TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 65 di Mercoledì 17 ottobre 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   ROSTAN, FORNARO, OCCHIONERO, CONTE, MURONI e PALAZZOTTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in Italia 11 milioni di persone rinunciano alle cure per motivi economici; il Paese è diviso in due e l'aspettativa di vita e l'accesso alle prestazioni sanitarie sono date dall'insieme di luogo di residenza, capacità economica e livello di istruzione;

   tali evidenze emergono dalla lettura del rapporto dell'Osservatorio nazionale della salute nelle regioni italiane, che ha redatto un focus dedicato alle disuguaglianze sanitarie in Italia;

   a essere penalizzato è il Mezzogiorno, in particolare la Campania, dove gli uomini vivono mediamente 78,9 anni e le donne 83,3; mentre nella provincia di Trento l'età media degli uomini è 81,6 anni e 86,3 anni è l'età media delle donne;

   in generale, la maggiore possibilità di vita si registra nelle regioni del Nord-Est, dove la speranza per gli uomini è 81,2 anni e per le donne 85,6; mentre nelle regioni del Mezzogiorno essa si attesta a 79,8 anni per gli uomini e 84,1 per le donne;

   tali differenze riguardano la Calabria, la Sicilia, la Sardegna, il Molise, la Basilicata, che restano al di sotto della media nazionale. La Campania, la Calabria e la Sicilia peggiorano persino la loro posizione nel corso degli ultimi anni;

   nelle province di Caserta e Napoli la speranza di vita è di oltre 2 anni inferiore a quella nazionale, seguite da Caltanissetta e Siracusa;

   nel Meridione le persone che dichiarano di non aver soldi per pagarsi le cure è assai elevata. Si tratta di una persona su cinque, quattro volte la percentuale osservata nelle regioni settentrionali. Gli esiti di salute, in particolare la mortalità prevenibile attraverso adeguati interventi di sanità pubblica, sono drammaticamente più elevati nelle regioni meridionali. La Campania e in, particolare, la Calabria sono le regioni che nel quadro complessivo delineato dagli indicatori selezionati mostrano il profilo peggiore;

   non è da sottovalutare che la rinuncia per motivi economici avviene tra il 69 per cento delle persone con livello di studio basso;

   la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza, approvata dal Parlamento la settimana scorsa, prevede tagli lineari ai Ministeri dello 0,2 per cento del prodotto interno lordo e non prefigura un intervento nella direzione dei temi posti in premessa –:

   quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle sue competenze, affinché sia assicurato in maniera uniforme sul territorio nazionale l'accesso alle cure, alle prestazioni sanitarie con pari livello di efficienza, intervenendo soprattutto sulle forti discriminazioni tra Nord e Sud.
(3-00246)

(16 ottobre 2018)

   MENGA, MASSIMO ENRICO BARONI, BOLOGNA, D'ARRANDO, LOREFICE, MAMMÌ, NAPPI, NESCI, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TROIANO, LEDA VOLPI e TUZI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in questi giorni, il Ministero della salute ha aperto un tavolo di confronto con le parti sindacali coinvolte per lavorare ad un intervento in materia di fabbisogno di risorse umane nel servizio sanitario nazionale, in particolare in materia di accesso alla professione di medico di medicina generale;

   da notizie scaturite da tale confronto emerge la possibilità, per gli iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, di concorrere per l'assegnazione degli incarichi convenzionali previsti dall'accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, in via subordinata rispetto all'assegnazione degli incarichi ai medici già in possesso del relativo diploma e agli altri medici già aventi, a qualsiasi titolo, diritto all'iscrizione alla graduatoria regionale, e che la conferma di tale incarico sarebbe comunque vincolata al conseguimento del diploma di formazione specifica, entro il termine previsto dal corso di rispettiva frequenza, pena la decadenza dall'incarico;

   tale possibilità andrebbe, altresì, ad applicarsi ai medici che abbiano partecipato al concorso per l'ammissione al corso triennale di formazione specifica in medicina generale e siano risultati idonei, in conformità ai principi fondamentali contenuti nel decreto ministeriale emanato in attuazione dell'articolo 25, comma 2, del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, senza collocarsi utilmente in graduatoria per il conseguimento della relativa borsa di studio, qualora gli stessi stiano ricoprendo a titolo provvisorio incarichi convenzionali tra quelli previsti nel suddetto accordo collettivo nazionale;

   quest'ultima ipotesi ha suscitato non poche preoccupazioni in seno ai sindacati interlocutori e, soprattutto, in tanti giovani medici vincitori di concorso regionale, attualmente iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, nonché negli studenti di medicina che intendono intraprendere questo percorso formativo post laurea e che temono di vedersi precluso l'accesso alla convenzione negli anni a venire, superati per punteggio nelle graduatorie regionali della medicina generale da colleghi, attualmente precari e non in possesso dell'attestato di formazione, che sarebbero oggetto, secondo la loro interpretazione, di una vera e propria «sanatoria» –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire quali siano, nell'ipotizzato intervento, le modalità e gli strumenti utili per escludere ogni ingiusta preclusione nell'accesso alla convenzione, come temuto dai sindacati, dai giovani medici e dagli studenti in medicina.
(3-00247)

(16 ottobre 2018)

   BERGAMINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di settembre 2018 la procura della Repubblica di Massa ha iscritto nel registro degli indagati, ipotizzando il reato di omicidio colposo plurimo, il dottor Alessandro Pampana, primario del reparto di medicina del Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa;

   l'inchiesta era stata aperta dopo l'esposto presentato a inizio 2018 dal presidente del consiglio comunale, Stefano Benedetti. In soli 21 giorni, infatti, tra il 20 dicembre 2017 e il 10 gennaio 2018, sono morti 33 pazienti, tutti ricoverati nel medesimo reparto, per lo più anziani di 70, 80 e 90 anni, ma anche un sessantenne e due cinquantenni, affetti da varie patologie;

   le morti registrate sarebbero – secondo l'esposto – riconducibili a possibili infezioni contratte in reparto: i 33 pazienti, entrati in ospedale con patologie diverse, a parere di Benedetti sarebbero infatti morti per aver «contratto batteri intestinali all'interno della struttura»;

   il procuratore della Repubblica, Aldo Giubilaro, ha precisato che l'iscrizione del primario Pampana nel registro degli indagati è «un atto puramente formale»; ci sarà una consulenza di un perito e nei prossimi giorni si deciderà se archiviare o continuare le indagini –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa, quali iniziative, per quanto di competenza, intenda porre in essere perché sia fatta luce sulla vicenda e se non ritenga urgente avviare un'ispezione che coinvolga la struttura del Nuovo Ospedale delle Apuane di Massa, volta a chiarire i reali motivi di una casistica così drammatica.
(3-00248)

(16 ottobre 2018)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, RAMPELLI, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   nel 2016, ultimo dato ufficiale disponibile risultante dalla relazione che annualmente il Ministro della salute trasmette al Parlamento «sulla attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l'interruzione volontaria di gravidanza», in Italia quasi 85.000 donne hanno deciso di non far nascere il proprio figlio;

   nonostante le cifre dimostrino un leggero calo, attestato intorno al 3 per cento, del ricorso alle interruzioni volontarie di gravidanza, il numero continua a essere tragicamente alto, soprattutto se considerato a fronte della pesantissima crisi demografica che affligge l'Italia ormai in modo cronico;

   la legge 22 maggio 1978, n. 194, attraverso la quale è stata introdotta nell'ordinamento la possibilità per le donne di ricorrere, con tempi e modalità determinate, all'interruzione volontaria di gravidanza, lo ha fatto sancendo, all'articolo 1, che «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio», e che le norme introdotte devono garantire in primo luogo la tutela della maternità;

   l'articolo 2 della legge definisce il ruolo dei consultori, ai quali è assegnato, in particolare, il compito di «contribuire a far superare le cause che possono portare all'interruzione della gravidanza», informando le donne sui loro diritti e sui servizi di sostegno disponibili, nonché di formulare proposte agli enti locali per il sostegno alle maternità contrassegnate da particolari problematiche;

   nell'applicazione della legge n. 194 del 1978 permangono, tuttavia, forti criticità sia sotto il profilo della prevenzione e della comunicazione, in particolare tra le più giovani e nelle fasce sociali più deboli e disagiate, sia sotto il profilo delle possibili alternative per le donne che pensano di ricorrere all'aborto, laddove, invece, il legislatore voleva esaltare proprio questo ruolo dissuasivo rispetto al non portare a termine la propria gravidanza;

   in Italia quasi il 70 per cento dei ginecologi sono obiettori di coscienza, un numero in aumento nel 2016 rispetto agli anni precedenti –:

   quali iniziative di competenza intenda porre in essere perché sia data applicazione alle norme della legge n. 194 del 1978 relative alla prevenzione dell'interruzione volontaria di gravidanza, garantendo l'autodeterminazione della donna, potenziando i centri di aiuto alla vita e realizzando interventi di solidarietà, anche sotto forma di sostegno economico, per aiutare le donne in difficoltà, che intendano farlo, a portare a termine la gravidanza.
(3-00249)

(16 ottobre 2018)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   l'Ema, European medicine agency, creata nel 1992, è responsabile della valutazione scientifica, della supervisione e del monitoraggio della sicurezza dei medicinali nell'Unione europea, ed è essenziale per il funzionamento del mercato unico dei medicinali al suo interno;

   l'agenzia è uno snodo cruciale per la vita dell'industria e dei cittadini europei. Secondo Farmindustria, il settore italiano, con la Lombardia come primo centro propulsore, ha – fra personale diretto e indiretto – 130 mila addetti, 30 miliardi di euro di produzione (di cui 21 miliardi di export) e 2,7 miliardi di euro di investimenti (1,5 sul versante della ricerca e sviluppo e 1,2 sul lato produttivo). Il settore farmaceutico in Italia può essere considerato la prima industria europea per crescita cumulata dell’export (dal 2010 al 2016, +52 per cento), a una pochissima distanza da quella tedesca per ordine di grandezza complessiva;

   il capoluogo lombardo è, a tutti gli effetti, una città dal respiro internazionale (grazie anche agli investimenti fatti per Expo 2015), presenta una posizione ideale sotto il profilo logistico, ha ottimi indici di sicurezza e vanta strutture formative di eccellenza in ambito europeo;

   la scelta di assegnare con il sorteggio l'Agenzia europea del farmaco, l'Ema, ad Amsterdam si sta rivelando deleteria per il funzionamento della stessa agenzia, per via di ostacoli logistici, legati alla lentezza dei lavori infrastrutturali per dotare l'Ema di una nuova sede ancora interamente da costruire nella capitale olandese, ma anche per via di problemi burocratici e fiscali;

   il trasloco ad Amsterdam sta comportando un'emorragia di personale, quantificata in circa il 30 per cento di funzionari e addetti che non vogliono trasferirsi in Olanda per ragioni fiscali (perderebbero un quarto dello stipendio e avrebbero un costo della vita più alto rispetto a Londra, a cominciare dalle abitazioni), ed un rallentamento delle attività dell'Ema. E ci sono annessi problemi per il trasferimento delle circa 2.500 società satellite dell'Ema –:

   se il Ministro interrogato non ritenga urgente riproporre a livello europeo la questione del trasferimento dell'Ema a Milano, al fine di assicurare la piena ed immediata funzionalità dell'agenzia, che nel capoluogo lombardo troverebbe una sede già pronta ad accoglierla e una serie di componenti logistiche e amministrative che faciliterebbero il trasferimento del personale e delle società satellite da Londra.
(3-00250)

(16 ottobre 2018)

   FUSACCHIA. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   quello di Ministro per gli affari europei è un ruolo di particolare rilevanza per quanto riguarda la manovra finanziaria, che prevede passaggi e interlocuzioni formali con le istituzioni europee;

   è comprovato, in particolare, il ruolo che il Ministro interrogato sta avendo a riguardo, come confermato dalla sua presenza in Aula – in rappresentanza del Governo e al posto anche del Ministro dell'economia e delle finanze – l'11 ottobre 2018 in occasione della votazione della nota di aggiornamento al documento di economia e finanza;

   la sensibilità dei mercati alle dichiarazioni e alle azioni del Ministro interrogato è particolarmente sviluppata, considerate anche le vicende intercorse nelle settimane precedenti alla formazione del Governo e il ruolo influente riconosciuto dalle forze di maggioranza e dagli altri Ministri del Governo al professor Paolo Savona in merito alle questioni economiche e monetarie e ai possibili scenari legati alle azioni dell'Esecutivo e della stessa maggioranza;

   sembrerebbe che il professor Paolo Savona risultasse – al momento dell'assunzione del suo attuale incarico di Governo e del giuramento sulla Costituzione nelle mani del Presidente della Repubblica – presidente dell’hedge fund Euklid;

   il Ministro interrogato avrebbe dichiarato di essersi dimesso dal fondo nel mese di maggio 2018, ma risulterebbe che le dimissioni siano in realtà state comunicate al registro delle imprese britannico solo il 13 ottobre 2018, con valore retroattivo, utilizzando una facoltà prevista dal diritto inglese;

   ad avviso dell'interrogante permane un serio rischio di conflitto di interessi, non potendosi peraltro oggettivamente escludere l'eventualità di vantaggi indebiti a favore di un hedge fund, anche per effetto delle recenti oscillazioni di spread, borsa, mercato dei titoli –:

   se da quando è diventato Ministro ci siano stati contatti di qualsiasi natura e genere, diretti o indiretti, con gli operatori del fondo, considerati i rischi sopra evidenziati e il rapporto che il Ministro interrogato ha avuto con il fondo in termini di cariche, promozione, portafoglio ed investimenti.
(3-00251)

(16 ottobre 2018)

   ASCANI, PICCOLI NARDELLI, ANZALDI, CIAMPI, DI GIORGI, FRANCESCHINI, PRESTIPINO, ROSSI, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro per i beni e le attività culturali. – Per sapere – premesso che:

   il comma 1 dell'articolo 7 del decreto-legge 25 luglio 2018, n. 91, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 settembre 2018, n. 108, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative, venendo incontro ai rilievi espressi dal Consiglio di Stato, ha esteso ai soggetti che compiono diciotto anni nel 2018 l'assegnazione della carta elettronica per i giovani – la cosiddetta card cultura – introdotta dalla legge di stabilità per il 2016;

   la procedura di registrazione per i ragazzi nati nel 2000 alla piattaforma www.18app.italia.it non risulta ancora attiva e, soprattutto, non vengono date indicazioni sui tempi di erogazione;

   dal sito ufficiale, l'unica informazione utile è per i nati invece nel 1999, che avranno tempo fino al 31 dicembre 2018 per spendere il proprio bonus di 500 euro;

   dall'attivazione, 3 novembre 2016, ad oggi, risultano spesi circa 220 milioni di euro in libri, quasi l'80 per cento dei totali 268 milioni di euro spesi in cultura. Un successo per un Paese come il nostro, dove si legge poco;

   inoltre, i ragazzi hanno acquistato musica registrata per il 12,42 per cento: in soli otto mesi, dall'ottobre 2017 a maggio 2018, gli acquisti di musica tramite 18app hanno realizzato consumi per oltre 12 milioni di euro, sensibilizzando così i giovani all'acquisto di contenuti legali sul web e allo stesso tempo stimolandoli all'utilizzo delle nuove tecnologie;

   anche in Francia, si sta per introdurre uno strumento simile alla 18app: ad annunciare la misura è stato il Primo Ministro francese Édouard Philippe, dando seguito a quanto promesso in campagna elettorale dal Presidente della Repubblica Emmanuel Macron –:

   quali siano i tempi certi di attivazione della card cultura destinata ai giovani nati nell'anno 2000.
(3-00252)

(16 ottobre 2018)

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