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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 61 di giovedì 11 ottobre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO

La seduta comincia alle 10.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 ottobre 2018.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bitonci, Cavandoli, Colletti, Fassino, Ferri, Frassinetti, Lorenzin, Ravetto e Scoma sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,01).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, collega. A che titolo?

SALVATORE DEIDDA (FDI). Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prego. Non abbiamo ancora iniziato i lavori…

SALVATORE DEIDDA (FDI). Sì, scusi, ma vorrei, per suo tramite, rivolgermi al Governo, vista la grave situazione che sta avvenendo in Sardegna, dopo la giornata di ieri, dove una strada è crollata, la “Sulcitana”, e molte strade provinciali sono interrotte. Questa mattina le strade per gli ospedali di Cagliari e l'entrata di Cagliari sono interrotte da questa enorme bomba d'acqua che è capitata. Una donna risulta dispersa, purtroppo stamattina travolta dall'auto con la propria famiglia. Solo grazie all'aeronautica, il marito e il figlio sono stati salvati. Chiediamo pertanto al Governo di dichiarare subito lo stato di calamità e di chiedere anche l'intervento delle Forze armate, dei carabinieri, della Protezione civile per aiutare la popolazione. Facciamo questo appello perché la situazione sta diventando veramente gravosa. Grazie.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Deidda, credo che il suo intervento sia assolutamente opportuno. Immagino che il Governo, che è presente in Aula, ne abbia preso nota. Peraltro, il sottosegretario è anche sottosegretario agli interni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gavino Manca. Ne ha facoltà. Immagino sullo stesso tema.

GAVINO MANCA (PD). Grazie Presidente. Intervengo brevemente, sì, anch'io, per associarmi al collega per dichiarare lo stato di calamità. La situazione è veramente drammatica e, quindi, necessita di un intervento pronto del Governo e di tutte le forze disponibili per dare sostegno ai cittadini che vivono situazioni di grave disagio in questi momenti nella nostra terra.

PRESIDENTE. Grazie onorevole Manca. Le considerazioni fatte precedentemente dalla Presidenza valgono anche per il suo intervento.

Seguito della discussione della proposta di legge: Nesci ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento) (A.C. 543-A) (ore 10,03).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 543-A: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione (ai sensi dell'articolo 107, comma 1, del Regolamento).

Ricordo che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Sisto ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A).

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame della questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1.

Avverto che i tempi per il relativo esame sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione generale.

A norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

Il deputato Silli ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Sisto ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

GIORGIO SILLI (FI). Chiedo scusa Presidente, ero un attimo distratto. Ebbene, il mio intervento di oggi serve a stigmatizzare, per certi versi, questo provvedimento. Da una parte il gruppo di Forza Italia ha apprezzato lo spirito propositivo del progetto di legge in esame, che tende, sostanzialmente, ad una sorta di costruzione di un procedimento elettorale più equo, imparziale e trasparente. Tuttavia, al di là di alcune misure che noi condividiamo, abbiamo trovato degli enormi scogli durante l'iter di discussione. La maggioranza, in Commissione Affari costituzionali, è stata completamente chiusa rispetto alle nostre osservazioni e rispetto alla presentazione dei nostri emendamenti, che sono assolutamente emendamenti non tanto legittimi, perché ci mancherebbe altro che non lo fossero, ma assolutamente logici ed allineati alle fonti del diritto e, in primis, chiaramente, alla nostra Costituzione.

Oltre ciò vi è la chiusura della maggioranza in Commissione, che è la stessa chiusura della maggioranza che noi, ahimè, incontriamo ogni giorno in Aula, quasi come se la maggioranza fosse un qualcosa di granitico e che dovesse dimostrare ogni giorno alle minoranze che solamente la maggioranza ha a cuore il bene del Paese, perlomeno dal loro punto di vista. Non è così!

Noi vogliamo sottolineare, ancora una volta, che la Costituzione è alla base del benessere e del prosperare del nostro Paese. E la prima grande criticità di questo provvedimento è ancora una volta la violazione della presunzione di non colpevolezza. Infatti, all'interno di quest'Aula, purtroppo, troppo spesso in questa fase politica, ci dimentichiamo che la nostra Costituzione è chiara, che in questo Paese chiunque non sia condannato in via definitiva è considerato o è da considerare non colpevole. All'uopo io mi sono permesso di preparare due righe esemplificative di come il principio di non colpevolezza non sia un qualcosa di campato in aria, costruito in maniera artificiosa all'interno del nostro Paese, quasi come per nascondere chi ha commesso un reato.

Il principio di non colpevolezza è una base fondante anche del sistema giuridico dell'antica Roma. Ammiano Marcellino, uno storico romano, l'ultimo storico romano del quarto secolo, della fase di decadenza dell'impero romano, ci racconta un episodio interessantissimo. Racconta di quando Giuliano l'Apostata, imperatore romano che, in quel momento, era in veste di giudice, si trovò di fronte ad un imputato e a un pubblico ministero. Il pubblico ministero era Delfinio, un abilissimo oratore, e questo pubblico ministero - chiamiamolo così per praticità - incalzava questo imputato. Lo incalzava proprio perché l'imputato sì limitava a negare, negare, negare. Semplicemente diceva: io non ho commesso il fatto. E questo Delfinio continuava ad incalzarlo. Senonché Delfinio si rivolse all'imperatore Giuliano l'Apostata e disse: chi potrà mai essere colpevole, se basterà negare? L'imperatore, sorridendo, dall'alto della sua grande saggezza, rispose: e chi potrà essere innocente, se basterà accusare?

È questo il principio cardine del nostro sistema giudiziario! E deve continuare ad essere questo! Troppo spesso c'è la voglia di accorciare gli iter giudiziari, semplicemente per tenere in mano lo scalpo di un presunto colpevole e di agitarlo di fronte ad una certa parte dell'elettorato, quasi come a volere costruire, ahimè, del consenso elettorale sulle colpevolezze altrui.

Ebbene, in questo provvedimento, né più né meno, si chiede l'esclusione dalla funzione di componente dell'ufficio elettorale per alcuni che sono stati condannati, anche non in via definitiva, per i reati contro la pubblica amministrazione. Ebbene, dico io: ci mancherebbe altro che qualcuno condannato, ma in via definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione, potesse occuparsi delle operazioni di scrutinio! Ma ripeto: in via definitiva!

Il provvedimento continua con l'esclusione per i delitti di cui all'articolo 416-bis. E poi ancora: in via definitiva per reato non colposo, ovvero a pena detentiva uguale o superiore a due anni di reclusione per reato colposo.

Ebbene, Forza Italia ha presentato un emendamento che ha una logica, ha una logica con la “L” maiuscola. È un emendamento che dice di escludere chi è colpevole per i reati contro la pubblica amministrazione, ma noi sottolineiamo che la colpevolezza deve essere accertata e giudicata in via definitiva, non a metà del guado, non solamente in primo grado.

Poi nel nostro emendamento abbiamo ovviamente concluso: “salvo quanto previsto dall'articolo 323 del codice penale”. Nonché prevediamo: per coloro che abbiano subito condanne anche non definitive per i delitti, di cui all'articolo 416-bis.

Ebbene, questa volta, per l'ennesima volta, siamo ad analizzare un provvedimento che non va in contrasto con la Costituzione per qualche virgola o per una - come dire - modalità da interpretare. In questo caso questo provvedimento va in contrasto con la Costituzione su due punti fondamentali: l'articolo 3, che sancisce che tutti siamo uguali e dobbiamo essere uguali di fronte alla legge, e l'articolo 27, che parla esplicitamente di presunzione di non colpevolezza. È una nemesi un po' particolare, perché si va a creare una sorta di precedente perché, se noi lasciamo passare, senza gridare, un provvedimento di questo tipo, si creano dei precedenti affinché anche altri provvedimenti, in futuro, possano andare in questa direzione, facendo carta straccia della presunzione di non colpevolezza. Ma se facciamo carta straccia della presunzione di non colpevolezza, allora dove andiamo a finire? Si va a minare completamente tutto il nostro sistema giudiziario. E perché dovremmo farlo? Semplicemente perché una certa parte politica vuole raccattare, in base alla voglia di forca e alla voglia di manette, qualche voto in più? Non credo che il nostro Paese se lo meriti.

Il Governo, ahimè, si sta rivelando un Governo “manettaro”, un Governo forcaiolo. Ricordo quando in passato noi di Forza Italia utilizzavamo questi aggettivi per descrivere altre forze politiche che pur qui dentro sono state sedute ma non hanno fatto una bella fine, perché, alla fine, sono stati loro stesse vittime delle stesse cose per le quali loro erano stati boia e accusatrici. E non è che noi ci basiamo su un nostro pensiero o su delle nostre riflessioni perché vi sono delle sentenze chiare, delle sentenze chiarissime della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell'uomo. Ma, Presidente, quello che davvero a me fa andare via di testa è che la Lega, la Lega Nord, in questo momento, in cambio della possibilità di fare quello che vuole su certi argomenti, lascia mano libera al MoVimento 5 Stelle, che ha fatto della visione forcaiola del sistema giudiziario il proprio cavallo di battaglia e questo noi non possiamo accettarlo. Noi non possiamo accettare che una maggioranza di governo si spartisca gli argomenti, di fatto senza intervenire e discutere o creare dei momenti di riflessione comune. La sentenza della Corte costituzionale n. 107 del 1957 lo dice molto chiaramente, così come la sentenza n. 124 del 1972 e la sentenza storica della Corte europea dei diritti dell'uomo del 1983. Non è Forza Italia, non è il gruppo di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali: è lo Stato di diritto, è la Costituzione e ci sono sentenze che lo dicono in maniera molto chiara.

Mi avvio alla conclusione, Presidente…

PRESIDENTE. Anche perché ha due secondi ancora.

GIORGIO SILLI (FI). Io credo assolutamente di avere esposto tutte quelle che sono le nostre perplessità e mi limito ad elencare quelle, sulla base della presunzione di non colpevolezza…

PRESIDENTE. Collega Silli, non può…

GIORGIO SILLI (FI). Per questo chiediamo di non proseguire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Grazie.

Ha chiesto di parlare la deputata Anna Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA (M5S). Grazie, Presidente. Si argomenta l'incostituzionalità per violazione dell'articolo 27 della Costituzione, per il principio di non colpevolezza. Allora, sgombriamo subito il campo dal fantasma dell'incostituzionalità. La Corte costituzionale ha più volte chiarito che la norma, che preveda l'impossibilità di ricoprire cariche pubbliche elettive o non, a seguito di sentenze anche non definitive per reati dall'alto disvalore sociale (e, piaccia o non piaccia, i reati contro la pubblica amministrazione hanno un elevato disvalore sociale), non ha natura sanzionatoria. Potrei citare le ripetute diverse sentenze della Consulta dal 1994 al 2002 per finire con quella del 2015 sulla “legge Severino”, ma sono certa che gli onorevoli colleghi e il Presidente conoscano la copiosa giurisprudenza.

Misure come l'incandidabilità, l'ineleggibilità e l'impossibilità di ricoprire cariche pubbliche a seguito di sentenze anche di primo grado per reati contro la pubblica amministrazione - e lo sappiamo che sono proprio questi reati che toccano un nervo scoperto di una vecchia concezione che la politica ha della pubblica amministrazione, ritenendo che possa essere vilipesa dall'interno, continuando ad essere amministratori, per esempio, nonostante una condanna in primo grado - sono legittime perché non sono sanzioni penali o effetti penali della condanna, ma conseguenze del venir meno di un requisito soggettivo e morale per l'accesso alle cariche pubbliche. È compito del legislatore operare le proprie valutazioni e ritenere che anche una condanna penale in primo grado per reati contro la pubblica amministrazione sia preclusiva ed ostativa all'assunzione di una carica o all'espletamento di una funzione pubblica. Vogliamo impedire che coloro che siano stati condannati anche in primo grado possano essere chiamati a svolgere funzioni pubbliche nel momento più alto e più importante della vita democratica di questo Paese.

Questo legislatore vuole dare concreta attuazione agli articoli 54 e 51 della Costituzione: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore (…)”. Il momento delle elezioni è il momento in cui i cittadini sono chiamati a dare volto e voce ai propri rappresentanti nelle istituzioni oppure sono chiamati a prendere decisioni importanti. È il momento in cui la democrazia esplica la sua funzione, ma è anche il momento in cui è più vulnerabile. Abbiamo il dovere di proteggerla, abbiamo il dovere di normare i requisiti di accesso soggettivi e morali a quelle funzioni. I cittadini meritano una pubblica amministrazione in cui non continuino ad esercitare funzioni coloro che, avendo riportato una condanna in primo grado, per esempio per corruzione, rendano inopportuna la loro nomina. Questo è legittimo, è doveroso, è ragionevole. Non c'è nessuna lesione del singolo, non c'è alcun giudizio di colpevolezza: viene meno un requisito soggettivo e - ribadiamolo - morale a ricoprire pubblici uffici per corrotti e concussi, anche solo dopo una sentenza di primo grado.

Questo legislatore dà valore e preminenza alla salvaguardia della moralità dell'amministrazione pubblica. Abbiamo il diritto di pretendere che la pubblica amministrazione e, per essa, che i pubblici ufficiali esprimano moralità, etica, valore sociale; ergo, abbiamo il dovere di normare in questa direzione. Una pubblica amministrazione garantita, tutelata, preservata e protetta da coloro che l'hanno offesa, depredata e vilipesa e che vorrebbero, però, continuare a gestirla. È questo quello che vogliamo. Dunque, siamo qui per dare un segnale forte. Lo Stato merita rispetto, soprattutto nel momento in cui è più esposto, cioè nel momento in cui si celebra la democrazia, nel momento del voto. Non è giustizialismo: è rispetto per questo Paese, è l'Italia che cambia ed è l'Italia che vogliamo. La norma è costituzionale e la pregiudiziale va respinta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Borghi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, mi risulta che siano in corso i lavori ancora in alcune Commissioni. La prego di verificare prima di procedere al voto in Aula.

PRESIDENTE. Lo facciamo senz'altro. Prego di ricordare ai presidenti che mentre si vota non si possono riunire le Commissioni. Quindi, procediamo in tal senso.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Grazie, Presidente. Io voglio segnalare quattro punti per i quali noi non ci sentiamo di votare la pregiudiziale di Forza Italia e non perché non consideriamo che l'articolo 27 e la presunzione di non colpevolezza non siano un cardine del nostro ordinamento e potrà anche capitare altre volte nel corso della legislatura - temiamo - in cui invece dovremo presentare e votare delle pregiudiziali a difesa dell'articolo 27. D'altra parte, dell'attuale maggioranza fa anche parte un partito che ha esposto dei cappi in quest'Aula qualche anno fa e, quindi, sappiamo che su questo dobbiamo ben vigilare. Però, il punto è questo: sulla base dell'articolo 27 e della presunzione di non colpevolezza non si possono limitare i contenuti essenziali dei diritti fondamentali.

Questo è il dato. Allora, e passo al secondo punto, l'essere componente di un seggio elettorale rientra nella categoria dei diritti fondamentali? Non c'è giurisprudenza costituzionale su questo, però mi sembra un po' difficile allargare il concetto di diritto fondamentale dall'elettorato attivo a quello passivo…

PRESIDENTE. Colleghi, posso pregare maggiore silenzio - chiedo scusa, collega Ceccanti - anche e in particolare chi è qui nell'emiciclo? Grazie.

STEFANO CECCANTI (PD). Dicevo, mi sembra improprio ricavare dall'idea che il diritto di elettorato attivo e quello passivo sono diritti fondamentali ed estendere il concetto di diritto fondamentale anche al far parte di un seggio elettorale, questo è il punto chiave. Allora, terzo punto, se far parte di un seggio elettorale non è un diritto fondamentale, ma è un ruolo ausiliario all'interno del procedimento elettorale, il legislatore può bene inserire dei limiti ragionevoli anche per dei condannati in primo grado, purché i reati siano gravi. Infatti, il legislatore si propone in questo caso, limitando questi diritti, che non sono fondamentali, di tutelare la correttezza del procedimento elettorale, che è un valore, e anche la credibilità agli occhi dell'opinione pubblica.

Il collega Migliore lo ha detto bene in discussione sulle linee generali, parlando di principio di precauzione. Anche la collega Baldino ha parlato di tutela della correttezza della procedura, e mi sembra che siano posizioni sostenibili. Del resto, l'elenco dei reati per cui c'è questa limitazione corrisponde a quello per il quale le condanne definitive precludono la candidatura. In quel caso si tratta di condanna definitiva, ma lì c'è un diritto elettorale passivo, che è un diritto fondamentale. Quarto e ultimo punto: nessun cedimento, quindi, a forme di giustizialismo, nessuna rinuncia a difendere intransigentemente il principio di non colpevolezza, che difenderemo in maniera intransigente in tutta la legislatura, ma, in questo caso, la pregiudiziale di Forza Italia non è motivata, e quindi voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Sisto ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Colleghi, abbiamo molti voti questa mattina: pregherei tutti di restare seduti. Nel frattempo, ci informano che le Commissioni sono state tutte sconvocate.

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Essendo stata testé respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità presentata, passiamo al seguito dell'esame del provvedimento.

Ricordo che, nella seduta dell'8 ottobre, si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice e il rappresentante del Governo sono intervenuti in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione e delle proposte emendative presentate.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.

A tal fine, la componente politica +Europa-Centro Democratico del gruppo Misto è stata invitata a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

Avverto che, per un mero errore tipografico, nell'emendamento 3.104 Macina il riferimento alla lettera c) deve intendersi alla lettera b).

Avverto che l'emendamento 4.1 Foti è stato ritirato dal presentatore.

Colleghi, nell'organizzazione dei nostri lavori, ci potrebbe essere la volontà di chiudere il provvedimento in mattinata, quindi pregherei i colleghi di restare in Aula durante le votazioni per rendere più rapido il lavoro.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 1.101 Santelli e favorevole sull'1.102 Santelli, però a condizione di accettare la riformulazione, perché il contenuto effettivamente riprende un testo che avevo proposto in Commissione alla collega e non era stato accettato.

PRESIDENTE. Ce la legge?

DALILA NESCI, Relatrice. Quindi, la riformulazione è questa: dopo il comma 1, inserire il seguente 1-bis)…

PRESIDENTE. Colleghi, maggior silenzio, cortesemente! Colleghi, maggior silenzio, cortesemente!

DALILA NESCI, Relatrice. Il decreto del Ministro dell'Interno, previsto dal terzo comma dell'articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, come sostituito dal n. 1-bis della lettera b) del comma 1 del presente articolo, è emanato entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

PRESIDENTE. Emendamenti successivi?

DALILA NESCI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.103 Foti, 1.2 Prisco e 1.3 Santelli, mentre formula un invito al ritiro dell'emendamento 1.100 Migliore, perché dovrebbe essere assorbito dall'1.105 Macina. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.4 Prisco e 1.106 Sisto…

PRESIDENTE. Sull'emendamento 1.105 Macina parere favorevole, quindi?

DALILA NESCI, Relatrice. Parere favorevole. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 1.106 Sisto e 1.107 Cirielli.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.101 Santelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, questo…

PRESIDENTE. Collega Sisto, mi scusi. Devo pregare in particolare i colleghi alla mia destra -colleghi, siete voi, infatti, ma per non fare l'elenco dei nomi - ad abbassare il tono della voce. Collega Sisto, prego.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, questo provvedimento, apparentemente quasi innocuo dal punto di vista dell'impatto normativo, in realtà cela numerose insidie, squilibri, e soprattutto ha in sé il germe della possibilità di rendere operative nel nostro sistema, come ha detto molto accuratamente e acutamente il collega Silli, la preclusione derivante da sentenze non definitive, con quello che io non esito a definire una allargamento della platea dei “no”. Cioè, sostanzialmente, introducendo il sistema della non definitività, si consente a provvedimenti che non hanno dignità costituzionale di impedire l'esercizio di determinati diritti sulla scorta di decisioni precarie e non assunte con carattere conclusivo.

Ma questo emendamento ha una sua logica, è evidente: noi prevediamo il sorteggio anche per il vicepresidente e per il segretario, perché la scelta del vicepresidente e del segretario non è un passaggio che a noi convince da un punto di vista di correttezza e di equilibrio, chiediamo quindi, nel tentativo di rendere questo provvedimento più equilibrato, che si proceda appunto con il criterio del sorteggio. L'emendamento, come potrà leggersi per chi avesse la pazienza di leggerlo - ma il livello di attenzione dell'Aula mi sembra massimo in questo momento - propone proprio la necessità di ricorrere al sorteggio quando non vi sia una unanimità d'intesa, per evitare la maggioranza, perché è chiaro che il criterio di maggioranza su questi temi è un criterio quanto mai ingiusto, quanto mai incapace di rendere una corretta natura procedimentale necessaria. Pertanto, Presidente, insistiamo - ed è soltanto l'incipit di quanto andremo a testimoniare all'Aula sotto il profilo della necessità di intervento a piedi uniti, sia consentito, su questo tipo di approccio alla materia elettorale - e chiediamo che l'emendamento sia votato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.101 Santelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.102 Santelli.

Chiederei al relatore di precisare se la sua riformulazione è aggiuntiva rispetto al testo della collega Santelli o se è sostitutiva.

DALILA NESCI, Relatrice. La rileggo tutta, Presidente.

PRESIDENTE. No, solo se precisa alla mia domanda se è un testo aggiuntivo o sostitutivo.

DALILA NESCI, Relatrice. È aggiuntivo.

PRESIDENTE. Perfetto. La ringrazio. Chiedo all'onorevole Sisto se accetta la riformulazione.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, con questa precisazione va bene la riformulazione.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Santelli, così come riformulato, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.103 Foti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Presidente, nulla osta rispetto alla formulazione attuale da parte della Commissione, però vi è un piccolo particolare, cioè che l'impedimento può verificarsi anche a seggi aperti, come lei potrà convenire. In questo caso, mi pare evidente che sarà pressoché impossibile che il presidente della corte d'appello riesca a rinominare un nuovo presidente e soprattutto che l'atto possa essere notificato. Quindi, il subordine, di cui questo emendamento, è proprio nel segno che, in caso di un impedimento a seggio aperto, il sindaco possa comunque delegare un suo rappresentante a poter proseguire nei lavori del seggio medesimo, perché diversamente ci troveremmo un seggio che non ha il presidente ed è nell'impossibilità di operare. Poi, capisco che il caso non sia stato probabilmente attentamente valutato, ma è un caso che ad ogni elezione si verifica, di un presidente che o muore o ha un infarto, ha un impedimento nel corso delle sue funzioni.

PRESIDENTE. Collega Foti, il dibattito d'Aula serve proprio per questo. Non ci sono altre richieste di intervento, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.103 Foti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.2 Prisco, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3 Santelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, come ho detto, l'allargamento della platea dei “no” è qualche volta imbarazzante. Cioè, dovrebbero essere esclusi - incompatibili, per essere precisi - alla funzione di presidente di seggio non soltanto i dipendenti del Ministero dell'interno ma anche quelli dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti; ma perché non anche dei beni culturali, perché non anche degli alimenti scaduti. Cioè, lo spirito di questa normativa è uno spirito preclusivo. Io dico che quando si esclude taluno - e non ho condiviso la giustificazione del Partito Democratico, sempre meno incline al rispetto delle garanzie costituzionali, e qualche abitudine ce l'ha già data in passato - è evidente che, se ci deve essere un “no”, deve essere motivato con una appartenenza.

Allora, ad esclusione degli appartenenti al Ministero dell'interno direttamente interessati alla funzione, mi si deve spiegare perché devono essere incompatibili i dipendenti del MISE e i dipendenti del MIT. Forse perché si vota con trasporto?

Forse perché, in qualche modo, siamo di fronte a una lettura economica del voto? Saranno queste le ragioni per cui il MISE e il MIT…

Ecco, io invito veramente il relatore a una riflessione approfondita sul parere su questo punto, perché si corre il rischio dell'irragionevolezza della norma; per la verità, la Corte costituzionale ne avrà di lavoro su queste tematiche, si potrà sorridere fino a quando queste leggi non arriveranno sotto la scure implacabile della Corte, basta leggere una qualsiasi sentenza, che ci porterà comunque a questo risultato. Però, mi sembra che, almeno di fronte a un'analisi letterale di impertinenza delle inclusioni rispetto al diritto di essere presidenti, si possa essere qualche volta, lo ripeto, “qualche volta” - noi questo chiediamo – ragionevoli.

Invito, pertanto il relatore a rivedere il parere su questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.3 Santelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'emendamento 1.100 Migliore, c'è un invito al ritiro. Collega Migliore?

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Ritiro l'emendamento, anche se avrei preferito che fosse messa in evidenza una riformulazione, perché il principio che volevamo affermare, che è quello che abbiamo discusso in Commissione, era che per i piccoli e piccolissimi comuni la presenza di parentele tra scrutatori e candidati è abbastanza possibile; quindi, sotto i mille abitanti, ciò ci sembrava logico, Tuttavia, siccome ci è stato chiesto di ritirarlo, in funzione anche dell'emendamento 1.105 Macina, accettiamo l'invito al ritiro.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.4 Prisco, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Salutiamo, nel frattempo, gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo statale di Racale, in provincia di Lecce, che assistono ai nostri lavori (Applausi).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Macina, con il parere favorevole di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione…

Scusate, colleghi, revoco l'indizione della votazione.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Signor Presidente, solo per un chiarimento; poiché la relatrice ha detto che l'emendamento 1.105 avrebbe assorbito l'emendamento Migliore e poiché l'assorbimento non è, come evocava una vecchia pubblicità di qualche anno fa, una sensazione, ma un termine tecnico specifico, allora, vorrei lasciare agli atti di questa discussione il fatto che l'emendamento 1.105 Macina non assorbe l'emendamento, seppur ritirato, Migliore; sarebbe forse stato il contrario, se fosse stato votato e approvato l'emendamento Migliore, sarebbe stato assorbito l'emendamento Macina.

Quindi, chiedo, per il futuro, che si eviti di tirare in ballo termini tecnici che hanno un significato specifico in maniera impropria, perché, in questo caso, la scelta del collega Migliore di ritirare il proprio emendamento, dando priorità all'emendamento 1.105 Macina è una scelta libera del collega Migliore, ma non ci sarebbe stato un assorbimento; sarebbe stato il contrario, cioè, il Migliore, se approvato, avrebbe assorbito quello che stiamo per mettere in votazione e non viceversa.

PRESIDENTE. Grazie, collega Baldelli, ma la relatrice voleva trasmetterci questa emozione. In questo caso, penso che sia stata compresa da tutti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Scusi, Presidente, solo per far rilevare che l'attuale formulazione è diversa, però, anche nella fattispecie, da quella che la precede, perché, in questa nuova formulazione, in questo emendamento sparisce il “di secondo grado” riferito alla parentela e all'affinità, quindi paradossalmente allarga il numero degli incompatibili. Lo dico soltanto, perché, forse, non era lo spirito dell'emendamento.

PRESIDENTE. Capisco, collega Foti, ma quello che è stato scritto, evidentemente, era nella volontà di chi l'emendamento lo ha presentato e questo è il parere del Governo e del relatore.

Se non ci sono altre osservazioni, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.105 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.106 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, questo è un emendamento fondante che, in qualche maniera, dà l'idea di come Forza Italia abbia a cuore, soprattutto, i pilastri della nostra democrazia e inviterei segnatamente il Partito Democratico, che ha posto più volte questioni analoghe, così come inviterei gli altri partiti, Fratelli d'Italia, la Lega - sui 5 Stelle non ho nessuna speranza, ovviamente -, a rivedere, sotto il profilo di una lettura semplice di matrice costituzionale, l'esistenza di un divieto. Perché i principi, Presidente, si violano in modo macroscopico, partendo da un micro foro, cioè basta un piccolo vulnus, una piccola ferita, perché poi l'abitudine alla violazione diventi quotidianità e questo metodo furbo di introdurre le violazioni di carattere costituzionale va respinto al mittente immediatamente, anche in questo provvedimento.

Che cosa chiediamo con questo emendamento? Che è ripetitivo, scusate, ma la parola “ripetizione” è usata in modo assolutamente positivo, di quello che è già nel nostro sistema, cioè una norma si colloca non in un alveo in cui scorre incontrollata l'acqua della norma, scusate il bisticcio; la norma si colloca in un sistema. Noi abbiamo nel nostro sistema penale un doppio sistema, un sistema per i reati ordinari e un sistema per i reati a matrice mafiosa; è una scelta che ha fatto il legislatore, per esempio, in tema di misure di prevenzione o in tema di misure di sicurezza, cioè ha detto con molta chiarezza che vi è un regime per i reati ordinari e un regime di maggiore incisività per i reati che abbiano una stretta o larga parentela con la mafia o siano mafiosi tout court.

Noi diciamo che per i reati ordinari - non mafiosi!-, escluso il benedetto o maledetto abuso di ufficio, una norma che andava abrogata e non perché lo sta dicendo in quest'Aula chi vi parla, tanto è volatile e tanto diventa uno strumento di percussione sull'attività della pubblica amministrazione, è necessaria una sentenza definitiva per non ricoprire il ruolo di presidente o altro. Perché quando io ascolto che fare il presidente di seggio non è un diritto, io sorrido. Sorrido perché qualcuno mi deve spiegare che cos'è. Io ho il diritto di fare il presidente di seggio, se non ho una sentenza definitiva che mi mette fuori, ho diritto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! E questi sofismi sul non diritto mi ricordano - e qualcuno ne avrà memoria - la capacità di giustificare i peggiori crimini con delle giustificazioni qualsiasi occasionali, purché avessero un contenuto di parole. Il diritto di fare il presidente di seggio non può essere opacizzato da una sentenza non definitiva.

Mentre, nella lettera f)-ter, recependo un segnale che è già ordinamentale, noi diciamo: se vi sono reati di matrice mafiosa, è evidente che tu questo non lo puoi fare finché non c'è un accertamento contrario, cioè che tu non abbia nessuna chance di appartenere anche indirettamente alla mafia; cioè, è invertito il tema, un po' come sulle esigenze cautelari. Vedo che il professor Ceccanti vuole intervenire, sono convinto adesivamente.

Allora, quando noi siamo di fronte ad una scelta, Presidente, e ho finito, così importante, evitare il forellino in cui si infili la violazione dell'articolo 27, per poi dire, un domani, che se c'è una sentenza non definitiva non puoi fare il ricercatore, non puoi fare l'ingegnere, non puoi fare questo, cioè l'allargamento indiscriminato della platea dei “no”, noi ci batteremo contro questo perché l'articolo 27 non è negoziabile (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!

In questo Paese soltanto le sentenze definitive producono effetto: e se questo è il principio, Forza Italia sarà sempre allineata con la Costituzione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceccanti. Ne ha facoltà.

STEFANO CECCANTI (PD). Mi dispiace in questo caso non essere d'accordo con l'onorevole Sisto, perché il problema è se è un diritto fondamentale o se non è un diritto fondamentale. In presenza di un diritto fondamentale, il diritto di elettorato attivo o passivo, tutti i ragionamenti che ha fatto l'onorevole Sisto sarebbero totalmente fondati. In presenza di un diritto che non è fondamentale, perché far parte di un seggio elettorale non è il diritto di elettorato attivo o passivo, in quel caso lì il legislatore può individuare dei limiti. Dobbiamo stare attenti a questi limiti, in questo caso sono dei limiti circostanziati e ragionevoli. Tutte le altre volte, invece, in cui avremo il rischio di limitare i diritti fondamentali e potrà accadere in questa legislatura, noi in quei casi lì saremo d'accordo con l'onorevole Sisto, ma in questo caso no.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.106 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.107 Cirielli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. Sugli emendamenti 2.1 Foti e 2.2 Sisto il parere è contrario, sugli emendamenti 2.100 Vinci e 2.101 Macina il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Mi scusi, sull'emendamento 2.101 è favorevole così oppure, come mi giunge, se c'è un assorbimento della parte… perfetto. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Foti, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.2 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, poche battute, nel rispetto anche dell'allungamento dell'età e della prospettiva di vita nel nostro Paese. Noi riteniamo che 70 anni possa essere un limite più ragionevole rispetto a 65. In qualche modo, credo che, come l'esperienza insegna, per quanto riguarda l'età pensionabile dei magistrati, per esempio, e anche dei professori universitari, rapportare questo limite a quello che è già nel nostro ordinamento è ancora una volta uno sport che a noi sembra ragionevole. Perché nell'introdurre delle diversità e delle diversificazioni per dei compiti, che sono, tra l'altro, occasionali ma dovuti alla capacità di coniugare correttamente regole con comportamenti, noi pensiamo che il limite di 70 anni possa essere più ragionevole. Voteremo questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.2 Sisto, con il parere contrario del relatore e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 Vinci.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, intervengo su questo emendamento in funzione anche del successivo, perché il Partito Democratico voterà contro, segnalando quale sia la nostra preoccupazione. Nel primo c'è un allargamento degli aventi diritto che si estende agli avvocati, ma il successivo emendamento 2.101 Macina esprime una volontà di allargamento che noi riteniamo preoccupante; e i due sono intimamente collegati, perché consentirebbero, sulla base della designazione dei promotori del referendum, a qualsiasi cittadino dotato dei requisiti, cioè di un diploma, cioè quelli necessari per fare lo scrutatore, di diventare anche autenticatore. Per questo motivo riteniamo che la funzione di garanzia debba essere assolutamente preservata, a quelle figure che hanno una rappresentanza e una capacità di certificazione che è quella prevista dalla legge. Da questo punto di vista, quindi, intendiamo rappresentare la nostra preoccupazione molto seria. Voteremo su questo primo emendamento “no”, perché è collegato al secondo; ma vorrei sottolineare soprattutto per quanto riguarda il secondo, il 2.101 Macina, la nostra ferma contrarietà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signor Presidente, sono assolutamente favorevole a questo emendamento e anche al successivo, al contrario di quanto ha manifestato il collega che mi ha preceduto. Ritengo che sia un passo avanti importante nell'esercizio della democrazia consentire nel primo caso, e anche nel secondo caso: nel primo caso che possano autenticare le firme per presentarsi alle elezioni anche gli avvocati iscritti nell'albo, eccetera; nel secondo caso a maggior ragione per il referendum. Dico semplicemente che in Svizzera questo procedimento è in atto da decenni, cioè i promotori del referendum sono essi stessi che autenticato le firme, salvo poi che in caso di truffe intervenga la legge penale. Se ad esempio un partito qualunque, che non è presente in un gruppo in quest'Aula, volesse decidere di partecipare alle elezioni, e dovesse quindi raccogliere molto spesso tantissime firme… Faccio un esempio a caso, tanto per dire, per farmi… Il Partito Pensionati volesse presentarsi in un comune, dovendo raccogliere le firme, perché ostacolarne ancora la raccolta? E perché ostacolare la raccolta delle firme per i referendum? È un fatto di esercizio di democrazia che noi dobbiamo preservare, anche e soprattutto nel caso concreto in cui la democrazia si esercita; tanto più che la distanza tra i cittadini e i palazzi si dice, e purtroppo è vero, che si allarga e cresce sempre di più. Vogliamo avvicinare di più i cittadini, o vogliamo lasciarli ancora considerare i palazzi dove si decide tutto quanto ci interessa avulsi, che non sanno niente della vita di tutti i giorni? Consentiamo una maggiore democrazia nell'esercizio del voto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Presidente, vorrei soltanto chiarire due punti. Noi stiamo semplificando la possibilità di raccolta delle firme, ma stiamo autorizzando dei soggetti, cioè i consiglieri regionali e gli avvocati che già dalla legge oggi hanno un potere di autentica delle firme. Il pericolo sollevato dall'onorevole Migliore in realtà non può essere un pericolo dal punto di vista della possibilità di raccolta delle firme. Se ritiene che vi sia la possibilità di indire troppi referendum o di presentare troppe liste, lo strumento sul quale intervenire è il numero delle firme da raccogliere; ma questo Parlamento non può impedire ai cittadini di raccogliere le firme: una volta che sono raccolte nel numero corretto, il nostro compito è quello di favorire, nell'ambito della legalità, la raccolta di queste firme. L'emendamento va in questo senso.

PRESIDENTE. Ci sono altre richieste di intervento? Non mi sembra.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione…

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Ho alzato in zona Cesarini il braccio, e la ringrazio per averlo percepito.

Presidente, nel combinato disposto…

PRESIDENTE. Lei ha un minuto, collega Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Sì. Nel combinato disposto dei due emendamenti noi voteremo favorevolmente sul 2.100 Vinci, e poi interverrò sull'altro. Voteremo favorevolmente semplicemente perché riteniamo che l'allargamento a soggetti tecnicamente più dotati possa soltanto essere un beneficio, nell'ambito della qualità dell'attività che è demandata a questi soggetti. Non si tratta di estendere a soggetti indiscriminati, ma a coloro che possono avere perfetta consapevolezza, maggiore consapevolezza addirittura di quello che fanno. Quindi sull'emendamento 2.100 Vinci Forza Italia voterà a favore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 Vinci, su cui la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.101 Macina.

Avverto l'Aula che il capoverso che inizia con la parola “conseguentemente” è stato assorbito dall'approvazione dell'emendamento precedente.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Presidente, io voglio attirare l'attenzione dei colleghi sul fatto che questo emendamento è a mio avviso quello che qualifica nel senso di un valore politico e di riforma democratica tutto questo provvedimento. Vede, Presidente, negli ultimi decenni noi abbiamo avuto nel nostro Paese degli ostacoli all'esercizio effettivo dei diritti politici di partecipazione dei cittadini, quelli previsti dalla Costituzione attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare. L'ostacolo è consistito proprio in norme borboniche relativamente alle procedure di autentica delle firme, che hanno nei fatti (basta vedere la storia del nostro Paese) consentito la raccolta delle firme solo a grossi partiti o a sindacati: a quelli cioè che riescono ad avere un esercito di autenticatori, di consiglieri comunali, oppure ad avere disponibilità finanziarie per pagarseli. Quindi davvero invito tutti i colleghi a votare.

All'obiezione che ho già sentito, e tra poco immagino ascolteremo di nuovo, che il fatto di allargare la platea degli autenticatori porterebbe ad una minore sicurezza di legalità, la risposta anche qui è nella storia politica e nella storia giudiziaria purtroppo del nostro Paese, laddove quasi tutti i partiti sono stati coinvolti in inchieste sulla falsificazione delle firme al momento della raccolta delle liste. Non garantisce legalità nella raccolta il fatto di dare l'esclusiva della facoltà di autentica a un numero ristretto di persone, anzi: dà un potere sproporzionato a quelle persone. L'orizzonte che avremo sarà quello di introdurre la firma digitale, dopo questo primo passo.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Magi. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, signor Presidente. Ecco, io sono molto colpito da quest'ultimo intervento perché contiene parecchie questioni che, per quanto mi riguarda, rafforzano il nostro voto contrario. Prima questione: si sta praticamente quasi andando verso l'autocertificazione, lo dico non per paradosso, ma l'estensione così ampia di coloro i quali possono autenticare le firme del referendum non è fatta per impedire che vi possano essere delle violazioni, ma è fatta per garantire che chiunque abbia un registro, come purtroppo è stato accertato dall'autorità giudiziaria, di persone che poi vengono fatte firmare, viene autenticato da non una titolare di una responsabilità, ma da un qualsiasi cittadino che abbia i minimi requisiti per fare il rappresentante, lo scrutatore o il presidente di seggio. Si tratta di una estensione che non dà più senso alla raccolta delle firme e, siccome noi siamo in una situazione nella quale la raccolta delle firme, in particolare per il referendum, fa premio rispetto alla possibilità di esercitare il diritto referendario, noi non possiamo accettare l'idea che, di fatto, chiunque possa autenticare le firme, perché altrimenti il problema che è stato più volte sollevato dall'autorità giudiziaria, cioè degli elenchi di coloro i quali hanno firmato una volta il referendum e sono ben custoditi all'interno di alcune teche e possono essere riproposti con la compiacenza magari di chi non ha neanche ulteriori responsabilità, magari frammentando anche questa responsabilità tra diversi soggetti. Io ritengo che questo sia un rischio per l'esercizio, doveroso e fondamentale, della capacità referendaria; non è una semplificazione assolutamente, è il modo per aggirare la legge. A questo punto, si dica che il referendum viene presentato da chiunque lo voglia fare. Non si fa così, bisogna assolutamente garantire che i margini di garanzia stabiliti dalla legge attuale vengano mantenuti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Illustre Presidente, la materia non è delicata, di più, perché afferisce alla certezza della legittimazione. La estensione indiscriminata del potere di autentica significa, in qualche modo, non solo difettare sulla qualità dell'autentica nel rapporto fra verità e rappresentazione della verità, ma soprattutto difettare sul piano della legittimazione all'apportare, nell'ambito del percorso legislativo, un contributo così decisivo.

Allora, io credo che anche questa norma rientra nel tentativo di creare confusione istituzionale, cioè qui arriviamo alla impossibilità di distinguere pilastri come la legittimazione. Ma eliminiamole le firme, a questo punto è meglio eliminarle, è meglio dire che non ce n'è bisogno. Questa finzione di dare a tutti la possibilità di autenticare… ma voi sapete che cos'è il potere di autentica di una firma, che cosa vuol dire autenticare una firma, certificare che una firma è vera? Non è una cosa da poco nel nostro sistema, ci sono reati, gravissimi, e noi attribuiamo a soggetti qualsiasi - con tutto il rispetto per la parola soggetti - il potere di intervenire così pesantemente non soltanto sul piano elettorale, ma sul piano dell'ordinamento giuridico perché il potere di certificazione è un potere da sempre, giustamente, protettivo di quella che si chiama fede pubblica, cioè la certezza che si ha nei confronti di determinati segni, di determinate testimonianze, di determinate attestazioni che sono nella pubblica amministrazione comunque utili per formare il pubblico. Allora, questa estensione indiscriminata e, fatelo dire, populista del potere di autentica, questa diffusione indiscriminata della certificazione io la trovo veramente non pericolosa, assurda, assurda; significa capovolgere i pilastri di un sistema giuridico, oltre che normativo, elettorale e creare quella confusione tanto cara, tanto cara a chi non ha a cuore il Paese, ma ha cuore semplicemente una sorta di disordine controllato e controllabile, ma soltanto da coloro che questo disordine provocano.

Noi, contro il disordine istituzionale, contro il populismo normativo ci batteremo sempre per una semplice ragione, Presidente, perché la Costituzione non è scritta casualmente, cioè anche io mi meraviglio, non pensavo che il referendum costituzionale continuasse in questa legislatura, ma se potessi dire, diventa in questa legislatura ancora più necessario difenderla, come se noi non avessimo già votato, ma dovessimo continuamente votare, in quest'Aula, non in difesa delle norme, ma in difesa dei principi costituzionali.

Allora, dare a cittadini qualsiasi, nel senso non certificatorio, la possibilità di autenticare significa introdurre nel sistema un virus che porterà fatalmente, diciamocelo, ma diciamocelo: primo, ad abbattere il criterio di legittimazione alla proposizione del referendum perché, a questo punto, ripeto, meglio farne a meno, meglio farne a meno, meglio dire che le firme non ci vogliono, meglio dire che basta una semplice firma non certificata, tutto quello che volete, ma questa finzione del cittadino che autentica se stesso praticamente a me sembra un assurdo - ho finito Presidente -; secondo, introduce uno svilimento del potere certificatorio tout-court, perché anche qui si entra in punta di piedi, si apre un piccolo buco nel tessuto ordinamentale per poi allargarlo e consentire a chiunque di autenticare.

Forza Italia, da questo punto di vista, non ha dubbi: voterà fermamente contro questo emendamento, contro tutti questi emendamenti che, mi perdonerà, io reputo, normativamente e istituzionalmente, molto vicini all'eversione.

DALILA NESCI, Relatrice. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. Ringrazio anche tutti i colleghi, per il contributo alla discussione. Tutto questo testo persegue la direttrice di aumentare la partecipazione popolare anche in un procedimento così delicato come quello elettorale, per cui il rinnovo del degli albi del reclutamento degli scrutatori, del presidente, sono tutte norme che, integrate, vogliono favorire e rinnovare anche la partecipazione, però sempre in maniera responsabile e con dei requisiti precisi. E per questo che intervengo nel merito dell'emendamento in quanto questo prosegue insomma nei principi che informano tutta la legge. Con questo emendamento si vuole agevolare la raccolta delle firme, ma non in maniera irresponsabile e funesta, a mio avviso, come è stata descritta. Quindi, vorrei dare un contributo più preciso agli altri colleghi, per contribuire alla discussione, perché coloro che potranno essere autenticatori, quindi autenticare delle firme devono avere dei requisiti precisi, cioè gli stessi requisiti che sono previsti per lo svolgimento delle funzioni del presidente di seggio, quindi, non esattamente l'uomo qualunque; deve godere dei diritti civili e politici, età non inferiore a diciotto e non superiore a settant'anni, conseguimento di un titolo di studio non inferiore al diploma di istruzione secondaria di secondo grado, non avere subito condanne, anche non definitive, per reati contro la pubblica amministrazione e reati di mafia. Poi viene anche normata la procedura e il regime sanzionatorio, perché a questi soggetti, designati con le modalità che sono descritte dall'emendamento, è automaticamente applicabile a quello che attualmente è previsto per i pubblici ufficiali, quindi avrà una grossa responsabilità, questa platea di autenticatori che si allarga (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo, e con la precisazione che il “conseguentemente” è già stato assorbito da un voto precedente.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 3.100 e 3.101 Foti, 3.1 Prisco e 3.102 e 3.103 Foti. Parere favorevole sull'emendamento 3.104 Macina. Parere contrario sull'emendamento 3.105 Sisto.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.100 Foti.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zucconi. Ne ha facoltà.

RICCARDO ZUCCONI (FDI). Intervengo solo per fare presente che, su questo blocco di emendamenti all'articolo 3, il Governo si dichiara contrario completamente. Ora noi vogliamo ribadire brevemente che non siamo contrari al principio che informa questa proposta di legge, però abbiamo segnalato e continuiamo a segnalare che ci sono dei difetti e delle incongruenze. Vi sono quelle che ha fatto presente prima il collega Foti, ma sicuramente anche quelle che riguardano la mancata copertura per la sostituzione delle urne. Sono sciocchezze, ma qui non c'è una copertura sufficiente per fare quello che si dice di volere fare.

Identica la problematica sulla modifica sulle cabine. Per quanto riguarda i requisiti dei presidenti, sia come limiti di età che come requisiti di istruzione, non possiamo essere d'accordo. Si fanno i corsi di formazione, ma non si arriva a un'attestazione abilitativa. Si prevede il voto fuorisede, ma soltanto per i referendum.

Quindi, ci sono gravi difetti. In particolare, l'emendamento 3.100, di cui si sta parlando, è un emendamento di buonsenso, che il collega Foti ha già sottolineato. Non accettare questi tipi di emendamenti non fa onore a chi dice di volere eliminare le problematiche all'interno dei seggi elettorali. È una cosa piuttosto grave e significa non avere la capacità di valutare le modifiche e di fare di tutto questo una questione meramente politica, quando non è meramente politica! Attiene anche al funzionamento delle istituzioni. È un vostro limite, prendetene atto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Foti, parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.101 Foti.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Prisco, parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.102 Foti, parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.103 Foti, parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.104 Macina, parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 22).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.105 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, vorrei svolgere alcune osservazioni all'Aula, soprattutto ai sostenitori dei diritti intermedi o dei diritti deboli o dei diritti più deboli o dei diritti che non sono diritti, pur chiamandosi diritti, come se la Costituzione avesse con certi sofismi distinto tra un diritto e un altro e, quindi, lasciando al legislatore bislacco la possibilità di stabilire quello che è un diritto cosiddetto fondamentale, quello che è un diritto meno fondamentale o, forse, un quarto fondamentale o un trentaduesimo fondamentale, per chi fosse appassionato di musica.

Noi sosteniamo che soltanto la definitività della sentenza possa essere preclusiva. Parliamo di “componente dell'ufficio elettorale” e - mi corregga qualcuno - il componente dell'ufficio elettorale è, a tutti gli effetti, almeno un incaricato di pubblico servizio, se non un pubblico ufficiale.

Allora, io chiedo, a chi sostiene che questo non sia un diritto pieno, se chi acquisisce la qualifica di incaricato di pubblico servizio o, forse, di pubblico ufficiale possa avere un diritto indebolito e si possa dire che il componente dell'ufficio elettorale, poiché è un diritto meno fondamentale di altri (pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio), non è soggetto alla definitività della sentenza per poter essere precluso al munus publicum - me lo faccia passare qualcuno che comprende bene quello che io voglio dire.

Allora, noi sosteniamo, con coerenza implacabile, che laddove la Costituzione non fa differenze fra diritti e diritti più forti o meno forti non è possibile limitare il diritto - scusate questa parola - di un cittadino in forza di una sentenza non definitiva per reati comuni e la deroga, per quanto concerne il sistema della mafiosità, è già nel sistema e per questo può essere recepita (ripeto: si pensi alle misure di prevenzione). Quindi, a me sembra che sia ancora più forte il richiamo oggi a non far passare neanche per un nanosecondo la suggestione che le sentenze non definitive possano limitare il diritto e voteremo fermamente e pacatamente, ma fortissimamente convinti, che da questa strada non si va da nessuna parte. Noi voteremo a favore su questo emendamento, nella speranza che altri possano capire il “richiamo della foresta” costituzionale e votare in sintonia.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.105 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 24).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione. Ricordo che l'emendamento 4.1 Foti è ritirato. Prego, relatrice.

DALILA NESCI, Relatrice. Presidente, esprimo parere contrario sugli emendamenti 4.102 Fatuzzo, 4.2 Sisto, 4.101 Baldelli, 4.4 Santelli e 4.100 Foti.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.102 Fatuzzo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Presidente, l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali, firmata a Nizza dai Capi di Stato e di Governo ed entrata nella legislazione degli Stati membri dell'Unione europea con valore cogente giuridico, stabilisce che sono vietate - ripeto: sono vietate - le discriminazioni a motivo dell'età. Ora, ditemi voi se questa non è una discriminazione a motivo di età, cioè la fissazione di un'età - 65 anni, se non erro - per esercitare il diritto di presidente di seggio. Per cui, il Presidente emerito della Repubblica Napolitano, per fare un esempio che mi viene spontaneo, era in grado di fare il Presidente della Repubblica ma non era in grado di fare il presidente di seggio.

Ritengo che questa norma, se approvata, verrà poi cancellata dai giudici nazionali e a questo punto insisto perché venga approvato l'emendamento 4.102 Fatuzzo che, tra l'altro, impedisce anche a me personalmente, cioè di persona presente qui in Aula, di fare il presidente di seggio o lo scrutatore a motivo dell'età. Quindi, sono abilitato ad essere nel Parlamento, membro di questa importante Camera, ma non sono abilitato a partecipare alle operazioni di scrutinio come scrutatore o come presidente di seggio (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.102 Fatuzzo, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.2 Sisto, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 4.101 Baldelli.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. C'è qualcuno che addirittura sostiene che il sorteggio non debba valere soltanto per quelli che i voti li leggono e li contano ma anche per quelli che i voti non li debbano più prendere sedendo in Parlamento. Io credo che, così come sia giusto in Parlamento mettere quelli che i voti li prendono, sia giusto introdurre un criterio meritocratico anche per coloro che si trovassero ad essere sorteggiati all'interno delle liste degli scrutatori. Per questo io credo che sarebbe un fatto di buonsenso dare una preferenza, un criterio di preferenza, a coloro che hanno un titolo di studio più alto e anche delle votazioni più alte, così che magari qualcuno di capace e meritevole si trovi a poter svolgere un'esperienza che non dico lo arricchisca economicamente ma almeno abbia una possibilità in più rispetto a chi almeno non ha dimostrato di essere né capace e ne meritevole. Ma è credibile che questo non sia proprio un criterio ispiratore dell'attività politica quotidiana della maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.101 Baldelli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.4 Santelli, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.100 Foti, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 30).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 5.100 Sisto.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 5.100 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Soltanto, Presidente, per dire che noi preferiamo le date certe a quelle incerte, e quindi il 31 gennaio 2019 a noi sembra un modo corretto di interpretare quello che deve essere lo spirito di una legge così strutturata.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.100 Sisto, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 32).

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti 6.100 Prisco, 6.101 Fusacchia, 6.2 Sisto e 6.102 Foti.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.100 Prisco, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.101 Fusacchia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Solo per segnalare che l'articolo 6 fa riferimento a un divieto di assunzione in società partecipate in prossimità delle elezioni. L'emendamento 6.101 cambia un po' la filosofia e prevede di togliere questo divieto, perché l'idea che vi sia una patologia naturale, per cui, sotto elezioni, noi infiltriamo con assunzioni le società partecipate, probabilmente è vero, ma certamente non è bloccando la vita naturale delle società partecipate che si risolve. Se abbiamo bisogno di un monitoraggio, che può essere interessante, perché sia trasparente per tutti capire che cosa succede in prossimità delle elezioni, introduciamo un obbligo di pubblicità e trasparenza, ma evitiamo di vincolare la vita delle società partecipate alle elezioni che ci sono.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.101 Fusacchia, con il parere contrario di Commissione e Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.2 Sisto.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Ci aspettavamo un entusiastico parere favorevole su questo emendamento, perché, come abbiamo votato convintamente contro quell'emendamento che tendeva ad abrogare il divieto di assunzione da parte di aziende speciali, istituzioni o società a partecipazione pubblica locale o regionale totale o di controllo in concomitanza o nella vicinanza di competizioni elettorali, noi proponiamo di incrementare questo tasso di controllo; cioè, diciamo che non bastano 60 giorni, ma ce ne vogliono 90, nel senso che tre mesi prima e tre mesi dopo non è possibile assumere personale dipendente da parte di queste aziende, salvi ovviamente lo stato di calamità o di emergenza.

È curioso, veramente curioso che un emendamento di questo genere, che va esattamente nella stessa direzione di monitoraggio più attento, più certificato, più consono rispetto alla verifica del comportamento finalizzato ad incentivare il consenso nelle vicinanze di una competizione elettorale, non trovi adesione. Allora, Presidente, il convincimento che si radica in un'opposizione, tesa talvolta addirittura ad assecondare con brio quelli che sono gli input della maggioranza, è che in realtà alla maggioranza non interessa migliorare un testo, interessa rifiutare il dialogo. E il rifiuto del dialogo è un segnale chiaro e forte, quante volte ce lo siamo detto. L'Aula non tollera questo rifiuto, vi è un'intolleranza storica dell'Aula al rifiuto. Chi non vuole ragionare e non comprende che questo è un emendamento che va esattamente nella stessa direzione, addirittura incrementando il raggio d'azione del monitoraggio, dice “no” perché viene dall'opposizione. Io credo che, da questo punto di vista, il rammarico è almeno di doppia tipologia: il primo, perché è un emendamento che consente davvero di rendere effettivo il divieto, perché qualcuno mi deve spiegare perché assumere 70 giorni prima o 70 giorni dopo è possibile, mentre 60 no, quando io credo che 90 giorni, tre mesi, è un termine abbastanza ampio che consente sicuramente un maggiore controllo; il secondo rammarico è quello che vi è non una reiezione motivata, ma illogica, cioè vi è la volontà espressa di dire: scusate, quello che voi dite non ci interessa, anche se migliora quello che diciamo noi. Ecco, su questo doppio motivo di spiacenza voglio chiudere questo intervento, Presidente, rassicurando però l'Aula che questo apparente clima melanconico di dispiacere sarà tradotto in una pressante, asfissiante, tenace e dura presenza di Forza Italia in difesa di questi principi. Per cui, se al dispiacere istituzionale non seguirà un atteggiamento fattivo di ripresa di un dialogo, io credo che di questo noi terremo debitamente conto.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sisto 6.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Foti 6.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 37).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. Presidente, sugli emendamenti 7.101 e 7.102 Fusacchia, parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conformare alla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.101 Fusacchia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.102 Fusacchia.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Fusacchia. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, l'emendamento 7.102 estende quello che stiamo prevedendo per referendum, elezioni europee, il voto che potremmo chiamare “fuori sede”, quindi la possibilità, per ragioni di lavoro, studio o malattia, cure mediche, di votare fuori dal comune di residenza, anche alle elezioni politiche limitatamente al voto degli italiani all'estero, che è già previsto, ma solo nel caso di un limite temporale superiore ai tre mesi. Con questo emendamento togliamo questo limite temporale e soprattutto prevediamo che le stesse modalità possano essere applicate anche ai familiari conviventi di questi cittadini che stanno fuori. Ciò rappresenta una facilitazione enorme, perché capite che ovviamente, soprattutto per ragioni di lavoro e per ragioni di cure mediche, spesso questi italiani che si trovano fuori sono accompagnati da conviventi, quindi permettere il voto solo ad uno di questi cittadini ci sembra ingiusto.

PRESIDENTE. Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo “Corrado Melone” di Ladispoli. Grazie per la vostra presenza qui (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ungaro. Ne ha facoltà.

MASSIMO UNGARO (PD). Presidente, io vorrei sottoscrive l'emendamento del collega Fusacchia. Questa è una legge che dà il diritto di voto ai cittadini italiani che si trovano fuori sede per motivi di studio o di lavoro, e questo emendamento si prefigge di estenderlo anche ai cittadini italiani che si trovano temporaneamente all'estero per motivi di studio, di lavoro e per motivi di salute in linea con le disposizioni dei Governi precedenti, i Governi Renzi e Gentiloni. È una questione di giustizia, perché i cittadini italiani all'estero non sono cittadini di classe B. Voglio ricordare all'Aula che sempre più sono i cittadini italiani all'estero, oltre 5 milioni, ovvero l'8 per cento della popolazione nazionale vive fuori dai confini. Mi sembra quindi un emendamento giusto per estendere il diritto di voto agli italiani all'estero.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà, per un minuto.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Presidente, brevemente mi associo a quanto già detto dal collega Ungaro e sottoscrivo anch'io l'emendamento.

PRESIDENTE. Sta bene.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.102 Fusacchia, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 39).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 40).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).

Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

DALILA NESCI, Relatrice. Favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.100 Macina, che è sostitutivo dell'articolo; quindi, non si procederà al voto dell'articolo, nel caso venga approvato questo emendamento.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.100 Macina, con il parere favorevole della Commissione e del Governo

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 41).

Su un lutto del deputato Speranza.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Roberto Speranza è stato colpito da un grave lutto, la perdita della madre. Al collega Speranza, naturalmente, la Presidenza ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, alle quali si associa anche tutta l'Assemblea.

Si riprende la discussione.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 42).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che gli ordini del giorno n. 9/543-A/6 Alaimo, n. 9/543-A/7 Nesci e n. 9/543-A/8 Liuzzi sono stati ritirati dalle presentatrici.

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Allora, Presidente, allo stato attuale gli ordini del giorno pervenuti sono soltanto il n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana e il n. 9/543-A/9 Magi…

Io ho soltanto questi, non ne ho altri, se ce ne sono altri…

PRESIDENTE. Guardi, gli ordini del giorno n. 9/543-A/2 Brescia, n. 9/543-A/3 Forciniti, n. 9/543-A/4 Bilotti e n. 9/543-A/5 Baldino sono del gruppo del MoVimento 5 Stelle, penso che le arriveranno.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Non sono ancora arrivati.

PRESIDENTE. Eccoli qui. Facciamo tre minuti di sospensione…

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Facciamo cinque…

PRESIDENTE. Va bene, cinque minuti di sospensione, come richiesto dal Governo. Sono quattro ordini del giorno, quindi un minuto e 20 secondi a testa.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,10.

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta, se cortesemente prendiamo posto. Onorevole Sibilia, lo dico per rispetto del lavoro dei nostri collaboratori parlamentari, gli ordini del giorno saranno dispersi sul tavolo, ma erano arrivati. Prego, se vuole darci il parere sugli ordini del giorno.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sull'ordine del giorno n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana ci rimettiamo all'Aula; sugli ordini del giorno n. 9/543-A/2 Brescia, n. 9/543-A/3 Forciniti, n. 9/543-A/4 Bilotti e n. 9/543-A/5 Baldino il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Gli ordini del giorno n. 9/543-A/6 Alaimo, n. 9/543-A/7 Nesci e n. 9/543-A/8 Liuzzi sono stati ritirati.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Sull'ordine del giorno n. 9/543-A/9 Magi ci rimettiamo all'Aula.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana sui cui il Governo si rimette all'Aula.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Presidente, io inviterei il Governo a rivedere il parere su questo ordine del giorno, che va in perfetta linea con quanto sempre abbiamo tutti quanti concordemente sostenuto. È vero che ci lamentiamo dello scollamento fra l'Aula e il territorio, fra i percorsi culturali del Parlamento e i percorsi di apprendimento quotidiano…

PRESIDENTE. Cortesemente, colleghi, chi è al centro dell'emiciclo e impedisce al collega Sisto di interloquire con il Governo…collega Occhiuto, Sozzani, grazie. Colleghi, maggior silenzio in Aula. Prego, onorevole Sisto.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie Presidente, non che ci tenga particolarmente, dal punto di vista personale e somatico, a guardare il sottosegretario Sibilia, però, da questo punto di vista gradirei che potesse in qualche modo fare una riflessione.

Con questo ordine del giorno noi chiediamo la possibilità di istituire, all'interno delle ore curriculari per gli alunni delle classi dell'ultimo anno delle scuole secondarie, giornate formative dedicate allo studio dei diritti e dei doveri del cittadino e al funzionamento delle istituzioni e delle regole democratiche. Cioè, chiediamo una sorta di vinavil, di collante, tra quello che ci viene rimproverato nell'Aula parlamentare e quello che accade al di fuori dell'Aula.

Allora, se il Governo ritenesse in questa prospettiva di formazione comune, poi formarsi sulle istituzioni è uno sport per tutti, davvero per tutti, ma dare ai nostri giovani la possibilità di un accesso formativo su percorsi che appaiono lontani anni luce, a me sembra che chiedere che il Governo esprima parere favorevole su percorsi formativi nelle ore curriculari, sulle istituzioni, sui principi, su quelli che sono i diritti e i doveri del cittadino, quello che una volta si chiamava educazione civica ma che noi dovremmo modernizzare e rendere più palpabile, io credo che questo possa essere un segnale, comunque, di importante corollario, rispetto ai principi fondanti.

Presidente, noi insistiamo su questo ordine del giorno perché una volta tanto non è un ordine del giorno tout court, è un ordine del giorno che è un'affermazione di principio: insegnare ai giovani diritti, doveri e istituzioni a noi sembra che possa essere un ottimo punto di partenza per colmare progressivamente il baratro che si dice esserci fra chi fa politica e chi la politica deve subire. Insistiamo pertanto per la votazione e chiediamo al Governo di cambiare parere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie, Presidente. Anche noi avremmo preferito che il Governo, su un ordine del Giorno così di buon senso, avesse espresso un parere netto favorevole, ma in ogni caso noi voteremo a favore e auspichiamo che tutta l'Aula lo faccia, in modo tale da attribuire anche a questa Assemblea l'impegno di mettere, all'interno delle ore curriculari, una materia, delle giornate di approfondimento, su quello che è un diritto-dovere che stabilisce la nostra Costituzione. Quindi, esprimo non solo il voto favorevole, ma l'idea che questo possa riguardare un ampio fronte di forze all'interno di questo Parlamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Devo dire che anche noi ci siamo un po' stupiti di questa decisione da parte del Governo, c'è piena adesione a questo ordine del giorno e, se i colleghi Fontana e Sisto lo consentono, aggiungerei anche la mia firma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie, Presidente. Sottoscrivo anch'io l'ordine del giorno e faccio appello ai colleghi di maggioranza per votarlo. Il Governo non si è voluto prendere un impegno su un ordine del giorno che, tra l'altro, avvia il dispositivo con la formula “a valutare l'opportunità di”, quindi anche con una formula molto elegante e molto discreta, ma io credo che sarebbe opportuno che questo ordine del giorno fosse votato da tutti i colleghi trasversalmente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/543-A/1 Gregorio Fontana, sui cui il Governo si è rimesso alla valutazione dell'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 43).

Gli ordini del giorno n. 9/543-A/2 Brescia, n. 9/543-A/3 Forciniti, n. 9/543-A/4 Bilotti e n. 9/543-A/5 Baldino si considerano accolti così dai presentatori.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/543-A/9 Magi, su cui c'è un rinvio alla valutazione dell'Aula da parte del Governo.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Signor Presidente, colleghi dell'Aula, in questo ordine del giorno c'è l'evoluzione naturale di ciò che, poi, avrò occasione di specificare anche meglio nella dichiarazione di voto, cioè l'utilizzo e lo svilimento della certificazione delle firme e la possibilità di estenderla non solo ai referendum, ma anche ad altre competizioni.

Io metto sull'avviso di questo problema tutta l'Aula. Capisco che sia stato sottoscritto, oltre che dall'onorevole Magi, anche dai colleghi del MoVimento 5 Stelle, perché ne intendo anche la finalità, ma sottolineo con forza, sperando che questa mia voce non rimanga inascoltata, l'inopportunità di prevedere una norma che, di fatto, cancella la necessità e la sicurezza della certificazione delle firme.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Sì, Presidente. Negli ordini del giorno non sarà sfuggito, a coloro che hanno avuto l'opportunità di leggerli, che c'è uno scivolamento abbastanza imbarazzante verso forme impersonali di voto. Mi riferisco, per esempio, a un ordine del giorno sul blokchain, che addirittura rappresenta la possibilità di trasferimento in materia elettorale di tecnologie informatiche, che, in qualche modo, spersonalizzano il rapporto fra il soggetto e il voto.

Si potrà ragionare in termini di modernità, e per carità, è giusto che la modernità raccolga tutti i fasti che deve raccogliere, ma l'esercizio personale, diretto, percepito del voto, salvo delle ipotesi di impossibilità motorie (e pure lì abbiamo dei sistemi), credo che debba rimanere un punto di riferimento inespugnabile. Perché nel momento in cui noi consentiremo una forma di controllo virtuale di quello che invece dev'essere un controllo effettivo e diretto, noi correremo il rischio di spersonalizzare il diritto al voto con tutto quello che ne può scaturire, Presidente, anche in ordine alla volontà del voto; perché delle forme di personalizzazione del voto, chi va personalmente ad esprimere il voto, esprime un proprio pensiero. L'alleggerimento di questa capacità di rapportarsi con se stessi, costituisce un affievolimento dell'intensità della propria opinione in ordine a chi ci deve governare, e costituisce un pericolosissimo scivolamento verso forme di controllo generalizzato apicali, oligarchiche di chi deve votare.

Allora, mi sembra che, da questo punto di vista, strozzare immediatamente questo tentativo può essere una buona cosa per la democrazia. Voteremo contro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Magi n. 9/543-A/9, sul quale il Governo si è rimesso alla valutazione dell'Aula.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 44).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

Colleghi, chi non volesse ascoltare tutte le dichiarazioni di voto è pregato di uscire in silenzio. Prego, collega Occhionero.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, l'esercizio di voto libero, democratico e partecipato è uno dei capisaldi del nostro ordinamento democratico; ed è per questo motivo che, ogni qual volta arriveranno in quest'Aula o nelle nostre Commissioni proposte e interventi che tendano a renderlo sempre più accessibile e trasparente, incontreranno sempre il voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali che adesso qui rappresento.

Siamo convinti che questo provvedimento approdato oggi in Aula si collochi lungo una giusta direzione…

PRESIDENTE. Collega Occhionero, mi scusi, non mi sembra corretta nei suoi confronti la confusione che c'è in Aula. Pregherei i colleghi che non sono interessati - e non vorrei cominciare a dover fare i nomi: Collega Battelli, comincio da lei - di fare maggior silenzio. Prego, collega Occhionero.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Grazie, Presidente. Dicevo che siamo convinti che questo provvedimento si collochi lungo la giusta direzione, perché consente a tutti i cittadini una partecipazione più ampia al diritto di voto, e perché in fondo si pone come un argine a tutte quelle forme di inquinamento che spesso alterano il processo di formazione del voto, e che quindi minano la nostra tenuta democratica.

È per questo motivo, quindi, che abbiamo accolto con favore la gran parte delle misure introdotte da questo provvedimento: perché in fondo, per quanto siamo certi che l'Italia non sia certo un Paese dominato dai brogli o dalla corruzione, non possiamo sottacere alcune forme di effettivo inquinamento del sistema della vita politica soprattutto in alcune regioni della nostra Italia.

Ed è per questo motivo, quindi, che noi siamo favorevoli a quelle misure che hanno introdotto le modifiche delle urne, delle cabine elettorali, o della composizione dei seggi, soprattutto laddove è previsto il divieto di mandato per due anni consecutivi al presidente del seggio nella stessa sezione. Ed abbiamo guardato anche con favore all'introduzione dell'obbligo di formazione del personale che partecipa alla fase di scrutinio nelle competizioni elettorali, perché riteniamo che molto spesso abbiamo assistito a forme di leggerezza e di superficialità nella gestione degli esiti elettorali.

Noi pensiamo allora che, per quanto queste misure siano utili e motivo per il quale voteremo a favore di questo provvedimento, è sempre bene e preferibile comunque investire su quelle che sono la responsabilità e l'etica dei singoli, che sicuramente possono portarci al migliore raggiungimento di quello che per noi è l'obiettivo finale, cioè l'esercizio di un voto libero, democratico e partecipato.

Ed è, quindi, per questo motivo che noi vogliamo combattere, in ogni caso e in ogni modo, il clientelismo, ed evitare che la criminalità organizzata si impossessi della gestione della vita politica dei nostri paesi; e garantire in questa maniera un ordinato svolgimento di quelle che sono le competizioni e i procedimenti che portano alle competizioni elettorali, garantendo sempre la massima espressione da parte dei cittadini nella scelta dei rappresentanti delle istituzioni e un equo trattamento di tutti i candidati che partecipano alle competizioni elettorali.

Siamo, quindi, certi che questo provvedimento possa aiutarci ad impedire qualsivoglia intromissione nel procedimento elettorale, assicurando quello che per noi è fondamentale: la tutela della legalità.

Credo, quindi, che questo provvedimento si collochi lungo la direzione del buonsenso, che noi di Liberi e Uguali abbiamo sempre cercato di garantire con il nostro impegno nelle Commissioni e in quest'Aula. È sulla linea della trasparenza, di una maggiore partecipazione che oggi abbiamo dibattuto in quest'Aula, anche attraverso il permesso a tutti coloro che sono residenti in altri comuni di poter esercitare liberamente l'esercizio del voto.

Ecco, per noi, Presidente, la politica deve riformare dando degli esempi concreti e reali, e questo credo che sia un primo passo. Per cui noi di Liberi e Uguali voteremo a favore di questo provvedimento, auspicando sempre di poter comunque arrivare a vedere un esito ancora migliore di quello che oggi è emerso in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, la sordità di questa maggioranza sul provvedimento in esame è stata effettivamente notevole. Abbiamo cercato con emendamenti di buonsenso, che non avevano ovviamente una finalità politica, ma la finalità di meglio far funzionare un sistema che - vorrei ricordare - all'approvazione di questa legge continuerà a funzionare male… Perché mi dispiace per la relatrice, mi dispiace per coloro i quali vogliono mettere un nome alla legge, ma i veri problemi si hanno, ad esempio, coi verbali: i verbali che vengono dai presidenti di seggio, e che quindi vengono sottoscritti dai rappresentanti dei seggi, nella gran parte dei casi sono incompleti, sono formulati male, hanno delle gravi lacune. E tutto ciò rende anche difficile l'esercizio dell'azione giudiziaria da parte di coloro i quali si ritengono penalizzati: perché, come è noto, in materia elettorale il principio che vale è la prova di resistenza, ma se non hai gli elementi minimali attraverso i quali realizzare la prova di resistenza, è evidente che non si riesce neppure a far rispettare un diritto che il singolo ha.

Ma sorprende soprattutto che in un provvedimento della presunta trasparenza, come quello in esame… Una trasparenza, signor Presidente, che introduce un principio giuridico davvero curioso: il genitore e il fratello possono favorire il candidato, ma non l'amante, non il socio, non il capoufficio, non tutti coloro i quali possono avere altri tipi di rapporto che esulano dalla parentela; ebbene, in questo caso, invece, tutto va bene, madama la marchesa.

E, quindi, è evidente che siamo di fronte ad una strana elucubrazione mentale che va alla ricerca di presunti colpevoli a prescindere. Se il fratello fa il presidente di seggio o lo scrutatore favorisce il candidato, se lo fa l'amante è una cosa normalissima, se lo fa il datore di lavoro è una cosa meritoria, principi davvero giuridici, di grande profondità, che evidentemente trovano un fondamento in questa legge che - udite udite! – approvata da un Parlamento nel quale siedono persone che hanno la terza media, riesce ad escludere dalla presidenza del seggio coloro i quali hanno la terza media (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) perché, secondo il principio di alta democrazia introdotto da queste norme, si può fare il deputato con la terza media, ma non si può fare il presidente di seggio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Allora, vedete, io penso che si poteva scrivere una legge, tra l'altro molto più completa, ma soprattutto una legge che, almeno in un emendamento, avesse un attimo di riflessione. Ma se veramente tutti pensano che ci siano tanti brogli, perché la gran parte di questo Parlamento ha votato contro l'emendamento di Fratelli d'Italia che aumentava le pene per i brogli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

Allora, vi è una connivenza di fatto rispetto a queste azioni, essendo una legge che sicuramente creerà dei problemi, creerà dei problemi soprattutto per il caso, signor Presidente, che prima le rappresentavo, quando cioè l'impedimento di un presidente di seggio dovesse verificarsi a seggio aperto.

Ma, dirò di più, abbiamo introdotto il principio per il quale uno scrutatore che non si sente bene deve dirlo tredici giorni prima al comune di appartenenza, cioè uno deve prevedere che dopo tredici giorni quel giorno si sentirà male: una idiozia giuridica, uno stupro sotto il profilo del buon senso.

E, allora, vedete, a fronte di un muro che si è così costruito attorno ad emendamenti che consentivano almeno a questa legge di camminare, confidiamo nel bicameralismo, confidiamo nella saggezza del Senato, confidiamo in una saggezza che più si preoccupi della norma generale ed astratta, così come il diritto la vuole, e meno dei manifesti elettorali da sbandierare come un successo personale con una leggina con la quale ovviamente le elezioni rimarranno tali e quali.

Allora, alla luce di queste considerazioni, nonostante che da parte di Fratelli d'Italia vi sia stata la piena collaborazione per cercare di dare un senso a questa legge, torno a ripetere, abbiamo avuto e abbiamo registrato soltanto dei «no», dei «no» all'insegna della fazione, dei «no» all'insegna della non valutazione dei principi giuridici, dei «no» all'insegna di quello che doveva essere un principio cardine: se si vogliono eliminare i brogli si puniscono adeguatamente coloro i quali i brogli li commettono. Ma anche sotto questo profilo avete voluto mantenere lo status quo.

Solo per un principio di grande generosità politica non possiamo andare oltre l'astensione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Questo provvedimento ha come griffe l'impegno dell'onorevole Nesci. Ebbene, non me ne vorrà se io, partendo da Nesci, dico nescit, nel senso che qui c'è qualcuno che non sa, qualcuno che non si rende conto di quello che si sta approvando, di quello che noi andremo a votare e non se ne rende conto almeno sotto un triplice profilo.

Il profilo più grave, che noi abbiamo rappresentato plasticamente con l'onorevole Silli, allorquando abbiamo proposto una questione di pregiudizialità costituzionale, è quello indubbiamente afferente alla utilizzazione del massacro dell'articolo 27 come strumento di elusione, esclusione, privazione di diritti. Le sentenze non definitive sui reati comuni debbono avere, necessariamente, una allocazione specificamente individuata rispetto al percorso giudiziario che poi porterà al completamento del giudicato. Il giudicato non ha un valore puramente processuale, ma ha un valore, nel nostro sistema, costituzionale, perché è il solo presupposto che consente di imbarcarsi nella parola colpevolezza, responsabilità, colpevolezza in senso tecnico, cioè colpevole soltanto con la sentenza definitiva.

Le deroghe introdotte, in questo provvedimento, su questo principio dell'articolo 27 sono puerili; è come se fossero affette dall'aggravante dei motivi, voglio togliere la parola “abbietti”, lascio soltanto “futili”, perché introdurre un divieto ad occupare il posto di presidente o di scrutatore sulla scorta di una sentenza non definitiva è come se noi volessimo andare con un carro armato a combattere la guerra di Piero.

E ho la netta impressione che questo squilibrio fra il presupposto e il risultato celi ben altro, nasconda il desiderio, neanche tanto occulto, di utilizzare le sentenze non definitive come una sorta di randello, come una sorta di mazza ferrata per dirigere le operazioni all'interno della pubblica amministrazione o all'interno, comunque, di incarichi che possono avere una densità pubblicistica.

Basterà, a questo punto, l'informazione di garanzia non soltanto mediatica, ma anche giudiziaria? Basterà una sentenza di primo grado, un decreto penale, l'esercizio dell'azione penale, un rinvio a giudizio? Cioè, qui si apre uno scenario mostruoso, in cui il giudiziario si sovrappone alla vita di tutti i giorni e diventa addirittura più importante e determinante per le scelte di ciascuno.

E sappiamo benissimo che, in questo Paese, il giudiziario si muove per iniziativa di un soggetto, l'obbligatorietà dell'azione penale non consente al pubblico ministero di vagliare, se non in modo estremamente ampio, la necessità di dare corso ad una denuncia. Basterà, quindi, una denuncia che, nel medio termine, comporti il cambiamento della vita di un soggetto? Vogliamo questo, davvero? Cioè, vogliamo trasformare l'agone giudiziario nella vita di tutti i giorni?

Ecco, questo è il bonsai, è il presupposto, è lo start-up di questo scenario. E, in questo provvedimento, ho sentito qualcuno gongolare perché sostanzialmente siamo di fronte a diritti affievoliti e non a diritti pieni. Mi sembra una distinzione che non trova nessun tipo… diritti fondamentali, diritti meno fondamentali, diritti più fondamentali; la Costituzione è chiarissima, la presunzione di colpevolezza ha come caratteristica la definitività.

Allora, Presidente, questo e il dato più eclatante di questo piccolo, ma pericolosissimo provvedimento – come diceva qualcuno, il diavolo è nei dettagli –, questo piccolo, ma pericolosissimo provvedimento, che introduce nel nostro sistema una esclusione senza che vi sia la definitività e la meritevolezza patologica di quell'esclusione.

Ma l'altro passaggio altamente pericoloso - è come se noi avessimo, in una miniatura, la capacità di leggere quello che poi si può sviluppare, come un piccolo bacillo che introduciamo nel sistema e che può sviluppare delle malattie incredibili - è il potere certificativo. Ma io, nella norma che abbiamo approvato, in questa estensione indiscriminata del potere certificativo, vedo veramente una incoscienza, una inconsapevolezza, cioè la incapacità di raccordare quello che accade con le categorie giuridiche del sistema.

È come se qualcuno si svegliasse e, secondo i dettami di quella che era la scuola del diritto libero, facesse a meno di norme, processi, a meno di regole, poiché si raggiunga l'obiettivo di far autenticare tutto da tutti, perché questa è la prospettiva. Ognuno potrà autenticare se stesso e gli altri indiscriminatamente, in vacanza come al lavoro, e le autentiche potranno essere effettuate anche lanciando la penna in aria, prendendola al volo e firmando. Abbiamo svilito un gesto, che comporta delle gravi responsabilità, con una semplice norma, affrontata con quella leggerezza che è vicina all'inconsapevolezza, ma che - io ripeto - significa incoscienza istituzionale. Si dimentica, Presidente, un altro passaggio, che la legittimazione a candidarsi non è un diritto innato a ciascuno, ma deriva da precise regole di ammissione sul terreno di gioco. Ci si può candidare in determinati frangenti, quando vi sono oggettivamente dei presupposti e scolpiti, anche questi, dalla Costituzione. Questo “liberi tutti”, in cui arriveremo a dire che faremo a meno delle sottoscrizioni e chiunque si potrà candidare, sempre e senza limiti, magari stando a casa, davanti al computer, avendo a destra - come si chiama, Netflix, si chiama così quella rete? - ecco, a destra Netflix e a sinistra il seggio elettorale virtuale.

Io, a questa Italia, non sono affezionato. Non sono affezionato ad un'Italia che spersonalizza il voto, che lo rende sempre più virtuale, sempre meno controllabile, sempre più meccanico, sempre meno culturale, sempre più legato all'occasionalità del consenso, liberando il cittadino dall'obbligo di sapere quello che fa. Andiamo verso un modo di esprimere il consenso politico del tutto privato di consapevolezza, un Paese di incoscienti, in cui il dito conta più di quello che si sa e si fa, in cui esprimere un colore, esprimere un via libera, non ha nessun presupposto, ma significa soltanto cieca adesione meccanica ad un programma precostituito e incontrollabile.

Io mi rendo conto che queste parole possano sembrare eccessive e, forse, un po' fantascientifiche, ma io ritengo che i segnali siano chiari e forti, come un medico di pronto soccorso, che riesce a vedere dei sintomi - e forse ne ho visti tanti - che, Presidente, ci porteranno verso un risultato, che non è quello del provvedimento Nesci. Non è quello lo scopo! Lo scopo è quello di introdurre dei segnali, che, sviluppati, prendendo le mosse da quello che è accaduto in quest'Aula sul provvedimento Nesci, ci porteranno non lontano: ci porteranno a svilire completamente quelli che sono i principi fondanti del nostro sistema.

Non me ne vorrà se, una volta tanto, rileggendo gli ordini del giorno e mettendoli in joint venture con quello che può accadere e che è accaduto nel provvedimento Nesci, il mio terrore è diventato, se possibile, ancora più percepibile. In quegli ordini del giorno vi è la prospettiva normativa di uno sviluppo - io dico del tutto patologico e immotivato - verso forme ignote al nostro sistema, in cui le piattaforme informatiche diventano il luogo amato della democrazia. Questo è inammissibile! È inammissibile che ci possa essere qualcuno che controlli le coscienze attraverso il voto informatico! Allora, Presidente, Forza Italia voterà motivatamente contro questo provvedimento, per le ragioni letterali, per le ragioni criptate, per le ragioni che nessuno dice, ma che tutti in quest'Aula dobbiamo conoscere. Infatti, una legge non è mai figlia soltanto di se stessa e del momento, è figlia di un sistema. E a me sembra che, se questo è il sistema che qualcuno, con il MoVimento 5 Stelle, vuole introdurre in questo Paese, la nostra lotta si chiamerà resistenza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sisto. Cogliamo l'occasione per salutare gli studenti insegnanti dell'istituto “Nardi” di Porto San Giorgio, in provincia di Fermo, che sono venuti ad assistere ai nostri lavori. Benvenuti (Applausi).

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Migliore. Ne ha facoltà.

GENNARO MIGLIORE (PD). Grazie signor Presidente. Colleghe, colleghi, signori del Governo, io vorrei fare una breve ricostruzione di questo provvedimento, che, come è stato ricordato, era già stato approvato in prima lettura nel corso della precedente legislatura.

Si tratta di una razionalizzazione e, per certi versi, anche di un miglioramento di norme riguardanti le procedure elettorali e, come tale, nel corso della precedente legislatura, avevamo fatto delle valutazioni, anche molto severe, su quali dovessero essere i criteri, attraverso i quali si potesse procedere a quella che è la questione più macroscopica e visibile, cioè la trasparenza delle urne, ma anche a quelle più di sostanza, in relazione per esempio agli scrutatori e ai presidenti di seggio. Quindi, è una legge che, nel suo impianto iniziale, cioè quello che aveva votato anche il nostro partito nel corso della precedente legislatura, aveva tutte le caratteristiche per noi sufficienti e utili a migliorare il procedimento.

Peraltro, anche il punto controverso, che qui è stato oggetto di discussione proprio tra noi e Forza Italia, in particolare in relazione alla conseguenza di non vedersi ammessi nel registro degli scrutatori e dei presidenti, per coloro i quali avessero riportato, per un certo catalogo di reati, la sentenza di primo grado, fu affrontato anche nella precedente legislatura e, così come è stato in maniera molto brillante detto dal collega Ceccanti, ha distinto tra quello che è un diritto e un diritto fondamentale, in relazione alla conseguenza di un giudicato anche non definitivo.

Questo per dire che noi non abbiamo sottovalutato l'importanza anche di una legge, che potrebbe sembrare una legge molto esile, dal punto di vista del contenuto anche politico, divisivo, ma molto condivisibile su molti piani.

Del resto, anche sul tema delle conseguenze di una sentenza di primo grado, abbiamo una giurisprudenza importante, tanto della Corte costituzionale, tanto di provvedimenti che abbiamo noi stessi votato, per esempio quello relativo alla legge Severino, che prevede, per cittadini che avrebbero anche ovviamente il diritto di presentarsi come elettorato passivo, di non avere più i requisiti a seguito di una condanna di primo grado. Quindi, dal nostro punto di vista, c'è da distinguere, così come fa la Corte costituzionale, tra l'esercizio di un diritto fondamentale e l'esercizio astratto di un diritto che può essere sottomesso a delle limitazioni previste dalla legge.

È del tutto evidente, così come è stato ricordato anche dal collega Ceccanti, che ci saranno invece delle fortissimi obiezioni da parte nostra su provvedimenti di qui a venire. È presente in Aula il sottosegretario all'interno. È chiaro - lo dico fin da ora - che, per quanto ci riguarda, i diritti delle persone rispetto al loro status giuridico, in particolare con riferimento al diritto di asilo e di protezione internazionale e umanitaria, non può essere messo in discussione, perché, quello sì, è un diritto fondamentale, sancito anche dall'articolo 10 della Costituzione, che regola le disposizioni sull'asilo. Quindi, noi avremmo la possibilità di esercitarci in maniera raffinata e anche sostanziale. Auspico che Forza Italia, che in questa sede, attraverso le parole dell'onorevole Sisto, ha più volte ribadito questo principio, lo confermi e sostenga quelle che saranno, per quanto ci riguarda, delle battaglie di principio su quelli che noi riteniamo diritti fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E non solo noi, ovviamente, perché sono certificati dalle convenzioni internazionali.

Però, ci sono dei punti che francamente hanno messo in discussione la nostra iniziale intenzione di votare a favore. Tant'è che io dichiaro che qui ci asterremo, perché, siccome riteniamo che sia largamente positivo il provvedimento, troviamo assolutamente incongruo che sia stato introdotto un principio, che - lo voglio dire perché il verbale possa essere preciso - dal nostro punto di vista mette un rischio di irragionevolezza della legge, perché potrebbe aggirare l'articolo 75 della Costituzione, cioè quello che dispone 500 mila firme di aventi diritto per il referendum.

Io spero che questa legge non passi, per questo punto, il vaglio costituzionale, perché ritenere che ci sia una semplificazione, nel momento in cui si allarga senza precauzioni la possibilità della certificazione di una firma, - in questo mi associo alle parole anche del collega Sisto - è di fatto un aggiramento di quello che è il dettato costituzionale. Il referendum ha due requisiti fondamentali che sono: la limitazione del quorum, la soglia del quorum, e il numero di firme o di soggetti proponenti, parlamentari o di deliberazioni dei consigli regionali che possono avanzare la proposta del referendum abrogativo. Se si mette in discussione la possibilità della certificazione certa noi abbiamo un vulnus che riteniamo molto pericoloso nell'esercizio complessivo del voto, a maggior ragione se questo poi viene raccolto con un ordine del giorno che ne prevede anche l'estensione ad altri appuntamenti politici.

Quindi, voglio ribadire in quest'Aula che per quanto ci riguarda un giudizio sostanzialmente favorevole viene inficiato da una norma che in questo modo potrebbe essere senza alcuna precauzione, perché è chiaro che ci sono elementi che possono garantire anche l'esercizio repressivo nei confronti di chi abusa di questa disponibilità. Ma io vi faccio un esempio: se i promotori di un referendum autenticano o deliberano che ci sono 50 mila titolari di certificazione delle firme, come si farà, dal punto di vista del controllo dell'autorità competente, a verificare che queste firme esistano? Ha ragione Sisto a questo punto: meglio fare una discussione sull'abolizione delle 500 mila firme, che renderebbe la nostra non più una Repubblica parlamentare ma una Repubblica referendaria.

Allora, noi dobbiamo pensare che esiste un principio secondo il quale si arriva fino al punto dell'autocertificazione? Non è possibile, ed è per questo motivo che l'astensione motivata dà una possibilità che questo provvedimento possa vedere corretto questo punto, che è un vulnus per quanto ci riguarda. Del resto - lo dico in conclusione, signor Presidente - noi non possiamo pensare che questa diventi la democrazia basata solo su quello che è il voto. Questo lo dico con chiarezza. Infatti, il nostro impianto costituzionale è complesso, ci sono all'interno pesi e contrappesi, ci sono figure, anche non presenti nella Costituzione, che hanno una loro terzietà e rappresentano assolutamente la necessità di essere salvaguardate nella loro indipendenza. Ma se questo è il Paese nel quale l'altro giorno l'onorevole Di Maio diceva che la Banca d'Italia si doveva presentare alle elezioni, che l'Ufficio di bilancio si doveva presentare alle elezioni e oggi il Vicepresidente Salvini dice che Boeri si deve presentare alle elezioni per dire la sua e per esercitare la sua funzione, magari spunterà qualche sottosegretario che dirà che il signor rating si dovrà presentare alle elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Allora, io vi chiedo di non esporre la nostra Costituzione a vulnus e, soprattutto - e ve lo chiedo davvero da rappresentante delle istituzioni, da italiano - vi chiedo di non esporre le nostre istituzioni all'offesa più grave, che è quella del ridicolo. Cerchiamo di tornare con i piedi per terra, cerchiamo di costruire le garanzie perché questo Paese possa vedere, in tutti i suoi passaggi, il rispetto per le forme e per la sostanza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, la proposta di legge oggi in Aula è da tempo attesa dal Paese. Per troppi anni ci sono stati dubbi e ombre sullo svolgimento delle consultazioni elettorali, dubbi o realtà che hanno fatto male ai cittadini e allo Stato nel suo senso più ampio. Siamo tutti consapevoli del fatto che sia impossibile eliminare in termini assoluti ogni dubbio su manipolazioni del risultato delle urne, ma questa norma ci fa fare sicuramente un grande passo in avanti.

Questa proposta di legge elimina la discrezionalità che fino ad oggi vi è stata nell'individuazione degli scrutatori, togliendo la possibilità di inserire con precisione persone conosciute e rimettendone l'individuazione assolutamente al caso. Non si assisterà più a un commercio all'interno delle commissioni elettorali in cui si andranno a individuare dei membri dei singoli partiti da inserire all'interno dei seggi e delle sezioni. Si toglierà, quindi, la possibilità di andare ad inserire con precisione persone conosciute, scrutatori dello stesso colore politico che all'interno del medesimo seggio possano dare adito a dubbi da parte di noi politici o dei cittadini, cosa che spesso è capitata di vedere. I presidenti e i segretari della sezione, che per decenni hanno ricoperto il medesimo incarico nella medesima sezione e che oggi in molti casi conoscono a memoria gli elettori che si recano a votare, quelli che non si recano a votare e per chi vanno a votare, comportano un controllo assolutamente troppo ristretto della volontà dei cittadini. Questo non sarà più consentito perché anche in questo caso ci sarà un limite di due volte per ricoprire all'interno della stessa sezione - non dello stesso seggio, ma della stessa sezione - quel tipo di incarico. Quindi, non si sentirà più il presidente della sezione dire: “Questo è l'elenco dei soggetti che non sono venuti ancora a votare”, cosa che chi fa politica spesso sente e vede con i propri occhi.

Vi è, infine, un obbligo assolutamente preciso, che inspiegabilmente non è stato introdotto negli anni scorsi, di formazione da parte del Ministero di quei soggetti che andranno a fare gli scrutatori. Noi ci troviamo - e tutti i cittadini ne sono coscienti - spesso davanti a sezioni che non riescono a fornire i dati finali degli scrutini nelle proprie sezioni. Questo perché? Perché spesso ci si trova davanti a persone assolutamente impreparate. Nessuna normativa ha previsto fino ad oggi una formazione per questi soggetti. Finalmente viene introdotta l'obbligatorietà di una formazione per gli scrutatori, in modo che questi casi di ritardi siano finalmente ridotti assolutamente al minimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

Un ultimo appunto è per la possibilità, finalmente inserita all'interno di questo testo normativo attraverso un emendamento, data agli avvocati e ai consiglieri regionali di autenticare le firme. Spesso ci si trovava di fronte alla difficoltà - e a tutt'oggi ci si trova di fronte alla difficoltà - di presentare le liste anche per i partiti nazionali che, sebbene ben rappresentati a livello nazionale, magari sul territorio non sono rappresentati perché le elezioni sono state svolte cinque anni prima, quattro anni prima o tre anni prima. Questo è un problema che attanaglia tutte le forze politiche e, soprattutto, comporta una limitazione anche per tutti quei civici che vogliono in qualche modo con un consenso elettorale già presentarsi alle urne. Con questa possibilità, che noi non diamo al primo che passa ma che diamo a dei soggetti per i quali la legge prevede già un potere di autentica, cioè avvocati e consiglieri regionali che hanno già, rispettivamente, la possibilità di autenticare, in un caso, le firme dei clienti e, nell'altro caso, le firme per le competizioni regionali, noi ampliamo questo campo e diamo la possibilità, come dicevo, a questi soggetti, già ritenuti persone serie da altre normative e che già svolgono di fatto questi compiti, di ampliare anche alle competizioni elettorali questo tipo di operato e sicuramente la democrazia non potrà che giovarsene.

Per questo riteniamo che la normativa nel suo complesso porti a una maggiore trasparenza del voto, a una maggiore democrazia e alla possibilità di partecipazione da parte di tutti i cittadini, perché ho sentito parlare di riforme in senso di aumento del numero delle firme raccolte da parte delle opposizioni, di diversi esponenti dell'opposizione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 13)

GIANLUCA VINCI (LEGA). In quel caso, propongano e depositino una proposta di legge che aumenti questi numeri, non cerchino dei balzelli o non si oppongano all'eliminazione di balzelli, come stiamo facendo in questa normativa, per consentire a tutti i cittadini, liberamente, nel rispetto della legge, di partecipare alle competizioni elettorali in modo regolare.

Per questo motivo, il voto della Lega, visto l'impegno che abbiamo profuso sia in Commissione sia in quest'Aula, è assolutamente favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Berti. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, colleghi, il provvedimento in esame ha ad oggetto lo strumento che legittima la nostra stessa presenza in quest'Aula, vale a dire il procedimento elettorale, le elezioni.

Questa legge, a prima firma Nesci, era stata approvata alla Camera la scorsa legislatura, ma era naufragata al Senato; ma adesso questa maggioranza è determinata a portare in fondo un provvedimento che garantirà ancora più democrazia e più libera scelta ai cittadini. Il popolo è sovrano quando esercita il diritto di voto. Il MoVimento 5 Stelle vuole difendere e rafforzare il diritto alla libera scelta dei rappresentanti e il diritto se scegliere, abrogare o confermare una legge. Questo diritto, garantito universalmente, ha compiuto la maggiore età ed è nato dalle ceneri di un conflitto mondiale che ha segnato la storia dell'Europa.

Purtroppo, però, negli scorsi anni la partecipazione a questi solenni momenti di democrazia si è affievolita e, come rappresentanti del popolo italiano, abbiamo il dovere di fare il possibile per avvicinare i cittadini alle istituzioni ed evitare, allo stesso tempo, che si formino dinamiche distorsive della volontà popolare.

Purtroppo, colleghi, dal 1979 ad oggi, l'affluenza alle elezioni è calata in termini assoluti del 16 per cento, e votare, come dice l'articolo 48 della Costituzione, è e rimane un dovere civico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

La nostra emancipazione e le nostre rivendicazioni sociali come cittadini liberi non sono possibili né durature se non sono effetto del nostro lavoro quotidiano e costante. Con questo progetto di legge, lo ripeto ancora una volta, andiamo a rafforzare quelle leggi che permettono che il voto sia la libera espressione democratica, e non una mera preferenza estorta secondo logiche di partito, una merce di scambio comprata dal migliore offerente.

Legalità, trasparenza e partecipazione. Prima di tutto andiamo ad allontanare dai seggi, cioè dalle cariche di presidente, scrutatore e segretario, i condannati, anche in via non definitiva, per reati contro la pubblica amministrazione e reati di mafia, e anche chi ha patteggiato e ha subito una condanna per decreto penale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Con l'emendamento approvato oggi in quest'Aula andiamo ad allontanare anche i condannati per associazione a delinquere, una misura che non ha alcuna intenzione punitiva, lo dico ai colleghi di Forza Italia, ma che vuole essere una precauzione per far sì che lo Stato non chieda a chi si è macchiato di reati così gravi di essere garante della democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sono contenuti cambiamenti anche all'arredo elettorale. Le urne saranno costruite con materiali semitrasparenti, in plexiglass, per evitare il fenomeno dello scambio di schede e delle schede già votate. Verrà disciplinata con più precisione la struttura delle cabine elettorali, che saranno aperte da un lato, per garantire la segretezza del voto, ma per ridurre ancora di più la possibilità che dentro il seggio avvengano scambi di schede o che si fotografi la scheda stessa. Discipliniamo finalmente anche il voto fuori sede, valido per i referendum abrogativi e costituzionali e per le elezioni europee. Cambia tutto anche circa la nomina dei presidenti di seggio e degli scrutatori, che non sarà più a disposizione delle clientele di turno, ma che avverrà con un'estrazione a sorte, con un sorteggio pubblico, con la possibilità per i cittadini di assistere, per evitare, ancora una volta, dinamiche elettorali estorsive.

Il 50 per cento degli scrutatori sarà scelto tra i disoccupati, una nostra battaglia storica che abbiamo portato avanti in tutti i comuni e in tutte le regioni, per includere nel processo democratico chi si trova in una situazione di difficoltà. Non potranno ricoprire questi incarichi di garanzia anche i parenti fino al secondo grado dei candidati.

Presidente, colleghi, il voto clientelare, le promesse, il voto di scambio e le mazzette hanno distrutto la speranza del popolo italiano che qualcosa potesse cambiare davvero tramite le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tocca a noi, oggi, raccogliere questa speranza e migliorare il processo democratico. Dobbiamo tutti, nessuno escluso, tenere bene a mente che il processo di inquinamento delle elezioni è dietro l'angolo e fa gola a chi specula sulla miseria delle persone. Ormai i casi di compravendita di voti non fanno quasi più notizia, ma come cittadini dobbiamo avere il coraggio e la tenacia di esercitare la memoria. É notizia di ieri in Sicilia, in provincia di Catania, l'arresto di diciotto persone per brogli elettorali all'interno dell'operazione “Aquila”. Tra questi arresti emerge anche il deputato Raffaele Nicotra, transitato dal PSI al MpA, al PdL, all'UdC e infine al PD, per quattro volte eletto all'assemblea regionale siciliana e, ieri, arrestato per i seguenti reati: concorso esterno in associazione mafiosa, tentata estorsione aggravata e scambio politico-mafioso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Dalle indagini, che vanno avanti ormai da anni, si scoprono tariffe, un prezzario; emerge un sistema clientelare e mafioso che sviliva la libertà dei cittadini, che trattava la democrazia e la dignità dei cittadini come una merce di scambio. Emerge, addirittura, il prezzo dell'elezione a deputato regionale: 50 mila euro, tutto compreso, con la classica formula di 50 euro a voto. Con questa legge allontaniamo la possibilità che il voto sia inquinato e con misure come il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) toglieremo una volta per tutte il cittadino dal ricatto elettorale utilizzato dai partiti negli scorsi anni.

Ed è anche per spazzare via la possibilità che ci siano clientele, scambi e favori elettorali che questa legge prevede un blocco delle assunzioni nelle partecipate. Infatti, non sarà più possibile assumere 60 giorni prima e dopo le elezioni, tranne nel caso di stato di emergenza o calamità.

Questa maggioranza, Presidente, vuole mettere un argine a chi vuole utilizzare la cosa pubblica per spartirsi il potere tra gli amici degli amici, scambi di favori che hanno distrutto la credibilità stessa delle istituzioni e, infine, la fiducia dei cittadini nelle istituzioni stesse.

Con il MoVimento 5 Stelle al Governo nulla sarà come prima e, lo ripeto ancora una volta, il cittadino torna finalmente al centro della politica, sì, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per questi motivi e per rafforzare la libertà di scelta del cittadino, dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la relatrice Nesci per un ringraziamento. Ne ha facoltà.

DALILA NESCI, Relatrice. Grazie, Presidente. Ci apprestiamo a votare questa legge “elezioni pulite”, che è uno strumento importante per poter arginare l'alterazione del voto nei seggi e anche scoraggiare tutte quelle dinamiche, quei patti elettorali scellerati che spesso sono il preludio del voto di scambio.

Voglio ringraziare, nonostante qualche critica, magari a tratti feroce, tutti i colleghi che hanno contributo al dibattito, non solo in Aula, ma in Commissione, perché è stato lungo e approfondito, e anche i colleghi della passata legislatura, perché questo è un lavoro che viene da lontano, frutto di approfondimento e di mediazione politica.

Concludo dicendo che sicuramente il voto non è l'unico momento in cui si sostanzia la democrazia, però è nel momento del voto che partono le uniche rivoluzioni possibili, che sono quelle democratiche e non violente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

(Coordinamento formale - A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 543-A)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 543-A: "Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale e di referendum previsti dagli articoli 75 e 138 della Costituzione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 45) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle

e Lega-Salvini Premier).

In ricordo dell'onorevole Carlo Dell'Aringa (ore 13,10).

PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi e colleghe, come sapete, lo scorso 18 settembre è venuto a mancare Carlo Dell'Aringa, già deputato nella XVII legislatura, sottosegretario di Stato al lavoro e alle politiche sociali nel Governo Letta, professore di economia, studioso autorevole ed appassionato delle tematiche relative al mercato del lavoro e alle implicazioni sociali delle politiche pubbliche.

La sua coerenza e il rigore intellettuale, uniti ad uno stile garbato, hanno suscitato sentimenti di stima e di rispetto in coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo. Tutti, a cominciare dai colleghi parlamentari e accademici, nonché dagli esponenti del mondo sindacale, ne hanno apprezzato le doti professionali ed umane, come pure la sua costante ricerca di soluzioni concrete ed equilibrate alle questioni relative alla disoccupazione, ai salari, alla produttività e alle disuguaglianze.

La scomparsa di Carlo Dell'Aringa costituisce pertanto una gravissima perdita per le istituzioni e per il dibattito politico e culturale su temi cruciali del nostro Paese.

Desidero ribadire ai familiari, che sono oggi qui presenti, la vicinanza e la solidarietà mia e di tutta la Camera dei deputati.

Invito l'Aula ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Madia. Ne ha facoltà.

MARIA ANNA MADIA (PD). Presidente, colleghi, vorrei in questi pochi minuti ricordare il professor Carlo Dell'Aringa, per noi Carlo, a nome del gruppo del Partito Democratico.

Vorrei, prima di tutto, che arrivasse un abbraccio commosso e sincero alla moglie Maria, ai suoi figli, ai suoi amati nipotini, che seguiva con tanta attenzione.

Carlo con noi ha condiviso molto, prima come accademico, mai chiuso in una stanza ma sempre aperto all'evoluzione del dibattito sociale, poi come parlamentare del gruppo del Partito Democratico nella scorsa legislatura e membro del Governo Letta.

Lo ricordo come l'antitesi della politica e della natura del dibattito di oggi: discreto e gentile in un mondo urlato; preparato ed autorevole in un contesto pieno di improvvisazione; dubbioso, aperto alle idee altrui, mai fazioso o arrogante in un ambiente dove tutti hanno false certezze; mai narcisista, in un mondo in cui ambizione ed egocentrismo tendono a prevalere sull'interesse generale.

Carlo si sentiva sempre e solo un ingranaggio al servizio del bene comune, sempre alla ricerca di un progresso fatto di pazienti tessiture e cuciture, piuttosto che di strappi continui; una cultura, quella di Carlo, sempre partecipativa, mai antagonista, che considerava la relazione come un segno di forza e mai di debolezza.

Eppure, Carlo Dell'Aringa era profondamente dentro lo spirito del nostro tempo, mai chiuso sul passato, sempre proiettato sul futuro. Non c'è un aspetto del welfare - lo ricordava, Presidente - del sistema pensionistico, del lavoro pubblico e privato, delle relazioni industriali, dei modelli organizzativi che non abbia studiato, approfondito e discusso.

Era un eccezionale organizzatore di cultura e pensiero pubblico in una fase in cui il pensare collettivamente è entrato in crisi profonda. Non era solo un professore prestato alla politica, ma era un maestro, perché dei maestri aveva l'aspetto pedagogico e insieme paterno, l'aspetto generoso e insieme utopico.

A noi, oggi e per il futuro, rimane il sentimento più bello, che è quello della gratitudine. Grazie, Carlo (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Zolezzi. Ne ha facoltà.

ALBERTO ZOLEZZI (M5S). Presidente, ho l'onore di commemorare Carlo Dell'Aringa. Che cos'è una commemorazione? Come fare a dare significato? Ho cercato di capire quali erano stati alcuni punti fondanti: la lotta contro l'eliminazione dell'articolo 18, varie interviste in cui disse che era necessario dare strumenti economici ai disoccupati, soprattutto in giovane età, cercare di avere centri per l'impiego che funzionassero. Io credo che provvedimenti come il “decreto dignità” e anche quello che abbiamo abbozzato nella legge di bilancio rappresentino delle idee che possono portare a commemorare fattivamente la memoria di Carlo Dell'Aringa.

Poi, volevo ricordare che è nato in un piccolo paese, Sermide, in provincia di Mantova, recentemente fuso, dove alle elezioni dell'anno scorso partecipò una lista con un simbolo fascista, in maniera a mio parere illegale, e grazie al mio impegno, a quello dell'ex Presidente della Camera, Laura Boldrini, e di cittadini, quel comune adesso è stato sciolto e andrà al voto.

Il partito di appartenenza non ebbe l'analogo impegno su questa vicenda. Penso che commemorare voglia dire per il futuro evitare anche questi errori (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

BARBARA SALTAMARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. Il professor Carlo Dell'Aringa, Carlo per chi ha avuto la possibilità e l'onore di poterci lavorare insieme, di condividere il suo impegno come accademico, ma anche come uomo delle istituzioni, è sicuramente tra le figure più autorevoli nel mondo dell'economia, nel mondo dell'accademia e sicuramente tra le figure più autorevoli che hanno rappresentato le istituzioni del nostro Parlamento in Italia e nel mondo. Chi ha avuto la possibilità di conoscerlo e di lavorarci insieme, anche con il suo carattere schivo, riservato, spesso apparentemente chiuso, ha potuto conoscere un uomo, invece, dotato di una grande sensibilità, di una grande umanità che ha sempre cercato di abbattere quei muri che, spesso e volentieri, in politica si creano e si alzano e ha sempre cercato di valorizzare quell'impegno di partecipazione attiva, in cui ci richiamava spesso al confronto e al dialogo. Sono note, infatti, le sue battaglie per far sì che, anche in quella riforma del mercato del lavoro, a cui lui ha partecipato, ci fosse sempre la porta aperta al dialogo con le parti sociali, quel dialogo che lui ha sempre ricercato e che lo ha reso protagonista di alcune battaglie importantissime, penso e ricordo quella contro la riforma dell'articolo 18 o, magari, quando ha partecipato alla stesura del Libro bianco sul mercato del lavoro che, poi, ha dato vita alla legge Biagi.

Dicevo: riservato e schivo, ma è sempre stato corretto e rispettoso di chi non la pensava come lui. Non ha mai trattato i suoi avversari politici come nemici e ha sempre cercato, sia nella sede della Commissione parlamentare, quando veniva in veste di sottosegretario, sia nell'attività che ha svolto qui in Parlamento, di trovare un punto comune, un punto di caduta comune, perché poi l'obiettivo era sempre più grande ed era quello di essere dalla parte dei lavoratori, era quello di guardare alla modernizzazione di un mercato del lavoro che aveva bisogno di menti eccelse come la sua e che, anche oggi, ha ancora bisogno di guardare a chi, come lui, ha sempre cercato, come è stato detto, di guardare al futuro, non ad un passato vetusto, ma, soprattutto, di guardare alla ricchezza di quelle relazioni umane, accademiche e politiche che fanno sì che, spesso e volentieri, l'azione di questo Parlamento lasci un segno. Il professor Carlo Dell'Aringa ha lasciato sicuramente un segno in quello che ha fatto e nei rapporti umani delle persone che lo hanno conosciuto. Il gruppo della Lega si associa al sentimento di cordoglio che ha espresso lei, Presidente, e ovviamente rivolge il proprio cordoglio alla moglie, ai figli e ai familiari che sono qui, in Aula, sapendo che oggi non è qui con noi, ma quello che ha fatto resta e resterà sempre (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Grazie, signor Presidente. Carlo, non avrei mai pensato, quarant'anni fa, quando mi invitasti in Cattolica per un primo seminario, tu professore già affermato, io giovane alle prime armi, di doverti ricordare in un'Aula del Parlamento. Quarant'anni bellissimi; ci siamo presi, ci siamo persi, abbiamo fondato insieme l'Associazione italiana degli economisti del lavoro insieme a Tarantelli, un altro eroe, abbiamo fondato insieme l'Associazione europea degli economisti del lavoro. Tu sei stato un maestro, maestro di tanti, anche mio, poi ci siamo ritrovati nella passata legislatura in quest'Aula in due schieramenti opposti, ma la nostra stima, la nostra amicizia, il nostro comune sentire ci teneva amici. Ricordo le lunghe chiacchierate, anche a casa tua, con tua moglie; ricordo il tanto lavoro fatto insieme; ricordo quell'epopea degli anni Ottanta e Novanta, qui, a Roma; ricordo quei momenti bellissimi del Libro bianco che dette vita, poi, alla legge Biagi; ricordo con bellezza tutti questi momenti e ricordo il dolore nel mese di settembre quando una telefonata di un comune amico mi avvertì che eri mancato. Ecco, un grande dolore per la perdita di un amico, per la perdita di un maestro, per la perdita di una persona gentile, corretta, che è stata da una parte sola, dalla parte dei lavoratori (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

WALTER RIZZETTO (FDI). Presidente, per quanto mi riguarda, potrò onorarmi di dire di aver conosciuto il professor Carlo Dell'Aringa, di averci passato quasi cinque anni assieme, in Commissione lavoro, lui, prima, da sottosegretario, di averci discusso, di aver scambiato idee su quella che era la sua impostazione del mondo del lavoro, anche, a volte, contrapposta alle nostre. Però, Presidente, questo dialogo fatto con il professor Carlo Dell'Aringa era sempre ricchezza, proprio perché, così come ricordato anche da alcuni colleghi, non si riusciva mai ad arrivare ad uno scontro, si riusciva sempre a collaborare politicamente tra gentiluomini e io ritengo, Presidente, che gentiluomini e signori come il professor Carlo Dell'Aringa debbano esistere in politica. Purtroppo, Presidente, ne vedo sempre meno e questo è un mio personalissimo rammarico.

Il contributo Di Carlo Dell'Aringa in materia di lavoro è stato ampio, profondo, plurale. Come hanno appena ricordato alcuni colleghi, ha collaborato all'estensione del Libro bianco del mercato del lavoro che è stato, di fatto, una vera base valoriale della legge Biagi, nel 2003. La passione politica, di fatto, l'ha vissuta con un virtuoso distacco da studioso, occupandosi di salari, occupandosi di disuguaglianze, attraverso un contributo che, in ogni caso, era teso a unire e non a dividere.

Lasciò la nostra Commissione dopo la riforma del mercato del lavoro, poco dopo, ritenendo che si fosse fatto molto, forse troppo. Non ha tardato, però, poi, Presidente - dimostrando, tra l'altro, un elevato acume sia accademico che, altrettanto, politico -, a ritornare di fatto su quei passi, per poter migliorare quanto era stato normato. Questo è il valore della politica. Migliorare, Presidente e colleghi, quando penso al professor Carlo Dell'Aringa, io tendo ad associarlo al verbo “migliorare”, questo resterà, per quanto mi riguarda, in termini di ricordo di Carlo Dell'Aringa; è un verbo che mi piace associare a lui.

L'ho sempre salutato, tra l'altro, come professore, non l'ho mai salutato come onorevole Carlo Dell'Aringa, l'ho sempre salutato come professore, poco, anzi, quasi mai, come onorevole. Mi sembrava, di fatto, qualcosa di più rispetto ad un semplice deputato, era come prima detto e ricordato, un signore della politica e in modo molto signorile, devo dire, ha abbandonato la politica attiva qui dentro a quest'Aula per poter continuare quella che era, immagino, la sua vera passione, ovvero il mondo accademico, il mondo dello studio.

Da professore, quindi, ha cercato e ha trasferito questo concetto, ha cercato sempre di migliorare, non di distruggere. Uomini così ci mancheranno, politici così ci mancheranno, professori così ci mancheranno, anche se resterà, di fatto, a nostra ampia disposizione una serie di contributi enormi che lui ci ha lasciato. Possiamo andare a consultarli, io penso che questo sia il miglior ricordo che la politica possa fare al professor Dell'Aringa. Ci ha sempre lasciato un cenno, ci ha sempre lasciato ampia documentazione di quanto lui teorizzava, ci si ha sempre lasciato ampia dimostrazione di quanto e come - lo rinnovo - si poteva anche cambiare idea rispetto ad alcuni temi.

Lascia di fatto un vuoto incolmabile e ritengo, Presidente, che la buona politica e noi, deputati e deputate, possiamo cercare quantomeno di colmare un po' questo vuoto, ricordando la sua figura e ricordando anche - lo rinnovo - che lui fu un vero signore della politica, a cui noi dobbiamo sempre tendere ed attingere. Un saluto da parte del nostro gruppo, un saluto ai familiari da parte nostra e - lo rinnovo - noi continueremo il lavoro iniziato dal professor Dell'Aringa, anche con tutto quello che è effettivamente o laddove effettivamente non potevamo essere perfettamente d'accordo con lui, questa è la vera ricchezza di quest'Aula (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Epifani. Ne ha facoltà.

ETTORE GUGLIELMO EPIFANI (LEU). Signor Presidente, anche il gruppo di Liberi e Uguali si unisce al profondo cordoglio per la scomparsa di Carlo Dell'Aringa ed esprime questo cordoglio alla famiglia qui presente, ai suoi familiari tutti e prova a ricordare, sia pure brevemente, i tratti fondamentali della sua vita.

È stato già detto che Carlo è stato soprattutto uno studioso, un ricercatore, un professore universitario, con al centro dei propri interessi, inizialmente, il rapporto tra salari, produttività e crescita; fu uno dei primi a lavorare alla cosiddetta curva di Phillips e ad adattarla alla realtà e alla condizione italiana.

In realtà, col passare del tempo, poi, i suoi interessi, sia di ricercatore, sia di studioso e sia di uomo pubblico, si sono allargati. Se oggi dovessi dire qual è stata la sua caratteristica più propria - in un mondo in cui tante persone hanno cominciato dallo studio e sono approdate a una responsabilità pubblica - è quella di essersi occupato nel tempo praticamente di tutti i settori del lavoro. Non c'è settore del lavoro di cui lui non si sia occupato: lavoro dipendente e lavoro indipendente, quello delle piccole imprese e quello delle grandi imprese, quello del lavoro privato e quello del lavoro pubblico, quello del lavoro e quello del rapporto tra lavoro e formazione, tra lavoro, formazione e previdenza; non c'è un campo di questa attività in cui lui non abbia dato un contributo, non abbia portato una sua parola.

È stata una persona seria, rigorosa, attenta, un vero riformista. Cercava le soluzioni, esprimeva il suo punto di vista e con lui non era facile neanche litigare. Io ricordo un paio di occasioni nel corso di trattative con la Confindustria sulla riforma del sistema contrattuale, dove avevamo opinioni diverse nel rapporto tra primo livello di contrattazione e secondo livello di contrattazione, modalità in cui anche il dissenso si veniva stemperando in un rapporto di dialogo e di ricerca.

E soprattutto voglio ricordare qui quella che è stata la sua fede profonda, nel ruolo che le parti sociali debbono avere nella costruzione e nella difesa di un processo democratico vero, che si alimenta tutti i giorni di competenze, di confronto e di discussione pubblica ed esplicita. In questo lui è stato un vero riformista. E poi come uomo e come persona, anche quando ha avuto ruoli pubblici, da sottosegretario al Ministero del Lavoro o da collega nella XVII legislatura nella Commissione bilancio, il suo ruolo è sempre stato quello di una persona discreta, di una persona sobria, di una persona che sapeva e per questo sapeva stare al suo posto, direi un vero galantuomo. E così pure se n'è andato, con sobrietà e con discrezione. Ed essendo un galantuomo, io credo che così il Parlamento, la Camera, lo debba ricordare; e deve soprattutto serbare, in ognuno di noi e soprattutto nel parlamentari più giovani, con quali figure e di quali figure è cresciuto questo Paese, è cresciuta la nostra Repubblica, è cresciuta la nostra democrazia (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, sento il dovere di esprimere il profondo cordoglio per la scomparsa del collega, professor Carlo Dell'Aringa, cui mi legava un rapporto profondo di stima e di amicizia, forse c'entravano anche le comuni origini mantovane.

Lo ricordo come un signore colto, gentile, mite. Era sempre appagante discutere con lui, pacato e costruttivo. Questo rapporto si era anche parlamentarmente rafforzato all'interno della Commissione bilancio e poi ultimamente nella Commissione banche. Dicevo che era appagante discutere con lui, che era così lontano da un certo vociare, anche parlamentare, di questo nostro tempo. E quindi semplicemente un grazie a Carlo per l'esempio e la testimonianza che ci ha lasciato. Sarà bene per quest'Aula non dimenticarsene (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie a tutti, rinnovo il saluto ai familiari (Applausi). Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018, previsto nella parte pomeridiana della seduta alle ore 16, sarà anticipato alle ore 15,30. Sospendo, pertanto, la seduta fino a tale ora.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,33.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Colucci, Comaroli, D'Uva, Ferri, Gregorio Fontana, Fusacchia, Gallo, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Grande, Lorefice, Molinari, Ruocco, Sarti e Carlo Sibilia sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-bis).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame della Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018 (Doc. LVII, n. 1-bis).

Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto inoltre che alla Nota di aggiornamento è annessa, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, una Relazione con cui il Governo sottopone all'autorizzazione parlamentare un aggiornamento degli obiettivi di finanza pubblica, modificando il piano di rientro stabilito nel Documento di economia e finanza presentato nel mese di aprile.

A tale proposito ricordo che, ai sensi dell'articolo 81, secondo comma, della Costituzione e del richiamato articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, la deliberazione delle Camere che autorizza l'aggiornamento del piano di rientro deve essere approvata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti.

Pertanto, l'esame della Nota di aggiornamento si concluderà con l'approvazione di due distinti atti di indirizzo: il primo relativo alla Relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, concernente l'autorizzazione all'aggiornamento del piano di rientro, da votare a maggioranza assoluta; il secondo relativo alla Nota di aggiornamento del DEF, da votare a maggioranza semplice, sulla base degli esiti della precedente deliberazione.

Ricordo che, per l'esame della Nota, è previsto dall'articolo 118-bis, comma 4, del Regolamento, un dibattito limitato, che prevede, dopo gli interventi dei relatori e del rappresentante del Governo, l'intervento di un deputato per ciascun gruppo e per ciascuna componente politica del gruppo Misto, nonché dei deputati che intendano esprimere posizioni dissenzienti dai rispettivi gruppi.

Le risoluzioni riferite alla Relazione e quelle relative alla Nota di aggiornamento dovranno essere presentate nel corso della discussione.

Interverrà quindi, in sede di replica, il rappresentante del Governo, che, una volta espresso il parere sulle risoluzioni riferite alla Relazione, dovrà altresì indicare quale risoluzione relativa alla Nota di aggiornamento intenda accettare, atteso che, a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo che, in caso di approvazione, precluderà le altre.

Si procederà infine ai voti, secondo le modalità precedentemente indicate.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Signora Presidente, volevo, a nome del gruppo del Partito Democratico, circa la commemorazione che noi abbiamo appena svolto, ringraziare per le sue parole il Presidente della Camera Roberto Fico, ringraziare per le bellissime parole Marianna Madia e i colleghi Saltamartini, Renato Brunetta, Bruno Tabacci, il collega dei Fratelli d'Italia e il collega Epifani di LeU.

Non posso fare altrettanto, Presidente - e invece con questo intervento voglio rimarcare e cogliere la sua attenzione – con riguardo ad un collega che ha parlato - non ricordo il nome - a nome del MoVimento 5 Stelle, che ha fatto ciò che secondo me in quest'Aula non va fatto. Veda, noi non vediamo in quest'Aula dei nemici, vediamo solo degli avversari politici o dei compagni politici; e crediamo che esista un terreno di umanità che dovrebbe unirci, a maggior ragione quando in quest'Aula, di fronte a familiari commossi, colpiti da un lutto, noi ricordiamo, al di là delle nostre differenze, con le belle parole che ho ricordato anche da parte dei colleghi di altri gruppi, l'umanità o la vita di un collega che è scomparso. Quando invece si rompe quel patto di umanità che dovrebbe rimanere quando non stiamo parlando di politica, ma di valori che ci uniscono, così com'è la compassione o la pietà umana, quando quel patto si rompe si compie, secondo noi, un gesto immorale. Questo è stato il gesto del collega Zolezzi, del MoVimento 5 Stelle, che ha inteso utilizzare la tribuna di una commemorazione pubblica di fronte ai familiari per svolgere un comizio politico contro il Partito Democratico. È un atto che a noi repelle. Esprimiamo qui la nostra condanna, per aver scelto nel momento della commemorazione di un collega l'idea di svolgere un comizio politico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Misto). Ringraziamo anche i colleghi del MoVimento 5 Stelle, che in questa occasione non hanno applaudito il collega (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

STEFANO CECCANTI (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Su che cosa?

STEFANO CECCANTI (PD). Un problema procedurale, che è il seguente. Su un testo di questo tipo non si può presentare una pregiudiziale di costituzionalità; tuttavia, in 30 secondi vorrei dire, siccome poi il dibattito andrà sul merito, che esiste un problema di costituzionalità grosso come una casa, segnalato alle pagine 40 e 41 del testo dell'Ufficio parlamentare di bilancio, per cui l'articolo 81 della Costituzione consente un indebitamento ulteriore solo in presenza di ciclo economico avverso e in presenza di circostanze eccezionali. Il documento dell'Ufficio parlamentare di bilancio sostiene che queste due cose mancano nella Relazione, quindi siamo in violazione dell'articolo 81. L'articolo 81, come è noto, non fa riferimento direttamente ai vincoli europei, che però sono richiamati dalla norma madre, l'articolo 97, quella a cui ci ha richiamato il Presidente da Repubblica. Quindi, fermo restando il dibatto di merito che noi faremo, e fermo restando che non si possono presentare pregiudiziali, stiamo discutendo un testo incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Collega, riguardo a questo sono stati avanzati rilievi in ordine alla circostanza che la Relazione annessa alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2018, presentata a norma dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, risulterebbe in contrasto con le prescrizioni della citata legge, e non potrebbe pertanto essere sottoposta alla deliberazione parlamentare.

In proposito osservo che, in base al vigente quadro legislativo e regolamentare, l'esame dei profili cui è stato fatto riferimento è da ritenersi compreso nell'ambito dell'attività istruttoria che si svolge presso la Commissione bilancio. Degli esiti di tale attività la Commissione riferisce all'Assemblea, presentando un'apposita relazione, che nel caso di specie risulta accompagnata anche da tre relazioni di minoranza. L'Assemblea dispone pertanto di tutti gli strumenti conoscitivi necessari per procedere all'esame dei documenti presentati, anche con riferimento al complesso delle questioni sollevate, che possono essere oggetto di valutazione da parte di ciascun deputato chiamato ad esprimersi in ordine all'autorizzazione richiesta dal Governo, per la quale, ricordo, è richiesta la maggioranza qualificata.

(Discussione – Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Dichiaro quindi aperta la discussione.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Michele Sodano.

MICHELE SODANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, la Nota di aggiornamento del DEF rappresenta lo strumento attraverso il quale il Governo aggiorna le previsioni economiche e di finanza pubblica del DEF, in relazione alla maggiore stabilità e affidabilità delle informazioni disponibili sull'andamento del quadro macroeconomico. Il Documento contiene l'aggiornamento degli obiettivi programmatici e osservazioni e l'eventuale modifica ed integrazione del DEF in relazione alle raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea, relative al Programma di stabilità e al Programma nazionale di riforma, anticipando i contenuti della successiva manovra di bilancio.

La Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza del 2018 aggiorna il quadro programmatico di finanza pubblica per il periodo 2019-2021, rispetto a quello contenuto nel Documento di economia e finanza dello scorso aprile, il DEF del 2018.

La Nota è suddivisa in tre sezioni, relative al quadro macroeconomico, ai dati di finanza pubblica e alla strategia di riforma del Governo. Nella mia relazione mi soffermerò sul quadro macroeconomico, dando conto dello scenario tendenziale e dello scenario programmatico, mentre lascerò al collega Cestari l'analisi dei saldi di finanza pubblica.

Per quanto riguarda l'anno 2018, i più recenti indicatori congiunturali rilevano l'indebolimento della ripresa dell'economia italiana nei primi mesi dell'anno, in virtù di un contesto di crescita meno dinamica a livello europeo e globale. In tale situazione, a soffrire sono state soprattutto le esportazioni nazionali, per le quali si prevede tuttavia una ripresa graduale negli anni successivi. Nella prima metà del 2018, il prodotto interno lordo reale è aumentato a un ritmo inferiore delle attese, con un tasso di crescita dello 0,3 per cento nel primo trimestre e dello 0,2 per cento nel secondo trimestre. Ciò porta a rivedere al ribasso le previsioni di crescita del PIL per il 2018, dall'1,5 all'1,2 per cento.

Per quanto riguarda il triennio 2019-2021, esso è fortemente influenzato da un nuovo quadro internazionale, che esercita un effetto più sfavorevole sulla crescita del PIL.

In particolare, le proiezioni del prezzo del petrolio sono salite, l'andamento previsto del commercio mondiale è meno favorevole, il tasso di cambio ponderato dell'euro si è rafforzato, e i tassi di interesse e rendimenti sui titoli pubblici sono più elevati. Vengono, quindi, rivisti al ribasso i tendenziali di crescita del prodotto interno lordo, allo 0,9 per cento nel 2019 e all' 1,1 nel biennio 2020-2021.

Il quadro macroeconomico programmatico per gli anni 2019-2021 include l'impatto sull'economia delle misure che saranno adottate con la prossima legge di bilancio. Al riguardo, ricordo, in via preliminare, che il DEF dello scorso mese di aprile presentato dal Governo Gentiloni ancora in carica per gli affari correnti, non recava il quadro programmatico, rinviando alle valutazioni e al successivo Esecutivo l'eventuale elaborazione di tale quadro…

PRESIDENTE. Mi scusi, collega. Colleghi, è possibile abbassare il tono della voce, per cortesia?

MICHELE SODANO, Relatore per la maggioranza. Nello scenario programmatico della Nota, la crescita del PIL reale è prevista all'1,5 per cento nel 2019, all'1,6 per cento nel 2020 e all'1,4 per cento nel 2021.

Per quanto riguarda l'impatto delle misure di cui si comporrà la manovra di bilancio sull'andamento del prodotto interno lordo rispetto a uno scenario tendenziale, si profila un incremento del tasso di crescita del PIL di 0,6 punti percentuali nel 2019, di 0,5 punti percentuali nel 2020 e di 0,3 punti nel 2021.

In relazione agli interventi programmati sul versante delle spese, la nota riporta, innanzitutto, che nel 2019 verrà introdotto il reddito di cittadinanza e si ristruttureranno e potenzieranno i centri per l'impiego.

Si rende necessario, inoltre, intervenire sul sistema pensionistico, così come delineato dall'ultima riforma, che limita il fisiologico turnover nelle risorse umane impiegate, anche allo scopo di rinnovare le competenze necessarie all'innovazione. Si introdurranno, pertanto, nuove modalità di accesso al pensionamento anticipato.

Nel complesso, le risorse previste per il reddito di cittadinanza, i centri per l'impiego e i pensionamenti anticipati assommano, in media, a circa lo 0,9 per cento del PIL annuo nel periodo 2019-2021.

Si prevede, inoltre, di neutralizzare completamente le clausole di salvaguardia, IVA e accise, contenute nella legge di bilancio del 2018 relativamente all'annualità 2019, mentre si interverrà solo parzialmente su quelle riguardanti il 2020 e il 2021.

Sul versante delle spese, in attuazione della proposta flat tax per le imprese, nel 2019 si prevede un innalzamento delle soglie minime per il regime semplificato di imposizione su piccole imprese, professionisti e artigiani. Verrà, inoltre, introdotta un'aliquota ridotta, pari al 15 per cento, per l'imposta sui redditi di impresa, la quale si applicherà ai redditi corrispondenti agli utili destinati all'acquisto di beni strumentali e alle nuove assunzioni.

Un capitolo di estrema importanza è quello degli investimenti. Il Governo intende, infatti, dare nuovo impulso agli investimenti pubblici, invertendo la tendenza negativa in atto da molti anni, soprattutto a seguito della crisi economica, attraverso un incremento delle risorse e il miglioramento della capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche.

Per quanto concerne le risorse, il Governo intende incrementare significativamente gli investimenti rispetto a uno scenario tendenziale (nel quale, peraltro, è già incorporata la ripresa di tale tipologia di spese), con l'obiettivo di una graduale ricomposizione della spesa pubblica a favore di quella in conto capitale. Nello scenario programmatico, le risorse aggiuntive sono pari a oltre 0,2 punti di PIL nel 2019, per arrivare ad oltre 0,3 punti di PIL nel 2021, portando la quota di investimenti pubblici (dall'1,9 per cento del PIL stimato per il 2018) al 2,3 per cento del PIL nel 2021.

Risorse aggiuntive ulteriori saranno reperite al fine di portare la spesa per gli investimenti pubblici al 3 per cento del PIL entro la fine della legislatura, obiettivo al cui raggiungimento concorrerà anche la capacità di attivare in tempi rapidi le risorse finanziarie già stanziate dalla legislazione vigente, pari a circa 150 miliardi per i prossimi 15 anni, di cui 118 già attivabili.

Per quanto riguarda il miglioramento della capacità di spesa, il Governo sottolinea, in particolare, la necessità di valorizzare il partenariato pubblico-privato attraverso la definizione di un contratto standard già in stato avanzato di definizione, di rivedere il codice degli appalti al fine di superare le incertezze interpretative emerse e semplificare le procedure e di creare una task force con il compito di centralizzare le informazioni sui progetti in corso e promuovere le migliori pratiche.

Per quanto riguarda le coperture delle nuove politiche, al netto di un obiettivo di indebitamento netto, si prevedono tagli alle spese dei Ministeri e altre previsioni di spesa per circa lo 0,2 per cento del prodotto interno lordo.

I fondi attualmente destinati al reddito di inclusione verranno utilizzati per coprire parte del costo del reddito di cittadinanza.

Dal lato delle entrate, in conseguenza dei cambiamenti dell'imposizione su piccole imprese e utili reinvestiti, si prevede, inoltre, l'abrogazione dell'imposta sul reddito imprenditoriale (IRI), un regime agevolativo che consente di tassare con aliquota IRES il reddito di società individuali e di persone, al netto della quota prelevata dall'imprenditore, soggetta a IRPEF, nonché dell'Aiuto alla crescita economica (ACE), un regime fiscale che prevede una detassazione degli utili societari accantonati a riserva o destinati ad aumenti di capitale.

Inoltre, ulteriore gettito deriverà da modifiche di regimi agevolativi e imposte ambientali.

Ricordo, infine, che le previsioni macroeconomiche pubblicate nella NADEF 2018 sono state sottoposte alla valutazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Le previsioni macroeconomiche della NADEF sono state valutate dall'UPB sia nello scenario tendenziale, basato sulle previsioni di finanza pubblica a legislazione vigente, sia nello scenario programmatico, che incorpora gli interventi di politica economica che il Governo intende porre in essere con legge di bilancio. La normativa europea richiede la validazione delle sole previsioni programmatiche. In accordo con il Ministero dell'economia e delle finanze, tuttavia, l'UPB estende l'esercizio di validazione anche alle previsioni dello scenario tendenziale.

L'orizzonte della validazione concerne il periodo oggetto del Documento programmatico di bilancio, ossia, nel caso della NADEF 2018, il biennio 2018-2019. Gli anni successivi 2020-2021 non sono oggetto di validazione. L'UPB ne valuta, tuttavia, il realismo delle previsioni del Governo al di fuori del processo di validazione.

La validazione è condotta dall'UPB basandosi sul confronto delle previsioni del MEF, con quattro distinte previsioni fornite da tre istituti indipendenti e dal modello UPB-Istat, assumendo ipotesi comuni sulle variabili esogene internazionali e sulla manovra di finanza pubblica.

Nella lettera al MEF dello scorso 19 settembre, l'UPB ha validato il quadro macroeconomico tendenziale 2018-2019, valutando positivamente la plausibilità delle stime del Governo per tale biennio, ma anche sottolineando i rilevanti fattori di rischio sia per il biennio di validazione sia per i due anni successivi.

Quanto al quadro programmatico macroeconomico, nella mattinata di martedì 9 ottobre, l'UPB ha trasmesso al MEF i propri rilievi critici, che evidenziano un eccessivo ottimismo nelle previsione ufficiali del 2019.

Il giudizio negativo sul quadro macroeconomico programmatico della NADEF 2019 si fonda sui seguenti aspetti: i disallineamenti rispetto alle attese sulle principali variabili macroeconomiche del panel UPB e a quelle dei più accreditati previsori, nazionali e internazionali; le deboli tendenze congiunturali di breve termine, che rendono poco realistiche forti deviazioni al rialzo rispetto allo scenario tendenziale del prossimo anno; il rischio che, nelle attese degli operatori di mercato, lo stimolo di domanda generato dall'espansione dell'indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie, destinate a riflettersi sulla spesa per interessi.

I fattori di incertezza sulla crescita reale riguardano anche il biennio 2020-2021, periodo al di fuori dell'orizzonte di validazione, quando lo stimolo di domanda associato all'espansione di bilancio sembrerebbe avere effetti elevati e persistenti.

A seguito delle valutazioni dell'UPB, significativamente divergenti rispetto a quelle del Governo, la Commissione, su richiesta di un terzo dei suoi componenti, avvalendosi della possibilità prevista dall'articolo 18, comma 3, della legge n. 243, ha chiesto al Ministro dell'economia di illustrare i motivi dalla divergenza, esplicitando se intende confermare le proprie valutazioni.

Nell'audizione del 10 ottobre 2018, il Ministro Tria ha ribadito preliminarmente che le reazioni dei mercati finanziari appaiono ingiustificate in un contesto caratterizzato da solidi fondamentali dell'economia e della finanza pubblica italiana.

La proposta di politica di bilancio del Governo appare equilibrata e caratterizzata da caute ipotesi sugli effetti che le misure potranno produrre sulla crescita.

Il Ministro ha rilevato che le valutazioni dell'UPB non appaiono completamente coerenti con il contenuto della lettera di validazione del quadro tendenziale dello scorso 19 settembre. Secondo il Ministro, esaminando congiuntamente queste osservazioni dell'UPB, con riferimento sia al quadro tendenziale sia quello programmatico, sembrano emergere due possibili spiegazioni: la prima è che nella valutazione del panel UPB la manovra non abbia alcun effetto sulla crescita del PIL nominale del 2019; la seconda è che, dal 19 settembre ad oggi, il panel UPB abbia rivisto al ribasso le stime di crescita tendenziale. Ovviamente, può ipotizzarsi anche che ci sia una combinazione di entrambe le spiegazioni.

Il Ministro Tria rileva inoltre che, a differenza di quanto ipotizzato dall'UPB, il moltiplicatore delle misure diverse dalla disattivazione della clausola di salvaguardia risulta ben inferiore all'unità.

In particolare, secondo il Ministro, la manovra nel suo complesso è quantificabile in un aumento dell'indebitamento pubblico rispetto al suo livello tendenziale di circa 22 miliardi nel 2019, pari all'l,2 per cento del PIL. Secondo le stime del modello econometrico ITEM, l'impatto sul PIL reale della manovra nel suo complesso è di 0,6 punti percentuali, corrispondente a un moltiplicatore medio di 0,5 nel primo anno, un valore del tutto in linea con quello ottenuto da altri modelli in uso presso istituzioni internazionali.

Quanto alla tempistica delle misure, nella consapevolezza della necessità per il tessuto economico sociale di attivare quanto prima gli investimenti e le misure di inclusione sociale previste, il Governo interpreta le obiezioni dell'UPB come uno stimolo all'azione, anziché un motivo per abbassare le proprie previsioni e le proprie ambizioni.

Il Ministro ha quindi concluso con un richiamo alla necessità di un quadro di pieno coordinamento istituzionale, evidenziando che gli interventi proposti si muovono nell'ambito degli strumenti messi a disposizione dalla governance economica europea per permettere ai Paesi membri di meglio adattare le proprie politiche ai mutati contesti macroeconomici.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Enrico Borghi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, è per far rilevare con una certa sorpresa il fatto che non sia presente in Aula il Ministro Tria.

PRESIDENTE. Ovviamente il Governo è presente.

ENRICO BORGHI (PD). Naturalmente il Governo lo vediamo presente, ma ci pare piuttosto singolare che il Ministro competente non sia presente. A meno che la presenza del Ministro Savona non significhi che nel frattempo è accaduto qualcosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, deputato Emanuele Cestari.

EMANUELE CESTARI, Relatore per la maggioranza. Grazie Presidente. Per quanto riguarda i saldi di finanza pubblica contenuti in questo NADEF, partendo da deficit tendenziali pari all'1,2 per cento del PIL nel 2019, allo 0,7 nel 2020 e allo 0,5 nel 2021, la manovra punta a conseguire un indebitamento netto della pubblica amministrazione, che con un profilo comunque decrescente risulti pari al 2,4 per cento del PIL nel 2019, al 2,1 per cento nel 2020, all'1,8 per cento nel 2021.

L'indebitamento netto strutturale, dopo il miglioramento di 0,2 punti di PIL previsto per quest'anno, aumenterebbe di 0,8 punti nel 2019 e si manterrebbe su tale livello per il 2020 e il 2021, mentre il processo di riduzione dell'indebitamento netto strutturale riprenderebbe dal 2022 in avanti o, comunque, al conseguimento dei livelli di attività economica precedenti la crisi.

Per quanto riguarda l'avanzo primario, esso mostra una dinamica differenziata negli anni con una riduzione per il 2018 all'1,3 per cento del PIL e un progressivo aumento, fino all'1,7 per cento nel 2020 e al 2,1 per cento nel 2021.

Nella Nota si prende atto che l'impulso espansivo al 2019 determina una deviazione del sentiero di convergenza verso il pareggio di bilancio strutturale. Ciò è reso necessario per rilanciare la domanda interna, poiché politiche che non aspirino alla tutela dell'interesse nazionale non migliorerebbero le prospettive di crescita di medio periodo e la sostenibilità sociale, ma graverebbero la contingente situazione domestica.

Il Governo in questa NADEF ritiene prioritario anche un programma straordinario di investimenti da presentare a breve, che è comunque compatibile con l'accesso alla flessibilità all'interno del sistema di regole europee, consentendo in linea di principio deviazioni anche rilevanti dall'obiettivo di medio termine di bilancio strutturale di pareggio.

Nella Nota si prevede per il 2018, vista la crescita nominale del PIL superiore alla crescita dello stock di debito, una riduzione del rapporto al 130,9 per cento. La riduzione del rapporto debito-PIL appare più marcata nel percorso programmatico fissato dal Governo per il triennio 2019-2021, nonostante il livello dello stock di debito presenti un andamento crescente di anno in anno. Nello specifico il Governo intende ridurre il debito pubblico al 130 per cento del PIL nel 2019, al 128,1 per cento nel 2020 e al 126,7 per cento nel 2021.

Al riguardo, il Governo dichiara di condividere l'obiettivo di riduzione del rapporto debito-PIL, pur ritenendo che il miglior modo di perseguirlo sia quello risultante da un'accelerazione della crescita economica, favorita dalla manutenzione del territorio e delle infrastrutture e dalla ripresa degli investimenti pubblici, anche in capitale umano e in innovazione.

Un'azione sul numeratore del rapporto attraverso una restrizione di bilancio, invece, potrebbe, nel contesto in cui il Governo è subentrato, mettere a rischio la ripresa economica e la coesione sociale, vista la bassa crescita nominale, la lenta accelerazione dei salari, il rallentamento del commercio internazionale, l'elevato tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile, e i ridotti investimenti.

Con specifico riguardo alla spesa per interessi, la Nota rileva che dal 2019 tornerà a crescere in termini nominali, a causa di una graduale ripresa dei tassi di interesse. Rispetto alla previsione del DEF, la curva dei rendimenti subisce una traslazione verso l'alto, portando la spesa per gli interessi nel 2019 al 3,6 per cento del PIL, contro il 3,5 per cento del DEF.

Mi avvio alla conclusione, Presidente. Ricordo che alla Nota di aggiornamento risultano legate, secondo quanto prescritto dalla legge di contabilità, le relazioni sulle spese di investimento e sulle relative leggi pluriennali, il rapporto programmatico recante gli interventi in materia di spese fiscali, il rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto sull'evasione fiscale e contributiva e la relazione sull'economia non osservata e sull'evasione fiscale e contributiva.

È altresì presentata, in concomitanza con la Nota di aggiornamento del DEF, la relazione al Parlamento, redatta ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, che illustra l'aggiornamento del piano di rientro verso l'obiettivo programmatico strutturale e che dovrà essere approvata a maggioranza assoluta da entrambe le Camere.

Infine, segnalo che la Nota dichiara collegati alla decisione di bilancio 12 disegni di legge, tra cui quelli recanti l'introduzione del reddito di cittadinanza, la riforma dei centri per l'impiego, misure a favore dei risparmiatori coinvolti dalla crisi del sistema bancario e disposizioni per la riforma del codice del lavoro.

Il Governo ha elaborato proposte di politica economica, compatibili con l'obiettivo di rimanere entro livelli di indebitamento netto, analoghi a quelli degli anni più recenti, come ha ribadito anche il Ministro nelle sue audizioni in Commissione bilancio riunite, diluendo le proposte nel programma di Governo nell'arco della legislatura.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Luigi Marattin.

LUIGI MARATTIN (PD), Relatore di minoranza. Presidente, onorevoli membri del Governo, onorevoli colleghi, il Partito Democratico è perplesso di fronte a questa Nota di aggiornamento del DEF. La Nota di aggiornamento del DEF, così come il DEF stesso, non è altro che una cornice di finanza pubblica, poi il disegno arriverà con le leggi di bilancio. Quindi, io non parlerò delle specifiche misure che non conosciamo. Dirò che noi siamo contrari a questa cornice, perché non è la cornice di un Governo responsabile. Proverò a spiegare il perché.

Innanzitutto si innesta su una congiuntura che voi stessi descrivete in peggioramento. Un Governo responsabile cerca di individuare i motivi del peggioramento della congiuntura e, per quanto possibile, in un mondo globalizzato, cerca di porvi rimedio.

Voi stessi nella Nota di aggiornamento scrivete che i motivi del peggioramento della congiuntura sono sostanzialmente tre. In primo luogo, vi è una dinamica delle esportazioni che rallenta. E a cosa è dovuta? È dovuta a una minaccia di protezionismo del commercio mondiale, che in parte si è già realizzata.

E voi cosa rispondete a questa minaccia di protezionismo? Chiedendo sostanzialmente più dazi economici e avendo come riferimento della vostra politica economica coloro che stanno attuando una politica protezionistica, che quindi rallenta il nostro export.

In secondo luogo, segnali preoccupanti arrivano dalla produzione industriale: a luglio per la prima volta scende dopo quattro anni. Allora, un Governo responsabile individua che, per aiutare la produzione industriale, serve rilanciare la competitività della nostra industria e ridurre le tasse. In questa cornice voi non avete nessuna azione di rilancio della competitività, se non una strana teoria sui pensionamenti e sul turnover, su cui tornerò fra un attimo. Non c'è niente sulla competitività del sistema industriale, che possa aggredire quella causa che ci sta portando in congiuntura di rallentamento.

Terzo motivo, sta rallentando il credito alle piccole e medie imprese. Senza credito non c'è la liquidità, non c'è il sangue nel sistema economico. Voi cosa fate su questo? Appesantite il sistema bancario di un fardello. Infatti, la perdita di valore dei nostri titoli di Stato, che state provocando e che avete già provocato in questi mesi, appesantisce i bilanci delle banche e, quindi, rende più difficile concedere credito alle piccole e medie imprese. Siccome proprio quello è uno dei motivi del rallentamento, con questa cornice voi state implicitamente aumentando i motivi di rallentamento.

Per noi la cornice doveva dire due cose soltanto, ossia le risorse, in questa fase congiunturale, vanno in due direzioni: la riduzione del carico fiscale per chi produce, anzi la continuazione della riduzione del carico fiscale per chi produce, perché questo è già avvenuto in parte con i Governi della scorsa legislatura, e il grande piano di investimenti pubblici. Anche voi dite di avere un grande piano di investimenti pubblici ma poi leggiamo le tabelle - e il collega lo diceva lui stesso - e per questo, a volte, uno dubita.

Il grande piano di investimenti pubblici, secondo quanto ha appena detto il collega e secondo quanto è scritto nel DEF, ammonta allo 0,2 per cento del PIL nel 2019, che però cresce nel tempo e arriva allo 0,3 per cento del PIL. Quella cifra per chi ci ascolta, quei pochi che ci ascoltano, equivale anche solo a un progetto che state tenendo bloccato: la Torino-Lione vale questo presunto grande piano di investimenti pubblici che avete scritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Non c'è bisogno di nessun grande piano; dovete sbloccare le opere che state tenendo ferme, perché le cifre che avete messo in questa cornice, tutte insieme in questo grande piano, equivalgono a solo una delle opere, che state tenendo ferma in virtù di non si capisce che cosa.

Che cosa fate, invece, voi? Voi interrompete un cammino decennale di riduzione del deficit del settore pubblico e lo aumentate, dal 2018 al 2019, del 33 per cento, perché innalzare il deficit dall'1,8 al 2,4 significa innalzarlo di un terzo dopo dieci anni di riduzione. Facendo questo, voi esponete il Paese a un grave rischio, perché anche qui, collega, non c'entra dire che il 2,4 c'era pure nel 2017 perché un livello di deficit è appropriato o meno appropriato in relazione alla posizione ciclica dell'economia. Se io prendo l'antibiotico quando ho la febbre mi serve e devo prenderne di più. Ma se prendo l'antibiotico quando la febbre non ce l'ho, lo sapete che succede? Che quando mi viene veramente la febbre l'antibiotico non mi fa nulla, ammesso che non mi sia finito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché voi scrivete nel DEF che innalzate permanentemente il deficit strutturale all'1,8 per i prossimi tre anni anche quando la febbre passa completamente, perché voi scrivete che l'output gap si azzererà fra tre anni. Ma, facendo così, voi fate quella che gli economisti chiamano “politica fiscale prociclica”, cioè esaurite lo spazio fiscale a disposizione per quando ne avremo veramente bisogno.

Gli Stati Uniti sono nel nono anno di espansione ciclica consecutiva: è un record e non durerà per sempre. Il rallentamento congiunturale già in corso - perché lo scrivete voi stessi - porterà una recessione prima o poi e, se noi ci spariamo tutte le armi adesso, con il terzo debito pubblico più alto del mondo, arriveremo a quel punto che non avremo niente più per stimolare l'economia e, a quel punto, avremo problemi molto seri.

Voi cosa rispondete? Voi rispondete che lo fate scientemente in nome della teoria del denominatore. Sono anni che ci fate una testa così col fatto che, per ridurre il rapporto debito/PIL, l'unica cosa da fare è spendere di più e peggiorare l'atteggiamento fiscale.

In Commissione e in tutti i luoghi, dalla buvette in su, vi abbiamo chiesto: “Ci sapete citare un caso, professor Savona, un caso, uno, di un Paese o di un momento storico” (Commenti del deputato Claudio Borghi)… No, tu sai cosa mi citi? Tu mi citi quel periodo della storia italiana in cui, contemporaneamente, c'era il deficit/PIL che cresceva e la crescita. Io ti sto chiedendo un'altra cosa: mi sapete dimostrare dove c'è stato un rapporto causale fra le due misure? Cioè, non in cui, in un intervallo, le due cose scendevano ma dove il peggioramento della fiscal stance ha causato una riduzione del debito pubblico? Questo vi sto chiedendo e il Ministro Tria non è stato in grado di dire; “ma finora, siccome non ha funzionato, ne proviamo un'altra”. Ma attenzione a provarne un'altra, perché - vedi sopra - l'antibiotico e l'influenza rischiano di esporci a un grave problema.

Comunque, facciamo finta che abbiate ragione, facciamo finta che abbiate ragione e questo grande peggioramento della fiscal stance o del deficit, in pratica, farà magicamente rinascere l'economia. Andate a vedere che cosa avete scritto in questa cornice: l'80 per cento della nuova spesa - l'80 per cento della nuova spesa! - non sta in investimenti pubblici, perché in quel caso forse è 1. L'80 per cento della nuova spesa sta in misure assistenziali, cioè il reddito di cittadinanza e la pensione di cittadinanza che, fra l'altro, stanno in un collegato alla legge di bilancio. Quindi, verranno discusse l'anno prossimo, quindi non avranno effetti nell'economia nell'esercizio 2019, ma in ogni caso sono trasferimenti e l'inizio della demolizione della “legge Fornero” perché - e questa è l'unica strategia che avete sulla competitività industriale - ci state dicendo da un po' di tempo che l'unico modo per far emergere nuove competenze nelle imprese e per favorire il ricambio, il turnover, è far andare in pensione la gente.

E, anche qui, vi abbiamo chiesto: “Ma ci sapete citare un caso, nella letteratura scientifica economica o nell'esperienza di qualche Paese, in cui abbassare l'età di pensionamento ha favorito la disoccupazione giovanile?”. A questa domanda noi continuiamo a non avere risposta e sapete il motivo? Perché non c'è, non c'è un caso che supporti questa vostra teoria (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). E l'80 per cento della nuova spesa, di questo nuovo deficit, di questo incremento del 33 per cento del deficit in un anno, è dedicato a queste misure a cui non è associato il moltiplicatore che credete voi.

Questo ve l'hanno detto tutti, dal Fondo monetario internazionale passando per la Banca d'Italia e per l'Ufficio parlamentare di bilancio. È vero che l'avevano detto anche a noi a un certo punto e, quando ce l'hanno detto, noi siamo tornati in quest'Aula e abbiamo adeguato le nostre previsioni a quello che tutto il mondo diceva. Voi avete risposto dicendo che Bankitalia si deve candidare alle elezioni e avete letto in Commissione bilancio un vergognoso proclama nei confronti dell'Ufficio parlamentare di bilancio che assomigliava tanto alla sentenza di un tribunale rivoluzionario, un momento che mi ha fatto vergognare di essere membro di questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

In Commissione ci avete risposto: “Può anche darsi che sia così, ma vedrete che, quando i mercati ci conosceranno, quando sarà nota la legge di bilancio, vedrete che capiranno e si abbasserà lo spread e tutto”.

Io temo, invece, che il problema sia che i mercati già vi stanno conoscendo abbastanza e, onestamente, ho un po' di paura di quando vi conosceranno meglio. In Commissione bilancio c'era un senatore che ha confuso il disavanzo patrimoniale con il deficit della Repubblica. Non gli fate conoscere quello lì ai mercati, perché altrimenti peggiora il quadro congiunturale e non migliora. Quanto tempo ho, Presidente, mi scusi?

PRESIDENTE. Ha 35 secondi.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Allora, dove state portando la barca? State portando la barca in una direzione pericolosa. Se per caso le clausole di salvaguardia, che non avete disinnescato per il 2020 e per il 2021, venissero coperte da più deficit, il deficit nel 2020 sarebbe al 2,8 per cento, pericolosamente vicino alla soglia del 3 per cento. E avete scientemente condotto questa manovra in conflitto con l'Europa…

PRESIDENTE. Concluda.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. L'Europa vi ha detto: “Migliorate il saldo dello 0,6, ci va bene anche lo 0,1”, ma voi l'avete peggiorato dello 0,8 e, collega, non c'è nessun piano di rientro in quella risoluzione che lei ha votato…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. …perché nella risoluzione c'è scritto che il piano di rientro ci sarà se e quando ci pare da quattro anni in poi.

Allora, io ho paura che dietro a questo piano ci sia un piano un pochino più nascosto che è quello di uscire dalla moneta unica.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

LUIGI MARATTIN, Relatore di minoranza. Sto concludendo, Presidente. Se è così, non solo state sbagliando rotta, ma state portando una barca sugli scogli e questo noi non ve lo permetteremo (Prolungati applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Paolo Russo. Collega, dovrebbe andare al banco del Comitato dei nove.

PAOLO RUSSO (FI), Relatore di minoranza. Non cambia, Presidente, grazie.

PRESIDENTE. Lei sta parlando come relatore e quindi cambia, collega. Le chiedo di andare al banco del Comitato dei nove. Grazie, collega. Prego.

PAOLO RUSSO (FI), Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Non vi è un istituto, non vi è un'agenzia, non vi è un'autorità o un ufficio nazionale o internazionale che sia indipendente che non abbia, con stupore e meraviglia, puntualizzato che le stime di crescita del PIL italiano inserite dal Governo nella Nota di aggiornamento del DEF sono eccessive, fantasiose, imprudenti, non realistiche. Insomma, come dice il Fondo monetario internazionale, molto distanti dalle reali previsioni. Né potrà giovare il timido 0,2 per cento di incremento degli investimenti pubblici per il 2019, sempre che quegli investimenti si realizzino e mi pare, con tutta evidenza, che ciò non accade e non accade perché vi è una sostanziale volontà, da una parte, di offrire un'opportunità a che questi investimenti si celebrino e, dall'altra parte, di bloccare tutto, senza dover ricorrere a questo 0,2 per cento.

Mi pare che da più parti vi viene una sollecitazione a sbloccare la Brescia-Padova, il Terzo Valico, la Torino-Lione, la Gronda. Provate a fare cose che già ci sono e che darebbero di per sé un aiuto non solo all'economia, ma al diritto alla mobilità dei nostri cittadini. Questo quadro fallace, se preferite falso, costringerà sin da subito, credo già in primavera, per evitare che la vostra impudenza ed imprudenza giunga sino al limite del commissariamento da parte della troika, di essere rivisto. Ciò che rende il nostro Paese unico nel panorama europeo ed occidentale è la vostra azione, l'azione del vostro Governo, miope, che ha reso il nostro Paese più solo, meno affidabile, più vulnerabile, più povero e, soprattutto, meno appetibile, per molti aspetti anche incomprensibile. Insomma, la credibilità del nostro Paese è ai minimi storici: 140 miliardi di euro di fuga dei capitali, 120 miliardi in meno di capitalizzazione in Borsa e la tassa spread che il Governo ha imposto a famiglie e imprese per 6 miliardi nel 2019.

Il quadro è da brividi, soprattutto nella consapevolezza che lo spregiudicato gioco d'azzardo, la sfida di marketing, è tutta sulle spalle di famiglie e imprese; è sul risparmio delle generazioni che hanno prodotto questo risparmio, sulle spalle di chi lavora, di chi fa impresa, che continua a tirare la carretta nonostante un clima di sfiducia che cresce nei confronti del nostro Paese. Ma veniamo ai giochi di prestigio: Renzi, Gentiloni e il PD lasciano in eredità le clausole di salvaguardia per evitare l'incremento dell'IVA, e voi, in quella furbesca tradizione, sterilizzate l'aumento per il 2019 e lo cancellate solo parzialmente per gli anni successivi. Furbizie, escamotage da prima Repubblica: altro che Governo del cambiamento! Rinviate, balbettate, traccheggiate. Rinunciate alla flat tax: per definizione, se la tassa ha tre, forse quattro o addirittura cinque aliquote e cinque scaglioni, non è e non può essere né unica né piatta; e peraltro la coprite con seicento milioni, cito il Ministro Tria, meno di uno starnuto.

Vi avviate con il condono, con un atteggiamento tipico del candore della vergine illibata, a praticare una sorta di condono: non è condono, è senza dono, una pace fiscale senza pace, una rottamazione senza premio, un vorrei ma non posso, intriso di fariseismo e sfacciataggine, falsità e sfrontatezza, imprudenza e vergogna. Abbiate il coraggio delle vostre azioni, dite a chiare lettere quel che volete fare. La pace fiscale avrebbe avuto un senso solo nella misura in cui si fosse cambiato il sistema fiscale, un reset necessario per ripartire. Altro che provvedimenti spot per fare cassetta. E veniamo alla madre di tutte le vostre battaglie, il reddito di cittadinanza, o meglio, il debito di cittadinanza. Una sorta di anestesia culturale e intellettiva, il tentativo maldestro di alimentare un consumo disconnesso dal lavoro.

Si tratta di una misura che droga il mercato del lavoro, alimentando quello in nero e deprimendo la voglia di intrapresa e di misurare le proprie capacità e il proprio ingegno. Non una parola, non un'azione per alimentare quel lavoro che da solo renderebbe inutile il reddito di cittadinanza o, comunque, ne ridurrebbe l'impatto. Da una parte si alimenta l'assistenzialismo asfittico e nullafacente e dall'altro non si consente alle imprese di crescere, e quindi di fare nuova e vera occupazione. Devo riconoscere, però, che la vostra onestà intellettuale si è confermata nell'analisi sulle politiche a sostegno del Mezzogiorno che si leggono in trasparenza dalla Nota di aggiornamento.

Nulla pensate e nulla vi è scritto, nessuna citazione, nessun riferimento, nulla di nulla. Voi direte: è vero, non ci sono investimenti, non ci sono quegli sgravi fiscali e contributivi per sei anni che noi vi abbiamo chiesto per ogni nuova occupazione al Sud. Non vi è nulla per i trasporti, zero per la sanità, per gli ospedali; nemmeno una parola per le reti o per le adduzioni idriche, tanto necessarie per quell'agricoltura che vorremmo. Ma voi direte: per il Sud c'è, c'è il reddito di cittadinanza; e qui viene fuori la vostra onestà nel disegnare quell'idea che avete di Mezzogiorno, una sorta di mercato di secondo livello. Volete che il Sud sia un grande hard discount per prodotti mediocri e non collegato alle eccellenti produzioni locali; una sorta di lazzaretto, privo di lavoro e di speranza, sorretto dalla pietas nazionale. Insomma, una sorta di grande campo di assistenza nazionale, senza imprese e senza investimenti. Non me ne vogliate in questo: gli annunci della Lega, degli amici della Lega e degli avversari del MoVimento 5 Stelle hanno un medesimo disegno strategico: gli uni relegano al Sud una sorta di marginalità sociale, guidato dalle aree forti del Paese, una sorta di mercato necessario per sostenere le produzioni settentrionali; gli altri sono pronti ad alimentare quelle vecchie e deprecate sacche di emarginazione sociale, fatte di lavori socialmente utili, precari a vita, soggiogati alla politica, che di anno in anno concede talvolta risorse e prebende non collegate ad alcuna vera e definita attività d'impresa.

Il MoVimento 5 Stelle diventa una sorta di syndication di chi non vuole lavorare, di chi non vuole studiare, di chi non vuole investire sul merito e sulle competenze. Non una parola per garantire la sicurezza alle famiglie e alle imprese che operano nel Mezzogiorno, nulla per nuove assunzioni per le forze dell'ordine, non una parola sui moltiplicatori di sviluppo della ricerca e dell'innovazione, nulla per semplificare e sburocratizzare. Questa Nota è il peggior dono che potevate fare al Paese. Ci rendete più deboli, più poveri, meno difesi, il credito ancora più difficile, le nostre aziende piegate, e quindi incapaci di competere, crescere e fare occupazione; le famiglie più fragili e più povere, i ragazzi, oggi più di prima, costretti a scappare dalla narrazione dell'abulica, della stantia, della adinamica e obnubilante assistenza senza speranza del reddito di cittadinanza.

Il Sud un grande campo di assistenza a vita. Al Sud gli ultimi cent'anni hanno tolto risorse e imprese. Anche i diritti sono stati conculcati, il diritto a vivere con la stessa attesa di vita, il diritto a vivere in un ambiente salubre, il diritto a curarsi, il diritto ad avere asili e scuole dignitose, il diritto a trasporti efficienti. Voi non date una risposta a tutto questo. Ma che pensate, che Vanvitelli, l'architetto, che Torquato Tasso, che Eduardo De Filippo, che Giordano Bruno avrebbero voluto il reddito di cittadinanza o, piuttosto, la possibilità di esprimere le loro idee, e, attraverso le loro idee, avere maggiore forza e maggiore opportunità per loro e i loro colleghi? A questi noi ci riferiamo, non a quel reddito di cittadinanza che renderà ancora più buia la speranza del Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Fassina.

STEFANO FASSINA (LEU), Relatore di minoranza. Presidente, onorevoli colleghi, dal 27 settembre quel numerino, 2,4 per cento, è stato sbandierato dal Governo come numero magico ed è stato aggredito da tanti come numero demoniaco. Vorrei proporvi tre considerazioni di contesto, perché credo che quel numero, per essere valutato seriamente, abbia bisogno di essere posto in un contesto.

La prima considerazione, che mi pare assente nel dibattito in generale, ma anche nel nostro in Commissione e oggi in Aula è la seguente: quel numero si scrive e le politiche che stanno dietro e che lo seguiranno - poi vedremo nel disegno di legge di bilancio - stanno dentro un ambiente economico e sociale, che è fisiologicamente deflattivo.

Il mercato unico e la moneta unica, nell'interpretazione dell'estremismo mercantilista che vige in Europa, determinano un ambiente deflattivo, non è un dato irrilevante per il disegno delle politiche di bilancio. Un ambiente deflattivo, appunto, segnato da un mercantilismo estremista, che poi non dovrebbe stupire che porta a reazioni protezioniste, perché il protezionismo è l'altra faccia del mercantilismo. Chi ha avanzi commerciali del 9 per cento all'anno, sistematicamente, non si dovrebbe stupire se poi qualcuno mette barriere attraverso i dazi, è una conseguenza politicamente inevitabile.

Secondo elemento: a sentire parlare tanti colleghi e a leggere tanti commenti in questi giorni, sembra che abbiamo alle spalle una serie storica di successi della politica economica che improvvisamente si vuole interrompere; sembra che in questi anni è andato tutto bene, che le politiche di austerità hanno funzionato e non ce ne siamo accorti.

Vorrei ricordare a tutti voi che, nel 2011, a seguito della manovra di Berlusconi prima e di Monti poi, due manovre che complessivamente valevano 60 miliardi per il 2012 e 25 miliardi per il 2013, il debito pubblico è aumentato di 12 punti percentuali. Chi non vuole lasciare più debito sulle spalle di questi famosissimi figli dovrebbe capire che deve cambiare rotta.

Questo non vale solo per l'Italia. Tutti coloro che hanno fatto politiche restrittive - che innanzitutto hanno fatto meno di noi, perché noi abbiamo un record storico, ripeto - non hanno generato minore debito, ma è aumentato il debito! Spagna, Portogallo, per non parlare del disastro della Grecia, hanno avuto la stabilizzazione del loro debito.

Quindi, credo che questo secondo elemento di contesto vada tenuto in considerazione.

Qualche giorno fa, a Londra, non un pericoloso keynesiano, ma l'ex vicepresidente della Banca centrale europea ha fatto una conferenza, Vítor Constâncio - purtroppo questi signori sono abituati a riconoscere i dati di realtà soltanto quando diventano ex, non quando sono ancora in carica - ha detto, cito testualmente: la crisi è stata aggravata da alcuni errori di policy; e continuava dicendo: è stato eccessivo il consolidamento di bilancio. Lo dice l'ex vicepresidente della Banca centrale europea! Potrei andare avanti, ma non c'è tempo.

Terzo elemento di contesto: le condizioni del nostro Paese. Infatti, nelle audizioni in Commissione bilancio si è molto parlato della Banca d'Italia, dell'Ufficio parlamentare di bilancio, si è poco parlato dell'Istat, ma vi invito ad andare a leggere i numeri dell'Istat, la dinamica, non solo il livello, a cui è giunta la povertà in Italia e l'impoverimento, la dinamica della produzione industriale, la dinamica del lavoro.

L'aumento quantitativo dell'occupazione nasconde un peggioramento qualitativo, fatto di precarizzazione, di basse retribuzioni, di orari di lavoro contenuti che definisce le condizioni economiche e sociali del nostro Paese.

Stabilità sociale e stabilità finanziaria sono due elementi che devono marciare insieme, come è stato ricordato. Allora, dentro questo contesto va messo quel numerino e i numerini che lo seguono.

Forzare il fiscalcompact - non lo diciamo adesso, l'abbiamo detto in questi anni e l'abbiamo scritto anche nella risoluzione al DEF nel giugno scorso - è condizione necessaria per evitare una stagnazione, un aggravamento delle condizioni economico-sociali del nostro Paese e un aumento del debito pubblico. Questo è un dato.

Il punto qual è? È che, ovviamente, condizione necessaria non vuol dire che è sufficiente; poi, dipende da questa forzatura l'utilizzo che si fa di quello spazio che viene conquistato, e l'utilizzo di quello spazio appare stratosferico, se visto nei confronti di obiettivi tendenziali coerenti col fiscalcompact. Ma se uno lo guarda rispetto a come finirà il 2018, è uno spazio aggiuntivo piuttosto limitato, 0,4 per cento del PIL, metà del quale va agli investimenti e metà in spesa corrente, che è diventata improvvisamente tutto assistenzialismo.

Se si interviene per contrastare la povertà è assistenzialismo? Poi, vediamo come è fatta la misura che viene proposta nel disegno di legge di bilancio. Allentare il sistema pensionistico, che è insostenibile per una parte importante dei lavoratori di questo Paese e delle lavoratrici soprattutto, non è assistenzialismo, può svolgere una funzione importante, quella stabilità sociale ai fini della stabilità finanziaria.

Si è tanto discusso di moltiplicatori, si è dimenticato di sottolineare che in questi anni - anche qua cito i dati - i moltiplicatori utilizzati da tutti i previsori sono stati sistematicamente sottovalutati, ossia sottovalutavano l'impatto recessivo delle manovre restrittive che si proponevano. È evidente che se tu utilizzi moltiplicatori sottostimati per valutare l'impatto espansivo delle manovre, ti trovi poi a sottovalutare l'impatto espansivo che possono avere quelle manovre. Ma è evidente - e vengo alla seconda e ultima parte del mio intervento - che quella è appunto condizione necessaria per diventare anche una condizione che dà effettivamente risultati, ed ha bisogno di essere declinata in modo adeguato!

Allora, l'impegno sugli investimenti, sebbene vi siano risorse aggiuntive, è un impegno troppo modesto, in particolare per il Mezzogiorno, al quale sono state scippate delle risorse attraverso il provvedimento che abbiamo approvato qualche settimana fa, con lo spostamento di fondi dai piani per le periferie ai piani per gli avanzi di amministrazione.

Il Mezzogiorno è una priorità per gli investimenti! Tenete conto che, senza investimenti, tutta la discussione sui centri per l'impiego o sul cosiddetto reddito di cittadinanza non funziona! Si può mettere anche il centro per l'impiego di Amsterdam a Reggio Calabria, ma se tu non hai domanda di lavoro l'impiego non lo trovi!

Allora, quegli investimenti sono condizione necessaria affinché quel reddito che è chiamato di cittadinanza diventi un lavoro di cittadinanza, cioè sia effettivamente un'occasione per creare lavoro di qualità.

Poi, nelle tabelle che il Ministro ci ha illustrato in Commissione è indicato anche qualche aspetto preoccupante, perché insieme alle misure di aumento della spesa ci sono anche i tagli. Si celebrano appunto questi 16 miliardi di maggiore spesa, ma sono a fronte di 15 miliardi tra tagli di spese e maggiori entrate. Allora, questi dove vengono presi? Perché il segno espansivo di quell'allargamento del deficit dipende anche dalla composizione, perché, se si fanno interventi regressivi sulla spesa per accompagnare il cosiddetto reddito di cittadinanza, il risultato può essere negativo.

Concludo, Presidente. Suggerimento ai colleghi del Governo e della maggioranza: migliorate la composizione della manovra, perché altrimenti si spreca una grande occasione.

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO FASSINA, Relatore di minoranza. In questa fase, non possiamo permettere che abbiano ragione quelli che dicono che non c'è alternativa: o si fanno con continuità le politiche degli ultimi dieci anni o si fa la fine della Grecia. Noi abbiamo bisogno di dimostrare, come Paese, che c'è un'alternativa, e passa attraverso gli investimenti per l'aumento della domanda interna.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che però si riserva di intervenire in sede di replica.

È iscritto a parlare il deputato Bruno Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, che si riservano di intervenire, ieri il ministro Tria è dovuto reintervenire a seguito della mancata validazione del quadro macroeconomico programmatico della NADEF da parte dell'Ufficio parlamentare di bilancio. Andrebbe chiarito che l'UPB è un'istituzione indipendente voluta da questo Parlamento con un'ampia convergenza politico-parlamentare e, quindi, è deputata a intervenire sulle procedure di bilancio. Pertanto, come tale, non deve candidarsi per esprimere i propri giudizi, essendo parte integrante dell'equilibrio dei poteri in una sana democrazia, ma, si vede che questo è un percorso che ha una grande difficoltà ad attecchire, non è un dominio comune.

Il Ministro Tria ha sostenuto che non dobbiamo consentire che la volatilità di breve termine dei mercati offuschi la capacità del Governo di formulare valutazioni e previsioni equilibrate, ci mancherebbe altro; quindi, dobbiamo credere sulla parola di Tria che il Governo è consapevole del percorso che ha intrapreso, perché, spiega, gli investitori hanno avuto una reazione eccessiva, non giustificata dai fondamentali dell'economia e della finanza pubblica del nostro Paese. Quindi, dobbiamo credere sulla parola, spes contra spem.

In realtà, il Governo ha messo in scena un grande azzardo; la finalizzazione elettorale di questo documento, vorrei segnalare, appare troppo lontana, ancorché è evidente; così non si arriva al maggio 2019. La sfida all'Europa, ai mercati finanziari mette in evidenza la crescente perdita di credibilità internazionale del Governo e torna lo spread del complotto; lo avevamo già sentito nel 2011, era destituito di ogni fondamento, ma riproporlo, oggi - da parte di chi allora contestava questa interpretazione, io ero tra quelli, oggi, invece ci sono altri che si mettono sulla stesso lunghezza d'onda - espone il nostro Paese…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Non ho capito, Presidente, cos'è successo?

PRESIDENTE. Ha 20 secondi.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Ho 20 secondi? Avevo tre minuti, ho già consumato i tre minuti?

PRESIDENTE. Adesso ne ha quindici.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Va bene, ne prendiamo atto. Signor Presidente, prendo atto che il suo Governo del cambiamento è veramente una cosa di grande qualità…

Rinuncio a procedere oltre, forse farò avere il testo scritto, ma non è importante; l'ho già detto ieri in Commissione Finanze. Complimenti, andate avanti. Siccome siamo vicino al baratro può procedere senza neanche avere cura di quel che accade.

PRESIDENTE. Ovviamente, la Presidenza autorizza.

È iscritta a parlare la collega Beatrice Lorenzin. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN (MISTO-CP-A-PS-A). Presidente, avete esordito nella presentazione di questa Nota di economia e di finanza, dichiarando guerra all'Europa, dichiarando guerra agli eurocrati, dichiarando guerra, anche oggi, a tutti coloro che, un tempo, hanno promosso altre manovre definite di austerity. Ebbene, alla luce di quello che sta accadendo, il fortissimo timore che tutti noi abbiamo è che abbiate, invece, dichiarato guerra agli italiani, a quegli stessi italiani che vi hanno votato e che si trovano, in questi giorni, davanti ad un dibattito surreale sulla Nota di aggiornamento al DEF, dove abbiamo visto Ministri e membri del Governo che si contraddicevano, il Ministro dell'economia e delle finanze tornare indietro sulle proprie dichiarazioni, tornare indietro sulle proprie previsioni, gente che si affacciava dal terrazzo, per poi dopo dover rientrare di corsa e affermare che i calcoli che erano stati fatti, no, sì, erano giusti, però, non era proprio così, però, poi, si poteva cambiare. Nel frattempo, lo dico a tutte le persone che hanno dei risparmi, nella loro banca, che hanno messo tutti i risparmi di una vita del lavoro in BOT, in titoli di Stato, a quelli che ci hanno creduto nell'Italia in questi anni difficili, durante la crisi, che forse dovranno rispondere degli errori e delle guerre verbali fatte in questi giorni, perché dovranno mettere i loro risparmi a disposizione del macello che è stato combinato in queste ore e che si sta pervicacemente continuando a fare. Abbiamo, soltanto ieri, bruciato 40 milioni di euro di interessi; la stima di questo periodo è di circa 2,7 miliardi; se avessero dato a me 2,7 miliardi, qualche anno fa, probabilmente molti temi della sanità italiana, oggi, non ci sarebbero.

Questa è una cornice, è stato detto, non è la legge di bilancio.

Non entrerò nel merito delle misure che voi avete deciso di adottare, il reddito di cittadinanza, le pensioni a quota 100, che non si sa se sono soltanto per questa tornata elettorale delle europee o anche per le prossime generazioni e chi le pagherà, a quanti anni andranno in pensione i nostri figli; questo non si sa e non è tenuta a saperlo, perché l'unica cosa che interessa a questa maggioranza gialloverde sono le elezioni europee. Tutto in nome delle elezioni europee, tutto fino alle elezioni europee. Se poi il reddito di cittadinanza si percepirà nel 2020, forse, chi lo sa…se poi incorreremo nelle procedure di infrazione dell'Europa, meglio, lo ripeto, meglio, così ci sarà un nemico nuovo da combattere, ancora un altro; se poi dovremo passare i prossimi dieci anni con nuove manovre lacrime e sangue per rimettere i soldi nei conti dello Stato, chi se ne frega, nel frattempo avremo organizzato il nuovo ordine mondiale che si sta dispiegando di fronte a noi.

Quello che sono venute a fare le agenzie terze in Commissione bilancio in questi giorni, non è stato entrare nel merito, lo dico non a chi è in quest'Aula che, intanto, non ascolta, nella maggioranza, ma a chi è fuori, nessuno è entrato nel merito dei provvedimenti, nessuno ha detto che il reddito di cittadinanza andava bene o meno o che non andavano bene gli investimenti; tutti hanno detto che non ci sono le coperture, non ci sono le coperture! I numeri che sono stati dati sono numeri sballati e, allora, mi dovete dire perché qualcuno che ha il risparmio, in un altro Paese, dovrebbe investire in Italia, sui nostri titoli di Stato, dovrebbe scommettere sull'economia italiana, quando le stesse agenzie indipendenti che devono certificare, perché siamo ancora in una democrazia, che quello che scriviamo è vero, ci dicono che così non è (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la collega Renate Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Presidente, anch'io devo esprimere, purtroppo, la mia profonda preoccupazione per il quadro di finanza pubblica che si delinea con la Nota di aggiornamento e su cui, oggi, siamo chiamati a esprimere il voto, per le seguenti ragioni: primo, per il finanziamento prevalentemente in deficit delle misure previste, secondo, per la mancanza di misure concrete che contribuiscano alla crescita; terzo, per i gravi interrogativi sulla sostenibilità effettiva della prossima manovra di bilancio, è possibile il declassamento del nostro debito pubblico; quarto, per la strategia politica del Governo di totale contrapposizione nei confronti dell'Unione europea.

Tutto ciò, non può essere nell'interesse dei cittadini, dei giovani, delle famiglie e delle imprese, anzi, saranno loro a pagarne il costo reale. E come donna condivido anche l'allarme per ulteriori discriminazioni a cui le donne sarebbero soggette dalla riforma previdenziale, così come delineata, ad oggi, dal Governo. Per queste ragioni, come Südtiroler Volkspartei e PATT, voteremo contro la risoluzione di maggioranza.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Maurizio Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, nei primi trenta secondi di questo breve intervento, che è il tempo che ci è dato a disposizione, il nostro gruppo vorrebbe fare sue le parole con cui il Ministro Tria, che è ancora, a tutti gli effetti, Ministro dell'economia e delle finanze di questo Paese, ha in maniera inusuale presentato la relazione alla Commissione bilancio. In un testo non scritto ha detto: dobbiamo abbassare i toni. Nella replica e nella risposta alla Commissione parlamentare di controllo, appunto, sulle leggi di bilancio ha detto: dobbiamo rispettare il lavoro delle autorità coinvolte, dobbiamo abbassare i toni, costruire un clima collaborativo, nel rispetto e nelle prerogative di indirizzo della politica. Io credo che in questo momento occorra questo, in un confronto serio e serrato tra le diverse visioni, ma se non abbiamo a cuore questo tipo di impostazione andiamo veramente tutti a sbattere e poi a rinfacciarci la colpa l'uno l'altro.

Ebbene, in questo contesto la nostra critica a questa Nota di aggiornamento del documento di programmazione economico-finanziaria è legata non tanto e non solo al tema che, anziché l'1,6, si va al 2,4 di deficit in rapporto al PIL, ma alla qualità della spesa, cioè al modo con cui si chiede debito e si utilizza questo debito per raggiungere un obiettivo condiviso da tutti, quello della crescita.

Finalmente, nell'ultima audizione il Ministro Tria ci ha detto con chiarezza come i 35 miliardi di euro destinati ovviamente e specificatamente alla crescita saranno utilizzati e distribuiti nelle macro aree.

Allora, se, con attenzione, andiamo a vedere legittimamente come questo Governo distribuisce queste risorse, il giudizio critico nostro, credo, di questo Parlamento, ma credo anche di chi ci ascolta, si dovrebbe formare: dei 35 miliardi, 16 miliardi di euro, lo ripeto, 16 miliardi di euro dei 35 miliardi che noi chiediamo a debito (cioè, non lo copriamo con nostre risorse, facciamo debito), sono: 10 miliardi per il reddito di cittadinanza, lotta alla povertà, 5 milioni ai poveri, un milione massimo delle persone che potranno ricevere 780 euro; 6 miliardi di euro per la riforma della Fornero; cioè, 16 miliardi, metà della manovra, per interventi sul sociale e sulle pensioni che riguarderanno un numero limitato di persone, 400 o 500 mila persone; 12,5 miliardi contro l'aumento dell'IVA, eravamo tutti d'accordo; 1,8 miliardi per interventi nella pubblica amministrazione; 3,5 miliardi per interventi in investimenti pubblici, e siamo arrivati praticamente a 34 miliardi e 400 milioni; 600 milioni di euro, dicasi 600 milioni di euro nel 2019, per abbassamento delle tasse; cioè, ad abbassare le tasse, cioè alla flat tax, sono dedicati 600 milioni nel primo anno.

Allora, il tema di confronto è proprio questo: se l'obiettivo è la crescita e abbiamo poche risorse a disposizione, dove vogliamo indirizzare queste risorse? Non è meglio indirizzarle, appunto, sull'abbassamento delle tasse, l'aiuto alle partite IVA, alle imprese, la diminuzione del cuneo fiscale? Se 10 miliardi di euro li avessimo messi tutti, per esempio, ad abbassare il cuneo fiscale a carico dei lavoratori, vuol dire che una platea enorme di lavoratori dipendenti del nostro Paese avrebbe avuto, il 1° gennaio, un aumento reale della propria paga - abbiamo sempre detto che i nostri dipendenti sono pagati meno dell'Europa e il lavoro costa più dell'Europa -, un aumento netto immediato di 80-100 euro. Dove si parla delle famiglie?

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Dove si interviene a sostegno dello sviluppo e della crescita e cioè del lavoro?

Questa è la critica - e concludo, Presidente - tanto più poi, ed è la preoccupazione finale, se si va a intervenire e a vedere, invece, i 15 miliardi di euro di coperture che noi abbiamo: 6,9 miliardi sono di tagli alla spesa, ma 8,1 miliardi sono di nuove entrate. E al mio paese, nuove entrate vuol dire che si chiedono più soldi ai cittadini. Dove li si prendono questi soldi?

PRESIDENTE. Grazie.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Magari - e concludo veramente - dando il nostro parere negativo e chiedendo una cosa che da cinque anni non si chiede più…

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). …l'anticipazione IRPEF alle imprese! Nel 2019 gli chiediamo di pagare prima le tasse (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Noi con l'Italia-USEI e Partito Democratico)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Federico Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signora Presidente, colleghi e rappresentanti del Governo, prima di entrare nel merito credo che siano necessarie alcune premesse di metodo.

In un paio di occasioni, in quest'Aula, ho sollevato la questione del ritardato arrivo in Parlamento, come previsto dalla legge, della Nota di aggiornamento e oggi ribadisco in maniera formale la richiesta di capire che cosa è stato votato dal Consiglio dei ministri il 27 settembre scorso; annunciato dai giornali con grande enfasi un deficit di bilancio per tutto il triennio del 2,4, noi oggi stiamo commentando e voteremo un documento differente.

E, allo stesso modo, credo che bisogna sottolineare il fatto che andiamo a discutere su un documento, su una Nota di aggiornamento che, per la prima volta, non ha la validazione dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), perché nel 2016, quando era già accaduto un rilievo dell'UPB, alla fine il Governo raccolse quelle indicazioni e modificò il documento; e, in coerenza con quello che dicemmo nel 2016, credo che sia da sottolineare questo elemento.

Così come abbiamo trovato sguaiate, rozze e becere le dichiarazioni e gli attacchi nei confronti delle autorità indipendenti, fatte in particolare nei confronti di Banca d'Italia e che riteniamo inaccettabili.

Vedete, Bankitalia può sbagliare, può essere criticata, ci mancherebbe ancora, ma non può essere mai detto da un esponente del Governo: ‘allora candidatevi'.

A questi critici non arriviamo a chiedere di andare a rileggersi Costantino Mortati, ma almeno un bignami di diritto costituzionale sì, perché vedete, la qualità di una democrazia si misura anche sul ruolo delle Autorità indipendenti e sulla divisione dei poteri.

È vero che democrazia vuol dire governo del popolo, ma ci sarà una ragione per la quale noi oggi abbiamo una Costituzione, un equilibrio di poteri. E, quindi, da questo punto di vista, noi siamo molto allarmati, perché queste dichiarazioni nascondono l'idea di una democrazia illiberale e questo è inaccettabile in una democrazia parlamentare e costituzionale come la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

Così anche vorrei con estrema chiarezza esporre il tema dell'Europa. Vedete, noi siamo assolutamente scontenti di questa Europa, ne critichiamo da dentro - ricordando anche che cosa dicevano i fondatori - la mancanza di capacità di comprendere la gravità del fenomeno sociale; e vedete, bisogna andare ad un confronto, sì, ma non si può andare a questo confronto con gli insulti e con l'illusione che, attraverso il sovranismo, l'Italia possa risolvere i propri problemi. È l'esatto contrario, cioè dobbiamo provare a cambiare l'Europa da dentro, alzando il livello del confronto, ma rimanendo sempre in toni civili, evitando quindi quei toni da bar che stanno danneggiando la credibilità del nostro Paese in Europa e sui mercati.

PRESIDENTE. Scusi, collega. Colleghi… grazie.

FEDERICO FORNARO (LEU). E, vedete, il 4 marzo è uscita dalle urne una domanda di discontinuità nella politica economica. È un dato oggettivo e sarebbe un errore non ascoltarla, pur nella consapevolezza del quadro dato in economia e nella finanza pubblica.

E noi abbiamo, fin dall'inizio, impostato la nostra opposizione a questo Governo su un doppio registro: intransigenti nella difesa dei valori e dei diritti costituzionali e, al tempo stesso, sfidanti sui temi economico-sociali. Per cui possiamo dire in assoluta tranquillità che questa manovra è un'occasione perduta, che la montagna della propaganda governativa ha generato una manovra che, seppure contiene alcuni aspetti condivisibili, è confusa, contraddittoria e iniqua.

È confusa perché è assente una credibile visione politica economica di medio-lungo periodo. Questa Nota di aggiornamento è una sorta di patchwork delle promesse elettorali dei due partiti che hanno sottoscritto questo famoso contratto. Manca l'elemento fondamentale, a nostro giudizio, manca un'idea di come far ripartire la crescita.

E noi crediamo che la crescita possa ripartire soltanto basandosi sugli investimenti, che la sana e buona occupazione e la crescita si ottengano con investimenti e nella nostra risoluzione li identifichiamo: sono investimenti nella direzione della green economy, nella manutenzione del nostro territorio così ferito, attraverso la liberazione delle risorse dei comuni, ridando alle province risorse necessarie per la manutenzione delle reti stradali, continuando e rafforzando gli investimenti in ricerca e nella cosiddetta Industria 4.0.

E noi, responsabilmente, non facciamo soltanto la richiesta di ulteriore spesa, ma diciamo anche, nella risoluzione, come pagare questo tipo di interventi: innanzitutto, intervenendo sui sussidi ambientalmente dannosi che valgono 15 miliardi di euro, attraverso l'abolizione della cedolare secca, che, pensate, su 2,2 miliardi di gettito, ha fatto risparmiare a poco più del 10 per cento della popolazione più ricca ben 1 miliardo e 860 milioni.

E, infine, un tema quasi dimenticato: il tema di una rinnovata evasione fiscale. Noi viviamo sopra un'enorme massa di evasione fiscale. Soltanto ridurre quella sull'IVA permetterebbe di pagare ampiamente questa manovra.

È una manovra, a nostro giudizio, quella annunciata dalla Nota di aggiornamento, contraddittoria, perché nasconde diversi miliardi di tagli alla spesa sociale; è una manovra, da questo punto di vista, poco trasparente perché in realtà - lo vedremo poi con la manovra di bilancio - rimanda a ben dodici disegni di legge collegati; quindi, da questo punto di vista, il giudizio che noi diamo è negativo. Ed è una manovra - come dicevo prima - anche iniqua, che premia i furbetti.

Avete chiamato pace fiscale quello che sarà, con ogni probabilità, il secondo condono più grande della storia repubblicana (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

State provando a fare in maniera goffa la flat tax con il 15 per cento per i professionisti con i ricavi sopra i 65 mila euro, con un effetto spiazzamento; e lo dico a quelli che qui hanno applaudito sul “decreto dignità”: guardate che in questo modo si rischia di aumentare significativamente il numero di partite IVA, altro che “decreto dignità”, altro che contratti a tempo indeterminato!

Ci sono poi - l'ho detto - cose condivisibili. È condivisibile la quota 100 rispetto al tema dell'attuale riforma pensionistica. Bisogna però avere molta attenzione: oggi il presidente dell'INPS ha segnalato con forza il rischio che per esempio le donne siano fortemente penalizzate, quindi bisogna probabilmente individuare una quota donne inferiore a quota 100. E poi c'è il tema del reddito di cittadinanza; e da questo punto di vista non posso non ricordare, per brevità, un tema. Guardate che l'impostazione tutta orientata al lavoro ignora un'elementare verità: la povertà non è sempre e non è solo legata alla mancanza di lavoro. Una quota rilevante di famiglie povere sono composte da persone in età compresa tra i 18 e i 60 anni, che già lavorano ma sono impiegate in attività precarie o così scarsamente remunerate da non garantire un reddito decoroso: difficile pensare si tratti di persone che non hanno voglia di lavorare, perché secondo l'ISTAT il 67 per cento dei part-time nel nostro Paese sono involontari. E per questo spero che il Governo possa ascoltare quando discuteremo nel merito: non si può limitare soltanto ai centri per l'impiego la gestione del reddito di cittadinanza, ma bisogna aprire, come avviene già per il Rei, ai servizi sociali dei comuni che, attraverso la presa in carica, riconoscano le difficoltà specifiche dei singoli nuclei familiari.

E poi ancora, voglio dire, ci sono delle sorprese. Abbiamo ancora nelle orecchie le roboanti dichiarazioni a metà agosto sulle future nazionalizzazioni, sul cambio di passo, sull'inversione. Ebbene, questo documento che la maggioranza si appresta ad andare ad approvare contiene 10 miliardi di privatizzazioni nel giro di soli due anni. E poi, come dicevo, siamo molto preoccupati: in questa opacità del Documento di economia e finanza sono nascosti a nostro giudizio tagli sull'istruzione, tagli sulla sanità, una scarsissima attenzione nei confronti del Mezzogiorno. Guardate, sulla sanità io non vorrei che ci ritrovassimo nello stesso giochino che ci vede opposti anche a Governi precedenti su questo tema, cioè il fatto che formalmente c'è un aumento, quindi il Fondo al valore nominale aumenta, ma in realtà non si tiene conto dei nuovi LEA, non si tiene conto dell'aumento fisiologico della spesa in ragione dei miglioramenti tecnologici e in ragione dell'invecchiamento della popolazione. Quindi ribadiamo da questo punto di vista il nostro voto contrario a questa Nota di aggiornamento.

E infine, un po' di chiarezza anche sullo scostamento dall'obiettivo di medio termine. Io vorrei che su questo si potesse fare una discussione serena. Lo scostamento richiesto è uno spostamento che oggettivamente in ragione della manovra noi critichiamo, perché effettivamente non ha dentro quegli investimenti che sarebbero necessari per la crescita; ma è anche uno scostamento che, lo ricordo, è stato richiesto nel 2014, nel 2015, nel 2016 e nel 2017. Lo dico con una battuta, mi perdoneranno gli esperti: non è quindi né un atto rivoluzionario, di cambiamento epocale, ma non è neppure la devastazione dei conti pubblici. Quindi da questo punto di vista noi siamo coerenti con quanto abbiamo dichiarato a più riprese sul fatto che il deficit non era un tabù e non è un tabù, e che le regole del Fiscal Compact andassero modificate per evitare che l'austerità uccidesse in culla la ripresa dopo la crisi, e soprattutto finisse di ingenerare quello che è il dato, la cifra della nostra contemporaneità, cioè una disuguaglianza inaccettabile: noi stiamo vivendo nel periodo in cui è maggiore la disuguaglianza; e quindi aiutare le persone in difficoltà a trovare gli strumenti per riprendere la crescita per noi veniva prima di un ragionamento sul rispetto delle regole del Fiscal Compact.

Non ci convince la composizione dell'extragettito. Non ci convince l'assenza di un piano straordinario di investimenti, che sarebbe necessario, fondamentale motore per la ripresa; ma al tempo stesso non ci convince - lo dichiariamo con forza - un'acritica adesione alla visione liberista dell'austerità, che non è stata in grado di segnare con forza la necessaria discontinuità nella politica economica che è stata richiesta a più riprese dall'elettorato, anche nelle ultime elezioni, e che soprattutto richiedono, come ha giustamente osservato il relatore di minoranza Stefano Fassina, i dati che l'ISTAT ci ha presentato sulla povertà, sullo sfondamento del pavimento della povertà da parte di larghi strati del ceto medio.

Quindi queste sono le ragioni, in continuità e in coerenza col nostro voto e con la nostra risoluzione di aprile, per cui noi voteremo come gruppo di Liberi e Uguali contro la Nota di aggiornamento al DEF, e ci asterremo rispetto al voto successivo relativamente allo scostamento dell'OMT. Ovviamente aspettiamo il Governo alla prova della legge di bilancio e dei dodici decreti collegati, su quello continueremo a fare la nostra opposizione; ma guardate, il Paese ha bisogno di ben altro, e soprattutto il Paese, giustamente è stato ricordato, non ha bisogno di creare quella guerra nei confronti dell'Europa, nei confronti delle istituzioni europee. Occorre riprendere un terreno di confronto aspro, ma senza alleanze o pensando, peggio, di trovare le alleanze non più con i Paesi fondatori, ma andandole a cercare verso i Paesi di Visegrád: così facendo si porta il Paese e l'Italia non solo fuori dall'Europa, ma lo si riporta su un terreno pericoloso per l'economia e per i cittadini italiani, e si brucia una parte del nostro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Guido Crosetto. Ne ha facoltà.

GUIDO CROSETTO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Governo, noi ci siamo avvicinati alla Nota di aggiornamento del DEF con lo stesso atteggiamento con cui, fin dall'insediamento di questo Governo, ci siamo posti nei confronti di qualunque atto di questo Governo: senza pregiudizi, con la volontà di capire quali erano le logiche e qual era il punto di arrivo di un provvedimento. Siamo partiti leggendo la premessa alla Nota di aggiornamento, e abbiamo letto che l'obiettivo primario della politica economica del Governo era di promuovere una ripresa vigorosa dell'economia italiana, anche attraverso il rafforzamento della fiducia dei mercati finanziari e l'aumento dell'attrattività dell'Italia per gli investimenti. E poi siamo andati a leggere per capire quali erano gli strumenti con cui il Governo si proponeva questi obiettivi, che condividiamo totalmente, come penso quasi tutta l'Aula.

Tralascio i giudizi sul 2,4 per cento, sui moltiplicatori, sui giudizi espressi dalla Banca d'Italia, sulle perplessità europee, perché io voglio giudicare e cercare di capire qual è la filosofia con cui questo Governo cerca di salvare il Paese in cui vivo, qual è la filosofia attraverso la quale questo Governo cerca di dare un futuro alle premesse di questa Nota di aggiornamento, cioè cerca di intervenire sulla nostra economia per creare condizioni di sviluppo e di crescita. E le trovo alla fine dell'introduzione del Ministro Tria: reddito di cittadinanza, riforma della Fornero, introduzione della flat tax, taglio dell'imposta sugli utili di impresa, rilancio degli investimenti pubblici e promozione dei settori chiave dell'economia, in primis il manifatturiero avanzato. Parto dal primo, quello che ha la consistenza economica maggiore, e cioè il reddito di cittadinanza.

Il reddito di cittadinanza è, nelle parole del Vicepresidente Di Maio, il modo con cui eliminiamo la povertà, e nelle parole pronunciate dal Ministro Tria in Commissione bilancio, l'intervento che questo Governo attua per il Sud. Quindi, sommando le due cose, il reddito di cittadinanza è l'intervento che questo Governo decide di fare per una realtà per la quale non vede possibilità di lavoro, di sviluppo, di crescita economica normale. La filosofia che guida il reddito di cittadinanza, vista nella doppia ottica di Di Maio e di Tria, è quella di un contentino a una realtà che non ha, secondo questo Governo, alcuna possibilità di crescere. Secondo le parole di Tria: non ci sono le condizioni al Sud per creare ricchezza e lavoro ed occorre intervenire attraverso sussidi di Stato.

Noi abbiamo cercato di spiegare in Commissione che questo intervento quest'anno non avrà impatto, perché è un intervento che non sarà previsto nella manovra perché è messo in un collegato, i collegati vanno presentati entro il 31 gennaio, vanno discussi da Camera e Senato, vanno approvati; una volta approvato il collegato sul reddito di cittadinanza bisognerà intervenire sui centri di impiego e riformarli, una volta riformati i centri di impiego, bisognerà prendere sei milioni domande, farle validare e poi iniziare ad erogare. Per cui io sfido qualunque Governo, sfido qualunque Governo mondiale a erogare un euro di reddito di cittadinanza prima di ottobre, novembre, dicembre. E, quindi, l'intervento maggiore non avrà alcun impatto nel prossimo anno. Ma lasciamo da parte questo ragionamento logico, stiamo al ragionamento politico che c'è dietro il reddito di cittadinanza e che ci impone una riflessione. Noi non accettiamo di dire, e lo dico da persona del Nord, del profondo Nord, che il Sud è perso, noi non accettiamo di pensare che il Sud non abbia più alcuna possibilità di crescere e abbia necessità di assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se l'idea è quella di combattere la povertà, io andrei al pensiero di un premio Nobel dell'economia, un indiano, che si chiamava Amartya Sen, che ha fatto dei ragionamenti profondi sulla povertà, anche perché era un uomo povero, che arrivava dalla povertà. Lui dice che la povertà non è la mancanza di soldi, la povertà è una cosa più complessa, la povertà è la mancanza di libertà che deriva dalle condizioni intorno a me, che non mi consentono di raggiungere quello che vorrei essere e potenzialmente potrei essere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), la povertà non è data dalla mancanza di soldi, ma di scuole, di intorno sociale, di sostegno alla famiglia, di cultura, è una cosa più complessa. Pensare che la povertà si risolva con un sussidio economico significa non capire che la povertà deriva da condizioni che vanno al di là delle scelte dell'individuo e pensare, come ha detto il Ministro Tria, che il reddito di cittadinanza sia l'intervento per il Sud, significa pensare che il Sud non abbia speranza (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), significa dire ai giovani del sud: se siete intelligenti e pensate di avere un futuro, trasferitevi, perché per voi al Sud non c'è futuro. E noi non possiamo accettare questa logica e siamo sicuri che anche all'interno della maggioranza nessuno di voi possa accettare questa logica.

E, allora, noi pensiamo che se vi interessa ancora e vi interesserà – non adesso, perché non discuteremo adesso nel merito, ma nella manovra –, se, come molte cose, vi interesserà la semantica e cioè mantenere il titolo, vi lasceremo il titolo, ma cercheremo di trasformare questo intervento in qualcosa che trasformi la realtà dove vivono le persone che vivono in povertà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché sappiamo che lo strumento con cui affrontare la povertà è trasformare le condizioni nelle quali persone che sono brave come me, ma hanno la sfortuna di essere nate in un posto più povero di Cuneo possano giocarsi alla pari di me, in una società che vuole unire le persone e non dividerle.

Per questo noi iniziamo la critica alla vostra politica economica partendo dalla Nota di aggiornamento, perché ne contrastiamo la filosofia e, allo stesso modo, quando parliamo di investimenti e della possibilità degli investimenti di incidere nel prodotto interno lordo della ricchezza del prossimo anno, come facciamo a non mettere le dichiarazioni e i numeri che avete messo nel DEF con le dichiarazioni di chi dice che dobbiamo bloccare la TAV, il Terzo Valico e tutte le grandi opere, cioè, come stanno insieme le due cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Spiegatemi come si possono sviluppare grandi investimenti pubblici e chiudere alle grandi opere pubbliche, spiegatemi come – e noi saremo d'accordo – la liberalizzazione dei cantieri dei piccoli comuni, le piccole opere che auspichiamo da tempo con lo sblocco del Patto di stabilità, possono incidere se, alla fine, sono limitate, come ha ricordato Tria a un miliardo e mezzo. Come pensate che le piccole opere, che tutti abbiamo detto in Commissione, le grandi opere, le opere pubbliche non si fanno perché non va il codice degli appalti, perché le regole sono regole impossibili, perché tutte le volte che abbiamo un evento straordinario noi dobbiamo nominare un commissario e questa cosa significa che con le nostre leggi nessuno riesce a fare velocemente interventi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), cioè nella nomina dei commissari con poteri speciali sta l'ammissione, che noi ogni volta facciamo, dell'impossibilità di governare questo Paese in tempi veloci con le regole che abbiamo, se questa è la logica, come fate a investire tutti ed avere l'impatto che date ai vostri investimenti se non c'è cenno a una legge che cambi le modalità con cui possono essere dispiegati questi investimenti?

Faccio un esempio citando una vecchia legge, ma questo si poteva fare con la legge sulle grandi opere abbinata in finanziaria. Io posso dire che tutti gli investimenti di cui avete elencato i numeri avranno effetto perché contestualmente approvo una legge sulle grandi opere; non posso dire, siccome arrivo io che sono più bello, i 30 miliardi che io metto saranno spesi, mentre invece quelli che aveva messo Padoan erano brutti e cattivi e non sono stati spesi perché non siamo riusciti a spenderli. E, allora, alla fine, quando io sommo la volontà che esplicitate con la possibilità che questa volontà diventi atto concreto e si incardini nel PIL, allora io lì, non perché me lo dice la Banca d'Italia, non perché me lo dice l'Ufficio di bilancio, ma perché so fare uno più uno e capire come funzionano concretamente le cose, dico che i numeri che avete scritti non possono, purtroppo, essere veri; ma se io so fin d'ora che non possono essere veri, non per vostra incapacità, ma per le condizioni complessive, come faccio ad accettare che voi me li spacciate come veri e impegnate questo Stato in una disfida col mondo su cose che poi non possono avverarsi perché non ci sono le condizioni di base?

E vogliamo parlare dell'elemento principale, su cui mi rivolgo non ai 5 Stelle ma agli amici della Lega, cioè la riduzione fiscale, i 600 milioni di riduzione fiscale? Seicento milioni di riduzione fiscale non possono avere impatto, lo sappiamo tutti: questo Paese ha perso attrattività per le imprese, rimangono in questo Paese le aziende che sono piccole e non posso scappare, ed è un dramma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E io mi sarei preoccupato, in questo mese, piuttosto di capire perché Magneti Marelli viene venduta, perché la Campari, pur rimanendo italiana, sta portando la sede in Lussemburgo, perché Versace è stata venduta ai cinesi, perché Tim sta crollando, perché UniCredit magari diventerà francese, cioè perché stiamo perdendo asset, perché non c'è l'humus perché in questo Paese si faccia impresa, si costruisca ricchezza, si facciano investimenti. Chiunque, aprendo ogni giorno Internet, trova concorrenti non alle Cayman, ma superato il confine Veneto, verso Est. Parliamo della tassazione al 9 per cento? Le ultime pubblicità dicono: “Venite qui, che la tassazione è al 9 per cento per dieci anni, l'energia costa la metà”. Questi sono temi che dobbiamo iniziare a porci; e guardo gli amici dei 5 Stelle. Vi ho sentito parlare, negli anni scorsi, e vi leggo ancora adesso sul blog di Grillo, di sguardo al futuro. Lo sguardo al futuro si chiama intelligenza artificiale, si chiama puntare sulle aziende che hanno tecnologia, si chiama sospingere chi investe in ricerca e sviluppo. Contestualmente col blocco, come ho ricordato in Commissione, dei lavori pubblici -che la vostra posizione sulle grandi opere e le vostre incertezze stanno ponendo in essere - attraverso l'attività di tutti i Ministeri si stanno bloccando gli investimenti di tutte le aziende che ancora stavano investendo in questo Paese, partendo dal Ministero dell'ambiente, che ha sospeso qualunque autorizzazione, dicendo, ad esempio (lo dico in quest'Aula perché l'ho detto in Commissione), che siccome voi siete per il solare non si investe più in qualunque altro tipo di turbina a gas, come se in attesa di solare dovessimo spegnere tutti i frigoriferi, condizionatori o fabbriche, per rivedere magari pratiche che sono andate avanti negli anni, tutte le incentivazioni all'innovazione dell'industria che dovranno essere erogate negli ultimi mesi!

Allora, voi state dichiarando di voler dare un futuro a questo Paese, ma in ogni atto, e questo DEF è uno dei tanti, state lentamente cercando di non attuare una politica, ma di portare all'interno del Governo un'ideologia, che è quella che tutto vada cambiato, pur non avendo idea di come vada sostituito. Voi ci state dicendo che questa realtà non vi piace e che volete distruggerla, ma non ne avete un'altra, e il dramma è che magari riuscirete a distruggerla, ma noi non possiamo accettare che il vostro atteggiamento sia quello di non indicarci la strada.

Noi non possiamo pensare che parliate di imprese, ma non facciate riduzione fiscale, che non si parli di riduzione di burocrazia, che non si parli di creare un clima favorevole alle piccole, medie e grandi imprese, che non si parli di ricerca e sviluppo, che non si parli di innovazione, che non si parli di istruzione, che si rimandi a generici slogan che ci faranno schiantare nel nulla. Questa è la nostra preoccupazione, rispetto alla Nota di aggiornamento, non le dichiarazioni della Banca d'Italia: sono le nostre sensazioni. Vedete, noi speravamo, quando abbiamo letto le premesse della Nota di aggiornamento, che ci fosse qualcuno che ci indicasse magari un'uscita dal tunnel. Abbiamo capito che ci indicavano l'uscita dal tunnel, ma non quello del Monte Bianco, quello del Brennero (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Renato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Grazie signora Presidente. Ministro Savona, mi rivolgo a lei: una politeia per un'Europa diversa, più forte e più equa. Ho letto con grande attenzione e ho molto apprezzato le diciassette pagine che lei ha inviato a metà di settembre alla Commissione europea. Le ho molto apprezzate, perché condivisibili sulle critiche, condivisibili sulle ricette: più forte e più equa.

Una domanda, signor ministro Savona - ci conosciamo da tempo - lei, da uomo d'onore, lei pensa che questo NADEF, che questa nota aggiuntiva, nota di variazione, che questa manovra del Governo, di cui lei fa parte, porti l'Italia ad essere attore di un'Europa più forte e più equa? Siccome questo è un interrogativo importante, lo tratterò nei quattordici minuti che mi restano, così lei avrà modo di riflettere e poi, magari, forse, darmi una risposta.

Due passi indietro. Le elezioni - lo ricordo a me stesso - le ha vinte il centrodestra, con il 37 per cento; le ha perse il MoVimento 5 Stelle, con il 32 e rotti per cento; le ha perse il centrosinistra. Ma il centrodestra, con il suo 37 per cento, non aveva i voti per governare. Si è formato, come ben sappiamo - lo ricordo sempre a me stesso -, un Governo tra una componente del centrodestra, la componente uscita più forte dalle elezioni, e il MoVimento 5 Stelle. È un Governo che io ho sempre considerato politicamente illegittimo, perché non frutto delle elezioni e, quindi, non votato dal popolo sovrano.

Dal punto di vista parlamentare, ovviamente, il Governo si è formato in Parlamento. Si è formato fuori dal Parlamento per l'accordo tra due partiti che, però, si erano presentati alle elezioni l'un contro l'altro armati. E si erano presentati alle elezioni, l'un contro l'altro armati, con due programmi totalmente divergenti, confliggenti. Legittimamente confliggenti, perché legittimamente il MoVimento 5 Stelle aveva le sue follie programmatiche - io le considero follie - e la Lega aveva il suo programma all'interno del programma del centrodestra.

Il “contratto” - e qui la parola è importante - non è stato altro che un contratto privatistico, tra due soggetti privati, privatistici, che ha messo insieme parte del programma del MoVimento 5 Stelle e parte del programma della Lega, in quanto centrodestra.

E qui sta il punto nodale, signor Ministro Savona. I due programmi non potevano essere messi insieme, come non può essere messo insieme il diavolo e l'acqua santa. Questa contrapposizione, che abbiamo denunciato in tutti questi mesi, viene al pettine in queste ore, in questi giorni, e verrà al pettine nelle prossime settimane, il 18 con il Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo e con la presentazione della legge di bilancio. Infatti, mettere insieme i programmi di due partiti antitetici, che si sono presentati alle elezioni in maniera totalmente contrapposta, in due schieramenti contrapposti, è semplicemente un'operazione impossibile.

La maggioranza viene tenuta insieme da che cosa, allora? Dal deficit. Viene tenuta insieme da una forzatura costituzionale, in senso interno e in senso europeo, attraverso il deficit e il debito. Mi chiedo: ma vale la pena, per tenere in piedi un Governo Lega-Cinquestelle, distruggere l'economia italiana e mandare in malora l'Europa, perché sappiamo tutti che, se salta l'Italia, salta l'Europa? Io dico di no, a meno che il retropensiero del PUP, il Partito unico populista, non sia proprio questo secondo obiettivo: fare saltare l'Europa.

Ma qui, signor Ministro, siamo in totale antitesi con le sue diciassette pagine. Lei vuole più Europa, migliore Europa, più forte e più equa! Ed è in questa NADEF che si palesa l'imbroglio. Una NADEF così sgangherata, sinceramente, non l'avevo mai vista. Mai vista!

Lo si vedrà ancor meglio nella legge di bilancio, dove vedremo una cosa che forse non si è mai vista: un testo programmatico di leggi di bilancio corredato di dodici collegati. Come a dire, non so a chi: non preoccupatevi, queste sono chiacchiere, le chiacchiere verranno realizzate, semmai verranno realizzate, dai collegati, quindi, i numeri e le cifre che diciamo sono scritte sul ghiaccio. Ma chi volete prendere in giro, signori del Governo? 37 miliardi è la manovra: 22 di deficit; 6,9 di tagli; 8,1 di più tasse!

Come? Non si sa ancora bene. Tagliate le tax expenditure? Tagliate o aumentate le tasse alle banche? Questo secondo quesito è molto interessante - vero, signor Ministro Savona? - visto lo stato dell'arte e lo stato di salute del nostro sistema bancario.

E più spesa come? Per che cosa? 16 miliardi per la riforma della riforma Fornero e per il reddito di cittadinanza; per il pubblico impiego 1,8; per spese indifferibili 2,3; per gli investimenti 3,5. Ma, nelle sue diciassette pagine, signor Ministro, lei non aveva parlato di 14 miliardi di investimenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), oltre i 36 miliardi delle società pubbliche, per un totale di 50 miliardi? E sarei d'accordo sui 50 miliardi, ancorché con una postilla, per lei, che è molto esperto di queste cose: è corretto imporre politiche di investimento a delle società pubbliche, quotate in borsa, in una riunione, come quella di ieri, presso il Presidente Conte, a Palazzo Chigi, a mercati aperti? È corretto tutto questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)?

E, ancora, i piani di investimento delle società pubbliche quotate in borsa non sono già incorporati nei loro rispettivi tendenziali di investimento o i tendenziali di investimento delle società pubbliche aspettano l'ordine del Governo per essere realizzati? E che cavolo di società per azioni sono queste società pubbliche se dipendono dal Governo? È un imbroglio, poi, che il deficit sia decrescente, il 2,4, il 2,1 e l'1,8. Non è vero, perché la componente in deficit definita in valori assoluti è assolutamente crescente: 21,7 poi 27,1 e poi 25,4, per non considerare la neutralizzazione delle clausole di salvaguardia. È un imbroglio dire che c'è una riduzione della pressione fiscale: non è vero, non si riduce la pressione fiscale, e gli italiani nel 2019 pagheranno 8,1 miliardi di tasse in più.

Per tenere insieme il diavolo e l'acqua santa sono stati truccati i numeri. Lei, che se ne intende di numeri, che ha costruito il primo modello di Banca d'Italia e che ha lavorato con Modigliani sulla modellistica monetaria, queste cose le sa come me e meglio di me. Ma come si fa a dire che si ipotizza una crescita dell'1,5 per cento, usando sussidi e nessuna riduzione della pressione fiscale?

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,25)

RENATO BRUNETTA (FI). Sono d'accordo con lei: 50 miliardi di investimenti, ok! 50 miliardi di investimenti concentrati e realizzati questi sì possono essere uno shock per la crescita. Ma dove sono i 50 miliardi di investimenti, signor Ministro Savona? Dove sono (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)? O lei pensa di fare la crescita con i sussidi del reddito di cittadinanza? Ma chi volete imbrogliare? Non sarà la manovra a far crescere il PIL? Ma glielo chiedo: lei ci crede a questa manovra che anche lei firmerà? È lei qui in questo momento a rappresentare il Governo. Non ci crede, ma chiaramente non ci crede perché i numeri della manovra e il modello sottostante sono falsi, ridicoli, stupidi, provocatori e lo dicono non solo le autorità di controllo che vengono svilite tutti i giorni dai suoi due Vicepresidenti e dal Presidente Conte, la Corte dei Conti piuttosto che la Banca d'Italia, la sua Banca d'Italia, Ministro Savona, di cui lei è stato direttore dell'Ufficio studi. Come è possibile dire: “Se la Banca d'Italia fa politica che si candidi”? Come si fa a dire una bestialità di questo tipo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico)? Un Governo ha diritto di governare e rappresentare tutto il Paese se è dentro un sistema di pesi e contrappesi, dentro un sistema di autorità indipendenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), ma se voi uccidete le autorità indipendenti e i pesi e i contrappesi questa è una deriva autoritaria, signor Ministro (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Ed è questa l'Europa che lei vuole? Ed è questa l'Italia che lei vuole per un'Europa più forte ed equa? Ed è questa l'Italia, l'Italia preda di una deriva autoritaria? Ed è questa l'Italia? Termino.

Le dico cosa avremmo fatto noi. Le faccio una sorpresa: noi avremmo fatto - ma l'abbiamo scritto nel nostro programma e, quindi, abbiamo un po' di copyright - quasi le stesse cose che lei ha indicato nella sua politeia, nelle sue 17 pagine. Avremmo fatto uno shock fiscale con la flat tax vera, totalmente coperta dal taglio delle tax expenditure(Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Avremmo fatto una vera pace fiscale triennale, totale, tombale. Avremmo fatto la riforma della giustizia, avremmo fatto la riforma del lavoro con la detassazione per i nuovi assunti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Shock fiscale! Non è molto gentile parlare con un collega in questo momento, Ministro Savona, non è molto gentile in questo momento. Un po' di rispetto anche per chi le parla (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico). Noi avremmo fatto, secondo la lezione Savona, investimenti, investimenti e investimenti.

Avremmo destinato ogni risorsa disponibile agli investimenti produttivi, perché solo con gli investimenti si cresce, si creano posti di lavoro, si fa equità, si fa un'Italia più forte e più equa e non con i sussidi del reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), non con la clientela laurina, non con la distruzione della speranza che il reddito di cittadinanza si darà a piene mani.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 17,30)

RENATO BRUNETTA (FI). Siamo isolati in Europa, siamo isolati nei confronti dei mercati che lei ben conosce e i mercati siamo noi, Ministro Savona: i risparmiatori, gli investitori, le imprese, le famiglie, questi sono i mercati, a meno che il Vicepresidente Salvini non voglia ricorrere, per finanziare il nostro debito, all'oro alla patria, al prestito forzoso o alla patrimoniale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), a una semplice patrimoniale quando Salvini dice che si aiuteranno gli italiani.

PRESIDENTE. Concluda.

RENATO BRUNETTA (FI). Gliela spieghi un po' di economia basica al Vicepresidente Salvini, cui mando un bacione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Pietro Carlo Padoan. Ne ha facoltà.

PIETRO CARLO PADOAN (PD). Grazie, Presidente. Questa NADEF è un documento basato su misure che sono inefficaci, dannose e pericolose per il Paese: sono inefficaci perché non sono iscritte in una visione complessiva e logica di lungo periodo di dove si può portare il Paese; sono dannose perché implicano in molti casi lo smantellamento di misure che già funzionano per trovare risorse che altrimenti non sarebbero disponibili; sono pericolose perché inseriscono nel sistema fattori di rischio, quei fattori di rischio che i mercati già da mesi stanno valutando e ogni giorno che passa costituiscono una tassa crescente, la tassa del Governo sul Paese, una tassa crescente sulle tasche dei cittadini. È bene riflettere su queste cose e molti colleghi hanno già parlato in questo senso, ma non è mai abbastanza per richiamare l'attenzione sul rischio di fronte a cui ci troviamo.

La crescita viene proposta dal Governo come la priorità numero uno. Benissimo, sono d'accordo. Ma da dove viene la crescita? Abbiamo assistito in questi giorni a un dibattito molto serio, con istituzioni importanti e anche richiami a livello internazionale, che richiamavano sul fatto che la crescita prevista nella NADEF è assolutamente irraggiungibile, così come ha certificato l'Ufficio parlamentare di bilancio. La risposta - mi dispiace dirlo - del Ministro Tria è insufficiente, non è convincente e si basa sull'impatto di misure di crescita che, nella migliore delle ipotesi, potranno essere attivate alla fine dell'anno prossimo (e sto pensando agli investimenti). Gli investimenti sono una chiave fondamentale per la crescita, ma è lo stesso Governo ad ammettere che bisogna sveltire i processi, semplificare le procedure, dotare le amministrazioni di capacità tecnica adeguata. Questo non si fa in poche settimane e, soprattutto, non si traducono in poche settimane le risorse, che pur già ci sono, in effettiva spesa e, quindi, effettivo stimolo. Quindi, la crescita non si capisce da dove possa venire.

Così come non si capisce come un meccanismo ancora per me misterioso, come il reddito di cittadinanza, possa generare qualcosa che sia riconducibile a una crescita, non solo quella immediata ma, ancor peggio, una crescita sostenibile, perché questo è il punto: non ci basta uno stimolo di domanda, non basta uno stimolo cosiddetto “keynesiano”, qualcosa invocata da molti in quest'Aula, provenienti da diversi gruppi politici, non basta questo: ci vuole una crescita stabile e duratura, che permetta un aumento della produttività del sistema e questa non si vede da dove possa venire. La dinamica strutturale e le riforme sono totalmente cancellate dalle misure del Governo. Ed ecco, quindi, il primo rischio: se non c'è crescita tutto il quadro di finanza pubblica, l'andamento decrescente del debito e del deficit non c'è più. Quindi, senza crescita arriviamo ad introdurre nel sistema un grande rischio che i mercati già cominciano a valutare.

Ma veniamo alla finanza pubblica.

Signor Presidente, il problema non è il 2,4 per cento del deficit, parliamoci chiaro; non è il fatto che il 2,4 è più basso del 2,6 che Governi passati hanno considerato e hanno attuato. Il problema è che siamo di fronte a una svolta a U della politica di bilancio, che passa da un aggiustamento difficile, ma indispensabile, ad un andamento nella direzione opposta. Il saldo strutturale peggiora e, ancor più grave, viene rinviato l'aggiustamento strutturale sine die, quando un fantomatico nuovo equilibrio sul PIL e sulla crescita sarà raggiunto. Tutto ciò è un secondo fattore di rischio gravissimo, perché sappiamo tutti, dovremmo sapere tutti che, se c'è una cosa che i mercati non amano, è l'incertezza e, soprattutto, vaghe promesse contraddittorie. Quindi, secondo fattore di rischio è una finanza pubblica decisamente fuori controllo, diciamolo con chiarezza.

Terzo fattore di rischio: la composizione della manovra, su questo molti si sono espressi. Fatemi ritornare su una cosa che continua a lasciarmi perplesso: il fatto che si debba usare la riforma delle pensioni in quel modo, così da generare occupazione giovanile, quando tutta l'evidenza disponibile, in Italia e altri Paesi, dice semplicemente che non è vero. Per poi aggiungere una cosa, che il presidente dell'INPS oggi ha detto...lui non lo può dire, perché non è stato eletto, io sono stato eletto e quindi lo dico a nome suo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa pseudo riforma della Fornero aggiunge un ulteriore fattore di instabilità, che è una bomba ad orologeria: un onere di 100 miliardi aggiuntivi, che, magari, non esploderanno domani, ma esploderanno dopodomani, quando i figli e i figli dei nostri figli avranno raggiunto la possibilità di usufruire di una pensione di cui non si conoscono i termini. Quindi, rischio nell'immediato, rischio nel medio e nel lungo periodo.

Quarto fattore di rischio: le coperture. Dove sono le coperture? Già colleghi prima di me hanno sciorinato i numeri che ci dicono che questo 2,4, ripeto, non è il problema; semplicemente, non è credibile. Ci sarà più deficit, più debito, e allora veramente sarà avere una faccia tosta dire che l'aggiustamento strutturale si riprenderà a tempo debito. Quando? Mai, e, anzi, il tempo dell'aggiustamento sarà spostato nel tempo senza limiti. I mercati stanno, giorno per giorno, ricordando e facendo i conti su questi fattori di rischio. Ma si dice, lo dice il Presidente del Consiglio Conte a ogni piè sospinto, lo dice il Governo: quando i mercati avranno capito, premieranno i fondamentali.

Ma cosa sono i fondamentali, ce lo vogliamo chiedere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? I fondamentali sono le tendenze di fondo dell'economia che permettono a questa economia di avere un saldo di parte corrente molto elevato, segno di forza dell'industria, della competitività delle nostre imprese; permettono di avere, malgrado tutto, un saldo primario di finanza pubblica positivo, che è indispensabile, ahimè, per un Paese ad alto debito. E da dove vengono questi fondamentali? Vengono da quello che è successo qualche settimana addietro? No, vengono da anni di duro lavoro dei Governi precedenti. Quindi, i fondamentali sono quello di cui questo Governo si sta approfittando, e, se i mercati non hanno riconosciuto questo fatto, vuol dire che non pensano che questi fondamentali potranno essere rafforzati. Ecco perché questa è una manovra dannosa, perché implicitamente, e molto spesso esplicitamente, si propone di andare avanti, smantellando quello che è stato fatto.

Il Paese non si merita una politica del genere, il Paese merita ben altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Il Paese merita sicuramente una politica per gli investimenti, su questo almeno siamo d'accordo, ma facciamolo veramente, facciamolo laddove ci sono cantieri aperti che sono stati fermati. Il Paese merita una politica per la famiglia, per la competitività, per i giovani, e quindi poche cose, ma assolutamente distanti da quello che, in modo molto raffazzonato e contraddittorio, viene messo nel contratto di programma. Se questo non avverrà - e, invece, auspico che il Partito Democratico possa sviluppare e portare avanti un contributo positivo, e non solo negativo, al dibattito sulla politica di bilancio - allora, e mi avvio alla conclusione, dovremmo essere molto preoccupati.

E in questi ultimi giorni, in queste ultime ore, la preoccupazione temo stia aumentando. Perché ci sono voci continue, che sui giornali conquistano le testate e le prime pagine, con l'oro alla patria? Che cosa si ha in mente? Chiedo ufficialmente al Governo non solo di dire che non c'è il piano B (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), ma di agire in modo coerente affinché un piano B non si possa attuare e non sia considerato un'opzione valida, perché, come abbiamo visto fino adesso, le affermazioni o sono di puro insulto alle istituzioni, come abbiamo sentito negli ultimi giorni, oppure sono in totale contraddizione con quello che il Governo si propone di fare. Il Paese si merita ben altro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Molinari. Ne ha facoltà.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Bene, finalmente siamo arrivati a discutere in Aula di questa Nota di aggiornamento al DEF, dopo che nelle settimane passate questo tema ha pervaso tutto il dibattito politico fuori da quest'Aula, ha riempito le pagine dei giornali, ha riempito i talk show, ha riempito le battute al mattino al bar, quando si va a fare colazione. E di cosa si è parlato? In che modo è stato sviscerato il tema della Nota di aggiornamento al DEF, che è la visione futura di politica economica che ha il Governo per questo Paese e, soprattutto, l'idea di politica economica che il Governo vuole portare avanti anche in rapporto a quelli che sono gli attuali confini delle normative europee? Si è parlato soltanto di un numero, si è approfondito il dibattito soltanto concentrandosi sul tema del rapporto deficit/PIL al 2,4 per cento.

E questo numero è stato caricato, come mai prima, di un sacco di responsabilità. Da una parte è stato indicato come un numero che avrebbe portato allo sfacelo i conti pubblici, è stato indicato come un numero che poneva l'Italia fuori dall'Europa, è stato presentato come un numero che dimostra la totale incompetenza in campo economico di questo Governo, è stato presentato come un numero che ci avrebbe spinto verso quel burrone e quel precipizio di cui il collega Tabacci parlava prima. Ebbene, prima di andare ad analizzare questo numero, partiamo da un dato di realtà, e quindi non da quelle che sono le aspettative, da quello che è il dibattito, da quella che è anche la carica emotiva che è stata data su questo numero, ma di quello che è il contesto storico ed economico che ci porta a questo numero. E, allora, perché siamo fortemente criticati come maggioranza e perché è fortemente criticato questo Governo? La tesi è quella che un cambio di rotta, rispetto alle politiche di contenimento del debito, quelle che, per semplificare, possiamo chiamare politiche di austerity, porterebbe il nostro PIL non a salire, ma a diminuire, e il debito dell'Italia a non essere più sostenibile. Quindi, ci porterebbe, di fatto, in una situazione di rischio Paese.

Ebbene, allora vorrà dire che chi sostiene questo e ha fatto delle politiche di austerità, delle politiche di contenimento del debito e delle politiche di irrigidimento fiscale il proprio mantra ha ottenuto risultati migliori nel passato. Ebbene, se guardo cosa è successo dal 2011 a oggi, cioè cosa è successo da quando questo mantra economico è stato portato avanti con coerenza, con forza, con determinazione, da tutti i Governi che si sono succeduti, scopro che abbiamo avuto sette anni in cui il debito in Italia è cresciuto. Scopro che, in particolare nel momento in cui questo mantra economico è stato elevato, direi, quasi al sacro, quindi nel periodo del Governo Monti, abbiamo visto un aumento del rapporto debito/PIL che è passato dal 119 per cento al 126,5 per cento. Abbiamo visto come negli ultimi anni, anche con i cambi di Governo, quindi con i Governi del centrosinistra, questo rapporto è stato nel 2014 del 3 per cento, nel 2015 del 2,6, nel 2016 del 2,5, nel 2017 del 2,3 per cento.

E allora, dico io, oggi noi proponiamo, in una fase economica non di progresso, non in una fase economica positiva, come quella che abbiamo avuto negli ultimi anni, ma in una fase di recessione, in una fase di crisi, di aumentare di 0,1 rispetto all'anno passato il rapporto deficit/PIL. Noi proponiamo di fare un 2,4, tenendo in considerazione che partiamo da una base dell'1,5, che è l'eredità che ci è stata lasciata dal Governo precedente, perché una delle misure di questa manovra, una delle misure che pensiamo di portare avanti, è la sterilizzazione dell'aumento dell'IVA, su cui credo che in quest'Aula siamo tutti quanti d'accordo (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

Allora, se noi non avessimo fatto altro che sterilizzare l'IVA, quindi far passare l'IVA all'11,5 per cento e al 24,5 per cento, noi avremmo avuto un rapporto deficit/PIL dell'1,5. Noi facciamo il 2,4 perché pensiamo che, visto e considerato che la politica economica degli ultimi anni ha impoverito il Paese e non l'abbia arricchito, che da un dato empirico sia necessario provare a fare qualcosa di diverso, quindi provare a usare la leva della finanza pubblica e quindi anche il deficit, contenuto, per cercare di rilanciare l'economia reale.

Quindi, smontiamo questo problema del numero: il numero del 2,4 per cento è assolutamente in linea con il deficit degli anni passati e, aggiungo, anche perfettamente in linea con quelli che sono i parametri europei, perché, quando questo Governo si è insediato, chi scommetteva sullo sfacelo di questo Governo e sull'incapacità di questo Governo ha detto che avremmo subito sfondato il rapporto deficit-PIL del 3 per cento, perché l'obiettivo della Lega era quello di incassare i voti prima delle elezioni europee. Vi diamo una brutta notizia: noi facciamo una manovra che sta pienamente all'interno delle regole europee e soprattutto una manovra che ha dei contenuti che si spalmano su più anni, quindi abbiamo una prospettiva di governo duratura (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Qua nessuno vuole andare all'incasso per portare a casa i voti, ma stiamo cercando di fare qualcosa per il bene dell'Italia. So che può essere un'idea rivoluzionaria, ma è quello che stiamo cercando di fare. Allora, andiamo a vedere i contenuti delle manovre passate (Commenti del deputato Marattin )

PRESIDENTE. Collega Marattin!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Vi dicevo, nel 2014 abbiamo fatto un deficit-PIL del 3 per cento, per fare che cosa, visto che oggi veniamo accusati di non fare investimenti produttivi, di non liberare la possibilità di spesa, di non sostenere le imprese? Nel 2014 abbiamo fatto un deficit-PIL al 3 per cento per dare 80 euro in busta paga a persone, che lo stipendio già lo prendevano, un mese prima delle elezioni europee (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)

PRESIDENTE. Colleghi! Colleghi! Vada avanti, collega.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Abbiamo mantenuto questo livello di deficit-PIL per l'accoglienza dei migranti, spendendo 5 miliardi di euro all'anno dei cittadini per il sistema dell'accoglienza diffusa (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle) e abbiamo anche, prima delle ultime elezioni politiche, previsto un bonus cultura per i neodiciottenni di 500 euro, per andare al teatro e al cinema, cosa sicuramente lodevole ma mi chiedo come questo possa in qualche modo rilanciare gli investimenti (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo parlare! Collega Dall'Osso! Collega Dall'Osso! Colleghi! Prego, collega.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Capisco che a volte la realtà dia più fastidio delle chiacchiere da bar, ma visto che stiamo parlando di realtà, è il caso di accettarla la realtà sul 2,4 per cento del rapporto deficit-PIL (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle)!

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori!

PRESIDENTE. Ovviamente finisce il collega, prima. Prego, collega.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Quindi, affrontato il tema del numeretto, andiamo a vedere quelli che sono i contenuti della manovra che ha in mente questo Governo per i prossimi anni (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Presidente, però così è impossibile…

PRESIDENTE. Colleghi! Prima deve concludere il collega e dopo la faccio (Commenti del deputato Fiano)... Collega, facciamo concludere il collega e dopo può intervenire. Collega Fiano! Collega Fiano, facciamo finire e dopo lei può intervenire. Vada avanti, collega Molinari (Commenti del deputato Fiano). Collega, lei deve permettere al collega di intervenire, dopo la faccio parlare.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). È un atteggiamento autoritario, quello di non far parlare il Parlamento che ha idee diverse, visto che prima si parlava di deriva autoritaria (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Collega, prosegua (Commenti del deputato Fiano). Colleghi, vi chiedo la cortesia di far concludere il collega. Collega Fiano, dopo le darò la parola, ma al momento dovete permettere al collega di concludere il discorso. Prego, collega.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Le dicevo, veniamo ai contenuti di quelle che sono le riforme economiche che questo Governo vuole fare per cui chiediamo di arrivare al rapporto deficit-PIL del 2,4 per cento per il primo anno. Noi prevediamo, oltre a sterilizzare l'aumento dell'IVA, come abbiamo detto - quindi tutelare l'economia e la domanda interna del Paese, perché sappiamo tutti quanto avremmo messo in crisi i commercianti e le nostre aziende nel caso in cui l'IVA fosse scattata - di investire per il potenziamento dei centri per l'impiego. Molte volte abbiamo parlato del dramma della disoccupazione in questo Paese e credo che non si possano contestare le politiche attive del lavoro, il fatto di utilizzare risorse per migliorare l'incontro tra domanda e offerta in questo Paese, soprattutto nelle aree più svantaggiate della nostra Italia, dove c'è una grande difficoltà a fare questo. Tra l'altro, mi permetto di dire che sono aree che non sono più soltanto al Sud, ma che oggi toccano anche gran parte del Nord, perché ci sono parti del Nord che hanno livelli di disoccupazione purtroppo molto simili a quelle del Sud (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Credo che non sia una politica assistenziale, ma sia una politica attiva del lavoro, di buonsenso. La regione Lombardia ha già fatto molto in questo campo con la collaborazione tra pubblico e privato, dando ottimi risultati, tanto per citare una buona pratica amministrativa.

Pensiamo poi di fare una manovra che è giusta quanto ad equità sociale, che è giusta quanto a coerenza per quanto ci riguarda, che è giusta perché andiamo a sanare una ferita che era stata aperta negli anni passati dai Governi che ci hanno preceduto: quella di superare la riforma Fornero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). Noi l'abbiamo sempre detto, siamo un partito che si è sempre opposto al fatto che si potesse rompere il contratto sociale tra lavoratori, cittadini e Stato dicendo, da un giorno all'altro, che le regole sulla pensione non valevano più. Abbiamo cambiato la vita a milioni di cittadini italiani che hanno scoperto da un giorno all'altro che avrebbero dovuto lavorare 6-7 anni di più, che avrebbero preso meno di pensione. Comporterà del deficit? Va bene, ma fare del deficit per la giustizia sociale, per la giustizia nei confronti dei lavoratori e per essere coerenti col voto popolare, arrivando alla “quota 100” e superando la “Fornero”, è una cosa giusta, e su questo non arretreremo di un centimetro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle)!

Prevediamo un “aperitivo” di flattax (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), e su questo ha ragione il collega Brunetta: avremmo potuto fare di più. Sicuramente nel nostro programma c'era la flattax al 15 per cento per tutti, questo è quello che abbiamo detto in campagna elettorale, questo è quello che servirebbe al Paese, ma visto e considerato, come ho detto prima, che questo non è il Governo degli sfascisti, visto e considerato che questo è un Governo che vuole rispettare le regole, visto e considerato che questo è un Governo che vuole fare un piano di riforme su più anni, iniziamo ad abbassare le tasse a chi ha patito di più la crisi negli ultimi anni, cioè alle partite IVA, ai piccoli, agli artigiani, alzando il regime dei minimi ai fatturati fino a 65.000 euro (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle). Si dovrà fare di più sicuramente, lo sappiamo, infatti non siamo qui a gridare alla soluzione di tutti i problemi del Paese, ma procediamo in coerenza con quello che abbiamo promesso e con quella che è la strada giusta.

Prevediamo un piano straordinario di manutenzione pubblica: dare più risorse ai comuni per fare manutenzione della rete infrastrutturale. Tra l'altro, su questo abbiamo già fatto qualcosa, perché nonostante dai banchi dell'opposizione si sia gridato allo scandalo nelle settimane passate, questo Governo ha già liberato 2 miliardi di euro di spazi di spesa per i comuni virtuosi, liberando gli avanzi di amministrazione (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle). Quindi, anche qua i fatti vanno in una direzione molto chiara. Prevediamo anche, perché è giusto quello che è stato detto dagli amici di Forza Italia, una riforma strutturale della normativa in cui ci dobbiamo muovere per rilanciare gli investimenti. Prevediamo una seria riforma del codice degli appalti, perché è vero che servono risorse e bisogna dare spazi di spesa ai comuni virtuosi, ma è altrettanto vero che senza delle regole certe e chiare che permettono ai comuni di spendere e alle imprese di avere un rapporto chiaro e trasparente con la pubblica amministrazione qualsiasi tipo di spesa è una spesa inutile. Quindi, ben venga una riforma strutturale di quelle che sono le attuali regole sugli appalti.

Allora vi dico, mi pongo una domanda: questo tipo di spese, sono spese improduttive? Io non penso. Allora, da cosa arriva l'astio, l'opposizione strenua, la delegittimazione da parte delle opposizioni, che mi preoccupa fino a un certo punto, perché fa parte della dialettica democratica? Credo che questo astio, questo atteggiamento aggressivo verso questa manovra dipenda dal fatto che noi stiamo dimostrando che alcune cose si possono fare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

Stiamo commettendo quello che secondo Orwell era lo psicoreato, cioè noi veniamo imputati preventivamente, perché abbiamo l'ambizione di pensare che qualcosa di diverso da quella che è la regola data e consolidata si possa fare. C'è una differenza però, che quelli di Orwell, di 1984, vivevano in Oceania e non parlavano con gli altri, noi qualche esempio di manovre espansive keynesiane ce l'abbiamo in giro per il mondo e abbiamo qualche parametro di riferimento; ad esempio, potremmo citare gli Stati Uniti d'America, dove Obama per uscire dalla crisi ha portato il rapporto deficit-PIL al 10 per cento, eppure non mi pare che siano venuti giù gli Stati Uniti d'America; potremmo citare il Giappone, potremmo citare tanti casi (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi! Collega Morani, per cortesia!

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Quindi, credo che la paura sia quella che si dimostri, anche in campo economico, come già il Ministro dell'interno Salvini e questo Governo hanno fatto sul tema della sicurezza e dell'immigrazione, che certi dogmi si possono infrangere quando c'è la volontà (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle) e che come l'immigrazione non era un fenomeno ineluttabile, anche la rassegnazione economica non sia un elemento ineluttabile.

Credo che da qui nasca l'astio, la rabbia di chi si oppone a questo Governo, ma, lo ripeto, mi preoccupa poco; invece, dobbiamo guardare con rispetto alla preoccupazione dei mercati, dobbiamo guardare con rispetto alla preoccupazione delle istituzioni europee, perché, lo diciamo chiaro, noi contestiamo duramente il Trattato di Maastricht, l'attuale forma della Banca centrale europea, abbiamo un progetto ambizioso di riforma dell'Europa, che è contenuto in questa Nota, ma noi vogliamo portare avanti le riforme nel rispetto delle regole, perché vogliamo rispettare quelle che sono le regole a cui il nostro Paese si è vincolato negli anni. Allora, a fronte di questo, fatta questa doverosa premessa, il rispetto per le istituzioni e per quelle che sono le regole europee sottoscritte dal nostro Paese, c'è un'altra cosa che noi non possiamo, però, tollerare, è il fatto che alcuni esponenti dell'attuale Governo europeo manchino di rispetto, non alla Lega o al MoVimento 5 Stelle, ma all'Italia...

PRESIDENTE. Concluda, collega.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Allora, quando noi replichiamo duramente alla Commissione europea lo facciamo perché non possiamo accettare che Juncker dica che l'Italia è come la Grecia (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle), non possiamo accettare che Moscovici ci dica che in Europa ci sono tanti piccoli Mussolini, mancando di rispetto a tutto il popolo italiano.

PRESIDENTE. Collega, deve concludere.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Non possiamo accettare che Oettinger ci dica che lo spread ci reinsegnerà a votare…

PRESIDENTE. Grazie, collega, grazie (Proteste dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier)... Collega, aveva già terminato il suo tempo. Collega, aveva terminato il suo tempo (Proteste dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier); mi spiace ma aveva già terminato il suo tempo, l'avevo già richiamata due volte, mi dispiace.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa, collega?

EMANUELE FIANO (PD). Sull'ordine dei lavori (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier). A parte che penso che lei dovrebbe concedere al collega della Lega di concludere il suo intervento…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi facciamo intervenire il collega Fiano, poi faccio intervenire anche la collega.

EMANUELE FIANO (PD). Io cedo volentieri al collega Molinari la possibilità di concludere il suo intervento, prima di fare il mio sull'ordine dei lavori. Penso che il collega Molinari abbia diritto a concludere il suo intervento, gli cedo volentieri il posto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

SIMONE BALDELLI (FI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

SIMONE BALDELLI (FI). Presidente, io credo che sia una questione di buonsenso - visto che la discussione è importante e che, tra l'altro, il collega Molinari, capogruppo, è stato interrotto spesso e volentieri da una situazione che ha disturbato il suo intervento - che la Presidenza abbia l'elasticità di far terminare un capogruppo mentre svolge il suo intervento (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier), chiedendogli di avviarsi alla conclusione, per carità, rispettando i tempi; però, credo che sia nell'economia dei lavori, un fatto di buonsenso che un capogruppo, in una discussione così importante, di qualunque partito sia, possa terminare il proprio intervento, senza che gli venga tolta la parola. È un consiglio che mi permetto di darle, Presidente.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COSIMO ADELIZZI (M5S). Presidente, grazie, innanzitutto, per aver fatto rispettare le regole (Commenti dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier), però, devo dire…

PRESIDENTE. Colleghi…

COSIMO ADELIZZI (M5S). La Presidente ha fatto il suo dovere, ha richiamato più volte il collega, ma nonostante ciò, noi siamo, come MoVimento 5 Stelle, assolutamente a favore del fatto che il collega Molinari concluda il suo intervento; a quanto pare anche gli altri sono d'accordo, quindi, le chiedo formalmente di far finire il collega e di ascoltarlo con piacere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su cosa?

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Sulla stessa questione, Presidente.

PRESIDENTE. Colleghi, c'è un collega che vorrebbe intervenire, se riuscite a fare un po' di silenzio, magari, diamo la possibilità al collega di intervenire. Prego.

ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-+E-CD). Presidente, vorrei dire che anche noi siamo per garantire, in un dibattito parlamentare, quel minimo di flessibilità che serve e, quindi, anche noi sosteniamo quello che stanno chiedendo altri gruppi, cioè di concedere al collega di potersi avviare verso la conclusione. Ci piacerebbe che la stessa flessibilità fosse usata con tutti e anche con noi, quando serve, disponendo secondo il Regolamento di molto meno tempo, ma di poterlo usare tutto fino in fondo, perché, vede, questo Parlamento è il luogo che dovrebbe tutelare i deboli, non essere forte con i deboli e debole con i forti. Quindi, le chiederei la cortesia, la prossima volta - come ci apprestiamo adesso, spero, e in questo mi associo agli altri, a concedere al collega della Lega di finire - di concedere a noi quei trenta secondi di flessibilità che prima non ci sono stati concessi.

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

FRANCESCO LOLLOBRIGIDA (FDI). Sull'ordine dei lavori. Ora, Presidente, questa non è la prima volta che accade che lei non si attenga, a nostro avviso, alle regole del buonsenso. Quindi, noi siamo concordi sul fatto che il presidente Molinari possa finire l'intervento, magari utilizzando un artifizio regolamentare come quello di parlare sull'ordine dei lavori, perché eravamo interessati ad ascoltarlo. Quello che mi sfugge, sono le dichiarazione del MoVimento 5 Stelle, perché mi sembrano gravi. Che cosa vuol dire: “lei ha fatto rispettare le regole, ma poi decidiamo che possa parlare”? Le regole per il MoVimento 5 Stelle sono elastiche? O sono regole e valgono per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), lei le ha fatte rispettare e allora le rispettiamo, ma se invece i 5 Stelle si comportano come i dorotei democristiani (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e per tenere insieme la maggioranza le regole le violiamo, è grave.

Quindi, lei doveva far parlare il presidente Molinari; non ha fatto rispettare le regole del buonsenso e, quindi, si scusi per questo e faccia, la prossima volta, ammenda; ma se, invece, pensate di aver rispettato le regole, lei e il MoVimento 5 Stelle, le regole sono regole e valgono per la gestione e la tenuta di quest'Aula che è sovrana e prescinde dalle maggioranze che momentaneamente sono insieme (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Allora, colleghi, dato che mi sembra di capire - più o meno tutti i gruppi sono intervenuti - che ci sia bisogno di maggiore flessibilità in questo momento, data anche l'importanza del tema specifico (però tutte le volte che ci sono state interruzioni il timer è stato interrotto), concederò per concludere l'intervento al collega Molinari un minuto.

RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie Presidente, grazie anche ai colleghi per avermi dato la possibilità di chiudere. Le dicevo, Presidente, noi abbiamo dimostrato questa coerenza sul fronte interno, dimostrando che siamo conseguenti rispetto alle promesse elettorali che abbiamo fatto. Lo abbiamo fatto sull'immigrazione, proviamo a farlo sull'economia, vedremo se questa ricetta funzionerà o non funzionerà. Con la stessa coerenza noi ci presentiamo a cambiare anche quell'Europa di cui non dissentiamo dalle istituzioni, come ho detto, ma da chi in questo momento, forse guardando più all'interesse nazionale proprio - penso a chi ad esempio ha fatto per anni il Presidente di un Paese come il Lussemburgo, che ha costruito sulla competitività del sistema fiscale la ricchezza del Paese - magari vede male una manovra di questo tipo che rilanci il nostro Paese. Quindi, nel pieno rispetto delle istituzioni ma dissentendo profondamente da chi oggi ricopre alcuni ruoli, ci apprestiamo a portare la stessa coerenza e determinazione nel cambio di politica e nella costruzione dell'Europa che verrà dopo le elezioni di maggio. Buon lavoro al Governo e grazie, Presidente, per il minuto che mi ha concesso (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-SalviniPremier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Buompane, a cui chiedo di attenersi ai tempi, ha quindici minuti. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BUOMPANE (M5S). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe, colleghi, questo è un giorno importante. Finalmente, dopo tanti anni di false promesse, ci troviamo ad esaminare una nota di aggiornamento al DEF diversa dalle precedenti.

Le prime importanti azioni del Governo non sono solo ben rappresentate dalla risoluzione DEF che ci apprestiamo a votare, ma nell'attività che ci ha portato fin qui con coerenza, determinazione e responsabilità. Proprio per questo vorrei ringraziare tutti i soggetti e le istituzioni che in questi giorni sono stati auditi in Commissione bilancio e che hanno dato il loro importante contributo. Ringrazio, altresì, le forze politiche di minoranza per aver mantenuto, sempre all'interno della Commissione bilancio, un dibattito politico sempre oculato e aderente al merito di un provvedimento che riveste un'importanza centrale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ci troviamo ad operare in un contesto in cui i più recenti indicatori congiunturali rilevano l'indebolimento della ripresa economica globale. Oggi il nostro Paese cresce al di sotto delle aspettative e rischierebbe di impantanarsi nella stagnazione economica, se il Governo non intervenisse con una manovra attenta ai conti, ma allo stesso tempo coraggiosa. L'impulso espansivo che abbiamo previsto per i prossimi anni, è vero, determina una deviazione dal sentiero di convergenza secondo le regole europee o verso il pareggio di bilancio strutturale, ma va detto che questo percorso è stato più volte rallentato dai Governi precedenti, che, a causa di una crescita minore del previsto, si trovavano a dover rivedere sistematicamente al rialzo le stime sul deficit nominale e strutturale programmato durante la sessione di bilancio.

Con noi si cambia metodo: se deviazione dal percorso di aggiustamento deve esserci è per rilanciare stabilmente la crescita, prendendoci un triennio nel quale rilanciare gli investimenti pubblici, contrastare seriamente la povertà, ringiovanire il mondo del lavoro e ridurre la pressione fiscale e la burocrazia sulle imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Una politica fiscale, in continuità con quella degli anni precedenti, volta cioè ad avvicinare i parametri europei richiesti, avrebbe privato il bilancio pubblico di risorse destinate a rilanciare la domanda interna, che è quella che ha più sofferto negli ultimi anni, e a migliorare le prospettive di crescita di medio periodo e la sostenibilità sociale. La nostra economia è, infatti, ancor ben lontana dalla piena occupazione delle risorse, nonostante i discutibili metodi di calcolo del PIL potenziale ai quali fa riferimento la Commissione europea.

In questi giorni siamo stati accusati di voler mandare il Paese in default. Ricordo a tal proposito che il rapporto debito pubblico-PIL ha subito una crescita significativa negli anni tra il 2007 e il 2014. Non mi sembra che in quegli anni eravamo al Governo di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Dov'erano tutti coloro che oggi ci attaccano quando il rapporto debito-PIL cresceva dal 116,5 per cento al 132 per cento?

E non ci vengano a dire, i colleghi del PD, che da quando sono loro al Governo il rapporto si è stabilizzato. Il PD è stato partito di maggioranza a partire dal 2011, quando appoggiò manovre di lacrime e sangue del Governo Monti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se dal 2014 il rapporto si è stabilizzato è perché una congiuntura internazionale eccezionale ha consentito al Paese di uscire dalla recessione, ma la verità è che i Governi a guida PD non hanno saputo minimamente cogliere quell'occasione propizia e l'Italia è rimasta fanalino di coda in Europa per la crescita.

Negli ultimi anni si è cercato di alimentare la domanda interna con spese risultate poi improduttive e che non hanno portato ad una significativa crescita del PIL. Per questo, al di là delle parole, la riduzione del rapporto debito-PIL nei prossimi anni ci sarà e apparirà marcata nel percorso programmatico fissato dal Governo per il triennio 2019-2021. Nello specifico ridurremo il debito pubblico al 130 per cento del PIL nel 2019, al 128,1 per cento nel 2020, al 126,7 nel 2021: stime credibili e persino prudenti, anche in questo caso in totale discontinuità con il passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

In un contesto di bassa crescita nominale, di lenta accelerazione dei salari, di rallentamento del commercio internazionale e di elevato tasso di disoccupazione soprattutto giovanile e di ridotti investimenti, questo Governo conseguirà una riduzione del rapporto debito-PIL attraverso un'accelerazione della crescita economica, favorita dalla manutenzione del territorio, dalle infrastrutture e dalla ripresa degli investimenti pubblici in generale.

A questo proposito, daremo forza al nostro piano, sia attraverso un incremento delle risorse, che tramite il miglioramento della capacità di spesa delle amministrazioni pubbliche. Un forte impulso alla crescita arriverà anche da quelle partecipate pubbliche a cui daremo tutto il nostro sostegno, perché rivedano in senso ancor più espansivo i loro piani industriali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Puntiamo a semplificare il sistema di tassazione diretta e indiretta, riducendo allo stesso tempo la pressione fiscale su imprese e famiglie. Sono misure che porteranno un importante beneficio ad imprese, famiglie e giovani, e proprio per questi ultimi è stato pensato anche il superamento della legge Fornero.

Sbloccheremo posti utili per le nuove assunzioni, svecchieremo la pubblica amministrazione con nuovi giovani, formati per le nuove sfide di uno Stato sempre più snello ed efficiente. Proprio l'introduzione di un nuovo requisito di accesso alla pensione anticipata, la famosa quota 100, unitamente all'aumento e all'efficientamento degli investimenti pubblici, consentirà un ricambio generazionale nel pubblico e nel privato, che è quello che ci chiedono le imprese anche controllate dallo Stato.

Alla luce delle misure delineate, è chiaro che questa nota di aggiornamento al DEF ambisce a dare disposte alle richieste di cittadini e imprese in termini di crescita e occupazione, inclusione sociale e Welfare, minore tassazione e maggior sicurezza.

La povertà nel nostro Paese ha raggiunto livelli ormai insostenibili, milioni di persone si trovano deprivate materialmente o risultano appartenere a famiglie a bassa intensità di lavoro. Secondo gli ultimi dati ISTAT aggiornati al 2017, in Italia si stimano in povertà assoluta 1 milione e 778 mila famiglie. L'incidenza della povertà assoluta fra i minori permane elevata ed è pari al 12,1 per cento, attestandosi quindi al 10,5 tra le famiglie dove è presente almeno un figlio minore, rimanendo molto diffusa tra quelle con tre o più figli minori (20,9 per cento).

L'incidenza della povertà assoluta aumenta prevalentemente nel Mezzogiorno, sia per le famiglie, sia per gli individui. La povertà aumenta anche nei centri e nelle periferie delle aree metropolitane del Nord. Per questi motivi introdurremo il reddito di cittadinanza, al fine di sostenere il reddito di quanti si trovano al di sotto della soglia di povertà relativa, individuata dall'Eurostat per l'Italia, pari a 780 euro mensili.

Sul reddito di cittadinanza in questi giorni ne abbiamo sentite di ogni sorta, una su tutte, quella forse più strumentale ed emblematica, la versione secondo la quale questa misura darebbe soldi alle persone per restare a casa sul divano. Devo dire che personalmente non ricordo che tale accusa sia stata mossa anche nei confronti del Rei, che poi nei fatti si è rivelata una misura meramente assistenziale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Comunque ribadisco ancora una volta a quest'Aula e al Paese che il reddito di cittadinanza rappresenta una misura, o meglio un complesso di misure attive per il lavoro. Lo scopo, infatti, è incentivare il rientro nel mercato del lavoro attraverso la previsione di un percorso formativo vincolante, dell'obbligo di accettare almeno una delle prime tre proposte di lavoro.

La riforma dei centri per l'impiego e la loro evoluzione in centri per l'impiego e la formazione permetterà, da un lato, la raccolta della domanda di lavoro proveniente dal mercato e l'incontro con l'offerta, dall'altro permetterà ai cittadini che non hanno specifiche competenze per i cosiddetti nuovi lavori, di formarsi e di non essere mai più esclusi da un mercato in continua evoluzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

L'idea poi di veicolare il sostegno al reddito attraverso un bancomat servirà non solo per la tracciabilità dei consumi, ma anche per innescare incentivi al consumo. Ci saranno dei filtri di accesso attraverso l'ISEE e degli aggiustamenti attraverso una scala di equivalenza familiare, oltre che rispetto all'affitto pagato. I beneficiari inoccupati in cambio si impegneranno a fornire un minimo di otto ore settimanali di lavoro di pubblica utilità per le comunità locali, e soprattutto a frequentare percorsi di riqualificazione professionale che permettano di transitare nuovamente verso il mercato del lavoro. Il sostegno al reddito permetterà alle persone che perdono il lavoro di non sentirsi sole e abbandonate al loro destino: da oggi c'è uno Stato che dice loro “io ci sono, io vengo in tuo sostegno, tu e la tua famiglia non siete più da soli” (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Naturalmente sono stati annunciati anche controlli e sanzioni, come è giusto che sia, per chi volesse distorcere questo strumento e farne fonte di indebito guadagno: parliamo di sanzioni di natura anche penale, che possono arrivare sino alla reclusione per sei anni.

L'innalzamento delle pensioni minime a 780 euro è una risposta dovuta di giustizia sociale. Vedere anziani alla mensa della Caritas, oppure a rovistare nella pattumiera, non è degno di un Paese che voglia dirsi civile e non è degno dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Prendiamo atto di come da parte delle opposizioni e di alcuni uffici tecnici dell'Unione europea vengano mossi rilievi ed obiezioni sulla sostenibilità di queste misure. Senza polemiche tengo a ricordare che l'Italia non è affatto un Paese spendaccione o che ha vissuto al di sopra delle sue possibilità, come ci è stato detto più volte in questi ultimi anni. Chiederei a tutti di osservare il saldo di bilancio primario, ovvero la differenza fra spesa pubblica e tassazione al netto degli interessi, che è in attivo da due decenni: ciò significa in sostanza che i Governi italiani hanno tassato più di quanto hanno speso per consumi e investimenti. Come sottolinea autorevole dottrina, il saldo primario di bilancio dell'Italia è stato costantemente al di sopra del saldo primario francese dal 1995 al 2018, restando peraltro molto al di sopra di quello spagnolo dopo il 2007 e al di sopra quello tedesco almeno fino al 2006, per poi sostanzialmente essere in linea con quest'ultimo. Dalla metà degli anni Novanta perciò l'Italia ha praticato una sostanziale politica di contenimento del bilancio pubblico, accumulando in 23 anni un avanzo primario di più 54 per cento, mentre la Francia ha accumulato nello stesso periodo un disavanzo primario del meno 21 per cento.

Si diceva prima che forse stiamo usando l'antibiotico su un soggetto che non ha la febbre: io penso che la febbre c'è e la vedano tutti; forse il problema è che quella febbre è stata curata fino ad oggi non con l'antibiotico, ma con l'acqua e zucchero (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), forse ci dobbiamo porre qualche domanda sulle precedenti misure che non hanno dato i risultati sperati.

È una manovra coraggiosa, sì, questo è vero, ma non è una manovra irresponsabile. Noi oggi presentiamo una Nota di aggiornamento al DEF credibile, che non si discosta significativamente da altre previsioni; anzi, rispetto al passato i contenuti qui previsti sono prudenziali. È coraggiosa, perché si spostano e si allocano risorse in modo diverso a quella fascia di popolazione che chiede da anni di essere aiutata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quella parte di popolazione che in passato magari votava i cosiddetti partiti della sinistra, convinta che questi avrebbero difeso i loro diritti, quando quei partiti invece hanno fatto una vera e propria macelleria sociale su lavoro, pensioni, istruzione, sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tuttavia ritengo che gli esiti infausti di quelle politiche delle precedenti maggioranze, dei precedenti Governi siano stati conseguenze di scelte politiche sbagliate, effetti non voluti: non penso, non voglio pensare che i rappresentanti della nazione volontariamente abbiano voluto produrre danni proprio a quei cittadini che li hanno eletti. In forza di questo assunto, io chiedo ai colleghi che oggi si trovano qui di guardare questo documento. Questo documento contiene una nuova visione del Paese, pone le basi per costruire un futuro migliore per i nostri figli e per le future generazioni.

Realizziamo insieme questa visione, percorriamo insieme questa strada e gridiamo forte al Paese e fuori dai confini nazionali che l'Italia cambia passo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Tanto premesso, Presidente, a nome del gruppo MoVimento 5 Stelle dichiaro il voto favorevole alla risoluzione del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, il collega Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). I pensionati, signora Presidente, sono inviperiti. Il Governo non mantiene la promessa elettorale di cancellare la legge Fornero. Le donne, come voluto dalla Fornero, andranno in pensione a 67 anni ancora anziché a 60 anni. Gli uomini, come voluto dalla Fornero, andranno ancora in pensione a 67 anni anziché a 65 anni. L'iniqua speranza di vita resta ancora in vigore. Il taglio dell'ISTAT del 2012 e 2013 non viene restituito. L'assegno sociale resta a 67 anni di età. La quota 100 è una mini-elemosina. Le promesse elettorali o si mantengono o non si fanno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare, a titolo personale, il collega Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (FI). Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, come ho avuto modo di dire ieri in Commissione finanze di cui faccio parte, credo che in questa manovra non sia stato fatto davvero niente né per le imprese né per le opere pubbliche; ma soprattutto, come anche ho avuto modo di dire ieri, io provengo da una regione, da una provincia dove è stato tenuto un referendum sull'autonomia, con un'affluenza del 58 per cento e il 98 per cento che ha detto sì, una votazione credo assolutamente bulgara. Ma di ciò in questa manovra non si vede assolutamente nulla! Allora, cosa abbiamo fatto? L'abbiamo sacrificata sull'altare di questa manovra, questa autonomia? O l'abbiamo sacrificata sull'altare del reddito di cittadinanza? Come ho avuto modo di dire più di una volta, il più bel reddito di cittadinanza sarebbe stato creare posti di lavoro, dando così fiato alle aziende: credo che quello sarebbe stato il miglior modo, e non avremmo creato un debito per il futuro dei nostri giovani, perché credo che ciò alla fine crei questa manovra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

Su un lutto del deputato Francesco Acquaroli.

PRESIDENTE. Comunico che il collega Francesco Acquaroli è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.

La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea (Applausi).

Si riprende la discussione.

(Annunzio di risoluzioni – Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la risoluzione Molinari e D'Uva n. 6-00018 riferita alla Relazione di cui all'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, che è in distribuzione (Vedi l'allegato A).

Avverto altresì che sono state presentate le seguenti risoluzioni relative alla Nota di aggiornamento del DEF 2018, che sono in distribuzione: Fornaro ed altri n. 6-00019, Marattin ed altri n. 6-00020, Lollobrigida ed altri n. 6-00021, Brunetta ed altri n. 6-00022, D'Uva e Molinari n. 6-00023 (Nuova formulazione) e Fusacchia ed altri n. 6-00024 (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo - Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, che invito ad esprimere il parere sulla risoluzione riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, nonché a dichiarare quale risoluzione intenda accettare con riferimento alla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2018.

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Presidente, onorevoli deputati, le cose che ho sentito in quest'Aula mi inducono non certo a pensare, perché ho già lungamente meditato ciò che è scritto nel Documento che discutiamo, ma a ripensare i suoi contenuti, soprattutto quando mi vengono indirizzati con i toni pacati come quelli utilizzati dall'onorevole Padoan, invece che con toni alterati come ho sentito in altri interventi.

Mi soffermo un attimo, prima di tornare alla sostanza del discorso, alle posizioni espresse dall'onorevole Brunetta, il quale ha confrontato questo Documento, senza trarne tutte le conseguenze, con il Documento che ho inviato, per conto del Governo, alle autorità europee. Non si può leggere la Nota introduttiva e la futura legge finanziaria se non teniamo conto dell'analisi dei difetti che presenta oggi l'organizzazione europea, soprattutto nell'adempimento di uno dei capisaldi dell'Accordo di Maastricht, poi ripetuto negli altri Trattati, di garantire la piena occupazione e il potenziamento dello stato del benessere. Non è l'oggetto, mi piacerebbe confrontare con l'onorevole Brunetta, l'ho già fatto in due occasioni, con le Commissioni riunite competenti della Camera e del Senato, una prima volta il 10 di luglio, per cogliere gli umori e i suggerimenti che mi hanno poi spinto a redigere il Documento e, poi recentemente, il 9 di questo mese, dove ho discusso il Documento, traendone motivo di convincimento. Lui poi ha toccato un tema, che ovviamente non mi tocca da vicino, ma che gradirei affrontare con lui, come io potessi seguire l'attuazione dei programmi incompatibili, come lui ha sostenuto, fra le due forze che hanno dato vita a questo Governo. Come l'onorevole Di Maio sa, io insisto molto che è necessario ripetere, ovviamente a distanza di cento anni, ciò che fece Roosevelt col new deal e le riforme; mise insieme la parte industrializzata del nord degli Stati Uniti con la parte agricola e, per certi versi, con gravi difetti di razzismo, ed è riuscito nell'intento. E, quindi, il mio convincimento che l'esperimento che si sta svolgendo in questo momento e, quindi, rispondo implicitamente alle critiche che si sono rivolte sull'assenza di uno specifico riferimento al Mezzogiorno d'Italia, è veramente un poderoso sforzo di Italia unitaria, di coincidenza fra interessi fra la zona avanzata e la zona arretrata, non certo culturalmente perché io provengo da questa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier). Vi ringrazio.

Il secondo chiarimento riguarda anche il dibattito che si è acceso, devo dire abbastanza moderato, dopo le dichiarazioni di centri privati che usano modelli econometrici, ma soprattutto dell'ufficio…parlamentare di bilancio, non riesco a pronunciarlo perché io ero uno dei candidati in quella posizione, che non mi fu assegnata, quindi ho rimosso dalla mia mente l'idea (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier)…Allora, credo che l'onorevole Brunetta e anche l'onorevole Padoan sappiano che se la disputa la facciamo sui modelli econometrici non ne usciamo più fuori. I modelli econometrici che dicono una cosa sono numericamente pari ai modelli econometrici che ne dicono un'altra. La battaglia non può avvenire sui modelli econometrici (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier), però di un modello econometrico abbiamo necessità e, quindi, questo modello econometrico è quello che, a un certo punto, ha fatto girare, spero con consulenze autorevoli, anzi spero, sono certo, ma eventualmente il sottosegretario Castelli può darvi qualche dettaglio in più (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)…Allora il modello econometrico non può essere quello che fa girare il MEF e quindi, è su quello che si basano i calcoli.

E, quindi, faccio la terza precisazione all'onorevole Brunetta, affinché le interpretazioni che io ho dato sono interpretazioni che non possano essere rivoltate. Io dico che c'è spazio, c'è un eccesso di risparmio di 50 miliardi e, quindi, abbiamo bisogno di una politica economica che miri ad assorbire questo spazio. Nella tavola, a pagina 3, il tendenziale e, quindi, il modello econometrico che noi utilizziamo per queste previsioni, dice chiaramente che, se non facciamo niente, il risparmio in eccesso, invece di diminuire, aumenta: 2,7 nel 2019, 2,9 nel 2020 e 3 nel 2021. Messi tutti insieme, noi, in tre anni, se non facciamo niente, accumuleremo 160 miliardi di risparmi in eccesso, il che significa che il Paese vivrà al di sotto delle proprie risorse, contrariamente a quello che dicono, soprattutto a livello europeo, che siamo degli sperperatori. Da cui, appunto, il Documento che ho voluto preparare e la manovra, che conferma il fatto che poi questo modello econometrico usato è un modello sensibile, dice che, se facciamo questa manovra, nel 2019 il peggioramento del saldo di bilancio a corrente sarà di 0,1, nel 2020 di 0,4, nel 2021 di 0,5, il che significa che assorbiremo un qualcosa di non più di 20 miliardi, ma ne rimarranno sempre 120, questa è l'altra preoccupazione. Quindi, non è che io ho indicato l'obiettivo, quello sarebbe l'obiettivo ideale e qui passo alla sostanza della manovra, perché credo che vada chiarito. Quando l'onorevole Crosetto ha esordito, partendo dalle conclusioni delle pagine iniziali, ho detto; bene, è da quelle che si deve partire, e le conclusioni sono estremamente chiare della iniziativa che noi stiamo intraprendendo e dicono questo, che si tratta di un ambizioso programma, quindi siamo coscienti, ma era ambizioso anche il programma del new deal, tra l'altro, era in un habitat completamente diverso, perché ancora non si erano affermate le teorie keynesiane, che mira soprattutto a rispondere all'aumento della povertà registrata dalla crisi in poi, soprattutto fra i giovani e le famiglie numerose e nelle regioni meridionali del Paese – quindi, ci sono le regioni meridionali – e a consentire, come sopra ricordato, una maggiore flessibilità nei pensionamenti anticipati, creando maggiore spazio per l'occupazione giovanile. Esso verrà attuato con gradualità e io ringrazio la coalizione di cui faccio parte, perché questa gradualità è stata accettata, ma è chiaro che sarà il Parlamento a decidere, onde conseguire una significativa riduzione del rapporto debito-PIL nel prossimo triennio.

E veniamo al punto fondamentale. Anche con i dati tendenziali, il rapporto debito pubblico-PIL scenderà. Se noi, col programma come a un certo punto è previsto, ma viene considerato inattuabile, di aumentare di 0,5, di mezzo punto percentuale lo sviluppo è un qualcosa di terribilmente, ho sentito le parole fantasiose e irrealistiche, non mi ricordo chi le ha pronunciate, queste assolutamente sono irrealistiche se non ci proponiamo l'obiettivo, voi sapete, ma questo è un punto personale, ma è sorretto da ciò che poi è scritto nel Documento, che noi possiamo crescere anche di più, non solo perché c'è lo spazio nel risparmio, ma perché ci sono le energie del Paese per farlo, questo è un punto fondamentale (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 StelleeLega-SalviniPremier).

Su un punto sembra che questo Parlamento è d'accordo, maggioranza e opposizione, tutti si rendono conto che abbiamo bisogno di maggiori investimenti, questo mi sembra un punto di… quindi iniziamo a costruire un new deal che parte dalla realizzazione…ma, a questo punto, il programma di Governo è molto prudenziale (Commenti dei deputati del gruppoForza Italia-Berlusconi Presidente), perché siamo coscienti che dobbiamo fare quelle riforme che Roosevelt avviò. Roosevelt fece una riforma sostanziale nel campo finanziario, nel campo della concorrenza, nel campo delle relazioni industriali.

Chi conosce bene la storia, e l'onorevole Brunetta la conosce, sa che fece delle iniziative molto, molto importanti.

Allora, nel programma di Governo, gli investimenti, il primo anno, si incrementano di 0,2 per cento; nel secondo anno 0,3; nel terzo anno 0,4. Questi sono quelli che a un certo punto… quindi niente, questi possono essere fatti.

Però, c'è l'impegno di Governo ed è testimoniato dal fatto che le prime pagine sono tutte dedicate agli investimenti e alle condizioni per realizzarle. E questo è l'impegno politico. La sfida che a un certo punto nasce. Fallisce su questo campo il Governo? Giudicherete sul piano politico. Io sono convinto che ce la farà. E ci sono gli impegni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Naturalmente - e questa è una correzione che ho apportato e che, quindi, mi ha spinto ad aderire e a sottoscrivere un programma del genere - consci del fatto che prende tempo fare partire gli investimenti, come la teoria elementare keynesiana ci suggerisce, quindi, non è quello di scavare fosse e costruire piramidi, ma cercare di risolvere altri obiettivi, che sono quelli indicati. E gli obiettivi sono: praticamente alla povertà si è applicato il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qua le obiezioni hanno circolato. Lo stato di povertà ufficiale - e forse vi è un pizzico di esagerazione - è che uno entra nella soglia della povertà… avrei bisogno di un goccio d'acqua, per favore, grazie. Io vado ad acqua (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

Il reddito pro capite italiano, essendo già influenzato dagli stati di povertà, è di 26 mila euro, quindi il livello di povertà è 13 mila euro. Applicando 780 euro, nell'ipotesi massima che tutti prendano 780 euro e non che sia residuale e marginale, chi prende il reddito di cittadinanza totalmente raggiunge la soglia di 10 mila. Quindi, questo provvedimento colpisce direttamente ed esclusivamente la povertà. Quindi non venitemi a dire che il reddito di cittadinanza…Può avere delle controindicazioni: devono essere controllate. Direi che nel provvedimento, che a un certo punto leggerete, vedrete quali sono le cautele che sono state poste, affinché evidentemente la gente non si sieda, soprattutto nella terra da cui provengo - cito della mia, visto che posso parlare dei miei conterranei, ma un po' tutte – e, quindi, smetta di cercare un lavoro. No! D'altronde, affinché possa cercare un lavoro, affinché ci sia una domanda, ci deve essere anche un'offerta ovviamente e, quindi, l'impegno è di creare.

Allora, qual è l'impegno immediato per accelerare l'applicazione? Quello della revisione della legge Fornero. Ieri, nel primo incontro sugli investimenti con i privati, e poi naturalmente le discussioni per il settore pubblico già ci sono e tra breve arriverà in Parlamento il provvedimento che ha studiato il Ministro… il Ministro….Bongiorno - scusatemi, che tra l'altro è una mia amica, ma comincio ad avere dei momenti di stanchezza - arriverà in Parlamento un vero e proprio provvedimento di svecchiamento della pubblica amministrazione, con l'assunzione di giovani, che sono preparatissimi e che, quindi, dobbiamo bloccarli in Italia, perché sono capaci di manovrare le strutture (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). E quindi, vi è il combinato effetto delle informazioni che abbiamo raccolto: quelli che già attraverso la legge Fornero hanno provveduto ad esodare (uso il termine, perché poi ci sono vari altri problemi, come voi sapete, legati) e altri che invece non hanno attuato i provvedimenti, con alcune grosse imprese che addirittura parlano del rapporto uno a tre, per ogni pensionato che va via riescono a prendere tre giovani (Una voce dai banchi Partito Democratico: ma quando mai!), anche perché ci rientrano nei costi.

Quindi sul reddito, sul gettito, le affermazioni del collega Boeri, presidente dell'INPS, sono al lordo di tutte queste operazioni. E c'è un punto che sta anche caro. Per quanto mi risulta - ma sono statistiche, devono essere aggiornate - lo Stato dai pensionati incassa circa 50 miliardi, che è una somma superiore a quello che lo Stato dà per consentire lo sbilancio. E si parla sempre di sbilancio. Ma i pensionati si autofinanziano. Si autofinanziano (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

IVAN SCALFAROTTO (PD). Ma cosa dice, Ministro, è una follia!

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, lasciate concludere per cortesia. Colleghi, lasciate concludere!

PAOLO SAVONA, Ministro per gli Affari europei. Allora nel meccanismo indicato vi sono obiettivi di sviluppo. Gli sviluppi sono, appunto, quello dell'incrementare il reddito reale, senza problemi di stabilità monetaria, perché le previsioni dicono che l'inflazione tutto al più va giù. Quindi, per certi versi, una volta che la Banca centrale europea ha scelto il tetto del 2 per cento, prevedere che si passi come deflattore implicito da 1,8 a 1,5 significa che non abbiamo preoccupazioni dal lato dell'inflazione in questo momento. Abbiamo solo preoccupazioni, ma non solo legate al nostro comportamento, ma anche al comportamento dei mercati finanziari internazionali. Abbiamo preoccupazione di stabilità finanziaria. E a un certo punto, come ben noto, anche a seguito dell'attuazione dell'unione bancaria, credo che le responsabilità europee siano molto, ma molto ampie, per cui io insisto che bisogna avere anche un disegno da questo punto di vista. Infatti, altrimenti, se a un certo punto non abbiamo uno scudo protettivo per il debito pubblico italiano, probabilmente il sistema, l'assenza di una banca centrale che a un certo punto abbia pieni poteri di intervenire come lender of last resort, può portare a una crisi indiretta del sistema bancario italiano. Dio ce ne scampi e dobbiamo cercare di difendere, finché è possibile.

Lo schema, quindi, è uno schema matematico coerente. È uno schema matematico, uno schema geometrico dell'intervento nell'economia, secondo il dettato più elementare e più semplice. Naturalmente io, da economista, vi presento questo aspetto del problema. Ma poi c'è anche l'aspetto meta-economico e sociale. Questo emerge dalla volontà popolare e, quindi, a un certo punto si attende una risposta. Non è mio compito sostenere questo aspetto, altri sono intervenuti, soprattutto i rappresentanti della maggioranza, quindi, dal mio punto di vista, posso assicurare che posso andare sereno a dormire la notte, perché il futuro sarà migliore e non peggiore (Prolungati applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Chiedo alla Vice Ministro, Laura Castelli, di esprimere il parere sulle risoluzioni.

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Presidente, io credo che, a seguito dell'ineccepibile intervento del Ministro Savona, non ci sia bisogno di aggiungere null'altro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi!

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Il Governo accetta la risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00023 (Nuova formulazione).

PRESIDENTE. Vice Ministro, immagino che il parere sia favorevole sulla risoluzione n. 6-00018. Mi conferma sulla risoluzione n. 6-00018, giusto?

LAURA CASTELLI, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sì, assolutamente sì.

(Votazioni – Doc. LVII, n. 1-bis)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Molinari e D'Uva n. 6-00018, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, con il parere favorevole del Governo.

Ricordo che, a norma dell'articolo 18, secondo comma della Costituzione, e dell'articolo 6, commi 3 e 5, della legge n. 243 del 2012, per l'approvazione di tale risoluzione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti della Camera.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 46) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle

e Lega- Salvini Premier).

Essendo stata approvata la risoluzione Molinari e D'Uva n. 6-00018, riferita alla Relazione presentata ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012, indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione D'Uva e Molinari n. 6-00023 (Nuova formulazione), riferita alla Nota di aggiornamento del DEF 2018, accettata dal Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 47) (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Sono così precluse le altre risoluzioni riferite alla Nota di aggiornamento del DEF 2018.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi fine seduta. Colleghi, se dovete uscire vi chiedo di farlo in silenzio.

Ha chiesto di parlare il collega Erik Umberto Pretto. Ne ha facoltà.

ERIK UMBERTO PRETTO (LEGA). Grazie Presidente. Onorevoli colleghi, pochi giorni fa si è tenuto l'anniversario della battaglia di Lepanto, uno storico scontro navale avvenuto il 7 ottobre 1571 sulle acque greche fra la flotta mussulmana dell'Impero ottomano e quelle cristiane federate nella Lega Santa, che annoveravano, in modo particolare, al loro interno le forze navali della Serenissima Repubblica di Venezia e dell'Impero spagnolo. La battaglia si concluse con la vittoria delle forze cristiane alleate, attesa con trepidazione in tutta Europa. Da allora tradizione vuole che tutte le chiese cattoliche facciano suonare le loro campane a mezzogiorno, orario in cui Papa Pio V ebbe in visione l'annuncio della vittoria. Come già avvenuto per la battaglia di Poitiers del 732 in Francia e per la successiva battaglia di Vienna del 1683 in Austria, la vittoria di Lepanto ebbe un profondo significato religioso ma soprattutto politico e diede piena consapevolezza al percorso di formazione della moderna civiltà occidentale, un'Europa dei popoli e degli Stati, indipendenti ma capaci di unirsi saldamente attorno a principi identitari e culturali condivisi.

È questa l'Europa in cui noi crediamo e non quella rappresentata da sovrastrutture burocratiche che si oppongono alla valorizzazione dell'identità e delle tradizioni dei popoli europei. Un'idea di Europa diversa per la quale continueremo a batterci con orgoglio e determinazione, per avere un'Europa sgravata da tecnocrazie giacobine, un'Europa delle nazioni e delle libertà, un'Europa che possa essere, finalmente, anche casa nostra (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Camillo D'Alessandro. Ne ha facoltà.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Grazie, Presidente. Nella mia regione, l'Abruzzo, Presidente, stanno accadendo diverse cose grazie al Governo del cambiamento e veramente stanno cambiando molte cose nella mia regione, grazie al Governo del cambiamento. Per esempio, sono cambiati recentemente i fondi che la regione Abruzzo aveva visto assegnarsi dai precedenti Governi, perché il Governo del cambiamento, per finanziare infrastrutture dello Stato, mette le mani in tasca agli abruzzesi. A questo si aggiungono altri 60 milioni di euro levati alla mia regione sulle quattro città capoluogo di provincia e in quattro mesi di Governo del cambiamento sono scomparsi 260 milioni di euro.

Ciò sarà oggetto di dibattito anche nei futuri provvedimenti, però in Abruzzo sta accadendo una cosa ancora più grave, Presidente. Grazie al Governo del cambiamento un'azienda pubblica, l'Azienda unica del trasporto pubblico abruzzese, non ha potuto confermare - e concludo - 54 contratti a 54 giovani, appunto non confermati alla scadenza del contratto a causa di quello che doveva essere il “decreto dignità” e, invece, si è scoperto essere il “decreto disoccupazione”. TUA, attraverso l'Asstra, ha chiesto al Ministero un'interpretazione di quella “norma follia”. Vi prego, attraverso la Presidenza, di fare presente al Ministero che si può risolvere il problema di 54 lavoratori…

PRESIDENTE. Collega, dovrebbe concludere.

CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Stiamo parlando di 54 famiglie, a cui se ne aggiungono altre della LFoundry e altre ancora. La prego, Presidente: tramite lei si solleciti il Ministro a rilasciare il parere all'Azienda unica dei trasporti abruzzesi che consenta a quei lavoratori di continuare a lavorare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Lia Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO (PD). Grazie, Presidente. Il 2 ottobre il giornalista saudita Jamal Khashoggi è entrato al consolato saudita di Istanbul per ritirare alcuni documenti che gli servivano per sposarsi. Non è mai uscito. La sua fidanzata, che lo aspettava lì fuori, ha dato subito l'allarme. Due giorni fa il New York Times ha pubblicato una notizia che se fosse confermata sarebbe agghiacciante: Khashoggi è stato probabilmente torturato, ucciso e fatto a pezzi dentro al consolato da 15 agenti sauditi, arrivati appositamente quel giorno da Riyad per ordine delle più alte sfere del Governo saudita.

Ora, un atto così efferato e raccapricciante è assolutamente contrario al nostro sistema di valori. Chiediamo che il Governo cerchi di capire al più presto che cosa è successo e, se la notizia dovesse, purtroppo, essere confermata, riveda profondamente le nostre relazioni con l'Arabia Saudita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Pino Cabras. Ne ha facoltà.

PINO CABRAS (M5S). Grazie, Presidente. Ancora una grande alluvione. Infatti, i gravissimi danni causati in Sardegna dalle intense precipitazioni di questi giorni, che hanno già provocato vittime e seriamente compromesso la viabilità di decine di strade principali e in particolare delle strade statali n. 125 e n. 195, si aggiungono ad altri episodi sempre più frequenti in tutti i luoghi della Repubblica. Ci parlano di emergenza, di stati di calamità da dichiarare ora, ma già da subito ci dicono che dobbiamo guardare lontano proprio per rispetto alle vittime.

Il grande dolore che proviamo per la nostra terra ferita qui dentro deve avere una eco più profonda e più saggia e deve accompagnare sia l'abnegazione dei soccorritori e dei cittadini, che in questo momento salvano il salvabile, sia l'impegno del Governo a conforto delle popolazioni colpite.

Serve ragionare in termini globali e sistemici. Da decenni si costruisce pensando di fare a meno della geologia, ma i fiumi hanno memorie lunghissime, ricordano ogni tanto dove sono passati tanti anni fa e prima o poi ci ripassano ancora; ora, con i cambiamenti climatici, lo fanno più spesso. Serve ancora insistere a costruire infrastrutture per proteggere le case e le persone dal mare, dai corpi idrici o dalle frane, o dobbiamo, semmai, spostare le persone, le abitazioni, le infrastrutture industriali, le discariche, gli insediamenti in genere dalle zone a rischio, o serve costruire meglio? Direi che serve curare la dismisura del vecchio sviluppo, che costa in vite umane e in sicurezza, con una nuova dismisura, cioè fatta di grandi investimenti che riducano il rischio e lascino alla dimensione ambientale lo spazio troppo a lungo sottratto.

La nuova strada statale Sulcitana è stata progettata nel 1998 e non è stata conclusa. Fare questi investimenti è urgente per segnare un vero cambiamento, perché d'ora in poi chi uccide non è lo sviluppo, non è il maltempo, ma l'austerity, e anche i guardiani dei Trattati europei devono saperlo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Troiano. Ne ha facoltà.

FRANCESCA TROIANO (M5S). Presidente, colleghi, proprio ieri si è tenuta la Giornata mondiale della salute mentale ed è stata dedicata a giovani e adolescenti. In Italia sono circa 17 milioni le persone che soffrono di varie forme di psicopatologia. La metà di tutte le malattie mentali esordisce intorno ai 14 anni e quelle più diffuse sono i disturbi depressivi. Secondo alcuni studi, forme depressive o ansiose interessano il 10 per cento dei giovani tra i 15 e i 29 anni. Il suicidio proprio in quella fascia d'età è la seconda causa di morte. Penso, e parlo da psicologa e psicoterapeuta, come sia essenziale considerare un diverso approccio del cittadino alle sofferenze psichiche.

L'individuazione di diverse priorità, dettate anche dalla crisi economica, hanno spinto troppo spesso gli italiani a considerare come secondaria la salute della propria mente, come se fosse qualcosa di staccato dal proprio corpo. La responsabilità che abbiamo in quest'Aula è quella di agire nell'individuazione di soluzioni più idonee per garantire non solo il diritto alla salute tout-court, ma anche il diritto alla salute mentale, visto come un percorso di benessere complessivo della persona.

Tutto ciò ha un valore ancora più grande soprattutto quest'anno, anno nel quale ricorre l'anniversario dei 40 anni della legge Basaglia. Valorizzare il sistema del benessere dell'individuo vuol dire rendere onore al pensiero illuminante di chi volle chiudere i manicomi, veri e propri ghetti, dove per anni si è circoscritta la malattia con l'unico effetto di emarginare le persone, invece di curarle e riabilitarle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Di Sarno. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO DI SARNO (M5S). Grazie, Presidente. Voglio portare all'attenzione di quest'Aula la situazione dei 24 mila lavoratori a partita IVA nei programmi di rete RAI, i quali lamentano iniquità e ingiustizie intollerabili. Non si sta contestando il ricorso a contratti di collaborazione specifica per la realizzazione di programmi anche quotidiani e pluriennali di informazione, approfondimento o intrattenimento. Il ricorso a questo tipo di contratto può anche essere considerato legittimo, se le regole previste valgono per tutti e l'adozione avviene in maniera trasparente. Quello che non è legittimo è l'abuso che ne viene fatto. La professionalità, le capacità e l'impegno non sono premiati; oneri e carichi di lavoro vengono così scaricati su collaboratori esterni, i quali, rispetto al personale dipendente, non sono adeguatamente retribuiti.

E questo avviene anche in importanti trasmissioni di punta delle reti RAI.

Le strutture RAI non sono da ritenere direttamente responsabili di questo, delle iniquità retributive e di trattamento che ne derivano. Le cause sono da ricercare nelle scelte dei capi progetti e capi autori operanti nel settore televisivo. Di fronte a questi fenomeni di inefficienza è auspicabile che la RAI, nella selezione delle professionalità, riporti al più presto equilibrio e giustizia. Esiste, del resto, uno specifico articolo della Costituzione che vieta di retribuire e trattare in maniera esageratamente squilibrata quanti facciano lo stesso lavoro. Non è solo una questione di giustizia e di equità, ma è una questione di rispetto dei lavoratori, anche nell'interesse dell'azienda stessa. La RAI è bene comune di tutti gli italiani, dove migliaia di lavoratori, interni ed esterni, fanno il proprio dovere con professionalità e impegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega De Martini. Ne ha facoltà.

GUIDO DE MARTINI (LEGA). Grazie, Presidente. La Sardegna oggi piange ancora una volta per un'alluvione che l'ha colpita, e c'è stata anche una vittima. Sembra strano, i due flagelli della Sardegna sono il fuoco, gli incendi, e l'acqua. Era già successo a Olbia nel 2013, con dieci morti. Era successo a Capoterra, dove c'è stata l'alluvione questa volta, sia nel 1999 che recentemente. La Lega vuole ringraziare i soccorritori che in questo momento stanno alleviando le pene della popolazione, i Vigili del fuoco, le Forze dell'ordine, la Protezione civile, i volontari tutti. Il ripetersi di queste circostanze ci fa capire quanto abbiamo ancora da fare, quanto c'è da fare con la prevenzione, le strade che si allagano, i ponti che crollano.

Io, come parlamentare della Sardegna, farò di tutto per poter portare al nostro Ministro dell'Interno e al Governo le necessità più urgenti della Sardegna, una dichiarazione di uno stato di emergenza e la possibilità del risarcimento dei danni al più presto. Stasera, se me lo permetteranno gli aerei, che è uno dei nostri problemi, tra gli altri, mi recherò a casa e cercherò di essere vicino alle popolazioni che in questo momento soffrono (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Ci sono voluti dieci anni, ma oggi è un giorno importante per la democrazia italiana. Oggi la memoria di Stefano Cucchi è stata rispettata; oggi un carabiniere, Francesco Tedesco, ha scritto una pagina che onora l'Arma e le forze dell'ordine, come lo stesso era stato qualche tempo fa per un suo collega, Casamassima, che aveva reso importanti deposizioni al processo. Oggi si sgretola, speriamo definitivamente, quel muro di omertà, depistaggi e complicità che era stato innalzato sulla morte di Stefano Cucchi. Ci sono voluti la tenacia e l'amore di Ilaria per il fratello e per la verità.

C'è voluto l'impegno di tante forze, tante personalità, associazioni. Ci sono voluti i libri e i film emozionanti e coraggiosi che hanno accompagnato questi anni. Tra questi, voglio ricordare l'impegno dell'ex senatore del Partito Democratico Luigi Manconi, sempre in prima fila per il rispetto dei diritti umani, specialmente delle persone più fragili. Ma, se alcuni pezzi minoritari dello Stato si sono resi protagonisti - sto per finire, Presidente - di fatti ignobili, c'è da dire che è anche grazie allo Stato, alla magistratura, alla grande maggioranza delle forze dell'ordine che si è arrivati a questo risultato.

E qualcuno dovrebbe chiedere scusa innanzitutto alla famiglia Cucchi, e mi riferisco per primo a chi oggi occupa la carica di Ministro dell'Interno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Presidente, ho finito con questa considerazione: uno Stato può sbagliare, ma, se è democratico, ha la forza non solo di non coprire comportamenti illegali, ma di colpirli. Un grande poliziotto, Manganelli, a un certo punto chiese scusa al Paese per quello che era successo alla Diaz e a Bolzaneto. Ecco la differenza tra uno Stato autoritario e uno Stato democratico; oggi lo Stato democratico ha vinto una nuova battaglia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Morani. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha un minuto e quindici secondi.

ALESSIA MORANI (PD). Non la ringrazierò, Presidente, perché oggi ho scoperto che il vice capo dell'ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo economico, tale Enrico Esposito, che è pagato con i soldi degli italiani ben 65 mila euro all'anno, ha pronunciato nei confronti degli omosessuali delle parole che sono vergognose. Mi scuso per l'istituzione in cui siamo seduti, ma le leggerò: non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mignotta in quota rosa. Sono contento delle quote rosa al Governo, almeno le leviamo da mezzo a una strada.

È un soggetto che viene pagato con i soldi pubblici, è un soggetto sessista, maschilista, omofobo. Non ho sentito da lei, che è una donna, nessuna parola in merito, come non ho sentito nessuna parola dal Ministro dello Sviluppo economico, che si chiama Di Maio, che dovrebbe cacciarlo perché è una vergogna per il Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 12 ottobre 2018 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 19,05.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Businarolo, Ascari, Forciniti, Bellucci e Mollicone hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 il deputato Silvestroni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni n. 4 e 5 il deputato Berti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 6 la deputata Villani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 10 alla n. 20 la deputata Bonomo ha segnalato che non è riuscita a votare;

nella votazione n. 20 il deputato Rotelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 20 la deputata Andreuzza ha segnalato che ha erroneamente votato a favore ma avrebbe voluto votare contro;

nella votazione n. 20 la deputata Murelli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 24 il deputato Maraia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nelle votazioni nn. 29 e 31 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni nn. 30 e 32 il deputato Cataldi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 43 i deputati Serracchiani e Bellucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 45 i deputati Serracchiani e De Maria hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;

nella votazione n. 47 la deputata Aiello ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 47 la deputata Spena ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 47 il deputato Crosetto ha segnalato che ha erroneamente votato a favore mentre avrebbe voluto votare contro.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 543-A - quest. preg. cost. 1 441 419 22 210 74 345 74 Resp.
2 Nominale Pdl 543-A - em. 1.101 465 442 23 222 179 263 74 Resp.
3 Nominale em. 1.102 rif. 473 473 0 237 473 0 72 Appr.
4 Nominale em. 1.103 481 481 0 241 27 454 72 Resp.
5 Nominale em. 1.2 478 478 0 240 24 454 72 Resp.
6 Nominale em. 1.3 487 487 0 244 178 309 72 Resp.
7 Nominale em. 1.4 483 482 1 242 26 456 72 Resp.
8 Nominale em. 1.105 493 470 23 236 470 0 72 Appr.
9 Nominale em. 1.106 496 472 24 237 90 382 72 Resp.
10 Nominale em. 1.107 495 309 186 155 25 284 72 Resp.
11 Nominale articolo 1 494 470 24 236 389 81 72 Appr.
12 Nominale em. 2.1 497 411 86 206 26 385 72 Resp.
13 Nominale em. 2.2 499 498 1 250 118 380 72 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 2.100 502 490 12 246 404 86 72 Appr.
15 Nominale em. 2.101 511 476 35 239 294 182 68 Appr.
16 Nominale articolo 2 512 476 36 239 296 180 67 Appr.
17 Nominale em. 3.100 514 514 0 258 27 487 67 Resp.
18 Nominale em. 3.101 503 503 0 252 26 477 67 Resp.
19 Nominale em. 3.1 506 506 0 254 25 481 67 Resp.
20 Nominale em. 3.102 511 511 0 256 24 487 67 Resp.
21 Nominale em. 3.103 512 512 0 257 25 487 67 Resp.
22 Nominale em. 3.104 515 493 22 247 492 1 67 Appr.
23 Nominale em. 3.105 508 486 22 244 87 399 67 Resp.
24 Nominale articolo 3 507 507 0 254 414 93 67 Appr.
25 Nominale em. 4.102 508 507 1 254 113 394 67 Resp.
26 Nominale em. 4.2 511 511 0 256 117 394 67 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nominale em. 4.101 509 473 36 237 91 382 67 Resp.
28 Nominale em. 4.4 513 488 25 245 92 396 67 Resp.
29 Nominale em. 4.100 510 510 0 256 131 379 67 Resp.
30 Nominale articolo 4 511 510 1 256 423 87 67 Appr.
31 Nominale em. 5.100 515 408 107 205 117 291 67 Resp.
32 Nominale articolo 5 511 487 24 244 396 91 67 Appr.
33 Nominale em. 6.100 509 509 0 255 27 482 67 Resp.
34 Nominale em. 6.101 514 514 0 258 111 403 67 Resp.
35 Nominale em. 6.2 506 506 0 254 80 426 67 Resp.
36 Nominale em. 6.102 503 503 0 252 26 477 67 Resp.
37 Nominale articolo 6 506 481 25 241 391 90 67 Appr.
38 Nominale em. 7.101 509 397 112 199 12 385 67 Resp.
39 Nominale em. 7.102 512 399 113 200 109 290 67 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 47)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nominale articolo 7 513 393 120 197 305 88 67 Appr.
41 Nominale em. 8.100 509 396 113 199 394 2 67 Appr.
42 Nominale articolo 9 506 484 22 243 396 88 67 Appr.
43 Nominale odg 9/543-A/1 488 488 0 245 488 0 66 Appr.
44 Nominale odg 9/543-A/9 501 501 0 251 329 172 66 Appr.
45 Nominale Pdl 543-A - voto finale 485 379 106 190 301 78 63 Appr.
46 Nominale D.LVII,1bis-Ris.Molinari-D'Uva 6-18 530 521 9 315 333 188 21 Appr.
47 Nominale Ris. D'Uva-Molinari 6-23 (n.f.) 522 522 0 262 331 191 21 Appr.