TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 75 di Mercoledì 31 ottobre 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la riforma della geografia giudiziaria adottata dai precedenti Governi è stata ed è oggetto di lungo dibattito per i risultati spesso poco coerenti con gli obiettivi prefissati e per l'aggravio di inefficienze e costi provocati nei territori, che hanno interessato tutta la penisola;

   la politica di revisione in un contesto di grave crisi del settore giustizia ha ulteriormente aggravato la situazione del sistema;

   si è fatto solo «cassa» nell'immediato per importi modesti, ma non si sono tenuti in debita considerazione i costi del trasferimento del personale e delle risorse materiali, producendo diseconomie di scala dovute alla creazione di macrostrutture di tribunali che risultano dei veri e propri «carrozzoni», tali da compromettere ulteriormente il già carente servizio della giustizia;

   ed ancora: non si è tenuto conto, tra l'altro, dell'estensione del territorio, del numero degli abitanti, dei carichi di lavoro e dell'indice delle sopravvenienze, della specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e al tasso d'impatto della criminalità organizzata;

   è indubbio, infatti, che gli obiettivi di economicità ed efficienza che la riforma voleva centrare sono stati tutti quanti disattesi. Maggiori costi dovuti agli affitti di nuove strutture, allungamento dei tempi di definizione delle cause, chiusura di uffici e di presidi di pubblica sicurezza collegati, impoverimento economico dei territori, declassazione di fatto dei membri locali negli organismi professionali ed altro sono la testimonianza di come la riforma sia stata un vero e proprio fallimento;

   sembra ormai indifferibile la necessità di una rivisitazione della geografia giudiziaria, al fine di riorganizzare gli uffici giudiziari di primo livello secondo criteri oggettivi ed omogenei che tengano conto di parametri che nel tempo spesso sono mutati: l'estensione del territorio, il numero degli abitanti, i carichi di lavoro e l'indice delle sopravvenienze, la specificità territoriale del bacino di utenza, anche con riguardo alla situazione infrastrutturale e al tasso d'impatto della criminalità organizzata –:

   se il Ministro interrogato ritenga di apportare rimedi correttivi alla legge 14 settembre 2011, n. 148, di conversione del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, al fine di assicurare ai territori la presenza di uffici giudiziari di primo livello.
(3-00281)

(30 ottobre 2018)

   LOLLOBRIGIDA, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 30 settembre 2018, in seguito all'arresto del cittadino romeno che cinque giorni prima aveva derubato e stuprato una settantenne a Milano, il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha dichiarato: «Beccato dalla Polizia di Stato lo schifoso che qualche giorno fa aveva rapinato e stuprato una donna di 70 anni in casa sua a Milano. Un recidivo. Era stato già rispedito in Romania per un'altra violenza di dieci anni fa ma, uscito dal carcere, ha pensato bene di tornare subito in Italia! Posto che questo soggetto dovrebbe essere subito restituito alle patrie galere (e questa volta suggerisco di buttare la chiave), confermo l'opportunità della castrazione chimica farmacologica per “curare” questi infami: altri Paesi la sperimentano da anni, perché in Italia no?»;

   nei giorni scorsi il Ministro dell'interno è tornato sulla necessità della «castrazione chimica per gli stupratori», commentando le violenze commesse a danno della sedicenne violentata e uccisa nel quartiere romano di San Lorenzo;

   la castrazione chimica consiste nella somministrazione di farmaci che agiscono sull'ipofisi riducendo la libido ed è stata sviluppata come misura temporanea preventiva per stupratori e pedofili, soprattutto se recidivi, e potrebbe essere applicata come parte della pena per reati a sfondo sessuale –:

   con quali modalità e con quali tempistiche il Governo intenda adottare iniziative volte a introdurre nell'ordinamento la castrazione chimica.
(3-00282)

(30 ottobre 2018)

   CAIATA e VITIELLO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 13 luglio 2015, n. 107, «Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione e delega per il riordino delle disposizioni legislative vigenti», articolo 1, commi 95 e seguenti, ha disciplinato il piano straordinario di reclutamento del personale docente della scuola pubblica per l'anno scolastico 2015-2016 in base a delle fasi;

   tale piano presenta una manifesta illogicità ed irrazionalità nei confronti dei docenti assunti dalle graduatorie ad esaurimento nella cosiddetta fase B. Infatti ai suddetti docenti, contrariamente alle istruzioni operative che regolamentano ogni anno le immissioni in ruolo, è stato impedito di partecipare e dunque di accettare, nello stesso anno scolastico, un'eventuale altra proposta a tempo indeterminato per altra classe di concorso, posto comune o di sostegno nella provincia di iscrizione in graduatoria ad esaurimento (comma 102);

   l'atteggiamento del precedente Governo a parere degli interroganti è in aperto contrasto con i principi costituzionali di uguaglianza e di buon andamento della pubblica amministrazione;

   la recentissima sentenza n. 9230 del 2018 del tribunale amministrativo regionale del Lazio ha riconosciuto che la mobilità straordinaria, imposta ai docenti assunti dalla legge n. 107 del 2015 nelle fasi B e C, avrebbe dovuto derogare al vincolo quinquennale e non solo a quello triennale, offrendo così maggiori opportunità di rientrare nella propria regione –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare, senza indugio, iniziative normative finalizzate ad individuare una soluzione definitiva per questi docenti, privati della loro professionalità e territorialità lavorativa da un metodo privo di capacità valutazionali, che non offre soluzioni eque e giuste per gli stessi docenti.
(3-00283)

(30 ottobre 2018)

   CONTE e FORNARO. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto pubblicato sul sito Tecnica della scuola in data 22 ottobre 2018, «le segnalazioni su irregolarità presunte o reali nello svolgimento delle prove del concorso per dirigenti scolastici continuano ad aumentare»;

   secondo quanto riferito dal sito, diversi lettori avrebbero segnalato situazioni significative: durante la prova scritta computerizzata del concorso nazionale per dirigenti scolastici, tenutasi il giorno 18 ottobre 2018, si sarebbero verificati alcuni disservizi tecnici che potrebbero aver pregiudicato la piena regolarità dell'esame;

   in alcuni casi, i candidati avrebbero visto letteralmente «sparire» i testi delle tracce svolte, probabilmente per un malfunzionamento del sistema informatico;

   in particolare, sarebbero letteralmente spariti dalla schermata alcune risposte ai quesiti che erano state già elaborate dai concorrenti, secondo le modalità pubblicate nel regolamento;

   com'è noto, prima della prova, ogni candidato ha estratto il codice personale anonimo, poi inserito nella postazione prescelta, e ha quindi utilizzato il personal computer in dotazione dell'istituto sul quale era stata inserita la piattaforma software selezionata dal Ministero;

   la veridicità dell'inconveniente segnalato, se correlato a una falla del programma o ad altre cause di tenuta del sistema, potrà essere facilmente accertata con gli strumenti informatici di ispezione che il Ministero avrà in dotazione;

   tale incresciosa situazione, se confermata, determinerebbe con tutta evidenza un pregiudizio per la regolarità della prova, che potrebbe avere ripercussioni sulla parità di condizioni che vanno garantite ai candidati alla prova scritta del concorso nazionale –:

   se il Ministro interrogato non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di intervenire con sollecitudine allo scopo di verificare se le anomalie del sistema verificatesi in molteplici casi siano state tali da poter pregiudicare il regolare svolgimento della prova scritta del concorso citato in premessa e gli esiti della stessa.
(3-00284)

(30 ottobre 2018)

   RUGGIERO, ANGIOLA, VIANELLO, MACINA, NITTI, ERMELLINO, FARO, MASI, GIANNONE, PALMISANO, DE LORENZIS, DONNO, TRANO, CANCELLERI, RADUZZI, GIULIODORI, CASO, APRILE, GRIMALDI, ZANICHELLI, MARTINCIGLIO, MANIERO, CURRÒ, MIGLIORINO, CABRAS, ZENNARO, RUOCCO, D'AMBROSIO, BATTELLI, TRAVERSI, LEDA VOLPI, D'UVA, LATTANZIO, L'ABBATE e GALIZIA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il fermo rifiuto opposto dalla Banca popolare di Bari alle richieste dei soci di liquidazione delle quote e di conoscere il valore effettivo del loro investimento al momento dell'eventuale realizzo ha portato ad azioni legali di singoli gruppi o per tramite di associazioni di consumatori;

   le iniziative promosse dinanzi all'Arbitro per le controversie finanziarie presso Consob ha portato a decisioni orientate al risarcimento degli azionisti perché questi non erano in grado di percepire l'alta rischiosità dell'investimento; le decisioni dell'Arbitro per le controversie finanziarie non sono state accolte dalla banca;

   recenti notizie di stampa – Il Sole 24 ore del 5 ottobre 2018 – segnalano provvedimenti della Consob – approvati a metà settembre 2018 – con sanzioni pecuniarie amministrative a carico dei vertici della Banca popolare di Bari per violazioni relative ad eventi tra il 2014 e il 2016 al momento sospese dalla corte d'appello di Bari per un totale di 1,95 milioni di euro;

   anche per Banca Carige si rileva una situazione altrettanto critica; la procura muove l'ipotesi di reato contro ignoti per abuso di mercato; il sospetto di dichiarazioni infedeli rese al mercato dalla banca sulla condizione patrimoniale e reddituale sembrano confermate da una lettera della Banca centrale europea, resa nota dalla banca stessa, dove la Banca centrale europea – rilevando delle irregolarità sul capitale – chiede un nuovo piano di rafforzamento entro la fine di novembre 2018, indicando come necessaria anche un'aggregazione;

   ad avviso degli interroganti i fatti sopra esposti dimostrano evidenti difficoltà di coordinamento e di controllo da parte degli organi di vigilanza, in primis Banca d'Italia e in secondo luogo Consob;

   eventuali procedimenti giudiziari di condanna delle banche a risarcimenti farebbero emergere una situazione di insolvenza, tale da generare il tracollo degli istituti;

   appare auspicabile sostenere e rafforzare la redditività delle banche al fine di risarcire taluni investitori e convincere altri a mantenere gli investimenti;

   in base all'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2014/49/UE, i sistemi di garanzia dei depositi (sgd) possono essere considerati misure alternative volte a evitare il fallimento di un ente creditizio, se vengono soddisfatte determinate condizioni –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Governo intenda assumere, nel rispetto dell'articolo 47 della Costituzione, in relazione ai casi in premessa, intervenendo con urgenza a tutela dei risparmiatori e degli investitori truffati, valutando altresì l'opportunità di ricorrere, in via preventiva, ai fondi di garanzia dei depositi di cui all'articolo 11, paragrafo 3, della direttiva 2014/49/UE.
(3-00285)

(30 ottobre 2018)

   GELMINI, MUSELLA e PELLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il quadrilatero produttivo italo-francese, che si colloca a sud e ad ovest delle Alpi, pesa in Europa più del potente meridione della Germania, il doppio di Londra, 1,7 volte i Paesi Bassi e più di «due Svezie» o di «due Polonie». Il Nord Ovest Italia ha un prodotto interno lordo di 549 miliardi di euro, il Nord Est Italia di 387 miliardi, il Rodano-Alpi di 217 miliardi e l'Alvernia di 39 miliardi. L'area economica che va da Trieste a Lione, passando per Treviso, Padova, Verona, Bologna, Milano, Novara, Torino e Grenoble, nel 2016 ha generato un prodotto interno lordo di 1.191 miliardi di euro, più grande di quello della Spagna (1.118 miliardi) e della somma di Baden-Württenberg e Baviera (1.049 miliardi);

   la macroregione subalpina del Nord Italia e del Centro-Est della Francia è uno snodo cruciale dell'economia continentale e come tale necessita di tutte le opere infrastrutturali, Tav in primis, che possano renderla più competitiva;

   il costo della Torino-Lione, i cui lavori sarebbero dovuti entrare a pieno regime a inizio 2019, è di 8,6 miliardi di euro, di cui il 40 per cento a carico dell'Unione europea, il 35 per cento a carico dell'Italia (circa 3 miliardi di euro), il 25 per cento a carico della Francia. Entro il 2019 è prevista l'assegnazione degli appalti per 81 bandi di gara (43 in Italia) per un totale di 5,5 miliardi di euro;

   questo procedimento è al momento bloccato in quanto la società Tunnel Euralpin Lyon Turin (TELT, promotrice della sezione transfrontaliera), che doveva pubblicare il bando di gara internazionale per 2,3 miliardi di euro nell'estate 2018, ha deciso di non farlo, in attesa dell'analisi costi-benefici prevista dal Governo per novembre 2018, due mesi dopo la dead line fissata nel planning dei lavori concordato con l'Unione europea per la concessione dei finanziamenti, con rischio di perdita degli stessi;

   da fonti interne al Governo si apprende che i risultati di questa analisi sono previsti per dicembre 2018 –:

   se il Ministro interrogato non ritenga che la perdita dei finanziamenti comunitari e il mancato avvio di bandi per 2,3 miliardi di euro relativi alla Tav, oltre alle possibili penali, non ponga in discussione le stime di crescita previste dal Governo nel prossimo triennio, considerato peraltro che, proprio alla fine della crescita e dello sviluppo del Paese, la realizzazione della Tav appare prioritaria nell'ambito delle politiche infrastrutturali da perseguire.
(3-00286)

(30 ottobre 2018)

   MARATTIN, BOCCIA, BOSCHI, DE MICHELI, MADIA, MELILLI, NAVARRA, PADOAN, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   le banche italiane detengono circa 375 miliardi di euro di titoli di Stato domestici, corrispondente al 10 per cento dei loro asset, e l'impennata dello spread sta intaccando i livelli patrimoniali e creando serie difficoltà agli istituti di credito, che potrebbero comportare, all'esito degli stress test del 2 novembre 2018, la necessità di una ricapitalizzazione per le banche più esposte;

   delle attuali difficoltà sembrerebbero essere consapevoli anche esponenti del Governo, a partire dal Ministro interrogato, che ha recentemente ipotizzato un intervento dello Stato in favore delle banche, senza però esplicitarne le modalità, e dal Vicepresidente del Consiglio dei ministri Salvini, che sembra non avere escluso la possibilità di utilizzare risorse pubbliche per gli eventuali salvataggi delle banche, mentre di avviso opposto sembrerebbe essere l'altro Vicepresidente del Consiglio dei ministri Di Maio, che ha negato qualunque ipotesi di impiego di risorse statali in favore degli istituti di credito;

   la possibilità di un intervento dello Stato in economia si sta prefigurando anche nel settore del trasporto: si apprende, infatti, da notizie di stampa che la società Ferrovie dello Stato italiane s.p.a. intenderebbe presentare un'offerta vincolante in merito alla procedura di cessione delle attività industriali facenti capo all'amministrazione straordinaria di Alitalia-Sai s.p.a.;

   il Ministero dell'economia e delle finanze è azionista unico della società Ferrovie dello Stato italiane s.p.a., azienda sana ma con un debito di 6,6 miliardi di euro;

   l'acquisto di una quota di maggioranza di Alitalia da parte di Ferrovie dello Stato italiane s.p.a., in un contesto di aumento dei costi di finanziamento sul mercato a causa dell'incremento dello spread e del peggioramento del rating, rischierebbe di vanificare l'azione di risanamento che ha caratterizzato gli ultimi anni e mettere a rischio gli investimenti programmati tra il 2019 e il 2023 per circa 6 miliardi di euro per acquistare nuovi treni regionali –:

   quale sia la strategia del Governo in materia di intervento dello Stato nei due settori citati alla luce di quanto esposto in premessa e, in particolare, sulla base di quali motivazioni intenda intervenire, quali obiettivi intenda raggiungere e quali risorse intenda utilizzare al fine di non peggiorare ulteriormente gli obiettivi di finanza pubblica.
(3-00287)

(30 ottobre 2018)

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