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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 67 di venerdì 19 ottobre 2018

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 9,42.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO AMITRANO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, non vi sono ulteriori deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,46).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Orientamenti in merito alle criticità della riforma di cui al decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, con riguardo all'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri - n. 2-00136)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Battilocchio ed altri n. 2-00136. (Vedi l'allegato A).

Chiedo al deputato Alessandro Battilocchio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Tofalo, con spirito positivo e anche a nome di molti altri colleghi e soprattutto per conto di tantissimi appartenenti al Corpo forestale dello Stato e delle loro famiglie, ho presentato, come primo firmatario, questa interpellanza urgente e con ottimismo confido nella sua risposta a nome dell'Esecutivo; un Governo che in più occasioni, attraverso la voce di suoi autorevoli rappresentanti, ha confermato un concetto che risulta sempre più chiaro ed evidente: la “riforma Madia” e, in particolare, questo decreto di accorpamento, questa fusione a freddo tra il Corpo forestale dello Stato e l'Arma dei carabinieri, è stato un vero clamoroso disastro annunciato.

Ma voglio cominciare, usando le parole virgolettate di alcuni Ministri. Il 3 ottobre 2018 il Ministro delle politiche agricole e forestali, Marco Centinaio, ha dichiarato che “l'accorpamento non ha prodotto alcun risparmio. Lavorerò per riportare il Corpo forestale dello Stato ad essere indipendente dai carabinieri e mi farò portatore di una proposta specifica al Consiglio dei Ministri”. Gli ha fatto eco il Ministro della pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, che ha definito fallita la “riforma Madia” e si è riferita alle grandi difficoltà nella gestione delle campagne antincendi. O anche il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro, che, senza mezzi termini, ha parlato di un gravissimo errore al quale è necessario porre subito rimedio. Lo stesso Ministro Salvini, in qualità di eurodeputato, il 31 maggio 2016, ha interrogato la Commissione europea su questa scelta, ritenendola incompatibile con le politiche di tutela ambientale portate avanti dalla Commissione stessa.

Quindi, ci sono esponenti più che autorevoli che esprimono chiare, nette ed inequivocabili posizioni politiche, alle quali, tuttavia, devono seguire fatti concreti e, come promesso, tutto ciò deve avvenire celermente. È proprio di questi giorni la notizia che il Presidente della Corte costituzionale ha deciso che il prossimo 19 marzo sarà discussa, dinanzi alla Consulta, la questione della legittimità della soppressione del Corpo forestale dello Stato e dell'assorbimento del suo personale nell'Arma dei carabinieri, cui è conseguita la loro forzata militarizzazione. La Corte si pronuncerà dopo le varie sentenze dei tribunali amministrativi regionali, che vanno delineando una giurisprudenza piuttosto netta e piuttosto chiara in materia.

Ma, onorevoli colleghi, il 19 marzo è lontano. Dunque, facciamo in modo che la politica arrivi in anticipo. Io mi auguro davvero che il Governo abbia il coraggio di agire prima della magistratura e della Corte, correggendo la rotta su una linea che si è dimostrata fallimentare sotto tutti i punti di vista. Questo accorpamento è stato sbandierato come risultato di efficienza e razionalizzazione dal precedente Governo, anche invocando a sproposito cornici comunitarie, ma ad un'analisi cruda dei dati il risultato è davvero impietoso.

Non sono state mai fornite conferme ufficiali dell'auspicato risparmio derivante dal provvedimento, pari a circa 100 milioni in tre anni secondo quanto pomposamente indicato dall'ex Ministro. Di contro, la stima di un milione di euro di costo per l'assorbimento del Corpo è stata chiaramente sottodimensionata considerato che, a mero titolo esemplificativo, possiamo ricordare che la rete informatica dell'Arma dei carabinieri necessita di restare separata da quella dell'ex Corpo forestale dello Stato e, dunque, ogni struttura forestale dei carabinieri deve essere dotata di ulteriori computer collegati sia alla rete dell'Arma sia alla rete dell'ex Corpo; ad ogni carabiniere, poliziotto, finanziere o vigile del fuoco transitato dal Corpo forestale dello Stato è stata assegnata la nuova uniforme ordinaria completa, l'uniforme operativa e i dispositivi di protezione individuale; sono state fornite armi individuali alle circa 800 unità provenienti dal Corpo forestale dello Stato che prima non ne avevano in dotazione; sono stati dichiarati fuori uso automezzi di servizio idonei al servizio extraurbano in zone impervie per l'alto chilometraggio e, quindi, dovranno essere reintegrati; l'attività di spegnimento aereo, che assicurava alla flotta elicotteri del Corpo, è stata demandata dalle regioni a soggetti privati, con costi lievitati fino a venti volte; vi è stata un'espansione dei costi di manutenzione degli aeromobili che, nella precedente organizzazione, veniva parzialmente svolta dai tecnici abilitati del Corpo, mentre oggi viene portata avanti interamente da ditte private. Numeri, fatti ed episodi concreti e non propaganda.

La riforma in parola ha pesantemente penalizzato l'efficienza e l'efficacia degli interventi - un esempio lampante è la gestione dei recenti interventi sul monte Serra nel pisano - in quanto la catena di comando, che doveva essere accorciata e razionalizzata, in realtà è stata appesantita, allungata e replicata oltre misura. Il vertice del Corpo forestale dello Stato era posto alle dirette dipendenze del Ministro delle politiche agricole, si avvaleva di un vicecapo del Corpo e di 21 dirigenti superiori a capo dei sei servizi centrali e dei comandi delle 15 regioni a statuto ordinario. L'attuale assetto organizzativo prevede che il comandante del comando unità forestali, ambientali ed agroalimentari sia alle dipendenze dello stato maggiore del comando generale dell'Arma dei carabinieri, si avvalga di un vicecomandante e di uno staff che ha alle dipendenze 4 diverse aree: il comando biodiversità e parchi, il comando tutela forestale, il comando tutela ambiente, il comando tutela agroalimentare, con la conseguente creazione ridondante delle branche dello staff. Tutto più complesso, tutto più macchinoso, tutto più lento, tutto drammaticamente e palesemente meno efficiente.

L'ex Ministro dell'agricoltura trionfalmente affermava che “l'unione tra carabinieri e forestale darà vita alla polizia ambientale più forte d'Europa”. “Maddechè”, si dice a Roma. “Parole, parole, parole”, cantava Mina, interpretando un brano sempreverde degli anni Settanta. I fatti dicono che il Corpo forestale dello Stato all'atto della soppressione contava su circa 7.600 unità, a fronte, tra l'altro, delle 9.360 previste dalle dotazioni organiche di legge. Al netto dei transiti nelle altre amministrazioni, sono confluite nell'Arma dei carabinieri circa 6.400 unità che, tra l'altro, non sono tutte impiegate all'interno del comando unità forestali, ambientali e agroalimentari, in quanto si devono sottrarre le unità impiegate presso le scuole forestali e presso il raggruppamento aeromobile dei Carabinieri. Inoltre, poiché la linea territoriale dell'Arma e altri reparti specialistici non si occupano di tutela ambientale, eccezion fatta per le poche centinaia di unità del Comando tutela ambiente e del Comando tutela agroalimentare, è chiaro che il compito prima svolto dal Corpo forestale è rimasto appannaggio dei soli poco più di 6 mila carabinieri forestali: mancano all'appello 1.300 unità rispetto al già insufficiente organico dell'ex Corpo Forestale dello Stato. Quindi, numeri, onorevoli colleghi, che smentiscono gli annunci e di titoli di stampa.

I Corpi forestali delle regioni e delle province autonome sono stati, tra l'altro, esonerati dalla riforma Madia, dunque l'attività di tutela ambientale è diversificata tra regioni dello stesso Stato e sovrapposta rispetto a quella nazionale. Sarebbe stato sicuramente più razionale accorpare a quello dello Stato i Corpi forestali regionali e le polizie provinciali, per creare una grande Polizia ambientale statale.

Irrazionale, inoltre, al di là dei programmi, consentire la grave perdita di professionalità e competenze. Una parte del personale ha dovuto indossare divise differenti (Polizia di Stato, Guardia di finanza, Carabinieri, Vigili del fuoco), o addirittura, un'altra parte è stata costretta a spogliarsene completamente, per transitare nella pubblica amministrazione. Il know-how dei forestali spacchettato tra Guardia di finanza, Carabinieri, in parte Polizia, ordine pubblico ed in parte, a titolo esclusivo, Vigili del fuoco in materia di antincendio boschivo. Vigili del fuoco che - va sottolineato - sono uno degli orgogli d'Italia, per efficienza e dedizione, ma la loro organizzazione territoriale oggettivamente mal si confà alle esigenze di chi deve, invece, intervenire in modo tempestivo in zone lontane dai centri abitati.

Potrei continuare a lungo, ma attendo di sapere quali sono gli orientamenti del Governo e spero davvero che l'Esecutivo batta un colpo per porre rimedio a questo clamoroso, inefficiente, inefficace, irrazionale e molto esoso fiasco.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la Difesa, Angelo Tofalo, ha facoltà di rispondere.

ANGELO TOFALO, Sottosegretario di Stato per la Difesa. Grazie, Presidente. Il decreto legislativo 19 agosto 2016, n. 177, eredità della precedente compagine governativa, emanato in attuazione della legge n. 124 del 2015, la così chiamata riforma Madia, ha sancito, a partire dal 1° gennaio 2017, l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato in diverse amministrazioni statali, attribuendo in particolare all'Arma dei carabinieri le funzioni già esercitate dal Corpo in materia forestale e ambientale, ad eccezione di quelle assegnate ai Vigili del fuoco in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi, alla Polizia di Stato quelle in tema di ordine pubblico e alla Guardia di Finanza quelle materie di soccorso montano, sorveglianza e controllo delle frontiere.

In attuazione del succitato provvedimento che, come ha già ha detto l'onorevole interpellante, ha originato non poche problematiche di natura organizzativa, logistica e personale, al punto tale da rendere addirittura necessario un pronunciamento da parte della Corte costituzionale, che è previsto nei primissimi mesi dell'anno a venire, si è dovuto provvedere ad una articolata riconfigurazione dei reparti del Corpo, insieme all'organizzazione per la tutela forestale ambientale e agroalimentare dell'Arma dei carabinieri. Bisogna qui dare comunque merito all'Arma che si è impegnata in questa riorganizzazione e rimodulazione. Ovviamente, per ripianare i posti d'impiego lasciati scoperti a seguito dell'assorbimento, si è reso necessario operare sugli organici, attingendo dai corsi in atto e proseguendo con successivi arruolamenti, soprattutto nei territori boschivi e rurali.

Parallelamente, si è dovuto razionalizzare, anche a fini economici, l'ambito infrastrutturale, avviando un programma che prevedesse il rilascio di 147 immobili, di cui 112 in locazione passiva. In tema immobiliare, poiché è intendimento favorire l'accorpamento delle sedi, è stato necessario predisporre, congiuntamente all'Agenzia del demanio, un progetto tipo per la realizzazione di un'infrastruttura che fosse in grado di ospitare sia il presidio dell'Arma territoriale, sia il reparto dell'Arma forestale. Va peraltro sottolineato come, nel merito degli interventi per il contrasto agli incendi, il decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112 affidi la competenza primaria alle regioni, riservando allo Stato il concorso nell'attività di spegnimento. Tale assetto generale è stato confermato e ancor più esplicitato dalla legge quadro sugli incendi boschivi, 21 novembre 2000 n. 353, che ha, tra l'altro, attribuito alle regioni il compito di definire e programmare, mediante appositi piani regionali, le attività di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi.

Venendo alla richiesta formulata dagli interpellanti circa l'opportunità di ripristinare la situazione preesistente all'accorpamento, questo Dicastero, pur nei limiti imposti dalle prescrizioni dettate dalla legge n. 124 del 2015, la cosiddetta riforma Madia, menzionata in premessa, sta attentamente già vagliando tutte le possibili iniziative di propria pertinenza al fine di prospettare gli imprescindibili contesti interministeriali. In ogni caso, tale valutazione potrà aver luogo sorti in maniera più efficace soltanto a valle del fondamentale pronunciamento da parte della Corte costituzionale.

PRESIDENTE. Il deputato Battilocchio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI). Bene, in particolare rispetto all'ultimo passaggio, mi dichiaro parzialmente soddisfatto e ringrazio comunque il sottosegretario per la risposta. L'intenzione di voler intraprendere azioni necessarie ad arginare i danni che la riforma Madia ha causato sull'efficienza, sull'efficacia e sui costi dell'attività svolta dagli attuali Carabinieri forestali è stata più volte, come ho detto prima, richiamata dall'attuale Esecutivo e noi su questo percorso ci saremo. L'interpellanza odierna è ovviamente volta ad accelerare il più possibile l'azione. Prendo atto che si attenderà il pronunciamento della Corte costituzionale, che è comunque imminente, perché è il 19 marzo. Nel frattempo, sarebbe utile ed opportuno avviare un tavolo di confronto, perché questa credo che sia una tematica che va ovviamente al di là delle strette appartenenze partitiche. Il punto di partenza è che ogni giorno che passa è un giorno in più, in cui uomini e donne dell'ex Corpo forestale sono costretti ad operare in un contesto oggettivamente a loro non familiare, e questo non per colpa, ovviamente – ha fatto bene il sottosegretario a ricordare gli sforzi dell'Arma dei carabinieri –, degli eccellenti uomini dell'Arma, ma in quanto, dopo decenni di onorato servizio in una forza di polizia ad orientamento civile, hanno dovuto adeguarsi ovviamente alla struttura prettamente militare, nella quale non è immediato, né scontato adattarsi.

Quindi, ecco quello che noi chiediamo è un po' di coraggio. Honoré de Balzac diceva che il coraggio non può essere contraffatto: è una virtù che sfugge all'ipocrisia. Ebbene, su questa tematica io mi auguro che il Governo sappia mostrare coraggio, coraggio di fare realmente e di abbandonare l'ipocrisia della mera propaganda del passato. Quindi, sull'accorpamento del Corpo forestale dello Stato, anche sulla base di quanto confermato dal sottosegretario, tutti riteniamo che sia necessario intervenire e che dai proclami si passi ai fatti, che agli annunci seguano azioni concrete. È questo ciò di cui hanno bisogno le migliaia di uomini impiegati a salvaguardia dell'ambiente: è questo ciò di cui ha bisogno l'Italia.

Quindi, anche alla luce di questo momento importante di confronto positivo in Parlamento, io mi auguro che già da lunedì, proprio nei giorni in cui si festeggia l'anniversario della fondazione, nell'ottobre del 1822, del Corpo forestale dello Stato, si apra un confronto, si ingrani una marcia decisamente più spedita nell'affrontare la situazione. Quindi, questo è il nostro auspicio.

(Iniziative volte a fronteggiare lo stato di emergenza infrastrutturale del territorio sardo a seguito del nubifragio del 10 ottobre 2018 - n. 2-00144)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Marino ed altri n. 2-00144 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Emanuela Corda se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmataria, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

EMANUELA CORDA (M5S). Intervengo per illustrare l'interpellanza.

PRESIDENTE. Prego, a lei la parola.

EMANUELA CORDA (M5S). Presidente, dieci anni fa una terribile alluvione colpì la Sardegna e, in quell'occasione, persero la vita ben quattro persone. Questo evento catastrofico provocò danni ingenti a tutto il territorio, tutto il sud-est della Sardegna, le zone limitrofe al Cagliaritano, ingenti danni, quindi, a tutto il nostro sistema viario (ponti, strade, viadotti), insomma, una situazione veramente drammatica, che poi perdurò per tanti anni perché, ovviamente, tutto ciò coinvolse anche le attività limitrofe, tutta la zona interna, che poi era collegata a queste aree fortemente colpite.

Nei giorni scorsi, purtroppo, si è verificato nuovamente un altro evento di tali proporzioni. Una tremenda alluvione ha colpito di nuovo tutta la zona dell'hinterland cagliaritano, in particolar modo le aree appunto del sud-est, come la zona di Capoterra, una delle più colpite. C'è stato il crollo addirittura della strada statale 195 e questo ha comportato dei disagi enormi a tutto il territorio perché molti centri sono rimasti assolutamente isolati. In questa occasione ha perso la vita una persona, Anna Maria Maccario, una giovane donna che è rimasta intrappolata in mezzo ai flutti di questa marea di fango e acqua, insieme al marito e alle figlie che fortunatamente invece hanno trovato riparo e sono riusciti a salvarsi. Risulta ancora disperso un giovane pastore, Nicola Campitello.

Quindi, nel momento in cui si verificano queste situazioni evidentemente ci si domanda che cosa si possa fare per mettere in sicurezza questi territori: un problema, evidentemente, continua a permanere, visto che si verificano sempre le solite condizioni. Purtroppo, gli interventi umani, evidentemente, non sono andati nella direzione di ripristino corretto, anche rispetto a quello che è stato il passato e oggi ci ritroviamo di nuovo a contare le vittime, ma soprattutto i danni al territorio, alle infrastrutture, alle attività. Ricordiamo che la Coldiretti ha stimato danni tra i 70 e i 100 milioni di euro per la Sardegna, quindi oggi la situazione diventa assolutamente emergenziale anche per il nostro settore agropastorale.

Chiediamo quindi cosa il Governo intenda fare per venire incontro alle esigenze del territorio, ma soprattutto quali siano gli interventi a livello infrastrutturale e cosa si intenda fare, appunto, per venire incontro anche alle esigenze - ripeto - di un settore che è stato fortemente colpito. Registro che c'è stato anche uno sversamento di idrocarburi nelle acque antistanti la raffineria Saras, che è ubicata proprio nella zona di Sarroch. Anche questo è un problema importante che va preso in considerazione e occorrerà sicuramente mettere in campo importanti iniziative per far fronte a questa situazione, che risulta assolutamente emergenziale. Quindi chiediamo al Governo cosa intenda fare.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti, Armando Siri, ha facoltà di rispondere.

ARMANDO SIRI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, onorevoli deputati, come è noto, in conseguenza delle intense piogge del 10 ottobre scorso, che hanno causato forti esondazioni della laguna nel territorio di Capoterra, l'unica infrastruttura viaria ad aver subito danni è stata la strada statale 195 Sulcitana gestita dalla società ANAS. Attraverso la sua struttura di sorveglianza e monitoraggio, e in collaborazione con le forze dell'ordine, ANAS ha preventivamente chiuso la strada nella mattina del 10 ottobre, evitando così ogni pericolo per gli utenti in transito.

La stessa ANAS ci comunica di aver concluso gli interventi di ripristino dei tratti danneggiati e di aver già provveduto alla riapertura del traffico in entrambe le direzioni. In particolare, i lavori, avviati già la mattina seguente all'evento, sono consistiti nella ricostruzione del corpo stradale asportato dalle acque mediante riempimento e ripristino della sovrastruttura stradale dei rilevati di avvicinamento a tre opere idrauliche, al chilometro 8,900, 9,300, 10,100. Successivamente si è provveduto all'installazione delle barriere di sicurezza, al ripasso della segnaletica orizzontale e alla pulizia del piano viabile lungo tutta la tratta, per consentire nuovamente il transito in piena sicurezza.

Gli interventi sono stati eseguiti dall'impresa Achenza di Ozieri, che in sinergia con i tecnici ANAS ha svolto le attività con turni di 24 ore e ha completato le lavorazioni nei tempi previsti. Quanto poi ai notevoli disagi del settore agricolo, il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo fa presente che gli interventi compensativi ex post del fondo di solidarietà nazionale per il sostegno alle imprese agricole colpite da avversità atmosferiche eccezionali, potranno essere attivati solo nel caso in cui le avversità, le culture e le strutture agricole colpite non siano comprese nel piano assicurativo annuale per la copertura dei rischi con polizze assicurative agevolate. Infatti, il decreto legislativo n. 102 del 2004 stabilisce che per i danni assicurabili con polizie agevolate non sono attivabili gli interventi compensativi del fondo. Pertanto, gli agricoltori, ai fini di una copertura dai rischi climatici, avrebbero dovuto provvedere alla stipula di polizze assicurative agevolate, tra l'altro da contributo statale fino al 65 per cento della spesa premi sostenuta. Altra condizione per l'attivazione degli interventi compensativi ex post è la presenza di un'incidenza di danno sulla produzione lorda vendibile superiore al 30 per cento.

In ogni caso la regione Sardegna, competente per territorio, ha 60 giorni di tempo per formalizzare la proposta, elevabili a 90 in caso di difficoltà nelle operazioni di rilevazione. Pertanto, considerato che i termini non sono ancora scaduti, si ritiene prematuro l'invio della richiesta da parte della regione. Tuttavia, il Ministero delle politiche agricole alimentari forestali e del turismo assicura che, qualora la proposta dovesse pervenire nei termini e con le modalità prescritte dal predetto decreto legislativo, provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria, con il quale potranno essere attivate le misure compensative a favore delle imprese agricole, tra cui: contributi in conto capitale fino all'80 per cento del danno sulla produzione lorda vendibile ordinaria; prestiti ad ammortamento quinquennale per le maggiori esigenze di conduzione aziendale nell'anno in cui si è verificato l'evento e in quello successivo; proroga delle rate delle operazioni di credito in scadenza nell'anno in cui si è verificato l'evento calamitoso; esonero parziale fino al 50 per cento dal pagamento dei contributi previdenziali e assistenziali propri e dei propri dipendenti; contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali danneggiate e per la ricostruzione delle scorte eventualmente compromesse o distrutte.

Compatibilmente con le esigenze primarie delle imprese agricole, potranno essere adottate anche misure volte al ripristino delle infrastrutture connesse all'attività agricola, tra cui quelle irrigue e di bonifica, con onere della spesa a carico, appunto, del fondo di solidarietà nazionale.

Più in generale, quanto alle iniziative poste in essere per la difesa del territorio, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare fa presente che nel 2010 ha stipulato con la regione autonoma della Sardegna un accordo di programma, finalizzato alla programmazione e al finanziamento di interventi urgenti e prioritari per la mitigazione del rischio idrogeologico dell'importo complessivo di 70 milioni di euro.

Nel corso degli anni sono state programmate, con lo stesso strumento e per mezzo di successivi atti integrativi, le nuove risorse del settore della difesa del suolo che, man mano, si sono rese disponibili.

Il quarto e ultimo atto integrativo del citato accordo di programma, siglato nel maggio scorso dal Ministero dell'ambiente e dal presidente della regione Sardegna, ha programmato nuove risorse pari a 58.408.787,44 euro, rimodulando l'ammontare complessivo dell'accordo in 159 milioni di euro per la realizzazione di 67 interventi su tutto il territorio regionale. In particolare, dei circa 58 milioni di euro, 30 milioni sono stati destinati alla realizzazione di interventi infrastrutturali per la salvaguardia da eventi eccezionali nel territorio di Pirri, in comune di Cagliari, compreso nell'elenco degli interventi del Piano Stralcio contro le alluvioni nelle aree metropolitane, di cui al decreto del Consiglio dei ministri del 15 settembre 2015.

Per l'attuazione del citato Piano Stralcio, la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell'ambiente e la regione autonoma della Sardegna hanno siglato, nel 2015, un ulteriore accordo di programma specifico per le aree metropolitane, dell'importo complessivo di 25 milioni di euro, 25.300.000 euro, per la precisione. È in corso di perfezionamento amministrativo un atto integrativo a detto accordo che integra il precedente importo di 98 milioni di euro, per la completa programmazione delle risorse previste dal suddetto Piano Stralcio.

Inoltre, il Ministero dell'ambiente, con decreto direttoriale del 22 novembre 2017, ha approvato l'elenco degli interventi da eseguirsi nella regione Sardegna che si avvalgono del Fondo per la progettazione degli interventi contro il dissesto idrogeologico. Con il medesimo atto sono state impegnate risorse per 11.710.678,28 euro, per la progettazione di 23 interventi. Gli accordi di programma del 2010 e del 2015 sono attuati dal presidente della regione autonoma della Sardegna in qualità di commissario straordinario, che può avvalersi dei poteri speciali che la legge gli attribuisce.

PRESIDENTE. La deputata Emanuela Corda ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta all'interpellanza Marino ed altri n. 2-00144, di cui è cofirmataria.

EMANUELA CORDA (M5S). Grazie, Presidente. Sono soddisfatta della risposta, ringrazio il sottosegretario, per la puntualità delle delucidazioni che ci ha fornito rispetto agli interventi del Governo. Interventi che, devo dire, sono stati assolutamente tempestivi; il Governo ha dimostrato una grande sensibilità nei riguardi dei sardi e della Sardegna e, in particolar modo, mi riferisco alla rapidità con la quale è stato posto il ripristino della Statale 195. Quindi, questo ha riportato alla normalità tutta una situazione che sarebbe potuta andare avanti per giorni e giorni; per il resto, evidentemente, ci sono anche delle competenze in capo alla regione e, quindi, giustamente, queste vanno sottolineate. Auspico che, appunto, la regione si assuma le proprie responsabilità e che per la Sardegna, finalmente, si possa aprire un periodo migliore sul fronte di quelle che sono le problematiche legate al dissesto idrogeologico e, purtroppo, a un clima che si fa sempre peggiore, più si va avanti.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti della quinta elementare dell'Istituto Santa Maria di Roma che stanno assistendo ai lavori dell'Aula dalla tribuna del pubblico (Applausi). Preciso che oggi sono presenti, prevalentemente, i deputati che hanno presentato interpellanze e che attendono risposta dal Governo.

(Iniziative, anche in sede europea, per definire un piano straordinario di finanziamenti all'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi e per facilitare il processo di pace arabo-israeliano – n. 2-00137)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ehm ed altri n. 2-00137 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Yana Chiara Ehm se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

YANA CHIARA EHM (M5S). Presidente, colleghe e colleghi, signor sottosegretario, vorrei sottoporre alla vostra attenzione il drastico taglio ai finanziamenti da parte degli Stati Uniti d'America verso l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel vicino Oriente, denominata UNRWA. È innanzitutto importante presentarvi cosa si occupa questa Agenzia; creata nel 1949 dopo la guerra arabo-israeliana ha, da allora, avuto il preciso scopo di sostenere e proteggere i diritti dei rifugiati palestinesi, in attesa di una soluzione giusta e duratura. L'UNRWA ha concesso lo status di rifugiato a persone il cui normale luogo di residenza era la Palestina, durante il periodo dal 1946 al 1948, e che avevano perso casa e mezzi di sostentamento a seguito del conflitto. Rompendo con i normali standard del diritto internazionale e umanitario, lo status di rifugiato viene offerto anche ai discendenti degli allora rifugiati palestinesi. Questo principio viene fortemente contestato da Israele ed è uno dei motivi principali presentati dagli Stati Uniti per giustificare il taglio ai finanziamenti. Il numero esatto dei profughi palestinesi, oggi pari a 5.350.000, viene infatti contestato all'UNRWA ed il massimo donor, ovvero gli Stati Uniti, non è più disposto a sostenere questa interpretazione.

L'iniziativa di tagliare in modo sostanzioso tali finanziamenti è presentata come parte di un innovativo piano di pace israelo-palestinese. Secondo l'USA e Israele, infatti, l'UNRWA non apporterebbe alcun beneficio al processo di pace; al contrario, solleverebbe gli Stati ospitanti dalle loro responsabilità. In realtà, però, possiamo identificare anche una motivazione politica nella decisione degli USA, ovvero rendere più complicato l'esercizio del diritto al ritorno, cioè il rientro dei primi profughi e dei loro discendenti nell'attuale Israele, un diritto che viene ritenuto inaccettabile da parte di Israele e, dall'altra parte, invece, imprescindibile per l'amministrazione palestinese per concludere qualsiasi accordo di pace. L'UNRWA è finanziata quasi completamente dalle donazioni degli Stati appartenente all'ONU e da altre contribuzioni volontarie. Gli Stati Uniti sono stati, ad oggi, con 360 milioni di dollari annui forniti, il principale contribuente; il budget programmato per i servizi ordinari nel 2017 è stato di 760 milioni di dollari, ma l'aumento dei conflitti e dell'instabilità nella regione mediorientale ha fatto lievitare in modo sostanzioso il fabbisogno. Sempre secondo le valutazioni UNRWA, solo per Gaza, servirebbero 720 milioni di dollari, mentre altri 420 milioni sarebbero necessari per gestire le recenti emergenze nei territori occupati.

Infine, la guerra in Siria, l'unico Paese dove oltre 500.000 palestinesi erano ben integrati, ha prodotto, tra gli altri, centinaia di migliaia di sfollati palestinesi, per i quali UNRWA ha lanciato un appello per oltre 400 milioni di dollari, appello che è rimasto quasi del tutto inascoltato.

Occorre ribadirlo ancora ed ancora, i palestinesi sono rifugiati e apolidi da tre generazioni, senza trovare soluzione alla loro situazione. I rifugiati si trovano di fronte alla continua negazione dei loro diritti e ai conflitti armati ricorrenti nei luoghi dell'UNRWA. Krähenbühl, commissario generale all'UNRWA, ha affermato che a gennaio la situazione finanziaria dell'Agenzia è diventata catastrofica, a causa dell'improvvisa perdita di milioni di contributi volontari e la situazione sarebbe particolarmente critica per le operazioni di emergenza in Cisgiordania e a Gaza. Il Segretario Generale Antonio Guterres ha, inoltre, sottolineato che non possiamo permettere agli sforzi vitali dell'UNRWA di vacillare; la mancata fornitura di risorse disperatamente necessarie ha un prezzo: più difficoltà per le comunità, più disperazione per la regione, più instabilità per il nostro mondo. Un esempio pratico? Il Libano; qui UNRWA ha perpetuato lo status quo proteggendo i rifugiati palestinesi per 70 anni.

Il censimento del 2017 ha rivelato solo 175.000 persone tra rifugiati palestinesi, contro, invece, i 450.000 registrati ufficialmente all'UNRWA. I diritti per loro sono al minimo: l'acqua corrente esiste ma è salata; l'energia elettrica non è sufficiente e si dispone al massimo di sei ore di luce al giorno; per cucinare e per lavarsi i palestinesi sono costretti a comprare acqua al mercato nero. Insomma, UNRWA, in posti come questo, consente la sopravvivenza di migliaia di persone.

La Giordania, ancora, ha sempre affrontato i problemi economici ed è stata gravemente colpita dagli effetti del conflitto siriano nel 2011. Il Paese non può permettersi di perdere il sostegno dell'UNRWA. Più in generale, è improbabile che i Paesi ospitanti, come la Giordania, il Libano e la Siria, integrino i palestinesi senza alcun compenso, possibilmente da Israele e dalla comunità internazionale, poiché non si sentono responsabili delle conseguenze della guerra arabo-israeliana del 1948; non faranno sforzi unilaterali, senza un accordo di pace regionale negoziata e globale, che specifichi meccanismi di compensazione e riparazione.

Ad oggi, altri donatori statali dovranno compensare la perdita causata dal ritiro degli Stati Uniti. Degli Stati arabi, nessuno è interessato ad abbandonare UNRWA. L'Agenzia fornisce a milioni di palestinesi istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali, infrastrutture e aiuto, durante le emergenze come il conflitto a Gaza e le guerre in Siria. Gli Stati arabi e in particolare gli Stati del Golfo non hanno quasi altra scelta, se non quella di riempire quel vuoto di finanziamento che è esattamente il risultato che gli Stati Uniti hanno cercato.

Chiediamo, dunque, se il Governo intenda proporre un'iniziativa, anche a livello europeo, per un piano straordinario di finanziamenti all'UNRWA, in modo da compensare i mancati finanziamenti da parte degli Stati Uniti; quali iniziative si sono messe in campo e quali si prevedono di attuare nel prossimo futuro per dare sollievo, in particolare alla popolazione di Gaza, particolarmente colpita dai recenti attacchi e nella Cisgiordania; ed infine, quali iniziative intenda percorrere il Governo per facilitare il processo di pace per il conflitto arabo-israeliano.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano, ha facoltà di rispondere.

MANLIO DI STEFANO, Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale. Grazie Presidente, grazie alla collega interpellante per l'ottimo quesito posto. L'agenzia dell'ONU e per i rifugiati palestinesi, l'UNRWA, affronta, in realtà fin dal 2015, una seria crisi finanziaria. All'inizio di quest'anno si è avuto un notevole aggravamento dovuto, come è stato citato, alla drastica riduzione dei fondi per circa 300 milioni dollari da parte degli Stati Uniti d'America.

La comunità internazionale ha subito reagito per sopperire a questi tagli e di questo abbiamo contezza in diversi incontri, anche multilaterali, fatti a riguardo. A marzo e a giugno di quest'anno si sono tenute, infatti, due conferenze: una ministeriale straordinaria a Roma presso la FAO, sotto egida ONU e presieduta dal Segretario Generale Guterres; e una conferenza dei donatori a New York. Gli impegni aggiuntivi dei donatori, fra i quali l'Italia, annunciati nel corso dell'anno, uniti alle riforme interne all'Agenzia, volte a razionalizzare la spesa e a migliorare l'efficienza, hanno permesso di ridurre il deficit da 446 milioni di dollari a 186 milioni, con un'ulteriore e importante contribuzione della comunità internazionale, annunciata in occasione dell'ultima sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, pari a 120 milioni.

Proprio a settembre, alla riunione ministeriale su UNRWA, tenutasi a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, ho personalmente avuto modo, partecipandovi, di annunciare un ulteriore milione di euro a sostegno delle attività umanitarie di UNRWA, in relazione alla crisi siriana.

L'Italia sostiene UNRWA e la considera un attore essenziale per migliorare le condizioni di vita dei palestinesi e contribuire alla stabilità regionale. Sosteniamo l'Agenzia con contributi volontari, stanziati dal Comitato congiunto e destinati al bilancio generale, nonché contributi di emergenza e per specifici progetti multi e bilaterali.

Come correttamente rilevato dall'onorevole Ehm, l'Italia è fra i Paesi che, nel corso degli anni, hanno aumentato, anziché ridurre, i propri contributi. Infatti, fin dal 2012, la cooperazione italiana ha costantemente aumentato i contributi all'Agenzia, passando da 1,5 milioni di euro circa del 2012, a 14,8 milioni di euro programmati per quest'anno.

Il 2018 si configura, quindi, come un anno importante, fatto di aiuti concreti da parte italiana, che, tra l'altro, è coinvolta in un generale aumento del proprio contributo in cooperazione allo sviluppo, come da piano programmatico italiano.

Questo ci è stato riconosciuto dal commissario generale dell'UNRWA, Pierre Krähenbühl, che in un incontro informale dello scorso 9 ottobre, presso il Comitato politico di sicurezza del Consiglio UE, ha tenuto a ringraziare anche l'Italia per il sostegno finanziario e politico assicurato per il 2018.

Parliamo, quindi, di cifre, per andare più nel dettaglio. Quest'anno, sul canale multilaterale, abbiamo approvato ed erogato in anticipo il contributo volontario al bilancio generale di 6,8 milioni di euro, il secondo più alto dell'Italia per i fondi e programmi ONU in assoluto, dopo quello all'UNHCR.

Sul canale ordinario abbiamo programmato risorse a dono del valore complessivo di 5 milioni di euro. In particolare, sono state approvate iniziative di sviluppo - che poi sono quelle da lei citate poc'anzi - nei settori della salute e dell'istruzione in Libano per i rifugiati siriani, per l'ammontare di 1,5 milioni di euro, e in Palestina, in particolare a Gaza, per 2 milioni di euro, per la fornitura di servizi sanitari e di base, perché, come affermava poc'anzi, il problema oggi a Gaza è strettamente legato anche alle questioni proprio di base e di sopravvivenza. Prevediamo, inoltre, di approvare, entro la fine dell'anno, un terzo finanziamento a UNRWA del valore di 1,5 milioni di euro in favore dei rifugiati palestinesi in Libano o nel settore sanitario.

Sul canale emergenza, in occasione della Conferenza ministeriale straordinaria di Roma, del 15 marzo scorso, abbiamo previsto il raddoppio degli interventi di emergenza per il 2018, rispetto all'anno precedente, che passano da 1,5 a 3 milioni di euro: 1 un milione è stato destinato ai minori rifugiati palestinesi in Siria per attività volte a garantire l'accesso ai servizi educativi di sostegno psicosociale, e 2 milioni per il rafforzamento delle capacità produttive delle famiglie a reddito agricolo e dei meccanismi di resilienza. I due interventi sono stati autorizzati con delibera della Viceministra Del Re nello scorso mese di settembre.

A livello politico, il sostegno del Governo italiano a UNRWA si iscrive nella più ampia azione dell'Italia e dell'Unione europea, volta a favorire una ripresa del processo politico. In quest'ottica, l'Italia continua a sostenere attivamente la posizione dell'Europa, saldamente ancorata alla visione dei due Stati, che coesistono uno a fianco all'altro in pace e sicurezza entro i confini del 1967, come sancito in diverse occasioni. Non sarebbe, d'altronde, logico né corretto pensare di continuare a finanziare organismi che fanno da tampone e da cuscinetto sociale per quelle popolazioni in difficoltà, senza risolvere il problema alla radice, che è quello, appunto, della consistenza sul territorio israelo-palestinese e una soluzione politica dei due Stati.

Le nostre iniziative politico-diplomatiche sono, quindi, volte a rilanciare l'assistenza alla popolazione palestinese, con particolare attenzione alla situazione della striscia di Gaza, a contribuire al rafforzamento della governance dell'Autorità nazionale palestinese, con la quale cerchiamo di avere anche un dialogo in ottica di riequilibrio dei rapporti nella striscia di Gaza e non soltanto in Cisgiordania, e a incoraggiare il difficile processo di riconciliazione intra-palestinese.

Crediamo che non ci possa essere alta soluzione, se non quella della coesistenza pacifica e che il sostegno dei Paesi da sempre impegnati nella soluzione del conflitto arabo-israeliano non possa che essere una soluzione politica che coinvolga di nuovo fortemente l'Unione europea, che oggi forse vive un momento di distanza dalla risoluzione del conflitto, quando invece sarebbe fondamentale dare il nostro contributo a livello specialmente diplomatico per la risoluzione dello stesso.

PRESIDENTE. La deputata Yana Chiara Ehm ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

YANA CHIARA EHM (M5S). Grazie, Presidente. Grazie sottosegretario, mi ritengo molto soddisfatta sia della sua risposta, ma anche dell'effettivo impegno da parte del Governo italiano ad aver risposto con responsabilità all'appello e ad avere anche aumentato i fondi destinati ad UNRWA.

Ne approfitto brevemente per dare qualche dato in più sull'attuale situazione e le eventuali conseguenze, qualora non vi fosse la possibilità di coprire completamente le spese in futuro.

I numeri ammissibili oggi per i servizi all'UNRWA sono, come detto prima, poco più di 5 milioni: 810 mila in Cisgiordania e Gerusalemme Est, 1,3 milioni nella striscia di Gaza, 2,2 milioni in Giordania, 450 mila in Libano e, infine, 527 mila in Siria.

L'Agenzia gestisce oggi circa 690 scuole in Giordania, Libano, Siria, striscia di Gaza e Cisgiordania, con l'iscrizione di circa 500 mila bambini e più di 60 mila studenti diplomati in programmi di formazione tecnica e professionale. Circa i due terzi dei rifugiati registrati, quindi circa 3 milioni di persone, ottengono servizi sanitari dai centri di assistenza sanitaria di base, cure gratuite, interventi chirurgici, che non potrebbero essere garantiti in nessun altro modo, neanche dagli Stati ospitanti, che nella maggior parte dei casi privano i palestinesi dei fondamentali diritti. Le conseguenze a livello generale sarebbero ben difficile da digerire. Qualcuno dovrà finanziare l'aiuto per migliaia di persone che, altrimenti, sarebbero private di esso. Questo carico, probabilmente, ricadrà sull'Unione europea e gli Stati del Golfo.

Né il Libano e né la Giordania hanno la capacità economica e finanziaria, ma neanche le infrastrutture o il clima sociale, per svolgere il lavoro svolto dall'UNRWA. Dopo settant'anni con poca o nessuna integrazione della popolazione palestinese e un afflusso di sette anni di centinaia di migliaia di profughi siriani, un brusco risveglio della questione dei rifugiati potrebbe causare una crisi umanitaria e la violenza tra le comunità.

L'Arabia Saudita si è sempre preoccupata della questione dei profughi palestinesi, difendendo il diritto al ritorno o ad essere risarcita. Tre Stati membri del Gulf Cooperation Council - Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Kuwait - sono, infatti, tra i primi donatori dell'UNRWA. Le competizioni per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti potrebbero alimentare una maggiore tensione e bipolarizzazione nella regione. L'Arabia Saudita e il Qatar, infatti, stanno già gareggiando per mostrare la loro solidarietà con i palestinesi. Venendo all'Italia, come ha giustamente detto e notato il sottosegretario Di Stefano, il nostro sembra essere uno dei pochi Paesi che negli anni hanno aumentato i propri contributi, posizionandosi, infatti, nel 2017, nei top 20 dei Paesi donatori, al quattordicesimo posto. In aggiunta, come poc'anzi annunciato, l'Italia ha approvato un ulteriore stanziamento a favore dell'UNRWA per programmi da realizzare in Libano, Siria, Palestina e Striscia di Gaza. Anche Federica Mogherini, Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri, si è espressa contro il taglio dei fondi ONU per i rifugiati palestinesi in Medioriente, denunciando un rischio per la sicurezza e invitando gli USA a compiere scelte sagge.

Infine, da sempre il nostro Paese si fa portavoce delle esigenze dei vulnerabili. Per questo stiamo anche festeggiando l'ingresso dell'Italia nel Consiglio dei diritti umani dell'ONU nel triennio 2019-2021, al grido di pace, sicurezza e sviluppo. Il motto dei 5 Stelle è sempre stato “nessuno deve rimanere indietro”: che questo valga anche per la popolazione palestinese.

(Iniziative volte a eliminare, dal “Piano della performance 2018-2020” dell'Inps, la previsione di un incentivo al personale medico in relazione al numero delle prestazioni per malattia e invalidità revocate – n. 2-00145)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Carnevali ed altri n. 2-00145 (Vedi l'allegato A) concernente iniziative volte a eliminare, dal “Piano della performance 2018-2020” dell'Inps, la previsione di un incentivo al personale medico in relazione al numero delle prestazioni per malattia e invalidità revocate.

Chiedo alla deputata Carnevali se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

ELENA CARNEVALI (PD). No, desidero illustrare l'interpellanza, grazie.

PRESIDENTE. Bene, a lei la parola.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie a lei Presidente, cercherò di essere anche breve. Credo che, peraltro, il testo dell'interpellanza spieghi già bene le ragioni per cui abbiamo chiesto e chiediamo un impegno urgente da parte del Governo. La questione è riferita in particolare ai criteri che sono stati inseriti, criteri che poi determinano le premialità e anche gli incentivi economici, all'interno, in particolare, del piano della performance 2018-2020 dell'INPS. Con questa determina presidenziale, n. 24 del 13 marzo 2018, in particolare noi leggiamo che gli obiettivi produttivi ed economico-finanziari dei professionisti medici, compresa la parte relativa alla retribuzione di risultato, per quanto riguarda sia i professionisti legali che medici, fa riferimento al fatto che assumono rilievo l'indicatore sintetico di efficacia e di efficienza nell'area di propria pertinenza e del relativo ambito territoriale del cruscotto direzionale, nonché alcune voci strettamente legate alle attività di competenza.

Per quanto riguarda i medici, fanno riferimento, immaginiamo, al volume dell'annullamento delle prestazioni dirette per malattie e le revoche per le prestazioni di invalidità civile. Noi siamo sicuramente convinti che nell'ambito della ridistribuzione delle risorse e nell'ambito dell'appropriatezza, con il quale noi dobbiamo definire, quindi garantire, le prestazioni che vengono assicurate, questo però non possa in qualche modo essere determinato da comportamenti che non possono coincidere, invece, con la garanzia del codice deontologico dei medici e delle opportune valutazioni che ogni medico, in particolare, deve poi comunque poter scrupolosamente effettuare. Questa scelta all'interno di questi obiettivi di performance, che peraltro sono stati aggiornati rispetto alla distribuzione dei risultati dei progetti speciali ex articolo 18 della legge n. 88 del 1989, ha particolarmente colpito, devo dire, le associazioni, le quali hanno dimostrato una particolare e forte contrarietà. Faccio riferimento alla Fand, faccio riferimento a moltissime delle associazioni che tutelano le persone con disabilità. Ma devo dire che anche le associazioni mediche e le categorie sindacali - gli stessi medici dell'INPS - si sono trovati contrari a questi indicatori di performance.

Le ragioni della interpellanza toccano in particolare due punti. Il primo è la richiesta e l'interrogazione che noi facciamo al Governo se non ritenga urgente chiedere all'INPS di stralciare questa parte come indicatore di risultato per la ridistribuzione degli incentivi. Il secondo punto, invece, riguarda soprattutto il numero di quante, alla fine, dopo che sono state verificate o sono state effettuate le revoche, prestazioni vengono riconosciute, che possono essere legate, per esempio, all'invalidità civile. Vede, sottosegretario - in particolare, credo che lei ne sappia bene di queste cose - quello che sta avvenendo è che spesso accade che, soprattutto nel momento in cui si fanno le revoche, le persone poi devono necessariamente ricorrere, con ricorsi che sono onerosi dal punto di vista economico (centinaia di euro) e con il bisogno anche di assistenza legale, di assistenza tecnica - per cui, magari, qualcuno ci rinuncia anche - per poi, come abbiamo visto, nel momento in cui si fa opposizione a questa revoca, vedere che la maggior parte della totalità viene alla fine riconosciuta.

Allora, la domanda è: riteniamo che questo sia un criterio giusto? So benissimo, perché l'ho letto anche tra gli obiettivi di Governo, frutto, peraltro, di attività di accertamento che sono già state fatte anche da parte dell'INPS sulla verifica e sulla necessità di riconoscere quali sono i falsi invalidi o chi abusa delle condizioni di malattie, ma da qui ce ne passa a legare un incentivo di produttività, di efficacia e di efficienza, di fatto, non dalla deontologia medica ma al numero delle invalidità civili che vengono revocate. Grazie.

PRESIDENTE. Grazie a lei, deputata Carnevali. Approfitto, visto che siamo nel Parlamento italiano e non nella Camera dei Lord, per correggere il testo degli uffici - che prima ha citato la parola “performance” - in “prestazioni”.

Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Claudio Cominardi, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO COMINARDI, Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interpellanza in oggetto, concernente gli obiettivi produttivi ed economico-finanziari dei professionisti e medici contenuti nel piano performance 2018-2020 dell'INPS, rappresento quanto segue. Innanzitutto, il piano della performance, predisposto ogni anno ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 150 del 2009, illustra il processo di gestione del ciclo della performance, adottato ai fini del raggiungimento degli obiettivi dell'Istituto, in coerenza con il ciclo di programmazione finanziaria e di bilancio. Il piano definisce, inoltre, gli indicatori utili per la misurazione, la valutazione e la rendicontazione delle prestazioni nell'ottica del miglioramento della qualità dei servizi offerti e della valorizzazione del merito personale.

Il piano delle prestazioni 2018-2020 dell'INPS è stato approvato con determinazione presidenziale n. 24 del 13 marzo 2018. In ordine alla determinazione in oggetto, aggiungo che la stessa è stata esaminata dal collegio dei sindaci dell'Istituto nel verbale n. 11 del 20 marzo 2018. In merito, l'organo di controllo non ha espresso rilevazioni in ordine allo specifico argomento degli obiettivi produttivi ed economico-finanziari dei medici professionisti.

Per gli aspetti di competenza del Ministro della salute, il dicastero, sul presupposto che tali obiettivi potessero effettivamente avere un impatto sui professionisti coinvolti da un punto di vista deontologico, visto anche il dissenso espresso in merito dalla federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ha ritenuto di dover chiedere chiarimenti all'INPS sulla vicenda. L'istituto ha fatto pervenire chiarimenti tecnici volti ad evidenziare che gli obiettivi in parola, delineati nell'ambito del piano delle prestazioni, non inciderebbero sull'autonomia tecnico-professionale dei medici interessati, in quanto le prestazioni, a cui ci si riferisce, riguardano casi ben definiti ed estremamente circoscritti oggetto di specifiche discipline di settore.

In particolare, l'INPS ha meglio specificato che l'istituto della revoca di prestazione di invalidità civile si riferisce ad un settore dell'attività assistenziale, ovvero le cosiddette “revisioni ordinarie”. Quest'ultima è un'attività trasferita dalle ASL all'INPS nel 2014 e riguarda una precisa fattispecie di invalidità in cui precedenti commissioni mediche avevano riconosciuto il diritto ad una prestazione a termine, prevedendo espressamente la “rivedibilità” del giudizio dopo un certo numero di anni nella prospettiva di un miglioramento dello stato morboso.

In riferimento, poi, alla rilevanza dell'obiettivo “revoche” rispetto alla retribuzione accessoria, l'istituto ha evidenziato che il vigente CCNI stabilisce che la retribuzione accessoria è composta dalla performance individuale al 30 per cento e dalla prestazione organizzativa per il 70 per cento. In particolare, nell'ambito della performance organizzativa che valuta i risultati conseguiti a livello di struttura, rientra anche l'indicatore finanziario oggetto dell'interpellanza che incide per l'1,7 per cento sulla retribuzione totale del professionista.

A tal proposito, l'INPS ha reso noto che, vista la bassa incidenza degli indicatori in questione sulla prestazione complessiva e dal momento che la valutazione avviene a livello regionale con il contributo di tutti i professionisti, l'azione del singolo professionista, di conseguenza, sembrerebbe non incidere in maniera rilevante sul risultato finale della retribuzione attesa. L'INPS ha peraltro evidenziato che le competenti strutture dell'istituto hanno avviato una puntuale verifica dell'efficacia dell'indicatore in argomento finalizzata a valutarne l'opportunità di una revisione. A tal proposito, il Governo si impegna a vigilare affinché, nella futura programmazione non sia più previsto l'indicatore in oggetto.

Per quanto riguarda il secondo quesito posto dagli onorevoli interpellanti, con riferimento ai primi sette mesi del 2018 l'istituto ha reso noti i dati aggregati a livello regionale relativi alle visite per “revisioni ordinarie”, con evidenziazione dell'incidenza dei provvedimenti di revoca sul totale delle visite effettuate. Allo stesso modo, l'istituto ha fornito i dati richiesti relativi alle visite mediche di controllo effettuate, con i relativi esiti, aggregate a livello regionale e provinciale.

Per concludere, pur riconoscendo l'importanza della programmazione dell'istituto ai fini della valutazione dei professionisti e dei medici INPS, ritengo che sia necessario considerare fondamentale, prima di ogni principio economico o finanziario, valori quali il rispetto della vita, della salute pubblica e della dignità della persona. Come definito dall'articolo 32, comma 1, della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Ricordo, infine, l'attenzione che il Governo ha posto, sin dall'inizio, verso tutte quelle persone - e le rispettive famiglie - al centro di un'esperienza difficile come quella della malattia o della disabilità, diventati, a causa dei comportamenti di pochi “furbetti” e delle inadeguate politiche precedenti, un vero e proprio stigma sociale per chi vive realmente una condizione di infermità fisica, psichica o sensoriale.

PRESIDENTE. La deputata Elena Carnevali ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

ELENA CARNEVALI (PD). Grazie, Presidente. Mi dichiaro insoddisfatta non solo - e non in particolare - per le risposte che mi ha fornito il sottosegretario, quanto per quelle che ci sono state fornite dall'istituto, perché la contraddizione in termini di quello che ci è stato spiegato è che alla fine questi criteri incidono dal punto di vista della valutazione dell'eventuale premialità che viene data ai medici in modo - si è fatto un po' fatica a capire, ma mi sembra di averlo potuto ascoltare - non così incidente. E, allora, la prima domanda che ci si pone è che senso ha averlo inserito.

In secondo luogo, soprattutto perché viene sottolineato e si parla, in particolare, della revisione per condizioni di invalidità temporanee, questo non può essere legato alla valutazione che viene fatta in termini, come dire, quasi propedeutici, nel senso che guardiamo a quello con le eventuali possibilità di una revoca.

Infatti, questo riguarda la condizione di benessere, di salute o di non salute della persona del nostro assistito. Non è che se questa persona ha avuto una condizione di aggravamento noi non possiamo riconoscergli l'indennità di invalidità o se invece vi sono delle condizioni oggettive, ma non è che incide la valutazione del medico. Ad incidere - ed è quello che noi osserviamo - deve essere la condizione effettiva della persona che viene valutata. Quindi, francamente non solo non mi ritengo soddisfatta ma soprattutto sono particolarmente colpita, perché se alla fine è anche un valore - come dire - poco significativo nelle premialità perché inserire una norma che francamente cozza e fa a pugni con il valore deontologico della persona?

E poi, devo dire, ho sentito di una disponibilità - siamo nell'ambito delle disponibilità - di una verifica da parte del Governo che chiederà prossimamente di eventualmente stralciare questa parte. Mi auguro che questo invece avvenga davvero nel più breve tempo possibile e che siano altri i criteri con cui noi valutiamo le condizioni di salute e le eventuali prestazioni che possono essere riconosciute alle persone che ne fanno richiesta. Infatti, credo davvero che subordinare il riconoscimento della condizione di bisogno a questioni legate esclusivamente al budget non sia tra gli obiettivi che noi pensiamo di dover raggiungere non solo come istituto ma penso che non lo dobbiamo raggiungere neanche come Paese. Ed è oggettivo il fatto che è sicuramente molto più difficile adesso poter avere riconosciuta una prestazione che viene data poi con l'accertamento delle condizioni di invalidità civile ed è molto più difficile di questi tempi avere questo riconoscimento. Mi auguro che ci sia un impegno effettivo da parte del Governo e che ci sia una disponibilità alla revisione di questi criteri contenuti nel piano delle performance.

(Chiarimenti in merito alla posizione del Governo circa le assunzioni di personale nel comparto sicurezza e iniziative volte a evitare il ridimensionamento delle forze dell'ordine sul territorio – 2-00146)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Siracusano ed altri n. 2-00146 (Vedi l'allegato A).

Chiedo alla deputata Matilde Siracusano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Presidente, illustro la mia interpellanza urgente.

PRESIDENTE. Prego, a lei la parola.

MATILDE SIRACUSANO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Candiani, siamo qui a interpellarla per chiederle delucidazioni in merito al piano straordinario di assunzioni che era stato annunciato dal Ministero dell'interno per quanto concerne il comparto sicurezza. Si parlava anche di un piano di redistribuzione sul territorio delle forze dell'ordine, in modo da seguire l'andamento delle emergenze criminali nelle diverse zone. Nel piano citato verrebbe confermata la priorità in città come Roma, Milano e Napoli, che dovranno ottenere un contingente superiore a quello attuale e, invece, si dice che in altre questure verrà fissata una quota limite sotto la quale non si potrà scendere, ovviamente, in termini di unità di personale, ma senza che questo escluda la possibilità di effettuare eventuali tagli.

Quanto appena riportato causerebbe notevoli disagi nelle zone in cui si registrano già episodi di criminalità che in questo modo resterebbero del tutto prive di un piano di sicurezza adeguato per reprimere e combattere tali episodi, perché sappiamo bene che ci sono alcune zone che magari non rispecchiano alcuni criteri, in termini di dimensioni o di abitanti, ma dove si registrano quotidianamente degli episodi di criminalità e, quindi, anche queste zone rientrerebbero tra quelle città e quei comuni che necessitano di un aumento di personale.

A ciò dobbiamo aggiungere di conoscere che, nel Documento di Economia e finanza, ossia la base economica da cui si parte poi per elaborare la legge di bilancio per il prossimo anno, sono state dimenticate in parte le Forze Armate, le forze di polizia e i vigili del fuoco, emarginati. Il Ministro interrogato, il Ministro dell'Interno, aveva poi annunciato a Bari che nel “decreto sicurezza” sarebbero previste le assunzioni straordinarie di uomini delle forze dell'ordine. Si era parlato di 2.500 poliziotti e 1.500 vigili del fuoco quando poi nei fatti è stato smentito, poiché nel decreto citato non è prevista alcuna spesa aggiuntiva.

Proprio sulle assunzioni emergono evidenti perplessità, sottosegretario, poiché, come riportato anche dai maggiori organi di stampa e dalle note diramate dal Ministero, è stabilito che le assunzioni nel comparto sicurezza sono considerate un obiettivo da raggiungere. Oltre, quindi, alle mancate assunzioni, ad avviso dell'interpellante, il Governo non ha fatto altrettanto per valorizzare economicamente il lavoro svolto dagli oltre 470 mila operatori del comparto sicurezza che ogni giorno sono a servizio del Paese per la tutela dell'incolumità dei cittadini e del territorio e che non svolgono un mestiere, ma una missione. Nel DEF 2018, infatti, non sono previste risorse per far partire la nuova stagione contrattuale, vista la scadenza ormai prossima del contratto in essere e non solo. A dispetto delle promesse fatte nelle scorse settimane, nel DEF, non ci sono le risorse per procedere a un nuovo riordino delle carriere, attraverso il quale rivedere le storture provocate dal precedente.

Nel decreto sicurezza è prevista, inoltre, l'istituzione di un fondo per i correttivi relativi al riordino interno delle carriere, alimentato da risorse già disponibili per le Forze di polizia, 30 milioni per il 2017, 15 milioni dal 2018 e da ulteriori 5 milioni di euro a decorrere dal 2018 per le Forze armate. Si tratta, dunque, di un fondo di 20 milioni di euro per l'anno in corso, che risulta costituito per tre quarti da risorse già stanziate dal precedente Governo, che potrebbero essere utilizzate al massimo per qualche piccola miglioria e, in ogni caso, servirà una nuova legge delega e nuovi decreti legislativi.

Inoltre, aggiungo che, lo scorso 10 settembre, la Ministra della Pubblica Amministrazione aveva risposto all'interrogazione dell'onorevole Molinari in merito, appunto, al piano straordinario di assunzioni nel pubblico, affermando che vi sarebbe stato un potenziamento delle Forze di polizia, con un piano straordinario nel periodo 2019-2023, senza però fornire alcun dettaglio in merito né alle risorse stanziate, né alle tempistiche di realizzazione.

Quindi, sottosegretario, le chiediamo di fornirci, appunto, degli opportuni chiarimenti in merito alle dichiarazioni rese dal Governo, poi non supportate effettivamente dai fatti, circa i termini e le risorse stanziate per le assunzioni del personale del comparto sicurezza e quali iniziative intenda assumere, a nostro parere abbastanza urgenti, al fine di scongiurare un ridimensionamento delle Forze dell'ordine che stanno prestando servizio nelle nostre città italiane.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'Interno Stefano Candiani ha facoltà di rispondere.

STEFANO CANDIANI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. La ringrazio, signor Presidente. Ringrazio anche l'onorevole Siracusano per avere posto questa interpellanza, che consente di ulteriormente precisare, oltre a quelle precisazioni che sono già state fatte sia in sede, qui, di interrogazioni la scorsa settimana, sia nell'altro ramo del Parlamento e le do subito un'anticipazione, ancora prima di passare alla lettura dello svolgimento della risposta. Tutto quello che lei ha elencato lo si trova non nel decreto fiscale, ma si trova nella legge di bilancio, quindi deve ancora essere portato all'attenzione degli organi parlamentari.

Signor Presidente, signori deputati, la linea di intervento che il Governo intende portare avanti, con assoluta determinazione, sul versante della sicurezza dei cittadini ha come obiettivo primario l'innalzamento dell'azione di prevenzione e contrasto delle Forze di polizia rispetto ai diversi fenomeni di illegalità. Il raggiungimento di tale risultato richiede, come passaggio necessario, il potenziamento della capacità operativa delle diverse componenti del sistema sicurezza, da realizzare sia attraverso l'attuazione di un più efficace modello organizzativo degli uffici e dei reparti esistenti sia attraverso un mirato piano di potenziamento straordinario degli organici in alcuni settori strategici. È ovvio che bisogna riorganizzare, perché ci sono anche strutture “vecchie” e ci sono necessità anche di contrasto al crimine nuove. In tale quadro, posso intanto confermare che il Dipartimento della pubblica sicurezza ha già predisposto un progetto per la revisione delle dotazioni organiche delle questure e per la definizione di un nuovo modello organizzativo delle stesse e dei commissariati di pubblica sicurezza, ciò sulla base di parametri e indicatori che fanno riferimento alla complessità dei contesti territoriali di riferimento e, in particolar modo, agli indici di delittuosità generali e al radicamento della criminalità organizzata, all'esistenza di condizioni di particolare conflittualità sociale, oltre naturalmente all'incidenza dei fenomeni migratori. Sul progetto in questione è in corso un confronto con le organizzazioni sindacali della Polizia di Stato.

In merito ai tempi di attuazione, come ho già avuto modo di riferire la scorsa settimana, proprio in quest'Aula, il progetto di riorganizzazione potrà divenire operativo già della primavera 2019, dopo la fase di predisposizione dei necessari atti normativi e ordinamentali.

In merito, poi, all'eventualità di possibili tagli al personale paventata dall'onorevole interpellante, posso assicurare che non è prevista alcuna riduzione di organico ma, al contrario, il potenziamento degli stessi per tutte le questure e a questo rinvio al futuro piano che sarà inserito, appunto, in legge di bilancio come potenziamento degli organici.

Proprio sul versante delle iniziative per il potenziamento degli organici, segnalo lo stanziamento di circa 500 milioni di euro inserito nel disegno di legge di bilancio approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre scorso, finalizzato al piano straordinario di assunzioni per poliziotti, magistrati e personale amministrativo. Più in particolare per quanto riguarda il Ministro dell'Interno, faccio presente che il piano straordinario di potenziamento riguarderà, oltre alla Polizia di Stato, anche il Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, il personale della carriera prefettizia e quello contrattualizzato dell'amministrazione civile, al fine di assicurare il mantenimento dei necessari standard di funzionalità anche in relazione a peculiarità specifiche e a compiti in materia di immigrazione, di ordine pubblico, e di favorire altresì necessario ricambio generazionale. E anche su questo intendo sottolineare molto, le nuove assunzioni straordinarie consentiranno di abbassare l'età media, che è un fatto, purtroppo, che nel nostro comparto sicurezza si fa sentire. Per la Polizia di Stato l'intenzione è quella di procedere ad un ripianamento al 100 per cento del turnover del personale attraverso l'attuazione di un piano quinquennale di assunzioni, per azzerare completamente le carenze di organico. Come ha dichiarato il Ministro Salvini in questi giorni, l'obiettivo è quello di arrivare, fin dal prossimo anno, alla progressiva assunzione di 10 mila giovani, uomini e donne, tra Forze dell'ordine, Vigili del fuoco e altri addetti del comparto sicurezza.

Intanto, l'attenzione dell'Esecutivo su questi temi si è già tradotta con l'introduzione di specifiche misure nel decreto-legge n. 113 del 4 ottobre 2018, il cosiddetto decreto sicurezza e immigrazione che è in fase di conversione a partire dal Senato. In questo modo, mi riferisco, in particolare, allo stanziamento di 15 milioni di euro per il 2018 e di 49 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2019 al 2025, destinati al potenziamento degli apparati tecnico-logistici della Polizia di Stato e dei Vigili del fuoco, allo stanziamento di circa 38 milioni di euro per il pagamento dei compensi per il lavoro straordinario svolto dal personale della Polizia di Stato, all'incremento di circa 6 milioni di euro per l'anno 2019, di 5 milioni di euro a partire dall'anno 2020, degli stanziamenti per la retribuzione del personale volontario dei Vigili del fuoco, all'istituzione di un fondo per i correttivi del riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate, ivi comprese le capitanerie di porto, pari a 15 milioni di euro per il 2018 e a 15 milioni di euro a decorrere dal 2019, non utilizzati per l'emanazione dei decreti correttivi. A tali risorse va aggiunta una quota pari a 5 milioni di euro a decorrere dall'anno 2018, risorse recuperate a seguito dell'attuazione del processo di revisione dello strumento militare e di risparmi realizzati in relazione all'attuazione di misure di ottimizzazione e organizzazione finanziaria. Al riguardo si comunica, inoltre, che è intenzione del Governo incrementare di 100 milioni di euro, a decorrere dal 2019, le risorse del predetto fondo. Al fine di dare compiuta attuazione al progetto di riordino e corrispondere agli impegni già assunti in sede di audizioni degli organismi sindacali e del Cocer del personale, è, poi, allo studio una proposta per la proroga della delega dei decreti correttivi, da inserire già in sede di conversione del decreto-legge sicurezza.

In conclusione, il Governo confida che le misure in atto e quelle che si realizzeranno nei prossimi mesi consentiranno di innalzare ulteriormente gli standard di operatività e di efficacia di tutte le componenti del sistema sicurezza, sistema che rappresenta un asset strategico per garantire quel quadro di legalità necessario ad assicurare le precondizioni per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese.

Quindi, concludo e dico senza problemi all'onorevole interpellante, che le risorse che sta mettendo a disposizione il Governo, e che sotto l'impegno del Ministro Salvini le forze dell'ordine potranno utilizzare, consentono di garantire non solo il turnover, quindi con l'abbassamento dovuto all'età anagrafica più bassa del personale, ma un incremento straordinario che non ha eguali per decenni nel nostro comparto sicurezza, e un'immissione di risorse a disposizione che non ha uguali per molti decenni nel comparto sicurezza.

Ovviamente occorrerà riorganizzare, perché anche le fattispecie di criminalità che debbono essere contrastate sono differenti: ci sono specialità che devono essere incrementate, e specialità che ormai hanno passato il tempo e quindi vanno riorganizzate. Su tutto questo il nostro impegno le posso garantire che è massimo.

PRESIDENTE. La deputata Matilde Siracusano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

MATILDE SIRACUSANO (FI). La ringrazio, sottosegretario, per la risposta. Siamo parzialmente soddisfatti per gli obiettivi che lei con molta determinazione si sta prefissando; però le devo dire che non siamo soddisfatti per le misure poste in essere finora da questo Governo, anche perché le risorse stanziate ci risultano veramente poche. Anche per quanto riguarda il bilancio che lei prima mi ha citato, si era parlato di 1 miliardo per le assunzioni straordinarie, e dopo un minuto abbiamo sentito che questo miliardo era diventato 500 milioni, in questi 500 milioni poi sono stati aggiunti i magistrati e il personale amministrativo. Per cui siamo qui a sollecitare un impegno sempre crescente verso quelle che sono per noi emergenze prioritarie, cioè le necessità delle forze dell'ordine, del nostro comparto sicurezza che è sottodimensionato, che opera con straordinari risultati al netto di risorse esigue, di stipendi inadeguati, di dotazioni obsolete e con scarse garanzie dal punto di vista anche legale e previdenziale.

Devo riconoscere che obiettivamente noi siamo un po' dispiaciuti nel vedere che nella legge di bilancio c'è il reddito di cittadinanza che prevede un'erogazione di 780 euro per i disoccupati, e contestualmente gli stipendi dei poliziotti non superano i 1.200 euro al mese, quando le nostre forze dell'ordine tutti i giorni svolgono una missione per noi, rischiando la vita per la nostra incolumità; e quindi noi siamo sempre a sollecitare rispetto a questa direzione. Io le ricordo che nel nostro programma elettorale, che abbiamo condiviso e sottoscritto, grazie al quale abbiamo ottenuto il massimo consenso da parte degli italiani, il punto 5 recitava: più sicurezza per tutti; e tra gli obiettivi vi era: tutela della dignità delle forze dell'ordine, delle Forze armate, con stipendi dignitosi, dotazioni adeguate di personale, mezzi e tecnologie adeguati al contrasto del crimine e del terrorismo.

Questo punto ce lo dobbiamo fissare come obiettivo e come emergenza; e quindi noi combatteremo tutti i giorni finché non vedremo un effettivo cambio di rotta, e onestamente fino adesso dalle premesse questo non ci risulta. Combattiamo quindi insieme, perché questa è una priorità: le nostre forze di sicurezza non possono continuare a lavorare in queste condizioni di emergenza, noi non possiamo cullarci neanche della loro straordinaria capacità di sopperire alle emergenze in cui si trovano.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che nell'Allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per la discussione generale della proposta di legge in materia di inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo (Vedi l'allegato A).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Lunedì 22 ottobre 2018 - Ore 15:

1. Discussione sulle linee generali della mozione Conte ed altri n. 1-00061 concernente iniziative per il rilancio del Mezzogiorno .

2. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:

MOLTENI ed altri: Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo. (C. 392-A)

e dell'abbinata proposta di legge: MORANI. (C. 460)

Relatrice: TATEO.

La seduta termina alle 11,10.