Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Giovedì 22 ottobre 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    in data 15 settembre 2020 il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alle Camere la proposta di linee guida per la definizione del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr). A tale prima fase seguirà quella della elaborazione, presentazione e adozione definitiva del Pnrr;

    il periodo di emergenza sanitaria che abbiamo vissuto a causa delle restrizioni adottate per contrastare la diffusione del virus si è presto trasformato in emergenza economica e ha inciso pesantemente sulla situazione del mercato del lavoro;

    nonostante il blocco dei licenziamenti in atto, tutti gli indicatori e le previsioni degli osservatori istituzionali concordano nel sostenere che, nonostante la ripresa delle attività, l'Italia stia per essere colpita da un periodo di grave recessione economica;

    la pandemia da Covid-19 sta provocando in Europa un aumento della disoccupazione da cui i giovani risultano essere maggiormente colpiti rispetto ai lavoratori più anziani. Molti di essi, infatti, sono occupati in settori che sono stati particolarmente penalizzati dalle conseguenze della pandemia quali il turismo, la ristorazione, le arti, l'intrattenimento, il commercio all'ingrosso e al dettaglio, mentre altre ragazze o ragazzi ambiscono ad entrare nel mercato del lavoro proprio nel momento in cui tali settori non sono più in grado di assumere ed in cui, più in generale, le prospettive economiche negative impediscono nuove assunzioni;

    una recente analisi ha rilevato che in Italia circa il 25,5 per cento degli occupati nelle attività definite come «non essenziali» durante il blocco delle attività, quali in particolare il turismo e la ristorazione, ha un'età compresa tra i 20 e i 30 anni, e che più di 4 giovani su 10 erano impiegati, già prima della crisi, in settori, individuati dallo stesso report, come i più colpiti dall'impatto dell'emergenza da Covid-19;

    l'Italia, già nei periodi antecedenti la pandemia, a causa degli effetti della crisi finanziaria del 2008, ha particolarmente sofferto per l'elevato tasso di disoccupazione giovanile, l'alto numero di cosiddetti «Neet» («not in Education, Employment or Training», giovani disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione), oltre che di ragazze e ragazzi, al primo impiego, sottopagati ed, infine, del fenomeno dei cosiddetti «cervelli in fuga», spesso giovani laureati che non riescono a trovare un'occupazione adeguata agli studi intrapresi che decidono di emigrare all'estero;

    secondo gli ultimi dati Istat, riferiti al 2018, nel nostro Paese, sono oltre 2.116.000 i Neet di età compresa tra i 15 e i 29 anni, rappresentando il 23,4 per cento del totale dei giovani della stessa età presenti sul territorio; secondo Eurostat, nella fascia di età 20-34 anni, l'Italia è il paese con il più alto numero di Neet dell'Unione europea, il 27,8 per cento contro una media Ue del 16,4 per cento; i dati Istat, poi, evidenziano che nel solo anno 2019 hanno lasciato l'Italia oltre 126.000 italiani – di cui almeno 30.000 laureati – con un aumento del 8 per cento sul 2018;

    la diminuzione dell'occupazione giovanile potrebbe essere aggravata dalla crisi dell'istruzione universitaria, causata anche dalla riduzione delle risorse a disposizione delle famiglie appartenenti a contesti socio-economici più fragili e in condizioni di povertà tali da trovarsi nell'impossibilità di sostenere i costi degli studi universitari, successiva alla crisi economica innescata dal Covid-19;

    sempre i dati Eurostat 2019 mostrano quanto i giovani italiani nella media siano quelli che abbandonano il nucleo familiare d'origine più tardi rispetto ai coetanei europei. Questi ultimi infatti vanno via di casa intorno ai 26 anni, mentre in Italia si è sopra la media dei 30 anni, a dimostrazione delle forti difficoltà che i giovani italiani devono affrontare per emanciparsi e inserirsi nel mondo del lavoro;

    una situazione, quella giovanile, sicuramente aggravata dall'emergenza seguita alla diffusione della pandemia su scala mondiale, ma che negli anni è stata oggetto di particolare attenzione. L'introduzione del Jobs Act, durante il Governo Renzi, attraverso due provvedimenti, rispettivamente varati a marzo e dicembre del 2014 e attuati sin dai primi mesi del 2015, è stato forse il provvedimento in materia economica più significativo degli ultimi anni. L'introduzione della decontribuzione per i primi 3 anni di assunzione ha contribuito ad innalzare l'indice degli occupati. Nel periodo 2014 – 2018 il totale degli occupati ha registrato un aumento di 936 mila occupati totali, mentre il tasso di disoccupazione giovanile, tra i 15-24 anni, è diminuito nello stesso periodo del 10,5 per cento (dati Istat). L'introduzione del «bonus Cultura», i 500 euro per i giovani che hanno compiuto 18 anni, ha rappresentato un grande investimento sui giovani. L'apposita App è infatti ancora oggi utilizzabile non solo per l'acquisto di libri ma anche per cinema o teatro, per visitare una mostra o un museo;

    lo strumento «Resto al Sud», di cui al decreto-legge n. 91 del 2017, potenziato dalla manovra di bilancio del 2018, ha riscosso notevole interesse, tanto che è stato via via rafforzato elevando dapprima l'età dei soggetti che possono presentare un progetto di impresa da 35 a 46 anni e successivamente aprendo ai liberi professionisti. Dal 24 aprile 2016 al 17 novembre 2016 sono stati sottoscritti 8 patti per lo sviluppo attraverso lo strumento del Masterplan per il Mezzogiorno in 8 regioni del Sud (Campania, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Molise, Sardegna, Puglia, Sicilia) per un totale di 11,5 miliardi di euro; 7 patti con le città metropolitane (Bari, Reggio Calabria, Messina Palermo, Napoli, Catania, Cagliari) per un totale di 1,83 miliardi di euro. Gli investimenti ammontano dunque a 13,4 miliardi di euro (come da delibera del Cipe 26/2016), a cui si aggiungono le risorse serventi da diverse programmazioni e recuperate per ulteriori 25 miliardi di euro;

    in tale contesto è utile ricordare che il Family Act, A.C. 2561, recante Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia, all'articolo 6 prevede specifiche misure volte a sostenere le famiglie nella formazione universitaria dei figli, affinché acquisiscano autonomia sul piano finanziario, oltre a prevedere detrazioni fiscali per le spese impiegate per acquistare libri e per i costi di locazione di abitazione per gli studenti universitari; una situazione quest'ultima che trova già ampia applicazione in ambito europeo sulla quale il nostro Paese registra un ritardo;

    oggi, la necessità di un intervento straordinario da parte dello Stato per il sostegno delle famiglie, ed in particolare le giovani coppie, è emersa più forte non appena, a causa dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, è stata decisa la sospensione dei servizi educativi per l'infanzia e delle attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado;

    in questo senso il Governo si è impegnato in un processo di riforma generale, che ha per obiettivo il contrasto della denatalità che ha assunto dimensioni tali da richiedere in tempi rapidi una risposta da parte delle istituzioni, la cui azione politica deve essere orientata al contrasto dei fattori che ne hanno determinato l'origine. Il Family Act (A.C. 2561) rappresenta dunque una risposta di carattere strutturale che oltre ad intervenire sul complesso delle norme che oggi rappresentano una risposta segmentata alle famiglie, riunificandole in un unico intervento che accompagna la crescita dei bambini dal settimo mese di gravidanza fino ai 21 anni, intende intervenire tramite un sostegno fondamentale alle famiglie, alle giovani coppie, alle donne, sul terreno della formazione, dell'inserimento nel mondo del lavoro, del sostegno alla crescita dei bambini e delle bambine anche attraverso il potenziamento delle strutture educative;

    un capitolo importante riguarda il processo di integrazione delle nuove generazioni di bambine e bambini, ragazze e ragazzi di origine straniera, spesso nati e cresciuti nel nostro paese. Una presenza importante, che deve costituire un elemento di ricchezza e di arricchimento della nostra società, ma che è ancora vittima di discriminazione e casi di vero e proprio razzismo. A tal fine è fondamentale inserire già a partire dalla scuola primaria, approfittando dell'insegnamento dell'educazione civica recentemente inserito nei curricola scolastici come materia obbligatoria, specifici programmi mirati all'educazione di una generazione che faccia del multiculturalismo un valore fondante del futuro delle nuove generazioni;

    in questo contesto il citato Family Act valorizza la funzione dell'«educazione non formale», vale a dire tutta una gamma di possibilità di apprendimento informale ed occasionale che da sempre hanno contribuito alla formazione di una società multiculturale, fondamentale per la formazione di una nuova leva di giovani generazioni;

    la comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni recante «Sostegno all'occupazione giovanile: un ponte verso il lavoro per la prossima generazione», del 1° luglio 2020, sottolinea l'importanza che gli Stati membri e le istituzioni europee rivolgano la loro attenzione verso la prossima generazione;

    la medesima comunicazione individua le principali linee di indirizzo che Unione europea e Stati membri devono attuare:

     a) rafforzare le garanzie per i giovani;

     b) rafforzare l'istruzione e la formazione professionale anche nell'ottica di una competitività sostenibile;

     c) rafforzare con correttivi l'equità sociale e la resilienza;

     d) fornire nuovo impulso agli apprendistati affinché contribuiscano a creare occupazione giovanile;

    è fondamentale quindi, alla luce dei dati fin qui esposti, che il Governo adotti riforme e interventi, anche strutturali, sia in merito al mercato del lavoro e delle politiche attive, che in merito all'istruzione, la formazione e l'apprendistato, tali da poter validamente accompagnare la strategia di rilancio;

    in tale contesto sarebbe estremamente importante potenziare le sinergie tra scuola e mondo del lavoro al fine di aumentare le possibilità di una maggiore professionalizzazione degli studenti anche per ottimizzare l'orientamento al termine del percorso scolastico. Risulta fondamentale inoltre riconoscere la centralità e rivalutare i percorsi di alternanza scuola-lavoro come introdotti dalla legge n. 107 del 2015, la cosiddetta Buona Scuola. Serve una profonda revisione e un potenziamento dei programmi di istruzione tecnica con particolare riferimento a quella di carattere professionale come strumento di accesso al mercato del lavoro ed alle professioni; potenziare le attività di orientamento scolastico al fine di meglio aumentare l'accesso all'istruzione universitaria e di conseguenza accrescere le immatricolazioni; accelerare l'ampliamento e la diffusione delle lauree professionalizzanti; promuovere e velocizzare il riconoscimento delle lauree dei titoli di studio conseguiti all'estero, così come facilitare il rientro di laureati italiani nel nostro paese o l'arrivo di ricercatori e accademici internazionali;

    in questo quadro risulta indispensabile rafforzare i percorsi di inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, rafforzandone anche la qualità e riformando i trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro, sia razionalizzando quelli esistenti che creando un nuovo sistema teso a legare il sostegno al reddito, in caso di rimodulazioni dell'orario di lavoro o di utilizzo di ammortizzatori sociali, a percorsi formativi, che consentano di migliorare le proprie chances occupazionali;

    in questo contesto il reddito di cittadinanza ha effettivamente mostrato una serie di criticità in quanto politica attiva del mercato del lavoro. I dati dell'Anpal mettono in evidenza che solo 39.760 degli oltre 2.370.938 beneficiari del reddito di cittadinanza hanno sottoscritto un contratto di lavoro. Sono criticità che dovranno essere al più presto affrontate: la mancanza di controlli ha evidenziato l'impossibilità di monitorare coloro i quali, pur in presenza di un'offerta di lavoro, l'hanno rifiutata ed è mancata un'analisi puntuale sulla domanda e sull'offerta di lavoro, che consenta di comprendere di quale tipo di lavoratori abbiano bisogno le imprese;

    accanto alla salvaguardia della qualità dell'impiego, del reddito e della stabilità occupazionale dei lavoratori – subordinati, autonomi e dell'economia collaborativa (della cosiddetta sharing economy e gig economy) è necessario promuovere forme di contrattazione decentrata in un sistema di relazioni industriali multilivello;

    parallelamente alla riduzione del costo del lavoro attraverso la riduzione del cuneo fiscale e il rafforzamento degli incentivi fiscali al welfare contrattuale, è importante favorire processi di digitalizzazione dei luoghi di lavoro unitamente alla flessibilità oraria che, attraverso nuovi percorsi tecnologici, possano coniugare le esigenze produttive dell'impresa con i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici;

    tutte le misure fin qui elencate dovranno essere accompagnate ad un necessario e importante investimento sulle competenze dei lavoratori, promuovendo la formazione continua e permanente nell'ottica di un reskilling professionale mirato, che sappia intercettare le trasformazioni del mercato del lavoro conseguenti alla pandemia;

    la crisi economica ridurrà ulteriormente le opportunità di lavoro e formazione per i giovani e sarà compito del Governo farvi fronte valutando l'attuazione di un piano «AttivaGiovani» rivolto ai giovani Neet che preveda il finanziamento di un periodo di lavoro e formazione presso le imprese, analogamente a quanto intrapreso da altri Paesi europei. I giovani lavoratori potrebbero essere selezionati dalle imprese in base alle loro esigenze mentre il costo del lavoro sarebbe interamente a carico dello Stato. Le imprese potranno far domanda a condizione che si tratti di nuovi posti di lavoro e che assicurino un'esperienza formativa per i giovani Neet;

    tuttavia, la crisi rappresenta anche l'opportunità di ridefinire il nostro modello produttivo all'insegna della salvaguardia ambientale e dello sviluppo sostenibile, un'eventualità che potrebbe generare nuove opportunità lavorative per i giovani, i cosiddetti Green Jobs. Sia il Green New Deal, il piano per la rivoluzione verde e la transizione ecologica della Commissione europea, che il Next Generation EU pongono come priorità degli investimenti dei prossimi anni la green economy. La strategia italiana per l'occupazione e la formazione giovanile dovrà tenere conto delle opportunità occupazionali della rivoluzione verde, dalla ricerca scientifica connessa all'economia sostenibile o diretta alla tutela dell'ambiente, all'agricoltura o al turismo eco-sostenibile fino agli interventi di efficientamento energetico;

    particolare rilevanza deve essere riservata alle lavoratrici e all'avvio di nuove imprese al femminile. Il disegno di legge 2561 all'articolo 5 prevede una specifica delega per il sostegno di tali attività soprattutto nei primi due anni di avvio dell'impresa. La norma stabilisce, infatti, ulteriori forme di rafforzamento delle misure volte ad incentivare il lavoro femminile anche nelle regioni del Mezzogiorno;

    quanto esposto nella presente premessa dovrebbe essere parte della definizione dei progetti da sottoporre nell'ambito del Next Generation EU e del Piano per la ripresa e la resilienza,

impegna il Governo:

1) a definire una strategia specifica per promuovere l'occupazione, la formazione e l'emancipazione giovanile;

2) ad adottare iniziative per introdurre un piano «AttivaGiovani» che preveda il finanziamento di un periodo di lavoro e formazione per giovani Neet, ovvero di cittadini disoccupati non iscritti a nessun corso di studio o di formazione, presso le imprese;

3) ad adottare iniziative per potenziare, anche nell'ambito di una riforma più organica della famiglia, quale quella intrapresa con il cosiddetto Family Act, richiamato in premessa, le misure a favore dei giovani;

4) a rivalutare e modificare il programma «Garanzia Giovani» per renderlo più efficace;

5) ad adottare iniziative per realizzare una riforma dell'apprendistato professionalizzante semplificando i numerosi oneri burocratici vigenti in maniera tale che l'apprendistato diventi la via maestra per accedere al mondo del lavoro;

6) ad adottare iniziative per regolare i tirocini curriculari per assicurare che siano esperienze realmente formative e contrastare il fenomeno dei tirocini extra-curriculari non retribuiti;

7) ad adottare iniziative per incrementare e rafforzare gli istituti tecnici superiori ed effettuare il contestuale coordinamento dei piani per la formazione con l'esperienza degli enti formativi che realizzano nei territori percorsi professionalizzanti brevi, «vocational master», che nascano dal continuo dialogo con le aziende e che consentano di rispondere in tempi rapidi all'esigenza di competenze delle imprese;

8) ad assumere iniziative per introdurre «Credito Giovani», uno strumento equivalente a una «dote universale» per facilitare l'emancipazione giovanile in maniera tale che ogni cittadino, al compimento della maggiore età, possa ricevere un emolumento da investire in corsi di formazione, avvio di una azienda o acquisto prima casa;

9) ad adottare iniziative per predisporre uno specifico investimento sui giovani professionisti che scelgono di restare in Italia, con un accesso alle professioni che sia semplice e in questo senso, per introdurre misure affinché tale lavoro sia congruamente retribuito, al fine di scongiurare forme di sfruttamento;

10) a sostenere l'ingresso nel mondo del lavoro delle giovani donne, rafforzando ed incentivando l'imprenditoria femminile;

11) a presentare un grande progetto per l'imprenditorialità giovanile, che comprenda l'imprenditorialità sociale, con particolare riguardo, tra l'altro, all'istruzione e alla formazione all'imprenditorialità, e a servizi di consulenza, mentoring e coaching per i giovani.
(1-00392) «Ungaro, Boschi, D'Alessandro, Toccafondi, De Filippo, Marattin, Fregolent, Occhionero».


   La Camera,

   premesso che:

    dall'inizio della fase di emergenza il Parlamento italiano ha autorizzato circa 100 miliardi di euro di maggiore indebitamento, da ultimo stanziando gli ulteriori 24 miliardi autorizzati nel mese di ottobre 2020;

    a fronte delle risorse mobilitate, il quadro degli interventi messi in campo è quello di norme frammentate e di una burocrazia che continua a frenare di fatto anche le misure più «meritevoli». Al momento, mancano all'appello circa 200 decreti attuativi, e la capacità di spesa delle risorse impegnate dall'esecutivo è di fatto parzialmente incagliata: solo le disposizioni contenute nel «decreto agosto», la cui legge di conversione è stata approvata a metà ottobre, necessitano di ben 84 misure attuative per essere pienamente operative. Al cospetto delle difficoltà che vive il Paese, processi burocratici così complessi e macchinosi finiscono per sterilizzare l'importanza stessa delle misure e affossano la finalità d'urgenza per cui si ricorre al decreto-legge stesso;

    ad ogni modo, ciò che è mancato è la capacità di operare scelte volte ad indirizzare il cambiamento. E nei diversi decreti continua a reiterarsi la sola logica emergenziale e — purtroppo — dei sussidi; una logica risarcitoria, con interventi frammentati e senza una visione organica del futuro, senza un progetto di rilancio e per la crescita, rimandando sempre al «provvedimento che verrà» il rilancio del Paese;

    in quest'ottica, i miliardi di euro di deficit spesi dal Governo italiano, a parte quelli destinati agli ammortizzatori sociali, finora sono stati in parte un buco nell'acqua. C'è stata solo una rincorsa ai problemi, mentre è mancata una visione di lungo periodo. La competizione deve oggi spostarsi sulle grandi scelte, sulle grandi riforme, sulle grandi strategie;

    inoltre, se è vero che le risorse spese per interventi specifici, bonus frammentati e nuovi fondi non hanno «sciolto alcun nodo che imbriglia la crescita del nostro Paese», come ha avuto modo di dichiarare anche presidente di Confindustria Carlo Bonomi, è altrettanto corretto affermare che le stesse risorse stanziate non sono comunque state tutte utilizzate. Questo perché tra decreti-legge privi dei necessari provvedimenti attuativi, inadeguatezza amministrativa, misure poco chiare, stime sbagliate e adempimenti burocratici tutt'altro che semplificati, il nostro Paese non è riuscito a impiegare tutti i finanziamenti pubblici disponibili;

    come documentato dal Centro studi di Confindustria nel rapporto di autunno, dei 100 miliardi di euro messi in campo dal Governo per riequilibrare l'impatto del virus sull'economia del Paese, risulterebbero non spesi almeno 23;

    fondi quindi non utilizzati, che, in questo momento, quando sono in corso ulteriori misure restrittive per contenere il contagio del virus, potrebbero quantomeno essere indirizzate al ristoro di tutte quelle attività che saranno inevitabilmente danneggiate dalle nuove restrizioni già in essere o che saranno decise nei prossimi giorni e nelle prossime settimane;

    è quindi necessaria una presa di posizione e un aiuto concreto nei confronti di tutte quelle attività che in questo momento sono in forte sofferenza: albergatori, ristoratori, baristi, esercenti, titolari di sale ricevimenti e organizzazioni congressuali e tutti coloro (compreso l'indotto) interessati dai provvedimenti di «coprifuoco» o dai lockdown locali;

    gli strumenti per veicolare immediatamente le risorse non spese su interventi a sostegno delle attività ad oggi in difficoltà ci sono: l'articolo 265, comma 8, del decreto-legge n. 34 del 2020 (il cosiddetto decreto «rilancio»), aveva già previsto una norma che stabiliva non solo il monitoraggio delle somme destinate a ciascuna delle misure previste, ma anche che, limitatamente all'esercizio finanziario 2020, eventuali fondi non utilizzati relativi alle stesse misure fossero versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati ai pertinenti capitoli di spesa, con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze a seguito di parere delle Commissioni parlamentari competenti per i profili finanziari delle Camere,

impegna il Governo

1) a effettuare immediatamente una ricognizione delle risorse stanziate con l'approvazione dei provvedimenti urgenti emanati nel corso del 2020 in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da Covid-19, e a destinare, con specifiche iniziative, le risorse non spese ad interventi urgenti a sostegno e ristoro delle attività economiche (con riguardo in particolare ad albergatori, ristoratori, baristi, esercenti, titolari di sale ricevimenti e organizzazioni congressuali) danneggiate dalle nuove restrizioni nell'ambito delle misure di contenimento del contagio.
(1-00393) «Gelmini, Occhiuto, Aprea, Bagnasco, Baldini, Baratto, Anna Lisa Baroni, Battilocchio, Bergamini, Bond, Calabria, Cannatelli, Caon, Cappellacci, Carrara, Casciello, Cassinelli, Cristina, D'Attis, D'Ettore, Dall'Osso, Fascina, Ferraioli, Giacometto, Giacomoni, Labriola, Marin, Mazzetti, Milanato, Mugnai, Mulè, Musella, Napoli, Nevi, Novelli, Fitzgerald Nissoli, Orsini, Palmieri, Pella, Pentangelo, Perego Di Cremnago, Pettarin, Pittalis, Polidori, Porchietto, Ravetto, Ripani, Rossello, Rosso, Rotondi, Ruffino, Ruggieri, Paolo Russo, Saccani Jotti, Sisto, Sozzani, Spena, Squeri, Tartaglione, Torromino, Maria Tripodi, Versace, Vietina, Zangrillo».


   La Camera,

   premesso che:

    il Meccanismo europeo di stabilità (Mes, in inglese European Stability Mechanism Esm), noto anche con l'appellativo mediatico di «Fondo salva-Stati», è un'organizzazione internazionale nata nel 2012 e comprendente gli attuali 19 Paesi dalla zona euro;

    creato in sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf) e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Mesf), il Mes ha il fine precipuo di emettere prestiti per assicurare la stabilità finanziaria del singoli Paesi e dell'intera zona euro in situazioni di crisi;

    in base al trattato istitutivo del Mes, al bilancio dell'istituzione contribuiscono i Paesi membri in modo proporzionale alla loro popolazione e al loro Pil;

    nello specifico, la Germania contribuisce per il 27 per cento, la Francia per il 20 per cento, l'Italia per il 17 per cento e così a scendere. In base a queste cifre, l'Italia fornisce garanzie per eventuali necessità future per circa 125 miliardi di euro. Di questi, però, ha versato finora solamente 14,331 miliardi di euro stando sia all'ultimo rapporto della Banca d'Italia, sia alla sezione informativa sul sito del Mes;

    il Mes, per erogare i propri prestiti ai Paesi membri che ne fanno richiesta, si rivolge ai mercati finanziari, emettendo obbligazioni a tassi molto più bassi rispetto a quelli che ogni paese membro in crisi, preso singolarmente, otterrebbe. Ciò avviene perché il Mes ha un rating molto alto rispetto ai Paesi in potenziale dissesto. A titolo di esempio, il Mes ha un rating di AAA per Fitch, mentre l'Italia è stabile a BBB vale a dire nove gradini più in basso sulla scala di riferimento. I fondi che il Mes ottiene dagli investitori vengono poi dirottati ai Paesi che ne fanno richiesta sotto forma di prestiti a tassi agevolati e spalmati su archi temporali più lunghi. Questi prestiti sono strettamente legati a vincoli e ai piani di riforme macroeconomiche previsti dal Memorandum d'Intesa siglato tra il Paese membro e il Mes stesso. Quindi, i prestiti che il Mes eroga non fanno utilizzo diretto di soldi dei contribuenti. Questi ultimi fanno parte, invece, del bilancio dell'organizzazione, il quale viene investito in asset di più alta qualità e funge da garanzia per continuare ad ottenere prestiti a tassi estremamente bassi;

    il MES è guidato da un «Consiglio dei Governatori» composto dai 19 Ministri delle finanze dell'area dell'euro presieduto dal presidente dell'Eurogruppo, l'irlandese Paschal Donohoe;

   rilevato che:

    il Consiglio dei governatori del MES ha approvato il 15 maggio 2020 il cosiddetto Pandemic Crisis Support (cosiddetto Mes sanitario), una linea di credito finalizzata alla risposta all'emergenza epidemiologica derivante dalla diffusione del Coronavirus;

    si tratta di aiuti per circa 240 miliardi di euro totali, cioè il 2 per cento del Pil 2019 di tutti i 19 Paesi membri;

    per l'Italia, questa cifra corrisponde a circa 38 miliardi di euro;

    la novità di questa linea di credito consiste nel fatto che i prestiti non comportano riforme programmatiche macroeconomiche strettamente vincolanti, ma sono unicamente legate all'utilizzo per la copertura di spese sanitarie e di prevenzione legate al Coronavirus e sono disponibili fino alla fine del 2022, al netto di eventuali evoluzioni in negativo dell'emergenza;

    all'indomani dell'accordo raggiunto in sede di Consiglio europeo il 21 luglio, il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, non ha fatto alcun riferimento alla possibilità di ricorrere al Mes sanitario;

    il Presidente del Consiglio Conte ha infatti ribadito più volte, in questi mesi, la propria contrarietà nei ricorrere al Mes sanitario, nella convinzione che al nostro Paese sarà sufficiente accedere alle risorse stanziate da Recovery Fund, Borsa europea degli investimenti Fondo Sure che si sommano a quelle messe in campo dalla Bce a inizio marzo (aumento del quantitative easing a circa 1000 miliardi di euro per il 2020, tassi di interesse invariati e condizioni più favorevoli per la liquidità delle banche);

    tale contrarietà, oltretutto, sembrerebbe essere legata a doppio filo con la stabilità dell'attuale esecutivo. Il Movimento 5 Stelle, infatti, è sempre rimasto fermo sulla propria posizione di contrarietà, mentre parte Pd e Iv sembrerebbero favorevoli al ricorso al Mes soprattutto per la possibilità di pagare pochissimi interessi sul prestito. Favorevole, è sempre stato anche il Ministro della salute, onorevole Roberto Speranza (Leu), il quale ha ripetutamente sottolineato la necessità di far arrivare le risorse necessarie per ridisegnare il servizio sanitario nazionale, a prescindere da dove provengano;

    non a caso nella giornata di martedì 13 ottobre 2020, l'Aula della Camera dei deputati ha respinto la risoluzione di Forza Italia, a prima firma di Renato Brunetta e sottoscritta anche da Maurizio Lupi (Ncl), che sosteneva l'attivazione dei fondi del Mes sanitario. Solo il gruppo Italia Viva ha partecipato al voto ad eccezione di tre deputati, che hanno sostenuto il documento presentato dall'onorevole Brunetta; segnatamente, gli onorevoli Camillo D'Alessandro, Cosimo Maria Ferri e Giacomo Portas;

    la situazione coronavirus in Italia è migliore di altri Paesi, ma come evidenziato recentemente dal Ministro della salute bisogna «tenere alta la soglia di attenzione e non bisogna farsi illusioni»;

    la Camera dei deputati ha approvato la risoluzione di maggioranza con la quale ritiene opportuna la proroga dello stato d'emergenza sino al 31 gennaio 2021 e il varo di successivi provvedimenti volti al contenimento del contagio da Covid-19;

    purtroppo, l'onda dei contagi sta continuando progressivamente la sua scalata con i ritmi della fase di emergenza di sei mesi fa;

    come si evince dalla lettura della stampa nazionale e locale, il virus si sta allargando alle regioni italiane meno preparate dal punto di vista della tenuta delle strutture ospedaliere e ad essere monitorati con grande attenzione sono i numeri dei ricoveri e delle terapie intensive, questi ultimi ancora bassi rispetto ai circa 9.300 posti disponibili che possono arrivare a 11.000 con la trasformazione della metà dei reparti di terapia sub-intensiva; è a quota 1000, infatti, che sembrerebbe scattare il campanello d'allarme e, in tale quadro, preoccupa fortemente la prossima ondata influenzale e il ritardo nella distribuzione dei medicinali;

    si evidenzia, inoltre, come molte trasmissioni televisive abbiano documentato situazioni agghiaccianti negli ospedali con code di 8 ore per un tampone Covid a Roma e gli ospedali di Napoli nel caos più totale;

    particolare preoccupazione suscita l'analisi della curva dei decessi recentemente pubblicata dalla stampa nazionale a cura del dottor Patrizio Pezzotti, epidemiologo dell'Istituto superiore di sanità che cura il rapporto mensile sulla mortalità da Covid-19. Ad avviso del dottor Pezzotti tra un paio di settimane la curva dei decessi salirà a un centinaio al giorno: «Tra la comparsa dei sintomi e il decesso trascorrono mediamente due settimane, perciò le oltre 40 vittime che contiamo oggi sono quelle che si sono ammalate quando avevamo poco più di 1600 contagi al giorno. Ora, con quasi seimila contagi in un giorno e con il nostro tasso di letalità, la curva dei decessi tra un paio di settimane è destinata a sfiorare le tre cifre»;

    inoltre, come si rileva dalla stampa nazionale, il virologo dottor Andrea Crisanti, ha dichiarato che: «noi rischiamo di avere una mortalità più alta, perché, se nel nord Europa gli anziani vivono per conto proprio, in Italia restano spesso in famiglia. Dove però avviene oltre il 70 per cento dei contagi»;

    in tale quadro, appaiono di eccezionale gravità le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ministro della giustizia sulla contrarietà all'utilizzo delle risorse del Mes sanitario, fin quando le casse dello Stato si trovano al collasso sembrerebbe infatti, non rendersi conto che, al collasso si trovano attualmente alcuni ospedali del sud come quelli della regione Campania dove la stampa nazionale riporta che mancano i posti per i malati gravi;

    analogamente, suscitano perplessità le dichiarazioni rese dal Ministro dell'economia e delle finanze sulla non opportunità, nell'immediato, di accedere alle risorse del Mes sanitario, nella considerazione che tali risorse – pari a 36 miliardi di euro sarebbero immediatamente disponibili a differenza di quelle del Recovery Fund – che l'Italia potrebbe utilizzare solo dal prossimo anno, sperando che i negoziati a livello europeo siano riaperti al più presto visto lo scontro tra Parlamento europeo e Consiglio sul bilancio dell'Unione europea 2021-2027 e il piano Next Generation Eu (Ngeu) di cui il Recovery Fund è il principale pilastro, con conseguente rischio di uno slittamento di tutto il pacchetto di aiuti straordinari antipandemia;

    alla luce di quanto precede e della drammatica esperienza che il nostro Paese ha vissuto lo scorso inverno a causa del Coronavirus, appare quanto mai urgente intervenire sul piano della medicina territoriale, puntando su un'allocazione di fondi esclusivamente mirata al rafforzamento e alla riforma del sistema sanitario, in maniera profonda, che tenga conto delle esigenze della salute pubblica anche in chiave di prevenzione;

    attraverso l'utilizzo delle risorse del Mes sanitario si potrebbe contribuire in modo concreto a ridisegnare e modernizzare finalmente il sistema sanitario nazionale, in termini di strutture edilizie, dotazioni tecnologiche, infrastrutture digitali, con l'obiettivo di raggiungere un efficace bilanciamento tra attività di prevenzione, assistenza territoriale e sanità ospedaliera e con soluzioni capaci di assicurare la continuità ospedale-territorio;

    il parere unanime degli esperti è orientato al rafforzamento delle policies di tracciamento le quali, allo stato, rimangono assolutamente inadeguate rispetto al resto dei paesi europei. Le cause sono note. Tra le più importanti: 1) il sottodimensionamento delle risorse umane dedicate ai servizi epidemiologici nelle aziende sanitarie locali, incapaci di rispondere al mutato quadro globale che in futuro potrebbe vedere nuovi e più gravi eventi pandemici; 2) il depauperamento pressoché diffuso su tutto il territorio nazionale della rete sanitaria locale e di prossimità, fatta di centri sanitari locali e della rete dei medici di famiglia, la quale deve tornare ad essere invece il primo punto di contatto per i cittadini anche in sede d'emergenza. In questa dimensione, si rendono quindi cruciali investimenti di adeguamento immediato,

impegna il Governo

1) a porre in essere, con la massima sollecitudine, ogni iniziativa di competenza finalizzata ad attivare la richiesta di Pandemie Crisis Support (Pcs) prevista dal Mes per potenziare la sanità di territorio, per finanziare maggiori investimenti – anche tramite il ricorso al partenariato pubblico-privato – in edilizia sanitaria e a ridisegnare il sistema sanitario nazionale su indicazione dei fabbisogni individuati da ciascuna regione, rafforzando l'organizzazione e la gestione dei servizi sanitari delle regioni ai sensi dell'articolo 117 della Costituzione.
(1-00394) «Giacomoni, Gelmini, Porchietto, Baratto, Giacometto, Cattaneo, Paolo Russo, Pella, D'Attis, Polidori, Della Frera, Squeri, Barelli, Torromino, Baldini, Anna Lisa Baroni, Sandra Savino, Mazzetti».

Risoluzione in Commissione:


   L'VIII Commissione,

   premesso che:

    a partire dalla serata del 2 ottobre 2020, numerosi eventi alluvionali si sono abbattuti su tutti i territori del Centro-nord, causando ingentissimi danni a strade, abitazioni e ponti, facendo crollare molti di questi;

    tra le regioni centrali, tali eventi calamitosi hanno interessato in particolare la Toscana – già martoriata dalle alluvioni abbattutesi nel novembre del 2019 – circostanza altresì drammatica, determinata dalla piena dell'Arno che ha interessato nel suo attraversamento anche Pisa, mentre il fiume Ombrone con la sua anomala portata ha costretto all'evacuazione oltre duemila persone;

    è evidente che non solo i territori del Centro-nord, ma anche tutti quelli soggetti a rischio idrogeologico necessitano di interventi urgenti di messa in sicurezza onde evitare, periodicamente, il puntuale e triste conteggio dei danni a persone e cose con gravissime ricadute economiche per le comunità interessate;

    è innegabile ricercare le cause nella mancanza di un piano straordinario, quanto mai urgente, di messa in sicurezza del territori più fragili colpiti, che consenta di programmare ed affidare con procedure di urgenza i previsti interventi di messa in sicurezza;

    come risulta innegabile che, tra i primi interventi urgenti, risultino essenziali quelli destinati alle attività di dragaggio dei corsi d'acqua, e ciò in ragione della imprescindibile necessità di ripristinare le condizioni degli alvei aumentati, nei decenni, per effetto del trasporto e del deposito di detriti artificiali di ogni genere e tipo che hanno contribuito a ridurre la sezione del letto, con la conseguenza di una capacità di minore portata d'acqua rispetto alle potenzialità originarie;

    tale mappatura dei corsi d'acqua più a rischio dovrà essere indicata dalle regioni, individuando, le stesse, i tratti più particolarmente interessati dagli interventi di pulizia e dragaggio,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per prevedere, nella prossima manovra di bilancio utile, le risorse finanziarie necessarie ad affrontare il tema e gli interventi conseguenti sopra esposti;

   ad affrontare tale urgenza mediante confronto con le Regioni, al fine di individuare i corsi d'acqua più soggetti a rischio di esondazione, nonché la quantificazione delle risorse finanziare occorrenti.
(7-00565) «Mazzetti, Sozzani, Ruffino, Zangrillo, Porchietto, Nevi, Versace, Casino, Milanato, Rosso, Giacometto, Ruggieri, Napoli, Cassinelli, Casciello, Sandra Savino, Baldini, Aprea, Dall'Osso, Anna Lisa Baroni, Palmieri, Vietina, Bagnasco, Polidori, Torromino, Pentangelo, Cristina, Pettarin, Marin, Ferraioli».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   PORCHIETTO, GIACOMETTO, PRESTIGIACOMO e BARATTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   tra le coperture del documento programmatico di bilancio (Dpb) per il 2021 figurano 12,9 miliardi di euro sul 2022 e 7,1 miliardi di euro sul 2023 di cosiddetta «retroazione fiscale», ossia di maggiori entrate stimate preventivamente, in funzione degli effetti di stimolo sull'economia, a loro volta stimati, che dovrebbero essere indotti dalle misure che verranno approvate con la manovra per il 2021;

   secondo il Dpb sarebbe possibile utilizzare queste «stime di gettito sulle stime di crescita» come copertura della manovra economica per gli anni 2022 e 2023, in quanto la crescita attesa deriva da aiuti europei;

   sul Sole 240re del 21 ottobre 2020 il Ministro dell'economia e delle finanze ha affermato che: «La stima degli effetti di retroazione è già avvenuta nel passato ed è resa possibile dall'ultima riforma della legge di contabilità. In questo caso si giustifica con la mole senza precedenti di investimenti aggiuntivi finanziati dal Recovery Plan. Siamo anzi stati prudenti a non calcolarla per il 2021»;

   nella legge di bilancio per il 2017, fu ammessa la valorizzazione degli «effetti di retroazione» nella misura di 350 milioni di euro sul 2017, 1,05 miliardi nel 2018 e 2,2 miliardi nel 2019, a fronte della stima di una maggiore crescita del prodotto interno lordo nominale, indotta dalla manovra stessa, pari allo 0,15 per cento sul 2017, allo 0,25 per cento sul 2018 è allo 0,1 per cento sul 2019;

   le risorse del Recovery fund con tutta probabilità arriveranno nella seconda parte del 2021 e peraltro, in considerazione dei possibili ritardi, l'accordo del luglio 2020 ha previsto la possibilità di un anticipo del 10 per cento delle risorse a fronte della presentazione del Piano Paese;

   secondo le stime del Governo, le risorse che confluirebbero nel nostro Paese grazie al programma Next generation EU ammonterebbero a 208,6 miliardi di euro, di cui 127,6 miliardi a titolo di prestiti e 81 miliardi sotto forma di sovvenzioni. Quanto al Recovery fund, l'Italia conterà su 65.456 milioni di euro di sovvenzioni a fondo perduto: il 70 per cento delle allocazioni delle risorse, cioè 44.724 milioni, è riferito agli impegni per progetti 2021-2022, il resto, cioè 20.732 milioni, e riferito agli impegni relativi al 2023;

   l'Ufficio Parlamentare del bilancio in sede di esame Nadef ha dichiarato: «poiché il reperimento delle risorse di copertura 2022 e 2023 è in larga parte sul gettito dovuto agli effetti di retroazione fiscale — per loro natura incerti – risulta rischioso affidare a tali introiti il finanziamento di misure con effetti permanenti di aumento delle spese o di riduzione delle entrate, che esigono coperture strutturali a regime». L'Ufficio ha validato le previsioni programmatiche 2020-2021, sottolineando la presenza di fattori di rischio per le previsioni programmatiche del biennio 2022-2023, che peraltro non sono oggetto di validazione;

   l'utilizzo come copertura della «retroazione fiscale» è sempre stato giudicato non conforme ai principi di contabilità pubblica da parte delle autorità tecniche, quali la Ragioneria dello Stato;

   è del tutto irrilevante che la «retroazione fiscale» si calcoli su crescita economica indotta da misure finanziate con deficit italiano o da misure finanziate con sovvenzioni o prestiti europei –:

   se non ritenga opportuno fornire ogni utile informazione sulle modalità con cui è stata calcolata la retroazione fiscale utilizzata dal Documento programmatico di bilancio per il 2021 a copertura della manovra per gli anni 2022 e 2023, secondo criteri rigorosamente analitici, soprattutto nelle stime di aumento del Pil nominale programmatico rispetto al tendenziale che è la stima su cui poi si stimano gli effetti di retroazione e se non ritenga necessario che questa informazione sia fornita prima che il disegno di legge di bilancio per l'anno 2021 sia presentato.
(3-01834)

Interrogazioni a risposta scritta:


   PETTARIN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 4 della legge 15 dicembre 1999, n. 482, «Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche» prevede espressamente l'uso della lingua della minoranza come strumento di insegnamento e che le istituzioni scolastiche deliberino in merito alle modalità di svolgimento delle attività di insegnamento della lingua friulana, al fine di assicurarne l'apprendimento;

   la legge regionale del Friuli Venezia Giulia 18 dicembre 2007, n. 29, «Norme per la tutela, valorizzazione e promozione della lingua friulana», prevede specifici interventi nel settore dell'istruzione garantendo nelle scuole dell'infanzia, nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, l'inserimento della lingua friulana nel percorso educativo per le famiglie che abbiano optato per l'insegnamento della lingua friulana per i loro figli;

   all'Istituto comprensivo di Latisana «Cecilia Deganutti», in provincia di Udine, la dirigente ha inviato una comunicazione, protocollata 28 settembre 2020, a tutti i genitori degli alunni frequentanti l'istituto medesimo (scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado) informando che il progetto legato all'insegnamento della lingua friulana è sospeso, adducendo – quale motivazione – l'emergenza sanitaria da COVID-19;

   il fatto riscontrato è da considerarsi grave in quanto ad avviso dell'interrogante in evidente violazione della normativa statale e regionale che riguarda l'esercizio di uno specifico diritto soggettivo, tutelato dalla legge e attuativo di un dispositivo costituzionale (articolo 6 della Costituzione);

   il caso di Latisana non è isolato, in quanto anche altri istituti scolastici hanno annunciato l'intenzione di non attivare per quest'anno l'insegnamento della lingua friulana, motivata sempre con le difficoltà contingenti legate al virus;

   l'insegnamento della lingua friulana è un'opzione per le famiglie, che possono decidere di servirsene o meno, ma non lo è per le istituzioni scolastiche, che devono garantire tale insegnamento;

   le disposizioni richiamate sono inderogabili e la loro attuazione è un dovere per le istituzioni e un diritto per i cittadini del Friuli Venezia Giulia;

   l'episodio in questione, a quanto consta all'interrogante, è stato segnalato anche dall'Agenzia regionale per la lingua friulana, ente strumentale della regione autonoma Friuli Venezia Giulia investito dalla normativa regionale anche di compiti di vigilanza sull'applicazione dell'insegnamento della lingua friulana, agli uffici competenti oltre che al Ministero dell'istruzione –:

   quali iniziative di competenza si intendano mettere in atto affinché agli alunni friulani sia garantito il diritto all'insegnamento della lingua friulana al pari delle altre materie e sia garantito, in tal modo, il rispetto della Costituzione.
(4-07220)


   LOLLOBRIGIDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi diversi quotidiani hanno riportato la notizia che in ambienti del Movimento 5 Stelle, partito che fa parte della maggioranza di Governo, si starebbe ipotizzando che le nomine nelle aziende di Stato e nelle autorità dovrebbero passare attraverso un apposito portale internet denominato «Talenti»;

   il portale fa parte della piattaforma Rousseau, la cui proprietà e gestione sono dell'omonima Associazione fondata da Gianroberto e Davide Casaleggio, che ne è attualmente il presidente, e il cui compito è quello di «sostenere e sviluppare l'omonima piattaforma di democrazia diretta»;

   nei prossimi mesi il Governo si dovrà occupare di circa duecento nomine pubbliche, tra le quali spiccano quelle in aziende quali Rfi, Trenitalia, Consip, Consap, Poligrafico Zecca dello Stato, Sogin, Gse, Rai;

   affidare la «selezione» per gli incarichi nelle aziende pubbliche, molte delle quali operano in settori strategici per la sicurezza dell'interesse nazionale, appare del tutto inopportuno e, secondo l'interrogante, configurerebbe, inoltre, un palese conflitto di interessi tra il ruolo governativo del Movimento 5 Stelle e l'interesse privato della Casaleggio Associati, già precedentemente oggetto di particolare attenzione per i suoi rapporti di consulenza, partnership e studi con aziende come Poste italiane S.p.A., Moby S.p.A., Italo – Nuovo Trasporto Viaggiatori (NTV) e Coldiretti –:

   se sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito, al fine di assicurare che le nomine pubbliche abbiano luogo nella giusta cornice istituzionale.
(4-07224)


   MELONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   è ormai evidente a parere dell'interrogante il tentativo di realizzare nel porto di Taranto e nelle aree produttive adiacenti una zona portuale logistica produttiva e commerciale sotto il controllo di imprese cinesi;

   il 12 ottobre 2020 il Presidente del Consiglio, accompagnato da ben sette ministri, si è recato a Taranto per la firma di un accordo per la concessione dell'area demaniale «ex Belleli»); all'interno del porto al «Ferretti Group», per l'86 per cento di proprietà del Weichal Group, gruppo di proprietà dello Stato cinese e leader del manifatturiero made in China, per la costruzione di scafi e la realizzazione di un'area di ricerca;

   il porto di Taranto e tutta l'area cittadina e circostante rivestono un'importanza strategica per la sicurezza nazionale, per quella europea e per quella dell'alleanza atlantica;

   il porto, in particolare, rappresenta un'infrastruttura strategica sia nel suo tradizionale ruolo di sorveglianza marittima atta a garantire la sicurezza nella fornitura di energia e merci, sia per la sua collocazione unica per la politica di vicinato verso gli Stati dei Nord Africa e del Medio Oriente;

   nel mese di novembre 2020 scade il mandato quadriennale conferito al dottor Sergio Prete quale presidente della Autorità portuale del Mar Ionio, comprensiva del porto di Taranto, e lo stesso risulta ricoprire anche l'incarico di componente del comitato di esperti dello Shanghai Shipping International Institute;

   in questo suo doppio ruolo Prete ha anche partecipato in passato, sia come ospite, per promuovere il porto di Taranto in Cina, sia come relatore, alla conferenza «Una nuova era genera nuove opportunità» promossa da tale istituto a Shanghai;

   appare necessario garantire che le autorità pubbliche non abbiano manifesti conflitti di interessi, tanto più quando sono in causa l'interesse e la sicurezza nazionale –:

   se non ritengano di adottare le iniziative di competenza per evitare che tale evidente conflitto di interessi possa perdurare per altri quattro anni, promuovendo il conferimento del mandato di presidente dell'Autorità portuale del Mar Jonio a una personalità che abbia manifestamente dimostrato indipendenza nei confronti degli interessi in campo.
(4-07225)


   NOVELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la digitalizzazione. — Per sapere – premesso che:

   Immuni, l'applicazione per sistemi operativi iOS e Android scelta dal Governo per il tracciamento automatico dei soggetti risultati positivi al Covid-19, è disponibile per lo scaricamento dal 1° giugno e dal 15 giugno è operativa su tutto il territorio nazionale;

   il 20 ottobre 2020, Immuni – come fatto sapere dal Ministero della salute – ha superato i 9,1 milioni di download. Il numero dei download non è un dato indicativo della diffusione e dell'utilizzo dell'app che potrebbe essere stata scaricata ma non attivata o scaricata più volte da uno stesso soggetto;

   secondo una indagine condotta dal Centro di ricerca EngageMinds HUB dell'università Cattolica, campus di Cremona, arrivata in concomitanza con la nuova campagna promossa dal Governo a favore dell'utilizzo della app Immuni e resa nota l'8 ottobre 2020, quasi 4 italiani su 10 (37 per cento) dichiarano di non aver ancora scaricato la app e di non avere alcuna intenzione di farlo, a fronte di un 24 per cento di italiani che invece Immuni la usa già;

   l'applicazione dovrebbe servire per sapere se si è stati a contatto rischioso (ossia per sufficiente tempo e a poca distanza) con un soggetto poi risultato positivo al Covid-19. Immuni, in caso di contatto ravvicinato e prolungato con un soggetto positivo dovrebbe inviare una notifica e chiedere di contattare il medico curante;

   perché Immuni funzioni è necessario che il soggetto risultato positivo lo segnali all'operatore sanitario e che quest'ultimo proceda a caricare sul sistema centrale della app il codice chiave;

   il caricamento del codice chiave da parte dell'operatore sanitario è divenuto obbligatorio solo dopo l'adozione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 18 ottobre 2020, mentre nei giorni precedenti erano assurti agli onori della cronaca molti casi di mancata segnalazione ad Immuni della positività di soggetti che avevano scaricato l'applicazione;

   in particolare, il 15 ottobre 2020, è emerso che le Asl della regione Veneto non hanno caricato i codice chiave – al 30 settembre 2020 risulta un solo positivo segnalato a Immuni dal Veneto – perché gli operatori non sarebbero preparati a tale compito e perché la regione sostiene in pratica che quello che l'app intende come contatto – una persona rimasta a meno di due metri per almeno 15 minuti – sia troppo stringente. Un protocollo diverso da quello applicato dalle Asl nelle loro normali indagini epidemiologiche;

   il Ministero della salute ha fatto sapere che non risultano altre regioni con lo stesso problema del Veneto, che comunque si è impegnato ad attivare il servizio in pochi giorni;

   tra il 1° giugno e il 30 settembre, il numero di utenti di Immuni di cui è stata correttamente segnalata la positività è pari a 323. In Italia nello stesso periodo si sono registrati 81.842. In pratica, solo lo 0,39 per cento dei contagi avvenuti in Italia tra giugno e settembre 2020 è stato segnalato ad Immuni –:

   se il Governo sia conoscenza dei fatti riportati in premessa;

   se i problemi segnalati siano stati risolti;

   quanti siano i casi di positività al Covid-19 segnalati ad Immuni al momento della redazione della risposta;

   se il Governo sia soddisfatto dei risultati per ora raggiunti con l'app Immuni;

   se, visti i dati sul basso numero di positivi segnalati ad Immuni, non sarebbe stato opportuno intervenire sull'obbligo di caricamento del codice chiave prima del 18 ottobre 2020;

   a quanto ammonti il costo di sviluppo e di gestione dell'app Immuni.
(4-07233)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PELLICANI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'8 aprile 2020, nel pieno dell'emergenza Covid-19, il presidente della regione Veneto rendeva noto che l'Emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, aveva donato alla regione Veneto un ospedale da campo per far fronte all'emergenza Covid-19, una struttura di 4.800 metri quadrati, destinata ad ospitare 500 pazienti;

   analoga situazione pare si sia verificata in Basilicata, che ha ricevuto sempre dal Quatar due ospedali da campo allestiti davanti agli ospedali di Potenza e Matera;

   da fonti stampa si apprende che la struttura sarebbe stata inviata con sette aerei dal Qatar all'aeroporto di Verona e allestita tra aprile e maggio 2020 nel parcheggio dipendenti degli Ospedali Riuniti Padova Sud, in località Schiavonia;

   inoltre, pare che sia stato impiegato personale proveniente dalla Protezione civile e dal 3° stormo dell'Aeronautica militare con la consulenza di ingegneri provenienti dal Qatar. La struttura fu denominata «Luxury hospital» dal presidente della regione Veneto per la sua rilevanza;

   28 maggio 2020, il presidente della regione, come si apprende da fonti stampa, pare abbia scritto all'Emiro del Qatar per chiedergli di concludere l'allestimento dell'ospedale da campo, come da accordi;

   ad oggi, trascorsi più di sei mesi, la struttura che si potrebbe definire una «cattedrale nel deserto» risulta ancora inutilizzata, priva di letti, di attrezzature sanitarie, macchinari, respiratori e arredi; praticamente vuota e in totale stato di abbandono;

   l'ospedale da campo sarebbe stato quanto mai utile in questi giorni in cui si sta entrando nel pieno della fase 2 della pandemia. La struttura sanitaria, adeguatamente allestita, per le sue dimensioni, sarebbe potuta diventare uno dei poli di riferimento della regione Veneto per far fronte all'emergenza;

   il presidente Zaia, il 20 ottobre 2020, nel corso del punto stampa alla Protezione civile di Marghera, pare sia tornato sull'argomento, specificando che il Qatar non provvederà all'allestimento e che ci sarebbe «una proposta a livello nazionale» per concludere l'intervento di allestimento;

   i cittadini veneti hanno la necessità di capire se il «Luxury hospital» resterà una struttura inutilizzata ed abbandonata o se diventerà una struttura ad uso ospedaliero come promesso. Inoltre, sarebbe opportuno portare a conoscenza i cittadini delle spese finora sostenute per montare la struttura e se siano state spese risorse dei contribuenti per la manutenzione della stessa, nel corso di questi mesi –:

   quali siano gli accordi conclusi dal Governo con l'Emiro del Qatar in relazione all'allestimento dell'ospedale da campo in località Schiavonia, chiarendo, se fosse già stata prevista in origine solo la consegna della struttura senza le attrezzature, e, in tal caso, quali iniziative di competenza si intendano porre in essere, in relazione a quanto esposto in premessa, per ultimare al più presto l'allestimento e completare l'opera oggi più che mai necessaria, come pare avverrà per i due ospedali da campo, donati sempre dal Qatar, alla regione Basilicata, montati a Potenza e Matera.
(5-04825)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MAGI e BOLDRINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il popolo bielorusso attraverso manifestazioni non violente denuncia ormai da oltre due mesi la non legittimità del risultato dell'elezione presidenziale del 9 agosto 2020 e per questo è oggetto di dure e violente repressioni da parte delle forze di polizia;

   il 12 ottobre il Governo bielorusso ha autorizzato la polizia ad usare «armi letali» contro i manifestanti; lo scorso fine settimana è stato così uno dei più violenti per le strade di Minsk e di altre città bielorusse, con l'arresto di più di settecento manifestanti;

   in questi mesi sono stati migliaia i manifestanti pacifici trattati con brutalità, minacciati, arrestati e detenuti senza motivazione, tra cui osservatori indipendenti e giornalisti e minorenni, come denunciano le Ong presenti nel Paese e le centinaia di video diffusi attraverso i canali Telegram;

   il 14 ottobre sono entrate in vigore le sanzioni europee decise all'inizio del mese contro quaranta funzionari del Governo, ritenuti responsabili dei brogli elettorali e della violenta repressione contro i manifestanti; stando a quanto deciso dai Ministri degli esteri dei Paesi europei nel recente vertice in Lussemburgo, ulteriori sanzioni potrebbero a breve coinvolgere lo stesso Aljaksandr Lukashenko;

   sempre il 14 ottobre la leader dell'opposizione Svetlana Tikhanovskaya, in esilio in Lituania, ha chiesto le dimissioni di Lukashenko entro il 25 ottobre e lo stop delle violenze contro i manifestanti, minacciando in caso contrario uno sciopero generale;

   dieci Paesi hanno richiamato i loro ambasciatori dalla Bielorussia: si tratta di Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Germania (che gestisce anche i visti per Lussemburgo), Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Romania, Gran Bretagna; Belgio, Cipro, Paesi Bassi, Svezia e Svizzera hanno solo i consolati a Minsk; le ambasciate accreditate di Croazia, Danimarca, Finlandia, Grecia, Irlanda, Malta, Portogallo, Slovenia e Spagna si trovano a Mosca; l'ambasciatore della Francia ha lasciato il Paese, perché è finito il suo mandato; la diaspora bielorussa in Francia ha scritto al Ministro degli affari esteri francese chiedendo informazioni sui prossimi passi e spiegando i rischi che potrebbe causare l'arrivo di un nuovo ambasciatore in questo momento in Bielorussia; sono invece rimasti in Bielorussia gli ambasciatori di Austria, Ungheria e Italia;

   anche il Governo italiano deve esprimersi ufficialmente sulla non legittimazione di Aleksander Lukashenko, farsi attore nella mediazione politica internazionale per arrivare presto a nuove, trasparenti e credibili elezioni, e attivarsi in tutte le sedi e con tutti i mezzi per ottenere il rilascio immediato dei prigionieri politici e lo stop alle violenze –:

   se non ritenga opportuno, alla luce del quadro esposto in premessa e seguendo l'esempio degli altri Paesi europei, richiamare l'ambasciatore italiano a Minsk Mario Giorgio Stefano Baldi.
(4-07234)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni nella rete estera del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è stata registrata una contrazione significativa delle presenze di personale, tale da configurarsi come una vera e propria emergenza amministrativa con conseguenze negative sulla qualità e celerità dei servizi erogati ai connazionali, nonché sulla promozione del sistema Paese oltre confine, preoccupante anche alla luce della crisi pandemica ancora in atto;

   si evidenzia che le liste di trasferimento ordinarie del personale di ruolo messe a bando per gli anni 2017 e 2018 hanno messo in pubblicità 1.341 posti, dei quali assegnati soltanto 647, pari al 48 per cento del totale del fabbisogno della nostra rete, lasciando molteplici vacanze amministrative che impattano notevolmente in una fase di crisi pandemica, considerando l'incidenza dei contagi tra i dipendenti della rete estera e la chiusura di circa 20 sedi a fronte di un carico di lavoro talvolta triplicato;

   l'emergenza da Covid-19 ha reso indispensabile un intervento sugli strumenti e sulle risorse a sostegno dell'economia e dell'internazionalizzazione per consentirne la ripresa e la promozione, soprattutto in seguito ai periodi di lockdown; l'articolo 72 del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cosiddetto «Cura Italia»), convertito dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, ha disposto misure per il sostegno all'internazionalizzazione di imprese e consorzi, misure che, in assenza di un adeguato supporto di personale amministrativo, rischiano di essere vanificate;

   a conferma di questa necessità, la III Commissione della Camera dei deputati, in sede di parere favorevole al cosiddetto decreto rilancio, ha segnalato, tuttavia, l'urgenza di «un incremento delle risorse umane, alla funzionalità degli uffici all'estero della rete diplomatico-consolare in considerazione del ruolo cruciale che essi svolgono nella strategia di rilancio economico del Paese (...)» e «l'opportunità di disporre un adeguato potenziamento della dotazione di risorse, anche finanziarie, a sostegno della rete diplomatico-consolare (...)»;

   in coerenza con quanto esposto, si evidenzia che il 9 luglio 2020, nell'ambito dell'esame del cosiddetto decreto-legge Rilancio, il Governo ha accolto l'ordine del giorno riformulato 9/2500-AR/350-Fitzgerald Nissoli, che lo impegna «a prevedere, con percorsi concorsuali ad hoc che ricalchino la ratio della legge 442 del 2001, l'immissione nei ruoli in aggiunta a quanto già previsto dal piano funzionale del MAECI, con conseguente aumento della relativa pianta organica, del personale a contratto già operante nelle nostre strutture oltre confine (...)»;

   inoltre, la legge 21 dicembre 2001, n. 442, prevedeva il passaggio, mediante concorso riservato nei ruoli organici del Ministero degli affari esteri, del personale a contratto di cittadinanza italiana, con l'obiettivo di superare le criticità relative allo status giuridico dei dipendenti, consentendone l'integrazione nei ruoli con modalità concorsuali ad hoc, che potrebbero essere nuovamente legittimate in ragione delle suddette mutate esigenze dell'Amministrazione;

   tale meccanismo consentirebbe di coinvolgere professionalità già esistenti nel tessuto operativo delle strutture consolari, come gli impiegati a contratto di cittadinanza italiana, che rappresenterebbero un valore aggiunto in ragione dell'esperienza maturata oltre confine, della conoscenza della lingua e delle dinamiche socio-culturali e della loro vocazione a trasferirsi all'estero, con notevoli risparmi in termini di formazione e conseguente superamento della conclamata vacanza di organico delle aree funzionali del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:

   se non ritengano di dover adottare iniziative per dare attuazione all'impegno di cui all'ordine del giorno 9/2500-AR/350, al fine di consentire l'immissione nei ruoli del personale a contratto già operante nelle nostre strutture, consentendone l'inserimento nelle rappresentanze oltre confine dove attualmente si registrano vacanze di organico in ragione delle mancate richieste di trasferimento, nella prospettiva di ottimizzare le competenze delle risorse esistenti e di valorizzarne il ruolo determinante nella strategia di sostegno economico del Paese.
(4-07235)


   FORMENTINI, GIGLIO VIGNA, ZOFFILI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la delimitazione del confine di Stato tra l'Italia e la Francia è oggetto di controversia dai tempi dell'unificazione nazionale del nostro Paese e non è stata risolta neanche al termine del secondo conflitto mondiale;

   l'Italia si considera in effetti erede del trattato con il quale il Regno di Sardegna cedette nel 1860 la Savoia all'allora impero francese;

   il nostro Paese ritiene che la frontiera con la Francia corra lungo lo spartiacque del Monte Bianco, mentre i transalpini affermano che il vertice del massiccio ricade nel loro territorio, così come il Gouter e il Colle del Duomo;

   la questione è tornata nuovamente alla ribalta per effetto della decisione presa lo scorso anno dai comuni frontalieri francesi di Chamonix e Saint Gervais, che hanno formalizzato la modifica a loro favore dei confini dei territori da loro amministrati, con l'effetto di sottrarre alla sovranità del nostro Paese il Rifugio Torino ed incamerare i ricavi derivanti dall'esercizio del locale impianto che collega Punta Helbronner a Chamonix;

   la circostanza è già stata oggetto di un atto di sindacato ispettivo (n. 4-03541) al quale il 12 ottobre 2020 ha dato risposta il Sottosegretario agli affari esteri e alla cooperazione internazionale Ivan Scalfarotto, comunicando che la Farnesina «tramite l'ambasciata a Parigi ha subito proceduto a rappresentare formalmente e con fermezza alle autorità francesi la tradizionale posizione italiana riguardo ai confini»;

   esiste il dubbio ragionevole di ritenere infruttuoso il passo;

   a dispetto dei vantati progressi del processo d'integrazione europea e della presunta perdita di valenza giuridica, economica e politica del concetto di frontiera, il controllo dei confini si conferma una questione della massima importanza pratica e simbolica per i territori che si trovano a loro ridosso, anche tra Stati membri dell'Unione europea –:

   se il Governo non ritenga di dover assumere iniziative ulteriori per comporre definitivamente il contenzioso frontaliero italo-francese in un modo che sia accettabile per entrambe le parti, anche ricorrendo alla giurisdizione dei fori internazionali competenti.
(4-07239)


   LONGO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi 13 anni il numero di coloro che vanno via dall'Italia è aumentato del 70,2 per cento e gli iscritti all'Aire, cioè l'anagrafe degli italiani residenti all'estero, sono passati da poco più di 3,1 milioni a quasi 5,3 milioni;

   la ripresa delle emigrazioni di cittadini italiani è da attribuire in parte alle difficoltà del mercato nazionale del lavoro, soprattutto per i giovani e le donne e, presumibilmente, anche al mutato atteggiamento nei confronti del vivere in un altro Paese che induce i giovani più qualificati a investire con maggiore facilità il proprio talento in Paesi esteri;

   sussiste, e si sta assistendo, ad una nuova evoluzione positiva e produttiva tra le istituzioni italiane e l'associazionismo italiano all'estero, in linea con le nuove esigenze e i fabbisogni che emergono dalle comunità italiane nel mondo;

   purtroppo, alcune volte le esigenze delle comunità italiane non sono tenute in debita considerazione, l'ultimo caso è quello dell'associazione italo-brasiliana San Francesco di Paola che il 29 settembre 2020 ha ricevuto dalle autorità consolari di Belo Horizonte una notifica recante l'ingiunzione a sgomberare, entro trenta giorni, la «Casa Italia» di Juiz de Fora, nello Stato federato del Minas Gerais, costruita oltre 80 anni fa dalla comunità italo-brasiliana locale;

   sono state immediate le rimostranze della comunità italiana avverso la procedura di messa all'asta della «Casa Italia»; il presidente dell'associazione, Paulo Monteiro de Barros, ha chiesto formalmente l'interessamento del Ministro degli affari esteri della Repubblica del Brasile;

   è evidente lo scoramento di tutta la comunità italiana avverso tale decisione che rischia di creare una crepa profonda nei saldi legami culturali tra gli italo-brasiliani e l'Italia. Tra l'altro, ai vertici del Minas Gerais e del Governo del Brasile si trovano due italo-brasiliani –:

   quali siano state le effettive ragioni che hanno indotto le autorità consolari italiane ad avviare la procedura di messa all'asta della Casa Italia;

   se il Ministro interrogato non ritenga, proprio alla luce dei dati esposti in premessa, avviare un nuovo progetto di valorizzazione della comunità italo-brasiliana, facendone un centro di promozione del «Made in Italy» in senso lato, coinvolgendo in tal modo anche i nuovi talenti italiani che per varie ragioni vivono e lavorano all'estero.
(4-07240)

AFFARI REGIONALI E AUTONOMIE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NOJA. — Al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comma 2-bis dell'articolo 89 del decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 77 del 2020, recante misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 stabilisce che: «I servizi previsti dall'articolo 22, comma 4, della legge 8 novembre 2000, n. 328 sono da considerarsi servizi pubblici essenziali, anche se svolti in regime di concessione, accreditamento o mediante convenzione, in quanto volti a garantire il godimento di diritti della persona costituzionalmente tutelati. Allo scopo di assicurare l'effettivo e continuo godimento di tali diritti costituzionalmente garantiti, le regioni e le province autonome, nell'ambito delle loro competenze e autonomie organizzative, entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente disposizione, con proprio atto, definiscono le modalità per garantire l'accesso e la continuità dei servizi sociali, socio assistenziali e socio sanitari essenziali di cui al presente comma anche in situazione di emergenza, sulla base del progetto personalizzato, tenendo conto delle specifiche e inderogabili esigenze di tutela delle persone più esposte agli effetti di emergenze e calamità. Le amministrazioni interessate provvedono all'attuazione del presente comma nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica»;

   tale disposizione risponde all'esigenza di evitare che, nel caso di nuove emergenze, possa ripetersi la gravissima situazione di difficoltà vissuta da moltissime persone nella prima fase dell'epidemia, offrendo anche una soluzione a una necessità manifestata da gran parte del mondo che lavora nell'ambito delle politiche sociali;

   nella prima fase della pandemia, infatti, a causa di diverse interpretazioni della normativa vigente e della mancanza di piani adeguati a fronteggiare emergenze quale quella in corso, non sono stati garantiti in via continuativa alcuni dei servizi sociali, socio sanitari e socio-assistenziali previsti dalla legge quadro n. 328 del 2000;

   tale disposizione, dunque, chiarisce la necessità di assicurare sempre continuità e funzionamento dei servizi suddetti, anche a garanzia dei diritti costituzionalmente tutelati di tutti i soggetti vulnerabili che in condizioni di calamità rimangono sempre i più esposti;

   peraltro, la previsione normativa in esame riprende quanto disposto dalla circolare 1/2020 del Ministero del lavoro e delle politiche sociali emanata d'urgenza in concomitanza con l'inizio della crisi e in molte parti ancora inapplicata;

   in ragione del non cessato stato di allarme e in vista di una possibile recrudescenza dei contagi, in forza della norma, le regioni e le province autonome erano tenute a definire modalità specifiche di gestione dei servizi in caso di emergenza al fine di tutelare le persone più fragili, anche in previsione di possibili nuove ondate epidemiche o altre emergenze che puntualmente si stanno verificando, prefigurando la cosiddetta «seconda ondata»;

   in particolare, la norma stabilisce un termine di 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione in parola entro cui tutte le regioni e province autonome erano tenute ad adottare un atto proprio volto a prevedere le predette modalità specifiche di gestione;

   il suddetto termine è scaduto e non risulta se e quali regioni e province autonome abbiano adempiuto al dettato normativo, adottando il piano ivi previsto e, quindi, quali misure abbiano messo in campo per garantire l'accesso e la continuità dei servizi previsti a fronte di una seconda ondata dell'emergenza, eventualmente attraverso l'implementazione di modalità alternative a prescindere dall'apertura della struttura –:

   se il Governo sia a conoscenza dello stato di adozione dei piani previsti e quali iniziative di competenza intenda adottare affinché, da parte delle regioni che non abbiano eventualmente provveduto a dare attuazione tempestiva alla disposizione di cui al comma 2-bis dell'articolo 89 del decreto-legge n. 34 del 2020, si provveda con la massima urgenza.
(5-04828)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta orale:


   PRESTIPINO e FRAILIS. – Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 16 ottobre 2020 presso il parco Mario Moderni, Roma, sono stati abbattuti sette cinghiali di cui sei cuccioli con modalità che destano un forte sdegno tra le associazioni animaliste e i cittadini tra cui Leidaa;

   la polizia provinciale, di concerto con il comune di Roma, ha dapprima provveduto a telenarcotizzare gli animali per poi ucciderli;

   il tavolo tecnico composto dalla Regione Lazio, Asl, Roma Natura e Roma Capitale ha ritenuto impossibile ricorrere all'utilizzo di gabbie volte alla cattura degli animali data l'indisponibilità delle stesse e di procedere tramite teleanestesia;

   la decisione è stata comunicata dal direttore della direzione promozione tutela ambientale e benessere degli animali Marcello Visca il quale ha anche rivolto insulti sessisti all'onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente di Leidaa;

   a nulla sono valse le proteste delle associazioni animaliste presenti sul luogo che chiedevano il trasferimento della mamma e dei cuccioli in una zona protetta e avanzavano soluzioni alternative incaricandosene della realizzazione e di sostenerne i costi;

   la crudeltà dell'intervento sembra essere, ancora una volta, il rimedio preferenziale per affrontare la proliferazione incontrollata dei cinghiali nel territorio cittadino che si protrae ormai da anni senza una soluzione di lungo periodo e accentuata dalla drammatica situazione di sporcizia e degrado causata dall'emergenza rifiuti;

   il protocollo d'intesa firmato nel 2019 dalla regione Lazio, Roma Capitale e Città metropolitana di Roma Capitale per la gestione del cinghiale nel territorio di Roma Capitale stabilisce la sussidiarietà del ricorso alla telenarcosi rispetto alla cattura tramite recinti o gabbie-trappola –:

   se il Ministro interrogato, alla luce dei fatti esposti, non intenda adottare le iniziative di competenza per chiarire se le modalità utilizzate fossero l'unica soluzione percorribile;

   se non ritenga necessario adottare iniziative volte a limitare il ricorso a pratiche cruente e garantire una maggiore tutela dei suddetti ungulati.
(3-01833)

Interrogazione a risposta scritta:


   MARINO, PERANTONI e BARBUTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   il 13 ottobre 2020, il quotidiano La Nuova Sardegna, a pagina 35, pubblicava un articolo in merito alle elezioni amministrative della città di La Maddalena, intitolato: «Lai, il nostro progetto fino al 2030» nel quale si riportavano le dichiarazioni di Fabio Lai, candidato alla carica di sindaco per la lista civica «Ripartiamo» riguardanti il proprio programma amministrativo in vista delle prossime elezioni;

   nella medesima pagina veniva pubblicato un articolo di spalla intitolato: «Il Parco sostiene il gruppo “Ripartiamo”; i membri del Direttivo, nostri supporter». In questo articolo Lai dichiarava che membri autorevoli del direttivo del Parco nazionale della Maddalena avrebbero appoggiato il progetto alla base della lista civica che lo vede candidato sindaco. Tra le frasi riportate dal citato quotidiano si legge anche questa: «Sulle eventuali linee comuni, mi piace dire che per una volta i satelliti sono allineati. Allineamento che comprende Parco, Regione e Roma. I membri del direttivo appoggiano la nostra lista e hanno partecipato alla creazione di questo progetto e di questo programma (...)». Fabio Lai prosegue facendo apertamente i nomi dei membri del direttivo del Parco che, a suo dire, sono stati parte attiva nella creazione del progetto e della lista: Gianluca Mureddu, Massimo Tucci, il Vice Presidente Luca Ronchi e il Presidente Fabrizio Fonnesu. In pratica, stando a quanto dichiarato dal candidato sindaco, i vertici del Parco nazionale della Maddalena, oltre a sostenere la sua lista civica, sono anche stati parte integrante della creazione del progetto alla base della lista, nonché della redazione della stessa;

   le dichiarazioni riportate nel presente atto risultano comunque smentite e non riconducibili ad alcun membro del direttivo del Parco, ma esclusivamente all'aspirante sindaco (Fabio Lai); è parere degli interroganti il fatto che le medesime possano determinare un grave conflitto con l'esercizio imparziale delle funzioni pubbliche a cui sono obbligati ai sensi del decreto legislativo n. 39 dell'8 aprile 2013 tutti i soggetti a cui esse sono affidate, inclusi i membri del direttivo del Parco nazionale della Maddalena –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, per quanto di competenza, quali iniziative intenda intraprendere per garantire l'esercizio imparziale delle funzioni pubbliche connesse alle attività dei membri del direttivo del Parco nazionale della Maddalena.
(4-07226)

ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   in data 15 ottobre 2020, Alessandro Profumo, attuale amministratore delegato di Leonardo spa, nonché soggetto a processo in un filone dell'indagine sulla banca senese legato ai derivati Alexandria e Santorini, in qualità di ex presidente ed ex amministratore delegato di Banca Monte Paschi di Siena (Mps), è stato condannato, in primo grado, per irregolarità nella contabilizzazione dei bilanci, a sei anni di reclusione, 2 milioni e mezzo di sanzioni, 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, 2 anni di interdizione dagli uffici direttivi di imprese;

   alla notizia della condanna, la società Leonardo spa, azienda italiana attiva nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze, che ne possiede una quota di circa il 30 per cento ha precisato che non sussistono cause di decadenza dalla carica di amministratore delegato, mentre a Piazza Affari il titolo ha ceduto il 3 per cento;

   Profumo è anche indagato in un secondo procedimento dove rischia un altro processo penale per la falsa contabilizzazione dei crediti deteriorati sempre come ex presidente di Mps;

   per la prima volta sotto la presidenza di Luciano Carta, il consiglio di amministrazione di Leonardo spa, nel mese di maggio 2020, ha confermato Alessandro Profumo nella carica di amministratore delegato conferendogli, in linea con l'assetto precedente, tutte le relative attribuzioni per la gestione unitaria della Società e del gruppo, con esclusione di specifiche attribuzioni che il consiglio, oltre a quelle non delegabili a norma di legge, ha riservato alla propria competenza;

   Profumo era stato nominato amministratore delegato di Leonardo spa già nel marzo del 2017, immediatamente dopo l'aggiornamento della direttiva sui requisiti di onorabilità da parte del Ministero dell'economia e delle finanze;

   l'allora Ministro Padoan, infatti, firmò la nuova direttiva 16 marzo 2017 che, modificando la cosiddetta direttiva Saccomanni del 2013 sulle nomine dei consigli di amministrazione delle società controllate dallo Stato, eliminando i requisiti rafforzati di onorabilità, che prescrivevano tra l'altro l'ineleggibilità per chi fosse rinviato a giudizio per reati finanziari o per corruzione e la decadenza in caso di condanna anche non definitiva;

   in base alla direttiva Saccomanni del 24 giugno 2013, il rinvio a giudizio di Alessandro Profumo per usura bancaria, risalente al primo marzo 2013, ma divenuto di pubblico dominio solo il 22 marzo di quello stesso anno, avrebbe potuto creare ostacoli per la nomina dello stesso, anche se la «clausola etica» non è parte dello statuto di Leonardo;

   nella successiva e modificativa direttiva Padoan, però, non si riporta alcun riferimento a requisiti di onorabilità, né ineleggibilità o decadenza: valgono i criteri generali, solo in caso di condanna definitiva per reati finanziari o societari. La direttiva, infatti, stabilisce solo che, per individuare «i soggetti da nominare», il Ministero dell'economia e delle finanze si avvale del supporto di una o più società specializzate nella ricerca di top manager; «entro il mese di gennaio di ciascun anno» il Tesoro pubblica sul sito «le posizioni in scadenza», fa un'istruttoria per individuare potenziali candidati ed infine sottopone al Ministro dell'economia e delle finanze una lista di nominativi;

   Leonardo spa ha come clienti numerosi Governi stranieri ed il giudizio in primo grado del suo amministratore delegato potrebbe oggi esporre il rappresentante di un Governo estero all'imbarazzo di doversi rapportare ad un condannato per reati finanziari in veste di rappresentante di un'azienda italiana;

   grazie alla significativa presenza locale, Leonardo spa si pone come operatore domestico nel Regno Unito e negli Stati Uniti, un accredito necessario per l'aggiudicazione di commesse dal Governo inglese ed americano che potrebbero quindi essere a rischio;

   l'indebolimento della leadership di Profumo potrebbe avere conseguenze sul posizionamento di Leonardo spa a Dubai e negli Emirates, con possibili ricadute anche in Kuwait sul programma EFA –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, segnatamente, quali siano le sue valutazioni circa l'opportunità della permanenza in carica dell'amministratore delegato Profumo nella società Leonardo spa;

   se non intenda adottare ogni iniziativa utile e urgente, per quanto di competenza, affinché la direttiva del Ministero dell'economia e delle finanze del 16 marzo 2017 sui requisiti di onorabilità per le nomine dei consigli di amministrazione delle società controllate dallo Stato sia modificata al fine di ripristinare i requisiti rafforzati di onorabilità e prescrivere l'ineleggibilità per chi sia rinviato a giudizio per reati finanziari o per corruzione, nonché la decadenza in caso di condanna anche non definitiva.
(2-00971) «Currò, Martinciglio, Maniero, Giuliodori, Zanichelli, Migliorino, Cancelleri, Raduzzi, Scerra».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   SIANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in questi mesi sono state varate da Governo e Parlamento norme per sostenere le associazioni sportive dilettantistiche la cui attività è stata ed è attualmente fortemente limitata dai provvedimenti attuati per contenere la diffusione del coronavirus;

   in primo luogo, misure adottate con il decreto-legge n. 34 del 19 maggio 2020 sono state promosse con la finalità di aiutare in modo più ampio possibile il mondo dello sport, comprese le piccole associazioni, con misure di sostegno e di ripresa dalla gravissima crisi causata dal Covid-19;

   in particolare, con l'articolo 217 è stato istituito il «Fondo per il rilancio del sistema sportivo nazionale» per sostenere l'attività (come riportato da organi stampa sulla platea di potenziati beneficiari) di circa 20 mila società sportive e 80 mila associazioni e quindi la maggioranza dei soggetti operanti nel settore;

   le norme successivamente introdotte dal decreto-legge n. 104 del 14 agosto 2020 rischiano però di restringere notevolmente la platea di beneficiari. L'articolo 81 del provvedimento prevede, infatti, misure per il credito d'imposta di aziende per gli investimenti pubblicitari in favore di leghe e società sportive professionistiche e di società e associazioni sportive dilettantistiche. Tale normativa, escludendo però dalla fruizione del credito d'imposta le sponsorizzazioni nei confronti di soggetti che aderiscono al regime previsto dalla legge n. 398 del 1991, penalizza completamente la maggioranza delle piccole associazioni sportive che aderiscono a tale regime forfettario: si tratta di associazioni riconosciute dal Coni o enti di promozione sportiva;

   appare quindi palese che solo gli investimenti pubblicitari verso le società sportive più importanti beneficeranno del credito d'imposta e le piccole associazioni sportive, già colpite duramente dalla crisi sanitaria ed economica, vedranno ridursi ulteriormente i loro ricavi a beneficio delle società più strutturate;

   quelle che rimangono escluse saranno moltissime associazioni che svolgono un ruolo educativo e ricreativo fondamentale per tanti giovani nei centri minori e nelle comunità marginali del Paese; si tratta di enti che spesso svolgono rilevanti funzioni sociali di aggregazione, coinvolgendo e promuovendo l'integrazione di persone svantaggiate –:

   se il Governo ritenga urgente e indispensabile, in relazione a quanto espresso in premessa, adottare iniziative per inserire tra i beneficiari dell'articolo 81 del decreto-legge 14 agosto 2020 n. 104, anche i soggetti che aderiscono al regime previsto dalla legge n. 398 del 1991.
(5-04827)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   a mezzo stampa si apprende della vicenda di un'azienda agricola di Baricella (BO) alla quale l'ufficio tributi dell'Unione Terre di Pianura, ha fatto pervenire una richiesta di pagamento retroattiva della Tari per una cifra complessiva ammontante a 60 mila euro;

   in tale somma l'ufficio tributi avrebbe conteggiato, oltre ai capannoni, la casa coloniale, le stalle diroccate senza tetto ed il piazzale antistante all'azienda agricola;

   in seguito ad un sopralluogo effettuato circa un anno fa nell'azienda agricola dai periti dell'ufficio tributi, ai proprietari era stato comunicato che avrebbero dovuto effettuare il versamento della Tari: tuttavia ai titolari dell'azienda agricola, non sarebbe giunta nessuna cartella o bollettino con la richiesta di pagamento dell'imposta medesima;

   oltretutto le aziende agricole, secondo la normativa della regione Emilia-Romagna che disciplina la tassa in questione, non essendo allocate in aree urbane non rientrerebbero tra le attività economiche soggette al pagamento della Tari;

   inoltre, l'azienda agricola, oggetto di tale richiesta di pagamento, produrrebbe come rifiuti batterie e filtri che vengono raccolti da aziende adibite allo smaltimento di tale tipologia di rifiuti che vengono pagate per effettuare il servizio;

   l'Unione Comuni Terre di Pianura avrebbe deciso di applicare la Tari a tutte le aziende agricole, finora esentate, con una modalità di calcolo retroattiva a partire dal 2014;

   tale situazione potrebbe provare e danneggiare ulteriormente a livello economico le aziende agricole del territorio, già in difficoltà a causa della pandemia in corso e che si ritroverebbero a pagare una tassa sui rifiuti urbani, che di fatto le aziende non producono –:

   se intenda acquisire elementi conoscitivi in merito a quanto esposto in premessa;

   se intenda effettuare verifiche di competenza in merito a possibili errate applicazioni della normativa che disciplina la Tari, con particolare riguardo alle aziende agricole;

   se intenda adottare iniziative dal punto di vista normativo, al fine di chiarire e definire l'esenzione dal pagamento della Tari per le aziende agricole, intervenendo inoltre anche per impedire l'applicazione retroattiva della tassa stessa.
(4-07223)


   TIRAMANI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   lo sportello di Agenzia entrate-riscossione di Borgosesia è chiuso sine die dal 15 marzo 2020 in seguito all'emergenza Covid-19; in data 29 settembre 2020 quasi la totalità degli sportelli dell'agenzia sono stati riaperti, mentre Borgosesia rimane chiuso e al momento non vi sono segnali di una ripresa della attività;

   l'unico sportello aperto oggi in provincia risulta essere quello del capoluogo che dista 55 chilometri da Borgosesia e ben 110 da Alagna Valsesia, ultimo comune della valle;

   nondimeno, la limitazione del servizio pubblico dell'ufficio dell'Agenzia delle entrate-Borgosesia rappresenta un grave danno anche per tutti i professionisti del territorio ivi circostante; basti pensare che la predetta sede ha competenza anche nei paesi di Alagna Valsesia, Alto Sermenza, Balmuccia, Boccioleto, Campertogno, Carcoforo, Cellio con Breia, Cervatto, Civiasco, Cravagliana, Fobello, Gattinara, Guardabosone, Mollia, Pila, Piode, Postua, Quarona, Rassa, Rimella, Rossa, Scopa, Scopello, Serravalle Sesia, Valduggia, Varallo e Vocca;

   eventuali economie all'interno dell'Agenzia delle entrate-riscossione andrebbero ricercate nei popolosi uffici direttivi centrali e non tagliando le strutture periferiche che offrono servizi diretti al contribuente;

   il mantenimento della predetta sede territoriale si traduce, quindi, in notevoli benefici per l'utenza, per cui, considerando il rapporto costi/benefici, maggiori sarebbero i secondi rispetto ai primi;

   a parere dell'interrogante è irragionevole la limitazione operativa di tale ufficio, la cui funzione rappresenta un presidio importantissimo per il territorio –:

   se e quali iniziative di competenza, alla luce dei fatti esposti in premessa, il Ministro interrogato intenda urgentemente adottare a salvaguardia di cittadini e professionisti, così da garantire l'immediata riapertura a regime dell'ufficio dell'Agenzia delle entrate di Borgosesia.
(4-07238)

GIUSTIZIA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze per sapere – premesso che:

   la sospensione delle esecuzioni degli sfratti disposta fino al 31 dicembre 2020 dal decreto «Rilancio» penalizza i cittadini che hanno investito i loro risparmi nell'immobiliare e hanno posto sul mercato delle locazioni i loro beni;

   in sede di esame del disegno di legge di conversione, il Governo, esprimendo parere favorevole all'ordine del giorno 9/2500-AR/305, si è impegnato a «valutare gli effetti applicativi delle disposizioni richiamate in premessa al fine, nell'ambito dei prossimi provvedimenti di carattere normativo, di rivedere l'articolo 17-bis del decreto in esame che prevede la proroga della sospensione dell'esecuzione degli sfratti di immobili ad uso abitativo e non abitativo, anche bilanciando con appositi indennizzi le perdite subite dai proprietari degli immobili che non possono entrare in possesso della loro proprietà privata, per non penalizzare i proprietari immobiliari i quali non sono una categoria di “privilegiati” ma hanno fatto investimenti con sacrifici»;

   il blocco degli sfratti, infatti, comporta che tutti i provvedimenti già avviati in precedenza ed ora in corso sono sospesi nella loro attuazione; di conseguenza, neanche l'ufficiale giudiziario, già incaricato in precedenza dello sgombero, può accedere all'immobile per liberarlo, né può iniziare le procedure preliminari presso gli Uffici Nep (Ufficio unico notificazioni esecuzioni e protesti) come, ad esempio, i depositi e le registrazioni di cui al decreto del presidente della Repubblica n. 1229 del 1959; ne consegue, verosimilmente, che a legislazione vigente l'esecuzione di un eventuale sfratto avverrà solo a partire dall'estate 2021;

   a parere degli interpellanti si tratta di una misura la cui portata è stata sottovalutata, oltreché approssimativa, che di fatto compromette il diritto di proprietà e il funzionamento dell'intero sistema delle locazioni; sarebbe stato, pertanto, necessaria, in contemporanea alla sospensione degli sfratti, anche qualche misura di sostegno ai proprietari di abitazioni affittate che hanno perso quella che il più delle volte era l'unica fonte di reddito –:

   quali urgenti iniziative i Ministri interpellati intendano assumere per assicurare le dovute procedure che permettano agli ufficiali giudiziari di calendarizzare gli sfratti già a partire dal 1° gennaio 2021, nonché garantire le procedure preliminari presso gli Uffici Nep e quindi iniziare con regolarità la fase di deposito e registrazione delle legittime istanze legali.
(2-00974) «Bianchi, Cavandoli, Gusmeroli».

Interrogazioni a risposta scritta:


   RIBOLLA. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   sono note le carenze di organico del personale amministrativo in cui da troppo tempo versa il tribunale di Bergamo, tanto che nel 2019 è stato persino dichiarato sede disagiata;

   in particolare, attualmente sono coperti solo 96 dei 140 posti previsti in pianta organica, con una scopertura reale media superiore al 47 per cento, con massime del 61 per cento relativamente ai funzionari e dell'83 per cento relativamente ai direttori;

   anche per quanto riguarda il personale di magistratura mancano 9 giudici su una pianta organica di 43 e parimenti critica è la situazione del giudice di pace, che presenta 17 posti vacanti su una previsione di organico di 21 giudici, nonché del giudice di pace di Grumello del Monte, ove mancano tutti e 2 i giudici previsti dalla pianta organica e del giudice di Pace di Treviglio, dove non ci sono 2 dei 4 giudici previsti;

   in più sedi ed in più occasioni si è rappresentata detta criticità. A ciò si aggiunga il fatto che la pianta organica prevista è persino sottostimata rispetto alle necessità di questo Tribunale, che in Italia è al decimo posto per bacino di utenza ed al 13° per affari sopravvenuti;

   al fine di rappresentare la situazione di disagio del tribunale di Bergamo, la presidente dell'Ordine, unitamente al presidente del tribunale ed al procuratore facente funzioni in data 28 gennaio 2020 è stata ricevuta dal Sottosegretario per la giustizia Onorevole Vittorio Ferraresi, il quale assicurava che si sarebbe adoperato con concorsi e scorrimenti di graduatorie finalizzati, quanto meno a ricostituire la pianta organica prevista;

   la situazione ad oggi si è ulteriormente aggravata in seguito al fisiologico pensionamento di personale amministrativo non sostituito;

   gli effetti della pandemia, che si è abbattuta in modo preponderante sul circondario del tribunale di Bergamo rendono ancor più evidenti i limiti di questo sistema, tenuto anche conto che il carico giudiziario di questo tribunale è prevedibilmente destinato ad aumentare. Per di più le risorse umane attualmente in servizio, seppure animate da grande abnegazione, ma già ora provate dalla cronica carenza di organico, non saranno in grado di far fronte all'aumento del carico di lavoro, così che sarà inevitabile il prolungarsi dei tempi per la definizione dei procedimenti, con grave pregiudizio per i cittadini colpiti dalla denegata giustizia –:

   se intenda adottare con urgenza le iniziative di competenza per colmare i vuoti organici, sia di magistrati che di amministrativi e dotare gli uffici di nuova strumentazione, che consenta anche il pieno svolgimento del lavoro in maniera efficiente e moderna;

   se intenda adoperarsi, per quanto di competenza, per l'assegnazione dell'edificio della Maddalena al tribunale di Bergamo per garantire l'esecuzione dei lavori di ristrutturazione del medesimo edificio e per stanziare i fondi necessari, anche tramite ricorso al Recovery fund.
(4-07228)


   MASCHIO e VARCHI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella Relazione sull'amministrazione della giustizia 2011 l'allora Ministro aveva puntato il dito contro i commissari d'esame per l'accesso alla professione forense, sottolineando la «necessità di interventi [...] sulle commissioni esaminatrici anche con opportuni accorgimenti volti a razionalizzare ed ottimizzare la qualità dell'attività che le commissioni stesse sono chiamate a svolgere»;

   da allora, nessun intervento significativo è stato attuato, se non il costante ripensamento sull'applicazione dell'articolo 49 della legge 31 dicembre 2012, n. 247, in materia di disciplina transitoria del «nuovo» esame di avvocato;

   con particolare riguardo alla correzione degli scritti, che si apre con la consegna delle prove svolte dai candidati al personale della Corte d'appello competente, tale fase si articola fondamentalmente in due momenti: il primo, a garanzia dell'anonimato, consiste nel riassegnare tramite rimescolamento un unico nuovo numero casuale alle buste in cui sono contenuti gli scritti, dissociando, di fatto, gli elaborati dai dati anagrafici dei candidati, celati a loro volta in una busta piccola da aprire solo a correzioni ultimate per abbinare il numero riassegnato a un nome specifico; in un secondo momento, i commissari ricevono le buste grandi contenenti le buste con gli elaborati e le bustine con i dati anagrafici dei candidati e, dopo aver estratto le prove svolte, il segretario appone sulla prima pagina di ogni elaborato il numero riassegnato in fase di rimescolamento e sigla, senza aprirle, le buste piccole contenenti i dati anagrafici del candidato, al fine di certificare che esse non siano mai state aperte in fase di correzione;

   la prima fase, a garanzia dello Stato, è disciplinata dagli articoli 22 e 23 del regio decreto 37 del 1934, mentre la seconda, a garanzia del candidato, sfuggirebbe a qualsivoglia regolamentazione posto che il comma 1 del citato articolo 23 è stato sostituito dall'articolo 6 della legge 242 del 1988, cancellando ogni riferimento alla fase esecutiva delle correzioni;

   la formulazione originaria della norma disponeva che la commissione esaminatrice «verificata l'integrità dei pacchi e delle buste, procede successivamente all'apertura di ciascuna delle buste contenenti i lavori dei candidati. Il segretario appone immediatamente sulla busta aperta nonché su quella contenente il nome del candidato e sulla testata di ogni foglio del lavoro uno stesso numero d'ordine. Subito dopo la lettura di ciascun lavoro, la Commissione assegna il punto con le norme stabilite nell'articolo 27»;

   l'attuale formulazione dell'articolo 23, comma 4, invece, definisce semplicemente i tempi della correzione degli elaborati scritti e il loro eventuale prolungamento per motivi eccezionali, ma nulla dice in merito al procedimento di correzione prima dell'attribuzione del voto da parte di ciascun commissario;

   in realtà, gli articoli 4 e 5 del decreto ministeriale n. 48 del 2016 dettano disposizioni specifiche sia per la fase dell'esame volta a garantire l'anonimato, sia per la fase esecutiva delle correzioni, ma non sono ancora operativi, essendo sottoposti allo stesso differimento di cui all'articolo 49 della legge 247 del 2012;

   stando così le cose, i commissari d'esame ad oggi svolgerebbero le correzioni degli elaborati scritti senza alcun riferimento normativo; un'anomalia, se si considera che la fase esecutiva delle correzioni è disciplinata e garantita legislativamente per magistrati, notai e avvocati dello Stato; la mancanza di una selezione basata sul merito e sul rigore delle procedure rischia di alimentare l'aleatorietà nella scelta dei futuri avvocati –:

   alla luce dei fatti esposti in premessa, se e quali immediate iniziative di competenza intenda adottare il Governo per porre rimedio al vulnus normativo in materia di procedure d'esame di avvocato, ormai sotto i riflettori anche degli organi internazionali.
(4-07230)


   MORRONE, BISA, DI MURO, MARCHETTI, PAOLINI, POTENTI, TATEO, TOMASI e TURRI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   per quanto attiene alla gestione dell'emergenza sanitaria per pandemia Covid-19, negli uffici giudiziari emerge ad avviso degli interroganti il disinteresse del Governo verso gli avvocati;

   nel Tribunale di Milano dopo gli ultimi casi di contagi da Sars-Cov-2 emerge la «seria preoccupazione» per la situazione, anche perché, in data 21 ottobre 2020 un altro corridoio del quarto piano è stato chiuso per sanificazione e diversi dipendenti sono stati mandati a casa in isolamento, tra i funzionari, anche negli uffici del giudice di pace. Si studia il da farsi, ma mancherebbero norme di riferimento per intervenire direttamente sulla problematica;

   anche, nel tentativo di risolvere i contagi, esiste la necessità dell'adozione di un provvedimento normativo che dia finalmente copertura legale al deposito a mezzo pec degli atti processuali (impugnazioni, memorie, istanze, documenti) da parte degli avvocati difensori. Una norma necessaria già a prescindere dalla emergenza sanitaria, per i benefici che essa comporterebbe. Si tratta di una grave disattenzione nei confronti degli avvocati che svolgono la essenziale funzione di rappresentanza e di concreto esercizio del diritto di difesa dei cittadini. Per il Governo la tutela della salute dei protagonisti della vita giudiziaria si concentra doverosamente sui pubblici dipendenti, ma non anche sugli avvocati, esposti a rischi di contagio, perché costretti a file ed ore di attesa con relativi assembramenti solo per depositare gli atti;

   dalla accorata lettera inviata il 19 ottobre 2020 al Ministro, dal presidente delle Camere penali, dottor avvocato Gian Domenico Caiazza, si legge «Abbiamo tutti appreso del recente incontro che Ella ha avuto con i rappresentanti sindacali dei pubblici dipendenti del comparto Giustizia, nel corso del quale sarebbero state adottate o comunque concordate misure per organizzare e favorire lo smart working, nel caso di recrudescenza della epidemia Covid.

   Ferma restando ogni valutazione circa un accordo del quale non conosciamo l'esatto contenuto, dobbiamo rappresentarle il disappunto dei penalisti italiani per il perdurante disinteresse verso la pur evidente necessità della adozione di un provvedimento normativo che dia finalmente copertura legale al deposito a mezzo pec degli atti processuali (impugnazioni, memorie, istanze, documenti) da parte degli avvocati difensori.

   Si tratta di una misura che tutti sentiremmo necessaria già a prescindere dalla emergenza sanitaria, per i benefici che essa comporterebbe (...). Ma il fatto che essa non venga adottata in tempi di pandemia dal Governo, con i caratteri della necessità ed urgenza che nessuno potrebbe seriamente confutare, appare a noi un segno inequivocabile di grave disattenzione nei confronti di chi, come noi avvocati, svolge la essenziale funzione di rappresentanza e di concreto esercizio del diritto di difesa dei cittadini. (...)

   Assistiamo da mesi ad uno spettacolo quotidiano indecoroso, che mortifica la dignità stessa del nostro lavoro. Siamo per un verso, come è ovvio, costretti ad accedere alle cancellerie dei magistrati e agli uffici giudiziari per depositare atti, prendere visione dei fascicoli, richiedere copie, interloquire con giudici e pubblici ministeri; ma al tempo stesso ci troviamo a farlo in una condizione inaccettabile, come fossimo fastidiosi intrusi che importunano il lavoro degli uffici, mettendo per di più a rischio — novelli untori — la salute dei padroni di casa.

   Siamo costretti a districarci tra divieti, cancellerie chiuse senza spiegazioni, prenotazioni cervellotiche per l'accesso, file ed ore di attesa con relativi assembramenti, che ci espongono a rischi di contagio evidentemente — questi — privi di rilevanza e di allarme sociale.» –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno, nel settore penale, l'urgente adozione di un'iniziativa normativa che riconosca la posta elettronica certificata valida ai fini del deposito degli atti e della richiesta di copie, la cui assoluta necessità ed urgenza non è più oltre rinviabile.
(4-07232)


   SGARBI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il sempre più crescente uso dei social, da parte di tutti gli utenti, nonché di esponenti diretti e/o mediati del mondo della giustizia, costituisce una vera e propria realtà in grado di incidere sui principi cardine della giustizia e del potere giudiziario;

   il magistrato, che svolge le funzioni di pubblico ministero nel processo penale, ha quindi il dovere di essere, e di far tutto il necessario per apparire, imparziale; e tale dovere si sostanzia nell'obbligo – che investe l'intero l'ufficio – di comportarsi in modo da rendere indubitabile che l'azione da lui svolta non sia influenzata da interessi personali e che, quindi, non si prospetti un conflitto d'interessi, ovvero che il suo apprezzamento sia condizionato dalle notizie diffuse sui social e dal livello di seguito;

   parimenti, per l'organo giudicante è necessario che i principi di autonomia, indipendenza e responsabilità trovino collocamento e peso all'interno di un contesto in cui il «sentire» giuridico è spesso «condizionato e/o influenzato» dai social;

   se l'accesso ai social è certamente scelta libera e lecita, chiaramente per chi ha ruoli pubblici importanti ed inerenti anche all'esercizio dell'azione penale è indubbio che si impongano maggiori cautele e attenzioni che necessariamente costituiscono il presupposto affinché possa essere esercitata in maniera trasparente ed imparziale;

   in considerazione di ciò, l'interrogante solleva il ragionevole dubbio che, ad oggi, manchi un efficiente sistema di controllo, regolamentazione e sanzione delle ipotesi in cui l'apprezzamento giuridico e fattuale di competenza di chi deve esercitare l'azione penale (ma medesimi rilievi valgono per l'organo giudicante) possa essere «influenzato» dai social network e dai rapporti influencer/follower/like;

   è emersa recentemente la vicenda di un provvedimento di archiviazione predisposto da una tirocinante presso il Tribunale di Milano evidentemente «follower» del soggetto querelato, come risulta dai social –:

   se il Governo non ritenga opportuno, per il perseguimento dell'obiettivo della tutela dell'effettività dell'esercizio dell'azione penale, adottare iniziative, per quanto di competenza, per affrontare la questione relativa al ruolo ed alle garanzie che deve assicurare anche il tirocinante che fa pratica con il magistrato, quale vero e proprio ausiliario del giudice;

   se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, volte a rafforzare le garanzie di imparzialità di chi deve esercitare l'azione penale, anche in relazione al contesto dei social network;

   se e quali iniziative di competenza siano state assunte o si intendano assumere a salvaguardia dei principi di autonomia, indipendenza e responsabilità della magistratura e dell'obbligatorietà dell'esercizio dell'azione penale, anche con riguardo al ruolo e alle funzioni svolte, nell'ambito di tirocini formativi, da operatori ausiliari individuati all'interno di stage o altri percorsi scolastici e formativi, valutando, in particolare, la possibilità di prevedere un regime ulteriore di requisiti di onorabilità, incompatibilità ed assenza di situazioni di conflitto di interessi.
(4-07243)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta scritta:


   ROSPI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il raddoppio del binario Termoli-Lesina risulta essere fondamentale per il completamento della dorsale adriatica rientrante nel corridoio baltico-adriatico della rete Tent-t, da completare entro il 2021;

   l'opera in questione rientra nel progetto definitivo «corridoio adriatico» che collega le città di Bologna-Bari-Lecce e Taranto;

   come confermato anche dalla Ministra interrogata, in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea n. 3-01699 a prima firma dell'interrogante, svoltasi il 29 luglio 2020, l'opera, interamente già finanziata, rientra nel piano «Italia Veloce» stabilito dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e ha un costo di 700 milioni di euro;

   il progetto tra le sue finalità prevede: l'elevazione degli indici di qualità del servizio, in termini di regolarità del traffico e di migliore adattabilità della domanda di trasporto; la riduzione dei costi d'uso dell'infrastruttura e il migliore coordinamento delle attività di circolazione dei treni, nonché di manutenzione delle infrastrutture stesse e il miglioramento dell'offerta conseguente alla riduzione dei tempi di percorrenza;

   il raddoppio della tratta Termoli-Lesina risulta essere anche nell'elenco delle infrastrutture di particolare importanza del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, per le quali si prevede un iter velocizzato attraverso la nomina di un commissario straordinario sul modello adottato per la ricostruzione del ponte Morandi a Genova;

   il raddoppio della linea ferroviaria risulta essere un'opera strategica non solo per le regioni interessate ma anche per la Basilicata, per l'intero Sud Italia e per tutti i cittadini che quotidianamente usufruiscono della tratta;

   il progetto, che interessa principalmente le regioni Molise e Puglia, è stato suddiviso in lotti funzionali: il primo lotto, consistente nel raddoppio in affiancamento – circa 7 chilometri – lato monte della tratta Ripalta-Lesina; il secondo lotto, consistente nel raddoppio della tratta Termoli-Campomarino-Ripalta, di circa 25 chilometri, è stato oggetto di una variante del tracciato che ha reso necessario richiedere in data 1° agosto 2019 l'avvio di una nuova procedura di valutazione di impatto ambientale relativamente alla tratta in variante;

   nei giorni scorsi la sottocommissione Via-Vas ha «bocciato» il progetto e chiesto a Rfi alternative progettuali in termini di tracciato meno impattanti sul territorio e sulla popolazione;

   il blocco del progetto va ad allungare i tempi di realizzazione di un'opera ferma dal secolo scorso e che taglia in due il Paese impedendo la connessione tra Nord e Sud in termini di alta velocità ed alta capacità –:

   vista la decisione della sottocommissione Via-Vas di bloccare l'opera, quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere al fine di velocizzare e completare un'opera strategica per lo sviluppo dell'intero Mezzogiorno, quale è il raddoppio ferroviario Termoli-Lesina;

   se intenda adottare iniziative volte ad applicare il «modello Genova» per accelerare la conclusione dell'opera.
(4-07218)


   BIGNAMI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dagli organi di stampa è emerso che la compagnia ferroviaria Italo, a causa della pandemia da Coronavirus, verserebbe in una situazione economica piuttosto critica;

   per la compagnia ferroviaria in questione le perdite da marzo a luglio 2020 ammonterebbero a 200 milioni di euro e, per fine anno, si potrebbero registrare minori introiti per 500 milioni di euro rispetto all'anno precedente. Inoltre, sarebbe a rischio la posizione lavorativa di 1.500 dipendenti più il relativo indotto che conterebbe 5.000 posti;

   nel cosiddetto decreto Rilancio era prevista la realizzazione di un fondo a sostegno delle imprese di trasporto a mercato;

   tale fondo ammonterebbe a 1,2 miliardi di euro suddivisi su 15 anni a sostegno degli operatori del trasporto, al fine di sopperire ai mancati introiti a causa della pandemia;

   tuttavia, il decreto attuativo per sbloccare tale fondo non è ancora stato emanato e le imprese di trasporto a mercato non hanno potuto ripianare le perdite;

   tali ritardi starebbero danneggiando il comparto dell'alta velocità: Italo infatti dovrà ridurre, a partire da novembre la propria flotta ferroviaria con la soppressione dei convogli delle tratte: Torino-Salerno, Roma-Venezia ed il servizio diurno e notturno Roma-Milano;

   peraltro, nel momento in cui tale fondo verrà sbloccato, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti potrebbe valutare l'utilizzo della flotta ferroviaria di Italo, attualmente ferma, a sostegno del trasporto regionale, in particolare per le situazioni nelle quali si riscontrano maggiori difficoltà nel far rispettare la massima capienza consentita in tempo di pandemia –:

   quali siano le motivazioni legate al ritardo nella emanazione del decreto attuativo per sbloccare il fondo sopracitato di 1,2 miliardi di euro e quali iniziative si intendano porre in essere per sbloccare le risorse nel più breve tempo possibile;

   se intenda porre in essere, per quanto di competenza, ogni utile interlocuzione con i soggetti interessati al fine di valutare l'utilizzo della flotta ferroviaria di Italo nel sistema di trasporto regionale.
(4-07221)


   MORRONE e RAFFAELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2020 il Ministro si è recato in visita in Valmarecchia incontrando una delegazione di amministratori e imprenditori locali che rappresentano realtà leader nazionali nei propri settori di riferimento;

   durante questo incontro, con al centro il confronto e l'ascolto delle esigenze del territorio a partire dalle famiglie e dalle imprese che lo abitano, sono stati raccolti dal Ministro una serie di ragionamenti sulla necessità di soluzioni viarie alternative per un collegamento più efficace e in sicurezza tra la riviera, l'entroterra e i principali snodi autostradali della zona;

   come si apprende da fonti stampa, durante l'incontro il Ministro ha dichiarato: «Cominciamo un percorso a tappe serrate che porti entro primavera ad un progetto chiaro e condiviso. Lo sforzo che stiamo provando a fare è quello di inserire nel piano di lavoro ministeriale la richiesta istituzionale di intervento redatta dagli enti locali territoriali, nella quale far emergere le problematiche legate alla sicurezza stradale, tempi di percorrenza, eventuali vincoli ambientali e proposte di miglioramento», sottolineando inoltre le evidenti carenze di sicurezza stradale e la congestione del traffico che sono proprie dell'attuale tracciato della Marecchiese;

   da inizio ottobre 2020, gli imprenditori della Valmarecchia hanno costituito il comitato «Una nuova strada per lo sviluppo», chiedendo, assieme ai cittadini e a tutti coloro che ogni giorno si spostano come pendolari lungo l'asse viario che collega Rimini con San Sepolcro, tempi certi per la realizzazione di una nuova variante all'attuale tracciato che garantisca sicurezza, tempi di percorrenza ridotti, minore impatto urbano in alcuni centri cittadini e uno sbocco diretto all'autostrada con un possibile casello in zona Fiera a Rumini;

   la strada provinciale 258, nota come Strada Marecchiese, con decreto ministeriale pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 22 del 28 gennaio 2020, è ufficialmente passata alle competenze di Anas. Il tratto di strada parte dall'innesto con la strada statale 16 ai confini con la regione Toscana e ha una estensione di chilometri 47,780;

   tale passaggio è avvenuto in conseguenza all'accordo del 2019 fra province, regione Emilia-Romagna, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Anas in quanto la strada provinciale 258 è ora considerata strada di interesse nazionale;

   il tracciato totale della nuova variante alla Marecchiese sarà di 36,690 chilometri: una prima parte formata da una strada extraurbana secondaria a due corsie di marcia, per un totale di 8,176 chilometri che collegherà Ponte Messa a Novafeltria; una seconda, formata da una strada extraurbana principale a quattro corsie, di lunghezza 28,322 chilometri, che unirà Novafeltria al futuro casello autostradale di Rimini Fiera, ed anche una galleria che sarà realizzata in località Montefotogno;

   toccherà ora al Governo centrale concretizzare, questo progetto che si pone diversi obiettivi in primis rendere la Strada Marecchiese meno congestionata dal traffico, con beneficio per i centri abitati alleviati dallo smog, per i cittadini che potranno spostarsi più celermente da una località all'altra, per le aziende che potranno contare su collegamenti stradali più rapidi ed efficienti, per i servizi di soccorso che potranno operare con maggior celerità. In secondo luogo, la nuova variante potrà connettere i sette comuni dell'Alta Valmarecchia alla Riviera, aprendo così interessanti scenari in ottica turismo –:

   quali iniziative urgenti il Ministro interrogato intenda mettere in atto, per quanto di competenza, in riferimento all'incontro di gennaio 2020 in Valmarecchia e quali saranno i tempi certi di realizzazione della nuova variante della Marecchiese.
(4-07227)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il Venezuela è stato storicamente oggetto di una forte emigrazione italiana e, di conseguenza, è fitta la presenza di italiani di seconda generazione;

   a causa del peggioramento della situazione politica e umanitaria nel territorio venezuelano, molti hanno deciso di fare ritorno nella terra dei padri, ma hanno incontrato numerose difficoltà dal punto di vista burocratico. Tra queste vi sono quelle relative alla conversione dei titoli di guida;

   si stima che in Venezuela, su 28.000.000 circa di abitanti, il 7 per cento circa sarebbe composto da discendenti di italiani muniti di patente;

   tra Italia e Venezuela non c'è un accordo di riconoscimento reciproco delle patenti e questa mancanza nuoce ulteriormente a chi è già costretto ad affrontare serie difficoltà per quei nuovi residenti che dovranno velocemente inserirsi nel tessuto lavorativo del Paese;

   in assenza di uno specifico intervento che ne faciliti il reinserimento, gli italo-venezuelani sono costretti a rifare tutte le pratiche per il rilascio di una nuova patente –:

   se il Governo intenda adottare quanto prima, iniziative volte a definire apposite disposizioni per consentire agli italo-venezuelani il riconoscimento del titolo di guida venezuelano e la conseguente convertibilità in patente italiana.
(4-07231)


   SIRACUSANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada statale 284 Occidentale Etnea (SS 284), è un'arteria decisiva per la viabilità del versante occidentale dell'Etna, sia nel collegamento con Catania sia, dal lato opposto, con il territorio di Messina;

   la strada statale 121-284 Paternò-Randazzo è stata teatro solo nell'ultimo decennio, di circa 300 incidenti e una sessantina di morti. Il traffico veicolare, sempre più intenso anche per quanto concerne i mezzi pesanti, rende intrinsecamente pericoloso il tracciato della strada statale 121-284, privo di corsie di sorpasso e persino di corsie di emergenza;

   la non adeguatezza ed estrema pericolosità del percorso della strada statale 121-284 Paternò-Randazzo, dipende anche dal fatto che è stata concepita secondo norme tecniche ormai lungamente superate, al punto da non poter neanche inserire la strada nella vigente classificazione di cui al decreto ministeriale 5 novembre 2001 «Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade»;

   va peraltro considerato che eventuali interventi di adeguamento e messa in sicurezza, peraltro urgenti dovrebbero passare per un troppo lungo iter di approvazione del progetto prima di giungere all'inizio effettivo dei lavori. In questo ambito sarebbe, invece, necessario prevedere l'applicazione di procedure di urgenza;

   si ricorda che il «Modello Genova», di cui al decreto-legge n. 109 del 2018, ha consentito la realizzazione di un'opera pubblica molto complessa in tempi ritenuti eccezionali e brevissimi;

   nei mesi scorsi il Comitato Pro Raddoppio SS284 e i sindaci dei molti comuni interessati hanno scritto al Presidente del Consiglio per chiedere la riqualificazione della strada statale 284, e di applicare anche a questa infrastruttura il cosiddetto «modello Genova» –:

   se, alla luce della pericolosità della tratta e quindi dell'urgenza di effettuare l'adeguamento della strada statale 284, non si ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per:

    a) dichiarare l'opera di riqualificazione dell'itinerario stradale strada statale 121-284 Paternò-Randazzo strategica e urgente, a causa delle condizioni di permanente pericolosità per la sicurezza dei trasporti e per l'incolumità degli utenti;

    b) procedere all'esclusione, come previsto dal decreto-legge n. 109 del 2018, dell'applicazione di qualsivoglia procedura nazionale per la progettazione, costruzione e manutenzione delle opere e delle infrastrutture necessarie, fatta salva l'applicazione delle norme e dei principi dell'ordinamento europeo;

    c) prevedere il solo rispetto delle direttive europee 2014/23/UE e 2014/24/UE con esclusione di ogni altra disposizione nazionale;

    d) attribuire la responsabilità dell'opera ad un alto commissario, che operi in stretta intesa con il presidente della regione e che possa operare con poteri speciali, anche «in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale», nel solo rispetto delle disposizioni del codice delle leggi antimafia e delle norme tecniche.
(4-07237)

INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:


   TORTO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   la chiesa della Santissima Trinità è un edificio religioso che si trova ad Ortona, in provincia di Chieti;

   la sua costruzione risale all'inizio del XVII secolo per opera dei frati minori francescani, che realizzarono qui un monastero. Una porzione della chiesa e dei manufatti ad essa correlata è inglobata all'interno del cimitero di Ortona;

   la chiesa della Santissima Trinità fa parte del Fondo degli edifici di culto;

   allo stato attuale l'accesso all'interno della chiesa è interdetto al pubblico, in quanto presenta evidenti problemi alle murature, mentre la parte esterna ricadente all'interno del cimitero è delimitata al passaggio degli utenti del cimitero, in quanto rappresenta un pericolo per l'incolumità individuale;

   nei mesi scorsi si è formato un comitato di cittadini con il fine di recuperare e valorizzare la chiesa della Santissima Trinità per il valore culturale che essa rappresenta, ma anche per quello simbolico all'interno del contesto in cui si trova;

   l'appello di migliaia di cittadini non può essere ignorato;

   a giudizio dell'interrogante è necessario adottare tutte le misure necessarie per recuperare la Chiesa della Santissima Trinità –:

   se e quali iniziative di competenza si intendano adottare per garantire l'incolumità dei cittadini e, nel contempo, rendere accessibile il cimitero comunale interdetto a causa delle mura pericolanti della chiesa;

   se e quali iniziative si intendano adottare al fine di recuperare e valorizzare la chiesa della Santissima Trinità, anche di concerto con il comune di Ortona.
(4-07222)


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a pochi giorni dalle elezioni in Sardegna ancora non è del tutto chiara la modalità di voto per gli elettori positivi ed in isolamento fiduciario o addirittura la loro esclusione dal diritto di voto;

   a norma di legge, infatti, parrebbe che possono votare per le elezioni comunali solo gli elettori dei comuni in cui è ubicata una struttura sanitaria avente il reparto Covid, che per la Sardegna significa solo a Nuoro su 156 comuni chiamati alle urne;

   ne consegue il paradosso per cui il primo cittadino di Luogosanto, unico candidato al rinnovo della carica di sindaco del suo paese, non potrà votarsi, perché in quarantena da qualche giorno e, timoroso che il mancato raggiungimento del quorum possa portare ad un commissariamento, ha lanciato a mezzo stampa un appello ai propri cittadini di recarsi ai seggi;

   il diritto di voto, si ricorda, è costituzionalmente riconosciuto dall'articolo 48 della nostra Carta; il suo esercizio è un dovere civico che le istituzioni devono garantire in qualunque circostanza, pandemia inclusa; nel caso della Sardegna, invece, ad avviso dell'interrogante ci si trova dinanzi ad un «diritto sospeso»;

   ad oggi, peraltro, è impossibile avere un censimento degli elettori «sospesi» per positività o quarantena da Sars-Cov-2, per cui è altrettanto impossibile comprendere quanto influirà sui risultati elettorali la negazione della possibilità di votare ai contagiati e isolati per Covid-19 –:

   se e quali tempestive iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare con riguardo alle criticità esposte in premessa, al fine di garantire a tutti gli aventi diritto l'esercizio di voto e scongiurare l'annullamento della prova elettorale a seguito dei futuri ricorsi.
(4-07241)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   LEGNAIOLI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   il mondo della scuola e dell'istruzione ha gravemente subito le conseguenze della diffusione del Covid-19 con disagi che si sono e si stanno protraendo anche ad oggi;

   nella gestione, in particolare, del rientro a scuola degli studenti dopo il lockdown della scorsa primavera, infatti, troppi fattori non sono stati adeguatamente considerati, e ciò ha comportato numerose polemiche e criticità, sia tra gli operatori scolastici che tra le famiglie;

   organi di stampa di Pisa del 22 ottobre 2020 riportano la notizia secondo la quale al Liceo Buonarroti sarebbero stati consegnati dei banchi con le rotelle che tuttavia permetterebbero l'utilizzo degli stessi solo agli alunni che impiegano la mano destra;

   la fornitura, infatti, sembra essere impossibile da utilizzare per gli studenti mancini, così che alcuni dei banchi potrebbero essere inutilizzabili e quindi destinati ad altri impieghi –:

   se il Ministro sia a conoscenza della vicenda sopra descritta e se non ritenga di dover adottare le opportune iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, per garantire che tutti gli studenti possano frequentare le lezioni.
(4-07229)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta scritta:


   VARCHI. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   non si è abituati a dare importanza al peso delle parole, ma queste hanno una grande influenza, anche sulle scelte delle persone, soprattutto se a pronunciarle è il Presidente del Consiglio e vengono dette in un contesto delicato di emergenza pandemica che ha costretto le persone a sacrificare parte delle proprie libertà fondamentali e a modificare abitudini e stili di vita;

   l'effetto dell'ultimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e dell'incertezza che regnerà per almeno due settimane si è toccato con mano da subito: con il paventato rischio di chiusura, annunciato in diretta dal Presidente del Consiglio, per palestre e piscine molti clienti, ad esempio, hanno desistito dall'idea di sottoscrivere un abbonamento annuale, in attesa di conoscere il finale;

   eppure i numeri parlano chiaro: il rischio connesso al Covid-19 in palestra è praticamente zero, come rilevato da uno studio condotto da UKActive nel Regno Unito e pubblicato sulla rivista Health ClubManagement;

   su un campione di 1.300 centri sondati nel Regno Unito nel periodo delle 3 settimane successive alla riapertura dopo il lockdown e su un totale di accessi di oltre 8 milioni, il tasso di casi di contagio è risultato dello 0,02 per cento del totale (17 ogni 10.000 accessi per i clienti, e solo 9 in assoluto tra gli operatori e membri dello staff dei 1.300 club censiti): un risultato significativo legato all'adozione e al rispetto delle misure di prevenzione e contenimento del contagio, ormai note a tutti, che vanno dall'igiene personale ai dispositivi di protezione, alla sanificazione degli attrezzi e degli ambienti;

   i centri fitness e sportivi si sono, peraltro, dimostrati anche in Italia molto reattivi e veloci nel monitorare la situazione e segnalare i casi di positività, evitando la diffusione del contagio al loro interno;

   sono dure le parole del presidente della Federnuoto, Paolo Barelli: «Tutti i gestori di piscine hanno speso centinaia di migliaia di euro per mettersi al passo con le regole, tramite sanificazioni, prenotazioni, ingressi contingentati, dietro c'è un costo enorme. C'è sempre stato il rispetto delle norme da parte di tutti, non si capisce come mai si è andati a individuare proprio queste categorie. [...] C'è il dubbio, se non addirittura la certezza, che si dovesse chiudere qualcosa e si è deciso di farlo con chi ha meno potere»;

   anche il parere finale del Cts «ribadisce l'importanza dell'attività fisica come determinante di salute» che, certamente, «va tutelata in un giusto equilibrio con le politiche di contrasto e controllo della pandemia» –:

   quali siano i dati aggiornati dei contagi registrati nell'ambito di palestre, piscine e centri sportivi dalla loro riapertura il 25 maggio 2020 ad oggi;

   se siano ancora validi le linee guida e i protocolli nazionali per la fruizione delle palestre, dei centri sportivi e degli impianti natatori elaborati dal Governo pochi mesi fa.
(4-07236)

SALUTE

Interrogazione a risposta scritta:


   LAPIA e MAMMÌ. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'agenzia stampa Ansa di Cagliari il 14 ottobre 2020 pubblica una notizia riferita a privati cittadini asintomatici. Quest'ultimi, se lo vorranno, potranno rivolgersi autonomamente ai laboratori pubblici della Sardegna per sottoporsi alla prova del tampone molecolare, dei test anticorpali e dei test sierologici;

   le tariffe, a mero titolo di riferimento, sono di 65 euro per il tampone molecolare, 17,97 euro per il tampone antigenico rapido, 12,65 per il sierologico anticorpale e 7,64 per il sierologico rapido. Il provvedimento segna un cambio di rotta, probabilmente legato al fatto che, allo stato attuale, solo il laboratorio privato del Mater Olbia somministra i tamponi molecolari ai privati, ma anche – è spiegato nella delibera regionale – alla mutata situazione epidemiologica che evidenzia dal mese di agosto una recrudescenza di casi sul territorio regionale –:

   se non ritenga di intraprendere tutte le iniziative di competenza, anche in collaborazione con la regione Sardegna, per appurare quale sia la quantità di tamponi molecolari, dei test anticorpali e dei test sierologici che i singoli laboratori pubblici possano processare quotidianamente per i privati cittadini che lo richiedono, valutando il grado di copertura in questo ambito, delle strutture sanitarie della Sardegna;

   se, tenuto conto del progressivo incremento dei nuovi casi di Coronavirus già da fine agosto 2020 in Sardegna, non ritenga di adottare tutte le iniziative di competenza, in collaborazione con la regione Sardegna, per potenziare le attività di setting e trading sul territorio per contrastare la risalita della curva epidemica –:

   se non intenda promuovere, per quanto di competenza e in collaborazione con la regione Sardegna, misure per ridurre i tempi di attesa per i tamponi e per tutti gli altri test correlati al Coronavirus.
(4-07219)

SVILUPPO ECONOMICO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   il Centro Oli Val d'Agri, denominato Cova, ricadente nel comune di Viggiano in Basilicata, è il più grande polo petrolifero d'Italia e uno dei più grandi dell'Europa continentale;

   nel corso della sua attività estrattiva il Cova è stato più volte al centro di procedure giudiziarie a causa di diversi sversamenti avvenuti soprattutto nel periodo 2009-2017;

   in particolare tra la fine del 2016 e l'inizio del 2017 si sono verificate numerose perdite di petrolio che, secondo i dati diramati dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dall'Eni, si attestavano in circa 400 tonnellate di greggio, che hanno contaminato circa 35 mila ettari di terreno;

   il Cova, in funzione delle tipologie e dei quantitativi di sostanze pericolose che detiene, risulta assoggettato al decreto legislativo n. 105 del 2015 ed è notificato nell'inventario nazionale degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante come stabilimento «di soglia superiore»;

   nel luglio 2020 si sono verificati nuovi episodi relativi la sicurezza del Cova, infatti, dalla torcia di sicurezza del Centro Oli sono fuoriuscite alcune fiammate anomale e dai camini dell'impianto del fumo accompagnato da un forte odore di zolfo, che hanno portato ad attivare il piano d'emergenza interno;

   in data 24 ottobre 2017, Eni s.p.a. con nota protocollo n. 116/ATIM ha chiesto istanza di proroga decennale della concessione Val D'Agri in scadenza al 26 ottobre 2019;

   ad oggi non risulta ancora nessuna decisione da parte del Ministero dello sviluppo economico in merito alla richiesta di proroga della concessione avanzata da Eni;

   l'interrogante ha già presentato diversi atti parlamentari in relazione al Cova, infatti, in data 26 luglio 2019 ha depositato un'interpellanza al Ministero dello sviluppo economico (n. 2-00473), alla quale ad oggi non è stata data alcuna risposta e in data 11 ottobre 2019 ha presentato sul medesimo argomento l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02898, non ricevendo anche in questo caso alcuna risposta –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza della problematica esposta e quali iniziative di competenza intenda assumere in relazione alla proroga della concessione Val d'Agri avanzata da Eni spa;

   quale sia lo stato dell'arte delle procedure di proroga della concessione relativa al Centro Oli;

   quali iniziative di competenza intenda assumere al fine di verificare se la società Eni s.p.a. abbia adempiuto agli obblighi derivanti dai decreti di concessione, così come stabilito dal decreto ministeriale 28 dicembre 2005 concernente l'«unificazione delle concessioni di coltivazione Grumento Nova e Volturino nella nuova concessione di coltivazione Val D'Agri»;

   se sia stato completato il programma di estrazione previsto dalla concessione oggetto di proroga da parte di Eni s.p.a. e se siano state attuate tutte le procedure di bonifica e messa in sicurezza relative agli sversamenti del periodo 2009-2017;

   se sia previsto, nell'ambito della proroga della concessione un programma di sviluppo ambientale ed ecosostenibile da parte di Eni s.p.a. che porti ad una transizione dalle fonti fossili alle fonti rinnovabili per la regione Basilicata.
(2-00973) «Rospi».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   SALTAMARTINI, GUIDESI, BINELLI, ANDREUZZA, COLLA, DARA, FIORINI, GALLI, PETTAZZI e PIASTRA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   stante la grave crisi economica prodotta dalla diffusione della pandemia da COVID-19, le imprese italiane sono entrate in gravissima carenza di liquidità, tanto da pregiudicare seriamente la capacità produttiva del Paese;

   il Governo, per far fronte a questa problematica è più volte intervenuto con propri provvedimenti d'urgenza, poi convertiti dal Parlamento, anche al fine di garantire sostegno, ristoro e liquidità al sistema produttivo nazionale;

   il sistema dei confidi è stato più volte e in quasi tutti i decreti-legge varati dal Governo, ritenuto fondamentale per fornire alle imprese la liquidità di cui hanno bisogno per la continuità produttiva e per sostenere il sistema degli investimenti;

   con emendamento parlamentare al decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 giugno 2020, n. 40, si è inserito all'articolo 13, comma 1, la lettera n-bis), tesa a consentire la patrimonializzazione dei confidi attraverso l'imputazione, da parte dei soggetti di cui all'articolo 3 del decreto del Ministro dello sviluppo economico 3 gennaio 2017, al fondo consortile, al capitale sociale, o ad apposita riserva dei fondi rischi e degli altri fondi o riserve patrimoniali costituiti da contributi pubblici, con esclusione di quelli derivanti dalle attribuzioni annuali di cui alla legge n. 108 del 1996 esistenti alla data del 31 dicembre 2019;

   tale previsione, già peraltro adottata negli anni passati e in altri provvedimenti, consentirà una maggiore solidità dei Confidi dal punto di vista patrimoniale, permettendo una maggiore esposizione nella concessione di credito alle piccole e medie imprese;

   la norma citata (articolo 13, comma 1, lettera n-bis)) del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 23, come convertito, prevede che la patrimonializzazione possa avvenire, al fine di rafforzare il supporto all'emergenza da COVID-19, previa autorizzazione della Commissione europea, autorizzazione che deve essere richiesta, sulla base della disciplina sugli aiuti di Stato, con notifica da parte dell'Italia;

   ad oggi agli interroganti non risulterebbe avviata da parte dei Ministeri competenti, la prescritta procedura presso la Commissione europea;

   al riguardo, preme segnalare che in relazione ad analoga norma, in merito alla patrimonializzazione dei confidi, inserita nell'articolo 1, comma 54, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, l'interlocuzione con la Commissione europea era stata curata dal Ministero dello sviluppo economico;

   l'avvio della prescritta procedura risulterebbe assai urgente, prevedendo la norma che l'imputazione dei fondi sia fatta, con deliberazione da assumersi, da parte di ciascuno dei confidi, entro 180 giorni dall'approvazione del bilancio –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per avviare il processo di notifica di cui in premessa nei tempi più brevi possibili, al fine di rafforzare la dotazione patrimoniale dei Confidi e di potenziarne la capacità di sostegno alle piccole e medie imprese italiane.
(5-04824)


   NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comparto auto nel 2019 ha fatturato circa 93 miliardi di euro, pari al 5,6 per cento del prodotto interno lordo, con 5.700 imprese e 250 mila occupati, il 7 per cento dell'intera forza lavoro dell'industria manifatturiera italiana;

   nei primi 8 mesi del 2020, a causa dell'emergenza sanitaria in corso, il crollo del mercato dell'auto è stato pesantissimo con un calo del 38,9 per cento delle immatricolazioni (809.655 unità contro 1.325.704), registrando un consuntivo di 516.000 unità in meno;

   per far fronte alla crisi in atto Governo e Parlamento, con un'azione di politica industriale per il settore, hanno introdotto, con il decreto Rilancio una serie di incentivi per l'acquisto di auto nuove, riuscendo a coniugare i benefici risultanti dall'eliminazione di vetture circolanti altamente inquinanti, con il forte impulso all'acquisto di autovetture meno inquinanti;

   ad agosto 2020 in Italia sono state immatricolate 88.801 autovetture, con una variazione di -0,43 per cento rispetto al 2019, durante il quale ne furono immatricolate 89.184, mentre a settembre si registra il primo segno positivo del 2020: sono state 156.132 le immatricolazioni, il 9,5 per cento in più dello stesso mese del 2019;

   il risultato avrebbe potuto essere molto più rilevante se il rifinanziamento di ulteriori 400 milioni di euro effettuato con il decreto «Agosto» non fosse stato rigidamente contingentato in funzione delle emissioni di CO2 al chilometro raggruppate in 4 classi, con il risultato che i fondi risultano esauriti per alcune categorie di auto e in sovrabbondanza per altre;

   secondo Federauto (Federazione dei concessionari italiani) e Unrae (Associazione dei costruttori esteri), la scelta di non rifinanziare gli ecoincentivi penalizzerà fortemente il settore automotive che, proprio grazie a quest'ultimi, era tornato a mostrare segni di vitalità con una cospicua crescita delle vendite nel mese di settembre: le ultime agevolazioni, infatti, hanno fruttato 58 milioni di euro di gettito Iva, oltre ai maggiori introiti legati all'immatricolazione dei veicoli, tra cui i vari bolli e l'Ipt (imposta provinciale di trascrizione), somma che avrebbe permesso di rifinanziare facilmente il fondo, almeno per le vetture di fascia con emissioni comprese tra 91 e 110 grammi di CO2 al chilometro;

   inoltre, secondo Unrae, si registrano alcune criticità relative ai concessionari: la piattaforma che gestisce l'ecobonus, infatti, prevede un limite di 50 pratiche al giorno per ogni rivenditore registrato con la conseguenza che nelle categorie con i fondi agli sgoccioli, un consumatore che pure ha concluso il suo acquisto rischia di non vedersi concedere gli sconti, perché la sua pratica è stata completata quando ormai i fondi erano esauriti;

   risultano all'interrogante numerosi casi di ritardi nella consegna delle autovetture già prenotate e parzialmente pagate con acconto –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza intenda porre in essere per risolvere le problematiche evidenziate.
(5-04826)

Interrogazione a risposta scritta:


   MURONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   tra le numerose Faq sul cosiddetto superbonus del 110 per cento elaborate dal Ministero dello sviluppo economico, Enea, Agenzia delle entrate si intende evidenziarne due;

   la prima riguarda l'installazione di pannelli radianti a pavimento. Il superbonus ammette il costo per la posa in opera dei pannelli radianti a pavimento come spesa elegibile ivi incluse (allegato 1 del decreto ministeriale del 6 agosto 2020) le spese complementari relative all'installazione e alla messa in opera delle tecnologie quindi apparentemente anche la rimozione del vecchio pavimento e la posa del nuovo con un valore di prezzo massimo pari a 150 euro al metro quadro di superficie trattata. Con una risposta ad interpello l'Agenzia delle entrate, richiamando due circolari del 2007 e del 2008 relative al vecchio ecobonus, risulta aver dichiarato che considera non ammissibili al superbonus né le spese per la dismissione del vecchio pavimento e lo smaltimento dei materiali, né quelle relative al rifacimento dei pavimenti sostenendo che queste possano solo essere incentivate al 50 per cento;

   tale risposta sembra profondamente in contraddizione con la frase in calce all'allegato I del decreto ministeriale del 6 agosto 2020 che recita: «I costi esposti in tabella (in nota alla tabella è indicato il valore di 150 euro al metro quadro per pannello radiante) si considerano al netto di IVA, prestazioni professionali, e opere complementari relative all'installazione e alla messa in opera delle tecnologie»;

   la seconda riguarda le pompe di calore multisplit. Nel caso di utenze unifamiliari, appartamenti in multifamiliare con accesso autonomo o per gli appartamenti in condominio esentati dall'intervento trainante, il «decreto Rilancio» prevede la possibilità di accedere al 110 per cento per sostituire gli impianti di riscaldamento con caldaie a condensazione, pompe di calore, sistemi ibridi. Nei casi in cui l'impianto di riscaldamento è dato sia dal sistema caldaia più termosifoni e dalle pompe di calore multisplit insistenti negli stessi ambienti l'intervento classico sarebbe sostituire la caldaia con un sistema ibrido e i multisplit vecchi con impianti multisplit a pompa di calore più efficienti. L'Enea ha comunicato, invece che non sono ammissibili agli incentivi impianti che riscaldano gli stessi ambienti;

   tale posizione cancellerebbe di fatto la possibilità di sostituire gli impianti multisplit con nuovi ad alta efficienza in tutta Italia (perché tutti gli ambienti salvo rare eccezioni hanno anche un termosifone) e soprattutto è una indicazione che non trova riscontro nel «decreto Rilancio» e nei suoi allegati –:

   alla luce di quanto, riportato in premessa, se non ritenga necessario adottare iniziative per chiarire urgentemente la corretta interpretazione della norma, o assumere iniziative normative già nell'ambito del prossimo disegno di legge di bilancio 2021, affinché con interpretazioni lasciate alla discrezionalità dei vari enti preposti non si metta a rischio un comparto economico importante per il nostro Paese.
(4-07242)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   nel luglio 2020 il Ministero dell'università e della ricerca ha sottoposto al parere del Consiglio di Stato lo schema di decreto del Ministero dell'università e della ricerca, recante modifiche al decreto ministeriale 10 agosto 2017, n. 130 «Regolamento concernente le modalità per l'ammissione dei medici alle scuole di specializzazione in Medicina, ai sensi dell'articolo 36, comma 1, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368»;

   il Consiglio di Stato, nel suo parere aveva sottolineato l'esigenza di rivedere il testo del citato decreto ministeriale segnalando, tra l'altro, che le modifiche al decreto ministeriale n. 130 del 2017 introdotte dal suddetto schema di decreto non avevano una chiara base legale;

   nonostante questo, sulla base del suddetto decreto modificativo (n. 79 del 2020) del regolamento n. 130 del 2017 il Ministero dell'università e della ricerca ha pubblicato il decreto direttoriale n. 1177 del 24 luglio 2020, recante il bando di ammissione dei medici alle scuole di specializzazione di area sanitaria anno accademico 2019/2020;

   il concorso per le borse di specializzazione in medicina si è tenuto il 22 settembre 2020. Alla prova di concorso hanno partecipato in presenza circa 24.000 candidati su tutto il territorio nazionale;

   il numero dei posti da assegnare era stato aumentato dal Ministero della salute e quello dell'università e della ricerca, passando da 8.776 a 14.395, anche con l'obiettivo di avere più occupati nel settore sanitario indispensabili per gestire al meglio la pandemia in atto;

   per far accedere un numero maggiore di nuove e giovani leve, il Ministero dell'università e della ricerca aveva deciso di impedire a chi frequenta il corso di medicina generale di partecipare al concorso del 2020, a meno di un abbandono del posto già occupato. Inoltre, si era deciso di non far valere i punti del curriculum vitae, dato dalla somma di alcuni risultati ottenuti durante il percorso di studi, a chi fosse già in possesso di un contratto di specializzazione, di un diploma di specializzazione o di medico di medicina generale (Mmg) e, infine, per i medici con contratto in una struttura sanitaria pubblica o accreditata;

   entrambe le decisioni sono state impugnate dalle categorie coinvolte attraverso i ricorsi presentati al Tar del Lazio, il quale ha deciso di accogliere e dare ragione a tali contestazioni;

   il 5 ottobre 2020, in conseguenza dei numerosi ricorsi giurisdizionali presentati avverso il suddetto concorso per l'accesso dei medici alle scuole di specializzazione, sentita anche l'Avvocatura dello Stato, il Ministero ha quindi disposto il rinvio della data di pubblicazione della graduatoria, in considerazione della necessità di procedere alla corretta formazione della medesima graduatoria;

   al momento, quindi, tutta la situazione è bloccata, e potrebbe anche mettere a rischio la stessa validità del concorso. Come riportato da diversi osservatori e associazioni di categoria, è la prima volta che i punteggi definitivi non vengono trasmessi nella data stabilita;

   è evidente che devono essere intraprese tutte le iniziative necessarie a tutelare i 24.000 giovani medici che, dopo anni di studio, non possono essere ostaggio di quelli che gli interpellanti giudicano errori procedurali dal parte del Governo –:

   se non ritenga indispensabile avviare tutte le immediate iniziative di competenza volte a mettere il concorso «in sicurezza» rispetto ad azioni legali che possono compromettere tutta la procedura concorsuale, anche ripristinando la disciplina precedente al decreto ministeriale n. 79 del 2020.
(2-00972) «Saccani Jotti, Aprea, Casciello, Bagnasco, Calabria».

Modifica dell'ordine dei firmatari ad una mozione.

  L'ordine delle firme della mozione Fitzgerald Nissoli e altri n. 1-00359, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 15 giugno 2020, deve intendersi così modificato: «Fitzgerald Nissoli, Invidia, Formentini, Pezzopane, Mollicone, Ungaro, Gelmini, Delmastro Delle Vedove, Aprea, Bagnasco, Baldini, Anna Lisa Baroni, Casciello, Cassinelli, Dall'Osso, D'Attis, Ferraioli, Marin, Marrocco, Orsini, Napoli, Palmieri, Pentangelo, Polidori, Rossello, Ruffino, Saccani Jotti, Sozzani, Torromino, Versace, Vietina, Zangrillo, Biancofiore, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, La Marca, Maria Tripodi, Longo, Sangregorio, Carè, Barelli, Valentini, Zoffili, Cappellacci, Mulè, Bergamini, Polverini, Cannizzaro, D'Ettore, Pettarin, Zanella, Brunetta, Giacometto, Elvira Savino, Bond, Calabria, Fiorini, Frate, Occhionero, Siracusano».

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta scritta Tateo n. 4-07203, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Capitanio, Donina, Furgiuele, Giacometti, Maccanti, Morelli, Rixi, Tombolato, Zordan, Andreuzza, Binelli, Fiorini, Galli, Piastra.

  L'interrogazione a risposta scritta Bellucci e Meloni n. 4-07208, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 21 ottobre 2020, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Rampelli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta scritta Dori n. 4-02160 del 5 febbraio 2019.

INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso, dalle dichiarazioni a mezzo stampa dei rappresentanti delle camere penali e Unaep, dell'attuale sospensione dell'esame di Stato (concorso) per i praticanti avvocati, senza adeguate informazioni sulle modalità di correzione degli scritti e la successiva somministrazione dei test orali;

   solo nella città di Roma gli elaborati scritti in attesa di correzione ammontano a 12.000 unità, la cui correzione risulta oltremodo difficoltosa, viste le stringenti misure di contrasto al Covid-19;

   l'assenza di date e modalità certe per lo svolgimento della prova orale implica l'impossibilità per i praticanti di programmare i necessari tempi di studio e lavoro, in vista del prossimo esame di dicembre (sessione);

   ai sensi della legge n. 247 del 31 dicembre 2012 l'attività svolta dai praticanti non determina di diritto l'instaurazione di un rapporto di lavoro subordinato, neppure di natura occasionale, pertanto a chi svolge il tirocinio forense è dovuto solamente un rimborso spese per l'attività di studio –:

   se trovino conferma le notizie apprese dagli organi di stampa e quale linea di indirizzo intenda seguire in merito allo svolgimento del concorso;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a porre in essere misure alternative per la ripresa e la prosecuzione dell'iter concorsuale, disponendo in sostituzione della prova orale, l'abilitazione all'albo con clausole come la firma sugli atti del dominus per un ipotetico periodo di 6 mesi o 1 anno e la prosecuzione della pratica forense presso lo studio di un avvocato.
(4-05400)

  Risposta. — L'interrogante ha appreso, secondo la ricostruzione offerta, dalle dichiarazioni a mezzo stampa dei rappresentanti delle camere penali e Unaep, dell'attuale sospensione dell'esame di Stato (concorso) per i praticanti avvocati, senza adeguate informazioni sulle modalità di correzione degli scritti e la successiva somministrazione dei test orali. Pertanto, ha chiesto di sapere:

   se trovino conferma le notizie apprese dagli organi di stampa e quale linea di indirizzo intenda seguire in merito allo svolgimento del concorso;

   se non ritenga opportuno adottare iniziative volte a porre in essere misure alternative per la ripresa e la prosecuzione dell'iter concorsuale, disponendo in sostituzione della prova orale, l'abilitazione all'albo con clausole come la firma sugli atti del dominus per un ipotetico periodo di 6 mesi o 1 anno e la prosecuzione della pratica forense presso lo studio di un avvocato.

  La grave situazione di criticità derivante dalla diffusione dell'epidemia da Covid-19 in corso nel nostro Paese ha avuto ripercussioni anche sulle attività connesse allo svolgimento degli esami di abilitazione alla professione di avvocato, come del resto su tutte le altre procedure concorsuali.
  In ogni caso si richiamano gli interventi di recente adozione per procedere oltre nella correzione degli elaborati.
  Si evidenzia, inoltre, che l'articolo 6 del decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22 (in
Gazzetta Ufficiale – Serie generale – n. 93 dell'8 aprile 2020), recante misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato, come modificato dalla legge di conversione 6 giugno 2020, n. 41 (pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 143 del 6 giugno 2020), avuto riguardo alla professione forense ha previsto che il semestre di tirocinio professionale, all'interno del quale ricade il periodo di sospensione delle udienze dovuto all'emergenza epidemiologica determinata dal diffondersi del COVID-19, è da considerarsi svolto positivamente anche nel caso in cui il praticante non abbia assistito ad almeno venti udienze per semestre, con esclusione di quelle di mero rinvio. Ulteriori specifiche disposizioni concernono il tirocinio abilitante e la definizione dei requisiti necessari alla partecipazione agli esami di Stato di abilitazione, in relazione all'emergenza epidemiologica in atto.
  Ancora, il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34 (cosiddetto decreto «Rilancio») recante Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all'economia, nonché di politiche sociali connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19. (
Gazzetta Ufficiale Serie Generale n. 128 del 19-05-2020 - Suppl. ordinario n. 21) ha previsto quanto segue:

   Articolo 254 (Misure urgenti in tema di concorso notarile ed esame di abilitazione all'esercizio della professione forense)

   1. Ai fini del completamento delle procedure e delle attività relative al concorso per esame a 300 posti per notaio bandito con decreto dirigenziale 16 novembre 2018 e all'esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato bandito con decreto del Ministro della giustizia 11 giugno 2019, è consentita la correzione degli elaborati scritti con modalità di collegamento a distanza, ai sensi dell'articolo 247, comma 7, con le modalità di cui al comma 2.
   2. Il presidente della commissione notarile nominata a norma dell'articolo 5 del decreto legislativo 24 aprile 2006 n. 166 e, su richiesta motivata dei presidenti delle sottocommissioni del distretto di Corte d'appello nominate a norma dell'articolo 22, commi 4 e 7, del regio decreto 27 novembre 1933 n. 1578, il presidente della commissione centrale di cui all'articolo 22, quinto comma, del medesimo regio decreto possono autorizzare la correzione da remoto degli elaborati scritti, purché siano mantenuti i medesimi criteri di correzione già adottati dalle commissioni d'esame. Ove si proceda ai sensi del periodo precedente, il presidente della commissione notarile e i presidenti delle sottocommissioni per l'esame di abilitazione alla professione di avvocato fissano il calendario delle sedute, stabiliscono le modalità telematiche con le quali effettuare il collegamento a distanza e dettano le disposizioni organizzative volte a garantire la trasparenza, la collegialità, la correttezza e la riservatezza delle sedute, nonché a rispettare le prescrizioni sanitarie relative all'emergenza epidemiologica da COVID-19 a tutela della salute dei commissari e del personale amministrativo. I presidenti delle sottocommissioni per l'esame di abilitazione alla professione di avvocato provvedono ai sensi del periodo precedente in conformità ai criteri organizzativi uniformi stabiliti dalla commissione centrale.
   3. Il presidente della commissione nominata a norma dell'articolo 5 del decreto legislativo 24 aprile 2006 n. 166 per il concorso notarile e, su richiesta motivata dei presidenti delle sottocommissioni del distretto di Corte d'appello, il presidente della commissione centrale di cui all'articolo 22, quinto comma, del regio decreto 27 novembre 1933 n. 1578 per l'esame di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato possono autorizzare, per gli esami orali delle procedure di cui al comma 1 programmati sino al 30 settembre 2020, lo svolgimento con modalità di collegamento da remoto ai sensi dell'articolo 247, comma 3, secondo le disposizioni di cui al comma 2, ferma restando la presenza, presso la sede della prova di esame, del presidente della commissione notarile o di altro componente da questi delegato, del presidente della sottocommissione per l'esame di abilitazione alla professione di avvocato, nonché del segretario della seduta e del candidato da esaminare, nel rispetto delle prescrizioni sanitarie relative all'emergenza epidemiologica da COVID-19 a tutela della salute dei candidati, dei commissari e del personale amministrativo. I presidenti delle sottocommissioni per l'esame di abilitazione alla professione di avvocato procedono allo svolgimento delle prove in conformità ai criteri organizzativi uniformi stabiliti dalla Commissione centrale.
   4. Nel caso di adozione di modalità telematiche per l'esame orale, il presidente impartisce, ove necessario, disposizioni volte a disciplinare l'accesso del pubblico all'aula di esame.
   5. Le disposizioni di cui ai commi 3 e 4 si applicano anche alle prove orali dell'esame per l'iscrizione all'albo speciale per il patrocinio dinanzi alla Corte di cassazione e alle altre giurisdizioni superiori bandito con decreto dirigenziale 10 aprile 2019.
   6. All'articolo 47, comma 1, della legge 31 dicembre 2012, n. 247, alla fine, dopo le parole: «in materie giuridiche», aggiungere le parole: «, anche in pensione».
Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CANTALAMESSA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da organi di stampa, tra cui l'articolo a firma del giornalista Lirio ABbate su L'Espresso del 21 aprile 2020, in questo periodo di vigenza dello stato di crisi epidemiologica da Covid-19, molti detenuti in regime di carcere duro ex articolo 41-bis dell'ordinamento penitenziario starebbero lasciando il carcere grazie alla concessione della detenzione domiciliare;

   in particolare, si legge nel citato articolo che un giudice del tribunale di sorveglianza di Milano «ha concesso gli arresti domiciliari al capomafia di Palermo Francesco Bonura» di 78 anni, che, secondo quanto riportato dal giornalista, sarebbe considerato uno dei boss più influenti e sarebbe stato condannato a scontare una pena detentiva di 23 anni per associazione mafiosa;

   il giudice avrebbe concesso la detenzione domiciliare adducendo «motivi di salute» per il condannato Bonura ed, escludendo il pericolo di fuga, lo avrebbe inviato addirittura nell'abitazione a Palermo;

   si sostiene che il provvedimento sia la conseguenza dello stato di emergenza in cui si trovano i penitenziari italiani;

   il 21 marzo 2020, infatti, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap) ha inviato a tutti i direttori delle carceri una circolare in cui si invita a comunicare con solerzia all'autorità giudiziaria, per eventuali determinazioni di competenza i nominativi dei detenuti che rientrano tra le nove patologie indicate dai sanitari dell'amministrazione penitenziaria, suggerendone la scarcerazione insieme a tutti i detenuti che superano i 70 anni;

   sempre secondo l'autore dell'articolo citato, nelle scorse settimane, a causa dell'emergenza da Covid-19, è stata concessa la detenzione domiciliare di Vincenzino Iannazzo, ritenuto dal cronista un pericoloso boss della 'ndrangheta;

   il cronista giudiziario Lirio Abbate con l'espressione «arresti domiciliari» riteneva di riferirsi, evidentemente, alla detenzione domiciliare;

   vengono riportate notizie di cronaca giudiziaria che, se confermate, sarebbero estremamente gravi; l'11 marzo 2020, il Ministro interrogato, nella sua informativa al Parlamento in seguito agli episodi di rivolta nelle carceri, a parere dell'interrogante, si è limitato a fare l'elenco dei casi di rivolta accaduti con il pretesto dell'emergenza epidemiologica, rinviando a una successiva relazione scritta;

   peraltro, da parte di alcune forze politiche della stessa maggioranza è stata avanzata la richiesta di rimozione del capo del Dap Francesco Basentini –:

   se, in relazione a quanto esposto in premessa, trovino conferma le notizie riportare in premessa relative alla pericolosità dei detenuti scarcerati e sul percorso che ha condotto alla concessione della detenzione domiciliare;

   se intenda confermare che la circolare del 21 marzo 2020 emanata dal Dap abbia stabilito dei criteri così ampi per la scarcerazione;

   per quale motivo, se ciò risulti confermato, siano state prese le misure suddette se non risulta alcuna emergenza sanitaria all'interno delle carceri.
(4-05318)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, relativo ai recenti provvedimenti di scarcerazione emessi dall'autorità giudiziaria nei confronti di soggetti ascritti ai circuiti di alta sicurezza e 41-bis, si rappresenta quanto segue.
  I provvedimenti di differimento dell'esecuzione pena, ai sensi degli articoli 146 c.p. (rinvio obbligatorio) e 147 c.p. (rinvio facoltativo), come la detenzione domiciliare ai sensi dell'articolo 47-
ter, comma 1-ter ordinamento penitenziario, possono essere adottati a prescindere dalle preclusioni di cui all'articolo 4-bis ordinamento penitenziario.
  In particolare, il rinvio facoltativo dell'esecuzione della pena non può essere adottato se sussiste il «concreto pericolo della commissione di delitti» (articolo 47, comma 4, c.p.). Compete alla magistratura di sorveglianza la valutazione (comprensiva del bilanciamento tra l'esigenza di tutelare la salute del soggetto e la necessità di prevenire il pericolo di recidiva) in ordine alla sussistenza o meno dei presupposti per la concessione dei «benefici penitenziari».
  Compete, altresì, alla magistratura di sorveglianza, la valutazione in ordine all'eventuale necessità di una iniziale concessione provvisoria «
de plano».
  Inoltre, ai sensi dell'articolo 666, comma 5, c.p.p. «il giudice può chiedere alle autorità competenti tutti i documenti e le informazioni di cui abbia bisogno»; in forza di tale disposizione, la Magistratura di sorveglianza può dunque chiedere alla competente autorità sanitaria, le informazioni relative alle misure adottate nell'istituto e nella sezione di appartenenza per la prevenzione del pericolo di contagio (come anche quelle di approfondimento sulla pericolosità, di cui sono già indice la sottoposizione allo speciale regime detentivo
ex articolo 41-bis, comma 2, ordinamento penitenziario o l'assegnazione al circuito alta sicurezza).
  Ciò premesso, va evidenziato che con circolare 21 marzo 2020, n. 95907 la direzione generale dei detenuti e del trattamento del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha disposto che le direzioni degli istituti penitenziari segnalassero all'Autorità giudiziaria, «
per le eventuali determinazioni di competenza», i nominativi dei ristretti rispetto ai quali, in conseguenza dell'attuale emergenza sanitaria, per patologie o condizione, era possibile riconnettere un elevato rischio di complicanze.
  La suddetta nota coerente con il disposto di cui agli articoli 23, comma 2, e 108 del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000 si pone in linea di continuità rispetto alla lettera circolare del Capo dipartimento 14 novembre 2012, n. 405351; è inoltre in sintonia con quanto affermato dal Gruppo tecnico interregionale della sanità penitenziaria (Gispe) – Commissione salute, da ultimo in data 22 aprile 2020, nel documento in materia di linee di indirizzo recante: «Gestione Covid-19 all'interno degli istituti penitenziari italiani» nella parte in cui prevede che occorre «favorire o promuovere, in tempi brevi, per quanto di competenza, le istanze di misure alternative o di sostituzione di misure cautelari. I servizi sanitari segnaleranno all'Autorità giudiziaria e alle direzioni degli istituti penitenziari le persone detenute che per età e/o patologie possono presentare un rischio per lo sviluppo di complicanze da COVID-19... le direzioni degli istituti penitenziari indicheranno ai servizi sanitari quali persone detenute potrebbero, per condizioni giuridiche, essere ammesse a misure alternative e, per questi casi, le Asl forniranno relative relazioni sanitarie ai fini della possibile fruizione di misure esterne alla detenzione».

  Con specifico riferimento al detenuto menzionato in premessa dall'interrogante, si evidenzia che Francesco Bonura, nato il 27 marzo 1942 a Palermo, ha fatto ingresso presso la casa circondariale di Palermo «Pagliarelli» in data 20 giugno 2006, a seguito di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo; il fermo è stato successivamente convalidato in data 23 giugno 2006.
  Il detenuto, sottoposto dal 30 giugno 2006 al regime speciale di cui all'articolo 41-
bis, comma 2, ordinamento penitenziario è in espiazione della pena di anni 18 e mesi 8 di reclusione di cui al titolo esecutivo n. SIEP 623/2012 PG Palermo, che riguarda una condanna della Corte di Appello di Palermo (divenuta irrevocabile nel 2012) per i reati di associazione di tipo mafioso, cinque episodi di estorsione aggravata continuata in concorso e una tentata estorsione aggravata in concorso, per fatti commessi fino al giugno 2006, con fine pena definitiva al 12 marzo 2021.
  Il Bonura ha beneficiato di 2385 giorni di liberazione anticipata, in accoglimento di tutte le istanze e che il fine pena ad oggi fissato al 12 marzo 2021 è suscettibile di ulteriore anticipazione in caso di concessione di altra liberazione anticipata.
  Con ordinanza del 20 aprile 2020 il magistrato dell'Ufficio di sorveglianza di Milano ha disposto nei suoi confronti il differimento della pena «nelle forme della detenzione domiciliare» per motivi di salute.
  In ragione della gravità e della pluralità delle patologie e dell'età avanzata del detenuto, sulla base delle relazioni sulle sue condizioni di salute, sono stati in particolare ravvisati i presupposti di cui agli articoli 147 c.p., 47-
ter comma 1-ter ordinamento penitenziario, norme pacificamente applicabili a tutti i detenuti indipendentemente dal regime detentivo.
  A fronte del quadro clinico già compromesso, l'attuale pandemia da coronavirus ha infatti esposto il Bonura ad un elevato rischio di complicanze in caso di contagio, nonostante fosse sottoposto al regime differenziato
ex articolo 41-bis (ordinamento penitenziario: anche in tale regime permangono infatti inevitabili e frequenti contatti con il personale di Polizia Penitenziaria, la frequentazione di altri detenuti del medesimo gruppo di socialità e la fruizione di salette, passaggi e altri ambienti destinati ai servizi nei quali potenzialmente si può radicare il contagio.
  Rispetto alle esigenze di pubblica sicurezza, è stato inoltre valorizzato il dato relativo all'approssimarsi del fine pena a fronte di una lunga carcerazione, circostanza che ha indotto ad escludere ragionevolmente il concreto pericolo di fuga; le condizioni personali del condannato (malato e anziano), unitamente alla natura contenitiva della misura, con controlli affidati alle forze dell'ordine del territorio, hanno inoltre consentito di formulare un giudizio prognostico favorevole in ordine al rischio di reiterazione dei reati.
  Al Bonura imposte le prescrizioni
standard in materia di detenzione domiciliare, dalle quali è stata eccezionalmente esclusa la possibilità di fruire di due ore giornaliere di uscita dal domicilio; le altre uscite consentite, dettate da ragioni di salute, da adempimenti obbligatori o da significative esigenze famigliari, sono state comunque sottoposte alla previa autorizzazione del responsabile delle forze dell'ordine competenti per la vigilanza.
  In data 19 maggio 2020 è stato nuovamente arrestato e condotto alla casa circondariale di Palermo «Pagliarelli» per revoca della citata misura.
  Nella stessa data è stato ricoverato presso la struttura protetta dell'ospedale civile «Sandro Pertini» di Roma, con contestuale nuova applicazione del regime detentivo speciale di cui all'articolo 41-
bis ordinamento penitenziario, su proposta della direzione distrettuale antimafia di Palermo.
  Il ricovero ospedaliero si è protratto fino al 25 giugno 2020, data in cui risulta essere stato dimesso e associato presso l'istituto penitenziario di Roma Rebibbia N.C. – sezione 41-
bis.
  Al fine di consentire alla direzione nazionale antimafia e antiterrorismo di fornire agli uffici di sorveglianza ogni utile informazione in ordine alla pericolosità del detenuto e all'operatività dell'organizzazione di appartenenza, con nota del 24 aprile 2020, il direttore generale dei detenuti e del trattamento ha inoltre disposto che le direzioni degli istituti penitenziari provvedano tempestivamente a trasmettere direttamente alla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo copia delle segnalazioni e delle istanze concernenti i ristretti sottoposti al regime di cui all'articolo 41-
bis, comma 2, ordinamento penitenziario o assegnati al circuito alta sicurezza.
  L'articolo 2, decreto-legge 30 aprile 2020, n. 28 ha comunque stabilito che l'Autorità giudiziaria, in caso di concessione di permessi ai sensi dell'articolo 30-
bis ordinamento penitenziario e prima di provvedere in ordine al rinvio dell'esecuzione della pena ai sensi degli articoli 146 o 147 c.p., con applicazione della detenzione domiciliare ex articolo 41-ter ordinamento penitenziario in favore dei detenuti per uno dei delitti previsti dall'articolo 51, commi 3-bis e 3-quater c.p.p., chieda il parere del procuratore della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto ove ha sede il tribunale che ha emesso la sentenza e, nel caso di detenuti sottoposti al regime di cui all'articolo 41-bis, anche quello del procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo in ordine all'attualità dei collegamenti con la criminalità organizzata e alla pericolosità del soggetto.
  Al fine di approntare, nell'immediato, la conseguente attività di analisi finalizzata alla predisposizione delle idonee misure di carattere organizzativo, con nota 2 maggio 2020 la direzione generale dei detenuti e del trattamento del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha dunque disposto che le venga trasmessa copia delle segnalazioni ed istanze (comprensive della relazione sanitaria) trasmesse alla procura nazionale antimafia antiterrorismo.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   CAPITANIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   Radio Capodistria è una emittente radiofonica regionale della RTV Slovenija, ente radiotelevisivo pubblico della Repubblica di Slovenia, dedicato alla comunità nazionale italiana in Istria (Cni) e nelle regioni italiane limitrofe; essa ha sede a Capodistria, sul litorale sloveno, e trasmette in lingua italiana;

   fin dalla sua fondazione nel lontano 1949, Radio Capodistria si è distinta quale espressione della comunità italiana rimasta in Istria e quale mezzo di unione dell'intera comunità giuliana, tanto da essere a pieno titolo riconosciuta dalla legge sull'emittenza pubblica radiotelevisiva in Slovenia quale mezzo di attuazione del diritto all'informazione pubblica nella propria lingua madre ed ai contatti con la Nazione madre, riconosciuto alla minoranza italiana dalla Costituzione slovena;

   la Radio in questione trasmette in onde medie e Fm stereo, in particolare sulla storica frequenza 103.1 Mhz mediante il ripetitore sito sul Monte Nanos (in territorio sloveno), che garantisce la ricezione del segnale in Slovenia, nel Friuli-Venezia Giulia, nell'Istria occidentale e nel Veneto Orientale;

   da fonti di stampa si apprende della volontà del Governo sloveno di togliere la frequenza 103.1 Mhz a Radio Capodistria, nell'ambito del contenzioso italo-sloveno sulla regolamentazione delle radiofrequenze lungo il confine;

   per l'emittente in questione perdere la sua frequenza radio più importante equivale, in pratica, al suo spegnimento nel contesto transfrontaliero, al suo oscuramente, al suo allontanamento dalla Nazione madre e dai suoi numerosi ascoltatori;

   va considerato l'importante valore storico e culturale proprio di Radio Capodistria –:

   se il Governo intenda fornire maggiori delucidazioni rispetto a quanto rappresentato in premessa, anche con riguardo al più ampio tema della regolamentazione delle radiofrequenze confinarie tra Italia e Slovenia.
(4-04769)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale competente del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  Gli interroganti fanno riferimento alla possibilità che «
Radio Capodistria» perda delle frequenze di trasmissione.
  Radio Capodistria è una storica emittente radiofonica a carattere regionale appartenente alla Radio Televizija (RTV) Slovenija, ente radiotelevisivo pubblico della Repubblica di Slovenia. I suoi programmi sono dedicati alla Comunità nazionale italiana in Istria (CNI) e nelle regioni italiane limitrofe, a tutela del diritto costituzionale della minoranza italiana all'informazione pubblica nella propria lingua, nonché allo sviluppo della propria identità culturale e religiosa.
  Le frequenze attualmente utilizzate dalla stazione radiofonica in parola sono le frequenze 97.7 MHz, 103.1 MHz e 103.6 MHz nella banda in F.M., raggiungendo alcune aree territoriali di servizio del Friuli
-Venezia Giulia, Veneto, l'Istria occidentale, fino ad estendersi ad alcune aree appartenenti a regioni del nord e del centro Italia.
  Il coordinamento internazionale delle frequenze per i servizi di radiodiffusione è regolato dagli atti finali delle conferenze di pianificazione svolte in ambito dell'Unione internazionale delle telecomunicazioni (Itu), agenzia dell'Onu specializzata nel settore delle telecomunicazioni, che ha quali membri 193 Stati, fra cui l'Italia. Le principali conferenze in materia sono state la Conferenza di Ginevra del 1975 per la radiodiffusione sonora analogica AM, la Conferenza di Ginevra del 1984 per la radiodiffusione sonora analogica FM e la Conferenza di Ginevra 2006 per quanto riguarda la radiodiffusione televisiva e radiofonica in tecnica digitale.
  Nella banda in questione, ossia la banda 87,5 – 10-8 MHz, la normativa internazionale di riferimento è costituita dall'Accordo di Ginevra del 1984 (GE84).
  Sulla base delle normative internazionali di riferimento, le Amministrazioni di Italia e Slovenia, territorialmente confinanti tra loro, sono tenute a coordinarsi per stabilire le rispettive assegnazioni ed utilizzo di frequenze destinate al servizio di radiodiffusione sonora.
  La questione sollevata dagli interroganti, tuttavia, esula dalle materie oggetto degli accordi internazionali e/o transfrontalieri. Essa, infatti, ha a che fare con la prospettiva che l'Agenzia delle frequenze estera Akos possa ricorrere, per motivi di riassegnazione di frequenze già attribuite all'Amministrazione slovena, al ricollocamento della frequenza 103.1 MHz ad altro nuovo operatore radiofonico al termine naturale del periodo previsto dalla concessione rilasciata all'emittente Radio Capodistria da parte dell'Autorità competente slovena.
  Pertanto, per quanto di competenza, si rappresenta che sono in corso le dovute valutazioni politiche per stabilire una regolamentazione delle radiofrequenze confinarie tra Italia e Slovenia, al fine di garantire un pieno ed effettivo diritto all'informazione pubblica.

Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.


   CIABURRO, PRISCO, GALANTINO, DEIDDA e BUTTI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 20 aprile 2020, n. 26, recante disposizioni urgenti in materia di consultazioni elettorali per l'anno 2020, sono stati dilazionati, in via eccezionale, i termini ordinari indicati dalla legislazione vigente per lo svolgimento delle consultazioni elettorali previste nel 2020, con riferimento alle elezioni suppletive per Camera e Senato, elezioni amministrative ed elezioni regionali; con il decreto-legge n. 18 del 2020 sono stati dilazionati i tempi per l'indizione del referendum costituzionale confermativo inerente alla proposta di legge costituzionale in materia di riduzione del numero dei parlamentari;

   in sede di conversione in legge del predetto decreto-legge, è stato intendimento del Governo proponente l'atto di individuare il 20 settembre 2020 come unica data nella quale concentrare tutte le consultazioni elettorali;

   comprimere tutte le consultazioni elettorali in un'unica data a ridosso dell'estate, e fatte salve le disposizioni in materia di contenimento dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 conculca i principi di democraticità, sovranità popolare ed inviolabilità dei diritti disciplinati dalla Costituzione;

   la predetta normazione, infatti, costituisce l'obbligo di tenere la campagna elettorale in vista del mese di settembre 2020 unicamente nei mesi di luglio e di agosto, dove le misure di contenimento del Covid-19 rendono impossibile tenere in modo idoneo ed adeguato comizi e manifestazioni elettorali al fine di informare i cittadini per un esercizio consapevole ed informato del proprio voto;

   la compressione dei tempi in un'unica consultazione a settembre comporta l'obbligo, non richiesto e non gradito, di dover comprimere in soli due mesi una campagna elettorale che tocchi contemporaneamente le esigenze proprie delle elezioni amministrative, delle elezioni regionali e di un referendum costituzionale;

   l'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha fornito, a buon diritto, a numerosi amministratori uscenti una sovraesposizione mediatica nei confronti di potenziali concorrenti; le condizioni disposte dal decreto-legge in questione rendono impraticabile, in così poco tempo, un ribilanciamento della copertura mediatica degli altri candidati;

   la preparazione ed approvazione di candidature e liste elettorali, nonché la produzione di tutta la documentazione accessoria, come i certificati del casellario giudiziario, richiedono particolari accorgimenti che, nelle attuali condizioni di concertazione amministrativa, dovuta all'emergenza epidemiologica da Covid-19, possono costituire un carico di lavoro insostenibile, in particolar modo per le amministrazioni dei piccoli comuni –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa e, se del caso, quali iniziative, anche di carattere normativo, abbia intenzione di intraprendere per:

    a) fornire ai comuni ed in particolar modo ai piccoli comuni, tutto il sostegno necessario per poter far fronte agevolmente agli imminenti appuntamenti elettorali;

    b) garantire i tempi adeguati allo svolgimento della campagna elettorale, tenendo conto delle «storture» di cui in premessa e della necessità di rispettare la par condicio.
(4-06062)

  Risposta. — Con l'atto di sindacato ispettivo in esame, si chiede di conoscere quali iniziative intende adottare il Ministero dell'interno per favorire e garantire il corretto svolgimento delle operazioni e della campagna elettorale in occasione delle consultazioni elettorali e referendarie previste per l'anno corrente, con particolare riferimento alle possibili difficoltà per i piccoli comuni, tenuto conto della disciplina emergenziale introdotta per le prossime consultazioni elettorali dal decreto-legge n. 26 del 20 aprile 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 giugno 2020, n. 59.
  Al riguardo si assicura che il Ministero dell'interno non mancherà di fornire, come di consueto, la massima assistenza tecnico-organizzativa a tutti i comuni nell'espletamento dei vari procedimenti elettorali e referendari, garantendo loro ogni possibile sostegno.
  In particolare, verranno emanate apposite circolari ai fini del tempestivo e regolare aggiornamento delle liste elettorali tenute dai comuni, sulla presentazione delle candidature e sullo svolgimento delle operazioni di votazione, avendo cura di indicare le misure organizzative più opportune ai fini del rigoroso rispetto delle disposizioni in vigore.
  Saranno, inoltre, aggiornate le dettagliate pubblicazioni contenenti le istruzioni per la presentazione e l'ammissione delle candidature e delle liste nelle elezioni comunali e le istruzioni per le operazioni degli uffici elettorali di sezione delle elezioni comunali e del referendum costituzionale.
  Tali documenti saranno consultabili anche
on line sul sito Eligendo del Ministero dell'interno.
  È in programma, inoltre, la diramazione di specifiche circolari sull'osservanza dei principali adempimenti previsti dalla normativa vigente per il regolare svolgimento delle attività di propaganda elettorale.
  Giova, infine, richiamare l'attenzione sull'articolo 1-
bis, comma 2, del citato decreto-legge n. 26 del 2020, il quale prevede che, per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2020, le disposizioni recate dall'articolo 4 della legge n. 28 del 2000 (Comunicazione politica radiotelevisiva e messaggi radiotelevisivi autogestiti in campagna elettorale) si applicano in modo da evitare posizioni di svantaggio rispetto all'accesso ai mezzi di informazione e per la comunicazione politica, in relazione alla situazione epidemiologica derivante dalla diffusione del Covid-19.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   CIABURRO e LUCA DE CARLO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto segnalato da Enzo Dho, sindaco del comune di Nucetto (CN), il Ministro dell'istruzione avrebbe operato diversi tagli al personale di vari istituti sul territorio nazionale, financo inclusa la scuola primaria di Nucetto;

   in tal senso, a seguito dei tagli discosti dal Ministero, verrebbe costituita una sola pluriclasse con 17 alunni per le 4 classi 1ª, 2ª, 4ª e 5ª, configurando un contesto in cui un solo docente deve sobbarcarsi l'onere di gestire contemporaneamente quattro classi con attività e programmi completamente diversi, cagionando altresì un danno agli alunni, i quali, per la predetta logistica, non potranno godere di un contesto di apprendimento funzionale;

   la decisione di sottoporre a taglio gli istituti di istruzione primaria quale quello di cui sopra appare inspiegabile, anche alla luce delle importanti risorse stanziate nel recente decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, cosiddetto decreto Rilancio, anche a sostegno del comparto dell'istruzione;

   non si ravvisa in alcun modo la necessità di accorpare classi differenti alla luce della presente situazione di emergenza dovuta alla pandemia da COVID-19, in ragione della quale è – al contrario – necessario ed auspicabile attuare ogni iniziativa in grado di garantire il migliore distanziamento sociale tra gli alunni;

   le risorse stanziate dal decreto «Rilancio» dovrebbero incentivare un incremento del personale docente negli istituti sul territorio nazionale, anche per favorire in modo più agevole e funzionale il distanziamento sociale tra gli alunni, garantendone la sicurezza –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti di cui in premessa;

   se intenda spiegare la ragione sottesa ai tagli al personale docente di cui in premessa, alla luce delle risorse stanziate dal decreto-legge n. 34 del 2020 e delle necessità di distanziamento sociale evidenti in ragione della crisi epidemiologica da COVID-19;

   se del caso, quali iniziative abbia intenzione di intraprendere per salvaguardare ed incentivare la divisione in classi ed il minore accorpamento di studenti possibile negli istituti su territorio nazionale, anche mediante apposite assunzioni ed incrementi di personale tramite le risorse stanziate con i recenti interventi normativi del Governo.
(4-06202)

  Risposta. — Il nostro compito, oggi, è quello di garantire a tutti – nessuno escluso – il diritto all'istruzione, un diritto inalienabile voluto dal dettato costituzionale. Dobbiamo, altresì, accompagnare il ritorno a scuola delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi in sicurezza e considerate le condizioni determinate dall'andamento dell'emergenza epidemiologica.
  Ciò premesso, in merito alle criticità da Lei evidenziate, con specifico riferimento al settore scolastico in Piemonte, Le rappresento che la dotazione organica del personale docente, posti comuni e di potenziamento, attribuita all'Ufficio di ambito territoriale di Cuneo è stata pari a 6.335 unità, con un incremento rispetto a quella dell'anno scolastico 2019/2020 di 3 unità, nonostante l'andamento negativo della popolazione scolastica.
  Il dirigente dell'Ufficio di ambito territoriale, delegato alla gestione degli organici, nella determinazione delle classi da autorizzare, ha operato un'attenta riassegnazione dell'organico, per orientare le risorse in misura proporzionale alla distribuzione degli alunni nelle scuole del territorio provinciale.
  Con specifico riferimento all'Istituto comprensivo di Garessio – plesso di Nucetto, la decisione di costituire, per l'anno scolastico 2020/2021, una pluriclasse della scuola primaria tra le classi I e V, composta da 17 alunni, discende da un'attenta analisi dell'andamento demografico della popolazione scolastica del plesso in esame ed è conforme alla normativa vigente che disciplina la costituzione delle classi e la determinazione degli organici, contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 20 marzo 2009, richiamata nelle istruzioni operative della circolare ministeriale annuale.
  In particolare, l'articolo 10 del citato decreto, rubricato «Disposizioni relative alla scuola primaria», stabilisce, al comma 4, che «
Nelle scuole e nelle sezioni staccate funzionanti nei comuni montani, nelle piccole isole e nelle aree geografiche a minoranze linguistiche possono essere costituite classi, per ciascun anno di corso, con un numero di alunni inferiore al numero minimo previsto al comma 1 e comunque non inferiore a 10 alunni». Il comma 1, richiamato dall'articolo in parola dispone, infatti, che «Le pluriclassi sono costituite da non meno di 8 e da non più di 18 alunni».
  L'Ufficio di ambito territoriale, dunque, non solo ha operato nel rispetto di tutte le condizioni previste dalla norma che regolano la formazione delle pluriclassi, ma ha, altresì, contemperato in modo opportuno l'interesse al contenimento della spesa, derivante dall'obbligo di rispettare il vincolo del limite massimo di dotazione organica assegnata all'Ufficio scolastico regionale per il Piemonte, con l'esigenza di assicurare, comunque, alle comunità residenti, nelle zone montane e disagiate, i livelli di servizio necessari al mantenimento e sviluppo dei piccoli plessi scolastici.
  In ultimo, con specifico riferimento all'auspicio, da Lei espresso, di garantire l'avvio del prossimo anno scolastico in sicurezza, nel rispetto della riduzione del numero di alunni per aula e del distanziamento fisico, ricordo che l'articolo 235 del decreto-legge «Rilancio» istituisce presso il Ministero dell'istruzione un fondo (denominato «Fondo per l'emergenza epidemiologica da COVID-19») proprio per l'adozione degli interventi necessari alla riapertura delle istituzioni scolastiche, contenendo il rischio epidemiologico. Come più volte dichiarato, questo stanziamento sarà incrementato di un altro miliardo di euro.
  Con tali risorse finanziarie, si potrà derogare al numero minimo e massimo di alunni per classe e attivare ulteriori posti di personale docente e Ata a tempo determinato per il prossimo anno scolastico.
  Per la prima volta dopo anni si potranno così evitare classi troppo affollate anche grazie all'acquisizione di spazi supplementari, sulla base delle necessità emergenti dai singoli territori, grazie al lavoro dei tavoli regionali appositamente costituiti.

Il Ministro dell'istruzione: Lucia Azzolina.


   COMENCINI, BILLI, COIN, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, FORMENTINI, PICCHI, RIBOLLA e ZOFFILI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nel periodo più acuto della crisi causata dalla pandemia da Covid-19, molti consolati italiani nel mondo sono rimasti chiusi, spesso per conformarsi alle disposizioni locali contro la diffusione della malattia;

   in tre mesi sono stati annullati la maggioranza degli appuntamenti, a volte ottenuti con lunghi tempi di attesa, anche di tre o quattro mesi, senza che agli utenti fosse indicata una data alternativa e in alcuni casi non è stato diramato alcun comunicato in cui veniva spiegato alle persone con quale sistema sarebbero stati ripristinati, non appena possibile, gli appuntamenti nel rispetto della precedenza già acquisita, avvisando solo che gli uffici si sarebbero occupati di casi «urgenti e indifferibili»;

   le informazioni sulla sospensione dei servizi e sulla prospettiva di ritorno alla normalità sono frammentarie, mentre sarebbe necessario avere dei punti di riferimento univoci per tutta la rete consolare –:

   se non si ritenga opportuna una verifica della situazione di molti consolati italiani che in diversi Paesi sono ancora chiusi al pubblico, e quindi ai nostri concittadini che ne hanno necessità, creando numerosi disagi e difficoltà.
(4-06559)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione n. 4-06559 sull'attività della rete consolare durante l'emergenza sanitaria.
  Fin dalle prime fasi della pandemia la rete diplomatico-consolare è rimasta operativa con continuità, anche quando, a seguito di positività accertata o sospetta al Coronavirus di personale in servizio, gli uffici sono stati sgomberati temporaneamente e poi sanificati, Questi specifici eventi non hanno mai comportato l'interruzione delle attività indifferibili e degli interventi urgenti a favore dei connazionali, erogati in condizioni di sicurezza a tutela della salute di operatori consolari e utenza. Da parte del personale in servizio presso gli uffici consolari non è soprattutto mai cessato il lavoro per consentire il rientro dei connazionali temporaneamente bloccati all'estero a causa delle misure adottate dai singoli Governi locali all'indomani della pandemia.
  Il decreto-legge «Rilancio» consente il lavoro in presenza negli uffici all'estero, seppur nei limiti previsti dalle disposizioni emanate dalle autorità sanitarie locali per il contenimento della diffusione del Covid-19. Anche in Paesi in cui la limitazione dei movimenti è molto stringente, il personale della Farnesina ha comunque continuato, e continuerà per tutta la durata dell'emergenza epidemiologica, a fornire assistenza a tutti i connazionali, senza alcuna interruzione degli interventi emergenziali, organizzando l'attività lavorativa in modo flessibile e attraverso il lavoro da remoto.
  Sin dall'inizio della crisi è stato stabilito di ricevere il pubblico solo su appuntamento e previa valutazione delle ragioni di necessità e urgenza del servizio richiesto. La gravità della situazione ha imposto di assicurare priorità agli interventi dedicati al rientro dei connazionali temporaneamente bloccati all'estero nonché a tutte quelle attività consolari direttamente ricollegabili al Covid-19. Le Sedi si organizzano in modo autonomo, modulando l'operatività dell'Ufficio a seconda delle condizioni locali, ma sempre garantendo il rispetto delle misure di distanziamento sociale, l'utilizzo dei dispositivi di protezione individuale ed evitando assembramenti. Non è quindi possibile dare indicazioni univoche a tutta la rete in quanto le condizioni per poter erogare servizi consolari variano troppo da Paese a Paese.
  Le ambasciate e i consolati hanno costituito squadre dedicate esclusivamente al trattamento di casi di connazionali affetti da Covid-19 e all'organizzazione di voli speciali per il rimpatrio dei cittadini italiani bloccati nei diversi Paesi di accreditamento. In parallelo gli sforzi per assistere i connazionali gravati da condizioni già normalmente difficili, e rese ancora più critiche dall'attuale emergenza sanitaria, si sono ulteriormente intensificati. La rete diplomatico-consolare ha continuato a monitorare le condizioni sanitarie e detentive degli italiani presso i penitenziari all'estero, ha fornito un contribuito di particolare rilevanza nell'organizzazione e gestione di alcuni rimpatri sanitari, ha facilitato il rimpatrio di salme e ceneri di connazionali defunti nonostante le limitazioni al settore trasporti, ha aiutato i connazionali affetti da patologie ad avere accesso ai medicinali e alle migliori cure disponibili in loco.
  Gli Uffici consolari italiani nel mondo continuano a garantire, in caso di comprovata necessità e urgenza e compatibilmente con il principio della presenza fisica dei connazionali tramite appuntamento, il rilascio di passaporti o documenti di viaggio (
Emergency Travel Document), soprattutto laddove essi siano necessari al rientro in Italia. La rete consolare continua anche l'erogazione dei servizi notarili, incluso, ad esempio, il rilascio di procure speciali o generali, utili a chi lontano dall'Italia abbia necessità di regolare alcune pendenze, la trascrizione di atti di stato civile e l'iscrizione o la cancellazione dell'Aire.
  A testimonianza del costante sforzo per l'erogazione continuativa dei servizi consolari essenziali, i dati relativi ai primi sette mesi del 2020 mostrano che sono stati trasmessi ai comuni per la trascrizione 57.590 atti di nascita, a fronte degli 83.350 nel medesimo periodo del 2019 (83.330 nel 2018 e 73.091 nel 2017), Numeri che testimoniano una sostanziale tenuta delle attività di trasmissione degli atti di nascita, calati soltanto di un terzo pur a fronte delle restrizioni e difficoltà operative delle rappresentanze diplomatiche e consolari legate al diffondersi del Covid-19 nel mondo.
  A partire dal 18 luglio 2020, data di pubblicazione del decreto di indizione del referendum per il 20 e 21 settembre, la rete diplomatico-consolare è stata inoltre impegnata a garantire il voto per corrispondenza dei circa 4,7 milioni di elettori presenti all'estero, nonostante il blocco dei voli internazionali da molti Paesi. Anche per queste attività le disposizioni a tutela della salute e della sicurezza dei luoghi di lavoro e le relative misure precauzionali sono state scrupolosamente applicate. Tanto i dipendenti dell'amministrazione centrale quanto quelli impiegati all'estero hanno lavorato alacremente, garantendo tutte le ore in presenza necessarie affinché fosse assicurato il diritto al voto.
  Si conferma dunque l'operatività della rete consolare, con la temporanea eccezione di sedi che hanno registrato casi di positività al Covid-19, chiuse esclusivamente per il tempo strettamente necessario a procedere alla sanificazione degli ambienti e all'isolamento precauzionale del personale, e di uffici che si trovano in Paesi in cui la limitazione dei movimenti è stata così stringente da non consentirne l'apertura. Anche in questi casi eccezionali, tuttavia, il personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale all'estero ha continuato e continuerà a compiere ogni sforzo per organizzare l'attività lavorativa in modo flessibile, anche con il lavoro da remoto grazie a recapiti telefonici ed e-mail dedicati, in modo da fornire assistenza a tutti i connazionali all'estero senza alcuna interruzione degli interventi d'emergenza.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 10 luglio 2020, sulla testata online ildenaro.it è stato pubblicato un articolo in cui vengono riportate le attività per il rimpatrio delle persone bloccate in Marocco svolte dall'ambasciata d'Italia a Rabat e dal consolato generale d'Italia a Casablanca;

   a seguito dell'interruzione dei collegamenti diretti con l'Italia, le autorità diplomatiche dichiarano di aver assistito, dal 10 marzo 2020, circa 6.500 connazionali e cittadini residenti in Italia con permesso di soggiorno, rivoltisi agli uffici delle due sedi;

   in particolare, si parla di diciannove operazioni di rimpatrio, a beneficio di tutti i connazionali e cittadini stranieri residenti in Italia che ne avessero fatto richiesta, attraverso dodici vettori aerei e tre marittimi che hanno consentito il rientro in Italia di circa 3.500 persone;

   tali affermazioni contrastano con quanto emerge da un monitoraggio in rete che, al contrario, restituisce un'immagine delle autorità consolari italiane decisamente assenti e sorde ai bisogni dei cittadini italiani;

   a maggio e giugno 2020 si sono avute diverse manifestazioni di protesta davanti alle sedi diplomatiche italiane in Marocco, con le quali si denunciava il silenzio dei funzionari italiani in merito alle richieste di rimpatrio pervenute;

   sul gruppo Facebook «Italiani in Marocco» sono molto frequenti i commenti che raccontano di utenti che lamentano di non aver ricevuto risposte né telefonicamente né via mail o pec;

   inoltre, sul gruppo Facebook «Associazione Culturale Italiana nel regno del Marocco – ACIRM», vengono raccontati con dovizia di particolari diversi episodi di mancata assistenza agli italiani in fase di imbarco a Tangeri, al punto che la maggior parte di queste persone non hanno potuto proseguire il proprio viaggio via nave per l'assenza del numero di un codice che il consolato generale d'Italia avrebbe dovuto comunicare loro per l'imbarco;

   questo codice, raccontano sul gruppo, era l'unico modo legale per avere accesso alla nave, ma il consolato e l'ambasciata italiana, che se ne occupano, avrebbero «dimenticato» di comunicarlo alle persone interessate;

   i responsabili di entrambi gli uffici non avrebbero nemmeno risposto al telefono, indicano diversi viaggiatori. Molte persone sono rimaste così al molo del porto Tangeri Med a causa dell'assenza del console e dei funzionari del suo dipartimento, mentre un funzionario diplomatico francese era presente con la lista degli aventi diritto all'imbarco per risolvere eventuali criticità –:

   se quanto riportato in premessa corrisponda al vero e, nel caso, quali iniziative intenda assumere il Governo per tutelare i diritti degli italiani in Marocco davanti al silenzio delle rappresentanze italiane.
(4-06309)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione n. 4-06309 nella quale si chiede una verifica sulle segnalazioni di possibili malfunzionamenti delle sedi italiane in Marocco nell'assistere i connazionali intenzionati a tare rientro in Italia.
  Sin dall'inizio dell'emergenza sanitaria causata da COVID-19, con conseguente chiusura delle frontiere aeree, marittime e terrestri, era stata costituita in Marocco una
task force con personale dell'Ambasciata d'Italia a Rabat e del Consolato generale a Casablanca. Sulla base della necessaria autorizzazione delle Autorità marocchine, la struttura ha organizzato 26 operazioni commerciali speciali di rientro in l'Italia. Si è trattato in particolare di: 12 voli Neos per un totale di 1970 passeggeri, tutti connazionali o cittadini marocchini residenti in Italia; 8 traghetti GNV per un totale di oltre 4.400 passeggeri, inclusi alcuni europei; 6 voli Al bastar, organizzati insieme a Confagricoltura e Coldiretti, per il rientro di 730 lavoratori qualificati italo-marocchini e marocchini con permesso di soggiorno.
  Vanno poi aggiunti gli oltre 3.000 connazionali dei quali è stato agevolato il rientro nel periodo compreso tra l'annuncio della sospensione dei collegamenti per l'Italia (10 marzo 2020) e la definitiva interruzione dei collegamenti internazionali da e per il Marocco. Nel complesso, delle operazioni di rientro gestite direttamente o indirettamente da ambasciata e consolato a Casablanca hanno beneficiato circa 10.000 persone.
  Come peraltro avvenuto anche davanti alle ambasciate di altri paesi dell'Unione europea, si sono avute, nei momenti più acuti della crisi, alcune manifestazioni davanti all'ambasciata e al consolato generale a Casablanca. In occasione delle manifestazioni, sempre pacifiche, si è avuta un'interlocuzione franca e propositiva tra una rappresentanza dei manifestanti e i funzionari delle Sedi, tenuto conto che queste ultime stavano funzionando con organici ridotti del 50 per cento al fine di contenere i rischi di contagi tra il personale.
  Stimando per difetto, l'ambasciata e il consolato hanno ricevuto, a partire dal 10 marzo 2020, oltre 31.000
e-mail, con picchi di 300 e-mail al giorno, Attraverso il sito web e i profili Facebook e Twitter delle rappresentanze sono stati prontamente forniti all'utenza gli aggiornamenti via via disponibili. I cellulari di emergenza delle sedi nel corso della crisi hanno ricevuto decine di migliaia di chiamate.
  Il presidente dell'Associazione culturale degli italiani nel Regno del Marocco (Acirm) per tutto il periodo dell'emergenza ha fatto un uso improprio della pagina Facebook dell'Associazione e di altri gruppi, per portare ripetuti attacchi nei confronti dell'Ambasciata d'Italia a Rabat e, in particolare, del consolato generale d'Italia a Casablanca, non risparmiando commenti nei confronti dell'ambasciatore e del console generale, agli atti delle sedi. Con specifico riguardo alla presunta mancata comunicazione del codice necessario per l'imbarco sui traghetti – ad esempio – si precisa che in nessun caso le modalità di acquisto del biglietto avevano previsto che le Rappresentanze dovessero comunicare un codice ai passeggeri dei traghetti, Questi, attraverso
e-mail e pubblicazioni sui social media, venivano invitati a registrarsi sul sito della compagnia, Successivamente, attraverso il proprio call-center, la compagnia chiamava l'interessato per perfezionare l'acquisto del biglietto.
  Quanto all'assistenza all'imbarco a Tangeri (a circa 450 km da Casablanca), il personale dell'ambasciata e del consolato in ogni- occasione è rimasto in contatto telefonico con la compagnia di navigazione fino alla partenza della nave. Nelle operazioni più complesse si è potuto contare anche sulla presenza e assistenza del corrispondente consolare a Tangeri, A quanto è stato riferito dalla compagnia di navigazione e dai contatti con la polizia locale, l'episodio relativo a passeggeri che non avrebbero potuto imbarcarsi perché non forniti di codice ha riguardato un certo numero di doppi cittadini e di marocchini con permesso di soggiorno, Questi, pur non essendo stati chiamati dalla compagnia di navigazione ed essendo perciò privi di biglietto, hanno comunque compiuto un tentativo estremo nella speranza di potersi imbarcare.
  È utile, infine, ricordare che, a partire da marzo 2020, sono oltre 110.000 gli italiani complessivamente rientrati da 121 Paesi grazie a operazioni promosse dalla Farnesina.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.


   FORMENTINI, BILLI, COIN, COMENCINI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI, RIBOLLA, ZOFFILI e PATELLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 5 settembre 2020, la stampa nazionale ha dato notizia della probabile chiusura della scuola italiana di Asmara, in Eritrea, che era il nostro più antico istituto all'estero, essendo stato fondato nel lontano 1903;

   gli eritrei avrebbero già sigillato i locali, avviato l'inventario e disposto ispezioni, impedendo agli studenti iscritti di svolgere gli esami nella scuola ed invitandoli a spostarsi nelle scuole pubbliche della giovane repubblica africana;

   i locali della scuola italiana, che accoglieva fino a 1.500 studenti dalle primarie alle superiori, sarebbero inoltre ormai a rischio di esproprio da parte eritrea;

   in conseguenza di quanto accaduto in seguito allo scoppio della pandemia da SARS-CoV-2, le lezioni risultano essere state sospese, ma 13 insegnanti sono stati comunque trattenuti e sarebbero pronti a riprendere l'attività didattica qualora si creassero le condizioni per farlo;

   gli eritrei avrebbero considerato la sospensione della didattica imposta dall'emergenza COVID-19 come un segno di diminuzione dell'interesse italiano al mantenimento del presidio scolastico ad Asmara, dopo la riduzione dei fondi stanziati agli istituti situati all'estero ed il lamentato impoverimento dell'offerta educativa complessiva;

   la scuola, che aveva ed avrebbe tuttora 120 dipendenti, era di fatto un centro di irradiazione della cultura italiana nel Corno d'Africa, regione sede di rilevanti interessi nazionali del nostro Paese –:

   quali iniziative il Governo ritenga di dover assumere per scongiurare la chiusura della scuola italiana di Asmara ed il possibile esproprio da parte dello Stato eritreo.
(4-06774)

  Risposta. — L'Istituto italiano statale è attivo ad Asmara dal 1903 e costituisce un elemento qualificante dei rapporti italo-eritrei. La scuola ha negli anni formato generazioni di giovani eritree ed eritrei, che rappresentano la grande maggioranza della sua popolazione studentesca. Il percorso bilingue e biculturale, con un articolato curriculum integrato per tutto il ciclo primario e secondario, vede impegnati oltre 1.200 alunni (di cui circa l'88 per cento eritrei) e circa 120 dipendenti a pieno regime tra personale di ruolo inviato dall'Italia e personale locale a contratto.
  La scuola è parte, a tutti gli effetti, del sistema d'istruzione nazionale e rilascia titoli di studio aventi corso legale in Italia. La sua gestione, al pari di tutte le altre scuole statali, ricade sotto la responsabilità dello Stato italiano.
  Le scuole statali all'estero operano, inevitabilmente, in contesti diversi da quello nazionale e devono possedere capacità di adattamento alle contingenze locali e di flessibilità di
curriculum. Caratteristiche che anche la scuola di Asmara ha sinora soddisfatto, con grande apprezzamento degli studenti e delle loro famiglie.
  Il 21 settembre 2012 è stato firmato l'Accordo tecnico sullo
status delle scuole italiane in Asmara e del loro personale, tuttora in vigore. L'articolo 17 dell'accordo prevede, a partire dal 2017, il rinnovo tacito di anno in anno. L'articolo 15 istituisce inoltre il Comitato tecnico congiunto, con il compito di «monitorare gli indirizzi pedagogici ed alcuni altri specifici aspetti relativi al funzionamento delle scuole italiane, tra cui quelli didattici».
  Da parte italiana è stata più volte sollecitata la piena attuazione dell'accordo, tra cui la costituzione del Comitato tecnico congiunto. Lo abbiamo fatto l'ultima volta con una nota verbale dell'Ambasciata ad Asmara del 10 febbraio 2020. In questa nota è stata espressa ampia disponibilità ad accogliere eventuali modifiche richieste da parte eritrea, insieme all'opportunità di adeguarlo al decreto legislativo n. 64 del 2017 per quanto riguarda la durata dei mandati all'estero del personale di ruolo.
  L'assenza del Comitato congiunto non ha in realtà pregiudicato la funzionalità dell'istituto. La scuola ha infatti promosso la costituzione di un Comitato genitori, composto, quasi esclusivamente, da membri eritrei a sostegno delle attività didattiche e alla programmazione. Il Comitato genitori è stato deputato, nei fatti, anche a facilitare il dialogo e la collaborazione con le autorità di Asmara. Si è spesso affiancato ai contatti in materia scolastica tra le autorità eritree e l'Ambasciata italiana.
  La situazione che ha generato la sospensione delle attività dell'istituto deriva, piuttosto, da decisioni assunte unilateralmente da parte di Asmara. Il 25 marzo 2020 il direttore dell'Ufficio di Presidenza dello Stato eritreo ha comunicato alla dirigente scolastica della scuola la fine dall'accordo tecnico bilaterale e la revoca della licenza ad operare. Il motivo addotto è stato quello della asserita «chiusura» della scuola da parte italiana.
  In realtà, sei giorni prima, il 19 marzo 2020, di fronte alle ordinanze locali anti-COVID contro gli assembramenti e al fatto che diversi docenti si trovavano temporaneamente bloccati fuori dal Paese o in quarantena in Eritrea dopo il loro rientro dall'Italia, il nostro ambasciatore ad Asmara aveva semplicemente disposto l'interruzione delle attività in presenza e la prosecuzione della didattica con altri mezzi.
  L'ambasciatore ne aveva tempestivamente informato il Ministero degli esteri di Asmara. Le stesse scuole eritree avrebbero sospeso le attività pochi giorni dopo.
  Anche sul piano formale, la lettera dell'Ufficio di Presidenza indirizzata alla dirigente scolastica contravviene a quanto previsto dall'accordo tecnico intergovernativo del 2012. In base al testo dell'accordo, ogni eventuale divergenza deve essere risolta attraverso canali diplomatici.
  I numerosi passi effettuati a Roma e ad Asmara, scritti e verbali, a tutti i livelli, per chiarire la situazione e indurre le autorità eritree ad un ripensamento, non hanno fin qui ricevuto riscontro. Oltre alla mia lettera al Ministro degli esteri di Asmara del 22 giugno e al mio incontro alla Farnesina con l'Ambasciatore eritreo a Roma del 26 giugno 2020, il Presidente del Consiglio Conte ha inviato sull'argomento una lettera al presidente Afewerki.
  Tra luglio e agosto, il Ministero dell'educazione eritreo ha proceduto ad inventariare i beni presenti nella scuola, ospitata da edifici di proprietà dello Stato eritreo, e ad apporvi i sigilli.
  Tenuto conto delle circostanze sopra descritte, è stato inevitabile decretare la chiusura temporanea della scuola a partire dal 1° settembre 2020. Con l'obiettivo di lasciare aperta la possibilità di un riavvio graduale delle attività, le 13 posizioni vacanti di personale di ruolo presso la scuola sono riattivabili, in caso si rendesse possibile la riapertura.
  Sin dall'inizio della vicenda il Governo italiano ha mostrato, e continuerà a mostrare, ampia disponibilità al dialogo. Considerata l'importanza anche storica dell'istituto italiano omnicomprensivo di Asmara ed il suo ruolo a beneficio delle giovani generazioni eritree ed italiane, il Governo proseguirà con determinazione nella ricerca di ogni soluzione utile alla ripresa e al rilancio delle attività scolastiche. La recente assunzione in servizio del nuovo ambasciatore d'Italia ad Asmara, Ministro plenipotenziario Marco Mancini, è espressione e conferma di tale determinazione a ricercare ogni utile soluzione alla vicenda.

La Viceministra degli affari esteri e della cooperazione internazionale: Marina Sereni.


   FOTI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 23 febbraio 2020 nel comune di Salsomaggiore Terme (Parma) hanno avuto luogo due manifestazioni: la partenza della 23esima edizione della Verdi Marathon (cui risultavano iscritti circa 2000 atleti, molti dei quali provenienti da altre province che hanno soggiornato negli alberghi dal giorno precedente) e il Carnevale in piazza Berzieri;

   in quella data erano già ben note le vicende che interessavano il comune di Codogno (Lodi) e, in particolare, le circostanze (una maratona) in cui il cosiddetto «paziente uno» poteva avere trasmesso anche ad altri partecipanti il cosiddetto «coronavirus»;

   risulta da notizie di stampa che per l'effettuazione di entrambi gli eventi (la maratona ha attraversato alcuni comuni della provincia di Parma) fosse stato espresso l'assenso da parte del prefetto di Parma, oltre che del sindaco di Salsomaggiore;

   nell'area della provincia di Parma in questione si registra oggi un numero rilevante di persone affette da coronavirus, la qual cosa parrebbe confermare una sottovalutazione iniziale della sua possibile diffusione sul territorio dovuta ad assembramenti o iniziative quali quelle di cui sopra, invece e per contro autorizzate –:

   se i fatti siano noti ai Ministri interrogati, per quali ragioni il prefetto di Parma abbia dato l'assenso allo svolgimento degli eventi e quali eventuali iniziative di competenza si intendano assumere al riguardo.
(4-05036)

  Risposta. — Con riferimento alla problematica evidenziata nell'atto di sindacato ispettivo in oggetto, si rappresenta quanto segue.
  L'evento podistico
Verdi Marathon, giunto alla XXIII edizione, si è svolto tra sabato 22 e domenica 23 febbraio 2020, lungo il consueto percorso che ha toccato diversi comuni della provincia di Parma: Salsomaggiore Terme, Fidenza, Fontanellato, Soragna e Busseto.
  Il procedimento amministrativo relativo all'autorizzazione della manifestazione podistica si è concluso il 3 febbraio 2020 con l'adozione del prescritto provvedimento della Provincia di Parma, rilasciato a seguito del nullaosta del comune di Salsomaggiore Terme.
  Al riguardo, va rilevato che alla vigilia dell'evento in questione non era stato ancora emanato alcun provvedimento restrittivo in relazione all'emergenza sanitaria da COVID-19, né da parte dell'autorità sanitaria nazionale né di quella regionale riferita ai territori interessati dalla manifestazione.
  Infatti, il 21 febbraio 2020 il Ministro della salute, d'intesa con il presidente della regione Lombardia, individuava un
cluster di infezione nei comuni di Codogno, Castiglione D'Adda ed altri nella provincia di Lodi e disponeva la sospensione in tali aree di tutte le attività e manifestazioni, comprese quelle sportive. Analogo provvedimento veniva adottato d'intesa con il Presidente della regione Veneto, in relazione a un cluster di infezione nel comune di Vò (PD) e a un caso di infezione nel comune di Mira (VE).
  Soltanto nella tarda serata del 22 febbraio 2020, ad evento in parola già in corso, il Consiglio dei ministri adottava il decreto-legge n. 6 del 2020 che prevedeva l'adozione di specifiche misure di contenimento nelle aree nelle quali fosse risultata positiva almeno una persona (per la quale non si conoscesse la fonte di trasmissione).
  Il 23 febbraio 2020, giornata conclusiva dell'evento sportivo in premessa, il Ministro della salute estendeva a tutta la regione Lombardia parte delle misure, tra cui il divieto di manifestazioni sportive, previste per il
cluster di Lodi. Analogo provvedimento veniva adottato per la regione Veneto. Nella stessa giornata il Ministro della salute, d'intesa con il presidente della regione Emilia Romagna, rilevato che si erano verificati nove casi nei comuni di Piacenza, Castel San Giovanni e Vadenzano, tutti collegati al focolaio lombardo, considerata la contiguità dei territori, adottava straordinarie misure di contenimento tra cui la sospensione delle manifestazioni di ogni genere. Accertata poi la presenza di casi di infezione, analoghi provvedimenti venivano adottati per le regioni Piemonte e Friuli Venezia Giulia il 23 febbraio 2020 e per la Liguria il 24 febbraio 2020.
  Alla vigilia della
Verdi Marathon, dunque, non era intervenuto alcun provvedimento restrittivo né da parte dell'Autorità nazionale né da parte di quelle territoriali che potesse riguardare l'area di svolgimento dell'evento, né risultavano sussistere casi di contagio nella provincia di Parma.
  Nel corso della riunione del Centro coordinamento soccorsi convocata dal prefetto di Parma e svoltasi il 22 febbraio 2020 – con l'intervento, tra gli altri, dei commissari straordinari dell'azienda usl dell'azienda ospedaliera, del Presidente della Provincia e dei Sindaci di Parma e di Fidenza, sede di ospedale – si prendeva atto che nessun caso di infezione risultava in provincia e che erano in corso di adozione misure straordinarie da parte del Governo.
  Nella circostanza veniva esaminato anche il tema degli eventi sportivi in programma il giorno dopo, tra cui la
Verdi Marathon, senza che fossero prospettate eventuali controindicazioni.
  In quelle ore, peraltro, gli organi di informazione evidenziavano che le federazioni sportive, nella loro autonomia, stavano valutando se sospendere o meno gli eventi.
  Erano, d'altra parte, già in vigore le ordinanze che proibivano di uscire dalle zone rosse.
  Nella giornata del 23 febbraio 2020 si tenevano in prefettura altre due riunioni del Centro coordinamento soccorsi, rispettivamente alle 12 e alle 17.
  Nel corso di tali riunioni, veniva confermato che allo stato non c'erano casi accertati di infezione, ma erano in corso di verifica due casi sospetti in relazione al focolaio lombardo (una persona di Montechiarugolo e una di Lesignano de' Bagni).
  Nella riunione delle ore 17 (la
Verdi Marathon si era appena conclusa) si apprendevano i contenuti dell'ordinanza regionale in vigore dal 24 febbraio 2020 fino al 1° marzo in tutta l'Emilia-Romagna, che venivano prontamente trasmessi ai comuni.
  Alla luce di quanto sopra esposto, la prefettura di Parma ha ribadito che le valutazioni espresse dal Centro coordinamento soccorsi risultano conformi alle circostanze di fatto e di diritto note al momento.
  In particolare, per quanto riguarda la
Verdi Marathon, si evidenzia che, secondo quanto riferito dagli organizzatori, nessun atleta proveniente dalla zona rossa ha partecipato all'evento e dei 2.500 iscritti, ne sono partiti circa 1.770. Circa 660 atleti non si sono presentati per motivi connessi alla situazione in Lombardia.
  La manifestazione, quindi, si è svolta regolarmente e si è conclusa intorno alle 16.30 di domenica 23 febbraio. Durante la gara non si è registrato alcun intervento medico particolare se non quelli dei tutto abituali legati all'impegno e alla fatica dello sport.
  Peraltro gli eventi podistici, per orari e lunghezza del percorso, di solito non richiamano un folto pubblico di spettatori salvo che la gara non si inserisca nell'ambito di manifestazioni di particolare rilievo e di carattere non locale.
  Per quanto riguarda l'altro evento citato nell'interrogazione, ovvero il Carnevale in piazza Berzieri, la prefettura di Parma ha riferito che si è trattato di un assembramento spontaneo di persone, legato a una tradizione locale, che si è svolto senza corteo né utilizzo di carri allegorici. Il comune di Salsomaggiore ha concesso il «patrocinio non oneroso» senza rilasciare alcuna formale autorizzazione.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   GALANTINO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   come è noto, l'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000 riconosce al consigliere comunale il diritto di accesso agli atti che si traduce nella possibilità di avere «tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato», salvo il dovere di essere «tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge»;

   secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale amministrativo: «i consiglieri comunali hanno un non condizionato diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere d'utilità all'espletamento delle loro funzioni, ciò anche al fine di permettere di valutare – con piena cognizione – la correttezza e l'efficacia dell'operato dell'Amministrazione, nonché per esprimere un voto consapevole sulle questioni di competenza del Consiglio, e per promuovere, anche nell'ambito del Consiglio stesso, le iniziative che spettano ai singoli rappresentanti del corpo elettorale locale», di conseguenza «sul consigliere comunale non può gravare alcun particolare onere di motivare le proprie richieste di accesso, atteso che, diversamente opinando, sarebbe introdotta una sorta di controllo dell'ente, attraverso i propri uffici, sull'esercizio delle funzioni del consigliere comunale (così, T.A.R. Sicilia - Palermo, Sez. I, sentenza n. 77/2015; nello stesso senso, ex plurimis, C.d.S., Sez. V, sentenza n. 4525/2014)»;

   dal punto di vista penale, invece integra il reato di omissione di atti d'ufficio «la condotta di colui che, a fronte della richiesta di un consigliere comunale di accesso agli atti, ometta di fornirgli e di rispondere nei termini di legge, essendo irrilevante che gli atti richiesti non rientrino nelle competenze deliberative del consiglio comunale (ex articolo 42 TUEL)» (Cass. Pen., sez. VI, 8 aprile 2009, n. 21163);

   a Margherita di Savoia (BT), l'amministrazione negava alle consiglieri comunali avv. Elena Muoio e la Dr.ssa Rosa Scognamiglio il diritto di esercitare le loro prerogative istituzionali, negando una richiesta di accesso agli atti, proposta nell'interesse della collettività ed avente ad oggetto la documentazione relativa ai buoni spesa;

   all'interrogante risulta che la descritta condotta omissiva nei confronti delle consigliere è ormai consueta nel predetto Comune, di talché le stesse non sarebbero libere di esercitare le funzioni previste dalla legge –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda adottare a tutela delle minoranze impegnate nell'attività politica presso gli organi dei Comuni, in particolare alla luce di quanto esposto con riguardo al comune di Margherita di Savoia;

   se il Governo intenda avviare, per quanto di competenza, un'indagine territoriale in materia di accesso agli atti dei consiglieri comunali, al fine di verificare la regolarità delle risposte da parte dei comuni nel rispetto delle minoranze;

   se il Governo intenda adottare iniziative normative urgenti che prevedano sanzioni ad hoc dinanzi all'omissione delle risposte che cagionano un danno all'esercizio delle prerogative istituzionali del consigliere comunale e, conseguentemente, ai cittadini che essi rappresentano.
(4-05620)

  Risposta. — In relazione a quanto segnalato dall'interrogante nell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  Ve preliminarmente evidenziato che il «diritto di accesso» ed «il diritto di informazione »dei consiglieri comunali in ordine agli atti in possesso dell'Amministrazione comunale, trovano la loro disciplina specifica nell'articolo 43 del decreto legislativo n. 267 del 2000 (TUEL), che riconosce ai consiglieri il diritto di ottenere dagli uffici del comune, nonché dalle proprie aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all'espletamento del proprio mandato.
  La giurisprudenza amministrativa in numerose pronunce, tra le quali quelle citate nell'interrogazione, ha avuto modo di evidenziare le caratteristiche e di delineare il perimetro applicativo di questo peculiare diritto d'accesso.
  In particolare, secondo l'indirizzo giurisprudenziale maggioritario, il diritto di accesso del consigliere comunale, pieno ed incomprimibile, può essere esercitato anche ai fini dell'acquisizione di informazioni che abbiano una natura riservata, essendo il consigliere vincolato all'osservanza del segreto nei casi specificamente determinati dalla legge.
  Gli unici limiti all'esercizio del menzionato diritto di accesso possono rinvenirsi nel fatto che esso deve avvenire in modo da comportare il minor aggravio possibile per gli uffici comunali, attraverso modalità che ragionevolmente sono fissate nel regolamento dell'ente; inoltre lo stesso non deve sostanziarsi in richieste assolutamente generiche o emulative, fermo restando, tuttavia, che la sussistenza di tali caratteri deve essere attentamente e approfonditamente vagliata in concreto, al fine di non introdurre surrettiziamente inammissibili limitazioni al diritto di accesso.
  Secondo il Consiglio di Stato è necessario contemperare l'esigenza dei consiglieri ad espletare il proprio mandato con quella dell'amministrazione al regolare svolgimento della propria attività, con una specifica disciplina in merito all'esercizio del diritto.
  Più in particolare, in relazione ai fatti esposti nell'interrogazione, risulta che, in data 7 maggio 2020, due consiglieri comunali di minoranza del comune di Margherita di Savoia (BT), hanno prodotto formale reclamo presso la prefettura di Barletta Andria Trani, con il quale lamentavano, in relazione al citato articolo 43 del Testo unico degli enti locali (Tuel), l'illegittimità del diniego opposto dall'amministrazione comunale.
  Nello specifico, la richiesta di accesso riguardava la documentazione relativa alla distribuzione dei buoni spesa prevista dal comune nell'ambito delle misure di sostegno alle famiglie disagiate, in occasione dell'emergenza COVID-19.
  Al riguardo la Prefettura, l'8 maggio 2020, ha provveduto a trasmettere al sindaco di Margherita di Savoia un argomentato parere, con il quale si evidenziava che ai consiglieri comunali non, può essere opposto, in linea di principio, alcun divieto di accesso agli atti del comune, fatti salvi alcuni limiti ben definiti, determinandosi, altrimenti, un illegittimo ostacolo alla loro funzione.
  Detto parere reso dalla prefettura è stato notificato, a cura del segretario generale del comune, alle due consigliere comunali interessate, che a loro volta hanno ringraziato formalmente la prefettura per la celerità del riscontro e per l'attenzione dimostrata in merito alla delicata vicenda concernente la tutela della prerogativa riconosciuta dall'ordinamento per lo svolgimento del mandato consiliare all'interno degli enti locali, assicurando, altresì, di essere state ampiamente soddisfatte in merito alla questione da loro rappresentata.

Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Achille Variati.


   GIANNONE. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il quotidiano on lineimolaoggi.it riporta la triste storia di un bambino di soli 4 anni seguito dai servizi sociali, in coma e semiparalizzato per incuria;

   come denunciato dall'avvocato che assiste la madre del piccolo, il bambino si trova «in coma, all'ospedale di Bergamo, il corpo semiparalizzato, nessuna capacità di esprimersi se non con versi»;

   i medici non sanno se riprenderà a parlare e a camminare e se riporterà danni neurologici permanenti;

   il giudice lo aveva tolto alla madre perché «lo curava troppo», affidandolo al padre che non se ne è mai occupato. L'ha lasciato sporco e malnutrito per mesi e nei giorni scorsi, pur avendo il piccolo 40 di febbre e la madre, disperata, lo scongiurasse di portarlo da un medico, non se n'è curato affatto;

   «era da mesi – racconta l'avvocato – che segnalavamo lo stato di pericolo in cui si trovava, la nostra consulente di parte sosteneva che il bambino corresse dei rischi per la sua salute, a causa dell'incuria e della decisione assunta dal giudice di allontanarlo dalla mamma per affidarlo al padre che vive in un paesino di montagna del bergamasco, abitato da meno di 300 persone e la scuola dell'infanzia più vicina a venti chilometri»;

   comunque, tanto si è disinteressato il padre al bambino che non vivrebbero nemmeno insieme: lo avrebbe affidato alla sorella;

   l'ultima richiesta di intervento da parte della mamma, si legge nell'articolo, risale a pochi gironi fa, dopo che il tribunale di Monza aveva lasciata inascoltata l'istanza urgente presentata ad ottobre. Con numerose prove fotografiche era stato chiesto nuovamente al giudice di riaffidare il bimbo alla madre: il piccolo versava in un grave stato di incuria e malnutrizione da fare pena. Per la sporcizia aveva le croste sul collo e aveva sviluppato delle infezioni da funghi alle mani e ai piedini. Un vistoso eritema ai glutei era dovuto invece all'assenza di igiene e di pulizia della biancheria, continuava, poi, a perdere peso a causa della perdurante malnutrizione;

   qualche giorno fa la mamma si era accorta che aveva la febbre a 40° e aveva chiesto al padre – unico deputato dal tribunale ad occuparsi della salute del bambino – di portarlo da un medico, ma lui non si era nemmeno degnato di rispondere;

   adesso il bambino è in ospedale privo della capacità di parlare e di muoversi, con possibile lesione al cervello che potrebbe anche lasciargli pesanti strascichi permanenti;

   «il giudice sapeva – prosegue nel testo l'avvocato — sapeva dell'incuria, della malnutrizione, dei veri e propri maltrattamenti»;

   infine, sottolinea l'avvocato, la consulente del tribunale, che aveva relazionato sul cambio di collocamento del bambino, risulterebbe molto vicina ad una associazione onlus che viene spesso presentata come ausiliaria del giudice;

   l'alienazione parentale Ap, chiamata in origine Pas, non è riconosciuta come un disturbo mentale dalla maggioranza della comunità scientifica, ma spesso viene utilizzata nelle consulenze tecniche d'ufficio come pretesto, talvolta unico, per allontanare minori dalle madri, definendole alienanti, simbiotiche, malevole, manipolatrici, troppo amorevoli –:

   se il Ministro interessato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché vengano evitate ed eventualmente sanzionate, tutte le situazioni di incompatibilità o conflitto di interesse che riguardino i giudici e consulenti tecnici d'ufficio all'interno dei tribunali minorili, nonché al fine di escludere il riconoscimento dell'alienazione parentale, che come noto è priva di qualsiasi validità ed affidabilità scientifica;

   se non ritenga di promuovere con estrema urgenza iniziative ispettive in relazione all'operato del tribunale del caso di cui in premessa, anche in considerazione del grave stato di salute in cui versa il minore.
(4-04733)

  Risposta. — Con l'interrogazione in esame, premesse le gravi condizioni in cui versa il minore di soli quattro anni del quale ha parlato il quotidiano on line imolaoggi.it ed il contenuto della nota di denuncia dei fatti occorsi dall'avvocato della madre del bambino, l'interrogante chiede di sapere se:

    il Ministro interessato sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere affinché vengano evitate ed eventualmente sanzionate, tutte le situazioni di incompatibilità o conflitto di interesse che riguardino i giudici e consulenti tecnici d'ufficio all'interno dei tribunali minorili, nonché al fine di escludere il riconoscimento dell'alienazione parentale, che come noto è priva di qualsiasi validità ed affidabilità scientifica;

    non ritenga di promuovere con estrema urgenza iniziative ispettive in relazione all'operato del tribunale del caso di cui in premessa, anche in considerazione del grave stato di salute in cui versa il minore.
    Giova rilevare che il procedimento civile menzionato è tuttora pendente e che non è consentita alcuna attività di interferenza (diretta o indiretta) da parte del Ministero. Come noto, le interrogazioni e le interpellanze parlamentari sono catalogate nell'ambito delle funzioni di indirizzo e controllo del Parlamento e non possono tradursi in attività idonee a influenzare (sia pure in via solo indiretta) l'esercizio delle funzioni da parte degli organi giurisdizionali e l'interpretazione del contesto normativo di riferimento, operando l'autorità giudiziaria, in tali ambiti, in piena autonomia e indipendenza.
    Ad ogni modo si rappresenta che la legge n. 54 dell'8 febbraio 2006 ha introdotto l'istituto dell'affidamento condiviso dei figli in caso di separazione dei coniugi, modificando il testo dell'originario articolo 155 c.c. ed introducendo gli articoli da 155-
bis a 155-sexies. Successivamente, il decreto legislativo 28 dicembre 2013, n. 154, ha abrogato tali ultime norme e modificato nuovamente il disposto dell'articolo 155, il quale oggi prevede unicamente che «in caso di separazione, riguardo ai figli, si applicano le disposizioni contenute nel Capo II del titolo IX».
    La materia, dunque, è oggi disciplinata dagli articoli 337-
bis e seguenti del codice civile; si segnalano in particolare le seguenti disposizioni:

    articolo 337-ter: «Il figlio minore ha il diritto di mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con ciascuno dei genitori, di ricevere cura, educazione, istruzione e assistenza morale da entrambi e di conservare rapporti significativi con gli ascendenti e con i parenti di ciascun ramo genitoriale, Per realizzare la finalità indicata dal primo comma, nei procedimenti di cui all'articolo 337-bis, il giudice adotta i provvedimenti relativi alla prole con esclusivo riferimento all'interesse morale e materiale di essa. Valuta prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori oppure stabilisce a quale di essi i figli sono affidati, determina i tempi e le modalità della loro presenza presso ciascun genitore, fissando altresì la misura e il modo con cui ciascuno di essi deve contribuire al mantenimento, alla cura, all'istruzione e all'educazione dei figli. Prende atto, se non contrari all'interesse dei figli, degli accordi intervenuti tra i genitori. Adotta ogni altro provvedimento relativo alla prole, ivi compreso, in caso di temporanea impossibilità di affidare il minore ad uno dei genitori, l'affidamento familiare. (...). La responsabilità genitoriale è esercitata da entrambi i genitori. Le decisioni di maggiore interesse per i figli relative all'istruzione, all'educazione, alla salute e alla scelta della residenza abituale del minore sono assunte di comune accordo tenendo conto delle capacità, dell'inclinazione naturale e delle aspirazioni dei figli. In caso di disaccordo la decisione è rimessa al giudice. (...)»;

    articolo 337-quater: «Il giudice può dispone l'affidamento dei figli ad uno solo dei genitori qualora ritenga con provvedimento motivato che l'affidamento all'altro sia contrario all'interesse del minore. Ciascuno dei genitori può, in qualsiasi momento, chiedere l'affidamento esclusivo quando sussistono le condizioni indicate al primo comma. (...) Il genitore cui sono affidati i figli in via esclusiva, salva diversa disposizione del giudice, ha l'esercizio esclusivo della responsabilità genitoriale su di essi; egli deve attenersi alle condizioni determinate dal giudice. Salvo che non sia diversamente stabilito, le decisioni di maggiore interesse per i figli sono adottate da entrambi i genitori. Il genitore cui i figli non sono affidati ha il diritto ed il dovere di vigilare sulla loro istruzione ed educazione e può ricorrere al giudice quando ritenga che siano state assunte decisioni pregiudizievoli al loro interesse»;
    Con legge 18 giugno 2015, n. 101, l'Italia ha ratificato la Convenzione sulla competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, sottoscritta all'Aja il 19 ottobre 1996 (Gazzetta Ufficiale – Serie Generale n. 157 del 9 luglio 2015). Tale convenzione, in linea con il regolamento europeo n. 2201 del 2003, sancisce un principio condiviso dalla comunità degli Stati membri dell'Unione: il superiore interesse del minore, in alcuni casi, è perseguito anche allontanandolo dalla propria famiglia. In particolare, rientra nel concetto di misura volta alla protezione della persona del bambino (articolo 1, Conv. Aja 1996 cit.), «il collocamento del bambino in una famiglia di accoglienza o in un istituto» (articolo 3, paragrafo 1, lettera e), Conv. Aja 1996). Anche a livello di diritti eurounitario è ammesso che l'autorità giurisdizionale competente possa «collocare il minore in istituto o in una famiglia affidataria» (v. articolo 56, regolamento (CE) n. 2201/2003 del Consiglio, del 27 novembre 2003).
    Il collocamento del minore in ambiente (protettivo) terzo è presente anche nel diritto nazionale, attraverso una rete di disposizioni tipiche (di rango primario) che attribuiscono precipui potere in tal senso all'autorità giudiziaria. I provvedimenti giudiziali idonei a incidere sulla responsabilità genitoriale sono essenzialmente di due tipi: limitativi e ablativi. Il provvedimento ablativo incide sulla titolarità della situazione giuridica soggettiva; il provvedimento limitativo incide solo sul suo esercizio. In altri termini, la pronuncia ablativa rimuove il rapporto genitoriale perché il genitore decade dalla sua posizione soggettiva; la pronuncia limitativa modifica, dall'interno, il contenuto della posizione stessa. Esempi classici di provvedimenti limitativi sono l'affidamento del minore a un ente o al servizio sociale, come pure la sospensione dell'esercizio della responsabilità genitoriale. Orbene, entro queste facoltà riconosciute all'autorità giudiziaria rientra dunque il potere di collocare il bambino in una casa famiglia o in un istituto, ai sensi degli articoli 330 e 333 del codice civile e dalla legge n. 184 del 1983.
    Nell'ordinamento italiano, come in quelli internazionali o europei, le misure protettive possono essere adottate non solo per proteggere il minore da terzi ma anche per proteggerlo dai genitori. L'autorità giudiziaria ha dunque un potere di collocamento del bambino in ambiente terzo di tipo protettivo, in armonia con le regole pure esistenti a livello internazionale ed europeo, previo ascolto del minore che abbia capacità di discernimento, sempre che l'ascolto non rappresenti un pregiudizio per il figlio (Cgue, sez. I, 22 dicembre 2010, in causa C-491/10 PPU, Zarraga c. Pelz, Raccolta, I-3565, punto 67).
    Nella vicenda in esame, risulta dalla relazione pervenuta dal Tribunale di Monza dinanzi al quale pende il procedimento di separazione personale tra i genitori del minore in questione che, previa adeguata valutazione delle circostanze del caso concreto e in conformità a quanto previsto dalla legge in tutti i casi in cui si ravvisi un pregiudizio per la prole minorenne, il magistrato assegnatario ha disposto la limitazione della responsabilità di entrambi i genitori, prevedendo l'affidamento del bambino al di fuori del contesto familiare e collocandolo presso il padre, ritenuto tra i due il genitore maggiormente in grado di preservare il sano sviluppo psicofisico del minore in tenera età.
    In ordine alle condizioni psicofisiche del bambino risulta che il Tribunale abbia continuamente richiesto informazioni ai servizi sociali incaricati del progetto di assistenza del minore che hanno operato un costante monitoraggio domiciliare del minore. Da ultimo, dalla relazione clinica successiva al ricovero del minore emergono le cause della patologia riscontrata da attribuirsi ad una infezione di carattere virale. Non viene riscontrato riscontrato alcun segno di abuso, violenza o maltrattamenti sul corpo del piccolo. La diagnosi è di grave encefalopatia con compromissione neurologica compatibile con encefalomielite disseminata acuta (Adem).
    Allo stato, quindi, e fatte salve diverse determinazioni successive, non si è ritenuto di attivare iniziative ispettive in assenza di elementi caratterizzati da abnormità o violazione di legge riconducibili all'operato del magistrato assegnatario del procedimento.

Il Ministro della giustizia: Alfonso Bonafede.


   IEZZI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   a Milano, nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 aprile 2020, un ragazzo bengalese di ventidue anni, subito dopo aver dato fuoco a due autovetture parcheggiate in piazza Bernini, all'incrocio tra via Lippi e via Sansovino, è stato fermato e arrestato dagli agenti del commissariato Città Studi;

   in particolare, secondo quanto riportato dalla stampa, alle due di notte i poliziotti, che stavano già pattugliando la zona allertati dalla segnalazione di una serie di incendi avvenuti nella stessa zona e nei giorni scorsi a danno di altre vetture, lo avevano notato mentre giungeva da via Noè e si accovacciava improvvisamente davanti a una vettura Renault Capture;

   nonostante il giovane bengalese abbia fatto in tempo ad appiccare le fiamme all'auto, poi estese ad una Volvo parcheggiata lì accanto, e abbia tentato di fuggire subito dopo, grazie al tempestivo intervento degli agenti di pattuglia è stato immediatamente raggiunto e arrestato;

   secondo la ricostruzione riportata dalla stampa, al momento dell'arresto l'uomo aveva ancora tra le mani, che odoravano di benzina, due accendini e pare che per far appiccare il fuoco avesse usato anche uno straccio imbevuto di «accelerante»;

   dunque, poco dopo l'arresto in flagranza di reato con l'accusa di «danneggiamento seguito da incendio», trascorse poche ore, in mattinata, l'uomo, che non ha ancora spiegato i motivi del suo gesto, è stato processato per direttissima e condannato alla pena di un anno e due mesi;

   secondo gli investigatori considerato che la zona, le modalità d'azione e l'orario scelto coincidono, il giovane bengalese sarebbe altresì il responsabile di altri tre incendi avvenuti nei giorni scorsi nello stesso quartiere milanese a danno complessivamente di ben undici vetture;

   inoltre, pare che il giovane bengalese sia già noto da tempo alle forze dell'ordine, essendo senza fissa dimora e con altri precedenti per danneggiamento, avendo già distrutto alcune auto in via Morgagni anni fa e, inoltre, lo stesso risulta destinatario di ben due provvedimenti di espulsione ancora da eseguire, uno della prefettura di Milano e uno del questore di Roma;

   nonostante i precedenti del giovane bengalese e le misure di cui sopra nonché l'ultima condanna per i fatti accaduti in piazza Bernini nella notte tra venerdì 17 e sabato 18 aprile, il giudice ne avrebbe disposto l'immediata scarcerazione e l'applicazione della sola misura cautelare dell'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria –:

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati, alla luce di quanto esposto in premessa, intendano adottare in merito, sia relativamente alle procedure per il trattenimento del giovane bengalese in un centro di permanenza per il rimpatrio ai fini della sua espulsione, sia riguardo alle misure per impedire allo stesso di reiterare ulteriormente i reati per i quali è già stato condannato anche in passato.
(4-05309)

  Risposta. — In relazione alla vicenda oggetto dell'atto di sindacato ispettivo in esame si rappresenta quanto segue.
  Nel corso del mese di aprile 2020, a Milano, nella zona a ridosso di Via Noè, si sono verificati alcuni episodi incendiari in danno di alcune autovetture che hanno indotto il commissariato Città Studi di Milano a predisporre un mirato servizio di controllo, finalizzato ad individuarne i responsabili.
  La notte del 18 aprile 2020, un cittadino straniero, originario del Bangladesh, è stato tratto in arresto in flagranza di reato mentre appiccava il fuoco su alcune autovetture.
  L'autore del fatto, processato per direttissima, è stato condannato alla pena di un anno e due mesi di reclusione senza condizionale, nonché sottoposto al l'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e successivamente liberato.
  Nel corso dell'udienza il giudice ha concesso il nulla osta all'espulsione, che tuttavia non è stato possibile eseguire nell'immediatezza, sia per l'assenza di un documento valido per l'espatrio, sia in conseguenza dell'emergenza epidemiologica in atto, che ha provocato la sospensione di molti voli internazionali, fra i quali anche quelli con il Bangladesh.
  Si soggiunge che il cittadino straniero in passato era stato già trattenuto presso il Centro per rimpatrio di Ponte Galeria (Roma), con provvedimento emesso il 27 novembre 2019 dal questore di Milano per dare esecuzione ad un contestuale decreto di espulsione emesso dal prefetto di Milano.
  Nel periodo di permanenza presso il suddetto Cpr è stata attivata la procedura di identificazione del cittadino bengalese, mediante la sottoposizione ai rilievi foto-dattiloscopici, finalizzati al rilascio di un documento identificativo valido per l'espatrio da parte delle competenti Autorità diplomatiche del Bangladesh in Italia dalle quali, ad oggi, non è pervenuta alcuna risposta.
  Nelle more degli accertamenti sull'identità e nazionalità dello straniero e del conseguente rilascio del documento identificativo di viaggio, sono state richieste al giudice di pace di Roma, in conformità alla normativa vigente, le proroghe per il trattenimento: ogni trenta giorni e, precisamente, in data 23 dicembre 2019, 24 gennaio e 21 febbraio 2020.
  La richiesta di proroga avanzata in data 21 febbraio 2020 non è stata accolta dal giudice, di pace di Roma e, pertanto, il cittadino bengalese è fuoriuscito dal Cpr, con l'ordine del questore di Roma di lasciare il territorio nazionale entro 7 giorni.
  Si precisa che ulteriori accertamenti, effettuati dai personale del citato Commissariato Città Studi in merito ad altri analoghi episodi, verificatisi in date precedenti all'arresto e in altre zone del quartiere, abbiano fatto emergere gravi indizi di colpevolezza a carico dello stesso cittadino straniero, in relazione ad almeno altri due episodi di incendio, uno tentato e l'altro consumato, ulteriori e differenti rispetto al fatto per il quale il soggetto era già stato arrestato e giudicato.
  Per tale ragione è stata richiesta all'Autorità giudiziaria l'emissione della misura della custodia cautelare in carcere, sottolineando come l'autore dei fatti in esame, nel breve periodo di sottoposizione alla misura dell'obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria, fosse risultato inottemperante per ben tre volte.
  Sulla base di tali evidenze, il giudice per le indagini preliminari, in accoglimento della richiesta cautelare, ha depositato il 24 aprile 2020 l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, trasmettendola per l'esecuzione al pubblico ministero.
  Lo stesso giorno il pubblico ministero ha delegato il commissariato di zona che, in pari data, ha eseguito il provvedimento
.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Carlo Sibilia.


   LATTANZIO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 marzo 2020 è stata disposta la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale. La misura, necessaria a contenere la diffusione del virus Covid-19, rappresenta una sfida importante per il sistema scolastico, ponendolo di fronte alla necessità di un suo ripensamento e di una trasformazione, anche in senso digitale;

   il sistema italiano, a oltre due settimane dall'applicazione della disposizione, sta rispondendo in maniera perlopiù positiva al bisogno di portare avanti l'attività didattica, sebbene siano presenti ancora molte disparità tra le istituzioni scolastiche, soprattutto tra il Nord ed il Sud del Paese;

   oltre che a problemi di natura meramente organizzativa e gestionale, la chiusura delle scuole porta ad una riflessione relativa al rischio di aumentare in maniera rilevante l'esclusione sociale di bambini e ragazzi che, privati della routine legata alla giornata scolastica, non hanno accesso alle più basilari opportunità di inclusione sociale, vedendo impattati in senso negativo i loro diritti e le opportunità future;

   tale questione è stata rilevata il 10 marzo 2020 dalle reti Investing in Children e Alleanza per l'infanzia, attraverso un comunicato stampa indirizzato al Governo, in cui hanno presentato la loro proposta diretta a insegnanti ed educatori sociali per garantire in maniera equa un adeguato livello di didattica per i bambini e ragazzi in povertà;

   sono proprio i minori appartenenti alle fasce di popolazione più povere a risentire grandemente della chiusura degli istituti scolastici: spesso è proprio a scuola che fruiscono dell'unico pasto quotidiano e l'accesso all'istruzione rimane l'unica alternativa alla strada. La fragilità dei nuclei familiari di appartenenza può inoltre rendere complessa la gestione dei minori durante l'inattività delle strutture scolastiche e particolarmente difficile il loro sostegno nello studio domestico da remoto, a causa sia dell'assenza di strumenti (connessione internet, computer portatile) che di figure di guida e di supporto. Rileva, inoltre, l'impossibilità di considerare il supporto di una comunità educante, a causa del fermo che caratterizza tutte le attività del territorio nazionale;

   si rileva, inoltre, che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2020 non include alcuna attenzione specifica rispetto alla situazione dei minori: sono presenti deroghe per sportivi ed animali domestici, ma non vi sono riferimenti alla possibilità di una uscita all'aria aperta per bambini e ragazzi, chiusi in casa da lungo tempo. Bisogna, inoltre, tenere in considerazione che alcuni bambini sono costretti a convivere in casa con genitori violenti o tossicodipendenti in crisi d'astinenza; altri vivono in case dove non arriva la luce del sole, non hanno la televisione e giocattoli, vivono in case senza riscaldamento o con i vetri delle finestre rotti e tappati con il cartone. La casistica è, ovviamente, ancora più ampia e scoraggiante;

   il rischio è quello di generare un trauma profondo che rischia di impattare un'intera generazione e che prevedibilmente allargherà ancora di più la forbice sociale;

   risulta urgente, dunque, ragionare su azioni volte a sostenere le famiglie con problemi economici o che vivono in aree dove la dispersione scolastica è a livelli altissimi e che possano accompagnare la misura della chiusura delle scuole –:

   quali siano le iniziative che il Ministro interrogato intende intraprendere al fine di sostenere i minori in situazioni particolarmente problematiche e caratterizzate da povertà economica;

   quali interventi strutturati e di natura pedagogica intenda promuovere per la salvaguardia della sfera emozionale dei minori.
(4-04976)

  Risposta. — Per far fronte all'emergenza sanitaria sono stati attivati, grazie alla task force ministeriale per l'emergenza educative appositi interventi di assistenza che si sono realizzati nel rapporto quotidiano con tutte le scuole e le famiglie attraverso azioni concrete.
  Mi sembra importante citare alcune azioni di supporto psicologico rivolte a studenti, docenti, famiglie per superare le difficoltà intervenute con l'insorgere dell'emergenza, tra le quali Le segnalo:

   supporto alle famiglie: un'equipe multi-specialista a supporto delle famiglie (sul sito www.ortofonologia.ifc) per gestire e contenere, anche a distanza, difficoltà e bisogni specifici. Dal pediatra al neuropsichiatra, dallo psicologo al logopedista un team di esperti è a disposizione per fornire ai docenti e alle famiglie gli strumenti per sostenere bambini e ragazzi tutti, e in particolare chi ha difficoltà di apprendimento o disabilità;

   ascolto online: un'equipe di psicologhe dell'età evolutiva (sul sito www.diregiovani.it) «in ascolto» dei giovani, docenti e delle famiglie per garantire, anche a distanza, un servizio fondamentale come quello dello sportello d'ascolto. Un percorso di accompagnamento per gli studenti che affrontano la solitudine, la paura e l'angoscia in questa emergenza sanitaria. Un luogo virtuale dove docenti e famiglie possono porre domande e sciogliere dubbi trovando risposte e sostegno continuo;

   finanziamento a valere sui fondi della legge ex 440, pari a 3 milioni di euro, per l'istituzione di sportelli di ascolto psicologico ovvero coerenti con ogni altra forma di intervento di aiuto socio-educativo sulla persona;

   convenzione tra Ministero dell'istruzione e il Consiglio nazionale ordine degli psicologi al fine di promuovere un sostegno psicologico per fronteggiare situazioni di insicurezza, stress, ansia dovuta ad eccessiva responsabilità, timore di contagio, rientro al lavoro in «presenza», difficoltà di concentrazione, situazione di isolamento vissuta.

  La didattica a distanza, poi, ha rappresentato uno strumento utile per garantire l'effettività del diritto all'inclusione e per rimanere vicini, anche durante il lockdown, alle nostre studentesse e ai nostri studenti, anche e soprattutto in quelle situazioni di difficoltà e di svantaggio che rischiavano di amplificare i divari territoriali e sodali, già esistenti, che abbiamo, invece, il dovere di ridurre e combattere.
  Abbiamo sentito che era necessario agire su diversi livelli di intervento, fornendo non solo supporti tecnologici e materiali per la didattica a distanza, ma anche indicazioni precise per affrontare una situazione inedita.
  Attraverso un'apposita nota ministeriale sulla didattica a distanza, n. 388 del 17 marzo 2020, abbiamo ritenuto di orientare le scuole, sistematizzando quanto nella loro piena autonomia avevano realizzato fin dal principio dell'emergenza, con l'obiettivo di ricondurre tutte le attività svolte in un contesto di piena sostenibilità e di garantire a ciascuno, per quanto possibile, uniformità nell'azione didattica, anche nell'ottica della spendibilità della didattica a distanza, ai fini della validità dell'anno scolastico.
  All'interno della predetta nota ministeriale abbiamo chiarito e semplificato al massimo, per motivi di opportunità, cosa si intendesse per attività di didattica a distanza, indicando gli strumenti validi, le metodologie e, soprattutto, gli elementi necessari affinché un'attività possa essere considerata didattica a tutti gli effetti.
  Fondamentale è stato continuare a garantire l'interazione docenti – alunni per accompagnare la costruzione del sapere e offrire risposte alle domande esistenziali che gli alunni, soprattutto i più piccoli, si pongono in un contesto come quello in cui stanno vivendo e nel quale, direttamente o indirettamente, ricevono segnali che li possono disorientare.
  Ribadisco che il Governo è intervenuto, stanziando apposite risorse già con il decreto «Cura Italia». Queste risorse sono state assegnate e accreditate tempestivamente alle scuole proprio per raggiungere quanti più studenti, possibili, così da non lasciare indietro nessuno: sono stati rapidamente acquistati circa 205 mila dispositivi digitali e oltre 117 mila studenti sono stati raggiunti dalla connessione.
  A questo stanziamento è conseguito un ulteriore impiego di risorse, pari a 80 milioni di euro, a valere sui fondi PON destinati proprio all'acquisto di
pc, tablet e dispositivi per la connessione internet dedicati alle scuole del primo ciclo.
  Inoltre, siamo intervenuti per sostenere particolari situazioni di bisogno e di povertà educativa, acquistando oltre 2.800 dispositivi digitali e
tablet da assegnare direttamente, in comodato d'uso gratuito, a studenti privi di mezzi, anche prima dell'adozione del decreto «Cura Italia».
  Ricordo, poi, che a metà marzo 2020 ciascuna istituzione scolastica ha ricevuto un contributo di mille euro, per un totale di 8,2 milioni di euro, da destinare al potenziamento della didattica a distanza.
  Nei giorni scorsi abbiamo varato un avviso, per complessivi 236 milioni di euro, a valere sui fondi PON. La misura consentirà di portare un piccolo ma concreto aiuto a oltre 750 mila studentesse e studenti. Con quei fondi le scuole potranno acquistare libri scolastici digitali e cartacei, dizionari, dispositivi digitali, materiali didattici per ragazzi con bisogni educativi speciali (Bes) o disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa), da destinare anche in comodato d'uso ai ragazzi che vivono condizioni di maggior svantaggio. La priorità del Governo è stata e sarà sempre quella di non lasciare indietro nessuno.
  Previsti anche i
voucher per le famiglie fino a 500 euro in base all'ISEE per connessioni veloci, pc e tablet.
  Il Governo, oltre a ciò, con il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto «Decreto Rilancio»), convertito con modificazioni dalla legge n. 77 del 17 luglio 2020, ha deciso di stanziare ben 1 miliardo e 450 milioni di euro a favore delle scuole, di cui 331 milioni volti ad incrementare il Fondo di funzionamento e destinati, tra l'altro, per
device, connettività, sicurezza, misure di protezione, assistenza medico-sanitaria e psicologica, adattamento degli spazi in vista del rientro a settembre.
  Aggiungo che con l'articolo 230-
bis, comma 1, del menzionato «decreto Rilancio» abbiamo autorizzato le scuole dell'infanzia e le scuole del primo ciclo a sottoscrivere, nel periodo che va da settembre a dicembre 2020, contratti a tempo determinato fino al 31 dicembre 2020 e fino a un limite complessivo di 1.000 unità, con assistenti tecnici, al fine di assicurare la funzionalità della strumentazione informatica, nonché il supporto all'utilizzo delle piattaforme multimediali per la didattica.
  Concludo rassicurandola che è mia intenzione continuare a profondere ogni energia affinché nessuno studente resti indietro.

La Ministra dell'istruzione: Lucia Azzolina.


   LUCASELLI, LUCA DE CARLO, RIZZETTO, MOLLICONE, BUTTI, FERRO, VARCHI, DEIDDA, FOTI, FRASSINETTI, CIABURRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a distanza di quasi due mesi dalla chiusura delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e dalla conseguente attivazione della didattica a distanza, la confusione sembra regnare sovrana nelle faticose giornate delle famiglie, con alunni che faticano a seguire il ritmo di videolezioni, chat, mail, registro elettronico, whatsapp e docenti che lavorano decisamente più freneticamente che non nella normale attività didattica;

   se è vero che la quarantena forzata sta tirando fuori il meglio da docenti e studenti, costretti a reinventare un modo di insegnare e apprendere che era praticamente immutato da un secolo, è altrettanto vero che ci sono ancora troppi problemi legati alla didattica a distanza;

   in particolare, la didattica digitale rischia di fare esplodere divari sociali già esistenti: da una parte, i figli delle famiglie più solide, con una buona connessione Internet e genitori in grado di seguire i ragazzi nei compiti e nella didattica on line, dall'altra i ragazzi che hanno alle spalle famiglie fragili, con pochi strumenti culturali e digitali e che adesso faticano a partecipare alle lezioni on line;

   la scuola è luogo principe per garantire le pari opportunità ed, invece, si rischia che proprio l'istituzione perda questo ruolo, perché non in grado di colmare il divario sociale che la didattica a distanza sta acuendo e garantire le medesime opportunità per tutti i bambini;

   ai problemi di contesto creati da questa fase senza precedenti si sommano le rigidità di molti insegnanti, che cercano di replicare in digitale la stessa scuola che per decenni hanno vissuto in classe;

   secondo gli esperti, inoltre, a parte il concreto rischio per i ragazzi di fenomeni di dipendenza dovuti all'uso eccessivo delle nuove tecnologie, stare per tante ore davanti agli schermi (e nella didattica a distanza è proprio così, in aggiunta al normale uso e spesso abuso che quotidianamente ne fanno soprattutto gli adolescenti) può determinare conseguenze gravi anche per la vista;

   discorso diverso, ma non meno preoccupante, per i bambini più piccoli, il cui percorso educativo è fatto di relazioni sociali e non di didattica a distanza e che oggi sono a carico esclusivo delle famiglie, che in questi mesi hanno supplito alle carenze delle politiche pubbliche;

   non sorprende, pertanto, che, anche in questi giorni in cui si comincia a discutere nel dettaglio della cosiddetta «Fase 2», si parla di «ripartenza» a scuole chiuse, assumendo tacitamente che una parte rilevante dei costi di questa ripartenza sarà assorbita ancora una volta dalle famiglie;

   se tale scelta fosse confermata, significherebbe che, dopo due mesi di isolamento, con l'obiettivo di tutelare soprattutto le categorie più fragili e, in particolare, gli anziani, con la riapertura, seppure graduale, delle attività e il ritorno al lavoro dei genitori, i bambini saranno affidati alla cura proprio dei nonni, qualora non si abbia la possibilità di pagare una babysitter a tempo pieno –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo per sanare le problematiche emerse in questi mesi di didattica a distanza, con particolare riferimento al coinvolgimento dei ragazzi che hanno alle spalle famiglie fragili, rischiando di alimentare disuguaglianze sociali che potrebbero diventare incolmabili;

   quali urgenti iniziative intenda assumere il Governo per consentire a tutte le famiglie, anche con figli piccoli, di ripartire;

   se la decisione di tenere le scuole chiuse fino alla fine dell'anno scolastico, in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei, sia legata a motivi scientifici oppure organizzativi;

   se e come il Governo intenda supportare i nidi, le scuole d'infanzia e i centri estivi privati che, a causa della chiusura prolungata e della mancata riscossione delle rette di frequenza, sono condannati al fallimento, con il conseguente enorme vuoto di servizi pubblici che lasceranno.
(4-05757)

  Risposta. — Il momento di emergenza che il nostro Paese sta vivendo, evidenzia la necessità di un utilizzo importante delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione nella didattica da parte delle istituzioni scolastiche.
  Per questa ragione abbiamo subito dispiegato ogni misura per garantire agli istituti scolastici dalle più innovative, quanto indispensabili, metodologie didattiche, all'accesso alla didattica a distanza per gli studenti meno abbienti, e con disabilità, in nome del diritto all'istruzione garantito dall'articolo 34 della nostra Costituzione.
  Al riguardo, nel decreto-legge n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 24 aprile 2020, abbiamo stanziato risorse – pari a 85 milioni di euro – di cui 70 milioni per consentire alle istituzioni scolastiche, che ne fossero prive, di dotarsi immediatamente di piattaforme e di strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza e per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti dispositivi digitali individuali e connessione alla rete.
  Non ho voluto una ripartizione «a pioggia», ma un'allocazione delle risorse che tenesse conto della concreta condizione degli studenti, per supportare in termini di eguaglianza sostanziale quelli più bisognosi.
  È stato disposto anche un incremento di 2 milioni del cosiddetto «Fondo per l'emergenza, del Piano scuola digitale».
  Ricordo, inoltre, che a metà marzo 2020 è stato erogato un contributo di mille euro a ciascuna istituzione scolastica, per un totale di 8,2 milioni di euro, destinato anche per il potenziamento dell'apprendimento a distanza.
  Per non lasciare nessuno indietro abbiamo stanziato ulteriori risorse a valere sui fondi PON destinati proprio all'acquisto di pc,
tablet e dispositivi per la connessione internet: 63,6 milioni dedicati alle scuole del I ciclo e 4,3 milioni dedicati ai Cpia.
  Continuano gli investimenti sul digitale: 21,9 milioni di euro per finanziare le
smart class nelle scuole secondarie di secondo grado statali, sono le risorse messe a disposizione attraverso il bando PON pubblicato il 15 giugno 2020 sul sito del Ministero. Tale investimento, in parte fondi strutturali e in parte risorse del Piano nazionale scuola digitale, servirà per acquistare strumenti e dispositivi digitali, accessori e periferiche hardware (come proiettori, webcam o scanner), software e licenze per piattaforme di e-learning, monitor touch screen e per creare nuovi spazi digitali nelle scuole, favorendo nuove metodologie di apprendimento anche in vista della ripresa di settembre.
  Abbiamo anche previsto uno stanziamenti di 236 milioni di euro, a valere sui fondi PON, per garantire il diritto allo studio di studentesse e studenti delle scuole secondarie di I e II grado. Con i fondi potranno essere acquistati libri di testo scolastici digitali o cartacei, dizionari, dispositivi digitali, materiali didattici per ragazzi con bisogni educativi speciali (Bes) o disturbi specifici dell'apprendimento (Dsa) da destinare, anche in comodato d'uso, alle studentesse e agli studenti che vivono in condizioni di svantaggio.
  In merito alle scuole paritarie, nel decreto-legge n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27, all'articolo 120, comma 6-
bis, abbiamo stanziato, nell'anno 2020, la somma di 2 milioni in favore delle istituzioni scolastiche paritarie, destinata per l'acquisto di piattaforme e di strumenti digitali utili per l'apprendimento a distanza, o al potenziamento di quelli già in dotazione, nei rispetto dei criteri di accessibilità per le persone con disabilità, e in parte per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d'uso, dispositivi digitali individuali per la fruizione delle suddette piattaforme, nonché per la necessaria connettività di rete.
  Aggiungo che, con l'articolo 233 del decreto-legge «Rilancio», abbiamo stanziato a favore delle stesse paritarie, finanziamenti straordinari raddoppiati per volontà parlamentare. Più in dettaglio: incremento di 15 milioni a valere sul Fondo nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione da 0 a 6 anni; 165 milioni di euro a favore dei soggetti che gestiscono in via continuativa i servizi educativi per l'infanzia e delle scuole per l'infanzia non statali e una spesa complessiva di 120 milioni di euro per le scuole primarie e secondarie paritarie, quale sostegno economico a fronte della riduzione o del mancato versamento delle rette o delle compartecipazioni da parte dei fruitori, determinato dalla sospensione dei servizi in presenza.
  In merito alla ripresa a settembre delle attività didattiche in presenza, posso rassicurarLa sul fatto che il Governo sta lavorando affinché il nuovo anno scolastico possa svolgersi in una situazione di «nuova normalità».
  Al riguardo, Le ricordo che l'Amministrazione centrale, d'intesa con le organizzazioni sindacali, attraverso un apposito tavolo nazionale, ha predisposto con il Dipartimento della protezione civile il protocollo di sicurezza per la ripresa di settembre.
  Dall'
help desk per le scuole, alle modalità di ingresso e uscita, alle pulizie degli spazi, si tratta di un documento importante che contiene le misure da adottare per garantire la tutela della salute di studentesse, studenti e personale, ma anche impegni che guardano al futuro e al miglioramento della scuola come il contrasto delle cosiddette classi «pollaio».
  È la dimostrazione che non vogliamo lasciare sole le scuole. Al loro fianco vi è, infatti, una cabina di regia nazionale con compiti di coordinamento e tavoli regionali, insediati presso gli Uffici territoriali del Ministero dell'istruzione. Ai gruppi di lavoro stanno partecipando anche i rappresentanti degli Enti territoriali.
  Inoltre, sul sito del Ministero dell'istruzione è attiva un'apposita sezione con tutti i documenti e i materiali utili per le scuole, per il personale e anche per le famiglie, per la ripresa di settembre e la partenza dell'anno scolastico 2020/2021. Disponibili sulla pagina
web, i documenti del Ministero, quelli del Comitato tecnico-scientifico per l'emergenza relativi al settore scuola, i link alle pagine degli Uffici scolastici regionali, le risposte alle domande più frequenti pervenute al Ministero. La sezione sarà costantemente aggiornata.
  A quanto fin qui illustrato aggiungo che il Governo ha approntato le risorse finanziarie necessarie per far sì che si proceda a un avvio ordinato dell'anno scolastico, in piena sicurezza.
  Un ulteriore miliardo per la ripresa della didattica in presenza che consentirà, fra l'altro, di avere un maggiore organico per evitare classi sovraffollate e di disporre degli spazi supplementari, ove necessari. Con queste risorse aggiuntive potremmo arrivare ad un incremento di 50 mila unità tra docenti e personale Ata per il prossimo anno scolastico, sulla base delle esigenze che emergeranno dai territori.
  Le risorse di cui ho detto si aggiungono al miliardo (euro 377,6 milioni nel 2020 ed euro 600 milioni nel 2021) stanziato dall'articolo 235 del decreto-legge n. 34 del 2020, che istituisce presso il Ministero dell'istruzione un fondo (denominato «Fondo per l'emergenza epidemiologica da COVID-19») proprio allo scopo di adottare le opportune misure per la riapertura delle istituzioni scolastiche, contenendo il rischio epidemiologico.
  Il menzionato decreto-legge ha poi incrementato il Fondo per il funzionamento delle scuole di 331 milioni di euro per la pulizia e la costante igienizzazione degli ambienti scolastici, oltre che per l'acquisto di dispositivi di protezione individuale. Questi fondi sono già stati erogati alle istituzioni scolastiche e potranno essere utilizzati anche per piccoli interventi di manutenzione utili ad aumentare gli spazi disponibili.
  Rispetto all'edilizia scolastica, sempre nel decreto «Rilancio», abbiamo poi introdotto varie novità finalizzate, ad esempio, a semplificare le procedure di autorizzazione, di esecuzione e di pagamento degli interventi; a incrementare di 30 milioni di euro, per il 2020, la sezione del Fondo unico per l'edilizia scolastica destinata alle emergenze.
  Il 24 giugno 2020, sul sito del Ministero dell'istruzione, abbiamo pubblicato un apposito bando, a valere sui fondi Pon, per ulteriori 330 milioni, destinati agli enti locali per gli interventi di edilizia leggera. Sono già stati pubblicati i risultati relativi al primo bando e al successivo secondo avviso – destinato a coloro che non avevano fatto in tempo ad accreditarsi – che hanno messo a disposizione tali risorse.
  Gli enti locali hanno fatto domanda, per i 2 avvisi, per un totale di oltre 326 milioni di euro, pari a oltre il 98 per cento delle risorse disponibili. Sono in tutto 5.664 gli enti che hanno richiesto i finanziamenti, oltre l'84 per cento del totale.
  In ultimo, mi preme ricordare che contestualmente al perseguimento di un avvio ordinato e in piena sicurezza dell'anno scolastico, il Ministero dell'istruzione sta lavorando per la costruzione di un modello di scuola innovativa e sempre più efficiente. In questa nuova visione di modernizzazione della scuola rientra anche l'ambito di intervento del Commissario straordinario per l'emergenza Covid che ha indetto la gara pubblica europea per l'acquisto di un massimo tre milioni di banchi per garantire la riapertura dell'anno scolastico in sicurezza.
  È un'azione importante che se da un lato ci permette di garantire maggiore distanziamento, in futuro consentirà ai ragazzi di lavorare in gruppo e di avere forme di innovazione didattica. Si tratta, infatti, di arredi che saranno un patrimonio per il lavoro in classe e nei laboratori, di risorse che rimarranno alla scuola italiana, arricchendola.
  Grazie al lavoro svolto in questi ultimi mesi e agli investimenti, grazie alle misure e alle numerose azioni finora intraprese, abbiamo riportato la scuola al centro del dibattito pubblico.

La Ministra dell'istruzione: Lucia Azzolina.


   PELLICANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Venezia sta discutendo una variante al piano degli interventi nel quale è previsto un accordo pubblico-privato con lo scopo di valorizzare la gronda lagunare, lo sviluppo e attrezzamento del parco di S. Giuliano e il riordino degli approdi al servizio della nautica lagunare e l'implementazione del turismo ecosostenibile mediante una nuova connessione acquea dal Passo di Campalto con la città antica e la laguna nord;

   l'accordo in questione dovrebbe svilupparsi in un'area molto pregiata dal punto di vista storico, ambientale, paesaggistico e sociale che è in parte di proprietà comunale ed in parte di proprietà privata, gestita dalla società partecipata Raiway che ospita gli impianti Rai di Campalto che negli anni recenti sono stati in parte disattivati e dismessi, in quanto, sulla base delle indagini Arpav eccedevano il limite di legge previsto per impianti emittenti onde elettromagnetiche;

   tutta l'area degli impianti Rai è connotata da scarsa cura e manutenzione, mentre le nuove tecnologie, anche satellitari, sarebbero in grado di garantire gli obblighi di diffusione del segnale fino alla regione Friuli-Venezia Giulia e Istria per soddisfare le necessità dei cittadini di lingua italiana;

   l'acquisizione di porzione dell'area Rai in questione da parte del comune di Venezia consentirebbe di allargare la superficie dell'adiacente Punta del Passo di Campalto e permetterebbe un accesso facilitato e in sicurezza al limite dell'acqua da parte dei cittadini di Campalto e di tutta la città di Mestre; l'area potrebbe essere utilizzata anche per l'organizzazione di eventi da parte delle istituzioni locali e delle associazioni di quel territorio e della terraferma mestrina –:

   se gli obblighi di diffusione del segnale siano ancora vigenti e se non sia comunque possibile diminuire significativamente l'impatto elettromagnetico e ambientale dell'impianto con i nuovi e più efficienti mezzi tecnologici, considerata la sua posizione sul bordo della laguna di Venezia e prossima al borgo del Villaggio Laguna;

   se il Governo ritenga utile per la collettività la cessione dell'area o di una significativa porzione di essa, mantenendo gli standard di sicurezza degli impianti, per consentire l'allargamento dell'area ad uso pubblico della Punta del Passo per gli scopi esposti in premessa, dando la possibilità ai cittadini campaltini e mestrini, a cui per decenni è stata tolta, dell'affaccio alla laguna e dell'uso di spazi pubblici in un'area pregiatissima dal punto di vista storico, ambientale, paesaggistico e sociale.
(4-05728)

  Risposta. — Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, sentita la direzione generale del Ministero dello sviluppo economico, si rappresenta quanto segue.
  L'interrogante fa riferimento al piano degli interventi in discussione al comune di Venezia nel quale è previsto un accordo di valorizzazione della gronda lagunare e del parco San Giuliano, il quale dovrebbe svilupparsi in un'area che ricade in parte nella proprietà gestita dalla società partecipata Rai Way e che ospita gli impianti Rai di Campalto.
  Orbene, sul punto preme evidenziare che il Ministero dello sviluppo economico non ha specifiche competenze sull'eventuale cessione dell'area (né di sue porzioni) in cui sono collocati gli impianti di Rai Way.
  Conseguentemente, sulle questioni sollevate dall'Onorevole interrogante è stata interpellata direttamente la Rai – Radiotelevisione italiana s.p.a.
  L'Azienda, in particolare, ha riferito che il sito di proprietà di Rai Way ubicato nel comune di Venezia è di circa 4.5 ettari ed è identificato catastalmente al foglio 28, particella 23 del comune stesso.
  Il terreno fu acquistato dalla società nel 1967 e vi furono realizzati quattro fabbricati a destinazione industriale, oltre a tre strutture metalliche (due chi 79 metri e una di 39 metri), necessarie per la trasmissione e diffusione dei segnali radiotelevisivi della Rai stessa. Il Piano regolatore generale identifica l'area classificandola come F8, con destinazione d'uso «impianti tecnologici».
  L'azienda ha altresì riferito che, ad oggi, da tale sito di Venezia Campalto, Rai Way diffonde i servizi radiofonici in onda media e in tecnologia
Digital Audio Broadcasting (DAB). Inoltre, il sito è utilizzato quale centro di collegamento verso altri importanti nodi della rete, tra cui ad esempio Monte Venda e Col Visentin.
  Inoltre, viene fatto presente che nel 2019 era già stata dismessa e rimossa una delle due torri (di 79 metri).
  Ad oggi, dunque, non si registrerebbe alcuna problematica di superamento dei livelli di campo elettromagnetico. La manutenzione dell'area e dei fabbricati si svolge, infatti, in maniera regolare e non si è riscontrata alcuna criticità.
  Considerato quanto sopra, trattandosi di un sito diffusivo e di collegamento (compreso tra gli impianti utili allo svolgimento del servizio pubblico di cui Rai è concessionaria), l'azienda ha riferito di non aver valutato, allo stato, alcuna ipotesi di dismissione ovvero di alienazione anche parziale del cespite.
  Infine, per quanto attiene agli aspetti paesaggistici e ambientali, messi in luce con l'atto in questione, si rimanda alle valutazioni delle amministrazioni direttamente competenti.

Il Ministro dello sviluppo economico: Stefano Patuanelli.


   UNGARO. — Al Ministro per gli affari europei, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da un articolo de Il Sole 24 Ore, a firma di Nicol Degli Innocenti, si apprende che l'emergenza coronavirus rischia di avere un impatto negativo sui cittadini europei che ancora non hanno ottenuto il diritto di residenza permanente in Gran Bretagna dopo la Brexit. Per questo è stata appena lanciata una campagna per chiedere al Governo britannico di abbandonare le procedure in vigore e di garantire per legge a tutti i cittadini dell'Unione europea attualmente residenti in Gran Bretagna il diritto a restare;

   l'attuale sistema prevede infatti che i cittadini dell'Unione europea facciano domanda per ottenere il «settled status», o diritto di residenza permanente, se vivono nel Regno Unito da oltre cinque anni, e il «pre-settled status», se residenti da meno tempo. Finora oltre 3 milioni di cittadini europei hanno chiesto e ottenuto il diritto a restare, in forma definitiva o temporanea;

   i cittadini dell'Unione europea avranno tempo fino al giugno 2021 per fare domanda, quindi sei mesi oltre la fine del periodo di transizione che termina il 31 dicembre 2020, data che segna l'uscita definitiva della Gran Bretagna dalla Unione europea. È opportuno però ricordare che sia la campagna di informazione che la rete di sostegno, compresi i call-center e gli aiuti gestiti da enti di beneficenza e ong rivolti alla persone più fragili e con poca familiarità con internet, sono ora congelate a causa del divieto di incontrare persone e della necessità di utilizzare tutte le risorse disponibili per combattere l'epidemia;

   il sistema online di valutazione delle richieste di «settled status» è già stato rallentato dall'emergenza. Il tempo medio per ottenere una risposta, che era di cinque giorni, ora è di diverse settimane. E nel solo mese di febbraio 2020 l'Home Office ha respinto 300 richieste di residenza, citando la mancanza di documentazione corretta e completa. Si tratta di un'impennata senza precedenti: finora infatti solo sette persone erano state «bocciate», per ragioni solitamente legate a precedenti penali. Secondo il gruppo «the3Million», associazione che rappresenta i cittadini dell'Unione europea in Gran Bretagna, è una «strana coincidenza» che l'impennata sia avvenuta proprio il mese dopo la Brexit –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e se non intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché le autorità britanniche tengano conto della necessità di un rafforzamento delle attività di informazione e orientamento, specie per le persone più fragili e meno alfabetizzate digitalmente, sulle modalità e sul termine di presentazione della domanda per ottenere il «settled status», specie a favore della numerosa comunità italiana residente nel Regno Unito.
(4-05112)

  Risposta. — Rispondo all'interrogazione n. 4-05112 sul potenziale impatto dell'emergenza sanitaria rispetto alla procedura di riconoscimento del «settled status» ai connazionali nei Regno Unito.
  La nostra rete diplomatico-consolare nel Regno Unito sta portando avanti ogni iniziativa possibile per assicurare, in collaborazione con il Governo britannico, un livello ottimale di informazione e orientamento di tutti i connazionali residenti circa l'ottenimento dello European Union Settled Status (EUSS). Su circa 420.000 italiani ufficialmente residenti nel Regno Unito, già a fine maggio risultavano aver ottenuto l'Euss almeno 363.000 connazionali.
  Sull'introduzione dell'Euss e sulle modalità per aderirvi, le autorità britanniche e le ambasciate dei Paesi europei nel Regno Unito stanno portando avanti da tempo un'ampia campagna informativa, finalizzata a raggiungere anche le fasce più «deboli» della popolazione residente. Una campagna che ha condotto ben oltre il risultato atteso, superandosi la soglia dei tre milioni di cittadini europei iscritti al nuovo sistema di registrazione. La nostra ambasciata a Londra è impegnata in una capillare azione informativa in tutto il Paese attraverso i media nazionali, i canali online e con iniziative
ad hoc organizzate sul territorio con la collaborazione di associazioni ed enti locali. Inoltre, per venire incontro alle esigenze dei più vulnerabili, il 19 febbraio 2020 il consolato generale d'Italia a Londra, in collaborazione con il Comites di Londra, ha inaugurato uno sportello «settled status» per assistere di persona i connazionali che più ne abbiano necessità, consentendo a quanti abbiano familiarità con la tecnologia di accedere gratuitamente e in modo assistito alle procedure britanniche in materia di immigrazione. Anche il Consolato in Edimburgo si sta adoperando nella stessa direzione con le Autorità scozzesi per consentire a chi non possa esser agevolmente raggiunto online di ricevere forme alternative di assistenza ed informazione in materia di Euss, fra cui la possibilità di lettere individuali.
  Il tema delle modalità di riconoscimento del
settled status continua a essere seguito e approfondito da parte italiana, in particolare nell'ambito dell'apposito user group dello Home Office britannico, a cui partecipa attivamente l'Ambasciata d'Italia a Londra insieme ai rappresentanti degli altri 26 Stati membri e della Commissione Europea. In quella Sede il governo britannico ha indicato di voler rinnovare rilevanti finanziamenti ad una rete di 57 destinatari fra enti e istituzioni locali che seguono ed assistono, sul territorio, i cittadini europei invitandoli a programmare nuove modalità di assistenza ed iniziative compatibili con l'emergenza COVID-19.
  Da un lato, i tempi di trattazione delle domande di registrazione da parte dell'Home Office hanno subito dei ritardi a causa della emergenza COVID. Dall'altro, i numeri delle registrazioni hanno continuato a crescere, anche in questa fase, per tutti i cittadini europei ed in modo particolare per gli italiani. Interpellate sui casi di rifiuto – peraltro in numero alquanto limitato rispetto al totale delle domande – le Autorità britanniche hanno fatto riferimento alle reiterate lacune nella documentazione prodotta dagli interessati a sostegno della loro richiesta, aggiungendo che il rigetto della domanda non preclude comunque una sua ripresentazione.
  La nostra Ambasciata continua ad adoperarsi con un
helpdesk che include anche un servizio di consulenza legale, rivelatosi un prezioso strumento a sostegno delle numerose richieste pervenute da parte dei connazionali durante i mesi di lockdown nel Regno Unito. Sul sito istituzionale dell'Ambasciata e della Delegazione dell'Unione europea a Londra sono disponibili molte informazioni necessarie a guidare i cittadini, tra cui linee guida in tutte le lingue dell'Unione europea in modo da rendere il più possibile uniforme ed efficace la campagna di sensibilizzazione sull'adesione all'Euss. La oramai prossima apertura del consolato generale a Manchester, competente in una circoscrizione di circa ottantamila connazionali residenti, consentirà inoltre di favorire una distribuzione dell'informazione ancora più capillare e approfondita connazionali residenti.
  Nel corso della pandemia, nonostante i disagi dovuti al rallentamento delle attività amministrative di registrazione dall'interrogante menzionati, i numeri delle iscrizioni all'Euss hanno continuato a crescere. Ad agosto è stato raggiunto il tetto di 3,6 milioni di pratiche concluse, di cui circa 372.000 avanzate da parte di italiani. Pur in mancanza di attività di informazione e sensibilizzazione «in presenza» dirette alle categorie più vulnerabili (minori e «over 65»), il tasso di registrazione di queste ultime è rimasto sostanzialmente invariato. Il Governo continua comunque a sensibilizzare le Autorità britanniche sulla necessità di proseguire col sostegno alle Ong che si adoperano proprio al fine di agevolare il processo di iscrizione dei più vulnerabili, ricevendo dalle stesse Autorità disponibilità a collaborare in questo senso.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale: Ricardo Antonio Merlo.