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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 23 di martedì 10 luglio 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 11,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 27 giugno 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brescia, Del Re, Frusone, Lorenzin, Morelli, Rizzo, Rosato e Spadafora sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.

(Iniziative volte ad affrontare le problematiche della cosiddetta gig economy, con particolare riguardo alle tutele per i lavoratori occupati in tale settore - n. 2-00023)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Benamati e altri n. 2-00023 (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Andrea De Maria se intenda illustrare l'interpellanza, di cui cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ANDREA DE MARIA (PD). La illustro, Presidente, grazie. Come veniva ora ricordato, la nostra interpellanza riguarda la cosiddetta gig economy e il tema dei lavoratori digitali, in particolare quei lavoratori conosciuti come rider.

I lavoratori digitali rappresentano una forma di lavoro sempre più in crescita numericamente nel Paese e non solo nel nostro Paese. Sono lavoratori che si inseriscono in un settore di mercato legato all'attuale organizzazione sociale, che fa i conti con la necessità di tanti cittadini di risparmiare tempo nell'accedere a servizi, nel ricevere merci presso la propria abitazione e così via, rispetto a prestazioni professionali caratterizzate da una bassa professionalità, da una bassa qualifica professionale - anche se poi le competenze di quei lavoratori spesso sono molto alte, sono lavoratori che hanno titoli di studio e così via - e da prestazioni cosiddette on demand.

È stato calcolato - lo abbiamo ricordato nell'interpellanza - che sono circa 550 mila, il 2,5 per cento della platea complessiva dei lavoratori del nostro Paese, i lavoratori che si possono collocare in questa dimensione di lavoro e di attività professionale. Tra questi ci sono appunto anche i cosiddetti rider, conosciuti per esempio perché consegnano generi alimentari nelle nostre città, in particolare nei centri delle nostre città.

Rispetto ai numeri, per quanto riguarda in particolare i rider, ci sono statistiche e dati diversi, sono sicuramente figure professionali in crescita numericamente, noi facciamo l'esempio di Bologna che è la città da cui siamo partiti anche per quest'interpellanza e poi dirò perché: si parla di circa 500 lavoratori con una crescita intorno al 200 per cento all'anno.

Sono lavoratori che si rapportano alla loro attività professionale in maniera anche diversa: c'è chi la svolge come attività principale, quindi sostanzialmente si caratterizza per un rapporto di lavoro nei fatti di tipo subordinato; chi la fa occasionalmente per periodi brevi; chi la svolge come lavoro occasionale legato ad altre attività, per esempio come supporto al reddito per persone che studiano nelle nostre università, e così via.

L'elemento comune è che, per queste figure professionali, per questi lavoratori, i diritti essenziali che dovrebbero essere garantiti a tutti i lavoratori nel nostro Paese non sono invece garantiti. Sono lavoratori collegati a grandi piattaforme che lavorano sulla rete; certo, la presenza di queste piattaforme ha un aspetto positivo, cioè il fatto che attraverso rapporti professionali, comunque, si superano anche condizioni probabilmente di lavoro nero, ma anche i diritti minimi di questi lavoratori non vengono garantiti.

E l'impegno per garantire a questi lavoratori una serie di diritti e di tutele è un impegno, a nostro avviso, di grandissimo valore, per loro ma anche più in generale per il Paese, per la nostra società, per le nostre comunità, nell'idea di un Paese che garantisce a tutti quelli che lavorano condizioni di lavoro e diritti sui luoghi di lavoro garantiti per tutti. E quindi aprire una riflessione su questo, a nostro avviso, è di grande rilievo e di grande importanza.

Noi siamo partiti nell'interpellanza da un'esperienza che ha costruito, secondo noi, molto positivamente il comune di Bologna. Il comune di Bologna ha messo a punto una Carta dei diritti fondamentali dei lavoratori digitali, che è stata sottoscritta appunto dal comune, purtroppo ancora da poche piattaforme e non dalle grandi piattaforme multinazionali, da alcuni gruppi e coordinamenti autorganizzati di rider e dai sindacati confederali CGIL, CISL e UIL. Questa Carta dei diritti, questo accordo sostanzialmente, affronta tre temi a nostro avviso di grande rilievo.

Il primo è l'utilizzo dei dati sensibili legati all'algoritmo che controlla a distanza il lavoro dei rider, e quindi dati che ha senso vengano utilizzati nel momento della specifica prestazione, ma poi è giusto vengano cancellati per rispetto della privacy dei lavoratori.

Il secondo punto è il libero esercizio dei diritti sindacali: in questo accordo che è stato sottoscritto a Bologna sono previste 10 ore annue per assemblee sindacali o per proclamare scioperi. Oggi non c'è alcuna modalità con cui questo diritto di rappresentanza fondamentale per tutti i lavoratori viene garantito.

E poi si pone il tema di un compenso minimo orario e di un numero minimo di ore di lavoro da garantire ad ogni lavoratore. Questo aspetto, auspicabilmente, potrebbe essere anche affrontato in un ipotetico contratto nazionale, in una contrattazione nazionale che riguardi questa categoria di lavoratori, e da questo punto di vista l'accordo sottoscritto a Bologna è interessante perché delinea un possibile scenario che potrebbe essere di valore nazionale e in qualche modo ripreso in tutto il Paese.

Dopo questa iniziativa di Bologna, poco dopo, c'è stata un'altra iniziativa importante che è venuta dal territorio, e cioè una legge della regione Lazio, fortemente voluta dal Presidente della regione, Zingaretti. È una legge che a noi pare molto in sintonia con il tipo di lavoro che si è fatto nella Carta dei diritti del comune di Bologna. Il fatto che ci sia stata questa iniziativa legislativa a noi pare importante perché afferma anche il fatto che ci possa essere una cornice legislativa - che ovviamente e auspicabilmente dovrebbe essere accanto a un'importante iniziativa di una regione o di più regioni, o a una iniziativa legislativa nazionale -, una cornice normativa entro cui collocare anche azioni di contrattazione come quelle che ho ricordato prima; e in quella legge il tema dei diritti sindacali e il tema del compenso minimo orario e del numero minimo di ore di lavoro sono temi presenti.

Che ci sia bisogno di regolare questo settore e di intervenire lo dimostrano tanti avvenimenti, lo dimostra anche una cosa che è accaduta in questi giorni, che io voglio ricordare qui e che, peraltro, è oggetto anche di una mia specifica ulteriore interrogazione e quindi è un tema che forse auspico tornerà in quest'Aula e su cui il Governo vorrà dare un'ulteriore risposta specifica, ma mi sembra giusto ricordarlo qui: noi abbiamo avuto a Bologna il caso di un lavoratore, che si chiama Andrea Ramponi, che si è iscritto a un sindacato, in specifico la UIL, che ha assunto una serie di iniziative di sensibilizzazione (volantinaggio e così via), proprio connesse al dibattito che si è aperto a Bologna, in particolare nella città in cui dove anch'io abito, appunto rispetto alla Carta dei diritti a cui ho fatto riferimento prima. Ed è accaduto che subito dopo questa adesione al sindacato, la piattaforma per cui lavora l'aveva disattivato dalla piattaforma stessa, poi è stato reintegrato in forme che, però, per quanto denuncia l'organizzazione sindacale a cui aderisce, la UIL, sarebbero forme che comunque rendono più difficile la sua attività professionale e di non completo reintegro. Su un fatto del genere io ritengo vada fatta assolutamente chiarezza perché credo che nel nostro Paese la libera adesione ai sindacati debba essere un punto che non si mette in discussione in nessun anfratto e in nessun settore della vita produttiva o della vita della nostra società e della nostra comunità. E anche per questo, questo impegno su questo tema ha un grande valore che riguarda quei lavoratori, ma secondo me ha un valore più generale.

Noi parliamo tanto, giustamente, di Industria 4.0, forse è il momento di parlare anche di una stagione 4.0 dei diritti del lavoro, cioè di come garantiamo, in un contesto economico e sociale profondamente trasformato e in trasformazione, i diritti essenziali del mondo del lavoro, garantendo così, peraltro, l'applicazione della nostra Carta costituzionale, che, come sappiamo tutti, mette il lavoro al centro della stessa identità della nostra Repubblica fin dall'articolo 1. Il Vicepresidente del Consiglio e Ministro del Lavoro ha fatto un incontro, ci sono state dichiarazioni pubbliche: a noi ha fatto piacere ovviamente che questo sia accaduto, perché è anche avvenuto proprio nei giorni in cui il comune di Bologna aveva presentato e sottoscritto la carta cui facevo riferimento prima, adesso a questi annunci, a questi primi momenti di incontro riteniamo debbano seguire delle precise iniziative legislative.

Quindi, vogliamo chiedere al Governo quali iniziative legislative nazionali intenda assumere e in quali tempi. Pensiamo che queste iniziative legislative nazionali possano avvalersi dell'esperienza fatta a Bologna e della legge regionale del Lazio, come prime esperienze molto importanti che nascono dagli enti locali, dal basso, dai territori, però il tema della legislazione nazionale è assolutamente rilevante. Se il Governo su questo si muoverà, credo di poter dire che anche una forza come la nostra, il Partito Democratico, che in questa legislatura è all'opposizione, darà una mano, farà la sua parte, perché lo riteniamo un impegno molto importante per il Paese e per tutti i lavoratori italiani. Però, davvero, la nostra richiesta è che il Governo, dopo questo iniziale interesse traduca questo interesse in atti parlamentari, in atti legislativi, perché ovviamente senza gli atti legislativi poi i problemi non si affrontano. Su questo interpelliamo oggi il Governo.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali, Claudio Cominardi, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO COMINARDI, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente, e ringrazio anche l'interpellante per l'illustrazione. Uno degli aspetti sociali che il Governo ha preso immediatamente in considerazione è quello del precariato. La realtà quotidiana testimonia che i ragazzi di oggi sono il simbolo di una generazione per lo più abbandonata a se stessa, soprattutto senza tutele e con limitati diritti. Questo genera ansia sulle loro prospettive future di vita e di lavoro. Negli ultimi anni, in Italia, si è arrivati al paradosso per cui i giovani, pur di lavorare, rinunciano anche ad una paga dignitosa. Questo è un sistema al quale occorre mettere la parola “fine”, in un Paese che ha l'ambizione di porsi tra le nazioni più avanzate dal punto di vista economico, che però vuol dire anche tutelare le giovani generazioni che si affacciano ad un mondo lavorativo sempre più complesso e diversificato.

È a tutti noto che il Ministro Di Maio, come primo atto dopo il suo insediamento, ha convocato i rider per ascoltare le loro richieste e poter quindi costruire un sistema di tutele con particolare riferimento al salario minimo orario ed alle garanzie previdenziali, della salute e della sicurezza. Li ha incontrati il 4 giugno, poi in videoconferenza il successivo giorno, il 5, e poi, di nuovo personalmente, il 18 giugno. Rappresento inoltre che lo scorso 2 luglio, presso il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, si è tenuta la prima riunione di un tavolo di concertazione dedicato ai rider, cui hanno preso parte tutte le compagnie di food delivery operanti in Italia, le rappresentanze sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro e le nuove forme di rappresentanza di categoria. Nel corso dell'incontro è emersa in primis la volontà di confrontarsi per la stesura di un contratto collettivo per questi lavoratori che disciplini con chiarezza il rapporto di lavoro e che, tra l'altro, possa garantire un compenso minimo orario, adeguate tutele assicurative e l'eliminazione del cosiddetto punteggio reputazionale. Preciso che una seconda convocazione di questo tavolo è prevista per i prossimi giorni. Il Ministro Di Maio è inoltre intervenuto su questo tema proprio in Parlamento, sia in quest'Aula che in quella del Senato, in occasione dell'informativa urgente sugli infortuni sul lavoro e, di recente, nel rispondere al questiontime svoltosi lo scorso 27 giugno, interrogazione n. 3-00038 dell'onorevole Epifani.

I rider, che nel nostro Paese sono circa 6 mila, rappresentano una nuova categoria di lavoratori della cosiddetta gigeconomy, che svolge la propria prestazione nell'ambito di un rapporto che il giudice di Torino, nel ben noto caso portato recentemente alla sua attenzione, ha escluso di poter riconoscere come di lavoro subordinato, in considerazione del grado di autonomia organizzativa del lavoratore rispetto all'azienda che se ne avvale.

Lo sviluppo dell'e-commerce, negli ultimi anni, ha accentuato il ricorso a nuove categorie di lavoratori, tra cui i rider, oggetto dell'odierno atto di sindacato ispettivo; l'e-commerce ha infatti riconosciuto la possibilità al consumatore di effettuare acquisti attraverso il canale telematico 24 ore su 24, e ciò ha inevitabilmente alterato i passaggi che contraddistinguevano la filiera produttiva classica: una parte del lavoro tradizionalmente svolta dal produttore del bene o comunque da chi lo commercializza viene oggi assicurata da aziende che, attraverso il lavoro a chiamata, garantiscono una serie di servizi che vanno dalla presa in carico dell'ordine al trasporto della merce acquistata e alla sua consegna, per finire all'incasso del corrispettivo dovuto.

Questo Governo ritiene che il contesto attuale suggerisca di superare le tradizionali contrapposizioni tra datore di lavoro e lavoratore. Come ha già evidenziato il Ministro, non è alimentando il conflitto tra datore e dipendente che riusciremo a portare avanti il tema dei diritti dei lavoratori e dello sviluppo delle imprese. È il momento di fare squadra. Per questa ragione, l'intenzione del Governo è privilegiare la soluzione di una fonte pattizia rispetto a quella di rango legislativo imposta dall'alto, strada questa che ci si riserva di percorrere solo ove l'anzidetta opzione fallisca. La scelta di questo Esecutivo di accompagnare le parti sociali lungo il cammino di un confronto costruttivo è frutto della convinzione che una soluzione di questo tipo sia anche quella che più efficacemente può garantire un adeguamento delle tutele alle nuove frontiere del lavoro in continua evoluzione. Il Ministero del Lavoro ha promosso una serie di tavoli sindacali attraverso i quali poter addivenire al risultato del riconoscimento ai rider di tutele minime retributive e contributive.

A tutti i lavoratori, come sancito dall'articolo 38 dalla Costituzione, a prescindere dalla qualificazione giuridica dei rapporti di lavoro, siano quindi questi subordinati o meno, devono essere riconosciuti i medesimi livelli di tutela, tanto in caso di infortunio quanto in caso di malattia professionale. Abbiamo iniziato da una categoria, quella dei rider appunto, cui seguiranno altre categorie alle quali devono essere riconosciuti gli stessi diritti fondamentali. È proprio in questa prospettiva, d'altra parte, che abbiamo già adottato, in un recente Consiglio dei ministri, il “decreto dignità” - che a breve inizierà il suo iter parlamentare per la conversione -, che garantisce il perseguimento di alcuni importanti obiettivi, fra questi la lotta al precariato attraverso una revisione della disciplina dei contratti a termine, anche per quanto riguarda lo specifico ambito dei contratti di somministrazione e un incremento dell'indennizzo per il lavoratore licenziato senza giusta causa. A questo provvedimento ne seguiranno altri, tutti sorretti da un unico obiettivo, quello di restituire al lavoratore una dimensione umana e dignitosa. Conclusivamente, in merito a quanto richiesto posso assicurare che resterà alta l'attenzione del Governo sulle tematiche riguardanti il lavoro, affinché sia nei tavoli tecnici che nell'attività legislativa possano essere raggiunti nel breve periodo i risultati che ci siamo proposti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Benamati ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

GIANLUCA BENAMATI (PD). Presidente, la ringrazio. Ovviamente non siamo soddisfatti. Non siamo soddisfatti per diversi motivi. Anche volendo concordare col sottosegretario sul quadro generale di filosofia che ci ha esplicitato, non posso non ricordare in quest'Aula come il duplice Ministro Di Maio avesse indicato nella soluzione di questo tema il primo atto di Governo effettivo del suo Dicastero versione lavoro.

Oggi, dopo una sollevazione delle piattaforme, dopo un'esclusione iniziale dei sindacati, dopo un richiamo dei rider a diversi colloqui che sono stati qui menzionati, siamo alla soluzione del tavolo. Lei, Presidente, è abbastanza aduso a quest'Aula quanto me, sa bene che un tavolo in questo Paese non si nega a nessuno. L'onorevole De Maria ha illustrato le ragioni profonde dell'importanza di una regolazione sul tema della gigeconomy, anch'io richiamo le parole del sottosegretario: quella parte dell'economia digitale, dell'economia di Internet, dell'economia di condivisione che regola la parte più preziosa, il bene più prezioso che si può intercorrere fra le persone, cioè il lavoro, la prestazione della propria opera.

Fra parentesi, sempre riferito al Ministro Di Maio, ma nell'altra veste, di Ministro dello Sviluppo economico, faccio anche notare al sottosegretario, per il tramite del Presidente, che quest'Aula, questo Parlamento, nella XVII legislatura, ha iniziato profondamente a occuparsi di economia della condivisione, rispetto a quella che è la nuova economia di Internet, che vede collegati, tramite piattaforme, un soggetto che vuole, per così dire, rendere fruibili e disponibili beni e servizi e un soggetto che intende acquisirli, che, in un rapporto fra pari, sono la normalità, ma che, ovviamente, quando questo rapporto non si svolge fra pari, ma ha le caratteristiche d'impresa, danno anche luogo a nuove forme di imprenditorialità che devono essere naturalmente regolate nei profili di fiscalità, di attenzione al consumatore, di legalità e di assicurazioni per chi vi partecipa.

Sulla materia è già stato fatto un lavoro importante nella legislatura XVII nelle Commissioni e in Aula con l'approvazione di progetti di legge che non sono poi stati approvati dal Senato, ma che, come l'home restaurant e la sharing economy, dovrebbero ripartire.

Da questo punto di vista, ritornando al tema dei riders e alla gig economy, stiamo lavorando sul fattore più importante. È stata una scelta del Governo di partire da questi, cioè dal tema del lavoro, del lavoro a chiamata, del lavoro a richiesta, che in Italia si diceva, al di là dei riders – 6.500 a Bologna - che hanno fatto scaturire questa situazione, ha un ordine di grandezza diverso nelle dimensioni. Parliamo di più di mezzo milione di persone.

Dunque, bisogna stabilire alcuni principi, signor sottosegretario: lo dico a lei, sempre attraverso il Presidente. In queste attività, in cui i costi del servizio e la qualità del servizio sono essenziali, la concorrenzialità non può essere ottenuta sul costo e sulla dignità del lavoro che essa sottende. Occorre una politica di tutela per tali realtà in un fenomeno che lei ha perfettamente descritto come un fenomeno nuovo. Qui nasce la Carta di Bologna, qui nascono le iniziative del comune di Milano, qui nasce l'iniziativa legislativa della regione Lazio, da cui lo Stato, il Governo della Repubblica, speriamo voglia trarre opportuna lezione.

Mi avvio a conclusione, signor Presidente, dicendo che ci state raccontando che il “decreto dignità” risolverà questi problemi. Innanzitutto, non ha risolto il problema dei riders: lo apprendiamo, abbiamo il tavolo e lo seguiremo con attenzione. Secondo noi non risolverà nemmeno il problema del precariato, perché, così come è posto, l'aggravio del tempo determinato, invece di favorire ulteriormente il tempo indeterminato, potrebbe avere effetti assolutamente contrari a quelli che voi attendete. Ma questo è un altro discorso, signor sottosegretario. Sto al merito della vicenda.

Riteniamo che la situazione debba evolvere attraverso un grande movimento nazionale, un quadro collettivo, sapendo anche che la maggior parte di questi operatori, nel caso dei riders, sono lavoratori di tipo subordinato in pieno, perché hanno la maggioranza delle ore di lavoro dedicata a tale attività e svolgono una fattispecie che è chiaramente riconducibile al lavoro subordinato.

Chiediamo, quindi, una cornice nazionale anche con figure nuove. Valuteremo la questione dei patti o del contratto collettivo sulla serie delle proposte che voi ci fornirete. Ma anche qui - mi avvio a concludere - riteniamo essenziale che, nella definizione di un quadro nazionale, che per noi deve avere anche la possibilità di un contratto collettivo appoggiato a quelli nazionali, ci sia attenzione a un compenso equo, a un salario minimo, al diritto all'informazione di questi operatori; che ci siano coperture assicurative personali sui mezzi e verso terzi; che ci siano coperture previdenziali idonee; che ci siano indennità - indennità: sì, signor sottosegretario - per le condizioni meteorologiche avverse e che si fermi il lavoro quando le condizioni meteorologiche non lo permettono; che ci sia il tema della privacy per questi lavoratori, che non è solo tutela dei propri dati personali, ma il diritto a non essere controllati al di fuori dell'orario di lavoro.

Penso che ci debba essere lo stop al cottimo - lei lo diceva - anche in quella brutta versione reputazionale che lei citava o una trasparenza nei contratti, che deve essere la cosa principale. Su queste misure noi saremo con voi se le metterete in atto in una maniera quale quella che indicavo. È il momento, signor Presidente - lo dico al sottosegretario per suo tramite - che il Governo esca dai tweet, che il Governo esca dagli annunci e passi ai fatti. Le dico, signor sottosegretario, che qui vi attendiamo, perché i fatti sono sempre più forti, più importanti, più risolutivi di tante parole.

(Iniziative di competenza volte a richiedere alle autorità maltesi di adoperarsi per fare piena luce su un traffico internazionale di carburante oggetto di recenti inchieste giudiziarie e giornalistiche - n. 3-00062)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Quartapelle Procopio n. 3-00062 (Vedi l'allegato A).

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Grazie all'onorevole Quartapelle Procopio per l'interrogazione.

Siamo di fronte a una questione molto complessa, che vede coinvolti diplomazia, magistratura e amministrazioni dello Stato. È una questione in cui soprattutto la collaborazione giudiziaria riveste un ruolo centrale. Il Ministro Moavero Milanesi, lo scorso 15 giugno, ha sottolineato direttamente al suo omologo maltese l'importanza di tale collaborazione, ribadendo l'auspicio di un suo rafforzamento.

Nonostante fosse chiara a tutti la necessità di intensificare la lotta alla criminalità organizzata e ai reati finanziari frutto dell'instabilità libica, non si è fatto abbastanza, probabilmente, negli anni addietro e ci troviamo oggi in una situazione complessa. Ad oggi, risultano accreditati presso le autorità maltesi un esperto di sicurezza proveniente dalla Polizia di Stato e un esperto della Guardia di finanza, che ha compiuto una missione nell'isola il mese scorso. Per questo ci siamo mossi subito a livello multilaterale in ambito europeo, sostenendo la posizione dell'Unione sul rischio di traffico illegale di petrolio della Libia, espressa il 28 giugno dalla portavoce del servizio esterno. Quest'ultima ha sottolineato come l'Unione europea e il resto della comunità internazionale, in base alle risoluzioni emesse in materia dal Consiglio di sicurezza dell'ONU, si siano sempre opposte ad ogni tentativo di vendere o acquistare petrolio libico al di fuori dei canali ufficiali gestiti dalla Libya National Oil Corporation: essa, infatti, deve controllare le infrastrutture petrolifere, la produzione e le esportazioni, trasferendo tutti i proventi alla Central Bank of Libya.

Evitare qualsiasi attività illecita in grado di mettere a rischio l'industria petrolifera libica e l' UE è per il nostro Governo una priorità assoluta, che ribadisce la strada che stiamo percorrendo con determinazione nell'aiutare i partner libici nel ritrovare pace e stabilità. Questi argomenti sono stati ribaditi dai ministri italiani ai vertici libici ad ogni occasione utile e avete notato direttamente quanto il Governo si stia spendendo nello stabilire rapporti che possano aiutare i partner libici a riprendere il loro territorio e a tranquillizzare anche le relazioni tra le varie parti.

Entrando più nel dettaglio dell'interrogazione, evidenzio la visita dello scorso 4 luglio a La Valletta del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, che dopo avere incontrato alcuni tra i vertici politici e delle forze di polizia del Paese, ha siglato un accordo con il Procuratore capo di Malta per rafforzare la cooperazione in materia di lotta alla criminalità organizzata, ivi compreso l'ambito dei reati finanziari di cui all'interrogazione. È il primo passo ovviamente per rafforzare, nei mesi a venire, la collaborazione tra autorità italiane e maltesi anche in casi assimilabili a quello sollevato dall'onorevole interrogante. Nel corso della visita è stata anche menzionata la possibilità di organizzare occasioni di incontro tra le competenti autorità maltesi e le procure italiane interessate.

Tornando nello specifico dell'interrogazione, secondo quanto ci ha riferito il Ministro della giustizia, perché come dicevo è un ambito che unisce più Ministeri, questo caso nasce dagli esiti dell'indagine disposta nell'ambito del procedimento penale della procura della Repubblica di Catania, riguardante plurimi episodi di riciclaggio di gasolio di provenienza illecita, pervenuti in Italia grazie a certificati di origine falsi, forniti da società maltesi e vidimati dalla camera di commercio maltese.

Tra settembre e ottobre 2016 sono state trasmesse ad Eurojust due richieste di assistenza giudiziaria e, solo a seguito di numerosi solleciti, nel gennaio 2018, l'autorità giudiziaria maltese ha dato seguito a dette richieste, peraltro parzialmente evase.

Il procedimento è risultato ad oggi in sede di udienza preliminare. Il gup presso il tribunale di Catania ha emesso, lo scorso 24 maggio, il decreto che dispone il giudizio nei confronti di nove imputati, di cui due di origini maltesi, mentre la fase dibattimentale prenderà avvio al tribunale di Siracusa in questi giorni.

Per quanto riguarda l'attività svolta a livello dei controlli fiscali e doganali, che è l'altro aspetto di questa vicenda, secondo le informazioni forniteci dal MEF, la Guardia di finanza dispone annualmente piani operativi per presidiare la filiera distributiva dei prodotti carbo-lubrificanti e collabora costantemente con le omologhe autorità straniere.

In collaborazione con l'Agenzia delle entrate, inoltre, è in atto un piano straordinario di controlli per il triennio 2018-2020.

Secondo i dati della Guardia di finanza, dal 1° gennaio 2017, sono state sequestrate oltre 1.500 tonnellate di prodotti energetici qualificati come lubrificanti o solventi, destinati a essere verosimilmente immessi nel territorio nazionale quali carburanti per autotrazione. Sempre il MEF ci segnala che dal 2015 sono in corso, da parte dell'Agenzia dogane e monopoli, monitoraggi e controlli mirati dei flussi di oli minerali dichiarati in entrata nello Stato e provenienti da Paesi ad alta instabilità politico-militare del Medio Oriente e del Nord Africa, con intermediazione commerciale curata da società maltesi.

Il nostro Governo, dunque, intende mettere tutto l'impegno possibile per garantire la legalità del commercio a qualsiasi livello, perché è nell'interesse del nostro Paese, ovviamente, dell'Unione europea e dei Paesi, come la Libia, che anche da questi traffici illeciti traggono instabilità. È per noi, quindi, un argomento di primaria importanza, ma, ovviamente, non è da sottovalutare la necessità di un'interazione alla pari con il Governo maltese nel facilitare questi percorsi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. La deputata Lia Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Mi dispiace, non sono soddisfatta, anche perché non ho davvero capito concretamente che cosa stia facendo questo Governo. La questione viene definita dal sottosegretario come complessa: non è una questione complessa, è una questione urgente, è una questione grave, perché riguarda 30 milioni di euro di combustibili contrabbandati in Italia. C'è grande preoccupazione sia su dove vadano a finire questi flussi di denaro, sia sulla qualità del carburante immesso sul nostro mercato. Non basta, caro sottosegretario, mi dispiace, dire che nel passato non si è fatto abbastanza. Le inchieste sono del 2017 e quindi bisogna agire ora. Quindi, dovete agire voi, non potete scaricare la responsabilità su un passato che non c'è, perché si tratta di un fenomeno relativamente recente.

E non basta, mi dispiace, rivendicare l'attività della magistratura, che, fino a prova contraria, è un altro potere rispetto al Governo. Lei ci ha raccontato di tutto quello che stanno facendo i magistrati e che i magistrati abbiano lavorato si vede dai risultati dell'inchiesta.

A questo punto tocca a voi e non basta sinceramente dire che, per una volta, in un incontro ufficiale, il Ministro Moavero Milanesi ha posto la questione al Ministro maltese. Abbiamo visto quanto questo Governo, quando vuole mettere pressione sui partner europei su questioni inesistenti, come il tema delle ONG, sia capace, invece, di battere i pugni sul tavolo, di alzare i toni e di rendere le questioni cose pubbliche. Qui stiamo parlando di un traffico di carburante che probabilmente va a finanziare milizie legate all'ISIS: vorremmo sentire qualcosa di più di una dichiarazione in un colloquio a porte chiuse.

E non basta quello che avete rivendicato fino ad ora, cioè una dichiarazione in un colloquio a porte chiuse del Ministro. Non basta anche perché l'unico provvedimento di questo Governo che si può riferire in un qualche modo a questo tema, cioè l'abolizione della fatturazione elettronica per i benzinai, in realtà va esattamente nella direzione contraria. Voi togliete la fatturazione, che è un modo per tracciare la provenienza dei carburanti, e in questo modo favorite il fatto che sul mercato italiano arrivino dei carburanti che non sono stati certificati e dei carburanti di contrabbando. Glielo dico io e le faccio presente anche la preoccupazione di Assopetroli e di tutti gli operatori del settore, che sono molto preoccupati che quel provvedimento favorisca il contrabbando.

Su questa inchiesta, su questa questione ha lavorato una giornalista maltese che ha perso la vita, Daphne Caruana Galizia; ha perso la vita perché era una giornalista seria. Ecco, noi vorremmo vedere, almeno per onorare la sua memoria, il Governo fare abbastanza per stroncare un traffico di contrabbando che è pericoloso e che, probabilmente, va a finanziare il terrorismo.

(Iniziative normative urgenti volte alla riapertura delle graduatorie ad esaurimento per tutto il personale docente in possesso di un'abilitazione all'insegnamento nella scuola dell'infanzia e in quella primaria - n. 2-00018)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Rampelli ed altri n. 2-00018 (Vedi l'allegato A).

La deputata Bucalo ha facoltà di illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, per quindici minuti.

CARMELA BUCALO (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, illustrissimo sottosegretario, il gruppo di Fratelli d'Italia, con l'interpellanza oggetto della discussione odierna, ha voluto ancora una volta porre l'attenzione sulla grave situazione che ha investito il mondo della scuola, messo a rischio dalla sentenza n. 11 dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato del 20 dicembre 2017, che rigetta il ricorso riguardante l'inserimento in GAE presentato da un gruppo di docenti diplomati magistrali che hanno conseguito il titolo nell'anno scolastico 2001-2002, adducendo come motivazione la tarda impugnazione dell'atto lesivo del diritto dei diplomati a stare in GAE.

In sostanza, l'adunanza plenaria ha enunciato che è inammissibile il ricorso presentato dopo la chiusura della GAE, avvenuta con la legge n. 296 del 2006, legge emanata quando c'era il Presidente del Consiglio Prodi e Ministro dell'istruzione Fioroni. Le graduatorie permanenti vengono trasformate in GAE, consentendo l'inserimento di tutti gli abilitati, anche quelli con la SIS, i laureati in scienze della formazione primaria che hanno acquisito tale abilitazione senza concorso, escludendo, invece, i diplomati magistrali che hanno conseguito il titolo nell'anno scolastico 2001-2002. Questa è l'altra situazione importante, con cui il massimo organo della giustizia amministrativa modifica improvvisamente il consolidato orientamento della giurisprudenza dello stesso Consiglio di Stato sull'idoneità del titolo abilitante del diploma magistrale conseguito nell'anno 2001-2002 per l'accesso alle graduatorie GAE, che danno la possibilità degli incarichi annuali e anche dell'immissione in ruolo, e dichiara che non è titolo sufficiente a garantire l'ingresso in GAE, ma può essere considerato titolo utile per l'ingresso nelle graduatorie provinciali di istituto.

Il valore abilitante del diploma della maturità magistrale è già sancito negli articoli 194 e 197 del testo unico delle norme in materia di istruzione, di cui al decreto legislativo n. 297 del 1994. Inoltre, è stabilito anche dal decreto interministeriale del 1997, con il quale si dà attuazione alla legge n. 341 del 1990, che soppresse gli istituti magistrali, ma garantì il valore abilitante al diploma magistrale conseguito nell'anno scolastico 2001-2002. E sul valore abilitante esiste anche una testimonianza storica inoppugnabile, costituita dalla risposta dell'allora Ministro Berlinguer.

Inoltre, con l'istituzione del corso di laurea in scienze della formazione primaria, il legislatore ha riconosciuto valore abilitante a tale corso, però ha sancito che i diplomi dell'istituto magistrale avrebbero conservato valore legale abilitante, se conseguiti entro l'anno 2001-2002.

Quindi, il Ministro, il MIUR, conosceva alla perfezione il valore abilitante del diploma magistrale, ma decise arbitrariamente e senza un supporto normativo adeguato, di relegare i suddetti diplomati magistrali in terza fascia; fino a quando, con il decreto n. 353 del 22 maggio 2014, riconosce, anzi direi è costretto a riconoscere, il valore abilitante del diploma. Ma cosa fa? Non li inserisce in GAE, bensì li inserisce nella seconda fascia delle graduatorie di istituto, utilizzata solo per le supplenze. Quindi, la conoscenza dell'atto lesivo non può farsi ricondurre alla legge n. 296, bensì al decreto n. 353, decreto che poi è stato abrogato con una importante pronuncia del Consiglio di Stato, quella del 16 aprile 2015 che ne dichiara l'illegittimità.

La vicenda, illustrissimo sottosegretario, ha del paradossale. Se si dovesse dare una applicazione generalizzata della sentenza, si violerebbe il principio dell'equo processo, della certezza del diritto, in quanto si consentirebbe alla pubblica amministrazione di vanificare le sentenze con le quali il Consiglio di Stato aveva annullato il decreto ministeriale n. 235, e aveva riconosciuto invece la natura del diploma magistrale 2001-2002. Così noi determiniamo che circa 7 mila insegnanti, assunti a tempo indeterminato, dopo aver anche superato l'anno di prova, rischiano il licenziamento. Ma non solo: 55 mila docenti si troverebbero depennati dalle graduatorie ad esaurimento.

Signor sottosegretario, stiamo parlando dell'ossatura della scuola italiana, insegnanti che in questi anni hanno accettato supplenze in tutta Italia, che con professionalità e con grande senso del dovere hanno portato avanti il sistema scolastico nazionale, e dopo vent'anni adesso si ritrovano praticamente messi alla porta, senza possibilità di stabilizzazione perché esclusi, dall'applicazione di vari decreti legislativi il n. 368, il n. 81, la direttiva n. 1999/70/CE, dal piano straordinario di stabilizzazione varato con la legge n. 107 del 2015, e adesso dal concorso riservato con il decreto legislativo n. 59 del 2017. Perdendo anche ogni possibilità di lavorare nelle scuole private. Perché? Perché molti docenti, confidando nella natura abilitante del diploma conseguito, e anche sul necessario adeguamento del MIUR, certezza del diritto, cosa fanno? Si sono dimessi dalle scuole paritarie per poter lavorare, quindi prendere servizio alle dipendenze del MIUR.

È una vera odissea, signor sottosegretario, con gravi ripercussioni per le scuole, per le famiglie, con l'aggravante dei primi licenziamenti. Arrivano dalle Marche, arrivano da Pistoia, l'ultimo arriva da Salerno. Le corti d'appello sanciscono le estromissioni dal ruolo, e gli uffici scolastici provinciali danno esecuzione, con la motivazione che i dirigenti scolastici si devono attenere, e quindi curare la risoluzione del contratto di lavoro.

Illustrissimo sottosegretario, spero vivamente che il nuovo anno scolastico non si debba aprire in un clima di tensione e di instabilità. È finito, è finito il tempo degli slogan, è finito il tempo delle false indignazioni, soprattutto da parte di chi sa che il tutto è nato grazie ad una politica sbagliata, che negli ultimi anni ha portato avanti non diritti ma solo clientelismo, concedendo deroghe, concedendo sanatorie, che hanno inevitabilmente favorito altri a danno di altri docenti.

Appare illogico, anche, il diverso trattamento riservato ad insegnanti di altri Stati membri, a cui, nelle medesime condizioni sostanziali, è stato consentito l'accesso non solo alle graduatorie permanenti o GAE, ma addirittura il ruolo, senza che fosse richiesto loro il superamento di alcuna procedura concorsuale per titoli od esami. È finito il tempo di chi proclamava che le supplenze sono il male della scuola, ma nello stesso momento utilizzava i precari a tappare i buchi nelle cattedre vacanti! Una classe politica che ha dimenticato di garantire valori di equità e pari opportunità, creando di fatto una guerra tra poveri, pensando che la scuola fosse di sua proprietà, di chi non ha mai messo in primo piano la questione del Sud con un piano di investimenti che contrasti lo spopolamento attraverso organici adeguati, che introducano o potenzino quello che è il tempo prolungato, che è quasi inesistente nel Sud. Così si lascia sempre il Sud fanalino di coda! Non dimentichiamoci un dato significativo: le immissioni in ruolo da annullare sono quasi tutte concentrate al Nord, dove le GAE sono quasi esaurite.

E allora, signor sottosegretario, il gruppo di Fratelli d'Italia già dalla scorsa legislatura a gran voce ha chiesto una soluzione definitiva per tutti gli insegnanti diplomati magistrali, che da decenni lavorano nella scuola pubblica italiana. Le chiediamo un provvedimento urgente per garantire la continuità didattica e il regolare avvio dell'anno scolastico 2018-2019, che tenga nella dovuta considerazione ogni legittimo interesse, per essere rispondenti a quelli che sono i principi di equità, giustizia sociale e ridare finalmente la dignità e la stabilizzazione ad una categoria già tormentata e vessata da vent'anni; per evitare, soprattutto, la continuazione di contenziosi che non avranno mai fine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Salvatore Giuliano, ha facoltà di rispondere.

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Presidente, onorevole, rispondo alla sua interrogazione ribadendo quanto già riferito dal Ministro in questa stessa Aula nella seduta del question time del 4 luglio scorso, ovvero che quella dei diplomati magistrali costituisce certamente una delle problematiche più complesse ed urgenti tra quelle che sono all'attenzione del Ministero. Come ha ricordato l'onorevole Rampelli, il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 11 resa in adunanza plenaria il 20 dicembre 2017, ha definitivamente chiarito che il possesso del solo diploma magistrale, sebbene conseguito entro l'anno scolastico 2001-2002, non costituisce titolo sufficiente per l'inserimento nelle graduatorie a esaurimento (cosiddette GAE). Alla luce del principio formulato dal Consiglio di Stato, i diplomati magistrali dovranno essere cancellati dalle graduatorie ad esaurimento ma mano che interverranno le sentenze di merito, che presumibilmente si uniformeranno alla decisione dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato. Particolarmente delicata è poi la situazione di circa 7.500 diplomati magistrali già assunti a tempo indeterminato a seguito dello scorrimento delle graduatorie a esaurimento, nelle quali erano stati inseriti con riserva, che, sempre secondo la citata sentenza, vedranno risolto il loro contratto a tempo indeterminato non appena interverranno le relative sentenze. Trattasi di una situazione che, in considerazione del fatto che le pronunce giurisdizionali interverranno nel mese di luglio ed agosto, rischia concretamente di mettere a repentaglio l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2018-2019.

Ecco perché gli uffici del Ministero hanno cercato di individuare con urgenza una soluzione che, ferma restando la necessità di dare corretta esecuzione ai provvedimenti giurisdizionali, fosse in grado di assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico, nell'interesse, sempre prevalente, delle alunne e degli alunni. A proposito, ribadisco quanto già riferito dal Ministro Bussetti nella seduta del question time del 4 luglio scorso, ovvero che, nel decreto-legge cosiddetto dignità approvato dal Consiglio dei ministri nella riunione dello scorso 2 luglio, è stata inserita una disposizione che, attraverso l'estensione di una previsione legislativa già vigente nell'ordinamento, articolo 14 comma 1, del decreto-legge n. 669 del 1996, concede all'amministrazione un termine di 120 giorni per dare esecuzione alle sentenze alle quali si è fatto cenno poc'anzi. Tale intervento normativo consentirà pertanto all'amministrazione di usufruire dei tempi necessari per porre in essere tutti gli adempimenti amministrativi conseguenti all'esecuzione delle sentenze, senza che ciò possa mettere in pericolo l'ordinato avvio del prossimo anno scolastico.

Concludo, ribadendo l'auspicio, già espresso dal ministro Bussetti, che il Parlamento voglia approvare, in sede di conversione del decreto-legge, delle disposizioni volte a individuare modalità di esecuzione delle sentenze relative ai diplomati magistrali idonee a salvaguardare la continuità didattica per tutto l'anno scolastico 2018-2019, nonché a dare compiuta definizione al quadro normativo, eventualmente disciplinando specifiche procedure di reclutamento, nel rispetto della vigente legislazione di settore, senza trascurare coloro che sono in possesso di titoli attualmente richiesti per l'accesso all'insegnamento nella scuola primaria.

PRESIDENTE. Il deputato Federico Mollicone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza, di cui è cofirmatario. Ha dieci minuti a disposizione.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Giuliano, prima di procedere con la dichiarazione di soddisfazione o meno, le devo dare una notizia, che forse le avrebbero dovuto dare i suoi uffici, l'ufficio legislativo e l'avvocatura, e cioè una notizia che fa apparire come superata la sua risposta, e cioè che, in data 14 marzo 2018, il Presidente della Repubblica e il Ministro Fedeli hanno firmato un parere riguardo una sentenza secondo la quale il Consiglio di Stato stabiliva la permanenza in graduatoria ad esaurimento di un diplomato magistrale al quale è stata riconosciuta l'equivalenza in termini di punteggio del suo titolo rispetto alla laurea in scienze della formazione. Tale documento arriva dopo tre mesi la famigerata sentenza di cui parlavamo prima, ed è stata pubblicata ieri, quindi forse, ancora una volta, e spero che gli amici della stampa abbiamo registrato la notizia, che è una notizia inedita, gli uffici del Ministero sono lenti, l'avvocatura è distratta, perché probabilmente questa sentenza, applicata erga omnes, potrebbe capovolgere e stravolgere il quadro generale.

Detto questo, entriamo nel merito della sua risposta. Non possiamo che definirci profondamente insoddisfatti della risposta e della disponibilità del nuovo sedicente Governo gialloverde del cambiamento, in quanto riteniamo di interpretare la rabbia, la frustrazione e – perché no? – la disperazione degli insegnanti tutti, al di là delle diverse compagini, già duramente provati e umiliati dalla «buona scuola» di Matteo Renzi o «buona sòla», come si direbbe a Roma, una riforma, quella della legge n. 107 del 13 luglio 2015 e degli otto decreti attuativi successivi, entrati in vigore il 31 maggio del 2017, che ha finito per disarticolare una struttura complessa come quella della scuola a colpi di bonus e falsa meritocrazia, già colpita in questi anni da provvedimenti di ministri capaci solo di tagliare e incapaci di semplificare e comprendere le ragioni di chi dovrebbe essere tenuto in altissima considerazione per il ruolo strategico e simbolico che ha, ovvero quello di formare i nostri figli. Abbiamo ascoltato la collega Bucalo ricostruire i passaggi storici di questa Via Crucis amministrativa, che vede diplomati magistrali contro i laureati in scienze della formazione e contro i docenti già presenti nelle GAE storiche a pieno titolo, una guerra tra schieramenti di una stessa categoria, generata da Governi in malafede e incapaci. Fratelli d'Italia le ha invitate tutte, queste rappresentanze; i comitati dei laureati, i sindacati confederali, il battagliero sindacato precari Mida, che vedo anche oggi qui in Aula. Abbiamo scelto il confronto con chi lo ha accettato, li abbiamo incontrati, abbiamo letto e conosciuto dal vivo le storie di docenti che insegnano precariamente da più di un decennio, deportati lontani dalle proprie case, in case in affitto che non saranno mai come casa propria, insegnanti stremati da un Ministero freddo, distante, cinico che se, e quando, li ascolta non li considera; burocrati che applicano leggi, decreti, circolari; ministri senza una visione complessiva che magari una competenza specifica hanno ratificato e fatto approvare. Una battaglia durata anni, con alterne vicende; a volte favorevoli ai diplomati magistrali, a volte tragicamente contrarie, fino al ricorso dell'Avvocatura al Consiglio di Stato, a cui faceva riferimento sia lei che la collega Bucalo, con la famosa sentenza 11/2017; fu, più che una sentenza, un plotone d'esecuzione, con il quale ben 55 mila diplomati magistrali si troverebbero non solo cancellati dalle graduatorie a esaurimento, ma addirittura messi in discussione, dopo aver servito lo Stato, per la possibilità di insegnare in scuole pubbliche e private; la generale applicazione della sentenza condurrebbe ai 7.500 insegnanti già assunti, come lei ricordava, con contratti a tempo indeterminato e confermati in ruolo dopo il superamento dell'anno di prova, alla revoca di 23.356 incarichi al 30 giugno o 31 agosto e di 20.110 supplenze brevi conferite a docenti magistrali. La disparità di trattamento tra insegnanti nella medesima condizione sostanziale è peraltro aggravata dal fatto che il MiUR, come ricordava sempre la collega Bucalo, ha pensato bene di non riconoscere i diplomati magistrali, ma di accettare addirittura i docenti che vengono dalla Romania che hanno un titolo equivalente ai diplomi magistrali, perché ce lo chiede l'Europa ovviamente.

Questa è la cronaca recente, ma ora tutti si aspettano dal vostro Governo del cambiamento una rivoluzione, che non mi sembra di aver ascoltato dalle sue parole. Il rispetto si deve a una categoria, che in tutta Europa è trattata, giustamente, come un'élite e che forma l'élite del futuro e che qui da noi è sottopagata, precarizzata e sfruttata. Invece, niente: continuate, con i vostri ministri, a fare qualche post e a citare un contratto di governo che rischia di essere già carta straccia, a pochi giorni dal vostro insediamento. Nel contratto avete scritto, e leggo letteralmente: «Sarà necessario assicurare pertanto, anche attraverso una fase transitoria, una revisione del sistema di reclutamento dei docenti, per garantire da un lato, il superamento delle criticità che in questi anni hanno condotto a un cronico precariato, dall'altro, un efficace sistema di formazione. Saranno introdotti nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio, affrontando all'origine del problema dei trasferimenti, ormai a livelli record, che non consentono un'adeguata continuità didattica». Bene, diciamo: bravi, ma fatelo, non continuate ad annunciare provvedimenti che non sono mai soddisfacenti, urgenti e risolutivi.

Per queste ragioni Fratelli d'Italia chiede, appunto, di intervenire subito, denunciando che una proroga di centoventi giorni non è certo sufficiente, non basta; occorre un decreto d'urgenza perché sia contrastata la precarietà e perché ogni categoria, senza più quelle guerre di una stessa appartenenza alla stessa categoria, nel mondo della scuola, impedisca di veder garantito il proprio diritto alla dignità e al futuro.

Veda, sottosegretario, e colleghi, Giovanni Papini, un geniale intellettuale rivoluzionario dei primi del Novecento scrisse un libro provocatorio dal titolo Chiudiamo le scuole per contestare l'omologazione del sistema scolastico ottocentesco che, a suo dire, standardizzava la genialità dei ragazzi, ma ovviamente era una provocazione culturale; non vorremmo che con voi divenisse una profezia.

Quindi, rilanciamo un monito, un'attenzione al cosiddetto Governo gialloverde: i nostri e i vostri avversari del Partito Democratico, i signori che dovrebbero essere seduti qui davanti a me, ma che evidentemente non hanno a cuore il mondo della scuola, hanno ridotto in questi anni l'Italia e il mondo della scuola, tutto, in ginocchio, ma voi, così facendo, rischierete di dargli il colpo di grazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Iniziative volte a contrastare il fenomeno delle aggressioni nei confronti del personale docente da parte degli studenti - n. 3-00003)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca, Salvatore Giuliano, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Alessandro n. 3-00003 (Vedi l'allegato A).

SALVATORE GIULIANO, Sottosegretario di Stato per l'Istruzione, l'università e la ricerca. Onorevole D'Alessandro, rispondo alla sua interrogazione evidenziando che, come in più occasioni ribadito dal Ministro Bussetti, gli studenti debbono tenere, nei confronti dell'istituzione scolastica e di tutte le sue componenti, un atteggiamento di rispetto. Ed è per questo che non ci si limiterà solo a condannare gli episodi di violenza che si verificano all'interno del sistema educativo e formativo, ovverosia in una delle più importanti istituzioni del Paese, ma, come già annunciato dallo stesso Ministro, il Ministero verificherà, con la Presidenza del Consiglio dei ministri, la possibilità di costituirsi parte civile nei procedimenti penali che abbiano ad oggetto episodi di violenza o anche di semplice minaccia, posti in essere da studenti, o dai loro genitori/parenti, nei confronti dei docenti e del personale amministrativo tecnico ed ausiliario.

Ciò premesso, giova ricordare che la normativa vigente già fornisce alle istituzioni scolastiche strumenti atti a prevenire e contrastare atteggiamenti violenti all'interno della comunità scolastica. Difatti, gli atti di aggressione fisica e morale nei confronti del personale docente da parte degli studenti rientrano nella valutazione del loro comportamento e sono sanzionati sotto il profilo disciplinare sulla base di specifici regolamenti che costituiscono parte integrante dei regolamenti di istituto, previsti dal decreto del Presidente della Repubblica n. 249 del 1998, come modificato dal DPR n. 235 del 2007, recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti.

I consigli di istituto applicano le norme tenendo presente il principio sancito dall'articolo 4 dello Statuto, che recita: “I provvedimenti disciplinari hanno finalità educativa e tendono al rafforzamento del senso di responsabilità ed al ripristino di rapporti corretti all'interno della comunità scolastica, nonché al recupero dello studente attraverso attività di natura sociale, culturale ed in generale a vantaggio della comunità scolastica.”

E ancora, lo stesso articolo prevede che: “(…) in coordinamento con la famiglia e, ove necessario, anche con i servizi sociali e l'autorità giudiziaria, la scuola promuove un percorso di recupero educativo che miri all'inclusione, alla responsabilizzazione e al reintegro, ove possibile, nella comunità scolastica.”

In casi come quelli avvenuti, e venuti alla ribalta delle cronache negli ultimi mesi, di aggressioni rivolte al personale docente, sia da parte di allievi, sia da parte dei loro genitori, riveste inoltre particolare importanza la previsione dell'articolo 5-bis del Regolamento n. 249 del 1998, sopra richiamato, relativa al ‘Patto educativo di corresponsabilità', la cui sottoscrizione è richiesta da parte dei genitori e degli studenti, contestualmente all'iscrizione alla singola istruzione scolastica. Il ‘Patto educativo di corresponsabilità' contiene la declinazione in maniera dettagliata e condivisa dei diritti e doveri che si esplicano nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie.

Pertanto, la conoscenza e la condivisione dello Statuto delle studentesse e degli studenti, del piano triennale dell'offerta formativa, dei regolamenti di istituto e del Patto educativo di corresponsabilità, assume una fondamentale rilevanza per la vita delle comunità scolastiche. Tali strumenti contribuiscono, difatti, al sostegno e al rafforzamento dell'alleanza educativa tra famiglia e scuola.

Per di più, giova ricordare che, nel caso in cui il dirigente scolastico venga a conoscenza di vere e proprie notizie di reato relative ad aggressioni fisiche o morali verso docenti o altri allievi, in presenza di reati procedibili d'ufficio e in qualità di pubblico ufficiale, è tenuto a riferirne all'autorità giudiziaria o alle forze dell'ordine per le necessarie indagini.

Allo stesso modo, i docenti, in qualità di pubblici ufficiali, sono tenuti a riferire al dirigente scolastico eventuali notizie di reato di cui siano venuti a conoscenza nell'esercizio delle loro funzioni.

Inoltre, strettamente connessi all'aspetto disciplinare e determinanti sotto il profilo educativo sono gli interventi che ciascuna istituzione scolastica autonomamente può prevedere nel proprio piano triennale dell'offerta formativa.

I piani triennali dell'offerta formativa di ciascuna istituzione scolastica prendono a riferimento gli strumenti normativi messi a disposizione dal legislatore in questi ultimi anni, tra i quali vanno ricordati: le “Linee di orientamento per azioni di prevenzione e di contrasto al bullismo e al cyberbullismo” del 13 aprile 2015, la legge n. 71 del 2017, recante “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”, il “Piano nazionale per l'educazione al rispetto” adottato dal MIUR il 27 ottobre 2017.

Trattasi di strumenti fondamentali, in quanto solo la formazione nei giovani di una cultura fondata sul rispetto, in primo luogo, dell'autorità dei propri insegnanti potrà porre fine agli episodi esecrabili di minaccia, aggressione e violenza nei confronti degli stessi.

PRESIDENTE. Il deputato Camillo D'Alessandro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Tramite lei, grazie al sottosegretario per il quadro normativo che ha descritto, però il punto è che non basta.

Noi ci troviamo di fronte non più a casi isolati, ci troviamo di fronte, neanche, spesso e sempre, a casi che derivano da condizioni di disagio dei ragazzi. Alcune volte, troppo spesso, ci troviamo di fronte a un banale sfoggio di maleducazione aggravata da atteggiamenti violenti, irrisori nei confronti dei docenti, lesivi non solo moralmente ma in alcuni casi anche da un punto di vista fisico.

Il punto è che gli insegnanti si ritengono soli dentro la scuola. Perché poi può accadere che un insegnante - e non lo deve fare - reagisca; può accadere che i genitori ritengano che la causa del comportamento del ragazzo sia imputabile non al ragazzo ma all'insegnante.

Gli insegnanti si trovano in una condizione di doppia difficoltà: quella di dover continuare a guidare la classe secondo le proprie materie e quella di stabilire con la classe un rapporto di straordinaria collaborazione, ma anche improntata all'autorevolezza della funzione che riveste l'insegnante, e allo stesso tempo si trovano spesso, in alcuni casi, di fronte a difficoltà che derivano dal non riconoscimento di quel ruolo e anche da un eccessivo, sottosegretario, giustificazionismo, che poi travalica e pone una questione, la più importante.

Lei ha richiamato i provvedimenti del 2015 e del 2017 del Governo e del Ministro che l'hanno preceduta, però gli stessi casi in Italia vengono trattati in modo diverso, perché si pone un tema dei vari consigli da scuola a scuola. Uno stesso caso può avere, al di là di ciò che accade mediaticamente, lo stesso trattamento da parte dell'istituzione scolastica, perché poi si demanda quasi ad una sorta di autonomia la valutazione del comportamento, orientato chiaramente sempre alla rieducazione dello studente. Però sta di fatto che noi ci troviamo di fronte ad una situazione che ormai è diventata non più sopportabile.

Io speravo - credevo, e per questo sono insoddisfatto - che, partendo proprio dalle misure già adottate, questo Governo, che si definisce appunto del cambiamento e che pure ha fatto della battaglia nei confronti di precedenti provvedimenti sulla scuola i vessilli di un modo di intendere il cambiamento rispetto a chi c'era precedentemente, non parta proprio da dove si deve partire, dalla madre di tutte le riforme eventuali, cioè dagli insegnanti, dalla tutela degli insegnanti, dalla tutela del prestigio degli insegnanti, i quali si sentono soli dentro le classi italiane.

Potremmo dibattere a lungo - e sicuramente non sarà questo l'oggetto, il giorno, la conclusione del dibattito tra di noi riguardo alle riforme della scuola -, ma qui stiamo parlando di altro: qui non stiamo parlando né del reclutamento né nelle modalità di reclutamento né di quello che dite di fare e che ancora non fate, qui stiamo parlando di come lo Stato garantisce la funzione fondamentale degli insegnanti. E se devo stare a ciò che lei ci ha riferito in Aula, purtroppo non c'è nessuna novità, nessun cambiamento: il nuovo anno scolastico inizierà come si è concluso l'anno precedente, cioè con i docenti, gli insegnanti, che si sentono soli rispetto alla loro funzione, soprattutto in scuole di periferia, in scuole complicate nel nostro Paese.

(Iniziative volte a superare lo stato di emergenza del sistema penitenziario della Sardegna, con particolare riferimento alla carenza di organico - n. 3-00061)

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Jacopo Morrone, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Deidda n. 3-00061 (Vedi l'allegato A).

JACOPO MORRONE, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Presidente, con l'atto di sindacato ispettivo in discussione l'onorevole interrogante pone all'attenzione del Ministero della giustizia la situazione di istituti penitenziari sardi presso i quali si sarebbero verificati episodi critici rivelatori di uno stato di difficoltà diffusa, determinata tra l'altro da carenza di organico della polizia penitenziaria e dall'aumento delle presenze dei detenuti, tra i quali numerosi quelli sottoposti a regime previsto dall'articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario. Va preliminarmente sottolineato come i casi citati dall'onorevole Deidda, pur nella loro gravità, risultano episodici e non sintomatici dello stato del circuito penitenziario sardo.

Quanto al primo, come riferito dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si è trattato di un tentativo di furto delle casseforti dell'area contabile situate presso gli uffici della direzione della casa di reclusione di Isili. L'intervento del personale di polizia penitenziaria ha permesso il rintraccio di un sospetto, datosi tuttavia alla fuga. Il secondo episodio, che investe più probabilmente il tema della gestione del sistema penitenziario, ha invece riguardato la manifestazione di protesta avanzata dai detenuti della casa di reclusione “Is Arenas” per la momentanea chiusura di una zona dell'istituto ove si era reso necessario un intervento di derattizzazione e di verifica sulla salubrità degli ambienti detentivi. Come chiarito dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, proprio per tale ragione tutti i detenuti erano stati trasferiti nei padiglioni centrali della casa di reclusione, ma nell'arco di due settimane, eseguite le operazioni, la diramazione interessata è stata regolarmente riaperta.

Tanto premesso, preme rilevare come il miglioramento del sistema penitenziario nel suo complesso sia tra gli obiettivi prioritari del Ministero di Giustizia. In tale direzione, l'impegno sarà quello di procedere attraverso interventi incisivi sull'edilizia penitenziaria e sugli organici di polizia penitenziaria, coniugando effettività della pena e dignità delle condizioni detentive, nonché vivibilità delle condizioni del lavoro del personale.

Nel corso di questo cammino si terrà certamente conto delle situazioni locali di particolare delicatezza, tra le quali quelle rilevate dall'onorevole interrogante per la Sardegna, ove, tuttavia, lo stato dei circuiti penitenziari non risulta tra i più allarmanti. Sul fronte del personale di polizia penitenziaria, come comunicato dall'amministrazione penitenziaria, presso gli istituti della Sardegna risultano in servizio 1.356 unità, rispetto ad una previsione di pianta organica di 1.815 addetti. Si tratta di una carenza grave, ma indicativa di un dato purtroppo comune ad altri istituti penitenziari, a fronte di una dotazione organica complessiva pari a 41.202 unità. Ne risultano infatti in servizio allo stato 36.179, con un tasso di scopertura complessiva pari al 12,2 per cento.

Va poi aggiunto che il maggior tasso di scopertura di addetti della polizia penitenziaria in Sardegna risulta bilanciato da un positivo rapporto personale-detenuti, pari al 59,5 per cento, che rientra nella media nazionale, pari circa al 62 per cento. Un discorso a parte merita il tema, anch'esso segnalato dall'onorevole interrogante, relativo alla carenza di dirigenti penitenziari, presenti allo stato solo in numero di 4 a fronte di 13 posti di funzione per l'intero territorio sardo. A tale riguardo, l'amministrazione penitenziaria ha rappresentato che si è di recente conclusa la procedura per il conferimento degli incarichi superiori, all'esito della quale è stato attribuito un dirigente all'istituto penitenziario di Cagliari, il solo in Sardegna rientrante nel livello superiore. Inoltre, sono in corso le procedure per il conferimento degli incarichi dirigenziali non superiori, la cui definizione consentirà di pervenire ad una soluzione anche per la scopertura dei posti presso le sedi penitenziarie della Sardegna.

Merita poi segnalare che l'amministrazione penitenziaria, in attesa del conferimento di tutti gli incarichi dirigenziali, ha provveduto più volte ad avviare procedure di interpello per l'individuazione di dirigenti disponibili volontariamente ad assumere la direzione delle strutture penitenziarie sarde. In mancanza di disponibilità per l'attribuzione degli incarichi definitivi, la stessa amministrazione ha ritenuto quindi di procedere con l'attribuzione di incarichi temporanei di missione, così da assicurare la continuità dell'azione amministrativa. In tale direzione, il 13 maggio 2016 è stato avviata una procedura di interpello per acquisire la disponibilità di dirigenti interessati ed incarichi di missione nelle sedi di Nuoro, Is Arenas, Lanusei, Mamone e Tempio Pausania. Hanno aderito volontariamente a tale richiesta due dirigenti, che hanno assicurato la copertura delle sedi di Nuoro e Tempio Pausania per un periodo di sei mesi, rinnovato sino al 15 settembre 2017 per la sede di Nuoro e al 20 gennaio 2017 per la sede di Tempio Pausania. In assenza di ulteriori adesioni per le restanti sedi, l'amministrazione ha ammesso provvedimenti di autorità per incarichi di missione temporanei per mesi sei, ancorando tale scelta a criteri oggettivi al fine di assicurare la massima trasparenza all'azione amministrativa.

A seguito di ulteriore interpello del 3 marzo 2017, si sono resi disponibili due dirigenti, a cui sono stati conferiti incarichi di missione temporanei di mesi tre per assicurare la reggenza delle sedi di Tempio Pausania e Mamone. Tali incarichi sono stati rinnovati sino all'esito delle procedure degli incarichi dirigenziali di livello non generale di prossima definizione. Tanto rappresentato, in ordine al tema del personale, sul versante della presenza di detenuti giova rilevare che la stessa è ancora ben al di sotto delle capacità d'accoglienza degli istituti sardi, ulteriormente aumentata grazie alla realizzazione di nuovi spazi detentivi ed al potenziamento delle attività nelle colonie agricole. Ne consegue che l'aumento delle presenze segnalato dall'onorevole Deidda non desta allo stato particolare allarme. Alla data dello scorso 8 luglio, infatti, risultano essere assegnati agli istituti sardi 2.244 detenuti, a fronte di una capienza complessiva pari a 2.713 posti. Per quanto appena detto, non si pone dunque un problema di sovraffollamento presso le strutture penitenziarie situate negli istituti della Sardegna.

In ordine invece alla presenza presso gli istituti penitenziari sardi di numerosi detenuti appartenenti al circuito 41-bis, dato anche questo segnalato dall'onorevole interrogante, giova rilevare che tale scelta, oltre a rispondere a precisa disposizione normativa, risulta funzionante al dato per cui i nuovi istituti penitenziari della regione, espressione di un'edilizia penitenziaria altamente moderna ed in grado di coniugare le esigenze di trattamento con quelle di sicurezza grazie anche alle moderne tecnologie, sono tra i più adatti quali strutture dedicate a detenuti che scontano la pena per reati di particolare gravità e che denotano particolare pericolosità. Le iniziative intraprese dimostrano l'attenzione riservata agli istituti penitenziari sardi e si inseriscono coerentemente nell'azione del Ministero della giustizia in tema di esecuzione penale, che, giova ribadirlo, sarà orientata ad assicurare il pieno rispetto della dignità del detenuto in carcere e dignitose condizioni di lavoro per il personale di polizia penitenziaria impegnato.

PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Deidda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, signor sottosegretario. Non sono totalmente soddisfatto. La ringrazio per la sollecitudine e la precisione con cui ha risposto all'interrogazione. Purtroppo, devo denunciare che anche ieri sera c'è stata l'ennesima aggressione ai danni di due agenti di polizia penitenziaria mentre scortavano un detenuto in una struttura sanitaria. È l'ennesima aggressione. Ha ragione quando dice che la situazione delle carceri sarde è come quella in tutta Italia: Cagliari è come a Bollate, non mettiamo in dubbio che ci sia un'altra situazione. Ma le ricordo, come lei ha detto, che c'è una difficoltà a trovare figure dirigenziali che vogliono venire a dirigere le carceri sarde; c'è una difficoltà molto spesso dovuta ai trasferimenti, perché anche i parenti dei detenuti hanno difficoltà a venire in Sardegna e si crea malumore e disagio nella popolazione carceraria e, di conseguenza, tra gli agenti di polizia penitenziaria, che sono sempre considerati come figli di un dio minore. Ad esempio, i loro sindacati richiedono da tempo che sia fornita anche a loro la famosa pistola elettronica, il taser, almeno questo, per controllare quando ci sono i trasferimenti esterni.

Inoltre, le devo dire che, purtroppo, siamo preoccupati perché, recentemente, nel carcere di Bancali a Sassari, ci sono state intercettazioni di detenuti estremisti islamici nelle quali parlavano di possibili attentati all'uscita. Ci sono stati casi a Cagliari e a Uta. Si rende conto che noi dobbiamo ospitare detenuti dal Gambia arrestati cinque, sei, sette volte per spaccio di droga? Dunque, chiedo al Governo l'impegno di svuotare le carceri sarde dai detenuti stranieri, che sono circa il 32-33 per cento e, ove possibile, far loro scontare la pena nelle loro carceri. Infatti, ha ragione che sono moderne, sono sicuramente evolute: noi ci vantiamo di avere un sistema penitenziario con colonie agricole, che sono un vanto, dove abbiamo creato servizi e associazioni, come a Is Arenas, che hanno dato ai detenuti un brevetto per coltivare e migliorare una nostra tradizione, cioè l'allevamento degli equini: di quello siamo orgogliosi.

Noi, però, stiamo vedendo un livello che pian piano sta scendendo, pian piano si aggrava proprio per l'aumento dei carcerati stranieri, ai quali non importa niente di quello che succede all'interno o di quello che faranno all'esterno, perché entrano ed escono come se fossero in un hotel.

Quindi, chiediamo più personale possibile, chiediamo l'impegno di completare i direttori, cioè il quadro dirigenziale, nel quale veramente ci sono figure che non possono ricoprire più ruoli; e soprattutto è frustrante anche dover stare tre, quattro mesi con incarichi temporanei.

Quindi, questo è un grido d'allarme preventivo: non vogliamo che peggiori la situazione. C'è un carcere nuovo ad Iglesias, che può essere sfruttato ma che tuttavia introduce un altro tema: è bestiale che ci siano persone condannate per reati a volte fiscali, o soggetti a carcerazione preventiva che vengono messi insieme nelle stesse celle con chi è spacciatore, maniaco sessuale o si macchia di reati contro la persona. Gli spazi ci sono: chiediamo un impegno e abbiamo fiducia anche nel Governo la cui attenzione verso il tema si è dimostrata pronta. Abbiamo fiducia in lei, le diamo credito e spero che in Sardegna ci siano le risposte dovute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 15.

La seduta, sospesa alle 13, è ripresa alle 15,05.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Molinari è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente sessantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,06, è ripresa alle 15,35.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (A.C. 764) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Ermini ed altri n. 1 e Sisto ed altri n. 2 (Vedi l'allegato A) presentate al disegno di legge n. 764: Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale.

A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 764)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali presentate (Vedi l'allegato A).

Illustra la questione pregiudiziale Ermini ed altri n. 1 il deputato Cosimo Ferri.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Vorrei invitare nelle prossime sedute ad organizzare, se possibile, meglio i lavori, perché i nostri colleghi, trovandosi di fronte a sconvocazioni così rapide delle Commissioni, riescono, dopo tanto tempo di immobilismo di questo Parlamento, a lavorare male. Le chiederei, quindi, di permetterci di trattare i tanti argomenti urgenti per questa nostra nazione. Oggi, per esempio, ne abbiamo uno, quello che abbiamo visto da parte di tanti radical chic(Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali), che in maglietta rossa si aggirano, raccontandoci che c'è bisogno di accoglienza.

PRESIDENTE. Di quali Commissioni parla?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Oggi il gruppo di Fratelli d'Italia indosserà per solidarietà ai cinque milioni di italiani poveri…

PRESIDENTE. Di quali Commissioni parla?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). …che hanno bisogno che questo Parlamento, che pagano, si occupi dei loro problemi, Presidente Fico.

PRESIDENTE. Ma di quali Commissioni parlava, visto che oggi non ci sono Commissioni?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Parlo delle urgenze che in questa nazione ci sono (Deputati del gruppo Fratelli d'Italia indossano magliette di colore blu - Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati dei gruppiPartito Democraticoe Liberi e Uguali)…

PRESIDENTE. Dovete sospendere questa iniziativa, dovete sospendere questa iniziativa, altrimenti devo mandarvi fuori dall'Aula! Con calma, abbiamo finito? Possiamo rimetterci le giacche? Possiamo rimetterci le giacche? Altrimenti devo sospendere l'Aula.

ENRICO BORGHI (PD). Sospenda la seduta!

PRESIDENTE. Deputati e deputate, rimettetevi le giacche e continuiamo la seduta, grazie. Comunque oggi non c'erano Commissioni. Illustra la questione pregiudiziale Ermini ed altri n. 1 il deputato Cosimo Ferri.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Grazie, Presidente. Devo dire che abbiamo provato, come Partito Democratico, in Commissione giustizia, a collaborare, a far capire alla maggioranza la lacuna di questo provvedimento; un provvedimento che non risolve e crea il caos della giustizia penale presso il distretto di Bari. Un caos che provocherà, e non sono parole del sottoscritto, ma è emerso chiaramente nelle audizioni, una sorta di amnistia su tutta una serie di procedimenti, perché sospende i procedimenti penali senza dare una soluzione. Abbiamo insistito per far capire la difficoltà e l'importanza di garantire l'efficienza del processo penale, ma non ci è stata data risposta. I temi da affrontare sono diversi…

PRESIDENTE. Vi chiedo un po' di silenzio, per favore!

COSIMO MARIA FERRI (PD). Siamo stati abituati e spesso si è parlato di sicurezza, di efficienza della giustizia penale, di tutela delle donne e di lotta contro il femminicidio. Ecco, con questo provvedimento si vanificano tutti questi temi, perché non c'è chiarezza. Per esempio, per quanto riguarda le misure cautelari, prevedete la sospensione dei termini solo per quanto riguarda la custodia cautelare in carcere, e quindi il provvedimento già di per sé lede il diritto di difesa, ed è una delle questioni che noi sottoponiamo oggi all'Aula, perché viene violato l'articolo 24 della Costituzione. Un diritto della difesa…

PRESIDENTE. Mi scusi. Vi chiedo silenzio, c'è un vostro collega che sta parlando, altrimenti devo sospendere la seduta.

COSIMO MARIA FERRI (PD). …che vale sia per l'indagato che per l'imputato, ma anche per la persona offesa. E quindi oggi non c'è chiarezza, e, così da come emerge nel testo del decreto-legge, vincolandolo solo ai procedimenti dove c'è lo stato di custodia cautelare, è evidente il riferimento alle misure della custodia cautelare in carcere e degli arresti domiciliari. Quindi, non rientrano nella sospensione, nella deroga alla sospensione, il divieto di allontanamento, l'obbligo di dimora e altre misure cautelari non custodiali. Quindi, questo è un primo vulnus che lede l'articolo 24, sul quale noi insistiamo, e siamo davvero meravigliati che non si voglia garantire la sicurezza della persona offesa, che non si voglia garantire quella misura efficace che serve per prevenire il reato, non solo per interromperlo, come quella del divieto di allontanamento dalla casa familiare o il divieto di avvicinamento ai luoghi della persona offesa.

Temi sui quali in quest'Aula abbiamo parlato e i precedenti Governi hanno lavorato, insistendo, alzando le pene, garantendo un'efficacia, e oggi si vuole continuare su questa strada, e rimaniamo davvero basiti nel vedere che, invece, si vada nella direzione opposta, quando poi vediamo che nel contratto si parla di sicurezza e si parla di tutela dei diritti.

Quindi, questo è un primo vulnus che voglio sottolineare. C'è poi il tema della ragionevole durata del processo, l'articolo 111 della Costituzione, la violazione della ragionevolezza. Non solo si va a incidere e si lede tutto il tema della prescrizione, perché anche sulla prescrizione ho sentito grandi annunci dal Ministro della Giustizia, che vuole modificare la prescrizione, che vuole garantire efficienza. Ecco, questo è il primo appuntamento che ha il Governo per dimostrare i fatti, per garantire un servizio giustizia che funzioni realmente, e invece, dagli annunci, si fa contrariamente l'opposto; ma non in termini solo politici, ma in termini tecnici e giuridici.

Quindi, si allunga la prescrizione, che è un istituto di natura sostanziale, e quindi si applica inmalam partem, perché va a incidere sui tempi, perché il codice prevede la sospensione della prescrizione, ma quando lo chiede l'imputato. E quindi l'imputato chiede un rinvio per legittimo impedimento del difensore o per impedimento dell'imputato, il giudice lo accoglie, sospende e sospende i termini prescrizionali. Invece, si interviene con un decreto-legge nel modificare un istituto e violando il principio di irretroattività della legge penale, e, tra l'altro, in malam partem. Quindi, questo è un altro tema sul quale il Governo non ha dato una risposta e ha violato uno dei princìpi. Inoltre i ritardi, l'efficienza della giustizia penale, il tema delle notifiche. Lo ha detto chiaramente il presidente del tribunale di Bari; ha detto: oggi il provvedimento del Governo creerà un danno per la giustizia che sarà riparato in dieci anni, perché non basta sospendere per 60 o 90 giorni.

La tecnica processuale e la fissazione delle udienze impone dei meccanismi che creerà sicuramente non solo…

PRESIDENTE. Deputata Meloni, per favore!

COSIMO MARIA FERRI (PD). …delle nullità, ma allungherà i termini processuali. E allora, tra l'altro, la soluzione che era stata adottata delle tende, che fortunatamente sono state rimosse, era stata utilizzata proprio per evitare di rinnovare le notifiche, perché, chiuso il palazzo, ci doveva essere un luogo dove rinotificare alle parti.

PRESIDENTE. Potete liberare i banchi del Governo, per favore?

COSIMO MARIA FERRI (PD). Ben venga l'eliminazione delle tende, ma con un sistema che garantisca le notifiche.

Quindi, il presidente del tribunale ha individuato un danno per la giustizia penale che sarà riparato in dieci anni. E allora non si può da una parte dire: voglio modificare la prescrizione, e dall'altra trovare una soluzione per Bari! Ma poi creerà problemi, perché dà un'impostazione non risolutiva al tema, e costringerà le parti, il pubblico ministero, il giudice, i testimoni ad essere ricitati: quindi, oggi si quantificano dalle 60 mila alle 80 mila notifiche che saranno ripetute, che costeranno tantissimo. E tra l'altro, l'altro tema è quello di non aver previsto un importo finanziario per sostenere questa emergenza, senza dare una risposta anche su questo tema. Quindi, verranno ripetute queste notifiche; non ci sono udienze fissate; il pubblico ministero oggi non ha un luogo da indicare nel decreto di citazione a giudizio a pena di nullità, così come prevede l'articolo 552 del codice di procedura penale, che tra gli elementi tassativi del decreto di citazione a giudizio indica il luogo, il giudice e la data di comparizione. Sospendendo l'attività, non solo si sospende nell'arco di questo periodo, che poi si va a sovrapporre anche alla sospensione feriale, ma si costringerà alla rinnovazione di tutta una serie di atti che andranno dalla citazione a giudizio alla data, all'avviso dei testimoni, e quindi una ripetizione di notifiche. Questo vuol dire creare caos! Vuol dire creare inefficienza! Vuol dire regalare anni, anni, anni di prescrizione alle parti, ledendo i diritti non solo dell'indagato o dell'imputato, ma anche delle persone offese.

Quindi, i cittadini lo devono sapere, perché fa sorridere vedere che sui blog il Ministro della giustizia lanci il tema: il Ministro ascolta. Noi sì, in Commissione giustizia, abbiamo ascoltato autorevoli magistrati, avvocati, personale amministrativo spiegarci le difficoltà o fornire alla Commissione delle soluzioni da adottare per dare delle risposte concrete nell'interesse dei cittadini e nell'interesse del funzionamento della giustizia. Ebbene, sono state disattese tutte! Altro che ascolto. Tutte erano tecniche, autorevoli, professionali e non sono state accolte. C'è stata una chiusura totale, di fronte alla quale…

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO MARIA FERRI (PD). …le opposizioni non hanno potuto che recepirle in emendamenti, che non sono stati chiaramente votati.

Quindi noi continueremo su questa strada. Vogliamo che si sappia forte che non solo si crea il caos della giustizia penale, si ledono i diritti, non si sono trovate soluzioni, ma il primo appuntamento serio che aveva questo Governo per dare una risposta in termini di efficienza, in termini di credibilità, in termini di funzionamento, in termini di rispetto dei diritti non è stato utilizzato: ci si è voltati dall'altra parte, non si è assunta la responsabilità di dare delle risposte nell'interesse del servizio giustizia. Ritengo che sia una cosa grave, lesiva dell'articolo 24 della Costituzione, dell'articolo 111, e che davvero sia in contrasto non solo con la nostra Carta costituzionale, ma con tutta la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo.

PRESIDENTE. Concluda.

COSIMO MARIA FERRI (PD). Non si venga qui a parlare quindi di riforme nell'interesse della giustizia, perché con questo siete riusciti, con un decreto-legge, a dare l'amnistia a tutta una serie di procedimenti e di reati in quel di Bari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Il deputato Sisto ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

Chiedo silenzio!

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, io sono abituato, allorquando si parla di Costituzione, a maggiore rispetto dell'Aula. La pregiudiziale di costituzionalità non è un intervento qualsiasi: richiama tutti coloro che nella scorsa legislatura hanno fatto della Costituzione una sorta di vessillo, di bandiera, di onnipresente presidio ai loro interventi, li richiama ad una lettura rigorosa dei provvedimenti.

Perché, Presidente, io non credo che esista un rispetto per la Costituzione di opposizione, e una incostituzionalità di maggioranza: non può funzionare così! Quando siete stati opposizione, la Costituzione era il vostro vessillo; ora che siete maggioranza, il vuoto, non c'è neanche il Ministro oggi per difendere un provvedimento assurdo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non c'è una costituzionalità di occasione! La Costituzione noi la difenderemo sempre, maggioranza o opposizione che sia. Voi siete come gli altri, non c'è differenza tra voi e gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Perché quando io ascolto dal basso dei social di partito che si vuole intervenire da parte di chi oggi ci governa sull'articolo 21 della Costituzione con un codice etico per le TV private, vietato dalla Costituzione, dalla Corte costituzionale, si vuole intervenire sui partiti, sull'articolo 49, si vuole intervenire sull'articolo 39, i sindacati: che cosa volete fare di questo Paese? Volete farne un “macello” costituzionale? Noi su questo, sappiate, saremo sempre rigidi, rigorosi, moderati ma tenaci, guerrieri della difesa dei diritti e della Costituzione.

E in questa logica, in questa incostituzionalità di maggioranza, di opportunismo incostituzionale, si colloca questo provvedimento sulla giustizia, il primo. Io dico agli amici della Lega: non appaltate la giustizia ai 5 Stelle, non abbandonate la giustizia al Movimento 5 Stelle, intervenite a piedi uniti e fate sentire la vostra voce di garantismo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Non date loro la possibilità di fare della giustizia un terreno di conquista, non vi disinteressate per ragioni di opportunismo, di opportunità, di quello che oggi capita a Tizio, domani capita a Caio e a Sempronio. La giustizia ha una sua rotondità, ha una sua capacità di intervento perché chi pensa di essere carnefice, diventa sempre vittima!

Allora qui in questo ambito, la giustizia a 5 Stelle è una giustizia che mi ricorda la rana e lo scorpione: quando la rana trasporta lo scorpione in mezzo al guado lo scorpione la punge. Attenzione, amici della Lega: la rana e lo scorpione, voi sarete punti da questo modo di fare giustizia, e con voi tutto il Paese. Perché questo è un provvedimento incostituzionale: interviene sulla prescrizione retroattivamente, contro tre sentenze pesantissime dalla Corte; ma si sorride, si fa finta di niente per la ragion politica.

È questo il Parlamento che noi vogliamo? Introdurre la possibilità di andare a retromarcia sul diritto sostanziale, quando la Corte lo ha detto nel 2006, nel 2008, nel 2014. Ma lo dice la Costituzione; e noi indifferenti, come se nulla accadesse, assistiamo a questo orrendo spettacolo di scempio incostituzionale. Cioè noi stiamo oggi facendo passare un provvedimento che interviene retroattivamente su reati già commessi e sul profilo della prescrizione: perché la sospensione della prescrizione, come dice la Corte nel 2008, è un elemento sostanziale.

Noi stiamo travolgendo la irretroattività della norma penale. Voi forse non ve ne rendete conto che cos'è questa roba: non lo capite, fate finta di non sentire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Mettete quel dito, date a quel dito la capacità… Si può fare un passo indietro: il Ministro ha individuato un immobile, ha dato un'indicazione, giusta, sbagliata, si vedrà, ma ha dato un'indicazione; che bisogno c'è di un provvedimento di questo genere, a che cosa servirà, se non a sancire il diritto politico di travolgere la Costituzione?

Presidente, questo è un provvedimento che grida la sua incapacità di essere un provvedimento degno di questo Paese; e se questo è il primo provvedimento, figuriamoci gli altri. È un provvedimento che vorrebbe essere un provvedimento di urgenza. Io che sono di Bari so bene, da 17 anni c'è questo problema del palazzo di giustizia: ma quale urgenza? Qui è l'insipienza, l'insipienza di chi ha gestito la giustizia e il comune di Bari ad avere provocato questo: quindi non c'è nessuna urgenza. Come si farà a dire: sospendo i termini processuali e di prescrizione su una urgenza inesistente e provocata?

Qui il paradosso è che c'è una eterogenesi dei fini che porta a dei risultati pazzeschi: 60 mila notifiche, cari colleghi, che comporteranno un avvicinamento dei termini di prescrizione, in antitesi alla sospensione di due mesi. Ma vi sembra una cosa seria sul piano parlamentare? E il falso ideologico delle spese? E il falso ideologico delle spese in clausola di invarianza finanziaria? Ma, scusate, 60 mila notifiche come si faranno? Col pensiero? Trasportando l'atto in modo virtuale da una cancelleria verso la destinazione? Allora, quando la Ragioneria esprime un parere dicendo che non ci sono spese, che il 90 per cento è telematico e il 10 per cento, ma anche una, anche due, anche tre, anche cinque, anche cinquanta, cioè, siamo di fronte ad una incapacità di poter percepire. Vedete, Amartya Sen, in quel bellissimo libro L'idea di giustizia, del 2010, dice una cosa straordinaria, semplice – come tutte le cose straordinarie sono semplici –: la giustizia non la si misura secondo un parametro istituzionale, ma secondo le esigenze della gente, della quotidianità. Allora, voi ditemi se questo è un provvedimento che può istituire delle clausole contro la Costituzione, ratione loci, solo perché ci sono processi pendenti a Bari. Ma vi rendete conto cosa stiamo scrivendo? Noi stiamo sospendendo i termini soltanto in una zona, soltanto per dei processi e per una ragione inesistente.

Allora, Presidente, io credo che da questo punto di vista, non ci sia altra via che recuperare la stessa coscienza che ha fatto del MoVimento 5 Stelle un paladino della Costituzione: perdere la capacità di essere occasionali difensori della Costituzione, fare della Costituzione un vessillo, sempre! E se questo è, e se questo deve essere, io credo che, quindi, questa non è una pregiudiziale di costituzionalità, ma serve ad evitare un pregiudizio costituzionale, cioè serve ad evitare che l'Aula, in nome di una ragion politica e di una divisione di compiti – 5 Stelle, giustizia, altri altro –, possa subire un'onta, sulla scorta di una stereofonia che, in questo momento, è il dato più preoccupante di questo momento politico, in cui c'è una lettura della giustizia assolutamente incapace di produrre quella che deve essere, invece, una lettura parlamentare della giustizia costituzionale. Io credo che se questo è vero e se queste sono le situazioni, la nostra pregiudiziale ha un fondamento, semplice, semplicissimo: manca la situazione di urgenza che legittima la sospensione, manca la possibilità di entrare a piedi uniti sul principio di irretroattività della norma penale. Allora, se noi non interveniamo su questo punto e non ci sforziamo di andare al di là di quelle che sono le nostre appartenenze, in difesa della Costituzione – e mi rivolgo soprattutto a chi ha fatto veramente della garanzia un punto di riferimento –, noi corriamo il rischio, serio, di trasformare questo Parlamento in una sorta di ripartizione del diritto del consenso, quella stessa cosa, cari colleghi del MoVimento 5 Stelle che voi avete rimproverato al precedente Governo, e date la dimostrazione di non essere diversi, date la dimostrazione di essere esattamente identici a quelli che voi avete criticato e avete malamente, pervicacemente, totalmente criticato. Voi non siete diversi. Se voi respingerete questa pregiudiziale, dimostrerete soltanto una cosa, che non c'è la possibilità di mantenere una coerenza. Almeno, quando avete gridato: «Onestà! Costituzione!» avete inneggiato a questi vessilli storici del nostro Paese; gli altri, almeno, questa ipocrisia non l'hanno avuta. Noi voteremo fortissimamente, con convinzione, con puntualità, la difesa della Costituzione anche in questa e nelle prossime occasioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ascari. Ne ha facoltà.

STEFANIA ASCARI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Consiglio dei ministri ha approvato, il 22 giugno 2018, il decreto-legge con il quale è stata stabilita la sospensione dei processi presso il tribunale penale di Bari fino al 30 settembre 2018. Il provvedimento si è reso necessario come misura temporanea per fare fronte alla grave situazione in cui versano gli uffici giudiziari di Bari, dichiarati inagibili a fine maggio 2018, sospensione quindi prevista per un arco temporale limitato, alla luce di una situazione straordinaria, emergenziale e urgente, di fatto assimilabile ad una calamità naturale, in quanto sussiste una impossibilità oggettiva di celebrazione dei processi penali collegata alla inagibilità e indisponibilità materiale degli stessi luoghi in cui svolgere l'attività giurisdizionale. Da questa paralisi deriva la conseguente sospensione del decorso dei termini di prescrizione, ai sensi dell'articolo 159 del codice penale. A fronte di un provvedimento urgente, nel rispetto di espressa disposizione di legge, alla luce di quanto finora detto, non sussistono rilievi di incompatibilità con i principi costituzionali, con riferimento agli articoli 2, 3, 24, 25, 111 della Costituzione. In particolare la censura, così articolata, con riguardo all'articolo 25 appare del tutto infondata: la Corte costituzionale ha predicato da tempo, e ribadito da ultimo, nel dialogo con la Corte di giustizia dell'Unione europea, il carattere sostanziale della prescrizione e del suo regime. Trattandosi di disciplina penale sostanziale, la sua eventuale modifica in malam partem non può applicarsi retroattivamente ai fatti commessi prima della sua entrata in vigore. Basti richiamare l'articolo 159 del codice penale, secondo cui il decorso della prescrizione rimane sospeso in ogni caso in cui la sospensione del procedimento, del processo penale, o dei termini di custodia cautelare è imposto da una particolare disposizione di legge. Si tratta di una norma che, ex ante e quindi non retroattivamente, riconosce idoneità a sospendere la prescrizione ad alcune categorie generali di eventi processuali, tra cui rientrano le disposizioni che sospendono il processo e il procedimento. Se si dovesse dar seguito alle argomentazioni qui proposte, si arriverebbe all'assurdo di attribuire carattere di retroattività incostituzionale anche a provvedimenti adottati per conclamata emergenza, come quelli emanati a seguito degli eventi sismici in Emilia nel 2012, e in nessun caso si è mai dubitato della legittimità costituzionale di questi interventi, che hanno trovato piena applicazione presso i tribunali nazionali.

Nelle audizioni informali che si sono svolte nella giornata di martedì 3 luglio è emerso come siano presenti i requisiti di necessità ed urgenza richiesti dall'articolo 77 della Costituzione, fondati sulla revoca dell'agibilità della sede di Bari, con la conseguente impossibilità di condurre la normale attività giudiziaria. In particolare, è stato il Presidente della corte d'appello di Bari, dottor Francesco Cassano, ad aver riferito di una relazione di un perito con la quale si evidenziano carenze strutturali dell'immobile, talmente gravi da comportare un pericolo per l'incolumità dei dipendenti e degli utenti, essendo stata paventata la possibilità di un crollo improvviso dell'edificio non preceduta da segnali indicativi di cedimento.

Con riferimento all'eventuale contrasto, infine, agli articoli 111 e 24 della Costituzione, si rappresenta che, in assenza del decreto-legge in esame, la situazione sarebbe rimasta inalterata, configurando, in questo caso, un danno effettivo e gravissimo dei diritti e delle tutele delle parti interessate quanto alla ragionevole durata del giusto processo.

Al contrario di quanto qualcuno sostiene, la giustizia non si ferma, a Bari: tutti i provvedimenti urgenti, i processi con detenuti, quelli per mafia e terrorismo, la convalida degli arresti e dei fermi, i giudizi per direttissima, la convalida dei sequestri sono comunque portati avanti, così come sono portati avanti tutti gli atti irripetibili e l'incidente di esecuzione all'interno delle indagini preliminari, precisando che la sospensione riguarda solo i termini di durata massima della fase delle indagini stesse. Come ha ribadito più volte il Ministro della Giustizia, le polemiche non interessano, c'è tanto da lavorare e bisogna concentrarsi solo su questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Presidente, il decreto-legge, adottato il 22 giugno, fronteggia una situazione emergenziale. Il provvedimento in esame scaturisce dalla dichiarata inagibilità, da parte del comune di Bari, dell'immobile adibito a ufficio del tribunale penale e della procura della Repubblica di Bari.

Sicuramente bisogna evidenziare che la situazione dell'edilizia degli uffici giudiziari di Bari è da anni precaria e problematica. Come ampiamente emerso anche nelle audizioni, l'esito degli accertamenti tecnici ha dato luogo, dal 18 maggio in poi di quest'anno, ad una rapida successione di ulteriori atti, che, a loro volta, hanno concorso a determinare situazioni non più consone all'amministrazione della giustizia, che io definirei imbarazzanti, quali l'attività dentro le tende, con il caldo tropicale, zanzare, allagamenti e topi, un luogo dove era possibile solo fare delle udienze di mero rinvio e non si celebravano neanche più processi.

Da quel 18 maggio, tutte le parti interessate hanno richiesto un intervento normativo che prevedeva la sospensione dei termini, al fine di consentire la gestione dell'emergenza, per contenere le conseguenze negative per l'utenza e soprattutto per evitare responsabilità di sorta ai singoli soggetti. E le risposte sono arrivate. Quindi, correttamente, il decreto-legge ha stabilito la sospensione dei termini e dei procedimenti penali pendenti dinanzi al tribunale di Bari e alla Procura della Repubblica fino alla data del 30 settembre 2018.

Il decreto, pertanto, è stato adottato per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali presso l'ufficio giudiziario del tribunale e della Procura della Repubblica, a seguito anche dell'emanata ordinanza di sgombero, che avverrà il 30 agosto 2018.

È chiaro il fondamento dell'adozione del decreto, ossia l'oggettiva impossibilità di celebrare le udienze penali derivanti dalla sopravvenuta indisponibilità dei luoghi di svolgimento delle stesse. Inoltre, la sospensione per espressa previsione del decreto-legge non riguarda l'udienza di convalida dell'arresto o del fermo, il giudizio direttissimo, la convalida dei sequestri e i processi con imputati in stato di custodia cautelare, fatta salva la sospensione dei termini feriali. Non sono, altresì, sospesi i termini stabiliti per la fase delle indagini preliminari, con riferimento ai procedimenti per delitti di criminalità organizzata e terrorismo.

Destituite di fondamento sono, quindi, le questioni pregiudiziali sollevate. Conseguentemente, noi siamo favorevoli a entrare nel merito dell'argomento, siamo favorevoli a discutere del provvedimento, perché il dibattito sia approfondito ed esauriente, con votazione, invece, contraria, da parte del gruppo, delle predette questioni pregiudiziali. Nonostante in Commissione ci sia stata, comunque, ampia discussione sul punto, si ritiene opportuno analizzare nel merito le questioni più tecniche del contenuto.

L'articolo 1, al comma 1, del decreto prevede esattamente: la sospensione dei termini di durata delle indagini, i termini previsti dal codice di procedura penale a pena di inammissibilità o decadenza, nonché per la presentazione di reclami e impugnazioni, e prevede, altresì, la sospensione dei processi penali pendenti in qualunque fase e grado, dinanzi al tribunale di Bari, salve le eccezioni previste dal secondo comma e ferma l'applicazione dell'articolo 159 del codice penale. E qui, proprio nel richiamo alla normativa relativa alla sospensione del corso della prescrizione citata dall'articolo 159 del codice penale, si chiariscono i dubbi sollevati. Infatti, il decreto-legge fa proprio il contenuto della norma del codice penale, che testualmente recita: “Il corso della prescrizione rimane sospeso in ogni caso in cui la sospensione del procedimento e del processo penale o dei termini di custodia cautelare è imposta da una particolare disposizione di legge”.

L'articolo 1, comma 2, prevede che la sospensione…

PRESIDENTE. Concluda. Può liberare il banco del Governo, per favore? Deve liberare il banco.

ANNA RITA TATEO (LEGA). …dei termini e dei processi non operi per alcuni procedimenti che hanno carattere di urgenza. Anche questo comma è pienamente in linea con la giurisprudenza di legittimità. Ed è chiaro, quindi, che in questo decreto non c'è nulla di anticostituzionale. Diamo quindi indicazione di voto contrario a tutte le questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremiere di deputati del gruppoMoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Conte. Ne ha facoltà.

FEDERICO CONTE (LEU). Onorevoli colleghi, interverrò stricto sensu sulla pregiudiziale di costituzionalità, Presidente, che ha come parametro l'articolo 77 del secondo comma, che, come sappiamo, subordina alla ricorrenza dei requisiti di necessità del provvedimento e di urgenza dei suoi effetti l'adozione del decreto-legge. Secondo il giudice delle leggi, sentenze già citate del 2007, la n. 128 del 2008, Teatro Petruzzelli, questi due requisiti vanno declinati con riferimento a quello della straordinarietà, che, rispetto ad essi, è un prius logico, prima ancora che giuridico.

Ebbene, la categoria della straordinarietà è incompatibile ontologicamente con quella della prevedibilità: ciò che è prevedibile, Presidente, non è mai straordinario. E il collasso del tribunale di Bari era ampiamente prevedibile e previsto, come è risultato in maniera evidente nelle audizioni tenute in sede di Commissione di giustizia. Da qui, illustre Presidente, la mancanza del requisito necessario presupposto per l'adozione di questo decreto-legge: requisito, quello della straordinarietà, che non può essere recuperato ex post con riferimento all'ordinanza del comune di Bari, che dichiara la inagibilità dell'edificio, salvo a creare un ossimoro giuridico qual è la ‘imprevedibilità sopravvenuta'. Quella ordinanza, Presidente, è la conseguenza dei fatti occorsi, non costituisce il fondamento di quei fatti. Evidentemente siamo, quindi, in un caso diverso da quello preveduto dalla nostra Costituzione.

Si tratta, Presidente, di un dato molto chiaro, che consentirà alla Corte costituzionale quello spazio riservato di vaglio di legittimità, che supera quello del Parlamento, che può essere dettato anche evidentemente da ragioni politiche. La Corte costituzionale ha, invece, uno spazio che riguarda la tutela dell'assetto delle fonti normative: quello spazio verrà colto, Presidente. Siamo nel tema politico della decretazione d'urgenza, dell'uso improprio della decretazione d'urgenza, colto nel dibattito politico da tempo, ma denunciato da lei stesso in occasione del suo insediamento, quando, in quel caso guadagnando anche il mio personale sostegno, volle annunciare che avrebbe riportato il Parlamento al centro del meccanismo legislativo.

Questi due requisiti, Presidente, sono definiti estrinseci, ma ve ne è un altro, intrinseco, interno allo stesso decreto, che nella sua epigrafe parla di regolare svolgimento dell'attività giudiziaria del tribunale di Bari. Questo decreto ha un solo articolo, che dispone la sospensione dell'attività giudiziaria del tribunale di Bari, non la ordina, la sospende, ponendo in essere una patente violazione dell'articolo 25, secondo comma, della Costituzione, che preserva il principio di irretroattività della norma penale, qual è la norma sulla prescrizione, che è una norma di diritto sostanziale, ma di questo, credo, meglio si dovrà parlare in sede di discussione generale.

E allora, Presidente, il tema giuridico di rilevanza costituzionale, e anche politico, è quello dell'uso improprio della decretazione di urgenza. In questo caso, viene utilizzata per ossequiare un dogma mediatico, quello della lotta alla prescrizione, che un approccio involuto di tipo giuridico e politico vuole trasformare da presidio di garanzia dei cittadini, che hanno un diritto costituzionalmente tutelato (articolo 111 della Costituzione) a un tempo ragionevole per il proprio processo, a un presidio di garanzia di cittadini presunti colpevoli.

Ed allora, Presidente, questo vizio genetico si trasmetterà nella legge di conversione, come la giurisprudenza costituzionale ci insegna, e l'effetto finale, quando verrà caducato questo decreto, magari perché il TAR di Bari porrà nel nulla l'ordinanza di inagibilità, facendo venir meno l'unico scalino su cui questo decreto poggia, quando questo avverrà, gli effetti negativi per la giurisdizione di Bari saranno peggiori di quelli che si vogliono evitare (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ciro Maschio. Ne ha facoltà.

CIRO MASCHIO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, visto che si parla di processi, la vicenda alla quale assistiamo ha dei profili kafkiani, laddove si rappresenta una situazione in cui il cittadino si trova impotente di fronte alla ottusa burocrazia giudiziaria.

È noto a tutti che, dalla rilevazione di una condizione di inagibilità - che non è stata scoperta da un giorno all'altro ma ovviamente a distanza di anni -, si è disposta la sospensione della prescrizione fino al 30 settembre e, come hanno già illustrato i miei colleghi, si è creata un'anomalia rispetto alla situazione della prescrizione in tutti gli altri tribunali italiani. Il presupposto utilizzato per giustificare questo provvedimento è l'urgenza e la necessità. Questo presupposto è utilizzato generalmente in presenza di calamità naturali, che oggettivamente determinano una situazione imprevedibile di necessità ed urgenza. Qui, in realtà, l'unica calamità che si rileva è costituita da un apparato burocratico statale che è stato incapace di costruire adeguatamente questi edifici, che è stato incapace di prevenire e di gestire la situazione quando è stata rilevata questa situazione di inagibilità. E questa incapacità viene scaricata sulla pelle dei malcapitati cittadini che hanno la colpa di avere un procedimento incardinato presso il tribunale di Bari.

Rimaniamo basiti dal fatto che anche in Commissione e nelle audizioni siano stati totalmente ignorati gli appelli che provenivano da tutti gli operatori di giustizia, oltre che ovviamente dalle associazioni rappresentative degli avvocati, che chiedevano quantomeno di conferire al Ministro poteri straordinari per poter intervenire con una reale celerità e urgenza nel risolvere il prima possibile la situazione. E fa specie che, da una parte, si ignori questo appello, mentre dall'altra, a mezzo decreto-legge, si sia deciso senza grandi scrupoli di violare alcuni principi costituzionali. È noto a tutti che l'orientamento unanime della corte Costituzionale inquadra la natura della prescrizione come sostanziale e non processuale; ed è evidente a tutti come ci si trovi di fronte alla violazione degli articoli 2 e 3 della Costituzione, perché i cittadini di Bari sono trattati in modo difforme rispetto ai cittadini di altri tribunali. Si violano i principi di cui agli articoli 24 e 25 della Costituzione, quindi il diritto alla difesa e il principio di legalità, e l'articolo 111, per il giusto processo e per la ragionevole durata del processo.

Quindi non ci resta che fare un ultimo tentativo affinché questa legislatura non parta male per quanto riguarda le decisioni relative alla giustizia e rivolgiamo un ultimo appello a questo Governo e a questa maggioranza ad esprimersi a favore di questa pregiudiziale di costituzionalità e a non calpestare i diritti costituzionali fondamentali dei cittadini e a non trattare i cittadini di Bari come figli di un dio minore per la sola colpa di trovarsi in una situazione le cui responsabilità non sono certo loro ma di chi non è stato capace di gestire negli anni una situazione di edilizia e dell'apparato giudiziario che era sotto gli occhi di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vitiello. Ne ha facoltà.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Presidente, onorevoli colleghi, all'interno del gruppo Misto rappresento l'unica componente che ha votato la fiducia a questo Governo, sebbene con l'intesa che da quel momento avremmo valutato i singoli provvedimenti per comprenderne equilibri e forzature, cercando di condividere tutti quelli che avrebbero trovato e che troveranno un riscontro nei bisogni del cittadino. Del resto, Presidente, prima ancora che parlamentare, ricordo e ricorderò sempre in quest'Aula, come in Commissione giustizia, di essere avvocato, avvocato penalista. Purtroppo questo decreto-legge tradisce questa aspettativa dal punto di vista politico, perché non vi è alcuna corrispondenza fra la presunta emergenza e il vero obiettivo del decreto-legge. E la tradisce finanche dal punto di vista tecnico-giuridico, posto che nei considerando si fa espressa menzione del problema inagibilità, ritenendo straordinaria l'urgenza di garantire il regolare e ordinato svolgimento dei processi baresi. C'è qualcosa che non va.

C'è uno scollamento fra i presupposti e la soluzione individuata dal Governo: si sospende la prescrizione per garantire il regolare e ordinato svolgimento dei processi e non si decide nulla in tema di edilizia giudiziaria? C'è una siderale distanza fra il dato concreto della frustrazione di tutti gli operatori del diritto di Bari e il problema che questa sospensione creerà per il futuro, Presidente, con un sovraccarico di notificazioni che porterà inevitabilmente alla prescrizione dei reati. Il paradosso di questo decreto-legge è proprio questo: si sospende la prescrizione, si verificherà la prescrizione. Una frustrazione, però, che è emersa nell'ascolto degli auditi, perché, attenzione, un dato è fondamentale, e deve passare in quest'Aula un messaggio, che soltanto - soltanto - chi ha presentato gli emendamenti l'ha fatto sulla scorta delle audizioni effettuate in Commissione. Cioè, con il gruppo abbiamo presentato emendamenti costruttivi e non distruttivi, e l'abbiamo fatto ascoltando i cittadini, in particolare gli operatori della servizio giustizia barese. Presidente, si è stigmatizzato l'abuso della decretazione d'urgenza dei passati Governi, ma oggi si adotta lo stesso sistema.

PRESIDENTE. Concluda.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Ho finito, sto per concludere. Si avrà modo di parlare ancora e tanto di prescrizione, cercando di comprendere - spero - la sua effettiva relazione con il concetto di ragionevole durata del processo. Ma in questa sede non può usarsi un vessillo da campagna elettorale, perché in questo caso bisognava risolvere un problema che si è detto che verrà risolto con strade, percorsi, ordinari. Allora, nel momento in cui passa questo concetto, Presidente, devo dire la verità, insomma, si fa venire meno poi il concetto di emergenza del decreto-legge. Infatti, se troviamo l'immobile attraverso la strada ordinaria, significa che non serviva la decretazione d'urgenza per risolvere il problema.

PRESIDENTE. Deve concludere. Ha dieci secondi.

CATELLO VITIELLO (MISTO-MAIE). Concludo. Intervenire significa cambiare in meglio, Presidente. Spero di sbagliarmi, in questo caso, ma il 30 settembre a Bari la situazione non migliorerà (Applausi dei deputati del gruppo Misto-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali presentate. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Ermini ed altri n. 1 e Sisto ed altri n. 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

Seguito della discussione della proposta di legge: Vignaroli ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati (A.C. 85-A); e delle abbinate proposte di legge: Braga ed altri; Muroni; Cortelazzo ed altri (A.C. 103-414-785) (ore 16,25).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 85-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati; e delle abbinate proposte di legge nn. 103-414-785.

Ricordo che, nella seduta del 9 luglio, si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentate del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

STEFANO VIGNAROLI, Relatore. Grazie Presidente.

PRESIDENTE. Chiedo un po' di silenzio, per favore.

STEFANO VIGNAROLI, Relatore. Per quanto riguarda l'articolo 2, sono stati presentati quattro emendamenti di cui i due identici emendamenti 2.50 Lupi e 2.51 Schullian…

PRESIDENTE. Avvicini il microfono per favore…

STEFANO VIGNAROLI, Relatore. … sui quali la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, e ne spiego i motivi. La composizione della Commissione era prevista come nella scorsa legislatura in quindici componenti alla Camera e quindici al Senato. Questi emendamenti propongono di allargarla a venticinque membri della Camera e venticinque membri del Senato. Punteremo non alla quantità ma alla qualità, anche perché il budget è limitato.

PRESIDENTE. Deputato Vignaroli, le chiedo di esprimere il parere anche sugli altri emendamenti: siamo all'emendamento 2.51 Schullian.

STEFANO VIGNAROLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, anche sui due identici emendamenti 2.52 Lupi e 2.53 Schullian perché riguardano la separazione del gruppo Misto tra Camera e Senato. Noi riteniamo che, pur comprendendo la questione sollevata dal gruppo Misto, non debba essere una proposta di legge specifica come questa riguardante la costituzione della Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ad affrontare il tema ma invito comunque il gruppo Misto ad affrontarla in maniera più generale in altra sede.

PRESIDENTE. Invito chi non fa parte del Comitato dei nove a lasciare il posto a chi ne fa parte.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri sugli emendamenti presentati.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Il Governo esprime parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 2.50 Lupi e 2.51 Schullian.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie. Una breve presentazione sia degli identici emendamenti 2.50 Lupi e 2.51 Schullian ma anche di quelli successivi. Infatti il relatore ha accennato alla ratio, la ragione, di tali emendamenti che, ribadisco anche ai colleghi, non è assolutamente formale. Noi stiamo costituendo con proposta di legge una Commissione bicamerale di inchiesta in questo caso sul ciclo dei rifiuti.

È una Commissione bicamerale di inchiesta, è una Commissione di controllo, è una Commissione che dovrebbe vedere la rappresentanza all'interno della Commissione, come è sempre consuetudine, sia dei gruppi parlamentari della Camera sia dei gruppi parlamentari del Senato. Ci troviamo in questa legislatura in una condizione davvero anomala perché da sempre - lo spiego ai colleghi - i Regolamenti di Camera e Senato prevedono per semplificazione, per consuetudine, come avviene, che il gruppo Misto della Camera e il gruppo Misto del Senato siano la stessa identica cosa ma non è assolutamente così: perché, nel corso delle legislature, il gruppo Misto è diventato non solo il gruppo che accoglie i singoli parlamentari che per loro ragioni non si ritrovano più nel gruppo ma, all'inizio della legislatura, è diventata la rappresentanza prevista dalla legge elettorale di chi viene eletto, ha una rappresentanza o alla Camera o al Senato, ma non ha il numero necessario di deputati - in questo caso alla Camera di venti - per avere un gruppo autonomo. Non a caso il Regolamento della Camera - dico che è un problema che riguarda tutti - prevede che ci siano all'interno del gruppo Misto componenti, se superano le tre unità, che si richiamano alla lista presentata alle elezioni. Ebbene, mentre la Commissione antimafia è a venticinque e sia il gruppo Misto della Camera sia il gruppo Misto del Senato avrebbero la rappresentanza, con una Commissione a quindici, per un problema evidentemente proporzionale, la rappresentanza sarebbe garantita solo al gruppo Misto del…

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Illustro i due emendamenti in modo che poi…

PRESIDENTE. Ha a disposizione un minuto dallo scampanellio.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …così non intervengo successivamente. Quindi, aumentando il numero da quindici a venticinque (il che non ha nessun costo aggiuntivo, perché è una Commissione bicamerale, non sono previsti compensi), si permetterebbe - lo dico ai colleghi - anche una maggiore rappresentanza territoriale, essendo questa una Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, che ovviamente si genera e si basa su una rappresentanza territoriale. Aumentando da quindici a venticinque il numero dei membri si permetterebbe la rappresentanza anche al gruppo Misto della Camera, mantenendo la proporzionalità.

Il secondo emendamento - concludo, Presidente - invece riguarda un principio che oggi la Camera dei deputati certamente potrebbe stabilire innovando. Il gruppo Misto della Camera e il gruppo Misto del Senato sono due entità diverse: non a caso il gruppo delle Autonomie al Senato è un gruppo autonomo e non entra nel gruppo Misto, mentre alla Camera entra nel gruppo Misto. Ma il paradosso è che nelle Commissioni bicamerali, come quella della vigilanza RAI e come altre Commissioni importanti, abbiamo che il Senato ha una doppia rappresentanza per il gruppo Misto, Autonomie e gruppo Misto, e la Camera nessuno. Mi sembra che ci sia uno squilibrio di rappresentanza di democrazia e anche la possibilità che la Camera dei deputati non venga assolutamente esclusa. La ringrazio della pazienza ma era la ragione da spiegare anche per semplificare i lavori: ovviamente i due emendamenti sono collegati. Quindi da parte nostra chiediamo che l'Aula si pronunci su questo perché indicherebbe una strada ai Presidenti di Camera e Senato (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Io, per il suo tramite, vorrei rivolgermi al collega Lupi che presenta un problema oggettivo e che tratta della differenza tra la composizione dei gruppi Misti di Camera e Senato e quindi della possibile traduzione di questa differenza di composizione in una presenza o assenza di gruppi nella composizione della Commissione d'inchiesta. Però vorrei dire su questo punto che comprendo due cose. La prima: se non vado errato, il collega Lupi o il suo gruppo hanno presentato la questione all'Ufficio di Presidenza che si è testé svolto…

PRESIDENTE. Nella Conferenza dei presidenti di gruppo.

EMANUELE FIANO (PD). Mi perdoni nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Dunque o qui c'è una risoluzione che proviene dalla Conferenza dei presidenti di gruppo e che vale erga omnes in caso di situazioni del genere oppure noi saremmo di fronte, Presidente, se non vado errato ma mi corregga, alla prima volta di una tale Commissione d'inchiesta perché la proposizione del collega Lupi si propone di due parti: allargamento della platea dei membri della Commissione nonché considerazione di ogni componente del gruppo Misto nell'assegnazione di rappresentanza nelle Commissioni.

Però devo dire al collega Lupi che non mi pare che noi possiamo dare una soluzione ad un problema, che comprendo di rappresentanza, semplicemente allargando il numero della platea perché lei, collega Lupi, anzi, signor Presidente, per il suo tramite dico al collega Lupi, lo fa questa volta. E se un domani le componenti, le frazioni del gruppo Misto, fossero il doppio di questa volta, dovremmo avere una Commissione di inchiesta sul traffico di rifiuti o altre Commissioni di inchiesta con 50 membri per ramo? È una soluzione che non è oggettiva su tutto. La seconda questione è che chiedo, se c'è, come secondo me esiste, un problema di rappresentanza, allora venga risolto alla fonte dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, perché noi altrimenti l'applichiamo ad una Commissione d'inchiesta. E le altre Commissioni d'inchiesta che il Parlamento eventualmente volesse determinare con presentazione di legge ordinaria per la sua costituzione? Capisco il problema, ma la soluzione non mi sembra utile a risolvere un problema in senso generale per tutti.

PRESIDENTE. Infatti, sto facendo un approfondimento con la Presidente del Senato. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Riallacciandomi anche alle cose che sono state testé dette dal collega Fiano, dividerei in due il ragionamento. C'è un primo ragionamento rispetto ai due emendamenti 2.50 e 2.51, dove, peraltro, mi ha abbastanza stupito che il Governo abbia espresso il parere. Credo che, visto che è materia totalmente parlamentare, si sarebbe potuto semplicemente rimettere all'Aula, ma, detto questo, il ragionamento che ci convince, che ha espresso il collega Lupi, è quello che per una Commissione con queste caratteristiche, per le problematiche che riguardano molti territori, l'allargamento ha un suo significato e un suo senso, al di là delle questioni che ha posto rispetto alla rappresentanza dei piccoli gruppi, che, ovviamente, riguarda anche noi. Quindi, non può che trovarci favorevole.

Mi permetto di invitare il collega Lupi a valutare l'ipotesi di accogliere il ritiro degli identici emendamenti 2.52 e 2.53, perché sono preoccupato che questo possa costituire un precedente, e quindi farsi bocciare dall'Aula, in questa fase, in presenza anche della dichiarazione che ha testé fatto il Presidente della Camera Fico, cioè che gli uffici stanno approfondendo la questione, d'intesa anche con il Senato, credo che da questo punto di vista possa essere un segnale di apertura che è già stato espresso nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, e in questa fase credo che forse sarebbe più opportuno fermarsi qui. Altrimenti, il voto contrario su questo, a meno che non ci siano pareri differenti da parte della maggioranza, costituirebbe un precedente negativo.

PRESIDENTE. Deputato Lupi, c'è un invito al ritiro sia dell'emendamento 2.50 che del 2.51, iniziamo da questi; però non può riprendere la parola, mi deve dire solo se accetta l'invito al ritiro dell'emendamento 2.50.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). L'emendamento 2.50 così come il 2.51, che, ricordo, è legato all'aumento del numero dei membri della Commissione di inchiesta sui rifiuti da quindici a venticinque, esattamente come sarà quella della Commissione antimafia, che, ricordo, non ha costi aggiuntivi, proprio per le cose dette noi lo lasciamo. Mentre, così le dico già subito…

PRESIDENTE. Ci anticipiamo.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …mi sembra che le argomentazioni del collega Fiano e del collega Fornaro siano ragionevoli, anche rispetto ai temi che abbiamo discusso oggi nella Conferenza dei presidenti di gruppo e al suo impegno. Se anche i colleghi delle Autonomie sono d'accordo, ritireremmo quello successivo.

PRESIDENTE. Chiaro. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.50 Lupi e 2.51 Schullian.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

L'emendamento 2.52 Lupi è stato ritirato. Schullian, ritira anche lei il suo emendamento 2.53? Perfetto, è ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 4).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 5).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento 4.50 Trancassini.

STEFANO VIGNAROLI, Relatore. Invito al ritiro o parere contrario, anche perché la magistratura non può essere vincolata con termini perentori, non è previsto neanche nel codice penale e civile. Quindi, invito al ritiro o parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo, per favore?

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, noi accogliamo l'invito al ritiro ma non per la motivazione del relatore, perché…

PRESIDENTE. Tiri su il microfono, per favore.

TOMMASO FOTI (FDI). Noi accogliamo l'invito al ritiro ma non per la motivazione del relatore, perché come è evidente non vi è nessun termine perentorio in questo emendamento.

PRESIDENTE. Le chiedo di avvicinare e alzare il microfono.

TOMMASO FOTI (FDI). Guardi…

PRESIDENTE. Così, perfetto.

TOMMASO FOTI (FDI). Perfetto. Dicevo che noi accogliamo l'invito al ritiro, ma non per le motivazioni del relatore, perché questo termine non è affatto perentorio: è un termine ordinatorio, se fosse perentorio vi sarebbe una sanzione nel caso in cui non vi fosse; quindi non essendovi alcuna sanzione, era soltanto un termine, diciamo, a tutela di un organo, che in quel momento agisce con gli stessi poteri dell'autorità giudiziaria, e quindi deve avere quantomeno poteri pari all'autorità giudiziaria. Era solo quello; però, visto che sarebbe respinto, noi lo facevamo come elemento di prudenza. Accogliamo l'invito al ritiro, ma volevo precisare la natura dell'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene: quindi l'emendamento 4.50 Trancassini è stato ritirato.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. (85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Ordine del giorno Foti n. 9/85-A/1, accoglibile come raccomandazione. Ordine del giorno Daga n. 9/85-A/2, accoglibile.

PRESIDENTE. Quindi accolto?

SALVATORE MICILLO, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Sì. Ordine del giorno Terzoni n. 9/85-A/3, accolto.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Presidente, anche per questa legislatura si conferma la necessità di istituire una Commissione bicamerale di inchiesta sul fenomeno delle ecomafie, sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlate. Il lavoro della Commissione d'inchiesta è riconosciuto dalla XIII legislatura, e la Commissione lavora non solo alla repressione dei reati contro la salute, ma anche come stimolo nei confronti del Parlamento e del Governo. La relazione nella scorsa legislatura, è bene ricordarlo, si è concentrata particolarmente sulla ricostruzione puntuale dei grandi traffici di rifiuti dall'Europa verso i Paesi del Sud del mondo, negli anni Ottanta e Novanta, dove l'Italia ha avuto un ruolo chiave.

Della vicenda come è noto si è occupata la Commissione parlamentare fin dal 1995: 22 anni, 6 legislature, 7 Commissioni parlamentari, sono i numeri che mostrano il peso di questo fenomeno, ma anche la difficoltà di pervenire a conclusioni univoche sul fenomeno stesso. Nella lotta contro le ecomafie e i ladri del futuro si sta percorrendo la strada giusta. Un trend positivo che lascia ben sperare: nel 2016 i reati ambientali accertati dalle forze dell'ordine sono passati da 27.745 a 25.889, con una flessione del 7 per cento; per dirla in altro modo, si tratta di 71 al giorno, circa tre ogni ora. Crescono invece - e questo è un buon segno, la conferma del buon lavoro delle nostre forze dell'ordine - il numero degli arresti (225 contro i 188 del 2015), il numero delle denunce (28.818 a fronte delle 24.623 del 2015), ed i sequestri (7.277 contro i 7.055). I Paesi coinvolti sono saliti a 37, 15 europei, 8 asiatici e 13 africani.

PRESIDENTE. Così non va bene: vi chiedo un po' di silenzio, siamo in dichiarazione di voto. Chi deve uscire esca in silenzio.

RENZO TONDO (MISTO-NCI-USEI). Nell'ultimo anno e mezzo, e solo nell'ambito di 29 inchieste monitorate, le tonnellate bloccate sono state più di 756 mila: un quantitativo di rifiuti tale che per trasportarlo servirebbero 30.243 TIR, la stessa strada che da Roma arriva a Modena. Su Roma e sul Lazio credo sia necessario, crediamo sia necessario aiutare gli amministratori locali a chiudere il ciclo dei rifiuti.

Ecco, l'istituenda Commissione d'inchiesta, oltre alla vigilanza sulle attività illecite connesse ai rifiuti e sugli illeciti ambientali ad esse correlati, dovrebbe anche stimolare il Parlamento e il Governo a premiare l'economia sostenibile e innovativa fondata sul pieno rispetto della legalità (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Muroni. Ne ha facoltà. Vi chiedo silenzio, colleghi, perché altrimenti sono costretto a sospendere l'Aula e dobbiamo, quindi, perdere ulteriore tempo. Prego, onorevole Muroni.

ROSSELLA MURONI (LEU). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, la proposta di istituire la Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sugli illeciti ambientali ad essi correlati è frutto della sintesi di quattro diversi testi, di cui uno a mia firma, su cui abbiamo lavorato in maniera costruttiva in Commissione ambiente.

Questa Commissione d'inchiesta è davvero necessaria; essa sarà uno strumento fondamentale per i decisori politici, per comprendere e approfondire il fenomeno e costituirà un aiuto concreto alle autorità, alle forze di polizia e alla magistratura nel combattere le ecomafie.

Grazie al suo lavoro nella precedente legislatura, con l'acquisizione di documenti rilevanti e lo svolgimento di indagini, con la stesura di 500 mila pagine, quarantanove missioni in Italia e all'estero, circa cinquecento audizioni e l'approvazione di ventisei relazioni su diversi temi, si è, infatti, riusciti a scavare nelle pieghe dell'illegalità ambientale, dal traffico illecito di rifiuti ai siti di interesse nazionale e alle bonifiche, dalla gestione delle scorie radioattive ai traffici transnazionali, dalla gestione dei rifiuti radioattivi ospedalieri al tema delle navi dei veleni, fino all'impatto degli idrocarburi sull'ambiente.

Si tratta anche di difendere lo sviluppo sostenibile, la riconversione ecologica di aree e stabilimenti inquinanti che sono al centro di importanti vertenze in tutto il Paese, come l'Ilva di Taranto, ma non solo, la cosiddetta Terra dei fuochi, tanti territori afflitti dalla piaga dell'amianto, ma penso anche alla diffusione degli incendi negli stabilimenti di stoccaggio e gestione dei rifiuti. Nella sua relazione ad hoc sulla questione, la Commissione della XVII legislatura ha certificato che negli ultimi tre anni, fino a dicembre 2017, sono stati 261 i casi di roghi in questi impianti; di questi, il 47,5 per cento al nord; gli stessi episodi si stanno ripetendo con intensità addirittura superiori rispetto al passato; gli ultimi sono a San Vitaliano, dove ha preso fuoco un sito di stoccaggio di ecoballe, e a Macerata, con la Orim. Non si tratta di casi singoli, ma di quello che ormai è diventato un fenomeno diffuso su tutto il territorio nazionale, con una dimensione davvero preoccupante. Questi roghi non puzzano solo di bruciato, ma compromettono il corretto ciclo dei rifiuti, mettendo a rischio la salute di cittadini, devastando l'ambiente e inquinando l'aria con la diossina liberata.

È legittimo pensare, infine, che in questi luoghi manchi una vera e propria gestione legale o semplicemente il rispetto delle regole. Queste fiamme, che divampano negli impianti di trattamento dei rifiuti, bloccano lo sviluppo di una sana filiera industriale, quella del recupero e del riciclo, che si pone alla base dell'economia circolare, che noi crediamo rappresenti un nuovo modello di sviluppo e di crescita per il Paese, capace di creare lavoro, un lavoro di qualità, fatto di competenze e di relazioni tra il mondo della ricerca, dell'università e delle imprese.

La Commissione deve nascere anche per tenere alta la guardia, per contribuire a non dimenticare lo sforzo delle tante persone che hanno pagato, con la vita, il loro servizio allo Stato e di quelle che si impegnano quotidianamente a proteggere la salute dei cittadini.

Presidente, la prossima Commissione da istituire è quella dedicata a Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, perché noi abbiamo bisogno di giustizia, di trasparenza e di verità. Ce ne ricordiamo solo quando ormai è troppo tardi, solo dopo che si è svenduta all'inquinamento, in cambio di profitti illeciti e di un arricchimento bieco, la salute delle persone. Diventa, allora, fondamentale fare chiarezza, in particolare dove lo spazio è occupato da un'illegalità che avvelena il territorio e indebolisce le comunità.

Nel 2017 abbiamo avuto il triste record – lo racconta il rapporto ecomafia di Legambiente, che ieri abbiamo presentato grazie a lei, qui alla Camera – del più alto numero di arresti per crimini contro l'ambiente e di inchieste su traffici illegali di rifiuti, quasi 31 mila in un anno, 84 al giorno, 3,5 all'ora, un ritmo impressionante che non conosce sosta, se si pensa che abbiamo avuto 39 mila persone denunciate e 11 mila sequestri; una fotografia che preoccupa e che ci parla di un'ecomafia senza scrupoli, in grado, nell'ultimo anno, di aumentare i suoi proventi del 9,4 per cento, portando il proprio fatturato a 14,1 miliardi; un business sostanzialmente intrecciato con la criminalità organizzata, come è dimostrato dal dato del 44 per cento di reati concentrati nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania, ancora una volta, in testa.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,02)

ROSSELLA MURONI (LEU). La corruzione è il nemico pubblico numero uno e spesso – noi, qui, lo dobbiamo sapere – si annida proprio nei luoghi dell'amministrazione pubblica.

Cemento e fuoco, Presidente, abusivismo e incendi sono due modi di accaparrarsi il territorio, sottraendo spazi alla legalità e regalandoli alla criminalità, che poi li offre in pasto al degrado. Serve, invece, una nuova stagione, per scongiurare che il cemento e i roghi si approprino degli spazi di tutti, di tutti i cittadini. Cemento e fuoco sono due tra gli strumenti con cui l'anti-Stato porta il suo attacco allo Stato.

Sarebbe importante avere uno strumento in più per contribuire a fare chiarezza su cause e responsabilità e a contrastare gli eco-criminali. In questo senso, la Commissione potrebbe svolgere una preziosa attività; basti pensare che nel settore dei rifiuti c'è la percentuale più alta di illeciti su scala nazionale, il 24 per cento del totale, ed è anche grazie al lavoro fatto dalla Commissione, che ha contribuito ad alcuni filoni giudiziari, se la legge sugli eco-reati si sta dimostrando un'ottima misura di contrasto alla criminalità ambientale, una legge buona, che potrebbe anche essere ulteriormente migliorata, con dettagli maggiori sull'abusivismo, per la semplificazione degli abbattimenti edilizi e sulla difesa degli animali, sulle bonifiche, sulla garanzia di ripristino ambientale, ma anche sull'agroalimentare, sul made in Italy.

A questo si dovrebbe affiancare un'opera di formazione dedicata agli operatori del settore, insieme, magari, a degli incentivi sotto forma di bonus per le imprese virtuose e rispettose dell'ambiente.

Il Capo dello Stato ci ha offerto una riflessione di grande spessore, cito: «Lo sfruttamento dei beni comuni, lo squilibrio, l'inquinamento sono veri e propri delitti compiuti contro le generazioni di domani e costituiscono nell'oggi una violenza che comprime i diritti della persona. Il domani ecosostenibile, con un'affermazione piena della legalità, è una grande impresa civile. Laddove si attiva un circolo virtuoso di recupero, là vengono avversate e sconfitte le mafie».

Possiamo fare molto, Presidente, a patto di costruire un'alleanza tra istituzioni, società civile, buona politica ed economia pulita, di cui deve far parte anche la Commissione ecomafie.

Per tutte queste ragioni, noi di Liberi e Uguali voteremo convintamente per la sua istituzione e invitiamo l'intero emiciclo a fare lo stesso (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cortelazzo. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO CORTELAZZO (FI). Presidente, come è già stato ricordato, è molto importante che anche questa legislatura, che si è appena avviata, approvi le sue primissime iniziative e leggi come questa, che istituisce la Commissione bicamerale d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esse connesse. È un contributo, a tal fine, che rivendichiamo anche noi di Forza Italia, perché abbiamo presentato la nostra proposta di legge al riguardo.

Visto il lavoro assai proficuo svolto nel corso di queste ultime legislature – ricordiamo che è dalla XIII legislatura che si istituisce la Commissione di inchiesta sul ciclo dei rifiuti – con le Commissioni che si sono via via insediate, è quanto mai opportuno consentire nuovamente a questo Parlamento di proseguire il validissimo lavoro svolto. Dall'istituzione della prima Commissione parlamentare d'inchiesta sono passati ben ventun anni. Attesa l'enorme importanza dell'attività di controllo e di indagine sulle pericolose conseguenze in termini sanitari e anche ambientali di un'illecita gestione dell'attività di raccolta, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti, il Parlamento, in tutte le legislature successive, ha quindi giustamente ritenuto decisivo e importante istituire questa Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

Peraltro, casualmente l'approvazione, in queste ore, da parte dell'Aula della Camera della proposta di istituzione dalla Commissione bicamerale d'inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti avviene a 24 ore dalla presentazione del rapporto ecomafie 2018 di Legambiente, un rapporto che, ancora una volta, evidenzia con forza quanto siano purtroppo diffusi i reati contro l'ambiente ed è proprio il settore di rifiuti quello dove si concentra la più alta percentuale di illeciti, che arriva quasi al 24 per cento.

A completare il quadro, il rapporto ci ricorda un fatturato delle ecomafie che sale ad oltre 14 miliardi di euro, con una crescita del 9,4 per cento, dovuta principalmente alla lievitazione del ciclo dei rifiuti nelle filiere agroalimentari e nel racket animale. Questi dati confermano ancor di più e ancora una volta quanto sia importante avere operativa una Commissione d'inchiesta in questo ambito.

Il compito, come dire, storico della Commissione d'inchiesta, ossia quello di contribuire ad indagare e accertare le infiltrazioni di illegalità e della criminalità organizzata, si è via via ampliato nel tempo, fino a ricomprendere le indagini sulle esperienze diffuse di mala gestione del ciclo dei rifiuti, sulla gestione degli impianti di depurazione e sulle attività legate alle bonifiche e alla gestione dei rifiuti radioattivi. E ora, anche grazie a un emendamento presentato da Forza Italia, a prima firma della collega Labriola, che è stato approvato, la Commissione ovviamente si occuperà anche della gestione e dello smaltimento dei materiali contenenti amianto, verificando altresì le inadempienze da parte di soggetti pubblici e privati e la coerenza con la normativa vigente.

Sotto quest'ultimo aspetto può essere assai prezioso il contributo che la Commissione d'inchiesta può dare al Parlamento e, quindi, al legislatore, perché poi, al netto di tutta una serie di relazioni e di indagini, il compito del legislatore è anche quello di farne compimento e di tradurre anche in atti legislativi, eventualmente, di correzione.

Per queste ragioni, il gruppo di Forza Italia esprime con convinzione il suo voto favorevole. Ringrazio, ovviamente, tutti i miei colleghi di Forza Italia, che hanno contribuito attivamente e fattivamente alla gestazione di questo provvedimento e ci auguriamo che anche il Senato approvi in tempi rapidi la stessa legge, di modo che la Commissione, poi, sia istituita e attiva (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, ci apprestiamo ad approvare una legge volta ad istituire, anche nella XVIII legislatura, una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali.

È fondamentale che il Parlamento abbia una sede stabile, in cui garantire una particolare attenzione ai fenomeni di maggiore impatto ambientale, già oggetto peraltro di indagine delle precedenti Commissioni parlamentari d'inchiesta che si sono succedute, senza soluzione di continuità, a partire dalla XIII legislatura.

Nel corso del rapido esame svolto in Commissione ambiente, si sono trovate convergenze tra le diverse proposte di legge, una a mia prima firma, condivisa da larga parte del gruppo del Partito Democratico, che ha consentito di arricchire ulteriormente gli ambiti d'indagine della Commissione.

Giudichiamo positivo che, su un tema così importante come quello del contrasto all'illegalità ambientale, ci sia una larga convergenza tra forze di maggioranza e di opposizione, e anche la tempestività dell'iter è un segnale positivo di maturazione di consapevolezza da parte delle istituzioni rispetto alla centralità della questione della legalità ambientale e anche al riconoscimento del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta in questi vent'anni.

In particolare, voglio ricordare la quantità e la qualità del lavoro svolto dalla Commissione d'inchiesta nella XVII legislatura, che ha acquisito documentazione rilevante ai fini di numerose indagini e ha portato all'approvazione di ventisei relazioni tematiche territoriali trasmesse al Parlamento, tra cui ventiquattro approvate all'unanimità da parte di tutti i gruppi, che hanno indagato fenomeni più tradizionali come quelli di carattere territoriale, ma hanno anche acceso delle luci importanti di analisi su alcuni nuovi fenomeni. Penso al traffico transfrontaliero di rifiuti, all'analisi consegnata sullo stato di attuazione delle bonifiche nei siti di interesse nazionale, al tema della gestione dei rifiuti radioattivi, a quello più volte ricordato in quest'Aula del fenomeno degli incendi negli impianti di rifiuti.

Come è stato più volte rilevato nella discussione che ha portato all'approvazione di queste relazioni, ciascuna di esse ha posto le basi per approfondimenti e sviluppi da affidare alla presente legislatura. Ecco perché ci auguriamo che il lavoro svolto in passato possa proseguire con lo stesso approccio costruttivo e che la Commissione d'inchiesta sia un riferimento per orientare le scelte del Governo e, più nello specifico, del Ministero dell'Ambiente, al quale chiediamo concretezza e serietà.

Il lavoro a tutela della legalità della Commissione è consistito anche nel portare nei territori la presenza istituzionale del Parlamento, a sostegno delle amministrazioni locali, dei cittadini, delle associazioni, dialogando sempre in maniera efficace con la magistratura e le forze di polizia.

E voglio sottolineare un punto fondamentale dell'approccio di lavoro della Commissione, specialmente in quest'ultima legislatura: la selezione accurata delle fonti di conoscenza, condizione fondamentale perché il lavoro sia riconosciuto come un punto di riferimento indiscusso per tutti gli attori istituzionali e anche per i singoli cittadini.

Per questo la Commissione ha rappresentato un punto di osservazione e di controllo parlamentare, che certamente ha restituito l'immagine di un'Italia storicamente segnata da attacchi all'ambiente e alla salute dei cittadini, ma anche desiderosa di legalità e concretezza.

Il nostro è un Paese ancora pesantemente segnato dalla criminalità ambientale, che assume forme diversificate spesso differenti da quelle del passato e che vanno molto oltre all'immagine, forse un po' semplificata, che il termine ‘ecomafie' trasmette nell'immaginario pubblico.

Il Rapporto redatto da Legambiente, che è stato presentato proprio ieri qui alla Camera, ne è una fotografia preziosa, che si affianca al lavoro istituzionale di chi si occupa di ambiente in maniera tecnica, con la complessità che il tema merita.

È stato già ricordato e lo cito brevemente: il 2017 è stato l'anno in cui abbiamo registrato il boom di arresti per i crimini contro l'ambiente e di inchieste sui traffici illegali dei rifiuti. Questo è anche il frutto, è il risultato importante sul fronte repressivo…

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Braga. Colleghi, per cortesia, consentiamo lo svolgimento degli interventi, grazie.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Dicevo, questo è anche un risultato importante sul fronte repressivo, frutto dell'applicazione della legge n. 68 del 2015 sui delitti ambientali, ma è anche uno spaccato che ci restituisce una situazione preoccupante, se il fatturato delle ecomafie sale di quasi il 10 per cento rispetto allo scorso anno, raggiungendo la cifra record di 14,1 miliardi.

E ancora una volta il Rapporto ci ha ricordato come la corruzione sia il principale nemico dell'ambiente e dei cittadini, perché tocca direttamente la pubblica amministrazione. E in questo, signora Presidente, non possiamo nascondere una certa dose di preoccupazione nell'apprendere che la corruzione non è più una emergenza, è uno dei punti sui quali concentrare l'azione per questo Parlamento e per questo Governo, almeno stando alle anticipazioni preoccupanti che leggiamo sulla volontà di smontare il sistema dei codici degli appalti e l'operatività di un'istituzione importante come l'Autorità anticorruzione.

Noi crediamo, invece, che su questi fronti, su questi punti, il nostro Paese abbia bisogno di strumenti ancora più efficaci. Rafforzare il tema del sistema dei controlli: lo abbiamo fatto anche con provvedimenti legislativi, accanto alla legge sugli ecoreati. Voglio ricordare: la legge che istituisce il Sistema nazionale di protezione dell'ambiente, per il quale mancano e sono fondamentali alcuni decreti attuativi; le norme contro l'abusivismo, alcune già approvate, quella che istituisce la Banca dati nazionale e il Fondo per gli abbattimenti, ma che possono e debbono essere rafforzate con misure più stringenti per accelerare l'esecuzione delle procedure di abbattimento.

Bisogna anche sforzarsi - e questo chiederemo alla Commissione - di non limitarsi a letture e soluzioni del passato, bisogna sforzarsi nel comprendere il nuovo. E, in questo senso, l'articolazione degli oggetti di indagine di cui si occuperà la Commissione e che abbiamo condiviso nella formulazione che abbiamo approvato all'articolo 1 risponde proprio a questa esigenza.

Credo, quindi, che sia importante sottolineare come, a fianco ai compiti più tradizionali, quali quello di indagare la sussistenza di comportamenti e fenomeni illeciti nella gestione del ciclo dei rifiuti, nel campo delle attività autorizzate in materia ambientale, della gestione dei siti inquinati, dei rifiuti radioattivi e rifiuti pericolosi, e della depurazione delle acque, ci sia anche un tema fondamentale: quello della verifica dell'attuazione e dell'efficacia della normativa ambientale proprio sulle tematiche di cui la Commissione ha competenza.

E credo che sia positivo che il testo della presente Commissione abbia ampliato il suo campo d'azione anche ad altri temi di rilevanza, penso a quello del monitoraggio del fenomeno degli incendi negli impianti di rifiuti e quello, ad esempio, della questione relativa allo smaltimento dell'amianto.

In questa discussione noi abbiamo registrato positivamente, da parte di tutti i gruppi e anche dal Governo, un impegno forte e deciso contro la criminalità ambientale. Io credo che sia doveroso sforzarsi di andare oltre le parole, gli slogan, le etichette magari ad effetto, e provare a guardare dentro ad alcune contraddizioni che caratterizzano il nostro Paese per provare a risolverle. Voglio citarne una sola: i tanti lavori, le tante relazioni svolte dalla Commissione ci hanno dimostrato che la criminalità ambientale trova spazio dove la tecnologia al servizio dell'ambiente è di basso livello.

È in quelle situazioni che le realtà criminali possono offrire terreno più fertile per mettere a disposizione i loro servizi. Così come il fenomeno degli incendi in impianti di trattamento dei rifiuti, che la Commissione d'inchiesta ha indagato per la prima volta su scala nazionale nella scorsa legislatura, non si può risolvere con la logica dell'emergenza o del controllo militare del territorio. Bisogna rafforzare, invece, il sistema dei controlli, promuovere l'innovazione tecnologica nel ciclo dei rifiuti, e questo significa assumersi delle responsabilità, prima di tutto per ammodernare e realizzare gli impianti di gestione dei rifiuti, necessari su tutto il territorio nazionale, anche nella capitale d'Italia, a Roma, dove una situazione potenzialmente di emergenza è in realtà una situazione strutturale, alla quale la politica e chi oggi la governa è tenuto a dare delle risposte.

Il contrasto all'illegalità ambientale non si esercita solo con gli strumenti repressivi, che sono necessari e fondamentali, ma non bastano. La prevenzione e una cultura diffusa della legalità, che fa dell'ambiente non un ostacolo, ma una sua leva essenziale di sviluppo, si costruisce anche attraverso una profonda conoscenza dei fenomeni. Noi crediamo che questo sia il tempo della conoscenza e della competenza e su questo sfideremo anche la maggioranza, dando il nostro apporto positivo nel lavoro della Commissione.

Credo che sia fondamentale partire da qui, proprio dall'ambiente, attraverso l'istituzione di una Commissione che ha già dato prova di essere uno strumento utile, di approfondimento, di formazione e di conoscenza, per costruire risposte adeguate all'altezza delle sfide che abbiamo davanti. Per questo motivo, il gruppo Partito Democratico esprime un voto convintamente favorevole a favore di questa legge (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti, la cui iscrizione, per un disguido, non è arrivata precedentemente alla Presidenza. Prego, onorevole Foti, ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, intervengo molto brevemente per osservare che anche il gruppo Fratelli d'Italia, così come aveva già anticipato nel corso del dibattito in Commissione, è favorevole all'istituzione della Commissione d'inchiesta. Ci permettiamo soltanto di fare alcuni riferimenti.

Rispetto ai risultati pregressi della Commissione d'inchiesta, ci pare opportuno notare come, ad esempio, vi sia stata un'osservazione, da parte della Commissione d'inchiesta che ha relazionato al Parlamento alla fine della passata legislatura, relativamente ai risultati non pienamente soddisfacenti, anzi direi abbastanza insoddisfacenti, che sono promanati dall'introduzione dell'articolo 256-bis del decreto legislativo n. 156 del 2006. Così pure ci pare che, per quanto riguarda il provvedimento e l'applicazione dell'articolo 260 del decreto legislativo, che prima citavo, abbia indubbiamente dimostrato dei limiti, che sono limiti notevoli, soprattutto se ci riferiamo al fatto che si interessa e si occupa del traffico transfrontaliero dei rifiuti.

Analogamente - il Governo ha prima accettato un nostro ordine del giorno come raccomandazione -, noi poniamo un'attenzione particolare sul problema dei rifiuti radioattivi, perché vi sono delle situazioni che a tutt'oggi non sono state risolte e che destano forte e fondata preoccupazione, non soltanto nell'opinione pubblica, non soltanto negli amministratori locali, ma oggettivamente dovrebbe preoccupare questo Parlamento e ha preoccupato la passata Commissione, per due ragioni: a Saluggia continua a essere stoccata la gran parte del materiale radioattivo italiano; a Statte, nonostante un finanziamento previsto dalla precedente legge di bilancio, non è stato ancora risolto il problema del deposito dei rifiuti radioattivi, molto orientato all'origine dei rifiuti dal settore sanitario. Sono due elementi importanti, a cui dobbiamo aggiungere la situazione di Caorso, che, se da una parte ha visto i rifiuti radioattivi trasferiti momentaneamente all'estero per il riprocessamento, questi torneranno dall'Inghilterra e dalla Francia fra tre, quattro anni.

Questo misterioso sito, che ogni anno viene promesso di essere svelato, ma che ormai, da 15 anni, non viene svelato, occorre finalmente individuarlo, anche perché la realizzazione del deposito nazionale non è questione di qualche giorno, ma sarà questione di qualche anno dall'individuazione, quindi già oggi siamo in un calendario che porta al 2027-2028, come ipotesi.

Sotto questo profilo, mi permetto anche di rilevare che la gestione che fino ad oggi c'è stata della Sogin non può essere ritenuta minimamente soddisfacente. Sono cambiati gli amministratori, sono cambiati i presidenti, è cambiato il consiglio di amministrazione più volte nel corso delle legislature, ma osserviamo a tutt'oggi che la gran parte della spesa è destinata alla struttura Sogin rispetto alla mission che aveva Sogin, cioè quella del decommissioning.

Sotto questo profilo, riteniamo che la Commissione d'inchiesta debba necessariamente essere uno stimolo ben preciso affinché finalmente si agisca secondo legge, perché le norme ci sono già per fare queste cose, e si arrivi finalmente a una conclusione del processo, ad esempio, del nucleare in Italia, che ha avuto un avvio ormai negli anni Ottanta, ma non ha mai avuto una conclusione effettiva neppure nel secolo successivo.

Per queste ragioni, comunque riteniamo che la Commissione abbia una sua logica, un suo senso. Essendo allergici alla ripetitività delle Commissioni senza una finalizzazione precisa, in questo caso riteniamo che la finalità c'è e c'è tutta; ci auguriamo di potere positivamente collaborare nel corso dei lavori della Commissione stessa e di qui il voto favorevole del gruppo Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucchini. Ne ha facoltà.

ELENA LUCCHINI (LEGA). Presidente, colleghi, è cosa ben nota e risaputa a tutti che la criminalità organizzata è sempre alla ricerca costante di nuovi ambiti più redditizi nei quali introdursi, con lo scopo di operare il proprio malaffare. L'ultimo ventennio è stato caratterizzato da un proliferare continuo di attività lucrative, che avevano e hanno come obiettivo l'ambiente, in particolare le discariche abusive, il traffico e lo smaltimento illegale dei rifiuti: un'attività più redditizia, pericolosa e complessa rispetto ad altre: redditizia, perché qualsiasi nuovo ambito inesplorato rappresenta terreno fertile ove agire illegalmente e ha prodotto, ad esempio, un volume d'affari pari a 43 miliardi di euro nel decennio dal 2002 al 2012; pericolosa, perché mette a repentaglio l'ambiente e la salute dei cittadini; complessa, in quanto la filiera dei rifiuti è molto lunga, perché le fasi che intercorrono dalla loro produzione al trasporto fino allo smaltimento finale si realizzano attraverso numerosi intermediari; lunga, anche da un punto di vista geografico, perché il traffico illegale dei rifiuti si muove da Nord a Sud e viceversa, ma non solo, oltrepassa anche i confini nazionali, con 37 Stati esteri interessati.

I soggetti coinvolti in questa rete intricata di scambi illeciti sono molteplici e differenti: dall'uomo apparentemente rispettabile, in giacca e cravatta, della ditta appaltatrice o dell'amministratore locale al malvivente, che appicca roghi o riempie discariche abusive. Come in ogni settore, dietro la cattiva amministrazione del ciclo dei rifiuti e la mancanza di trasparenza nella relativa gestione, si nasconde quindi la criminalità organizzata, che, insieme alla complicità e alla connivenza di altri soggetti e spesso anche degli organi di controllo, compie affari e devastazioni ambientali difficili da risanare.

I monopoli dei signori dei rifiuti con guadagno facile, ma illegale, devono essere scalzati da impianti tecnologici all'avanguardia per il recupero di materia, tarati sulla base di ciò che produce quel determinato territorio, per trasformare un costo per lo smaltimento di un rifiuto ed una pericolosa fonte di illecito di guadagno in un valore.

Occorre poter arrivare finalmente a risultati concreti abbandonando progressivamente il concetto di economia lineare dove un bene, divenuto rifiuto, inesorabilmente è avviato in discarica e perseguendo, invece, il modello dell'economia circolare intesa quale sistema economico ed ambientale virtuoso, in cui un bene, divenuto rifiuto, dopo essere stato consumato, non è più smaltito ma riutilizzato come materia base per produrre un nuovo bene. È necessario un nuovo concetto di rifiuto che permetterebbe una sana e corretta gestione dello stesso a tutela dell'ambiente e della salute pubblica, confinando via via i faccendieri che guadagnano illegalmente con lo smaltimento dei rifiuti. Questo è il miglior antidoto contro la criminalità organizzata che specula sul ciclo dei rifiuti. La Lega pertanto è sempre stata a favore dell'istituzione della Commissione parlamentare d'inchiesta e come gruppo riteniamo che debba proseguire l'impegno iniziato già dalla Legislatura XIII allo scopo di approfondire le conoscenze in tema di attività illecite nel settore dei rifiuti per intraprendere gli opportuni provvedimenti anche fornendo al legislatore informazioni e nuovi riferimenti per regolare e correggere la normativa vigente secondo le esigenze degli operatori e degli organi di controllo. Il nostro gruppo ha presentato nella legislatura in corso un progetto di legge al Senato sull'argomento in questione, esattamente come già avvenuto nelle precedenti legislature a dimostrazione di quanto la Lega riconosca l'importanza e la necessità di affrontare con azioni efficaci una materia di interesse generale per tutta la comunità, soprattutto in riferimento alle attività illecite intraprese dalla criminalità organizzata. Ciò nonostante, la Lega, vigilando sulla proficua operatività dei lavori, ha criticato anche alcune analoghe precedenti Commissioni che non hanno prodotto i risultati attesi. È opportuno a tal proposito far osservare che la Commissione parlamentare di inchiesta nella Legislatura XVII ha svolto un lavoro importante sia in termini quantitativi sia in termini qualitativi. Riteniamo pertanto opportuno non archiviare quanto è stato fatto fino ad oggi ma farne tesoro per dare seguito al lavoro iniziato dalle precedenti Commissioni d'inchiesta, un lavoro che si è costruito nel tempo di anno in anno e che ha trovato via via nelle legislature seguenti maggiore riscontro in termini di risultato e che oggi più che mai si troverà a dover affrontare un problema enorme e in crescita costante, anche in considerazione dei dati incresciosi relativi all'anno 2017 che parlano di 84 reati al giorno, 583 ordinanze di custodia cautelare, un business di 14,1 miliardi di euro e un aumento del 140 per cento di arresti ed inchieste rispetto all'anno precedente: il record dei crimini contro l'ambiente. La corruzione rimane il nemico numero uno del nostro ecosistema naturale perché spesso coloro che dovrebbero vigilare e garantire il rispetto delle regole e la supremazia dell'interesse collettivo su quello privato, creano le condizioni ideali per pratiche corruttive. Auspichiamo pertanto che l'istituzione di una nuova Commissione d'inchiesta possa far luce su questa fitta rete di illegalità e conduca nella presente legislatura a risultati concreti contro la criminalità organizzata coinvolta nel ciclo dei rifiuti affinché il Parlamento possa adottare soluzioni legislative valide per rimuovere le disfunzioni. Trovandosi spesso ad affrontare le medesime questioni auspichiamo inoltre un rapporto diretto con la Commissione VIII della Camera dei deputati e la Commissione XIII del Senato, finalizzato ad una proficua e corretta collaborazione tra le parti. Confidiamo che il testo proposto in questa legislatura e integrato dal lavoro della Commissione ambiente possa permettere alla Commissione di inchiesta di svolgere effettivamente i compiti di indagine per i quali essa viene istituita e di produrre i risultati attesi dal Parlamento e dai cittadini, perseguendo il fine ultimo di smascherare le organizzazioni malavitose che vivono nell'illegalità mettendo a repentaglio la salute pubblica e l'ambiente e tutelando le imprese sane e rispettose della legge. La Lega è e sarà sempre a fianco di quelle aziende che con dignità, responsabilità e fatica rappresentano la buona impresa italiana (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Grazie, Presidente. Il 22 settembre 2014 ho depositato un esposto in procura a Mantova per una situazione di inquinamento diffuso, sospetto: falde inquinate, digestati, gessi, fanghi sparsi in maniera massiva sui campi, nitrati nell'acqua potabile che possono limitare lo sviluppo dei bambini, molestie olfattive, lacrime e intossicazioni varie. Si tratta di un inquinamento diffuso e progressivo che interessa buona parte della Pianura Padana, che viene affrontato finora con continue richieste di autorizzazione di nuovi impianti per gestire rifiuti come l'inceneritore della Progest. Quello stesso giorno quattro persone andarono al lavoro alla Coimpo di Adria: Nicolò Bellato, Paolo Valesella, Marco Berti e Giuseppe Baldan. Durante la reazione di trasformazione di fanghi in gessi avvenne un gravissimo incidente: l'acido solfidrico e altre sostanze possono uccidere in pochi secondi. L'indagine è ancora in corso e si è costituito parte civile anche il Ministero dell'ambiente. I quattro lavoratori morirono. L'intossicazione cronica dalle stesse sostanze può causare danni nel lungo termine. Adria fu la sede della prima missione della Commissione ecomafie della Legislatura XVII nel nord, in Veneto. Il luogo sotto sequestro era spettrale. Il dolore e la sofferenza, la mancanza di voce e di fiato, il soffocamento dei quattro operai erano impressi sui camion che trasportavano gli acidi, sulla vasca, sui capannoni, su tutto quel luogo maledetto dalla cupidigia umana. Il decreto fertilizzanti del 2010, una legge scritta mentre era Ministro Galan, ora pregiudicato, sta continuando a fare enormi danni: un correttore di acidità non va dato a un terreno alcalino.

Nel rapporto ecomafie presentato da Legambiente si legge di ben 12 decessi nel 2017 per reati ambientali. È necessario ridare fiato e voce a queste persone. Si può fare impedendo altri incidenti, altre speculazioni, altri reati. Sempre nello stesso rapporto si parla di ben 14 miliardi di euro bruciati dalla nostra economia, di oltre 30.000 reati ambientali. La legge n. 68 del 2015 approvata nella scorsa legislatura contro gli ecoreati è stata applicata 484 volte, anche se è stata indebolita nell'applicazione dallo scioglimento del Corpo forestale dello Stato. Quali funzioni individua la legge istitutiva della Commissione? Si concentrerà sul traffico dei rifiuti tra regioni e verso Stati esteri, sui comportamenti illeciti nell'ambito della pubblica amministrazione centrale e periferica - questa è una novità importante – e potranno essere individuati i modelli di gestione più virtuosa.

Ricordo che pochi giorni fa il consigliere comunale di Livorno e presidente del Consiglio comunale Daniele Esposito, mentre viaggiava sulla sua auto, si è ritrovato con i bulloni svitati e ha subito un grave un grave danno. A Livorno hanno affrontato 42 milioni di euro di debiti lasciati da MPS. È stata superata la crisi e mantenuta l'occupazione. In generale la gestione pubblica costa il 20 per cento meno a regime rispetto alla gestione privata o mista. La PAP a Livorno (la raccolta porta a porta) è migliorata: a regime costa il 22 per cento rispetto alla raccolta stradale. Bisognerà valutare la concorrenza fra gestori, i contratti in deroga come succede in molte regioni anche nel nord. Bisognerà valutare il finanziamento alla politica da parte dei gestori ambientali. La Commissione potrà indagare ulteriormente sugli incendi e su altre condotte illecite che riguardano impianti di deposito, trattamento e smaltimento e i siti di discarica. Si potrà valutare il riciclo delle materie prime e secondarie ottenute dai rifiuti che non risponde alle caratteristiche merceologiche e sanitarie previste dalla normativa nazionale, come i giocattoli per i bimbi che disperdono cadmio e nichel. Ci sono state decine di sequestri in tutta Italia ma ricordiamoci che la plastica è un nemico che non è solo visibile: da una lavatrice se lavo un paio di calze di nylon rilascio di oltre 130.000 microplastiche. Bisognerà affrontare l'ambiente in una maniera davvero olistica.

La Commissione potrà affrontare il tema dei siti inquinati e delle attività di bonifica. Sono 39 i SIN e 6 mila i siti d'interesse regionale. Si valuterà la gestione del servizio idrico integrato e gli impianti di depurazione, cercando di valutare anche lo smaltimento dei fanghi, come è stato il caso della Coimpo, valutando i meccanismi virtuosi come il recupero del fosforo e la riduzione del volume dei fanghi e della tossicità.

La Commissione potrà affrontare il tema dell'amianto, già previsto chiaramente nella legislatura precedente, ma è giusto puntualizzare: siamo stati, nella scorsa legislatura, oltre 500 metri sotto terra in una miniera in Germania, scoprendo che l'amianto non finisce lì, ma finisce in banali discariche di superficie, per cui ogni territorio deve smaltire al meglio il suo amianto, altrimenti ce lo ritroviamo in maniera pericolosa sulle spiagge, sui campi di mais, con tanto di bolla di accompagnamento per la Germania.

Fino a due anni fa in Sardegna l'amianto veniva ancora estratto da alcune cave e poi finiva nella filiera di costruzione delle ceramiche in Lazio. Potranno essere fatti anche sopralluoghi a impianti che adottano procedimenti di grande efficacia o innovazione. Proseguiranno le audizioni, abbiamo audito governatori. Burlando, per esempio, in Liguria non sapeva che l'organico in un impianto a biogas non sparisce, ma produce digestato, e c'è bisogno di suolo per spanderlo. In Liguria ce n'è ben poco e sta andando in discarica, come nel caso della Ferrania, con le inchieste connesse.

Come in Veneto: il governatore non sapeva ancora dell'esistenza dei Pifas nel 2014. Sindaci come Marino a Roma: i camion non avevano neppure un piano di viaggio e girovagavano per Roma. Altro che la raccolta porta a porta che sta partendo con la giunta Raggi!

Abbiamo organizzato convegni, la cultura ambientale è importantissima e deve partire dalle scuole. Abbiamo fornito stimoli normativi e si dovrà proseguire con la sburocratizzazione e con la semplificazione, come è stato il decreto ministeriale n. 266 sulla semplificazione del compostaggio. Ci vorrà attenzione agli incentivi. Gli impianti a biometano si suppone che riceveranno un pagamento di venti metri cubi ogni metro cubo prodotto, cioè venti a uno. È un denaro che potrà attirare mafiosi e speculatori. L'organico non è un rifiuto e può tornare al terreno come compost, torba, e avere anche un valore economico.

Abbiamo analizzato con favore le proposte del Ministro Costa. Bene il sequestro ai fini di confisca allargata dei proventi non giustificabili, che devono confluire in un fondo unico ambientale. Si potrebbe valutare di far pagare anche in caso di incendio. L'Università di Stanford stima in 150 euro a tonnellata il costo della combustione dei rifiuti, per cui potrebbero pagare gli impianti che ricevono il pagamento all'ingresso dei rifiuti, quando ci sono questi incendi: potrebbe essere un buon deterrente.

Dovranno essere messe in rete le banche dati ambientali, come quelle che sono presso le procure o presso le agenzie. Si può pensare anche ai dati camerali delle camere di commercio: questi dati possono comporre mappe dei trasporti e delle modalità di trasporto dei rifiuti.

Oltre 42 milioni di tonnellate di rifiuti valicano il confine di una regione in Italia. Sono almeno otto miliardi di chilometri che i rifiuti fanno. I rifiuti si muovono in Italia più delle persone, incrementano di almeno il 10 per cento i costi per circa 4 miliardi di euro all'anno e i rischi di cambi codici e di altri illeciti.

Chiederemo dati maggiormente puntuali e il passaggio del medesimo tipo di rifiuti verso una regione che spedisce i suoi in un'altra dovrà essere analizzato, perché potrebbero essere speculativi, e dovrà esserci una pubblicità sistematica di questi dati. Il bracconaggio si sta diffondendo in maniera preoccupante in molte realtà.

Per quanto riguarda i fiumi principali andrebbe analizzata la filiera delle farine animali: i pesci finiscono davvero all'estero o nutrono gli animali dei nostri pascoli?

Dobbiamo dare voce alle vittime dell'ambiente, persone morte all'improvviso di morte lenta, animali e forme di vita che ci insegnano che senza aria, senza acqua e senza suolo e cibo non c'è vita, non c'è dignità. Dal ciclo dei rifiuti si possono creare oltre 200 mila posti di lavoro sani.

La Commissione d'inchiesta potrà contribuire a questa rivoluzione verde sempre più urgente, in modo da arrivare a non avere nessun rapporto ecomafie, perché non ci saranno più reati ambientali, come ha detto il sottosegretario Micillo, in modo da far sparire ogni Terra dei fuochi dal nostro Paese. Buon voto e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 85-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 85-A: “Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati”.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 103, 414 e 785.

Su un lutto del deputato Antonio Viscomi.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Antonio Viscomi è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuta la seguente rimodulazione del calendario - colleghi, chi non è interessato può lasciare l'Aula, grazie - dei lavori:

Mercoledì 11 luglio (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

disegno di legge n. 764 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2018);

proposta di legge nn. 513 e 664 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (ove conclusa dalla Commissione).

Giovedì 12 luglio ( antimeridiana e pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 13 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame dei progetti di legge:

disegno di legge n. 764 - Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale (da inviare al Senato – scadenza: 21 agosto 2018);

proposta di legge nn. 513 e 664 - Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (ove conclusa dalla Commissione).

Lunedì 16 luglio ( pomeridiana , con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 804 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (approvato dal Senato – scadenza: 28 luglio 2018).

Discussione sulle linee generali delle mozioni:

Carnevali ed altri n. 1-00009 concernente misure volte ad implementare il reddito di inclusione;

Gelmini ed altri n. 1-00010 concernente la rilocalizzazione in Italia di imprese trasferitesi all'estero.

Martedì 17, mercoledì 18 (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e giovedì 19 luglio (antimeridiana, con eventuale prosecuzione dopo la riunione del Parlamento in seduta comune e notturna, nonché nella giornata di venerdì 20 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 804 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 maggio 2018, n. 55, recante ulteriori misure urgenti a favore delle popolazioni dei territori delle Regioni Abruzzo, Lazio, Marche ed Umbria, interessati dagli eventi sismici verificatisi a far data dal 24 agosto 2016 (approvato dal Senato – scadenza: 28 luglio 2018).

Seguito dell'esame delle mozioni:

Carnevali ed altri n. 1-00009 concernente misure volte ad implementare il reddito di inclusione;

Gelmini ed altri n. 1-00010 concernente la rilocalizzazione in Italia di imprese trasferitesi all'estero.

Nella seduta di mercoledì 18 luglio, a partire dalle ore 10, avrà luogo l'informativa urgente del Governo sullo stato dei tavoli di crisi aperti presso il Ministero dello sviluppo economico.

Nella seduta di mercoledì 18 luglio, a partire dalle ore 11,30, avrà luogo la votazione – per schede - per l'elezione di due componenti il consiglio di amministrazione della RAI.

Nella seduta di mercoledì 18 luglio (pomeridiana, dopo l'eventuale seguito dell'esame del decreto-legge A.C. 804) avranno luogo le votazioni – mediante procedimento elettronico - per l'elezione di due componenti il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, di due componenti il Consiglio di presidenza della Corte dei Conti e di due componenti il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria.

Giovedì 19 luglio, alle ore 14,30, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione di otto componenti del Consiglio superiore della Magistratura e di un giudice della Corte Costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Martedì 24 luglio (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

Discussione generale del decreto-legge recante misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese (ove presentato alla Camera)

Mercoledì 25 e giovedì 26 luglio (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 27 luglio) (con votazioni)

Seguito dell'esame del decreto-legge recante misure urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese (ove presentato alla Camera)

All'esame dei decreti-legge pendenti al Senato – compresi quelli in corso di presentazione da parte del Governo – si procederà – ove trasmessi in tempo utile dall'altro ramo del Parlamento – a partire dalla seduta di lunedì 30 luglio e nelle giornate successive. Ove necessario, i lavori della Camera proseguiranno nella settimana 6 - 9 agosto.

La discussione generale del conto consuntivo e del bilancio interno della Camera, già prevista per lunedì 23 luglio, è differita a lunedì 30 luglio. Il seguito dell'esame congiunto avrà luogo una volta concluso l'esame dei decreti-legge pendenti.

La Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica saranno convocati, d'intesa con la Presidente del Senato, nella giornata di mercoledì 18 luglio, rispettivamente alle ore 9 e alle ore 10, per procedere alla loro costituzione. Il termine per la comunicazione delle designazioni non ancora pervenute è fissato alle ore 18 di lunedì 16 luglio.

Entro il medesimo termine dovranno essere altresì trasmesse:

le designazioni convenute tra i gruppi ai fini della predisposizione, da parte del Presidente, delle liste bloccate per l'elezione di due componenti il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, di due componenti il Consiglio di presidenza della Corte dei Conti e di due componenti il Consiglio di presidenza della giustizia tributaria;

le designazioni non ancora pervenute ai fini della costituzione della Giunta delle elezioni e della Giunta delle autorizzazioni.

La Giunta delle elezioni e la Giunta delle autorizzazioni saranno convocate, in sequenza, presso l'Aula delle Giunte, per procedere alla loro costituzione, nel pomeriggio di mercoledì 18 luglio, al termine delle votazioni.

Lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni avrà luogo il martedì, nella parte antimeridiana della seduta.

Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).

Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo il venerdì, nella parte antimeridiana della seduta.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.

LUCA RIZZO NERVO (PD). Il 1° luglio, nel soleggiato prato di Pontida, il Ministro dell'Interno Salvini, nell'ormai quotidiana pratica di sostituirsi ai propri colleghi Ministri, ha parlato della legge n. 180, la “legge Basaglia”, come di una legge che si sta dimostrando un disastro, colpendo le famiglie dei malati psichiatrici e cancellando le strutture che li curavano, intendendo per esse i manicomi. Una dichiarazione grave, irresponsabile nei confronti delle persone malate, delle loro famiglie, dei circa 30 mila operatori che lungo questi quarant'anni hanno creato una rete di servizi articolata, che garantisce ogni anno l'assistenza a oltre 800 mila persone. La “legge Basaglia” è stata al contrario una legge…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, per cortesia, consentiamo al collega di svolgere l'intervento.

LUCA RIZZO NERVO (PD). La “legge Basaglia” è stata al contrario una legge rivoluzionaria, radicale, capace di affermare la necessità, per affrontare la malattia mentale, di riscoprire l'individuo, la sua soggettività, la sua dignità di persona prima che di malato.

Capace di affermare la libertà come strumento terapeutico. Lo ha fatto restituendo diritti di cittadinanza a chi li aveva persi, lo ha fatto ridefinendo la distinzione fra salute mentale e pericolosità sociale, lo ha fatto chiudendo i manicomi e assumendosi la responsabilità di dare alla salute mentale la stessa dignità di ogni altra cura; lo ha fatto, soprattutto, curando ed assistendo di più e meglio. Ricordo a questo Governo che se davvero vuole occuparsi di salute mentale, ci sono molte cose da fare più che da dire: c'è da realizzare l'impegno di destinare il 5 per cento dei fondi sanitari alla salute mentale, oggi fermo a meno del 3,5 per cento; c'è da potenziare un organico che denuncia un deficit strutturale, gli operatori; c'è da investire sulla neuropsichiatria infantile e i servizi per i giovani adulti.

Come gruppo del Partito Democratico, e per questo abbiamo presentato un'interrogazione al Ministro Grillo, monitoreremo affinché non venga messa in discussione una norma di civiltà giuridica,…

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

LUCA RIZZO NERVO (PD). …di innovazione sanitaria - concludo, Presidente - e di maturità sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Presidente, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, apprendiamo dai mezzi di stampa che il presidente di Manutencoop, ora diventata Rekeep, gli ex vertici dell'altro colosso cooperativo bolognese Consorzio nazionale servizi, sono stati rinviati a giudizio dal giudice di Roma con l'accusa di turbativa d'asta in concorso. Si tratta del maxi-appalto per la pulizia delle scuole italiane bandito da Consip nel 2012 per un valore totale di 1,6 miliardi di euro, vicenda poi deflagrata nel gennaio 2016 con la mega-multa inflitta dall'Antitrust. Questo è solo uno dei tanti aspetti negativi legati all'introduzione del sistema di esternalizzazione dei servizi di pulizia nelle nostre scuole, che se da una parte ha occasionato la commissione di illeciti relativi alle spartizioni di appalti tra politica e un determinato sistema di cooperative, dall'altra ha condotto a maggiore inefficienza, all'incremento dei licenziamenti e ad una riduzione degli stipendi per i dipendenti. L'unica soluzione è la reinternalizzazione del servizio di pulizie nelle scuole e l'inserimento nelle graduatorie di quei lavoratori che attualmente operano in condizioni di totale precarietà, consentendo allo Stato un risparmio rispetto al sistema attuale e il conseguente efficientamento per tutto il settore. Pertanto abbiamo il dovere di compiere l'unico percorso economicamente sostenibile, garantendo dignità e diritti ai lavoratori: perché l'Italia ha bisogno non solo di scuole belle, ma soprattutto di scuole efficienti che funzionino bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17.50)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, parlo quest'oggi del fatto che dal 1° luglio di quest'anno, 2018, in Pavia città e provincia si è deciso di fare pagare i ticket sanitari che hanno un importo superiore a 10 euro esclusivamente, soltanto e in non differente modo che quello di usare le carte di credito. C'è un po' di scontento da parte delle pensionate e dei pensionati, degli anziani e di chi non è innamorato delle carte elettroniche: non tutti si è obbligati ad essere sostenitori di tutte e sempre le novità. Le pensionate e i pensionati già furono costretti tempo addietro dalla previdenza sociale ad aprire un conto corrente se avevano una pensione superiore a 1.000 euro; adesso si devono andare a comperare la carta di credito oppure il bancomat, e anche mia mamma è felice, felicissima, vi potete immaginare, di poter andare personalmente con la carta di credito, anche se ha 104 anni. Io dico che bisognerebbe che in tutta Italia ci si comportasse sempre nella stessa maniera, e sempre andando verso i pensionati e gli anziani, e non lasciandoli indietro. Viva i pensionati! Pensionati, all'attacco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). La ringrazio, Presidente Rampelli. Presidente, io oggi vorrei ricordare qui, in Aula, un viaggio. L'incipit di questo intervento potrà sembrare strano, però vorrei ricordare il viaggio di una persona che da San Vito al Tagliamento, che è una cittadina in provincia di Pordenone, si recherà a piedi ad Assisi, città di San Francesco, percorrendo, in 14 giorni, 410 chilometri: un percorso di vita, come lui l'ha nominato, questo suo percorso.

Questa persona si chiama Valentino Gregoris. Valentino Gregoris è un artigiano sanvitese, ma prima di essere un artigiano sanvitese, è un padre, Presidente, che vuole fare conoscere l'autismo a chi non conosce l'autismo; è un padre che, in questo percorso assieme a suo figlio, vuole fare conoscere alle associazioni, ai cittadini, alla politica e vuole incontrare genitori ed associazioni che si battono per i diritti e l'assistenza dei figli, come prima ricordato, con disturbi dello spettro autistico.

Spero, Presidente, che questo mio appello qui, alla Camera dei deputati, coinvolga cittadini, coinvolga amministratori, coinvolga sindaci, coinvolga anche la politica e che vadano a dare una pacca sulla spalla, vadano a dare una mano, lungo questo suo percorso, a Valentino, cercando di conoscere il suo percorso; questo percorso è stato pubblicato nella sua pagina Facebook e si può consultare sulla pagina Facebook di Noi uniti per l'autismo, che è un'associazione di Pordenone.

Concludo, Presidente, dicendo che su questo tema c'è ancora molto, moltissimo da fare e che è bene che se ne parli. Il 2 aprile, come lei sa, è la Giornata mondiale della consapevolezza dell'autismo; ancora meglio, Presidente, sarebbe se la politica, se i politici, se i deputati, se i senatori, se qualsiasi persona che in questo momento ha possibilità di legiferare…

PRESIDENTE. Concluda, collega Rizzetto.

WALTER RIZZETTO (FDI). Concludo, Presidente… andrà a legiferare, appunto, in questo senso, perché è una battaglia di assoluta civiltà, soprattutto e molto spesso per i genitori che si trovano abbandonati, in questo terribile percorso.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 11 luglio 2018 - Ore 15:

1. 1 Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 16)

2. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 22 giugno 2018, n. 73, recante misure urgenti e indifferibili per assicurare il regolare e ordinato svolgimento dei procedimenti e dei processi penali nel periodo necessario a consentire interventi di edilizia giudiziaria per il Tribunale di Bari e la Procura della Repubblica presso il medesimo tribunale. (C. 764)

Relatrice: GIULIANO.

3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

NESCI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere (ove conclusa dalla Commissione). (C. 513)

e delle abbinate proposte di legge: ANZALDI; VERINI; SANTELLI ed altri; PALAZZOTTO ed altri. (C. 336-664-805-807)

La seduta termina alle 17,55.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

  nella votazione n. 1 le deputate Deiana e Lapia hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto contrario;

  nella votazione n. 9 la deputata Ciprini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 9)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Ddl 764 - quest. preg. 1 e 2 527 525 2 263 239 286 55 Resp.
2 Nominale Pdl 85-A e abb. - articolo 1 525 525 0 263 525 0 55 Appr.
3 Nominale em. 2.50, 2.51 531 431 100 216 145 286 53 Resp.
4 Nominale articolo 2 531 530 1 266 530 0 53 Appr.
5 Nominale articolo 3 532 531 1 266 531 0 53 Appr.
6 Nominale articolo 4 534 533 1 267 533 0 53 Appr.
7 Nominale articolo 5 528 527 1 264 527 0 53 Appr.
8 Nominale articolo 6 530 529 1 265 529 0 53 Appr.
9 Nominale Pdl 85-A e abb. - voto finale 508 508 0 255 508 0 51 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.