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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 22 ottobre 2019

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    con poco meno di 1 milione e 400 mila unità, l'aggregato dei liberi professionisti costituisce al 2017 oltre il 6 per cento degli occupati in Italia e il 26 per cento del complesso del lavoro dipendente;

    in decisa crescita nell'ultimo decennio (+28 per cento tra il 2008 e il 2017), i liberi professionisti hanno costituito l'unica componente del mercato del lavoro che non soltanto ha tenuto, ma si è rafforzata nel corso della crisi, in netta controtendenza rispetto agli altri segmenti occupazionali del lavoro indipendente;

    l'Italia che riemerge dalla crisi è un Paese del terziario similmente alla Germania, Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti e oggi immaginare il futuro del lavoro autonomo richiede uno sforzo di pensiero volto a ridurre le differenze tra i vari modelli associativi e normativi, e che nel contempo possa cogliere gli strumenti salienti che offre l'era digitale e del terziario avanzato;

    in Italia esistono ben 26 ordini professionali e collegi professionali che contano oltre 2 milioni e 300 mila iscritti e, se si considerano anche i dipendenti che lavorano presso gli studi professionali, il numero aumenta fino a circa 6 milioni e mezzo di lavoratori: un bel numero se si considera che nel 2018 gli italiani occupati erano 23 milioni e 215 mila;

    nel 2006 con i cosiddetti «decreti Bersani», nel tentativo di aumentare la concorrenza in settori come quello delle professioni chiuse, è stata abolita la tariffa minima che di fatto ha provocato un impoverimento di tutte le categorie professionali con un calo di reddito medio del 8,6 per cento, con punte significative tra i professionisti dell'area tecnica (-18,6 per cento) e giuridica (-29,2 per cento);

    per ovviare a ciò è intervenuta la legge n. 284 del 4 dicembre 2017 – collegato fiscale 2018 – che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge 16 ottobre 2017, n. 148, introducendo nel nostro sistema giuridico «l'equo compenso» per tutti in professionisti;

    l'equo compenso altro non è che il riconoscimento del valore sociale ed economico della prestazione professionale, un diritto costituzionalmente garantito nelle diverse forme (articoli 1, 4 e 35); infatti i professionisti concorrono, attraverso le loro prestazioni, alla realizzazione ed attuazione di diritti costituzionali come, ad esempio, il diritto alla salute, all'abitazione, all'ambiente, alla difesa;

    nonostante l'equo compenso sia stato salutato come un passo decisivo per invertire le regole europee in materia di libera concorrenza, l'impatto pratico non ha ancora determinato gli effetti sperati e non manca nemmeno la confusione generata dall'Antitrust che recentemente si è pronunciata affermando che: «le tariffe professionali fisse e minime costituiscono una grave restrizione della concorrenza, in quanto impediscono ai professionisti di utilizzare il più importante strumento concorrenziale, ossia il prezzo della prestazione»;

    oggi il mondo delle libere professioni rappresenta un fondamentale valore aggiunto per l'economia della nostra Nazione: si concentra, infatti, in Italia la maggiore percentuale dei professionisti censiti nei 18 Paesi dell'Unione europea e questo mondo delle libere professioni, nelle sue diverse articolazioni, rappresenta un modello sociale che non può essere abbandonato a se stesso o a regole europee mutuate da sistemi giuridici che fanno del liberalismo sfrenato il loro mantra;

    secondo il rapporto 2018 di Confprofessioni, i liberi professionisti hanno retto più di altre categorie alla crisi economica del secondo millennio, ma necessitano di risposte urgenti ed indifferibili da parte del Governo e delle istituzioni, in termini di: difesa della propria specificità ed identità; riduzione della pressione fiscale; semplificazione delle incombenze burocratiche; tutela della meritocrazia anche attraverso la semplificazione normativa; un rapporto equilibrato con il fisco,

impegna il Governo:

1) ad intraprendere ogni opportuna iniziativa di carattere normativo atta a garantire la diffusa applicazione del principio dell'equo compenso per le prestazioni svolte da professionisti, principio già contemplato all'articolo 13-bis della legge professionale forense, recepito nella legge di bilancio 2018 ed esteso anche alle prestazioni, e a tutti i liberi professionisti, indipendentemente dalla iscrizione o meno ad un ordinamento professionale e a collegi, commisurato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto;

2) a valutare l'opportunità di prevedere specifiche iniziative finalizzate alla revisione dei compensi per i consulenti tecnici di ufficio ausiliari della giustizia, la cui tariffazione è ancora regolata dal Testo unico sulla giustizia che richiama la legge n. 319 del 1980, obsoleta sia nel testo che nei contenuti, tenendo conto che attualmente gli onorari sono commisurati al tempo impiegato dai professionisti a svolgere l'incarico e valutati poco più di quattro euro l'ora e che, alla luce delle nuove incombenze determinate dal decreto-legge n. 83 del 2015 che introduce nuove misure in materia fallimentare e di procedure di esecuzione forzata immobiliare, il compenso previsto per le attività del professionista appare assolutamente anti storico e non adeguato;

3) ad adottare iniziative per predisporre un Testo unico sull'abbattimento delle barriere architettoniche e sull'accessibilità, anche d'intesa con la rete delle professioni tecniche, perché oggi esistono una serie di norme tra di loro non coordinate, come il decreto del Presidente della Repubblica n. 503 del 1996 che riguarda tutto ciò che è attinente agli edifici pubblici, il decreto ministeriale n. 236 del 1989 che riguarda gli edifici privati e la legge sui Peba (piani di eliminazione delle barriere architettoniche) di fatto mai attuati;

4) a promuovere tutte le iniziative di competenza atte a garantire un più facile accesso al credito per i liberi professionisti ed il coinvolgimento del Mediocredito centrale per un accesso più agevole al fondo di garanzia;

5) ad attuare le iniziative necessarie per esentare dall'Isa (Indicatore sintetico di affidabilità) tutte le attività professionali, commerciali ed artigiane con fatturato pari od inferiore a 250.000 euro annui;

6) a valutare, nell'ambito delle prossime iniziative normative, la possibilità di abrogare l'obbligo di invio delle liquidazioni periodiche dell'Iva per i soggetti che utilizzino la fatturazione elettronica, per evitare inutili duplicazioni onerose sia per gli utenti che per i professionisti del settore;

7) ad adottare iniziative per applicare una «flat tax» al 15 per cento sugli incrementi di fatturato, prodotti dai liberi professionisti e dalle piccole e medie imprese con fatturato pari o inferiore a 50 milioni di euro e con un numero di dipendenti pari od inferiore a 250, realizzati rispetto all'ultimo esercizio di bilancio e reinvestiti in economia reale;

8) ad adottare iniziative per innalzare la soglia della «no tax area» esentando dal pagamento dell'Irpef tutti i contribuenti, lavoratori dipendenti, lavoratori autonomi e pensionati con un reddito non superiore a 15 mila euro lordi annui;

9) ad assumere iniziative per istituire un osservatorio sul mercato del lavoro delle professioni sulla base dei dati delle Casse di previdenza al fine di verificare le misure da adottare a sostegno delle libere professioni e di monitorare e misurare i costi amministrativi e fiscali sempre più elevati che limitano oggi l'accesso alla professione;

10) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per introdurre una scadenza annuale per l’«esterometro»;

11) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per innalzare al 100 per cento la quota di Imu deducibile per i professionisti, le imprese artigiane e commerciali con un fatturato pari o inferiore a 250.000 euro annui;

12) ad adottare iniziative per istituire presso la Presidenza del Consiglio un osservatorio permanente, con la partecipazione dei rappresentanti degli ordini professionali, al fine di concertare con il mondo delle professioni provvedimenti atti a semplificarne l'attività lavorativa e contributiva e a garantire l'applicazione dell'equo compenso con parametri specifici per ogni professione, anche in considerazione dell'evoluzione tecnologica.
(1-00271) «Gagliardi, Benigni, Pedrazzini, Silli, Sorte, Schullian».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    la situazione infrastrutturale italiana nell'ambito delle coperture delle reti di accesso next generation network (Ngn) mostra evidenti ritardi rispetto agli altri Paesi europei e agli obiettivi fissati dall'Agenda digitale europea e dal Governo italiano;

    gli obiettivi del piano strategico banda ultra larga italiano prevedono ben l'85 per cento della popolazione raggiunta da una infrastruttura capace di garantire connettività ad almeno 100 Mbps entro il 2020;

    il citato «Piano di investimenti per la diffusione della banda ultralarga», approvato ad integrazione della Strategia italiana per la banda ultralarga del 3 marzo 2015, prevede degli «incentivi alla domanda (voucher) per incrementare il numero dei sottoscrittori di servizi ad almeno 100 Mbps»;

    con la delibera del Cipe n. 71 del 2017, sono stati assegnati al Ministero dello sviluppo economico ben 1,3 miliardi di euro (a valere sul fondo sviluppo e coesione) a sostegno della domanda di servizi di connettività a banda ultra larga (600 milioni di euro per il 2020 e 700 milioni per il 2021) a favore dei clienti finali;

    la copertura in Italia con tecnologie che abilitano connessioni ad oltre 100 Mbps è pari al 22 per cento, rispetto ad una media europea del 58 per cento:

    con riferimento alla penetrazione della banda larga fissa sopra i 100 Mbps, in Italia si registra un valore pari a circa il 5 per cento delle abitazioni rispetto ad una media europea intorno al 15 per cento;

    si ritiene imprescindibile la necessità di colmare il divario digitale esistente nel nostro Paese, specie con riguardo ai servizi di connessione ad alta velocità;

    è stato accolto dal Governo pro tempore l'ordine del giorno n. 9/1807-AR/149, nell'ambito dell’iter di conversione in legge del decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, recante misure urgenti di crescita economica e per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per introdurre quanto prima degli incentivi – nella forma di voucher destinati ai clienti finali o di sconto sul prezzo di acquisto o attivazione o, comunque, nella forma economicamente più idonea ed efficiente – per l'attivazione di servizi di connessione alla rete internet ad almeno 100 Mbps in download;

   ad adottare iniziative volte a prevedere che tali incentivi siano usufruibili in particolare da cittadini e piccole e medie imprese attualmente privi di collegamento alla banda ultralarga e – nel rispetto del principio di neutralità tecnologica – siano variabili in funzione della tecnologia impiegata e dei costi effettivamente sostenuti per l'attivazione dei servizi di connessione.
(7-00351) «Capitanio, Maccanti, Cecchetti, Donina, Giacometti, Morelli, Rixi, Tombolato, Zordan».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GALLINELLA, CANCELLERI, GADDA, PARENTELA, GALIZIA, SARLI, MAGLIONE, PIGNATONE, CASSESE, SURIANO, D'ARRANDO, DEL SESTO e TRIZZINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il segretario generale delle Nazioni Unite ha recentemente lanciato l'idea di organizzare la più importante conferenza internazionale sul tema del Food System connessa con l'agenda dell'Onu 2030, una sorta di Food System Summit che rappresenterà la Conferenza intergovernativa dell'Onu più rilevante del 2021;

   lo stesso segretario dell'Onu ha ipotizzato che tale summit possa svolgersi nella città di New York;

   l'Italia ospita, a Roma, tre istituzioni delle Nazioni Unite, con un mandato specifico e complementare sul piano strategico, che rappresentano un vero e proprio sistema onusiano nel settore agroalimentare: la Fao, un'agenzia specializzata con funzioni normative, di assistenza tecnica, formazione e diffusione di conoscenze di tecniche e tecnologie; l'Ifad, un fondo finanziario con funzioni di leva di attività finanziarie per lo sviluppo rurale attraverso la concessione di prestiti; il Wfp, un programma del segretariato con funzioni operative di distribuzione di aiuti alimentari;

   inoltre, sempre a Roma, è presente Bioversity International, parte del consorzio globale che riunisce centri di ricerca che si occupano di povertà rurale, sicurezza alimentare, nutrizione e sostenibilità ambientale – e il Consultative Group on International Agricultural Research, Cgiar – che ha recentemente promosso un esteso programma di ricerca su agricoltura per nutrizione e salute;

   Roma ospita, inoltre, il Comitato sulla sicurezza alimentare mondiale (Cfr), un organo multistakeholder delle Nazioni Unite che raduna Governi, agenzie dell'Onu, settore privato e settore civile; un sistema potenzialmente strategico per l'Italia e per la comunità internazionale, al di là dei limiti che oggi palesa;

   è evidente, quindi, che il polo dell'Onu di Roma ha un peso strategico nell'ambito della cooperazione multilaterale, nelle diverse organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, arrecando evidenti benefici economici al Paese, mettendo l'Italia al centro dei temi del dibattito internazionale, degli orientamenti strategici delle agenzie del polo romano ed, infine, rappresentando un contributo strategico all'agroalimentare territoriale italiano –:

   se, in base a quanto esposto in premessa, sia intenzione del Governo di candidare Roma quale città ospite del Food System Summit 2021 e, in caso affermativo, attraverso quali iniziative.
(5-02943)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   su il Fatto Quotidiano del 16 ottobre, la giornalista Francesca Borri ha raccontato la sua disavventura all'aeroporto del Cairo, in Egitto, avvenuta qualche giorno prima, e di come sia stata bloccata e trattenuta per ore nelle stanze della National Security presso l'aeroporto, tra interrogatori e minacce;

   successivamente le è stato impedito l'ingresso nel Paese ed è stata rimpatriata in Italia;

   la giornalista racconta che una volta atterrata da Milano, al controllo passaporti, è stata accompagnata attraverso un tetro cunicolo in un labirinto di stanze buie e scalcinate della National Security;

   a quel punto racconta di essere rimasta per ore ad aspettare, per ore e ore, chiusa in un ufficio umido e malconcio;

   secondo Francesca Borri, in quel luogo finiscono le persone fermate per motivi politici e i migranti irregolari;

   tra gli agenti presenti c'era chi confiscava i cellulari, chi compilava moduli, chi serrava le porte a chiave, chi interrogava;

   la console italiana, presentatasi poco dopo il fermo, non aveva l'interprete, alla quale le autorità egiziane avevano negato l'ingresso e quindi non era in condizione di capire ciò che gli agenti dicevano né era in grado di informare Francesca Borri sui reali motivi del fermo;

   l'unica cosa certa è che quando la stessa giornalista ha pronunciato il nome di Regeni, gli agenti egiziani si sono innervositi e hanno cominciato ad urlarle contro, intimandole di zittirsi;

   a parere dell'interrogante la terribile esperienza vissuta dalla giornalista Francesca Borri rappresenta un'altra umiliazione per il nostro Paese, dopo anni di continue risposte a dir poco inefficaci sulla ricerca della verità per l'omicidio di Giulio Regeni ad opera delle forze di sicurezza del regime di Al Sisi;

   il Governo egiziano non può continuare con questo atteggiamento, ad avviso dell'interrogante protervo ed arrogante;

   Francesca Borri è una di quelle giornaliste che continua ad indagare sull'omicidio di Giulio Regeni e non smetterà fino a quando non sarà fatta giustizia e non emergerà tutta la verità –:

   se il Ministro non intenda acquisire ogni informazione utile a conoscere i motivi per cui una giornalista italiana sia stata bloccata all'aeroporto del Cairo e trattenuta per parecchie ore dalle autorità egiziane senza che le fosse comunicato il motivo del fermo;

   se il Governo, alla luce di quella che appare l'ennesima umiliazione per il nostro Paese ad opera delle forze di sicurezza egiziane e di fronte al persistente atteggiamento, ad avviso dell'interrogante protervo e arrogante, del Governo egiziano nei confronti dell'Italia, non intenda ritirare l'ambasciatore italiano da un Paese che si dimostra ogni giorno meno sicuro e sempre più dittatoriale.
(4-03885)

AFFARI EUROPEI

Interrogazione a risposta immediata:


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BALDINI, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   l'autorizzazione concessa dall'Organizzazione mondiale del commercio agli Usa ad apporre dazi su merci di provenienza europea per 7,5 miliardi di euro ha avuto conseguenze significative sull'Italia;

   nello specifico, i dazi applicati in ritorsione per l’affaire Airbus che coinvolge Francia, Gran Bretagna, Germania e Spagna, hanno provocato l'allarme di numerose aziende italiane virtuose; per la maggior parte produttori che hanno improntato la propria impresa sul made in Italy e che con i dazi rischierebbero di chiudere;

   dalla stima realizzata da Ice New York su dati delle dogane Usa relativi al 2018 proiettati sul 2019, in termini percentuali, «il peso maggiore dei dazi viene imposto a Francia (27,7 per cento), Gran Bretagna (25,9 per cento) e Germania (19,8 per cento). Seguono Spagna (11,2 per cento), Italia (6,4 per cento). Dunque, “l'Italia è il quinto Paese dell'Unione europea colpito dai dazi Usa, con un valore dell’export interessato di molto inferiore ai 4 membri del Consorzio Airbus (Francia, Regno Unito, Germania e Spagna)”»;

   ad avviso degli interroganti è evidente che le scelte di politica estera italiana condotte finora abbiano avuto delle ripercussioni in termini di sanzioni Usa che avrebbero potuto essere più selettivamente indirizzate ai franco-tedeschi in ragione del caso Airbus;

   è prioritario segnalare che i dazi del 25 per cento posti dagli Stati Uniti a carico dei prodotti europei colpiscono, nello specifico, i prodotti di eccellenza italiana di derivazione lattiero-casearia, come il Parmigiano Reggiano, il Grana Padano, il Gorgonzola, i salumi, come il salame e la mortadella, ma anche i prodotti del mare, come crostacei e molluschi, agrumi o i succhi e i liquori, amari e il limoncello che costeranno alle aziende italiane circa 500 milioni di euro;

   il totale dell’export italiano nel 2018 è stato pari a 468,5 milioni di dollari (dati dogane Usa); pertanto, l'imposizione di dazi così pesanti rappresenterebbe un colpo in termini di perdite economiche –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda adottare, anche in sede europea, al fine di affrontare la crisi in atto nella prospettiva di scongiurare le inevitabili perdite economiche conseguenti all'imposizione dei dazi statunitensi e per tutelare le esportazioni dei prodotti italiani.
(3-01056)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIANELLO, FARO e DEL MONACO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha concorso come ente, beneficiario a diversi progetti nell'ambito del programma operativo nazionale (Pon) sicurezza per lo sviluppo, obiettivo convergenza 2007-2013, tesi alla realizzazione di azioni di sicurezza tramite il contrasto alle aggressioni della criminalità alle strutture produttive. Si tratta, in particolare, di progetti tecnologici di videosorveglianza, non invasiva, a tutela del patrimonio ambientale; implementazione e sviluppo di altri sistemi di controllo per innalzare la capacità di contrasto ai reati ambientali, con particolare riferimento ai settori dei rifiuti, dell'abusivismo edilizio, dell'inquinamento; sperimentazione di strumenti innovativi per il controllo, il monitoraggio e la prevenzione degli illeciti riguardanti lo smaltimento di rifiuti urbani ed industriali, l'inquinamento delle acque, del mare, lo sfruttamento illegale di cave ed altri reati contro il patrimonio ambientale e i beni primari; sperimentazione di strumenti innovativi per il contrasto al fenomeno dell'abusivismo edilizio e del connesso «ciclo del cemento» (anche con l'impiego innovativo di tecniche sensoristiche e di telesorveglianza); realizzazione di sistemi di rete tra i soggetti che operano in attività di controllo e monitoraggio dei reati ambientali;

   il progetto Mampira, nello specifico, mira al contrasto di reati all'interno delle aree marine protette delle regioni obiettivo convergenza, disponendo una serie di attività, fra le quali, la realizzazione di un sistema di videosorveglianza applicato alle 14 aree marine protette (Amp) e dimensionato in base alle caratteristiche logistiche di ciascuna area marina protetta individuata, e agli obiettivi che si intende raggiungere sul piano del monitoraggio delle Amp, della promozione del territorio, del sostegno alla legalità;

   nel 2016, tuttavia, lo stesso Ministero inviava una nota con la quale sollecitava gli enti gestori delle Amp alla massima collaborazione con il raggruppamento temporaneo di imprese (Rti) esecutore ai fini del collaudo finale dei sistemi di videosorveglianza;

   è giunta notizia agli interroganti che il sistema previsto per l'area marina protetta, riserva naturale, di Torre Guaceto (Brindisi), ad esempio, non sarebbe mai entrato in funzione. Il Consorzio, a quanto consta agli interroganti, avrebbe più volte sollecitato l'Rti ad intervenire sulle numerose problematiche che impedivano il funzionamento del sistema, tuttavia, senza esito. Pare che l'impianto di videosorveglianza sia attualmente spento;

   la riattivazione del sistema di videosorveglianza consentirebbe di realizzare una rete wireless utilizzabile anche dai fruitori dell'area protetta –:

   se il Ministro interrogato intenda fornire elementi sullo stato di attuazione del progetto Mampira, specificando caso per caso, lo stato attuale nelle singole aree marine protette, e sul reale funzionamento dei sistemi di videosorveglianza previsti, indicando altresì quali iniziative intenda porre in essere nei confronti dei gestori delle aree marine protette inadempienti.
(5-02945)

BENI E ATTIVITÀ CULTURALI E TURISMO

Interrogazione a risposta immediata:


   PICCOLI NARDELLI, DI GIORGI, CIAMPI, PRESTIPINO, ROSSI, ORFINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 83 del 2014 è stato introdotto un credito d'imposta del 65 per cento per le erogazioni liberali in denaro, cosiddetto Art bonus, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale e dello spettacolo;

   introdotto inizialmente a favore dei beni culturali pubblici e dello spettacolo, per finanziare interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, di istituti e luoghi della cultura, di fondazioni lirico-sinfoniche, di teatri di tradizione, di strutture di enti e istituzioni pubbliche dello spettacolo, con la successiva legge sullo spettacolo dal vivo, legge 22 novembre 2017, n. 175, è stato esteso a tutti i teatri, alle orchestre e ai festival;

   l’Art bonus ha segnato una svolta nel quadro delle agevolazioni tributarie a sostegno della cultura. Grazie a questo nuovo strumento, in cinque anni risulterebbero donati oltre 350 milioni di euro da più di 11.600 mecenati e a favore di circa 1.650 beneficiari;

   tra i maggiori interventi finanziati figurano quelli a favore dell'Arena di Verona, del Teatro alla Scala, del Teatro regio di Parma, del Museo egizio di Torino, del Teatro Donizetti di Bergamo, delle Mura urbane di Lucca;

   i risultati, oltre a confermare l'efficacia di una misura considerevole dal punto di vista materiale, rivestono un'importanza educativa, avendo avuto come obiettivo prioritario quello di introdurre nel nostro Paese la cultura del mecenatismo;

   è attualmente, in Europa, una delle più vantaggiose misure fiscali per incoraggiare il mecenatismo;

   andrebbe ancora colmato il divario di forza dei sistemi produttivi Nord/Sud; gli investimenti al Sud, come dimostrano dati più recenti, restano ancora minimi: 1,1 milioni di euro per la Campania, 171.925 euro per la Sicilia, 5.200 euro per la Calabria, 600 euro per il Molise, nulla in Basilicata –:

   quali siano i risultati finora raggiunti dall'introduzione del credito d'imposta del 65 per cento per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, cosiddetto Art bonus.
(3-01055)

Interrogazione a risposta scritta:


   SARLI, CARBONARO, AMITRANO, SPORTIELLO e PROVENZA. — Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la stazione Bayard, inaugurata il 3 ottobre 1839, ha il suo rudere al corso Giuseppe Garibaldi, 394, a Napoli; fu il capolinea della prima tratta ferroviaria costruita sul territorio italiano, nel regno delle Due Sicilie;

   l'edificio della stazione venne assunto a simbolo di progresso e celebrato in numerosi dipinti e incisioni di Salvatore Fergola;

   un anno fa, come riporta il giornale Il Mattino del 3 ottobre 2018, si è tenuto un convegno sul tema, organizzato dai docenti del DiArc (dipartimento di architettura di Napoli), nel quale sono intervenuti, oltre a numerosi studiosi, i rappresentanti di Fer servizi, Rete ferroviaria italiana, Fondazione Ferrovie dello Stato e il comune di Napoli. In quell'occasione è stato chiarito che la proprietà dei suoli sui quali insiste l'edificio è di Rfi;

   il 3 ottobre 2018 sono ricorsi i 179 anni dall'inaugurazione del primo tratto ferroviario sul territorio italiano;

   il progressivo degrado sta compromettendo giorno dopo giorno l'esistenza stessa di ciò che resta della antica stazione Bayard;

   l'edificio fu riconosciuto di pregio artistico e fu vincolato ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 1089 del 1939;

   il decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, recante il codice dei beni culturali e del paesaggio, ai sensi dell'articolo 10 della legge 6 luglio 2002, n. 137, prevede all'articolo 134 – beni paesaggistici che sono beni paesaggistici gli immobili e le aree (di cui) all'articolo 136;

   quest'ultimo articolo (Immobili ed aree di notevole interesse pubblico) stabilisce che «sono soggetti alle disposizioni di questo Titolo per il loro notevole interesse pubblico: a) le cose immobili che hanno cospicui caratteri di bellezza naturale (singolarità geologica o memoria storica, ivi compresi gli alberi monumentali)» –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per valorizzare la stazione Bayard a fronte di una memoria storica che l'edificio evoca nell'opinione pubblica napoletana e meridionale.
(4-03887)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   BARATTO, MARTINO, GIACOMONI, CATTANEO, ANGELUCCI, PORCHIETTO, GIACOMETTO, D'ETTORE e PAOLO RUSSO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge n. 34 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 58 del 2019 recante misure urgenti di crescita economica per la risoluzione di specifiche situazioni di crisi, è stato introdotto l'articolo 10 recante «Modifiche alla disciplina degli incentivi per gli interventi di efficienza energetica e rischio sismico», cosiddetto ecobonus e sismabonus. L'agevolazione consiste in una detrazione dall'Irpef o dall'Ires per interventi che aumentano il livello di efficienza energetica degli edifici esistenti, nella misura del 50 per cento o del 65 per cento (dell'80 per cento e dell'85 per cento per i condomini);

   i soggetti aventi diritto possono optare, in luogo delle detrazioni, per un contributo di pari ammontare, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che effettua gli interventi stessi che il fornitore potrebbe recuperare come credito d'imposta in cinque quote annuali. Il fornitore recupera lo sconto come credito d'imposta, da utilizzare esclusivamente in compensazione tramite modello F24, in cinque quote annuali di pari importo; il fornitore, in alternativa, può a sua volta cedere il credito d'imposta ai propri fornitori di beni e servizi. È esclusa la cessione a istituti di credito, intermediari finanziari e alle pubbliche amministrazioni;

   tale misura ha suscitato da parte delle principali organizzazioni di categoria forti preoccupazioni, nella considerazione che tale norma, mette a serio rischio l'operatività e la sopravvivenza stessa di centinaia di piccole medie imprese del settore. Le stesse, infatti, si trovano nella paradossale condizione di dover riconoscere lo sconto, pena la perdita dei cliente, non potendo d'altra parte sopportare il grave rischio di una inevitabile crisi di liquidità che comprometterebbe l'esistenza stessa dell'azienda;

   nel luglio 2019 è intervenuta sul punto l'Agcm (Autorità Garante della concorrenza del mercato) evidenziando le criticità sotto il profilo concorrenziale della norma e affermando che la stessa «(...) appare suscettibile di creare restrizioni della concorrenza nell'offerta di servizi di riqualificazione energetica a danno delle piccole e medie imprese, favorendo i soli operatori economici di più grandi dimensioni.»;

   infatti, nell'impossibilità di cedere il credito agli istituti di credito, le piccole e medie imprese si ritrovano a dover accettare condizioni capestro da parte dei soli grandi operatori in grado di soddisfare le cessioni –:

   se il Governo intenda adottare apposite iniziative normative per modificare la disposizione richiamata in premessa, anche prevedendo la così detta «bancabilità» del credito d'imposta vantato dal fornitore, evitando il rischio sistemico cui attualmente è esposto un settore fondamentale per lo sviluppo economico del Paese, quale è quello delle piccole e medie imprese.
(5-02951)


   FRAGOMELI, BURATTI, MANCINI, MURA, ROTTA e TOPO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 17 del decreto-legge 23 ottobre 2018, n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2018, n. 136, ha modificato l'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127, trasformando da opzionale in obbligatoria l'adozione del processo di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati dei corrispettivi giornalieri da parte di tutti i soggetti passivi Iva che effettuano attività di commercio al minuto e assimilate;

   in particolare, dal 1° luglio 2019, gli operatori con partita Iva che hanno avuto, nell'anno precedente al 2019, un volume d'affari complessivo superiore a 400.000 euro sono obbligati alla trasmissione telematica dei corrispettivi e dal 1° gennaio 2020 tale obbligo sarà esteso al resto dei soggetti passivi Iva, ivi incluse le piccole attività e gli artigiani;

   con provvedimento del 28 ottobre 2016, l'Agenzia delle entrate ha stabilito le modalità di memorizzazione e trasmissione telematica dei corrispettivi tramite «RT» Registratori telematici (apparecchiature hardware derivanti dai registratori di cassa o misuratori fiscali) e, a seguire, con provvedimento del 18 aprile 2019 ha individuato anche una modalità software, via web, gratuita messa a disposizione dalla stessa amministrazione finanziaria;

   molte imprese sono già fornite di un software gestionale con il quale emettono sia fatture che ricevute fiscali (corrispettivi): mentre per le fatture tutto avviene via software (memorizzazione e trasmissione), per le ricevute fiscali al momento questo non è possibile e deve essere all'uopo acquistato il registratore telematico;

   l'implementazione di una soluzione software per la registrazione dei corrispettivi comporterebbe indubbi vantaggi in termini di versatilità e velocità di risposta agli aggiornamenti, diffusione della tecnologia e abbattimento dei costi fissi di gestione che sono fattori determinanti soprattutto per la sopravvivenza del fitto tessuto produttivo formato da piccoli esercizi ed artigiani;

   le categorie di rappresentanza, nonché gli intermediari fiscali, si sono mostrati favorevoli ad individuare soluzioni informatiche che permettano la memorizzazione e la trasmissione anche per i corrispettivi, così come avviene oggi per la fatturazione elettronica –:

   se non ritenga utile assumere iniziative per prevedere, in vista dell'introduzione dell'obbligo di trasmissione telematica dei corrispettivi, a decorrere dal 2020, l'introduzione, in particolare a favore delle piccole attività commerciali, di una moratoria sulle sanzioni, per il primo semestre di applicazione, al fine di sanare eventuali omissioni dovute ad errori formali, nonché agevolare l'introduzione di soluzioni software per la memorizzazione e trasmissione dei corrispettivi.
(5-02952)


   CENTEMERO, BITONCI, CAVANDOLI, COVOLO, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4-bis decreto-legge n. 193 del 2016, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 225 del 2016, aveva previsto, con decorrenza 1° gennaio 2018, l'obbligo dell'emissione della fatturazione elettronica per il tax free shopping;

   per poi garantire l'interoperabilità tra il sistema di fatturazione elettronica ed il sistema OTELLO (Online tax refund at exit: light lane optimization) è stata emanata la determinazione 22 maggio 2018, n. 54088, del direttore dell'agenzia delle dogane e monopoli, di concerto con il direttore dell'Agenzia delle entrate;

   del predetto articolo 4-bis è rilevante, per gli interroganti, la disposizione recata dal comma 5, in virtù della quale le maggiori entrate derivanti dall'applicazione dell'obbligo di fatturazione elettronica per il tax free shopping dovevano essere destinate al Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze –:

   quale sia stato il gettito per le casse dello Stato, e specificatamente per il Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato istituito, per l'anno 2018 e per il primo semestre 2019, ai sensi dell'articolo 4-bis di cui in premessa.
(5-02953)


   GRIMALDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'ordinamento del corpo della Guardia di finanza prevede un concorso annuale per l'ammissione degli allievi al corso; gli ultimi concorsi, nel 2010, 2011, 2012 hanno previsto l'assunzione sia dei vincitori che degli idonei a norma del 16-ter, del decreto-legge n. 78 del 2015;

   l'articolo 7, comma 4, del decreto legislativo n. 199 del 1995, prevede la possibilità di procedere al reclutamento mediante scorrimento della graduatoria dei candidati idonei ma non vincitori entro 18 mesi dall'approvazione;

   l'articolo 1, comma 296, della legge n. 205 del 2017 ha previsto assunzioni nel ruolo iniziale del corpo della Guardia di Finanza, mediante scorrimento, fino ad esaurimento, delle graduatorie degli idonei non vincitori del concorso 2012;

   nel 2018, è stato indetto concorso per 380 allievi concluso il 10 dicembre 2018; il 26 aprile 2019 la Guardia di Finanza ha emanato bando per 965 finanzieri che non prevede scorrimento delle graduatorie del concorso 2018, che conservano efficacia per 18 mesi;

   il Consiglio di Stato, in Adunanza plenaria, con sentenza n. 14 del 2011, è intervenuto sul reclutamento di personale della Pubblica amministrazione o mediante scorrimento di graduatorie valide ed efficaci o mediante indizione di concorsi, sottolineando che disposizioni che estendono i termini di efficacia delle graduatorie presentano finalità di contenimento della spesa pubblica, in relazione ai costi derivanti da nuovi concorsi e non derogano alla regola costituzionale del concorso;

   nella sentenza si stabilisce che lo scorrimento della graduatoria è regola generale di reclutamento, mentre l'indizione del concorso costituisce eccezione e richiede motivazione, salvo particolari necessità, di procedere al nuovo concorso pur in presenza di graduatorie efficaci;

   il comandante generale della Guardia di finanza, nel luglio 2018, in audizione dinanzi alla VI Commissione, ha segnalato che la legge n. 124 del 2015 ha ridotto la consistenza dell'organico del corpo della Guardia di finanza di circa 5.000 unità, portandola a 62.000 unità;

   attualmente il corpo della Guardia di finanza è di circa 57.000 unità, destinate a ridursi per pensionamenti; con reclutamenti adeguati è necessario colmare la differenza tra pianta organica e consistenza effettiva;

   l'articolo 3 della legge n. 56 del 2019, prevede, per il 2019-2021, che le amministrazioni possano procedere, in deroga all'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001, sia all'assunzione di vincitori, sia allo scorrimento delle graduatorie vigenti, ovvero all'avvio di procedure concorsuali, nel limite delle facoltà assunzionali del triennio, ma al netto delle risorse umane reclutate mediante graduatorie o scorrimento delle medesime relative a precedenti concorsi; tale priorità, nelle assunzioni del personale, ai vincitori e agli idonei di graduatorie in corso di validità viene ribadita nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 settembre 2019 –:

   quali iniziative intenda assumere, per garantire l'applicazione delle regole dello scorrimento della graduatoria del concorso indetto nel 2018 per il reclutamento degli allievi finanzieri nell'anno 2019.
(5-02954)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   di recente l'Agenzia delle Entrate – servizio riscossione ha introdotto la nuova piattaforma «Pago PA» che andrà a sostituire il bollettino Rav (Ruoli mediante avviso), nell'ambito dell'attuazione dell'Agenda digitale italiana;

   attraverso tale piattaforma il cittadino ha pertanto la possibilità di ricevere in tempo reale l'attestazione dell'avvenuto pagamento e chiudere automaticamente la propria posizione debitoria;

   risulta, tuttavia, all'interrogante che non tutte le carte e non tutti i circuiti di pagamento siano riconosciuti e accettati dalla piattaforma on line; la stessa cosa avverrebbe anche per i pagamenti agli sportelli;

   ciò evidentemente comporta un disagio e non certo una semplificazione per i cittadini che dovrebbero poter saldare il proprio debito e versare i tributi, potendo ricorrere a qualsiasi carta e a qualunque circuito di pagamento;

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   quali siano le carte e i circuiti finanziari riconosciuti dalla piattaforma on line e accettati agli sportelli dell'Agenzia delle entrate;

   quali iniziative di competenza si intendano adottare per far sì che tutti i circuiti di pagamento siano accettati dall'Agenzia delle entrate, al fine di semplificare evidentemente le operazioni in carico al cittadino.
(4-03883)


   BUOMPANE e FARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Banca del Fucino è una banca privata italiana fondata a Roma nel 1923, che al 31 dicembre 2016 possedeva un patrimonio netto di circa 72 milioni di euro e oltre 1 miliardo di euro di raccolta;

   Banca del Fucino dispone di 30 filiali sul territorio nazionale ed è presente nella città di Roma, in Abruzzo, nelle Marche e nel Lazio con succursali e filiali;

   nei mesi scorsi la storica Banca del Fucino controllata dalla famiglia Torlonia, ha dato il «via libera» all'operazione con Igea Banca, istituto con una compagine azionaria fatta di casse previdenziali, gruppi industriali, farmacisti e fondazioni bancarie;

   in particolare, Igea Banca presieduta da Mauro Masi e guidata da Francesco Maiolini, con sede legale e direzione generale a Roma, è una società per azioni che nasce nel novembre 2015 ed è oggi operativa con 4 filiali: Roma, Palermo, Catania e Bronte;

   il presidente Igea Banca, Mauro Masi, è anche amministratore delegato di Consap (concessionaria servizi assicurativi pubblici) controllata totalmente dal Ministero dell'economia e delle finanze, la quale gestisce servizi su concessione del Ministero dello sviluppo economico, del Ministero dell'interno e del Ministero dell'economia e delle finanze;

   Consap gestisce numerosi fondi, tra i quali un apposito fondo presso il Ministero dell'economia e delle finanze per l'intervento della garanzia cartolarizzazione sofferenze (Gacs), prevista dal decreto-legge 14 febbraio 2016, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 8 aprile 2016, n. 49;

   il suddetto decreto ha previsto il rilascio della Gacs al fine di agevolare lo smobilizzo dei crediti in sofferenza (NPLs) dai bilanci delle banche e degli intermediari finanziari aventi sede legale in Italia;

   Igea Banca ha già raggiunto un accordo con la Società per la gestione di attività (Sga s.p.a.), società partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, per la cartolarizzazione di più di 300 milioni di NPLs di banca del Fucino –:

   se il Ministro interrogato stia adottando tutte le iniziative di competenza per monitorare la suddetta operazione;

   se ritenga che l'incarico di amministratore delegato di Consap ricoperto da Mauro Masi sia compatibile con quello di presidente di Banca Igea e quali eventuali iniziative di competenza intenda adottare al riguardo.
(4-03884)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata:


   PAITA, NOBILI, D'ALESSANDRO e FREGOLENT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   a Genova sono da tempo in realizzazione due opere pubbliche fondamentali, il cui compimento contribuirà a spezzare l'isolamento della città e a dare uno sbocco al porto: il terzo valico dei Giovi e il nodo ferroviario;

   i lavori del cantiere del terzo valico dei Giovi, rimasti bloccati per un anno a causa dell'analisi costi-benefici del Governo Conte I, sono ripartiti, ma sembrerebbero in questo periodo aver subito rallentamenti;

   la realizzazione del nodo ferroviario, che avrebbe dovuto precedere il valico di parecchi anni, è invece stata rallentata dalla crisi della società appaltatrice, con la successiva rinuncia all'appalto medesimo;

   si tratta di un'opera strategica in quanto le potenzialità del terzo valico dei Giovi dipendono anche dalla realizzazione del nodo ferroviario, attraverso il quale il Ponente genovese avrebbe a disposizione una metropolitana ferroviaria urbana, fondamentale per una zona ad alta densità abitativa, fortemente industrializzata e sita in prossimità dell'area portuale;

   per evitare il pericolo di ulteriori ritardi, il Governo Conte I aveva stabilito la realizzazione contestuale dei due appalti, proprio per valorizzarne l'integrazione;

   per la conclusione del nodo ferroviario è necessaria la nomina del commissario del nodo ferroviario di Genova, che ha subito una battuta d'arresto a causa della crisi del Governo Conte I, in conseguenza della quale sono rimaste sospese le nomine che spettano al Governo in carica –:

   se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per procedere con urgenza alla nomina del commissario del nodo di ferroviario di Genova, affinché si possa proseguire e portare rapidamente a compimento la realizzazione dell'opera.
(3-01057)


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la realtà territoriale e trasportistica dell'Umbria evidenzia un assetto delle principali infrastrutture stradali e ferroviarie configurato su una maglia portante costituita da un sistema primario che corre lungo la valle del Tevere, la valle umbra e la conca ternana e da collegamenti radiali che interconnettono le realtà urbane centrali;

   la maglia infrastrutturale portante serve direttamente la quasi totalità delle «località centrali», concentrandosi su di essa circa il 70 per cento dell'intera popolazione e delle attività economiche della regione Umbria. Le infrastrutture primarie di questa maglia, pur efficace in termini di posizionamento (anche se con evidenti carenze), non presentano in alcune tratte caratteristiche prestazionali adeguate, sia per la componente ferroviaria che per quella stradale;

   la rete stradale primaria e principale dell'Umbria, imperniata sull'autostrada A1 e sull'itinerario E45, avente funzioni di collegamento nazionale ma anche regionale di media e breve percorrenza, è critica per i numerosi cantieri presenti e viadotti chiusi per instabilità strutturale che hanno generato deviazioni del traffico pesante sulla viabilità secondaria, rallentando notevolmente la mobilità ordinaria di merci e pendolari;

   la situazione del trasporto ferroviario umbro è critica. La regione è, infatti, una delle più penalizzate d'Italia e le criticità del trasporto ferroviario locale (Ferrovia centrale umbra) si ripercuotono pesantemente sulla qualità della vita dei cittadini, sull'economia e sul turismo che, in Umbria, rappresenta una delle risorse portanti dell'economia locale, che sta attraversando una crisi importante, con le prenotazioni che sono crollate anche nelle aree non interessate dai danni causati dal terremoto. La difficoltà a raggiungere la regione con il treno è, infatti, una delle cause che disincentivano i turisti a venire in Umbria, ma anche le aziende ad investire sul territorio –:

   quali iniziative urgenti di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire la funzionalità e l'efficienza del sistema stradale e ferroviario umbro, con particolare riferimento ai corridoi della strada E45 e della Ferrovia centrale umbra, assicurando un livello di servizio adeguato sulla rete viaria, con il completamento dei cantieri in corso e la riapertura definitiva dei viadotti ancora chiusi, e implementando il servizio ferroviario indispensabile per lo sviluppo dell'economia dell'Umbria, soprattutto con il completamento del doppio binario sull'intera tratta.
(3-01058)


   TERZONI, CIPRINI, GALLINELLA, SCAGLIUSI, ILARIA FONTANA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, RICCIARDI, ROSPI, VARRICA, VIANELLO, VIGNAROLI, ZOLEZZI, BARBUTO, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, CHIAZZESE, DE GIROLAMO, DE LORENZIS, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA, SPESSOTTO e TERMINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   i lavori del progetto denominato «Quadrilatero Umbria-Marche» sono stati avviati da tempo, ma l'opera non è ancora terminata, con conseguenti disagi per i fruitori dovuti all'alternanza di tratti completati e tratti con lavori ancora in corso;

   soprattutto a seguito degli eventi sismici dell'Italia centrale, l'opera rappresenta un'infrastruttura di assoluta rilevanza per garantire il diritto alla mobilità delle popolazioni delle aree interne dell'Umbria e delle Marche;

   il completamento dell'opera in questione assume un rilievo strategico anche per il rilancio economico delle aree colpite dal sisma, essendo un asse di collegamento per il trasporto di merci e persone tra aree a diverso grado di sviluppo, anche al fine di assicurare un progressivo riequilibrio territoriale tra queste zone;

   attualmente sono stati completati gran parte dei lotti, ma altri sono nella fase esecutiva o in fase di progettazione;

   per lungo tempo i lavori sono stati interrotti a causa della crisi economica e finanziaria dell'azienda appaltatrice Astaldi;

   nell'ultimo anno il Governo e il Parlamento, anche a seguito dell'intervento di Salini-Impregilo sull'assetto societario di Astaldi e grazie all'avvio di un confronto tra tutti i soggetti interessati, subappaltatori compresi, hanno varato una serie di provvedimenti in grado di risolvere alcune delle criticità derivanti dalla crisi di Astaldi e, in particolare, quelle delle aziende creditrici attraverso le norme che hanno istituito il fondo denominato «Fondo salva-opere» inserite nel decreto-legge 30 aprile 2019, n. 34, «decreto crescita»;

   il riavvio delle attività da parte dell’Astaldi, nelle modalità più efficaci per completare celermente tutte le opere che costituiscono la «Quadrilatero Umbria-Marche», rimane comunque strettamente connesso alla risoluzione delle problematiche delle aziende subappaltatrici che, in caso contrario, rischia di determinare nuovi rallentamenti nell'esecuzione dell'opera nel suo complesso;

   le norme introdotte nel cosiddetto «decreto crescita» prevedono l'adozione degli specifici atti organizzativi e di spesa consequenziali da parte dei Ministeri competenti –:

   quale sia lo stato di attuazione del decreto-legge richiamato con riferimento al fondo denominato «Fondo salva-opere» e quale il relativo cronoprogramma per l'apertura al traffico dei due tratti del macro-lotto 2 della strada statale 76 Fossato di Vico – Fabriano (sub lotto 1.1A) e del tratto Albacina – Serra S.Quirico (sub lotto 1.1B).
(3-01059)

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il trasferimento alle articolazioni periferiche della direzione generale per la motorizzazione (di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 gennaio 2015, operativo dal successivo mese di maggio), delle competenze, precedentemente delegate alle province, relative alla gestione degli albi provinciali degli autotrasportatori, avrebbe da subito messo in luce molteplici difficoltà delle motorizzazioni civili nell'adempiere alle nuove e complesse mansioni, vista la già preesistente situazione di grave sottodimensionamento degli organici;

   questo stato di cose avrebbe determinato un immediato rallentamento e, in alcuni casi, la totale sospensione delle attività connesse alla gestione degli albi, con particolare riguardo alle procedure relative alla revisione annuale dei veicoli per l'autotrasporto;

   nonostante i disservizi causati dall'inadeguatezza degli organici siano generalizzati su tutto il territorio nazionale, per quanto concerne la gestione degli albi, i disagi starebbero colpendo in particolare modo il comparto dell'autotrasporto per conto terzi della Sardegna;

   le motorizzazioni civili dell'isola, già in difficoltà nello svolgimento degli adempimenti della previgente gestione, avrebbero tempi di disbrigo delle nuove pratiche che limiterebbero le potenzialità operative dell'impresa di autotrasporto e causerebbero una significativa riduzione del giro d'affari;

   secondo alcuni organi di stampa, si registrerebbero liste d'attesa di oltre un anno e mezzo per prenotare la revisione del veicolo: secondo il giornale onlineSardiniapost (22 giugno 2019) risulterebbe «in tilt il servizio revisioni ai mezzi pesanti: nel 2016 ritardi a 9 mesi, nel 2017 ritardi a un anno e mezzo, nel 2019 ritardi a 9 mesi e sospensione delle prenotazioni»;

   è il caso di ricordare che il veicolo non revisionato non può circolare all'estero, ma, eventualmente, nel solo territorio italiano nel caso il conducente sia in possesso della ricevuta della prenotazione della revisione;

   ad ogni modo, per la circolazione in Italia dei veicoli non revisionati, sussisterebbero molteplici elementi di incertezza per quanto concerne la validità della prenotazione quale documento attestante la regolarità del veicolo sia in caso di verifica da parte delle forze di polizia sia nelle valutazioni di responsabilità da parte delle compagnie di assicurazioni in caso di sinistro;

   questo stato di cose avrebbe ripercussioni negative su un comparto, come l'autotrasporto per conto terzi, già soggetto negli ultimi anni agli effetti della grave crisi recessiva che ha colpito il nostro Paese a cui si aggiungono, per gli operatori della Sardegna, le forti limitazioni connesse alla condizione di insularità e alla inattuata continuità territoriale interna ed esterna;

   come detto, questa situazione si sarebbe determinata per un forte sottodimensionamento degli organici nelle quattro motorizzazioni sarde di Cagliari (27 unità nel 2020), Sassari (15), Oristano (13 nel 2020), Nuoro (10);

   l'8 giugno 2018, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha pubblicato un bando per l'assunzione di 148 funzionari (ingegneri) da destinare alle sedi periferiche del dipartimento trasporti (di cui 8 in Sardegna), ma, a tutt'oggi, nonostante si siano espletate le diverse selezioni, la procedura concorsuale non sembra ancora conclusa –:

   quali iniziative intenda adottare, per quanto di competenza, per rimuovere la situazione di stallo che si è creata nelle motorizzazioni civili della Sardegna per effetto del trasferimento della gestione degli albi provinciali degli autotrasportatori precedentemente in capo alle province;

   se sia a conoscenza dello stato di attuazione delle procedure concorsuali relative al bando citato in premessa, considerate le gravi criticità causate nella maggior parte della motorizzazioni italiane dalle gravi carenze degli organici;

   se non ritenga opportuno, per quanto di competenza, avviare un programma di rafforzamento degli organici delle motorizzazioni del Paese, eventualmente anche promuovendo intese con altre amministrazioni dello Stato, delle regioni e degli enti locali, al fine di favorire l'assegnazione temporanea di unità lavorative presso le articolazioni periferiche del dipartimento della motorizzazione civile.
(3-01051)

Interrogazione a risposta scritta:


   PAGANI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   le autorità di sistema portuale (AdSP), costituite ai sensi della legge n. 84 del 1994 e successive modificazioni e integrazioni, rappresentano lo Stato nei porti di competenza e sono soggette alla vigilanza, al coordinamento e al controllo del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. La medesima legge prevede altresì che l'associazione delle AdSP è Assoporti che ha i compiti attribuitigli dalla medesima legge;

   da notizie rese pubbliche sulla rete, attraverso una newsletter che riporta l'intervista del presidente dell'Alis Guido Grimaldi, si apprende che alcune AdSP avrebbero aderito a tale associazione che si propone l'obiettivo di generalizzare questo tipo di situazione;

   l'associazione è stata fondata dal Gruppo Grimaldi, società che opera nel settore del trasporto marittimo, della logistica e della intermodalità. Si tratta di una associazione che associa oltre 1.300 imprese private del settore trasporti;

   appare assolutamente discutibile che un ente pubblico non economico, quali sono le autorità di sistema portuale, in sostanza lo Stato, possa aderire ad associazioni di tipo privato. Inoltre Alis associa, talvolta, gli stessi operatori portuali o imprese di navigazione che operano, anche in concessioni rilasciate dalle medesime AdSP, con il rischio, in tal modo, anche di possibile conflitto di interessi –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tali circostanze e se e quali iniziative intende adottare nell'ambito delle proprie competenze, per risolvere, nell'interesse pubblico, questa situazione che rischia invece di comprometterlo.
(4-03886)

INTERNO

Interrogazione a risposta immediata:


   RAVETTO, PRESTIGIACOMO, GREGORIO FONTANA e SPENA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito della missione che si è svolta il 16 ottobre 2019, la delegazione del Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'Accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione, di cui è parte la prima firmataria della presente interrogazione, ha visitato l’hotspot di Lampedusa;

   è evidente come l’hotspot di Lampedusa sia al collasso e versi in una situazione di estrema emergenza: su 94 posti previsti, erano presenti 320 persone in mezzo a materassi senza lenzuola, sporcizia, rifiuti;

   la struttura è, quindi, apparsa sporca, degradata e non adatta a svolgere il compito per cui è stata istituita;

   a detta delle forze dell'ordine presenti sul luogo, i minori presenti nella struttura sono una quindicina, ma è evidente come non esista la sezione dedicata per ospitarli;

   è infatti di assoluta gravità il fatto che la sezione dell’hotspot che dovrebbe essere dedicata ai minori sia inagibile a causa di un incendio doloso occorso molto tempo fa, con la conseguenza che i 5 minori molto piccoli – tra cui un neonato – che la prima firmataria della presente interrogazione ha avuto modo di vedere nell’hotspot, sono costretti a stare con le madri in una stanza piccola, lugubre e sporca –:

   se e quali iniziative intenda adottare per ripristinare quanto prima la sezione dedicata ai minori e se intenda chiarire come sia possibile che la struttura di Lampedusa ospiti circa 320 migranti a fronte dei 94 posti previsti, valutando quindi anche una riorganizzazione complessiva dell’hotspot o addirittura la sua dismissione.
(3-01052)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZANELLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 14 ottobre 2019, con 26 voti favorevoli e 12 contrari, il consiglio comunale di Milano ha approvato il piano di governo del territorio, comprendente il nuovo documento di piano, la variante del piano dei servizi, comprensivo del piano per le attrezzature religiose e la variante del piano delle regole;

   l'amministrazione comunale, esaminate le richieste delle comunità religiose alla disponibilità dell'area in ordine alla relativa compatibilità con i parametri urbanistici previsti dalla legge regionale, ha ritenuto idonee, tra nove strutture, anche quattro realtà islamiche tra le quali risulta particolarmente dubbia la situazione della Comunità Milli Gorus;

   come riportato da autorevoli fonti giornalistiche, la Comunità citata, dal 2013, avrebbe trasformato il capannone industriale in una vera e propria moschea abusiva senza regolari permessi e senza chiedere le necessarie autorizzazioni al comune;

   la costruzione della moschea, che nonostante gli evidenti profili di irregolarità non è mai stata bloccata dalle autorità competenti, sembra sia attribuibile ad un musulmano di origine egiziana, che vive in Germania, coinvolto in diverse organizzazioni islamiche e sostenitore della Fratellanza musulmana;

   oltre all'aspetto edilizio desta evidenti preoccupazioni il fatto che la Comunità Milli Gorus risulti osservata speciale in Germania, essendo iscritta nel rapporto sulla protezione costituzionale del Ministero dell'interno tedesco, mentre in Italia è considerata come un culto da dover regolarizzare;

   strette connessioni si ravvisano tra la vicenda appena riportata e quella dell'invasione del Kurdistan siriano, ad avviso dell'interrogante, caratterizzate entrambe da un atteggiamento di grave ambiguità sia a livello nazionale quanto a livello locale –:

   se il Ministro interrogato, alla luce di quanto riportato in premessa, non intenda fornire tempestivamente, per quanto di competenza, gli opportuni chiarimenti in merito alla natura della comunità islamica Milli Gorus.
(4-03882)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:


   DEIDDA, CIABURRO, LUCA DE CARLO, OSNATO, MANTOVANI, VARCHI, ROTELLI, TRANCASSINI, GEMMATO, GALANTINO, BUCALO, BALDINI, FRASSINETTI e CARETTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   il comma 1 dell'articolo 20 della legge 31 gennaio 1994, n. 97, ha previsto che lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell'ambito delle rispettive competenze, collaborano nel realizzare un equilibrato sviluppo territoriale dell'offerta di scuola materna e dell'obbligo nei comuni montani, mediante la conclusione di accordi di programma;

   l'articolo 1, comma 622, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, prevede, a sua volta, che l'istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria ed è finalizzata a consentire il conseguimento di un titolo di studio di scuola secondaria superiore o di una qualifica professionale di durata almeno triennale entro il diciottesimo anno d'età;

   all'inizio di ciascun anno scolastico, a quanto consta agli interroganti l'Istituto professionale di Stato servizi enogastronomici e ospitalità alberghiera «Montanaru» di Desulo – comune montano della provincia di Nuoro in Sardegna – rischia di non vedersi concessa l'attivazione della prima classe in ragione di un numero di iscritti ritenuto insufficiente, sulla base dei criteri stabiliti dai competenti organi nazionali e locali;

   il comune di Desulo dista 60 chilometri da Nuoro, capoluogo di provincia; 150 chilometri da Cagliari, capoluogo di regione; 20 chilometri da altre scuole e 100 chilometri da istituti scolastici analoghi a quello suindicato e per la conformazione e lo stato del sistema viario interno sardo, oltre che per il maltempo, i tempi di percorrenza risultano ampiamente dilatati rispetto a quelli standard rilevati in altre zone dotate di adeguate vie di comunicazione e mezzi di trasporto;

   il predetto Istituto rappresenta uno dei pochi, se non l'unico argine alla dispersione scolastica dell'area in questione e, quindi, al suo spopolamento e la sua eventuale chiusura si porrebbe in aperto contrasto con il diritto allo studio e con quello alla scelta dell'indirizzo più consono agli interessi e alle attitudini del singolo studente, costituzionalmente protetti;

   il medesimo istituto è dotato di eccellenti laboratori di cucina, sala, bar, ricevimento e informatica e il mantenimento della prima classe non comporta costi aggiuntivi eccessivi per il sistema scolastico, in ragione del fatto che molti degli insegnanti assegnati alle classi successive dell'istituto risultano in possesso di ore disponibili da impiegare, appunto, nelle lezioni con la prima classe;

   appare opportuno – anche al fine di rispettare gli obblighi imposti dalla normativa, anche costituzionale, suindicata – rivedere i parametri di attivazione delle prime classi, distinguendo, opportunamente, quelli relativi ai territori montani e/o svantaggiati, da quelli previsti per le zone caratterizzate da un'alta densità di popolazione –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda assumere al fine di operare un'opportuna differenziazione tra i territori montani e quelli caratterizzati da un'alta densità di popolazione in ordine ai criteri per l'assegnazione delle prime classi agli istituti di istruzione superiore, consentendo, così, il mantenimento dei presidi scolastici anche nelle zone svantaggiate.
(3-01048)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta orale:


   ANNA LISA BARONI e GELMINI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   per la prima volta nella sua storia il Consorzio di tutela dell'olio dop Garda ha formalizzato la richiesta di stato di calamità naturale alle regioni Lombardia e Veneto e alla provincia autonoma di Trento;

   il Consorzio, che raggruppa 474 soci tra produttori e operatori della filiera distribuiti nelle province di Brescia, Verona, Mantova e Trento, ha stimato un calo di produzione che oscilla tra il 90 e il 95 per cento. Il dato definitivo si avrà solo a fine novembre 2019, quando terminerà la raccolta delle olive, ma la perdita produttiva ed economica è evidente già oggi: con tutta probabilità molti produttori non procederanno neanche alla raccolta; è azzerato di conseguenza il lavoro dei frantoi, con riflessi anche sul turismo in frantoio;

   secondo il Consorzio le cause dell'annata negativa sono da ricercare nei cambiamenti climatici in atto. Il freddo di maggio e il caldo intenso di giugno 2019, seguiti da venti forti e grandine, non hanno lasciato scampo agli oliveti, che hanno registrato dapprima un ridotto sviluppo dei frutti dopo la fioritura (allegagione) e successivamente, in forme assai gravi, la caduta precoce delle olive (cascola) e gli attacchi della mosca olearia;

   risulta confermato l'allarme lanciato già ad inizio settembre 2019, proveniente da tutte le tre sponde del lago: Garda Bresciano, Garda Orientale (province di Verona e Mantova) e Garda Trentino. Gli olivicoltori si troveranno nella situazione di aver sostenuto tutte le spese per la coltivazione senza alcuna remunerazione per la vendita del raccolto. Di qui l'emergenza e la richiesta di intervento pubblico;

   l'olivicoltura che si è sviluppata, sin dall'Alto Medioevo, sulle sponde del lago di Garda è fondamentale per il mantenimento del paesaggio gardesano, ma svolge anche una rilevante funzione di attrattore per il turismo dell'area, tanto celebrato all'estero –:

   se non ritenga opportuno attivare rapidamente tutti gli strumenti di aiuto necessari a sostenere la filiera dell'olio dell'area del lago di Garda, anche in considerazione della sua valenza turistica, culturale e storica.
(3-01049)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PEDRAZZINI, GAGLIARDI, BENIGNI, SILLI e SORTE. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'unità operativa di chirurgia generale di Fidenza è un reparto ospedaliero attualmente diretto dal professor Violi, docente universitario che ha vinto un regolare concorso ospedaliero nel 2005 e che, a quanto consta agli interroganti, andrà in pensione a fine anno;

   per la sua sostituzione, la soluzione più lineare sarebbe quella di effettuare un nuovo concorso ospedaliero, come si è sempre fatto, dando la possibilità a diversi bravi chirurghi di partecipare;

   l'orientamento degli organi competenti, viceversa, sembrerebbe quello di avviare un discutibile percorso per un ruolo molto importante per l'ospedale di Fidenza e i suoi cittadini;

   l'idea sarebbe quella di una trasformazione dell'unità operativa di chirurgia generale di Fidenza in una struttura universitaria, cioè la trasformazione di una struttura di cui al cosiddetto «allegato C» in una struttura di cui all’«allegato A»;

   in questo modo, anziché espletare un concorso pubblico per direttore ospedaliero, verrebbe avviata una particolare procedura («ex articolo 24») per l'individuazione della necessaria figura professionale che consentirebbe, di fatto, una selezione aperta solo ai candidati interni alla facoltà di Parma;

   in ordine a tale procedura sembra che siano sorti seri dubbi di legittimità tanto che non si troverebbero, a quanto consta agli interroganti, candidati per ricoprire il ruolo di commissari giudicanti;

   sono evidenti, ad avviso degli interroganti, i rischi di abuso insiti in questa procedura che potrebbe non garantire una selezione trasparente;

   in pratica, l’iter prevedrebbe di designare come direttore un professore universitario, senza un vero e proprio concorso laddove, una volta che l'azienda sanitaria abbia deciso di coprire il posto di direttore vacante, la procedura adeguata sarebbe l'indizione di un concorso pubblico per direttore della struttura complessa ospedaliera che, in caso di aggiudicazione a un professore universitario, si trasformerebbe correttamente, tramite un'apposita convenzione università-ospedale in una struttura ospedaliera a temporanea direzione universitaria – cosiddetto «allegato B», come d'altronde è adesso con il professor Violi. In questo caso allo scadere dell'incarico del direttore per quiescenza o altro, la struttura tornerebbe automaticamente tra quelle cosiddette di «allegato C» e sarebbe riproposta come struttura ospedaliera con necessità di concorso per accedere alla direzione;

   tra l'altro, le strutture ospedaliere che possono essere trasformate in quelle di «allegato A» dovrebbero essere strutture di grande spessore scientifico e assistenziale, mentre la chirurgia di Fidenza è ultimamente balzata agli onori della cronaca per fatti assistenziali negativi e di certo non rappresenta, ad avviso degli interroganti, un centro di eccellenza per la ricerca –:

   se il Governo non ritenga di promuovere, per quanto di competenza, una verifica – anche per il tramite dell'ispettorato per la funzione pubblica ex articolo 60, comma 6, del decreto legislativo n. 165 del 2001 – in relazione alla correttezza delle procedure di cui in premessa.
(4-03881)

SALUTE

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   il secondo rapporto sulla malnutrizione infantile della Ong Helpcode, afferma che sono circa centomila i bambini obesi o in sovrappeso nel nostro Paese, con una prevalenza dei maschi (21 per cento) sulle femmine (14 per cento);

   secondo uno studio condotto dall’Imperial College di Londra e dall'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), il numero di bambini e adolescenti obesi (tra i 5 e 19 anni) è aumentato di 10 volte negli ultimi 40 anni, mentre in Italia è cresciuto di quasi 3 volte nel 2016 rispetto al 1975 e, nonostante un lieve calo che si è registrato dal 2009, i dati sono ancora allarmanti;

   l'alimentazione in gravidanza e nei primi anni di vita è fondamentale per uno sviluppo armonico dei bambini, per il contenimento della generazione delle cellule adipose e per lo sviluppo del sistema immunitario. Numerosi studi fanno riferimento all'importanza dei primi «1.000 giorni di vita», comprendendo anche la gestazione. Anche il Ministero della salute dipartimento prevenzione) ha sottolineato che «le evidenze scientifiche disponibili confermano che i primi 1.000 giorni di vita sono fondamentali per un adeguato sviluppo fisico e psichico»;

   succede spesso che i bambini, anche di pochi mesi e comunque all'interno dell'arco temporale dei citati «1.000 giorni», siano nutriti presso strutture comunitarie, come ad esempio gli asili nido, dove viene privilegiata una dieta che prevede un eccesso di proteine e, in particolare, di origine animale; risulta quindi carente la cultura relativa alla possibile assunzione degli aminoacidi essenziali combinando, nello stesso pasto, legumi e cereali;

   un recente studio pubblicato sull’American Journal of Clinical Nutrition, in cui i ricercatori hanno comparato l'impatto sul colesterolo derivante dalla scelta di fonti proteiche (di origine vegetale e animale), distinguendo tra carni rosse e bianche, mostra la riduzione di grassi saturi, del colesterolo (Ldl) e totale con l'apporto di sole proteine di origine vegetale;

   lo studio presentato al meeting annuale EASD (European Association for the Study of Diabetes) ha dimostrato che una dieta vegana, a basso contenuto di grassi, induce cambiamenti nel microbiota intestinale. Questi cambiamenti sono risultati correlati ai cambiamenti della composizione corporea e alla sensibilità all'insulina e si traducono nella perdita di peso;

   lungi dall'estremizzare la questione e banalizzarla in «vegetariani sì o no», è opinabile che a ogni pasto in un asilo nido o scuola materna sia necessaria l'introduzione di proteine animali, peraltro spesso di bassa qualità visti i prezzi minimi e la filiera di approvvigionamento; si tratta oltretutto di un solo pasto al giorno: senza una dovuta educazione nutrizionale delle famiglie dei bambini, si corre il rischio che essi assumano proteine animali più volte al giorno;

   il Lancet Planetary Health ha pubblicato recentemente una revisione della Griffith University in Australia in cui emerge che per i medici la formazione legata alla nutrizione è praticamente nulla. La nutrizione non è sufficientemente integrata nell'educazione medica, indipendentemente dal Paese esaminato o dall'anno accademico;

   preme inoltre sottolineare che la produzione di proteine animali è correlata a circa il 10 per cento delle emissioni di gas serra in Italia –:

   se il Governo disponga di dati aggiornati in ordine all'impatto sulla salute dei bambini derivante dall'assunzione quotidiana di proteine animali nelle mense scolastiche;

   se il Governo intenda promuovere e sostenere un'educazione alimentare, anche mediante adeguati strumenti di formazione e informazione, rivolti a medici e a operatori sanitari e scolastici, che favorisca un ridotto impatto sulle risorse ambientali e sulla salute dell'individuo, privilegiando la scelta di fonti proteiche di origine vegetale e favorendo la presenza settimanale di pasti completi vegetariani a disposizione di tutti gli utenti delle mense scolastiche;

   se il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare disponga di dati relativi agli effetti sull'ambiente delle diete alimentari associate al consumo dei prodotti di origine animale rispetto alle diete alimentari che non prevedono tale consumo e se intenda promuovere studi e ricerche finalizzati a verificare i vari effetti con particolare riferimento alle emissioni di gas serra.
(2-00529) «Zolezzi, Ilaria Fontana, Daga, Deiana, D'Ippolito, Federico, Licatini, Alberto Manca, Maraia, Micillo, Ricciardi, Rospi, Terzoni, Varrica, Vianello, Vignaroli, Zanichelli, Sarli, Sportiello, D'Arrando, Nappi».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   l'articolo 17 del codice deontologico del farmacista vieta atti di comparaggio e altri accordi illeciti volti a stigmatizzare condizionamenti tra professionisti e volti altresì a scoraggiare abusi professionali per quanto riguarda prescrizioni mediche o veterinarie;

   l'articolo 18 dello stesso recita: «Il farmacista non deve promuovere, organizzare o aderire a iniziative di accaparramento di prescrizioni mediche comunque e dovunque poste in essere»;

   ad oggi si sta espandendo esponenzialmente il fenomeno di farmacisti che affittano a canone e spese di gestione «zero» locali, nei pressi o adiacenti alla propria farmacia, a studi medici collocandovi medici di base, specialisti, centri di analisi clinica. Si palesa quello che appare agli interpellanti uno squallido scambio di favori al medico il quale trasferisce il vecchio studio medico per godere di spazi organizzati e gratuiti, scatenando un conflitto di interessi in aperta violazione della deontologia professionale di medico;

   in tale situazione lo scambio con il farmacista avviene con l'automatica spedizione della prescrizione da parte degli assistiti che si recano direttamente presso la farmacia adiacente talvolta senza neanche il rilascio della ricetta cartacea; illecita è anche l'erogazione anticipata del farmaco rispetto alla prescrizione, sia per quelli afferenti alla cura delle patologie croniche che di quelli di fascia C. Un'attenzione particolare va data agli antibiotici, non sempre questi ultimi erogati previa diagnosi di un medico; questo alimenta una concorrenza sleale verso le altre farmacie e danno alla salute dei cittadini;

   l'articolo 45 del regolamento per il servizio farmaceutico (regio decreto 30 settembre 1938, n. 1706) prevede infatti che: «Gli ambulatori medico-chirurgici annessi alle farmacie devono sempre avere l'ingresso diverso da quello delle farmacie, alle quali sono annessi, e non debbono avere alcuna comunicazione interna con le stesse»;

   vista l'impossibilità di esercitare la professione di medico all'interno della farmacia, avvicinare le due attività non è illegale, in quanto il confine della legittimità «dipende dal comportamento deontologicamente corretto dei professionisti» con chiaro riferimento al comparaggio e all'accaparramento di ricette;

   a seguito di numerose indagini compiute dai Nas è stato riscontrato un incremento del volume d'affari a seguito del trasferimento di studi medici all'interno di locali adiacenti farmacie –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e quali iniziative di competenza ritenga di assumere per porre fine a questo fenomeno non solo deontologicamente scorretto, che avalla collusioni tra medici e farmacisti e che crea danni alla salute dei cittadini.
(2-00530) «Nappi, Massimo Enrico Baroni, Bologna, D'Arrando, Ianaro, Lapia, Lorefice, Mammì, Menga, Nesci, Provenza, Sapia, Sarli, Sportiello, Troiano, Zanichelli».

Interrogazione a risposta scritta:


   MAGLIONE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   con disposizione protocollo n. 124826 del 10 ottobre 2019, l'azienda sanitaria locale di Benevento, comunicava al comune di Ceppaloni, che a seguito di prelievi di campioni effettuati all'interno della struttura della piscina comunale denominata «Green Park», situata nel comune di Ceppaloni, veniva rilevata la presenza di «Legionella Pneumophila»;

   dai suddetti rilievi, secondo i dati in possesso all'Asl di Benevento, emergeva una concentrazione del batterio della Legionella Pneumophila superiore ai limiti consentiti dalla legge;

   nella medesima disposizione, l'Asl di Benevento chiedeva al comune di Ceppaloni di emettere un'ordinanza di divieto d'uso della piscina;

   il sindaco di Ceppaloni con ordinanza sindacale n. 13, protocollo n. 0007520, del giorno 11 ottobre 2019, ordinava al legale rappresentante della «Ape Immobiliare», società che gestisce l'impianto sportivo denominato «Green Park» di Ceppaloni, la chiusura ad horas dell'impianto e l'avvio delle procedure di bonifica;

   la predetta ordinanza sarebbe stata pubblicata sull'albo pretorio online del comune di Ceppaloni, il giorno 14 ottobre;

   a quanto consta all'interrogante la struttura sarebbe quindi rimasta aperta all'utenza nei tre giorni successivi alla data di notifica della disposizione dell'Asl di Benevento, avvenuta, come detto in premessa, l'11 ottobre 2019, esponendo così gli operatori ed i fruitori dell'impianto ad un potenziale rischio di contagio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali opportune iniziative di competenza intenda mettere in atto, anche promuovendo una verifica da parte del Comando dei Carabinieri per la tutela della salute.
(4-03888)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   FASSINA, FORNARO e STUMPO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la grave crisi finanziaria che ha investito la compagnia aerea Alitalia s.p.a. ha reso necessari una serie di interventi normativi conseguenti all'ammissione della società alla procedura di amministrazione straordinaria avvenuta il 2 maggio 2017 tra cui, in primis, la previsione dell'ingresso del Ministero dell'economia e delle finanze nel capitale sociale di una nuova compagnia aerea, «Nuova Alitalia»;

   dal 19 ottobre 2018 è in corso una nuova fase della procedura di cessione con i soggetti che hanno manifestato interesse;

   il 15 ottobre 2019 è scaduta l'ennesima proroga del termine per la presentazione dell'offerta vincolante e definitiva per Alitalia;

   a fronte dell'assenza di un'offerta vincolante e definitiva da parte del consorzio Ferrovie dello Stato italiane, Atlantia e Delta, il Governo pare orientato a concedere un'ulteriore «proroga condizionata» e a integrare con aggiuntivi 350-400 milioni di euro il prestito ad Alitalia, al fine di garantire la liquidità necessaria all'operatività, data una situazione di cassa che, a differenza di quanto comunicato ufficialmente dai commissari il 18 settembre 2019 al Ministero dello sviluppo economico, a fine settembre 2019 si era ridotta a 160 milioni di euro;

   le condizioni di contesto nelle quali ha operato Alitalia rendono impraticabile il rilancio del vettore in assenza di interventi di rimozione di ostacoli strutturali, tra i quali: sottocapitalizzazione e conseguente incapacità di realizzare investimenti adeguati nell'espansione e rinnovo della flotta; concorrenza falsata dagli aiuti economici concessi a livello locale ai vettori low cost; debolezza contrattuale verso i fornitori di aeromobili a causa delle dimensioni limitate e dell'assenza da un consorzio di costruttori; disimpegno dal lungo raggio e vincoli sul medesimo derivanti dalle alleanze internazionali; costi fuori misura per l'uso delle infrastrutture aeroportuali, in particolare nell’hub di Fiumicino; presenza di componenti di tassazione che accrescono ulteriormente i costi aeroportuali e danneggiano il trasporto aereo nella competizione con quello ferroviario; insufficienze infrastrutturali derivanti da mancati o inadeguati collegamenti ferroviari dei maggiori aeroporti e conseguente limitato «feederaggio» ferroviario dei voli;

   l'impegno dei privati coinvolti nella «newco» è minimale e apparentemente definito per finalità altre rispetto alla profittabilità dell'azienda e, conseguentemente, il piano in discussione è, secondo gli interroganti, palesemente inadeguato al rilancio, pur prefigurando un pesantissimo taglio di occupati, quantificato in circa 2.800 unità –:

   se il Governo non ritenga necessaria, per quanto riportato in premessa, una fase di gestione pubblica temporanea dell'azienda finalizzata alla definizione di un credibile piano industriale.
(3-01053)


   LUPI, COLUCCI, TONDO e SANGREGORIO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nel documento programmatico di bilancio è prevista un'imposta sulla plastica che scatterà dal 1° giugno 2020;

   introdurre una tassa di un euro al chilogrammo quando la materia prima viene acquistata mediamente a 90 centesimi al chilogrammo, e rivenduta mediamente a 1,3/1,4 euro al chilogrammo, significa tassare con un aumento del 110 per cento l'intera filiera della plastica;

   il settore industriale delle materie plastiche rappresenta un'eccellenza italiana, con un indotto occupazionale che coinvolge circa 10.000 aziende, 150.000 addetti ed un fatturato di 40 miliardi di euro;

   secondo Confindustria le imprese italiane già pagano 450 milioni di euro all'anno di contributo ambientale Conai (Consorzio nazionale imballaggi) per la raccolta e gli imballaggi in plastica e 350 milioni di euro sono destinati ai comuni italiani per garantire la raccolta differenziata; esattamente 0,150 euro al chilogrammo per materiale riciclabile e 0,370 euro al chilogrammo per non riciclabile;

   la tassa rischia di colpire anche gli imballaggi composti in parte con materiali riciclati, penalizzando così gli investimenti effettuati da un intero settore nei processi di transizione verso l'economia circolare;

   si tratta di un provvedimento privo di fondamento logico, perché il problema non è combattere la plastica come materiale, ma combattere contro la plastica non raccolta e dispersa nell'ambiente. Si rischia così di criminalizzare un materiale per quella che appare agli interroganti l'incapacità del Governo e delle amministrazioni a gestire il problema rifiuti, mettendo così a rischio l'intero settore occupazionale;

   il Governo dovrebbe puntare, nell'interesse reale del Paese, a una vera informazione ed educazione sull'importanza del corretto smaltimento e del valore che può derivare dai rifiuti plastici, recuperando e smaltendo correttamente la plastica. Si preferisce tassare, anziché informare ed educare, scaricando l'inefficienza della raccolta e la gestione del problema sulle spalle dell'industria della plastica e solo per far cassa: ciò comporta un gravissimo impatto nel settore delle plastiche, soprattutto da imballaggio, con serissime ed evidenti ricadute occupazionali;

   l'Italia è un Paese che ha dato alla chimica premi Nobel e ora pensa di risolvere il problema della plastica con tasse e divieti: basterebbe solo educare, ma per educare bisogna conoscere;

   ciò che accadrà, senza un cambio di rotta, è che l'industria italiana della plastica sarà fuori competizione –:

   se, in considerazione della grave situazione che si verrebbe a creare nel settore industriale delle materie plastiche, il Ministro interrogato non intenda adottare iniziative per sostenere tale comparto produttivo.
(3-01054)

Interrogazioni a risposta orale:


   MURA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Sardegna è l'unica regione italiana a non poter garantire alle utenze civili come a quelle produttive l'accesso al gas metano con un impressionante aggravio di costi;

   le prospettive del sistema industriale sardo, in termini di competitività e sostenibilità, dipendono strettamente dalla possibilità di accesso sicuro, costante e a costi adeguati a fonti energetiche, il gas metano fra tutte, al momento non disponibili;

   sono diverse le indiscrezioni, giornalistiche e non solo, che attribuirebbero al Governo la decisione di sospendere il percorso progettuale di metanizzazione della Sardegna;

   il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in occasione della sua recente visita in Sardegna, ha dichiarato che il gap di infrastrutturazione energetica sardo verrà compensato attraverso la costruzione di un nuovo elettrodotto «Sardegna-Sicilia-Campania-Tunisia», secondo quanto proposto nel piano industriale di Terna;

   a fine settembre 2019 è arrivato sul progetto di dorsale del metano presentato dalle società Snam e Sgi, il «via libera» del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, anche rispetto alla valutazione di impatto ambientale;

   i lavori dovrebbero partire a febbraio 2020 e concludersi alla fine del 2022. Se venissero rispettati i tempi del cronoprogramma di progetto, la Sardegna riuscirebbe a raggiungere gli obiettivi europei intermedi di decarbonizzazione fissati per il 2025 –:

   se corrisponda al vero che si intende sospendere la realizzazione del progetto di metanizzazione della Sardegna;

   se vi siano altri progetti, immediatamente cantierabili e la cui conclusione sia prevista prima del 2025, con i quali si vorrebbe sostituire il progetto di metanizzazione.
(3-01047)


   ANDREUZZA, BINELLI, DARA, GALLI, CAFFARATTO, EVA LORENZONI, MURELLI, PATASSINI e PETTAZZI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il sistema della moda italiano consta di circa 82.000 imprese (68.500 micro e 58.000 artigiane) con un fatturato di 78 miliardi di euro, di cui oltre 63 dati dall’export con il surplus di 20,3 miliardi di euro – il più alto nell'Unione europea –, e che dà lavoro ad oltre mezzo milione di persone;

   il Veneto gioca un ruolo da protagonista nella moda italiana (terza regione in Italia dopo Lombardia e Toscana) e, in particolare, la provincia di Treviso è tra le realtà trainanti dell'intero settore con le sue 1.000 aziende e un export di 2,4 miliardi di euro. Nonostante ciò, la Federazione Moda Confartigianato Veneto ha denunciato una profonda crisi delle aziende del territorio e il rischio di chiusura entro la fine del 2019 di quaranta laboratori artigiani nella sola provincia di Treviso, pari al 5 per cento del comparto;

   si tratta di un danno pesantissimo che ha tra le cause principali la concorrenza, spesso sleale, operata da aziende irregolari che operano in quel territorio. Come emerso nel corso del seminario organizzato in data 18 ottobre 2019 da Moda Confartigianato Veneto si contano «quattro laboratori irregolari made in Cina ogni tremila abitanti che possono permettersi prezzi di molto inferiori agli artigiani trevigiani. E gli imprenditori italiani che restano senza lavoro si riconvertono come controllo qualità per le aziende cinesi». Tra laboratori illegali e contraffazione, il mercato erode circa 80 mila posti di lavoro sul suolo nazionale;

   la Federazione Moda Confartigianato Veneto ha pertanto lanciato un vero e proprio allarme sulla piaga del sommerso spiegando che si parla tanto di caporalato in agricoltura, ma si ignora quello ben più esteso nel settore della moda, e che «i laboratori cinesi con dipendenti irregolari sottopagati stanno strangolando gli artigiani del territorio. Nell'indifferenza generale». Si tratta di laboratori con una propria struttura in Italia, che posseggono un know-how di livello e arrivano a fregiarsi del marchio made in Italy, ma che – come denunciato sempre da Confcommercio – si avvalgono illecitamente di manodopera a basso costo: i lavoratori irregolari vengono pagati in media quasi 10 euro in meno all'ora rispetto a chi è in regola. Circa otto euro contro i 18 di un dipendente con contratto. La cosa più grave, per gli addetti ai lavori, è che chi compete con gli artigiani del manifatturiero per le commesse spesso non è cinese, ma un artigiano veneto che ha dovuto chiudere e per sopravvivere si occupa di retail e controllo qualità. In pratica, fa concorrenza pur di sopravvivere;

   tale situazione finisce con il penalizzare e disincentivare anche il reshoring, perché chi decide di rientrare nel nostro Paese per realizzare prodotti made in Italy spesso non riesce a essere competitivo e si trova costretto a scegliere tra la chiusura dell'attività o il ricorso a modalità di impiego irregolare;

   talvolta si può addirittura assistere alla creazione di una vera e propria filiera a basso costo in cui i laboratori artigiani locali vedendosi costretti ad accettare commesse a prezzi fuori mercato devono ricorrere al lavoro irregolare per rientrare dalle spese di produzione –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per contrastare in modo più efficace il fenomeno della concorrenza sleale attuata attraverso l'impiego irregolare dei lavoratori nel settore moda e i fenomeni di contraffazione legati all'illegittimo uso del marchio made in Italy.
(3-01050)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   MULÈ, SOZZANI, ROSSO e PENTANGELO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la delibera del Cipe n. 61 del 25 ottobre 2018, recante «Fondo sviluppo e coesione 2014-2020: Piano di investimenti per la diffusione della banda ultra larga» ha modificato su proposta dell'allora Ministro dello sviluppo economico, il punto 1 della delibera Cipe n. 105 del 2017, prevedendo, tra l'altro, che un importo complessivo fino a 45 milioni di euro fosse assegnato per progetti di sperimentazione, ricerca applicata e trasferimento tecnologico, anche in collaborazione con enti territoriali, relativi alle tecnologie emergenti, quali blockchain, intelligenza artificiale, internet delle cose, collegate allo sviluppo delle reti di nuova generazione 5G;

   la medesima delibera n. 61 del 2008 ha individuato quale soggetto attuatore per l'attuazione della linea di intervento sopra citata, proprio il Ministero dello sviluppo economico;

   con decreto del 26 marzo 2019 il Ministro dello sviluppo economico ha approvato il programma di supporto tecnologie emergenti nell'ambito del 5G, suddividendolo in due assi. Al primo asse sono stati destinati 30 milioni di euro per la realizzazione di case delle tecnologie emergenti scegliendo tra i comuni già oggetto di sperimentazione 5G, ovvero Torino, Roma, Catania, Cagliari, Genova, Milano, Prato, L'Aquila, Bari e Matera e/o ogni altro comune che dovesse avviare una sperimentazione 5G nel corso di svolgimento dell'intervento;

   lo stanziamento di risorse per l'asse I del programma è stato successivamente elevato a 40 milioni di euro con il decreto del Ministro dello sviluppo economico 5 giugno 2019;

   da molteplici notizie di stampa si è appreso che dei 30 milioni stanziati 12 milioni sono stati attribuiti al comune di Matera e 7,5 milioni sono stati attribuiti al comune di Torino per la realizzazione di case della tecnologia;

   né dalle notizie di stampa né dalla pagina web del Ministero dello sviluppo economico dedicata al programma di supporto alle tecnologie 5G si evincono i criteri in base ai quali circa due terzi delle risorse assegnate in un primo momento alla realizzazione di case della tecnologia, siano stati attribuiti ai soli comuni di Matera e Torino –:

   quali siano stati i criteri in base ai quali è stato attribuito ai comuni di Matera e Torino il finanziamento riportato in premessa e se ad oggi siano stati assegnati finanziamenti ad altri comuni oggetto di sperimentazione e per quale importo.
(5-02947)


   GARIGLIO, BRUNO BOSSIO, CANTINI, PIZZETTI e ANDREA ROMANO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   le tecnologie dell'informazione e della comunicazione sono il settore che, più di ogni altro, da impulso e sostiene lo sviluppo di un Paese: le reti di nuova generazione contribuiscono, infatti, fattivamente alla crescita economica, sociale ed occupazionale dei territori;

   il Ministero dello sviluppo economico cura l'attuazione del piano nazionale strategico per la banda ultralarga (Bui), il quale punta a raggiungere l'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi a velocità pari e superiori a 100 Mbps e garantire accesso ad almeno 30 Mbps al 100 per cento dei cittadini;

   mentre la diffusione della banda ultralarga si sta sviluppando nel Paese, in molte zone d'Italia persistono però ancora gravi problematiche rispetto al corretto utilizzo della telefonia mobile;

   tale problema sarebbe causato dall'assenza di ripetitori;

   l'Uncem denuncia da decenni questo problema infrastrutturale e ha avviato una mappatura delle aree non coperte dal servizio, arrivando ad oggi a censire oltre 1.200 comuni in Italia;

   si tratta di territori dove telefonare, inviare un messaggio e navigare in internet con il proprio smartphone è impossibile o quasi: un divario digitale che mette in crisi cittadini ed imprese, oltre alla pubblica amministrazione e agli enti locali;

   l'Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani ha chiesto al Governo stanziamenti economici ed interventi normativi specifici urgenti per cercare di risolvere la situazione. In particolare, si chiede che:

    a) siano vincolate e incentivate le compagnie telefoniche ad ampliare le aree servite. La copertura oggi misurata su oltre il 95 per cento della popolazione non considera, infatti, che il 5 per cento restante vive nel 15 per cento del Paese;

    b) l'autorità per le garanzie nelle comunicazioni consenta l'acquisto di ripetitori a tutti coloro che manifestano la volontà di investire in questo settore, come ad esempio comuni, privati ed imprese;

    c) si prevedano nel Bui investimenti specifici per promuovere una diffusione maggiormente capillare dei servizi di telefonia mobile nei territori che hanno evidenti criticità di ricezione –:

   se il Governo sia a conoscenza dei problemi riportati in premessa e quali iniziative urgenti intenda assumere, per quanto di competenza, anche sul piano normativo, al fine di risolvere questa situazione, tenendo conto delle proposte dell'Uncem.
(5-02948)


   CAPITANIO, MACCANTI, CECCHETTI, DONINA, GIACOMETTI, MORELLI, RIXI, TOMBOLATO e ZORDAN. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1032, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, ha demandato al Ministero dello sviluppo economico l'adozione di una road map per il rilascio delle frequenze degli operatori nazionali in banda 700MHz;

   tale road map è stata definita con il decreto ministeriale del 19 giugno 2019, il quale – con riguardo agli standard di trasmissione – prevede in particolare:

    un primo switch-off, previsto per il 1° settembre 2021, relativo all'obbligo di passaggio alle trasmissioni in MPEG-4 per tutto il territorio nazionale e per tutte le emittenti nazionali;

    un secondo switch-off, nel periodo compreso tra il 21 e il 30 giugno 2022, relativo all'obbligo di passaggio allo standard di trasmissione DVB-T2 con codifica HEVC –:

   considerata la ristrettezza dei tempi in cui i cittadini saranno costretti ad adeguarsi per continuare a fruire del digitale terrestre, quali iniziative intenda adottare per favorire il passaggio degli utenti ai nuovi standard di trasmissione in relazione ai due successivi e ravvicinati switch-off di cui sopra.
(5-02949)


   BARBUTO, SCAGLIUSI, DE LORENZIS, TERMINI, LUCIANO CANTONE, CARINELLI, CHIAZZESE, DE GIROLAMO, FICARA, GRIPPA, MARINO, RAFFA, PAOLO NICOLÒ ROMANO, SERRITELLA e SPESSOTTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del processo di trasformazione delle reti televisive, correlato alla liberazione delle frequenze in banda 700 MHz, a favore dello sviluppo del 5G, il legislatore italiano ha previsto di supportare, attraverso contributi economici, i cittadini nel passaggio dallo standard DVB-T a quello DVBT-2;

   l'articolo 1, comma 1110, della legge n. 145 del 2018 (legge di bilancio 2019) che modifica l'articolo 1, comma 1039, della legge n. 205 del 2017, ha stanziato 151 milioni di euro in favore dei cittadini, per limitare i disagi agli utenti finali che potrebbero derivare dalle trasformazioni tecnologiche delle reti televisive sia nazionali che locali e, quindi, dalla necessità di adeguare anche i televisori;

   a tal fine, la legge prevede che il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, emani un decreto volto a definire i criteri soggettivi e oggettivi di accesso ai contributi in esame, gli adempimenti a carico dei soggetti coinvolti, i relativi aspetti procedurali, per l'acquisto da parte dei consumatori di apparecchi (Tv e decoder) che consentano di ricevere i programmi televisivi con le nuove tecnologie richieste nel passaggio dallo standard DVB-T a quello DVB-T2;

   il Ministero dello sviluppo economico ha avviato prima dell'estate una consultazione pubblica sulle linee guida relative ai criteri e alle procedure per definire il decreto di erogazione dei contributi citato, per acquisire, dai soggetti interessati, le osservazioni e i commenti; si prevede che i contributi – destinati ai cittadini con ISEE fascia 1 e 2 – siano erogati tramite uno sconto presso rivenditori accreditati all'atto dell'acquisto dei suddetti apparecchi. Tale misura avrà una durata triennale –:

   quale tempistica si preveda per l'emanazione del decreto ministeriale di cui in premessa e con quali modalità i cittadini potranno usufruire dei benefici descritti.
(5-02950)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   MURA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   alla fine del 2017 sono state definite le condizioni normative relative al costo dell'energia e quelle attinenti ai soggetti pubblici e privati disponibili a rilevare proprietà degli impianti e a farsi carico dei relativi investimenti, necessarie per il rilancio della ex Alcoa;

   per quanto attiene alle condizioni normative e al costo dell'energia, con l'approvazione della legge europea 2017 e dei relativi decreti attuativi, si interviene sulla disciplina delle agevolazioni previste per le imprese a forte consumo di energia elettrica con un intervento di detassazione che abbassa di almeno 5 euro per MWh il valore economico delle tariffe;

   relativamente ai costi energetici si procede poi a siglare il Memorandum of Understanding con le condizioni di competitività per rendere appetibile lo stabilimento. All'interno di tale protocollo, oltre ad alcune condizioni infrastrutturali (in particolare, dragaggio del porto e ripartizione delle responsabilità sulle tematiche ambientali) venivano previste risorse economiche (20 milioni) messe a disposizione da Alcoa per riavviare lo stabilimento e si ipotizzavano strumenti per riequilibrare le tariffe energetiche:

    a) la interrompibilità ovvero la possibilità di interrompere l'erogazione di energia in ogni momento in cambio di importanti sconti sulle tariffe (circa 25 milioni di euro all'anno di compensazioni da parte di Terna);

    b) lo strumento dell’interconnector (funzionale all'acquisto di energia da Paesi stranieri come la Francia, previa installazione da parte del beneficiario di una infrastruttura ai confini);

    c) un accordo bilaterale con l'ente energetico (secondo la logica del «più consumo, meno pago»);

   considerato il nuovo quadro normativo e tariffario, a fine 2015, la svizzera Sider Alloys presenta manifestazione di interesse e nel marzo 2017 formalizza l'offerta di acquisto e presenta un piano industriale al Ministero dello sviluppo economico che, valutato positivamente il piano industriale medesimo, avvia la procedura per l'accordo di programma recante interventi di bonifica e reindustrializzazione con Invitalia, regione Sardegna, Alcoa e Sider Alloys;

   il tutto è inserito all'interno del contratto di sviluppo (55,7 milioni di euro), il cosiddetto «piano Sulcis»;

   a dicembre 2017 risultano definiti i seguenti atti:

    1) protocollo ambientale per interventi di bonifica e reindustrializzazione (tra Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Invitalia, Alcoa, regione autonoma della Sardegna – provincia della Sardegna del Sud Consorzio industriale provinciale Carbonia-Iglesias);

    2) risoluzione del contenzioso Alcoa – Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico;

    3) master agreement Alcoa – Invitalia per la cessione dello stabilimento di Portovesme;

    4) accordo di programma tra Ministero dello sviluppo economico, Invitalia, regione Sardegna per la riattivazione e il rilancio del complesso industriale ex Alcoa Portovesme;

   a partire da marzo 2018, Sider Alloys, come da impegni assunti, ingaggia un gruppo iniziale di lavoratori esperti, già dipendenti dello stabilimento, per eseguire attività di test e verifiche sui macchinari al fine di definire il migliore revamping a garanzia di performance tecniche e costi operativi adeguati;

   a oggi, dopo il percorso complesso e articolato, sinteticamente descritto, si attende che il Ministero dello sviluppo economico sciolga definitivamente le riserve circa il mantenimento degli impegni assunti all'inizio del 2018 –:

   se si intendano adottare iniziative per garantire l'attuazione del telaio normativo definito nella scorsa legislatura attraverso il Memorandum of Understanding (interrompibilità, interconnector e accordi bilaterali) quale condizione sine qua non per la ripresa delle attività produttive presso lo stabilimento Sider Alloys;

   se non si volessero realizzare le misure di cui sopra, quali iniziative si intendano adottare per garantire comunque la ripresa produttiva del sito Sider Alloys.
(5-02944)


   DEIDDA. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il Governo intenderebbe introdurre alcune misure, al fine di limitare l'uso dei contanti, con le quali obbligare, a pena di sanzioni, al ricorso alle transazioni elettroniche: decisione che all'interrogante appare, però, oltre che inutile ai fini della lotta all'evasione, inattuabile in diverse zone dell'Italia e della Sardegna dove, per la presenza di zone d'ombra, risulta impossibile avere un collegamento internet stabile e con una velocità sufficiente per le citate finalità;

   l'Uncem ha ricevuto, tra luglio e settembre 2019 – da parte di sindaci, amministratori locali e cittadini – oltre 1450 segnalazioni relative ad aree del Paese scoperte dal segnale di telefonia mobile; ciò ha consentito, così, di comporre un elenco di 1220 comuni – unitamente ai relativi borghi, frazioni, strade, pezzi di territorio – nei quali appare impossibile perfino telefonare;

   il suindicato obbligo costituirà l'ennesimo ostacolo per gli imprenditori e/o i liberi professionisti che abbiano deciso di risiedere nei comuni montani o nei cosiddetti piccoli comuni nei quali la fibra non c'è o, addirittura, lo stesso segnale internet risulta assente e/o intermittente;

   recentemente si è appreso dalla stampa che il Ministero dello sviluppo economico avrebbe ammesso il ritardo nell'attuazione del piano relativo alla banda ultralarga: ritardo che, dunque, non consentirà di raggiungere per un verso, entro il 2020, la copertura dell'85 per cento della popolazione con fibra ottica completa e, per un altro verso, la copertura delle cosiddette aree grigie, nelle quali gli operatori si sarebbero limitati ad investimenti parziali e per la copertura delle quali i fondi disponibili risulterebbero comunque insufficienti;

   l'Anci ha pure precisato che centinaia di comuni, in particolare sardi, pur essendo dotati di infrastrutture telematiche, non possono accedere alla fibra ottica per l'assenza dei gestori, con ulteriore, grave danno per imprenditori e/o liberi professionisti impossibilitati ad operare;

   sarebbe opportuno compensare il predetto divario tecnologico dei comuni montani e/o periferici, per un verso, con un serio intervento di defiscalizzazione e, per un altro verso, con l'attivazione della zona franca nel territorio regionale sardo, garantendo così l'investimento ad opera dei gestori anche nei territori in cui gli stessi non ravvisino alcuna convenienza economica –:

   se siano a conoscenza dei fatti sopraesposti e, in particolare, dei dati dei comuni e della popolazione non coperti da fibra ottica o internet e/o da rete telefonica e quali iniziative intendano adottare al fine di risolvere le problematiche richiamate connesse al divario tecnologico esistente in diverse aree, non solo della Sardegna, ma anche dell'intero territorio nazionale, per di più in previsione delle misure anti-evasione che si intendono definire.
(5-02946)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta scritta Iorio e altri n. 4-03753, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 4 ottobre 2019, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Buompane.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta immediata in Commissione Grimaldi n. 5-02593 del 24 luglio 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Paita n. 5-02835 del 7 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Grimaldi n. 5-02905 del 15 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta in Commissione Gariglio n. 5-02913 del 15 ottobre 2019;

   interrogazione a risposta orale Ravetto n. 3-01045 del 21 ottobre 2019.

Trasformazione di un documento
del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta in Commissione Sarli e altri n. 5-00773 del 18 ottobre 2018 in interrogazione a risposta scritta n. 4-03887.