TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 49 di Martedì 25 settembre 2018

 
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INTERPELLANZE E INTERROGAZIONI

A) Interpellanza

   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   la legge n. 107 del 2015 ha definito un piano straordinario di mobilità strutturato in 4 fasi, che ha coinvolto circa 100 mila persone e determinato gravissimi disagi e pregiudizi per i docenti assunti nell'anno scolastico 2015/2016 su sedi provvisorie;

   la mobilità 2016/2017, definita sulla base di un sistema di priorità previsto dal contratto collettivo nazionale integrato 2016 e dall'ordinanza ministeriale n. 241 del 2016 non prevista dalla normativa vigente, ha determinato una situazione di disparità che ha visto docenti ottenere il trasferimento richiesto, anche con punteggi pari a zero, a danno di docenti con punteggi più elevati e in alcuni casi anche titolari di diritti di precedenza;

   in seguito alle irregolarità riscontrate, sono stati avviati numerosi contenziosi, molti dei quali si sono conclusi con la condanna del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ad annullare il trasferimento erroneamente effettuato e a riassegnare al docente ricorrente la sede spettante, secondo quanto accertato nel giudizio;

   per le operazioni di mobilità 2018/2019 sono state solo apparentemente ridotte a due le fasi del procedimento, provinciale ed interprovinciale, in quanto il contratto collettivo nazionale integrato 2017 ha previsto una fase «propedeutica» alle operazioni, costituita da 8 sotto-fasi, e ha suddiviso la procedura di mobilità provinciale e interprovinciale in ben 36 ulteriori sotto-fasi; la correttezza dei relativi esiti è, secondo l'interpellante, dubbia e non trasparente;

   ogni anno, i docenti che presentano domanda di trasferimento o mobilità professionale non accedono alle necessarie informazioni circa l'effettiva disponibilità di posti, con conseguente incertezza in merito alla destinazione;

   sulla base del contratto collettivo nazionale integrato 2017, in sede di assegnazione di posto, i docenti, che, nel tentativo di superare la mancanza di informazioni sui posti effettivamente disponibili, indicano la provincia, vengono penalizzati nell'ottenimento del trasferimento interprovinciale rispetto a coloro che, indicando scuole o ambiti, ottengono il trasferimento prioritariamente, anche con punteggio inferiore se individuano la sede con posti disponibili;

   i trasferimenti sono determinati attraverso un algoritmo che definisce una graduatoria per ogni sede scelta da ogni docente, sulla base:

    a) del posizionamento numerico della scelta effettuata in domanda di mobilità dai docenti;

    b) del punteggio posseduto dai medesimi;

    c) della fase alla quale concorre (provinciale o interprovinciale) il docente;

    d) del diritto di precedenza posseduto se riconosciuto dalla contrattazione;

    e) della priorità della scelta puntuale rispetto a quella più ampia;

   tale sistema determina l'impossibilità di verificare la correttezza dei risultati ottenuti in merito all'elenco pubblicato dei trasferimenti, definiti non solo in base al punteggio posseduto, ma anche e soprattutto sulla base del cosiddetto criterio «numerico posizionale» della scelta della sede in domanda;

   le procedure di mobilità dovrebbero avvenire senza distinzioni tra quelle provinciali e interprovinciali e precedentemente alle immissioni in ruolo; tuttavia il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha disposto che al termine delle stesse procedure provinciali, e dopo il «riassorbimento» in provincia di eventuali docenti in esubero, i posti residui vengano destinati: per il 60 per cento alle immissioni in ruolo, per il 30 per cento ai trasferimenti da fuori provincia e per il 10 per cento alla mobilità professionale;

   il diritto di precedenza di cui sono beneficiari i docenti, figli e familiari, che assistono un disabile genitore, parente o affine entro il II grado in condizione di gravità (articolo 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992), non viene riconosciuto nelle operazioni di mobilità, territoriale e professionale, tra province diverse;

   i tribunali italiani hanno costantemente censurato l'azione del Ministero, sia in merito ai criteri di valutazione del punteggio ai fini della mobilità, in quanto iniquo verso i docenti con punteggi maggiori, che per il mancato rispetto del diritto di precedenza di cui all'articolo 33 della legge n. 104 del 1992, che non può essere negato nelle operazioni di mobilità tra province diverse, né limitata alle sole operazioni di assegnazione provvisoria;

   il Ministero è stato, di conseguenza, condannato più volte al pagamento delle spese di giudizio derivanti dai contenziosi instauratisi a causa delle errate procedure di mobilità, con conseguenti danni e aggravio di costi a carico dell'erario;

   le operazioni di mobilità 2018/2019, le cui procedure sono regolate dal contratto collettivo nazionale integrato 2017 prorogato, sono soggette, ad avviso dell'interpellante, ai medesimi vizi ed illegittimità delle precedenti due mobilità;

   il trasferimento di migliaia di docenti a centinaia di chilometri dalla propria casa, dovuto ad una contrattazione collettiva irrazionale e viziata, ha determinato la disgregazione di nuclei familiari e il gravoso carico, da parte di questi ultimi, dei costi di vitto, alloggio, viaggio e altro per il docente assunto lontano da casa;

   tale situazione di profondo disagio ha colpito particolarmente i docenti meridionali, assunti nell'anno scolastico 2015/2016 dalle graduatorie ad esaurimento, che hanno concorso obbligatoriamente alla fase C della mobilità per l'anno scolastico 2016/2017 e che sono stati gli unici costretti al trasferimento su tutto il territorio italiano per ottenere una sede di titolarità definitiva, spesso localizzata nel Centro o nel Nord, in quanto le sedi più vicine e disponibili al Sud erano state assegnate nelle fasi precedenti, anche a docenti con punteggi inferiori –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere in ordine alle problematiche ed irregolarità evidenziate.
(2-00043) «Germanà».

(9 luglio 2018)

B) Interrogazione

   D'INCÀ. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la direzione regionale dell'Inps del Veneto, con riferimento alle disposizioni legislative nazionali in tema di revisione della spesa pubblica, avrebbe espresso la volontà di convertire l'attuale agenzia dell'Inps di Agordo in punto Inps;

   tale decisione, se confermata, potrebbe causare delle problematiche legate alla riduzione del ricevimento al pubblico a soli tre giorni alla settimana, in quanto gli impiegati, in base alla turnazione, saranno costretti ad essere presenti alcuni giorni ad Agordo e altri a Belluno;

   tale riorganizzazione comporterebbe, inoltre, un inevitabile peggioramento del servizio offerto ai residenti, preludendo a una successiva chiusura al fine di decentrare tutti i servizi nella sede centrale di Belluno;

   la copertura internet, inoltre, al momento non è presente in tutto il territorio agordino e, laddove si trova il segnale, questo risulta lento e insufficiente, costringendo i cittadini, non solo anziani, a rivolgersi in sede per usufruire dei servizi a loro rivolti;

   l'eventuale cessazione dei servizi nella sede dell'Inps di Agordo e il successivo trasferimento nella sede di Belluno comporterebbero delle difficoltà logistiche legate all'allungamento della percorrenza di oltre quaranta chilometri a causa della conformazione del territorio e coloro i quali non hanno un'autonomia di spostamento si troverebbero costretti ad utilizzare mezzi pubblici affrontando viaggi lunghi e problematici;

   il continuo taglio dei servizi essenziali e necessari per i residenti in montagna è una delle prime cause di spopolamento della provincia di Belluno –:

   se non ritenga di adottare, in tempi rapidi, iniziative volte a scongiurare la chiusura di un ufficio come l'agenzia dell'Inps di Agordo o il suo eventuale declassamento a punto Inps, posto che tale ufficio è di vitale importanza per la cittadinanza agordina, la quale, va ricordato, è costituita per la maggior parte di persone anziane.
(3-00082)

(17 luglio 2018)

C) Interpellanza

   La sottoscritta chiede di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che:

   secondo l'Organizzazione mondiale della sanità i bambini in eccesso ponderale nel mondo sono 44 milioni;

   in Italia, il fenomeno dell'obesità infantile sta assumendo dimensioni preoccupanti; si stima che i bambini tra i 6 e gli 11 anni con problemi di eccesso ponderale, in Italia, siano ben 1.100.000. Il 12 per cento dei bambini risulta obeso, mentre il 24 per cento è in sovrappeso: più di un bambino su tre, quindi, ha un peso superiore a quello che dovrebbe avere per la sua età;

   l'aumento dell'obesità ha cause diverse che interagiscono tra loro, tra le quali si possono individuare in via principale sedentarietà, cattiva alimentazione e fattori genetici;

   in Italia, il tasso di sedentarietà è tre volte superiore a quello degli altri Paesi europei. Il dato allarmante riguarda, in particolare, i sedentari assoluti, ovvero coloro che non praticano né sport né qualunque tipo di attività fisica. I bambini tendono ormai a muoversi sempre meno, mentre l'esercizio fisico al contrario è per i bambini di fondamentale importanza;

   nelle abitudini alimentari dei bambini si registra un aumento della quantità e varietà degli alimenti grassi ed energetici, l'aumento dell'uso di ristoranti e fast-food per pranzare e cenare, un incremento dell'uso di bibite analcoliche dolci e gasate come sostituto dell'acqua;

   a livello internazionale si discute della cosiddetta sugar tax, la tassa sulle bevande zuccherate, che dal 6 aprile 2018 nel Regno Unito è già in vigore. La tassa britannica è differente da quelle applicate sinora nel resto del mondo, sia nella sua struttura sia nella sua finalità, che non è quella di far diminuire il consumo di bevande zuccherate ma di spingere i produttori, attraverso la leva fiscale, a ridurne il contenuto di zucchero. I succhi di frutta naturali, le bibite a base di latte e i piccoli produttori sono esenti dalla tassa;

   una sana e corretta alimentazione e un corretto rapporto con il cibo, a partire già dall'età infantile, producono i loro effetti in età adulta;

   l'iperalimentazione nei primi due anni di vita, oltre a causare un aumento di volume delle cellule adipose, determina anche un aumento del loro numero (iperplasia): da adulti, pertanto, si avrà una maggiore predisposizione all'obesità ed una difficoltà a scendere di peso o a mantenerlo nei limiti, perché sarà possibile ridurre le dimensioni delle cellule, ma non sarà possibile eliminarle;

   vi sono poi conseguenze più gravi cui è associata l'obesità infantile, alcune ad insorgenza precoce: problemi di tipo respiratorio, articolare, disturbi dell'apparato digerente e disturbi di carattere psicologico, come la perdita di autostima e la non accettazione di sé. Altre sono ad insorgenza tardiva, come le disfunzioni di natura cardiocircolatoria, muscoloscheletrica e metabolica e altro. Intervenire durante l'età evolutiva è quindi di fondamentale importanza;

   le buone abitudini famigliari in primis devono contribuire al formarsi di un'adeguata coscienza alimentare. Anche la scuola, nell'ambito del suo ruolo istituzionale, deve assumere il compito di sensibilizzare verso le tematiche della salute, della sana alimentazione e della riduzione degli sprechi e adottare iniziative volte alla valorizzazione delle tradizioni culinarie del nostro Paese;

   un ruolo importante, nel momento informativo e formativo, lo rivestono famiglia, scuola e anche i servizi sanitari presenti sui territori, ma non si può ignorare il ruolo fondamentale dei media e della comunicazione, tanto più nell'epoca dei social network. Per quanto riguarda la pubblicità, è inconfutabile che bambini e adolescenti siano continuamente esposti a un numero considerevole di tecniche nascoste di digital marketing che promuovono cibi ricchi di grassi e zuccheri –:

   se non si intendano promuovere campagne di rilevazione e di prevenzione del rischio di obesità infantile mediante l'avvio di procedure di screening, rivolte ai bambini dai 0 ai 3 anni, nonché indagini volte a verificare le abitudini alimentari delle donne in stato di gravidanza e dei bambini in età prescolare, al fine di promuovere un consumo alimentare sano e consapevole;

   se non si ritenga necessario avviare efficaci campagne di informazione e sensibilizzazione nelle scuole per promuovere iniziative che supportino abitudini alimentari maggiormente corrette e una nutrizione maggiormente equilibrata, nella fase in cui si formano le abitudini alimentari dei ragazzi, anche prevedendo programmi di formazione e aggiornamento dei docenti in materia di educazione alimentare, garantendo un approfondimento nel campo delle scienze alimentari e nella pedagogia alimentare e un approccio integrato tra alimentazione e ambiente e la dieta mediterranea;

   se non si intendano assumere iniziative per prevedere, seguendo l'esempio britannico, l'introduzione anche nel nostro Paese della cosiddetta sugar tax sulle bevande zuccherate;

   se non si reputi necessario avviare un piano nazionale per la prevenzione e la cura dell'obesità, che preveda attività di controllo della pubblicità rivolta ai bambini, il divieto della vendita di merendine e bevande zuccherate negli istituti scolastici e campagne di comunicazione sociale che promuovano la dieta mediterranea.
(2-00071) «Elvira Savino».

(3 agosto 2018)

D) Interpellanza e interrogazione

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che:

   Industria italiana autobus è un'azienda nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e dell’Irisbus di Avellino, la cui proprietà risulta partecipata all'80 per cento da Tever s.p.a. (ex King Long Italia) e al 20 per cento da Leonardo (ex Finmeccanica);

   l'azienda, stante la crisi industriale e finanziaria in atto, ha richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per cercare delle soluzioni che consentano la ristrutturazione degli stabilimenti e la ripresa dell'attività produttiva, anche alla luce della scadenza a dicembre 2018 degli ammortizzatori sociali attualmente erogati;

   particolarmente urgente appare, alla luce della situazione finanziaria, una ricapitalizzazione societaria;

   durante l'incontro del 6 luglio 2018 il Governo ha indicato la disponibilità ad agire per favorire l'ingresso di Invitalia nella compagine della società, attraverso le risorse del Fondo imprese Sud stanziate dal precedente Governo con la legge di bilancio per il 2018, insieme a un nuovo socio privato, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione definitiva per consentire la stabilità occupazionale ai lavoratori per gli stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino) e lo sblocco degli investimenti per far ripartire la produzione sul territorio nazionale con le commesse affidate all'azienda;

   il successivo incontro, tenutosi il 2 agosto 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico, sembrerebbe aver rallentato e quasi bloccato gli impegni assunti nella precedente riunione;

   ad oggi infatti non risulta che ci sia stato alcun impegno fattivo in termini di ricapitalizzazione, né sembrano avanzare le procedure per l'entrata del fondo di Invitalia e tantomeno la formalizzazione dell'entrata del terzo socio nella compagine societaria;

   la situazione si è ulteriormente aggravata con la corresponsione ridotta degli stipendi dei lavoratori;

   il presidente della regione Emilia-Romagna, con lettera del 29 agosto 2018, nel sollecitare l'azione promessa dal Governo, ha indicato la disponibilità della regione stessa a collaborare al percorso di salvaguardia dell'azienda, dei suoi stabilimenti – a partire da quello di Bologna – e dell'occupazione;

   è forte la preoccupazione che il ritardo del Governo, nella gestione di questa crisi industriale, sia il preludio di un vero e proprio «stop» alla prospettata soluzione per il rilancio di Industria italiana autobus e che questo possa comportare l'avvio della procedura fallimentare, vista la situazione di crisi finanziaria conclamata che rischia di compromettere il futuro dei 154 lavoratori di Bologna e dei 290 di Avellino, nonostante l'azienda vanti crediti verso la pubblica amministrazione di circa 30 milioni di euro, dei quali 20 milioni già scaduti, e si sia aggiudicata gare pubbliche per oltre 1300 autobus con ordini per circa 260 milioni di euro –:

   quali iniziative urgenti intenda intraprendere il Ministro interpellato per mantenere gli impegni presi e per trovare una soluzione soddisfacente ed efficace alle problematiche esposte in premessa, a tutela degli stabilimenti del gruppo, dei lavoratori e di un comparto industriale di primaria importanza per il Paese.
(2-00085) «Benamati, Carla Cantone, Critelli, De Maria, Rizzo Nervo».

(4 settembre 2018)

   BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Industria italiana autobus è un'azienda nata nel 2015 attraverso il raggruppamento dell'ex Bredamenarini di Bologna e dell’Irisbus di Avellino, la cui proprietà risulta partecipata all'80 per cento da Tever s.p.a. (ex King Long Italia) e al 20 per cento da Leonardo (ex Finmeccanica);

   l'azienda, stante la crisi industriale e finanziaria in atto, ha richiesto l'intervento del Ministero dello sviluppo economico per cercare delle soluzioni che consentano la ristrutturazione degli stabilimenti e la ripresa dell'attività produttiva, anche alla luce della scadenza a dicembre 2018 degli ammortizzatori sociali attualmente erogati;

   durante l'incontro sul tavolo di crisi del 6 luglio 2018 il Governo avrebbe indicato la disponibilità ad agire per favorire l'ingresso di Invitalia, con il Fondo imprese Sud, nella compagine della società, insieme a un nuovo socio privato, con l'obiettivo di arrivare a una soluzione definitiva per consentire la stabilità occupazionale ai lavoratori per gli stabilimenti di Bologna e Flumeri (Avellino) e lo sblocco degli investimenti per far ripartire la produzione sul territorio nazionale con le commesse affidate all'azienda;

   il successivo incontro, tenutosi il 2 agosto 2018 presso il Ministero dello sviluppo economico, avrebbe visto però un rallentamento o quasi uno «stop» degli impegni presi dal Governo nella precedente riunione;

   dopo un mese, infatti, non risulta che ci sia stato nessun impegno fattivo in termini di ricapitalizzazione, né sembrano avanzare le procedure per l'entrata del fondo di Invitalia e nemmeno la formalizzazione dell'entrata del terzo socio nella compagine societaria;

   è forte la preoccupazione che il ritardo del Governo, nella gestione di questa crisi industriale, sia il preludio di un vero e proprio «stop» alla prospettata soluzione per il rilancio di Industria italiana autobus e che questo possa comportare l'avvio della procedura fallimentare, vista la situazione di crisi finanziaria conclamata che rischia di compromettere il futuro dei lavoratori, che sono 154 a Bologna e 290 ad Avellino, nonostante il fatto che l'azienda risulti in credito verso la pubblica amministrazione di una cifra vicina ai 30 milioni di euro, dei quali 20 già scaduti, e abbia vinto gare pubbliche per oltre 1300 autobus con ordini per circa 260 milioni di euro –:

   quale sia la situazione della trattativa in corso e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per trovare una soluzione alle problematiche esposte in premessa.
(3-00187)

(25 settembre 2018)
(ex 5-00340 del 6 agosto 2018)

E) Interrogazione

   SILLI, ORSINI, VALENTINI, CAPPELLACCI, NAPOLI, BIANCOFIORE, FITZGERALD NISSOLI e ROTONDI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Nicaragua sono in corso da mesi imponenti manifestazioni per chiedere un cambio di Governo e le elezioni anticipate; alle proteste, il Presidente in carica Ortega – il quale ha dichiarato di non volersi dimettere – ha risposto con mezzi violenti, portando in soli tre mesi a più di trecentocinquanta morti nel Paese, in maggioranza giovani studenti;

   nei giorni scorsi sono giunte tragiche notizie di persecuzione contro inermi cittadini e persino contro sacerdoti: le forze di polizia hanno attaccato degli studenti universitari costringendoli a rifugiarsi in una chiesa di Managua. Il cardinale nicaraguense, monsignor Leopoldo Brenes, presidente della Conferenza episcopale del Paese, che ha guidato l'evacuazione dei ragazzi dalla Chiesa, ha confermato la morte di due giovani e il ferimento di altri due;

   risulta che dei gruppi paramilitari, le cosiddette «turbas», abbiano sparato anche contro i sacerdoti che prestavano soccorso nelle parrocchie e che chiese ed edifici di culto abbiano subito devastazione e profanazione (sette finora quelli assediati). Tali violenze e persecuzioni sarebbero comprovate da immagini filmate e diffuse sui social da parte della parrocchia della Divina Misericordia a Managua, assaltata per circa diciassette ore, colpevole di aver aperto le porte agli studenti della vicina Universidad Nacional Autònoma de Nicaragua, che manifestavano contro il Governo;

   i vescovi del Paese denunciano all'unanimità la messa in atto di una vera e propria persecuzione nei confronti della Chiesa, lanciando l'allarme alla comunità internazionale per scongiurare il rischio di una guerra civile nel Paese –:

   se il Governo sia a conoscenza della grave situazione descritta in premessa e quali iniziative diplomatiche intenda assumere di fronte alle violenze da parte dei militari nicaraguensi che stanno colpendo indiscriminatamente la popolazione, compresi sacerdoti e rappresentanti della Chiesa cattolica locale.
(3-00188)

(25 settembre 2018)
(ex 5-00274 del 31 luglio 2018)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE IN RELAZIONE AL PROSPETTATO RICONOSCIMENTO DELLA CITTADINANZA AUSTRIACA AI CITTADINI ITALIANI DI LINGUA TEDESCA E LADINA RESIDENTI IN ALTO ADIGE

   La Camera,

   premesso che:

    il Presidente del Consiglio austriaco Sebastian Kurz, in data 18 dicembre 2017, ha annunciato che l'Austria sta valutando la possibilità di concedere il doppio passaporto alle sole popolazioni di lingua tedesca e ladina della provincia autonoma di Bolzano – provincia della Repubblica italiana – alla luce della richiesta avanzata al Governo di Vienna da 19 consiglieri provinciali altoatesini;

    il Primo Ministro austriaco, in data 18 aprile 2018, nel palese tentativo di influenzare la campagna per le elezioni provinciali/regionali previste in Alto Adige per ottobre 2018, si è permesso di annunciare che «L'Austria apre i consolati all'estero agli altoatesini: “Siamo i loro tutori”», equiparando di fatto gli altoatesini alle vittime del nazismo;

    il 21 luglio 2018 il quotidiano tirolese Tiroler Tageszeitung riportava che per il 7 settembre 2018 sarebbe stata messa a punto la bozza del disegno di legge contenente le modalità con le quali i cittadini italiani dell'Alto Adige, esclusivamente di etnia tedesca e ladina, potranno presentare la domanda per ottenere anche la cittadinanza austriaca;

    in questi giorni si è generata una vera e propria confusione in merito alla già di per sé aberrante decisione del Governo austriaco, poiché sono circolate notizie contrapposte, tanto che la versione della Tiroler Tageszeitung, secondo la quale era pronto il parere della commissione di esperti sul disegno di legge, è stata successivamente smentita dalla Fpoe che ha confermato la presentazione dello stesso entro l'anno;

    nel gruppo di lavoro istituito dal Governo guidato dal Cancelliere conservatore Sebastian Kurz, si è dunque giunti alla «svolta» cinque mesi dopo l'insediamento degli esperti: un team composto da funzionari e tecnici dei Ministeri degli esteri e dell'interno, che era stato costituito all'inizio di febbraio 2018, circa due mesi dopo l'insediamento del nuovo Esecutivo;

    la cerchia di coloro che possono richiedere la cittadinanza austriaca è già stata definita: in relazione alla funzione protettiva dell'Austria, riguarda soltanto i cittadini italiani residenti in Alto Adige con lingua madre tedesca (62 per cento) o ladina (4 per cento): criterio fuori luogo, considerato che vi sono molte famiglie multilingue la cui identità non sono attribuite a una lingua o una cultura, e aberrante nei confronti della popolazione italiana che si vuole costringere evidentemente a optare;

    resta comunque fermo il fatto che sul piano giuridico non è del tutto chiaro il criterio per ottenere la doppia cittadinanza e sarebbe fortemente discriminatorio prevedere che l'unico parametro possa essere la dichiarazione di appartenenza linguistica, che in provincia di Bolzano è, ancora, indispensabile per l'accesso al pubblico impiego e a molte prestazioni sociali, come l'edilizia agevolata, ma che si può rendere scegliendo a piacimento il gruppo linguistico; si tratta di regole anacronistiche – sconosciute al resto del Paese – che pongono lo statuto di autonomia del Trentino-Alto Adige varato nel 1972 in contrapposizione con i principi fondanti dell'Unione europea e con la stessa Costituzione italiana, impedendo la reale uguaglianza e parità di diritti fra cittadini italiani residenti nella provincia autonoma di Bolzano, di lingua italiana, tedesca e ladina;

    come riportato dai maggiori organi di stampa, entro il 7 settembre 2018 si sarebbero apportati i chiarimenti testuali al disegno di legge in fase di stesura. Il giornale Tiroler Tageszeitung ha specificato che per rispettare lo spirito europeo ci dovrebbero essere, in analogia con quanto previsto per gli altoatesini, anche maggiori diritti per i cittadini dell'Unione europea con doppia cittadinanza rispetto a prima. L'Austria vorrebbe rispettare i requisiti europei;

    da parte dei vertici di Vienna sembra ci sia molta confusione, considerato che il 23 luglio 2018 lo staff dell'ufficio del portavoce del Governo di Vienna, Peter Launsky-Tieffenthal, ha affermato che «i requisiti legali per la concessione della cittadinanza austriaca agli altoatesini ci saranno non prima del 2019/2020»;

    sul tema sarà cruciale l'accordo con il Governo italiano, tanto che nelle riunioni del gruppo di lavoro è stato affermato che «la legge sull'acquisizione della cittadinanza austriaca da parte degli altoatesini non sarà decisa contro la volontà di Roma; ma solo in accordo». La funzione di protezione dell'Austria per l'Alto Adige, che è ancorata al diritto internazionale, «non dovrebbe essere messa in pericolo»;

    come riportato in una dichiarazione del 24 luglio 2018, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano avrebbe chiesto all'ambasciatore italiano a Vienna, Sergio Barbanti, di informarsi con il Governo a Vienna sulle ultime intenzioni sul doppio passaporto per gli altoatesini, definendo la questione come un atto «curioso» e aggiungendo che «con tutti i problemi che in questo momento ci sono in Europa, la questione della doppia cittadinanza ci sembrava l'ultimo che bisognasse sollevare»;

    il 7 settembre 2018, a Cernobbio, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale italiano ha ribadito la curiosità della questione, specificando che «abbiamo avuto interlocuzioni come Farnesina con l'ambasciatore austriaco e, con l'ambasciata di Vienna, con il Governo austriaco, per far presente come oggettivamente ci sembra l'ultima delle questioni che varrebbe la pena di aprire»;

    l'azione intrapresa dal Governo di Vienna mostra la volontà di una concessione che ha rinfocolato i propositi di indipendenza dall'Italia di alcuni partiti sudtirolesi, palesando il rischio di un possibile «caso Catalogna» anche per l'Alto Adige-Südtirol;

    Vienna si accinge, dunque, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, a dar seguito con inspiegabile leggerezza a una provocazione delle frange politiche estremiste e secessioniste di partiti di lingua tedesca a Bolzano, proprio in concomitanza delle elezioni provinciali che si svolgeranno a ottobre 2018;

    come se non bastasse il presidente della provincia altoatesina, Arno Kompatscher, durante un incontro con l'ex Cancelliere austriaco e attuale deputato Christian Kern, ha riferito sugli esiti positivi delle trattative in materia finanziaria, facendo addirittura riferimento ad una funzione «di potenza tutrice» da parte dell'Austria;

    sul tema della doppia cittadinanza, il presidente della provincia ha appoggiato la scelta di Vienna, anche in considerazione del fatto che «la funzione tutrice dell'Austria non subirebbe comunque modifiche»;

    il presidente della provincia autonoma, Kompatscher e il Ministro austriaco Kern parlano ancora con palese intento provocatorio di funzione «tutrice» da parte dell'Austria sull'Alto Adige, trascurando totalmente il trattato sulla «quietanza liberatoria» sottoscritto da entrambi gli Stati nel 1992, che ha posto fine ad ogni rivendicazione dell'Austria su una porzione di Stato italiano, Stato membro dell'Unione europea della quale l'Austria detiene in questo momento la presidenza;

    in data 22 aprile 1992 fu presentata all'ambasciata della Repubblica d'Austria da parte del Governo italiano la dichiarazione di chiusura della vertenza, al cospetto dell'Onu, con l'accettazione dell'esistenza dell'autonomia altoatesina. Lo scopo era proprio quello di tutelare la minoranza, riferendosi, inoltre, all'accordo di Parigi del 1946 per esaudire la richiesta espressa da parte dell'Svp di un ancoraggio internazionale per la rivendicazione dei propri diritti davanti ad istanze internazionali;

    in data 1° giugno 1992 il Governo tirolese ha emanato una dichiarazione di approvazione dell'attuazione del «pacchetto» risolutivo per la questione dell'Alto Adige; successivamente il Parlamento tirolese ha preso atto di questa dichiarazione ed il Parlamento austriaco ha approvato a grande maggioranza (125 voti a favore espressi dalla Spö, Övp e dai Verdi, 30 voti contrari della Fpö) la chiusura della vertenza nei confronti dell'Italia davanti all'Onu;

    la scelta di concedere la cittadinanza su base etnica andrà a minare non solo la convivenza nei Paesi dell'Unione europea, caratterizzati dalla presenza di cittadini di molteplici culture, ma anche la tenuta del tessuto sociale dell'Alto Adige-Südtirol, poiché porterà inevitabilmente a una forte spaccatura della popolazione sudtirolese tra coloro che desidereranno e potranno ottenere la doppia cittadinanza e coloro ai quali non sarà concesso tale «privilegio», ritornando, di fatto, ai tempi dolorosissimi delle «opzioni» del 1939, quando solo i sudtirolesi che scelsero il Terzo Reich vennero considerati da molti i «veri» patrioti;

    l'azione intrapresa dal Governo di Vienna si pone in totale contrasto non solo con la Costituzione italiana, nello specifico con l'articolo 3 che sancisce l'eguaglianza dei cittadini, ma anche con la normativa europea (direttiva 2000/43/CE del Consiglio del 29 giugno 2000 recepita in Italia con il decreto legislativo 9 luglio 2003, n. 215) per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente della razza e dall'origine etnica, nonché con il principio di non discriminazione sancito dall'articolo 14 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (Cedu) e riaffermato dall'articolo 21 della Carta di Nizza,

impegna il Governo:

1) a manifestare in tutte le sedi competenti la contrarietà del Governo italiano alle decisioni unilaterali adottate dal Governo austriaco e a quelle che appaiono ai firmatari del presente atto di indirizzo gravi ingerenze in questioni interne dello Stato italiano, nel pieno rispetto dell'autonomia della provincia autonoma di Bolzano e del suo statuto, ribadendo in quelle stesse sedi il principio di «unità nazionale» del nostro Paese e la sovranità dello stesso;

2) a chiarire quale sia la posizione del Governo e se vi sia l'intenzione di intraprendere le opportune iniziative di competenza in caso di mancato rispetto da parte dell'Austria della «quietanza liberatoria» del 1992, dello statuto e della Costituzione italiana;

3) ad adottare le opportune iniziative al fine di contenere quelle che i firmatari del presente atto di indirizzo giudicano intromissioni del Governo austriaco a fini propagandistici su una porzione dello Stato italiano, quale è l'Alto Adige, come nel caso riportato in premessa, volte, sempre ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ad una chiara azione rivendicatrice del territorio appartenente al regno austro-ungarico prima dei trattati di pace conseguenti la prima guerra mondiale, della quale questo anno ricorre il centenario;

4) a tutela del diritto e nel rispetto delle leggi, a porre in essere iniziative volte a tutelare la minoranza italiana sul territorio della provincia autonoma di Bolzano.
(1-00030) «Biancofiore, Gelmini, Novelli».

(11 settembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    desta preoccupazione e sconcerto quanto riportato da fonti di stampa e dichiarazioni ufficiali da parte di rappresentanti del Governo e del Parlamento austriaco in merito alla prossima discussione di una proposta di disegno di legge per la concessione della cittadinanza austriaca ai cittadini italiani di lingua tedesca e ladina residenti nella provincia già autonoma dell'Alto Adige;

    in base a quanto contenuto nelle bozze ufficiose del disegno di legge di cui hanno riferito importanti testate giornalistiche d'Oltrebrennero, gli altoatesini di lingua tedesca e ladina potrebbero partecipare alle elezioni per il Nationalrat, il Parlamento austriaco, mentre il servizio civile e le prestazioni sociali scatterebbero per ora invece solo per coloro che dovessero trasferirsi in Austria;

    per realizzare questo disegno l'Austria dovrà modificare la propria attuale legislazione e il quotidiano Tiroler Tageszeitung scrive, rivelando fonti attendibili a livello governativo, che l'accesso alla cittadinanza comporterà un costo agevolato di 660 euro. Potranno fare domanda gli altoatesini che si sono dichiarati ai censimenti linguistici italiani previsti dallo Statuto di autonomia di lingua tedesca oppure ladina;

    secondo il deputato della Freiheitliche Partei Osterreichs (Fpc), il Partito della libertà austriaco, Werner Neubauer – interpellato dall'agenzia di stampa austriaca Apa – è realistica l'approvazione del disegno di legge entro l'anno e la bozza sinora elaborata dovrebbe essere la base delle trattative con il Governo di Roma per trovare un'intesa sulla doppia cittadinanza, anche se la decisione sarà assunta in forma unilaterale, senza un lavoro coordinato con l'Esecutivo del nostro Paese;

    l'ipotesi di concessione della cittadinanza austriaca a cittadini italiani costituisce una forzatura che alimenta anche una frattura profonda nella società che si vorrebbe divisa fra cittadini di diversa serie, a seconda del gruppo linguistico di appartenenza;

    sul quotidiano La Stampa un commentatore ha definito il passo intrapreso dall'Austria sulla doppia cittadinanza, nell'ottantesimo anniversario dell’Anschluss, «un gesto simbolico solo apparentemente innocuo. L'indiretta offerta della cittadinanza austriaca, assolutamente inutile data l'ottima condizione dell'autonomia di cui godono i cittadini di lingua tedesca, aprirebbe un'ambigua rivendicazione identitaria-linguistica»;

    l'autonomia costituisce, attraverso gli accordi De Gasperi-Gruber, culminati con il rilascio nel 1992 della «quietanza liberatoria» da parte dell'Austria, l'approdo di un complesso percorso, non certo una tappa come l'iniziativa austriaca sottenderebbe;

    guardare oltre l'attuale status autonomo dell'Alto Adige, estendendo la stessa cittadinanza austriaca a una popolazione compatta residente in una provincia dotata di autonomia quasi integrale, equivale, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, a dichiarare una sorta di annessione, un atto di inaudita gravità. Oltre a creare un solco fra le popolazioni di lingua diversa della provincia di Bolzano;

    la ridiscussione da parte austriaca della «quietanza liberatoria» del 1992, con cui veniva dichiarata chiusa la vertenza internazionale sull'Alto Adige aperta di fronte all'Onu, riapre un conflitto internazionale faticosamente ricomposto e che ha avuto un costo altissimo anche in termini di vite umane (oltre una ventina i civili e militari uccisi nella stagione più cruenta, quella del terrorismo separatista);

    l'inasprirsi delle relazioni bilaterali tra Italia ed Austria, a seguito dell'apertura del dibattito sull'estensione della cittadinanza austriaca, ha già generato in provincia di Bolzano reazioni molto accese e una mobilitazione generale sospinta dal vento catalano da parte dei movimenti dichiaratamente secessionisti, che in consiglio provinciale contano dieci consiglieri su trentacinque;

    la prospettata estensione della cittadinanza austriaca ai cittadini di lingua tedesca e ladina (e solo ad essi), maggioranza assoluta prossima al 75 per cento dell'intera popolazione in provincia di Bolzano, determinerebbe un unicum, a livello internazionale, ossia una provincia italiana dotata di autonomia quasi integrale abitata da una popolazione con cittadinanza dello Stato confinante, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo premessa scontata della possibile richiesta di cessione della stessa sovranità italiana sul medesimo territorio;

    la concessione della cittadinanza italiana agli italiani anche di Slovenia e Croazia non costituisce alcun precedente apprezzabile, data la purtroppo modesta presenza italiana nei territori delle due Repubbliche affacciate sull'Adriatico, con autentico status di minoranza sia nazionale che regionale delle medesime;

    in ogni caso l'Italia riconosce la doppia cittadinanza a chiunque risieda in qualunque parte del mondo e soddisfi dei requisiti essenziali, mentre l'Austria la estenderebbe solo ai cittadini dell'Alto Adige, quindi con espressa finalità rivendicatoria politica sulle popolazioni della provincia italiana dell'Alto Adige,

impegna il Governo:

1) ad assumere immediate iniziative per ottenere il pieno rispetto da parte del Governo austriaco della «quietanza liberatoria» con cui fu definito il quadro limite entro cui esercitare le funzioni di tutela delle minoranze di lingua tedesca e ladina dell'Alto Adige e che escludeva in modo assoluto da parte dell'Austria rivendicazioni territoriali e di status giuridico sugli abitanti della provincia italiana di Bolzano, sia per il presente che per il futuro, ed individuava nell'autonomia lo strumento definitivo di composizione della vertenza internazionale fra le due Repubbliche;

2) ad adottare nei confronti delle autorità austriache iniziative concrete volte a tutelare l'integrità nazionale italiana e la minoranza italiana dell'Alto Adige di fronte al rafforzarsi in Alto Adige di tendenze dichiaratamente secessioniste ed antitaliane alimentate anche da quelle che appaiono ai firmatari del presente atto di indirizzo improvvide iniziative legislative austriache fondate sulla base di una discriminante «etnica».
(1-00038) «Lollobrigida, Meloni, Acquaroli, Bellucci, Bucalo, Butti, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Crosetto, Deidda, Luca De Carlo, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Ferro, Fidanza, Foti, Frassinetti, Gemmato, Lucaselli, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rampelli, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Zucconi».

(21 settembre 2018)

MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE PER ROMA CAPITALE

   La Camera,

   premesso che:

    Roma è la capitale della Repubblica, come sancito dall'articolo 114 della Costituzione;

    la legge 5 maggio 2009, n. 42, recante «Delega al Governo in materia di federalismo fiscale in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione», all'articolo 24, detta norme transitorie sull'ordinamento, anche finanziario, di Roma Capitale fino all'attuazione della disciplina delle città metropolitane;

    l'articolo citato identifica Roma Capitale quale «ente territoriale, i cui attuali confini sono quelli del comune di Roma, e dispone di speciale autonomia, statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione»;

    ai sensi del medesimo articolo a Roma Capitale, oltre a quelle attualmente spettanti al comune di Roma, sono attribuite le seguenti funzioni amministrative:

     a) concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali, previo accordo con il Ministero per i beni e le attività culturali;

     b) sviluppo economico e sociale di Roma Capitale, con particolare riferimento al settore produttivo e turistico;

     c) sviluppo urbano e pianificazione territoriale;

     d) edilizia pubblica e privata;

     e) organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, con particolare riferimento al trasporto pubblico e alla mobilità;

     f) protezione civile, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei ministri e la regione Lazio;

     g) ulteriori funzioni conferite dallo Stato e dalla regione Lazio ai sensi dell'articolo 118, comma 2, della Costituzione;

    la regione Lazio non ha ancora emanato la legge regionale necessaria per devolvere a Roma Capitale i poteri di propria competenza nelle materie elencate dalla legge citata;

    il decreto legislativo 17 settembre 2010, n. 156, disciplina le «Disposizioni recanti attuazione dell'articolo 24 della legge 5 maggio 2009, n. 42, e successive modificazioni, in materia di ordinamento transitorio di Roma Capitale» e prevede che, dopo l'entrata in vigore del decreto legislativo, l'Assemblea capitolina disciplini l'esercizio delle predette funzioni con propri regolamenti «in conformità al principio di funzionalità rispetto alle attribuzioni di Roma Capitale»;

    con deliberazione 7 marzo 2013, n. 8, l'Assemblea capitolina ha approvato lo Statuto di Roma Capitale, che costituisce l'atto fondamentale di esercizio dell'autonomia normativa e organizzativa dell'ente;

    l'approvazione dello Statuto ha rappresentato un contributo determinante nell'opera di completamento dell'assetto istituzionale di Roma Capitale, avviata con il decreto legislativo n. 156 del 2010 e destinata a proseguire con ulteriori interventi, in particolare sotto il profilo regolamentare, per l'armonizzazione del proprio ordinamento;

    appare necessario portare avanti l'opera di perfezionamento dello status di Roma Capitale, al fine di garantire il miglior assetto delle funzioni che la città, in qualità di capitale della Repubblica, è chiamata a svolgere;

    Roma, al pari delle altre metropoli e capitali europee, deve essere in grado di garantire ai cittadini servizi sempre più efficienti;

    la città di Roma ospita la sede delle più importanti istituzioni nazionali, quali il Parlamento, il Governo e la Presidenza della Repubblica, nonché la sede apostolica della Chiesa cattolica, e ciò comporta un consistente afflusso di turisti provenienti da tutta Italia e da tutto il mondo, che si aggiunge a quello dei lavoratori pendolari;

    la città di Roma, pertanto, dovrebbe sempre essere dotata di risorse finanziarie sufficienti a far fronte prontamente alle particolari situazioni e agli eventi eccezionali che, in qualità di capitale, è spesso chiamata ad affrontare,

impegna il Governo:

1) a riconoscere la centralità della capitale attraverso la previsione e lo stanziamento di fondi e risorse speciali;

2) ad assumere le iniziative necessarie a rafforzare le prerogative e i poteri di Roma in un quadro di maggiore attenzione alle problematiche di rilievo nazionale che inevitabilmente ricadono sulla città;

3) ad adottare ogni iniziativa, per quanto di competenza, affinché siano trasferiti poteri e risorse utili a dare concreta attuazione al dettato normativo e costituzionale rispetto alla città di Roma Capitale.
(1-00032) «Meloni, Lollobrigida, Bellucci, Mollicone, Silvestroni, Rampelli».

(12 settembre 2018)

MOZIONE SULLA POSIZIONE DA SOSTENERE IN SEDE EUROPEA CIRCA L'APPLICAZIONE NEI CONFRONTI DELL'UNGHERIA DELL'ARTICOLO 7, PARAGRAFO 1 DEL TRATTATO UE, IN RELAZIONE ALLA RISOLUZIONE ADOTTATA DAL PARLAMENTO EUROPEO

   La Camera,

   premesso che:

    il 12 settembre 2018 il Parlamento europeo, riunito in seduta plenaria a Strasburgo, ha approvato, sulla base della relazione della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Judith Sargentini) una risoluzione su una proposta recante l'invito al Consiglio a constatare, a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea, l'esistenza di un evidente rischio di violazione grave da parte dell'Ungheria dei valori su cui si fonda l'Unione;

    la risoluzione del Parlamento europeo è stata approvata con 448 voti a favore, 197 contrari e 48 astenuti, con 693 votanti;

    nella suddetta risoluzione si afferma:

    «considerando che l'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze, quali enunciati all'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea (TUE) e ripresi dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, e che tali valori, comuni agli Stati membri e approvati liberamente da tutti gli Stati membri, costituiscono il fondamento dei diritti di cui godono quanti vivono nell'Unione;

    considerando che un eventuale rischio evidente di violazione grave da parte di uno Stato membro dei valori di cui all'articolo 2 TUE non riguarda soltanto il singolo Stato membro in cui si manifesta il rischio, ma ha un impatto sugli altri Stati membri, sulla fiducia reciproca tra questi e sulla natura stessa dell'Unione, nonché sui diritti fondamentali dei suoi cittadini in base al diritto dell'Unione;

    considerando che come indicato dalla comunicazione della Commissione europea del 2003 sull'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, l'ambito di applicazione dell'articolo 7 TUE non si limita agli obblighi derivanti dai trattati, come accade per l'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, e che l'Unione può valutare l'esistenza di un evidente rischio di violazione grave dei valori comuni in settori che rientrano nelle competenze degli Stati membri;

    considerando che l'articolo 7, paragrafo 1, TUE costituisce una fase preventiva, riconoscendo all'Unione la capacità di intervenire in caso di evidente rischio di violazione grave dei valori comuni; che tale azione preventiva prevede un dialogo con lo Stato membro interessato e mira a evitare eventuali sanzioni;

    considerando che le autorità ungheresi sono sempre state disposte a discutere la legalità di qualsiasi misura specifica, la situazione non è stata affrontata e permangono molte preoccupazioni, che hanno un impatto negativo sull'immagine dell'Unione, nonché sulla sua efficacia e credibilità nella difesa dei diritti fondamentali, dei diritti umani e della democrazia a livello mondiale, e rivelano la necessità di affrontarle mediante un'azione concertata dell'Unione;

    afferma che le preoccupazioni si riferiscono alle seguenti questioni:

     il funzionamento del sistema costituzionale e del sistema elettorale;

     l'indipendenza della magistratura e di altre istituzioni e i diritti dei giudici;

     la corruzione e i conflitti di interesse;

     la tutela della vita privata e la protezione dei dati;

     la libertà di espressione;

     la libertà accademica;

     la libertà di religione;

     la libertà di associazione;

     il diritto alla parità di trattamento;

     i diritti delle persone appartenenti a minoranze, compresi i rom e gli ebrei, e la protezione dalle dichiarazioni di odio contro tali minoranze;

     i diritti fondamentali dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati;

     i diritti economici e sociali;

    ritiene che i fatti e le tendenze menzionati nell'allegato della presente risoluzione P8 TA-PROV(2018)0340 – rappresentino, nel complesso, una minaccia sistemica per i valori di cui all'articolo 2 TUE e un evidente rischio di violazione grave dei suddetti valori;

    prende atto dell'esito delle elezioni parlamentari in Ungheria, che hanno avuto luogo l'8 aprile 2018; sottolinea il fatto che qualsiasi Governo ungherese è responsabile dell'eliminazione del rischio di grave violazione dei valori di cui all'articolo 2 TUE, anche se tale rischio è una conseguenza duratura delle decisioni politiche suggerite o approvate dai Governi precedenti;

    trasmette, a norma dell'articolo 7, paragrafo 1, TUE, la proposta motivata in allegato al Consiglio, invitandolo a stabilire se esista un evidente rischio di violazione grave da parte dell'Ungheria dei valori di cui all'articolo 2 TUE e a rivolgere all'Ungheria raccomandazioni adeguate al riguardo»,

impegna il Governo

1) a sostenere, in seno al Consiglio dell'Unione europea, il voto espresso dal Parlamento europeo.
(1-00036) «Delrio, Quartapelle Procopio, De Luca, Fassino, Berlinghieri, Ceccanti, Franceschini, Guerini, La Marca, Minniti, Scalfarotto, Giachetti, Mauri, Raciti, Rotta, Sensi, Annibali, Anzaldi, Ascani, Bazoli, Benamati, Boccia, Bonomo, Bordo, Enrico Borghi, Boschi, Braga, Bruno Bossio, Campana, Cantini, Carla Cantone, Cardinale, Carè, Carnevali, Cenni, Ciampi, Colaninno, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Filippo, De Maria, De Menech, De Micheli, Del Barba, Del Basso De Caro, Di Giorgi, Marco Di Maio, Ermini, Ferri, Fiano, Fragomeli, Fregolent, Gadda, Gariglio, Giacomelli, Giorgis, Gribaudo, Incerti, Lacarra, Lepri, Librandi, Losacco, Lotti, Madia, Gavino Manca, Mancini, Marattin, Martina, Melilli, Miceli, Migliore, Mor, Morani, Morassut, Moretto, Morgoni, Romina Mura, Nardi, Navarra, Nobili, Noja, Orfini, Orlando, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Paita, Pellicani, Pezzopane, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Pollastrini, Portas, Prestipino, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rosato, Rossi, Schirò, Serracchiani, Siani, Topo, Ungaro, Vazio, Verini, Viscomi, Zan, Zardini».

(19 settembre 2018)

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