TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 78 di Mercoledì 7 novembre 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   MURONI e FORNARO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese è a rischio idrogeologico il 91 per cento dei comuni (88 per cento nel 2015) ed oltre 3 milioni di famiglie risiedono in aree ad alta vulnerabilità;

   il maltempo, che si è abbattuto in questi giorni sul Paese, è l'ennesima dimostrazione degli effetti che può comportare un clima ormai tropicalizzato a causa dei cambiamenti climatici quando si abbatte su un territorio fragile, lasciato in balia del dissesto idrogeologico. Un disastro che anche stavolta ha mietuto 10 vittime in provincia di Palermo;

   nell'Italia che crolla ed esonda il Governo si appresta a far approvare con il cosiddetto «decreto urgenze» due condoni edilizi: uno a Ischia, applicando le norme del condono del 1985, il più permissivo di sempre, escludendo vincoli idrogeologici e sismici; l'altro nel Centro-Italia, prevedendo una sanatoria anche per gli abusi compiuti il giorno prima del sisma del 2016, estendendo di fatto l'effetto dell'ultimo condono del 2003;

   nel 2014 fu creata la struttura di missione «Italia sicura» con lo scopo di realizzare un piano insieme alle regioni, individuando gli interventi necessari e i relativi fondi;

   in tre anni la struttura ha investito 9 miliardi di euro e aperto 1334 cantieri, inoltre con la legge di bilancio per il 2018 erano stati individuati circa 1.150 milioni di euro e trovato l'accordo con le regioni;

   non solo è stata soppressa «Italia sicura», spostando al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i relativi compiti, ma è stato pure accantonato quel piano – senza uno alternativo – e soprattutto si è rinunciato al prestito della Banca europea per gli investimenti pronto per finanziare progetti individuati;

   dietro i ritardi nell'attuazione del piano c'è dunque una scelta politica. «Gli interessi sarebbero stati pagati da tutti i cittadini» scrive il Ministro Costa al quotidiano La Stampa a proposito dell'offerta della Banca europea per gli investimenti, e «(...) quale padre di famiglia, potendo avere soldi in cassa, preferisce indebitarsi con un mutuo? Oltretutto affrontando complesse pratiche di mutuo di difficile gestione»;

   il Governo ha rinunciato al prestito di 800 milioni di euro della Banca europea per gli investimenti, che avrebbe finanziato interventi di manutenzione del territorio – tra cui progetti relativi alle aree colpite dal maltempo ad un tasso dello 0,70 per cento, mentre gli ultimi Btp emessi ci costeranno il 3,66 per cento –:

   quali siano i reali motivi che hanno condotto alla scelta di rinunciare al prestito di 800 milioni di euro e come intenda reperire quei fondi che il Ministro Costa ritiene essere «in cassa» e, in tale contesto, a che punto sia l'attuazione del piano di investimenti previsto dalla legge di bilancio per il 2018.
(3-00297)

(6 novembre 2018)

   GRANDE, SABRINA DE CARLO, CABRAS, CAPPELLANI, CARELLI, COLLETTI, DEL GROSSO, DI STASIO, EHM, EMILIOZZI, OLGIATI, PERCONTI, ROMANIELLO, SIRAGUSA e SURIANO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. – Per sapere – premesso che:

   il 12 e 13 novembre 2018 si terrà a Palermo la Conferenza internazionale sulla stabilizzazione della Libia, organizzata dal nostro Paese con il sostegno della comunità internazionale, dell'Onu, dell'Unione europea e dei principali attori libici;

   la Conferenza si inserisce nel percorso tracciato dal piano delle Nazioni Unite ed è finalizzata a sostenere le condizioni di sicurezza e di sviluppo economico, nonché il rafforzamento del quadro politico-costituzionale, quale base per un ordinato processo politico tra i principali attori libici;

   la stabilizzazione della Libia è una priorità per la sicurezza del Mediterraneo, del nostro Paese e dell'Europa tutta ed è la precondizione per il superamento di drammatici problemi, a partire dalla immigrazione;

   oltre che essere un'importante occasione di dialogo e tappa verso la ricomposizione della crisi libica, con l'organizzazione di questa iniziativa l'Italia torna quindi ad essere una protagonista indiscussa per la sicurezza del Mediterraneo e dell'Europa –:

   quali iniziative abbia messo in campo il Governo in queste settimane per assicurare la riuscita del vertice e, in particolare, quali siano gli obiettivi che si intendano raggiungere alla Conferenza.
(3-00298)

(6 novembre 2018)

   DELRIO, ROTTA, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI, CARNEVALI, DE MARIA, FIANO, LEPRI, MORANI, PEZZOPANE, VISCOMI e BRAGA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   il maltempo che da ottobre 2018 flagella il Paese lo ha devastato da Nord a Sud, facendo registrare enormi danni provocati dal dissesto idrogeologico;

   di fronte alla complessità e alla difficoltà della situazione, il Governo ha attribuito la colpa delle tragedie all’«ambientalismo da salotto», omettendo che il nostro è un territorio fragile, maltrattato dalla cementificazione selvaggia, dalla mancata prevenzione e dall'abusivismo edilizio;

   nel 2018 la prima operazione del Governo Lega-MoVimento 5 Stelle, con l'alibi della riorganizzazione degli uffici, è stata quella di sopprimere l'unità di missione «Italia sicura», bloccando 12 miliardi di euro di investimenti programmati anche con fondi europei e con accordi di programma sottoscritti con tutte le regioni per interventi su infrastrutture, scuole e territori a rischio;

   riportare al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare le competenze e la gestione delle risorse, che sono tornate ad un uso discrezionale, essendo privo di strutture e senza più rispettare le priorità definite negli accordi siglati con le regioni, è stata, ad avviso degli interroganti, una scelta sbagliata per l'Italia;

   a questo bisogna aggiungere che nel decreto-legge n. 109 del 2018, all'articolo 25, nel testo attualmente risultante dall’iter del disegno di legge di conversione, è stato introdotto un nuovo condono edilizio per il territorio di Ischia, creando un ulteriore elemento di pericolosità perché si potranno sanare abusi anche in aree a rischio idrogeologico. Si tratta del più grande e tombale condono edilizio del nostro Paese;

   da notizie stampa si apprende, inoltre, con preoccupazione che il Governo non intende utilizzare gli 800 milioni di euro che il Parlamento, con la legge 27 dicembre 2017, n. 205 (legge di bilancio per il 2018), aveva destinato mediante mutui con la Banca europea per gli investimenti al finanziamento degli interventi contro il dissesto idrogeologico;

   a fronte delle emergenze che stanno colpendo il territorio italiano e delle scelte legislative che hanno di fatto paralizzato ogni forma di intervento in materia di mitigazione e contrasto del dissesto idrogeologico, le iniziative da ultimo ipotizzate dal Governo non individuano nuove risorse certe e stabili per affrontare questa strutturale criticità –:

   se il Governo non intenda riconsiderare la decisione in merito a «Italia sicura», per garantire il futuro degli interventi già programmati e, al tempo stesso, adottare iniziative per evitare, ora e per il futuro, qualunque condono edilizio.
(3-00299)

(6 novembre 2018)

   SCHULLIAN, GEBHARD, PLANGGER e EMANUELA ROSSINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 116, terzo comma, della Costituzione prevede la possibilità che, con legge dello Stato, previa intesa con la regione interessata, siano attribuite alle regioni a statuto ordinario «ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia» nelle materie di competenza concorrente di cui all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione, nonché in alcune materie di competenza esclusiva dello Stato (giudici di pace, norme generali sull'istruzione, ambiente);

   ad oggi non sono stati approvati interventi legislativi organici di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione;

   con l'articolo 1, comma 571, della legge n. 147 del 2013, il Parlamento ha approvato alcune disposizioni di attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, relative alla fase iniziale del riconoscimento di forme di maggiore autonomia, prevedendo un termine di sessanta giorni entro il quale il Governo è tenuto ad attivarsi sulle iniziative delle regioni;

   il 22 ottobre 2017 Lombardia e Veneto hanno svolto, con esito positivo, due referendum, mentre la regione Emilia-Romagna ha avviato il procedimento con l'approvazione il 3 ottobre 2017 di una risoluzione;

   nell'audizione del 18 settembre 2018 presso le Commissioni I di Camera e Senato, il Ministro Stefani ha dichiarato «che finora al Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie sono arrivate richieste da 8 regioni: Veneto, Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche e Umbria (congiuntamente) e Piemonte». Le prime tre hanno già formalizzato, il 28 febbraio 2018, con accordi preliminari, su cinque materie, tra le quali l'ambiente;

   l'articolo 8 dello statuto della regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 670 del 1972, elenca le materie in cui le province autonome hanno la potestà legislativa primaria, tra cui l'urbanistica e i piani regolatori e la tutela del paesaggio, ma la linea di demarcazione tra le competenze in materia ambientale e di ecosistema riservate alla potestà esclusiva dello Stato e quella in cui le province autonome possono legiferare, ai sensi dell'articolo 8, non è netta. Molti sono stati i contenziosi dinanzi alla Corte costituzionale;

   Trento e Bolzano rivendicano da tempo la competenza primaria in materia di tutela ambientale e di ecosistema, nei confronti della quale hanno sempre dimostrato una particolare sensibilità, al fine di completare le competenze loro attribuite in materia di urbanistica e piani regolatori e tutela del paesaggio –:

   se il Governo non ritenga opportuno avviare ogni iniziativa di competenza, ivi compreso un confronto anche con le province autonome, al fine di verificare la sussistenza dei presupposti per attribuire alle stesse la competenza primaria in materia di ambiente ed ecosistema.
(3-00300)

(6 novembre 2018)

   PRESTIGIACOMO, GELMINI, CORTELAZZO, GAGLIARDI, MULÈ, SOZZANI, CASINO, GIACOMETTO, LABRIOLA, MAZZETTI, RUFFINO, BOND, OCCHIUTO, SIRACUSANO, GERMANÀ, BARTOLOZZI, SCOMA e MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   l'ondata di maltempo di questi giorni, che sta mettendo in ginocchio buona parte delle regioni del nostro Paese, ha provocato la tragica morte di 32 persone e danni enormi alle infrastrutture, agli immobili e al patrimonio naturale;

   sempre più frequentemente, il territorio italiano si trova a fare i conti con smottamenti, frane, crolli di infrastrutture, argini che non riescono più a trattenere l'impatto con le acque e allagamenti che troppo spesso assumono le proporzioni di vere e proprie tragedie;

   peraltro, gli effetti conseguenti ai cambiamenti climatici in atto sono tali che gli eventi alluvionali in Italia hanno subito un fortissimo aumento, passando da uno circa ogni 10-15 anni, prima degli anni ’90, agli attuali 4-5 l'anno;

   questi effetti prodotti da eventi calamitosi naturali sono quasi sempre drammaticamente amplificati da una gestione dissennata dei suoli e, soprattutto, dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione, manutenzione e prevenzione territoriale;

   secondo il rapporto Ispra oltre 7 milioni di persone risiedono in territori vulnerabili, più di 1 milione vive in aree a pericolosità da frana elevata e molto elevata;

   in questi anni si confrontano le rilevantissime risorse destinate all'emergenza a fronte della costante riduzione dei fondi per interventi di prevenzione;

   ad un'immediata risposta al dramma che in questi giorni stanno vivendo intere popolazioni e territori, va affiancato un serio piano di messa in sicurezza dei fiumi e dei suoli;

   è essenziale mettere in condizione gli enti territoriali di poter utilizzare le risorse necessarie e avviare nei tempi più celeri i cantieri per gli interventi di manutenzione del territorio. Sotto questo aspetto è necessario anche intervenire attraverso mirate modifiche al codice appalti, al fine di garantire procedure più veloci per l'affidamento e l'avvio dei lavori;

   peraltro, lascia molto perplessi la manifestazione di contrarietà espressa dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare Costa al prestito (ad un tasso dello 0,70 per cento) di circa 800 milioni di euro da parte della Banca europea per gli investimenti per finanziare gli interventi per la manutenzione del territorio –:

   quante risorse si intendano stanziare e con quali coperture per le popolazioni duramente colpite in questi giorni e per un piano di contrasto al dissesto idrogeologico e se non si intenda garantire tempi più celeri agli interventi di manutenzione del territorio, anche attraverso opportune iniziative volte a stabilire deroghe e modifiche al codice appalti per consentire procedure più veloci per l'affidamento e l'avvio dei lavori.
(3-00301)

(6 novembre 2018)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la necessità di un intervento di sostegno per l'economia dell'area di Genova è condivisa da tutti. Il crollo improvviso di una parte del viadotto Morandi nella mattina del 14 agosto 2018 è stato una tragedia vera e propria, soprattutto per le famiglie che hanno perso i propri cari, ma anche per tutta l'area territoriale che fa perno a Genova e il suo porto;

   il crollo del viadotto ha diviso la città in due, provocando una grave ferita a tutti i settori economici e produttivi dell'intera area metropolitana, con danni ingenti per le circa 1.450 attività produttive della zona rossa e delle aree limitrofe, che comprendono più di 3.000 lavoratori;

   il decreto-legge approvato dalla Camera nei giorni scorsi, oltre agli indennizzi per le proprietà danneggiate, prevede esenzioni dalle imposte, indennità per le imprese, professionisti e lavoratori, ristoro delle maggiori spese affrontate dagli autotrasportatori, indennità per la perdita di macchinari e attrezzature, l'istituzione di una zona franca urbana, con agevolazioni per l'attività d'impresa per colmare la perdita di fatturato del periodo dal 14 agosto al 30 settembre 2018, rispetto al valore mediano del corrispondente periodo dell'ultimo triennio 2015-2017;

   un aiuto rilevante per la logistica è quello dell'istituzione di una «zona logistica speciale – porto e retroporto di Genova» comprendente i territori portuali e retroportuali del comune di Genova e tutti gli interporti dei comuni limitrofi, funzionalmente collegati con il porto di Genova, elenco da integrare con apposito decreto ministeriale per definire un elenco conclusivo;

   si prevede che le nuove imprese o quelle già esistenti, che avviano un programma di attività economiche imprenditoriali o di investimenti di natura incrementale nella zona logistica speciale, possano usufruire di procedure semplificate e regimi di procedimenti speciali;

   si tratta di procedure semplificate per le imprese, individuate anche a mezzo di protocolli e convenzioni tra le amministrazioni locali e statali interessate, e regimi procedimentali speciali, recanti accelerazione dei termini procedimentali ed adempimenti semplificati e derogatori;

   lo scopo è quello di favorire il rilancio del porto di Genova e dei retroporti collegati, che hanno subito disagi e perdite a causa del crollo del viadotto Morandi –:

   quali siano gli altri interporti dell'elenco conclusivo e i tempi che il Governo prevede per la definizione delle misure di sostegno alla logistica previste per la «zona logistica speciale – porto e retroporto di Genova» e quali siano le risorse che si intendono investire.
(3-00302)

(6 novembre 2018)

   MELONI, LOLLOBRIGIDA, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   i commi 909, 915, 917 e 928 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2017, n. 205, hanno disposto a partire dal 1° gennaio 2019 l'obbligo della fatturazione elettronica per tutte le operazioni tra partite iva e con i consumatori;

   gli invii di fatture elettroniche tra privati transitate nel sistema di interscambio presso l'Agenzia delle entrate nei primi cinque mesi del 2018 hanno rappresentato poco meno del 2 per cento del totale, circa cinquantamila al mese;

   il mondo delle imprese ed il settore dei professionisti che le rappresenta chiedono con voce unanime una proroga per l'entrata in vigore della fatturazione obbligatoria nell'ambito dei rapporti tra privati;

   lo stesso direttore centrale della Gestione tributi dell'Agenzia delle entrate, intervenuto nel corso del «Forum nazionale dei commercialisti ed esperti contabili», svoltosi a Milano in data 24-25-26 settembre 2018, ha auspicato una proroga nell'applicazione del suddetto obbligo;

   anche il Consiglio nazionale dell'Ordine dei commercialisti ha espresso le stesse perplessità sostenute da Fratelli d'Italia, ovvero il grave errore di introdurre in maniera secca l'obbligo di fatturazione elettronica al 1° gennaio 2019 per l'intero comparto aziendale italiano, poiché a causa delle sanzioni graverebbe in maniera negativa in particolar modo sulle piccole e medie imprese, ad oggi in forte ritardo ed impreparate a vivere questa «rivoluzione»;

   Fratelli d'Italia ha presentato in entrambi i rami del Parlamento una proposta di legge volta ad introdurre termini differiti per adeguarsi all'obbligo a seconda della grandezza dell'azienda, ma comunque successivi al 1° gennaio 2019: a partire dal 1° gennaio 2019 per le società quotate in borsa e per gli altri soggetti con più di 250 dipendenti; dal 1° gennaio 2020 per gli altri soggetti con più di 50 dipendenti; dal 1° gennaio 2021 per gli altri soggetti con più di 10 dipendenti; dal 1° gennaio 2022 per tutti gli altri soggetti non esonerati;

   egualmente auspicabile, appare, in alternativa, la possibilità che, almeno in una prima fase applicativa, l'obbligo di fatturazione elettronica scatti solo in caso di importi superiori a diecimila euro –:

   se il Governo abbia valutato se artigiani, imprenditori agricoli, piccole imprese e tutti gli altri soggetti obbligati siano davvero in grado di adempiere agli obblighi previsti dalla vigente normativa a decorrere dal 1° gennaio 2019 e se non ritenga più opportuno adottare con urgenza iniziative in linea con una delle soluzioni esposte in premessa.
(3-00303)

(6 novembre 2018)

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