punto di vista istituzionale, sarà mio e nostro compito vigilare e controllare rispetto a queste eventuali scelte che a mio avviso devono essere rispettose del Parlamento e di tutti i suoi organi, ma anche di quello che pensa la gente che ci ha eletto e che rappresentiamo. Aggiungo, sottosegretario, che le persone non sono d'accordo rispetto a questa strada che sta prendendo il Governo. Io mi permetto di dirlo, magari a titolo personale, con questo intervento. Ricopro un ruolo di controllo e vigilanza in tema di immigrazione e ho davanti agli occhi non solo la tv e i giornali, ma ho visto di persona la situazione che si sta verificando negli hotspot a Lampedusa. Mi riferisco ai controlli sanitari che devono essere fatti in occasione degli arrivi dei migranti in modo assolutamente accurato, nel rispetto delle competenze di Stato e regione. Le notizie di questi giorni preoccupano non poco. Per questo, nel rispetto del mio ruolo istituzionale, per quanto mi riguarda io farò tutto quello che si potrà fare per controllare e vigilare in questo Comitato. Togliendomi la veste di presidente e da parlamentari esprimeremo il nostro dissenso.

  SANDRA ZAMPA, sottosegretario di Stato alla salute. Mai come in questo momento c'è un fermo e certo controllo della salute e, come ho detto, il controllo della salute pubblica e della situazione della sanità pubblica passa conoscendo le situazioni, regolarizzando le persone, dando alle persone la possibilità di essere in contatto con i medici, con la sanità e di emergere dall'invisibilità. L'invisibilità rende potenzialmente diffusivo un pericoloso contagio e non il contrario. Il contrario significa avere Pag. 11la possibilità di verificare, di fare i tamponi, di curare, di isolare. Sono certa che in questo momento ci sia una gestione molto oculata dei centri e le persone vengono spostate utilizzando anche, come ho ricordato nel corso della relazione, spazi disponibili soprattutto presso i centri SIPROIMI, dove non ci sono ospiti o ce ne sono pochissimi e mantenendo l'allontanamento e forme di isolamento sociale. La regolarizzazione ci dà la possibilità di intervenire tempestivamente perché consente di conoscere la situazione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario. Su questo aspetto controlleremo e vigileremo.

  CRISTIANO ZULIANI. Sottosegretario, sulle sue ultime affermazioni credo che siano punti di vista. Dal punto di vista sanitario che lei rappresenta sostiene che la regolarizzazione porterà sicuramente dei benefici. Io dico che questo consentirà che arrivino a migliaia di migliaia sulle nostre coste perché il messaggio sarà che c'è una sanatoria per tutti. Già i dati attuali dicono che c'è il 400 per cento di sbarchi in più rispetto all'anno scorso, per cui ne vedremo delle belle o delle brutte. Grazie.

  MANUEL TUZI. Al Presidente si chiede, nel rispetto delle sue prerogative, di moderare gli interventi delle opposizioni e di evitare considerazioni politiche nel ruolo che riveste. In questa fase di audizione gli interventi del collega della Lega non corrispondono a semplici interrogativi o domande da porre al Governo, ma banalmente a commenti politici che non dovrebbero essere ammessi.

  PRESIDENTE. Vicepresidente Tuzi, nel mio intervento mi sono spinto a fare un commento a titolo personale esprimendo il mio dissenso in merito agli intendimenti del Governo di regolarizzare i migranti che lavorano come braccianti agricoli per fini di sicurezza, anche sotto il profilo sanitario. Colleghi, sottosegretario, presiedo questo Comitato garantendo la libertà di espressione di tutti. Siamo in democrazia e, nell'ambito del mio ruolo di presidente, dico che personalmente non sono d'accordo, rispettoso delle competenze conferite al Parlamento, ritengo che dobbiamo controllare e vigilare l'azione del Governo rispetto al fenomeno migratorio.
  Se non ci sono offese o maleducazione, credo sia lecito intervenire. Ringrazio ancora il sottosegretario e dichiaro conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.20.