TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 99 di Martedì 11 dicembre 2018

 
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MOZIONI RECANTI INIZIATIVE VOLTE AL CONTRASTO
DELLA VIOLENZA NEOFASCISTA E NEONAZISTA

   La Camera,

   premesso che:

    il 25 ottobre 2018 il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione 2018/2869 (RSP) sull'aumento della violenza neofascista in Europa, con la quale ha preso atto che la mancanza di un'azione seria nei confronti dei gruppi neofascisti e neonazisti ha consentito il verificarsi dell'attuale impennata xenofoba in tutta Europa;

    il Parlamento europeo ha manifestato, dunque, la sua preoccupazione per la «crescente normalizzazione del fascismo, del razzismo, della xenofobia e di altre forme di intolleranza nell'Unione europea» ed il suo turbamento a seguito di «notizie di collusione di leader politici, partiti politici e forze dell'ordine con neofascisti e neonazisti in alcuni Stati membri»;

    nella risoluzione viene, infatti, messo in luce come, a fronte della crescente minaccia dell'estremismo violento di destra, nessun Paese europeo sia rimasto immune dal fenomeno e, in particolare, ha ricordato l'orrendo massacro dei giovani laburisti avvenuto nel 2011 in Norvegia, l'assassinio della deputata Joe Cox in Gran Bretagna per motivi inerenti all'odio politico e all'intolleranza e i numerosissimi attacchi ai centri per l'asilo e alle moschee di tutta Europa;

    i parlamentari europei, dopo aver ricordato che i gruppi e partiti politici apertamente neofascisti, neonazisti, razzisti e xenofobi incitano all'odio e alla violenza nella società e che la diffusione della retorica dell'odio on line conduce spesso ad un aumento della violenza, soprattutto da parte di gruppi neofascisti, hanno «condannato e deplorato vivamente gli attacchi terroristici, gli assassinii, la violenza psicologica, le aggressioni fisiche violente e le marce delle organizzazioni neofasciste e neonaziste che hanno avuto luogo in vari Stati membri dell'Unione europea»;

    la risoluzione del Parlamento europeo, dunque, prende atto di un fenomeno in costante crescita in tutta Europa, che colpisce la società nel suo insieme e la cui violenza finisce per essere rivolta in particolar modo contro tutte le minoranze, come quelle dei neri europei, persone di origine africana, ebrei, musulmani, rom, cittadini di Paesi terzi, persone lgbti e disabili e chiede agli Stati membri di indagare e perseguire i reati generati dall'odio e di condividere le migliori pratiche per individuare e indagare tali reati, compresi quelli motivati specificamente dalle varie forme di xenofobia, nonché di prevedere e fornire un sostegno adeguato per le vittime di reati di stampo razzista o xenofobo e dei reati di odio e la protezione di tutti testimoni contro i responsabili di tali reati;

    del resto, il problema è così sentito anche in Italia che proprio recentemente è stata presentata la proposta di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, presentata dalla senatrice a vita Liliana Segre, vittima a sua volta dell'odio dell'Italia fascista, che ha evidenziato come proprio in Italia stia «ricrescendo una marea di razzismo e di intolleranza che va fermata in ogni modo» e che occorre lavorare «contro la fascistizzazione del senso comune che sta appena un gradino sopra l'indifferenza che 80 anni fa ha coperto di vergogna l'Italia fascista»;

    anche in Italia, infatti, vi è una costante preoccupazione non solo per l'intensificarsi degli episodi di aggressione e violenza da parte di organizzazioni e movimenti neofascisti o di estrema destra, ma anche semplicemente per le sempre più frequenti manifestazioni a viso aperto poste in essere da organizzazioni che o esplicitamente si richiamano al fascismo o al nazismo e ai suoi valori, come in questi giorni è avvenuto nell'ennesima manifestazione a Predappio, dove si sono viste sfilare ingiuriose magliette che inneggiavano apertamente e senza nessun timore da parte degli autori di essere giuridicamente perseguiti, ad Auschwitz come ad un novello parco divertimenti;

    occorre, infatti, rilevare che, nonostante le numerose disposizioni presenti nell'ordinamento italiano volte a prevenire o a sanzionare i crimini dell'odio, come nel caso della cosiddetta legge Mancino o del delitto di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazioni razziali, etniche e religiose, ora ricondotto all'interno del codice penale, e nonostante le numerose disposizioni volte a diffondere una cultura della tolleranza e del reciproco rispetto, negli ultimi anni si è assistito a una crescente spirale dei fenomeni di odio, intolleranza, razzismo, antisemitismo e neofascismo che pervadono la scena pubblica;

    come ricordato dalla senatrice Segre, «parole, atti, gesti e comportamenti offensivi e di disprezzo di persone o di gruppi che assumono la forma di un sistematico incitamento all'odio, in particolare verso le minoranze»,

impegna il Governo:

1) coerentemente con quanto previsto dalla risoluzione approvata dal Parlamento europeo, ad adottare le iniziative di competenza per contrastare tutte le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e on line e vietare i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova il fascismo o il nazismo;

2) ad adottare ogni iniziativa volta a prevenire e contrastare la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio, sul razzismo e sull'intolleranza, con particolare riguardo alla sua diffusione attraverso il web, anche predisponendo sistematiche campagne informative ed educative in ambito scolastico e sui media;

3) a contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza, nei confronti di qualunque minoranza, riconducibile alla ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o con altre formazioni politiche analoghe;

4) ad adottare apposite iniziative normative volte a sanzionare anche il mero utilizzo della simbologia e della gestualità fascista, anche laddove non sia strettamente riconducibile alla ricostituzione del partito fascista.
(1-00072) «Fiano, Migliore, Bazoli, Morani, Ceccanti, Marco Di Maio, Giorgis, Martina, Orfini, Pollastrini, Annibali, Bordo, Ferri, Miceli, Vazio, Verini, De Maria, Pagani».

(8 novembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    la crescente minaccia dell'estremismo di destra, accompagnato da crescenti fenomeni di violenza, razzismo, xenofobia e intolleranza che si sta verificando in tutta Europa negli ultimi anni, obbliga il Parlamento europeo e ciascun Parlamento degli Stati membri ad assumere le dovute iniziative per contrastare tali fenomeni, compresa una reale volontà e capacità di individuare, indagare e punire gli autori di tali reati;

    il Parlamento europeo, con la risoluzione 2018/2869, approvata il 25 ottobre 2018, ha preso atto che la mancanza di una seria azione nei confronti dei gruppi neofascisti e neonazisti sta provocando un'allarmante e crescente normalizzazione del fascismo, del razzismo, della xenofobia e di diverse forme di intolleranza nei Paesi dell'Unione europea, con colpevoli «collusioni di leader politici, partiti politici e forze dell'ordine con neofascisti e neonazisti in alcuni Stati membri»;

    l'incitamento all'odio e alla violenza che i gruppi e partiti politici apertamente neofascisti, neonazisti, razzisti e xenofobi praticano sistematicamente nella società, attraverso azioni sul territorio e on line attraverso i social network, determinano un aumento della violenza verbale e spesso anche fisica nei confronti di tutte le minoranze;

    occorre un reale coordinamento tra tutti gli Stati membri dell'Unione europea per individuare, adottare e condividere le migliori soluzioni per indagare, perseguire e punire tali reati legati al razzismo e alla xenofobia e prevedere forme di sostegno sia per le vittime di tali reati che per i testimoni che denunciano i responsabili;

    nessun Paese europeo è rimasto immune dal dilagare dei fenomeni di razzismo, xenofobia e intolleranza promossi da gruppi neofascisti e neonazisti; basti ricordare il terribile massacro dei giovani laburisti del 2011 in Norvegia, l'assassinio della deputata Joe Cox in Gran Bretagna e i tanti attacchi ai centri per l'asilo e ai luoghi di culto, come le sinagoghe e le moschee, avvenuti in tutta Europa;

    anche in Italia si assiste ad una preoccupante escalation di episodi di intolleranza, razzismo e xenofobia, promossi da organizzazioni e gruppi politici di estrema destra che si richiamano esplicitamente al fascismo e al nazismo, sia nelle idee e nei valori che nelle pratiche, spesso violente, che accompagnano l'iniziativa politica di queste organizzazioni;

    tale sentimento di odio e di discriminazione verso tutte le minoranze sta permeando i gangli della società e comincia ad influenzare, in modo preoccupante, anche l'attività delle istituzioni;

    infatti, sempre più frequenti sono le iniziative che organizzazioni di destra e neofasciste compiono indisturbate e con un senso di impunità che dovrebbe destare allarme in tutte le istituzioni democratiche, mentre al contrario in alcuni casi vedono la partecipazione di appartenenti a tali istituzioni o addirittura il coinvolgimento delle stesse, come sono sempre più frequenti episodi di apologia del fascismo e del nazismo, di cui si riportano solo gli esempi più eclatanti riferiti al 2018:

     a) nella giornata della Festa di Liberazione, il 25 aprile 2018, alcune decine di militanti della comunità militante nazionalsocialista dei «Dodici Raggi» si sono presentati al cimitero Belforte di Varese per rendere omaggio ai caduti nazifascisti della Repubblica di Salò, con tanto di saluto romano e rito del «Presente!» da parte degli esponenti di un'organizzazione che già in passato è stata oggetto di operazioni delle forze dell'ordine e dell'antiterrorismo, coordinate dalla procura di Busto Arsizio, senza che gli organi preposti abbiano ritenuto doveroso vietare tale tipo di manifestazione, svoltasi nella ricorrenza della Liberazione;

     b) l'amministrazione comunale di Cascina (Pisa) ha organizzato per il 27 aprile 2018 l'iniziativa pubblica «1944 – Quando Passò il Fronte...», promossa insieme all'associazione «Ultimo Fronte 1945»; tale iniziativa prevedeva anche una parata di mezzi e figuranti di reparti delle SS;

     c) il 28 maggio 2018 a Padova, una decina di militanti di Forza Nuova ha improvvisato un presidio davanti alla libreria Feltrinelli contro il giornalista de la Repubblica e autore del libro «NazItalia– Viaggio in un Paese che si è riscoperto fascista», Paolo Berizzi, in occasione di una presentazione dello stesso; introdottisi nella libreria sono rimasti tutti schierati a braccia conserte e uno di loro, con evidente scopo intimidatorio, ha scattato alcune foto ai relatori;

     d) il 15 maggio 2018, durante la notte, sul cavalcavia dello svincolo di Buguggiate era già apparso uno striscione contro lo stesso giornalista de la Repubblica che recitava testualmente: «NazItalia: Paolo Berizzi camerata» a firma dei Do.Ra., neonazisti della comunità militante dei ’Dodici Raggi’ che ha base nel Varesotto e di cui, grazie a diverse inchieste giornalistiche, è emerso l'intento, attraverso appositi raduni, di riorganizzare il disciolto partito fascista;

     e) nella notte tra il 21 e il 22 giugno 2018 i militanti del movimento di estrema destra Forza Nuova Lario hanno affisso uno striscione con la scritta «Berizzi: infamitalia» sulla facciata del cinema Gloria, dove la sera del 22 giugno 2018 il giornalista avrebbe tenuto la presentazione del suo libro;

     f) al supermercato Top Market di Lido Jesolo (Venezia) vengono esposte e vendute bottiglie di vino con effigi naziste e fasciste e fotografie di Hitler e Mussolini; sulle etichette delle stesse bottiglie compaiono le scritte «Sieg heil», «Mein Kampf», «Führer», «Ein Volk, ein Reich, ein Führer» («un popolo, un Reich, un Führer»), «Deutschland erwache!» («Germania svegliati!»), «Blut und Ehre» («Sangue e onore»); nello stesso supermercato si trovano in vendita anche tazze con l'immagine di Hitler e il simbolo della croce di ferro nazista;

     g) il 6 e 7 luglio 2018 si è tenuta l'edizione 2018 della Festa del Sole, tradizionale appuntamento di Lealtà Azione, movimento neofascista e antisemita, che si ispira al generale nazista delle Waffen SS Leon Degrelle e a Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di ferro rumena, formazione militare ultranazionalista e antisemita attiva negli anni Trenta e Quaranta; dietro Lealtà Azione opera il circuito Hammerskin, movimento skinhead nato da una scissione del Ku Klux Klan negli Stati Uniti; in chiusura si è tenuto anche un concerto nazi-rock con band che esaltano il suprematismo bianco, i pogrom antiebraici e la Repubblica di Salò; a tale «Festa» hanno partecipato due assessori regionali lombardi, deputati e illustri esponenti di partiti politici nazionali;

     h) dal 5 al 9 luglio 2018 militanti di Forza Nuova e Onr, movimento di estrema destra polacco, hanno pattugliato le spiagge di Rimini in un'operazione definita «per la sicurezza» e «conclusa con successo» secondo gli stessi esponenti di Forza Nuova, che hanno rivendicato il merito di aver fatto sentire qualcuno «più sicuro e per un attimo padrone a casa propria»;

     i) nel mese di agosto 2018 il giornalista Enrico Nascimbeni, militante dei movimenti antirazzisti e antiomofobi e vicino ai «Sentinelli di Milano», è stato aggredito davanti alla propria abitazione da due soggetti che lo hanno colpito con un coltello, urlandogli contro frasi ingiuriose; lo stesso giornalista era stato oggetto, nei mesi precedenti l'agguato, di numerose minacce giunte via mail e via social network, dopo la partecipazione a manifestazioni antifasciste e antirazziste;

     l) all'istituto comprensivo Luisa Levi di Mantova, alcuni docenti alla fine dello scorso anno scolastico hanno assegnato ai loro alunni un tema sull'amor di patria e inviato poi gli elaborati al concorso annuale indetto dalla Piccola Caprera di Ponti sul Mincio, che sul proprio sito web si presenta come «Museo Reggimentale Giovani Fascisti di Bir el Gobi» e sulla homepage espone orgogliosamente il simbolo del «Battaglione Volontari Giovani Fascisti»; le famiglie dei ragazzi non sarebbero state informate e solo a pochi giorni dalla premiazione i genitori dei vincitori avrebbero appreso della partecipazione dei loro figli a tale concorso;

     m) il 21 settembre 2018 a Bari, una trentina di militanti di CasaPound ha aggredito, ferendoli, alcuni manifestanti, al termine della manifestazione antifascista e antirazzista che si è tenuta in città; tra i manifestanti aggrediti figura anche il parlamentare europeo Eleonora Forenza; dopo l'aggressione, sui social network è partita una campagna vergognosa con commentatori seriali e menzogne volte ad accusare gli aggrediti e non gli aggressori, fino al post di un operatore della polizia di Stato che, sull'accaduto, ha manifestato godimento e soddisfazione per l'aggressione;

     n) l'organizzazione neofascista Forza Nuova a Mestre ha annunciato di aver svolto nella notte tra venerdì 22 e sabato 23 settembre 2018 le «passeggiate per la sicurezza» tra la stazione ferroviaria, piazzale Roma e ronde su alcune corse notturne degli autobus;

     o) ad ottobre 2018 a Pavia CasaPound ha organizzato e svolto delle vere e proprie ronde per le strade della città, denominate «passeggiate contro il degrado», con il dichiarato scopo di liberare la città dalla «feccia»;

     p) il 28 ottobre 2018 per l'anniversario della Marcia su Roma, circa duemila neofascisti sono arrivati da tutta Italia per radunarsi a Predappio e dirigersi in corteo verso il cimitero di San Cassiano per rendere omaggio alla tomba di Mussolini; durante il corteo è stato inneggiato al fascismo e al nazismo e una manifestante ha indossato e mostrato orgogliosa ai fotografi presenti una maglietta con la scritta «Auschwitzland»;

     q) il 3 novembre 2018 si è svolto a Trieste un corteo nazionale di CasaPound, il quale, nel ricordo strumentale dell'anniversario del 4 novembre, ha rappresentato il tentativo di radicarsi nel territorio e di acquisire consensi e simpatie, diffondendo le sue parole d'ordine di odio e apologetiche del fascismo, in una città in cui nel 1938 vennero annunciate le leggi razziali e in cui sorse il lager della Risiera di San Saba;

    l'attivismo di organizzazioni neofasciste e neonaziste e il moltiplicarsi delle loro iniziative anche nel nostro Paese si diffondono anche grazie ad un clima di tolleranza e sottovalutazione dei fenomeni della xenofobia e della intolleranza; le aggressioni, almeno quelle divenute note, a sfondo razzista a danno di migranti in Italia, nel periodo che va da giugno a novembre 2018, ammontano a poco meno di settanta e hanno attraversato tutto il Paese, dalla Val di Susa a Enna, a Trento, Varese, Padova, Venezia, Bari, Brindisi, Palermo;

    le violenze sono state troppo spesso derubricate, anche da autorevoli esponenti politici e di Governo, a fatti di cronaca o a gesti di pochi e isolati individui «problematici», senza che si colga la pericolosa matrice razzista e xenofoba che lega tutti questi episodi, dimostrando come si sia perso quel senso di responsabilità sociale, cosa che ha permesso lo sdoganamento di linguaggi e azioni violente, come quelle di gruppi neofascisti e neonazisti, razzismo e xenofobia alla base di azioni come quella del 3 febbraio 2018, quando Luca Traini, già appartenente ad organizzazioni neofasciste, a Macerata ha esploso alcuni colpi di pistola nel centro cittadino da una vettura in movimento, ferendo sei persone, tutti immigrati di origine sub-sahariana; Luca Traini, dopo il raid che solo per caso non ha avuto conseguenze ancora più gravi, è sceso dall'auto con il tricolore legato al collo, ha fatto il saluto romano e gridato "Viva l'Italia" davanti al monumento ai Caduti, prima di arrendersi alle forze dell'ordine; nella sua casa sono stati rinvenuti elementi riconducibili all'estrema destra, tra cui una copia del Mein Kampf e una bandiera con la croce celtica; il movente sarebbe stato quello di «vendicare» la morte di Pamela Mastropietro, vittima di un atroce delitto che vedeva coinvolto un immigrato;

    le istituzioni democratiche hanno il dovere di garantire la piena attuazione e la tutela della libertà, dei diritti e dignità della persona e, quindi, contrastare ogni forma di ideologia fascista e/o di discriminazione razziale, etnica, nazionale, di orientamento sessuale, religiosa o nei confronti di persone con disabilità;

    nell'ordinamento già esistono numerose disposizioni volte a prevenire, vietare e sanzionare i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza, come nel caso della cosiddetta legge Mancino o del codice penale che puniscono l'istigazione a delinquere per motivi di discriminazioni razziali, etniche e religiose, le quali dovrebbero trovare una più rigorosa applicazione;

    vi è la necessità di iniziative normative dirette a rendere più efficaci le attività di contrasto e sanzione delle manifestazioni e delle apologie del fascismo e del razzismo, oltre a strumenti di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo e antisemitismo e istigazione all'odio e alla violenza, come quello proposto dalla senatrice Liliana Segre, con l'istituzione di un'apposita Commissione parlamentare e l'istituzione di un osservatorio nazionale sul web con il compito di monitorare i fenomeni connessi all'uso del web aventi finalità manifestamente fasciste o discriminatori per motivi razziali, etnici, nazionali, di orientamento sessuale, religiosi o nei confronti di persone con disabilità, anche al fine di accogliere e valutare le segnalazioni inviate da enti, associazioni e singoli cittadini,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative di competenza per contrastare tutte le organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e sul web e per vietare i gruppi neofascisti e neonazisti e qualsiasi altra fondazione o associazione o movimento che esalti o promuova il fascismo o il nazismo;

2) ad adottare iniziative di competenza per prevenire la diffusione della propaganda ideologica basata sull'odio, sul razzismo e sull'intolleranza, con particolar riguardo alla sua diffusione attraverso il web, predisponendo sistematiche campagne informative ed educative in ambito scolastico e sui media ed istituendo un osservatorio nazionale sul web con il compito di monitorare in tale ambito i fenomeni aventi finalità manifestamente fasciste o discriminatorie per motivi razziali, etnici, nazionali, di orientamento sessuale, religiosi o nei confronti di persone con disabilità, nonché di accogliere e valutare le segnalazioni inviate da enti, associazioni e singoli cittadini, nonché a contrastare ogni forma di violenza e di intolleranza, nei confronti di qualunque minoranza, riconducibile alla ricostituzione di organismi politici-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o con altre formazioni politiche analoghe;

3) ad adottare ogni iniziativa di competenza perché trovino effettiva applicazione le disposizioni già presenti nell'ordinamento volte a prevenire, vietare e sanzionare i crimini e le violenze legate all'odio, al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza, come nel caso della cosiddetta legge Mancino, e ad adottare apposite iniziative normative volte a sanzionare ogni forma di manifestazione ideologica e apologetica del fascismo anche attraverso il mero utilizzo della simbologia e della gestualità fascista, anche laddove non sia strettamente riconducibile alla ricostituzione del partito fascista.
(1-00078) «Fornaro, Boldrini, Conte, Epifani, Fassina, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo, Bersani».

(14 novembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Commissario europeo per la sicurezza, Sir Julian King, che, nel corso di un evento svoltosi il 22 marzo 2017 a commemorazione degli attentati avvenuti a Bruxelles nel 2016, ha sottolineato la crescente minaccia dell'estremismo violento nel Vecchio continente, che contraddistingue pressoché tutti i Paesi, il Parlamento europeo ha approvato la risoluzione del 25 ottobre 2018 sull'aumento della violenza neofascista in Europa (2018/2869(RSP));

    nel testo approvato, il Parlamento dell'Unione europea condanna in modo netto gli attacchi terroristici, gli assassini, la violenza psicologica, le aggressioni fisiche violente e le marce delle organizzazioni neofasciste e neonaziste che hanno avuto luogo in vari Paesi dell'Unione europea e chiede agli Stati membri di condannare e punire con fermezza tali crimini, adottando misure idonee a prevenire, condannare e contrastare i reati generati dall'odio;

    ogni Paese europeo deve necessariamente ripensare le proprie strategie in materia culturale, educativa e formativa, coinvolgendo le istituzioni, le donne e gli uomini che ricoprono cariche pubbliche;

    un'ipotesi interessante è quella di indirizzare azioni concrete quali viaggi presso i luoghi della memoria, o condurre le giovani generazioni verso un reale sentimento corale nella celebrazione del «Giorno della memoria», in modo che non sia limitato ad un mero rito simbolico, quanto piuttosto un punto di approdo di una ricerca e di un apprendimento che deve attraversare l'educazione scolastica e formativa;

    gli educatori hanno a disposizione un ventaglio ampio di strumenti per perseguire tale obiettivo: l'insegnamento della storia, perché il passato non venga dimenticato e diventi parte integrante del bagaglio culturale delle giovani generazioni; la letteratura, soprattutto quella di natura esperienziale legata alla narrazione della violenza perpetuata storicamente;

    la musica, come veicolo semplice di emozioni; lo sport, inteso come momento di aggregazione, di fratellanza e di complicità; il viaggio come approccio poliedrico e multisensoriale, e legato ad una dimensione di interdisciplinarietà, evitando la retorica che influenza negativamente la curiosità facendo scemare la motivazione;

    occorre intervenire per disciplinare l'utilizzo di internet, in modo da valorizzare le sue enormi potenzialità dal punto di vista della conoscenza ed educare al contempo all'utilizzo saggio della rete, ragionato e critico, così da formare cittadini consapevoli;

    ruolo di grande rilievo riveste, oltre alla già citata cultura, lo sport mainstream, inteso tanto quanto luogo di aggregazione e socializzazione quanto luogo collettivo di esperienza che nella sua fruizione e partecipazione non può più prevedere, come a lungo tollerato, la presenza di sacche di illegalità e mancanze di regole che molto spesso hanno permesso il proliferare proprio di questi comportamenti oltre alla creazione di dinamiche di proselitismo fra i giovani;

    istruzione e formazione rappresentano le colonne portanti del processo di ripensamento di una strategia formativa realmente efficace. Occorre conoscere la violenza del passato, metabolizzarla ed essere dunque aperti ad un processo educativo capace di slegarsi e di emanciparsi da qualsiasi condizionamento sovrastrutturale in grado di sporcare le fasi di crescita e maturazione dei nostri giovani,

impegna il Governo:

1) in linea con quanto definito nella risoluzione approvata dal Parlamento europeo, a porre in essere tutte le iniziative di competenza volte a contrastare l'attività delle organizzazioni che incitano all'odio e alla violenza negli spazi pubblici e on line, perché si argini in maniera tangibile e concreta la diffusione di narrazioni violente ed astiose, soprattutto su internet;

2) in tale ambito, ad impegnarsi nella diffusione di un chiaro messaggio rivolto al pubblico attraverso un'azione politica orientata a far comprendere che i crimini di odio, l'intolleranza e la discriminazione nei confronti di qualsiasi gruppo costituiscono una minaccia per tutta la società;

3) a incoraggiare e sostenere percorsi comunitari di contrasto ad ogni forma di linguaggio d'odio e di violenza di tutti gli estremismi politici, con particolare riguardo a quelli neofascisti e neonazisti.
(1-00084) «D'Uva, Molinari».

(29 novembre 2018)

MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE VOLTE ALLA TUTELA DEI PRODOTTI AGROALIMENTARI ITALIANI PROPRI DELLA DIETA MEDITERRANEA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AD UNA PROPOSTA DI RISOLUZIONE IN DISCUSSIONE PRESSO L'ASSEMBLEA GENERALE DELL'ONU IN MATERIA DI NUTRIZIONE E SALUTE

   La Camera,

   premesso che:

    a luglio 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), al fine di ridurre di un terzo entro il 2030 i casi di morte per diabete, cancro e malattie cardiovascolari, avevano dichiarato che nelle diete era necessario ridurre i grassi saturi, il sale, gli zuccheri e l'alcol il cui consumo oltre misura potrebbe avere effetti dannosi per la salute;

    l'obiettivo sarebbe stato raggiunto disincentivando l'uso dei suddetti prodotti, adottando, da un lato, una tassazione simile a quella sull'alcol, sul tabacco e su altre sostanze nocive e, dall'altro, apponendo sulle confezioni «avvisi di pericolo»;

    all'uopo, durante l'incontro di alto livello delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili del settembre 2018, venne discussa una bozza preliminare di risoluzione che prevedeva misure fiscali penalizzanti ed etichettature per disincentivare l'acquisto di alcuni prodotti del settore agroalimentare;

    dopo un lungo negoziato, il 27 settembre 2018 i Capi di Stato e di Governo dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato la dichiarazione politica «Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations» dal testo molto bilanciato, asciutto, di ampia portata e senza toni prescrittivi, in linea con gli interessi italiani di tutela della salute e delle eccellenze del made in Italy nel settore agroalimentare;

    il 12 novembre 2018 sette Paesi, guidati da Brasile e Francia, hanno presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, nell'ambito dell'iniziativa «Global health and foreign policy», una risoluzione contenente, sostanzialmente, le misure punitive già proposte nella bozza preliminare. Se approvate, esse danneggerebbero pesantemente il made in Italy agroalimentare, le nostre tradizioni gastronomiche, il nostro export, la nostra agricoltura e la reputazione dei prodotti tipici italiani;

    qualora il nuovo testo presentato fosse approvato, andrebbe a vanificare l'intento della dichiarazione del 27 settembre 2018 e tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite sarebbero sollecitati ad applicare tasse, etichette dissuasive all'acquisto – come per le sigarette – e restrizioni alla pubblicità e al marketing su gran parte dei prodotti alimentari tipici del made in Italy, i quali verrebbero classificati come nocivi per la salute;

    sembra impensabile che si vada a ridiscutere un principio che era stato approvato e chiarito ai massimi livelli dei Capi di Stato e di Governo all'Onu. Inoltre, un organismo politico come l'Onu non può approvare indicazioni prescrittive come quelle indicate nel documento del 12 novembre 2018, nel quale viene esplicitamente riportata la seguente locuzione «è urgente che gli Stati membri approvino»;

    nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il 7 dicembre 2018 dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre 2018 all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri;

    la filiera agroalimentare italiana, tra produzione, trasformazione, distribuzione al dettaglio e ristorazione, con un valore di oltre 130 miliardi di euro l'anno, costituisce il 9 per cento del prodotto interno lordo nazionale, occupa 3,2 milioni di lavoratori – vale a dire il 13 per cento del totale in Italia – e coinvolge 1,3 milioni di imprese, pari al 25 per cento del totale delle aziende iscritte nei registri camerali;

    secondo i dati diffusi da «Nomisma Agrifood Monitor», nel 2017 l’export agroalimentare italiano ha superato la cifra record di 40 miliardi di euro, trainato soprattutto da prodotti quali: vini, formaggi e salumi, vale a dire categorie merceologiche che verrebbero colpite dai provvedimenti proposti dal gruppo guidato da Francia e Brasile;

    l'applicazione, a livello globale, dei provvedimenti proposti dai citati sette Paesi condurrebbe a una forte contrazione delle vendite dei prodotti agroalimentari italiani all'estero, con la conseguenza di ridurre i margini positivi della bilancia commerciale, nonché di mettere a serio rischio centinaia di migliaia di posti di lavoro e la stessa sopravvivenza di tantissime piccole e medie imprese, tenuto conto che solo il 2 per cento delle aziende alimentari italiane supera i 50 addetti;

    una ricerca Nomisma del 2015 sugli effetti delle «etichette a semaforo» nel mercato inglese ha evidenziato un significativo calo nelle vendite e nelle quote di mercato proprio dei prodotti tipici italiani, con perdite addirittura del 14 per cento per quanto riguarda il Parmigiano reggiano Dop porzionato;

    le produzioni italiane, per la loro intrinseca peculiarità, sono poste alla base della «dieta mediterranea», riconosciuta dall'Unesco «Patrimonio immateriale dell'umanità» quale modello alimentare sano ed equilibrato, fondato prevalentemente su cibi di origine vegetale e sul consumo diversificato e bilanciato;

    la scienza ha dimostrato che la dieta mediterranea è una dieta salubre che aiuta a prevenire malattie croniche, come patologie cardiovascolari, diabete e obesità;

    grazie, infatti, alle abitudini alimentari fondate sulla dieta mediterranea e a uno stile di vita attivo, l'Italia rappresenta il secondo Paese più longevo del pianeta, il terzo meno obeso di tutta l'area Ocse e il più sano al mondo secondo la classifica «Bloomberg Health Index» stilata nel 2017, malgrado condizioni economiche meno favorevoli rispetto ad altre nazioni;

    secondo i dati del sistema di sorveglianza «OKkio alla salute», coordinato dal Ministero della salute, l'Italia è tra i pochissimi Paesi il cui tasso di obesità infantile è in calo, con una riduzione del 13 per cento a partire dal 2009;

    provvedimenti coercitivi, come quelli suggeriti dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale dell'Onu deresponsabilizzano, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, il consumatore e ne condizionano le scelte, senza indirizzarlo verso una dieta più salutare;

    si ritiene di dover scongiurare la diffusione di sistemi di valutazione dei prodotti agroalimentari unicamente basati sui profili nutrizionali oppure su rappresentazioni grafiche che pongono ingiustificatamente l'accento sulla composizione del singolo prodotto, a prescindere dalle modalità e dalla frequenza di consumo;

    la modifica degli ingredienti dei prodotti finalizzata a sostituire il sale, i grassi o gli zuccheri e avviata dalle aziende agroalimentari dei Paesi, che hanno applicato provvedimenti simili a quelli invocati dalla risoluzione presentata all'Assemblea generale, ha condotto alla riduzione delle componenti naturali dei prodotti in favore di additivi chimici;

    la posizione assunta dall'Oms e dall'Onu rischia di avvantaggiare unicamente i produttori di alimenti dietetici e di sostituti chimici per alimenti;

    l'applicazione di tasse o etichette discriminanti, ove già in vigore, non ha condotto ad alcun miglioramento dei trend relativi alla diffusione dell'obesità e delle malattie non trasmissibili;

    le imprese del settore agroalimentare e le associazioni di agricoltori hanno manifestato forte preoccupazione per le disposizioni contenute nella risoluzione in discussione all'Assemblea generale dell'Onu,

impegna il Governo:

1) a difendere, con la massima determinazione, il settore agroalimentare italiano in tutte le sedi politiche e diplomatiche internazionali, in particolare all'Onu (e nelle sue agenzie come Oms e Fao) e nell'ambito dell'Unione europea;

2) a porre in essere una pronta e decisa azione diplomatica volta al ritiro o ad una rilevante modifica della risoluzione presentata nell'ambito dell'iniziativa «Global health and foreign policy» in discussione all'Assemblea dell'Onu, al fine di scongiurare le inique conseguenze che l'approvazione di tale documento avrebbe per il settore agroalimentare italiano e, in particolare, per le esportazioni italiane;

3) ad avviare un confronto, nelle opportune sedi, al fine di chiarire quali siano le finalità che hanno portato la Francia a promuovere questa iniziativa in collaborazione con Paesi extra Unione europea senza un preventivo accordo con gli altri Stati membri europei, nonostante sia un Paese che, in maniera del tutto analoga all'Italia, vanta numerosi prodotti agroalimentari a denominazione di origine e a indicazione geografica riconosciuti dall'Unione europea e che con l'approvazione senza modifiche di questo documento rischia di essere essa stessa pesantemente penalizzata.
(1-00083) «Molinari, D'Uva, Viviani, Sabrina De Carlo, Formentini, Ehm, Bubisutti, Cabras, Coin, Cappellani, Gastaldi, Di Stasio, Golinelli, Emiliozzi, Liuni, Olgiati, Lo Monte, Romaniello, Lolini, Gallinella, Vallotto, Cillis, Grimoldi, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Comencini, Ribolla, Caffaratto, Billi, Zoffili, D'Arrando, Tuzi, Ianaro, Bologna, Leda Volpi, Trizzino, Lorefice, Mammì, Sarli, Sportiello, Scerra, Torto, Papiro, Bruno, Di Lauro, Galizia, Giordano, De Giorgi, Villani».

(29 novembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    nel giugno 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report «Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;

    il report dell'Organizzazione mondiale della sanità, fra le altre raccomandazioni, sostiene la necessità di:

     a) accelerare l'attuazione degli impegni presi nel 2011 e 2014 per ridurre l'abuso di tabacco e di alcol, per evitare stili di vita malsani determinati, in particolare, da una scorretta alimentazione e dall'inattività fisica, tenendo conto, a seconda dei casi, di una spesa più attenta e consapevole e di altri interventi raccomandati per la prevenzione e il controllo di malattie non trasmissibili, nonché le priorità degli Stati membri;

     b) attuare interventi efficaci ed efficienti e basati su dati oggettivi per arrestare il sovrappeso e l'obesità infantile entro il 2025, tenendo conto delle indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità;

     c) attuare politiche e misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani;

     d) impiegare i pieni poteri legali e fiscali per attuare politiche e misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani e forniscano un flusso di entrate per il finanziamento dello sviluppo;

     e) promuovere sistemi di produzione, distribuzione e somministrazione di alimenti attenti alla salute dei cittadini, al fine di ridurre l'insorgenza di malattie non trasmissibili e contribuire a promuovere un'alimentazione sana ed equilibrata;

    tali raccomandazioni, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, hanno la finalità di contrastare il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari e l'obiettivo di ridurre di almeno un terzo entro il 2030 i morti per le malattie non trasmissibili, anche riducendo nella dieta l'apporto di grassi saturi, sale, zuccheri e alcol;

    pur essendo le finalità condivisibili, la strada inizialmente scelta non appariva, tuttavia, adeguata alle finalità stesse e ai modelli alimentari della tradizione mediterranea;

    in detto documento, redatto dalla Commissione indipendente, volto a raccomandare linee di azione agli Stati membri per il raggiungimento di tale obiettivo, venivano utilizzate espressioni generiche nell'ambito dell'analisi delle possibili azioni a contrasto delle malattie non trasmissibili, riferendosi genericamente ad effetti che su tali malattie possono avere i cibi «non salutari» (al pari, peraltro, di inquinamento, fumo di sigaretta, stile di vita sedentario) e si accennava all'opportunità di utilizzare etichette che contenessero segnali di allarme sulle confezioni di tali prodotti alimentari, per scoraggiarne il consumo;

    in seguito alle polemiche che tale approvazione aveva suscitato, l'Organizzazione mondiale della sanità chiariva che la propria posizione non «criminalizza specifici alimenti», ma fornisce indicazioni e raccomandazioni per una dieta sana e che si adoperava, in particolare, per promuovere la riduzione del consumo di sodio, zuccheri e grassi saturi. L'Organizzazione mondiale della sanità affermava di non volere criminalizzare determinati alimenti, ma di raccomandare politiche che promuovessero un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi;

    il 27 settembre 2018 i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato la dichiarazione «Time to Deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations», tenendo conto delle molte osservazioni pervenute, e che veniva incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018;

    il 12 novembre 2018 sette Paesi (Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia) hanno nuovamente presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, una risoluzione nell'ambito dell'iniziativa «Global health and foreign policy», contenente, sostanzialmente, le dannose e non utili misure punitive originarie;

    la nuova proposta pare voglia colpire gli alimenti che contengono zuccheri, grassi e sale, attraverso la mera apposizione di etichette nutrizionali e la riformulazione delle ricette. Tali misure, slegate da ogni qualsiasi considerazione in merito a sane ed equilibrate abitudini alimentari, consumo consapevole e prevenzione, non considerano la peculiarità delle produzioni made in Italy" e delle tradizioni plurisecolari trasmesse da generazioni di nostri agricoltori e produttori dell'intera filiera agroalimentare, che si sono impegnati a mantenere altissimi livelli di varietà, sicurezza e qualità;

    la suddetta scelta rischia di minare un patrimonio riconosciuto nel mondo che è alla base della dieta mediterranea; l'Italia rappresenta il 7 per cento della popolazione europea, ma ha conquistato il primato della percentuale più alta di ultraottantenni, davanti a Grecia e Spagna, e può vantare anche un'aspettativa di vita che è tra le più alte a livello mondiale (pari a 80,6 anni per gli uomini e a 85 anni per le donne);

    la qualità del modello alimentare italiano, tra l'altro, è stata riconosciuta con l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista del Patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco il 16 novembre 2010;

    tra le priorità del nostro Paese, vi è quella di favorire politiche e misure efficaci per tutelare e garantire le eccellenze italiane nel settore agroalimentare in Italia e nel mondo. Tale obiettivo si può raggiungere attraverso la realizzazione e il rafforzamento di programmi in grado di promuovere stili di vita salutari e la prevenzione delle malattie croniche, nonché attraverso l'implementazione di strategie multisettoriali a livello nazionale e locale,

    le politiche da sempre perseguite nel nostro Paese considerano prioritario contrastare i fattori di rischio e promuovere una politica di sana e corretta alimentazione, attraverso investimenti significativi in prevenzione, educazione e informazione, nonché in interventi multisettoriali che coinvolgano le amministrazioni pubbliche, il mondo della comunicazione e la società civile;

    in linea con i più consolidati orientamenti scientifici e attraverso il contributo di prestigiosi istituti di ricerca, quali, ad esempio, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (Crea), l'Italia ha sempre considerato fondamentale l'interezza e la complessità della dieta e non certo il singolo alimento, evitando di classificare i prodotti «in buoni e cattivi»; tale valutazione nasce dalla considerazione che la composizione della dieta deve essere commisurata alle specifiche esigenze del singolo individuo e non giudicata nell'ambito di una mera valutazione standardizzata;

    a questo si aggiunge il caso della Gran Bretagna che, con l'adozione dell'etichetta a semaforo sui prodotti, non accompagnata con percorsi educativi, potrebbe portare ad escludere dalle scelte dei cittadini alimenti sani che da secoli sono presenti sulle nostre tavole; tali etichette nei fatti rappresentano misure protezionistiche, barriere non tariffarie, utilizzate non tanto e non solo per tutelare i consumatori, quanto per limitare in modo surrettizio il libero commercio;

    nel 2015 l'Italia ha ospitato Expo 2015, che è stata occasione per discutere di questi temi a livello globale; nella XVII legislatura il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali pro tempore, Maurizio Martina, a nome del Governo e di tutta la filiera agroalimentare italiana, ha più volte portato in discussione a livello comunitario la questione dell'etichettatura a semaforo, proposta dalla Gran Bretagna, sollecitando la Commissione europea ad assumere una «posizione chiara e forte» sulla questione;

    alla fine del 2017 è stato istituito presso il Ministero dello sviluppo economico un tavolo di lavoro a cui partecipano amministrazioni (Ministero della salute, Ministero dello sviluppo economico e Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo) ed associazioni di categoria, finalizzato alla definizione di una posizione nazionale sulle espressioni sintetiche delle informazioni nutrizionali in grado di considerare le peculiarità dei prodotti nazionali e bilanciare le informazioni sugli elementi nutrizionali, con un più ampio riferimento al contesto generale della dieta e dello stile di vita mediterraneo;

    il tavolo ha ipotizzato una proposta di modello supplementare di etichettatura nutrizionale, che si configura quale contributo da offrire alla discussione degli altri Paesi membri dell'Unione europea per assicurare un'applicazione corretta ed uniforme delle disposizioni del regolamento europeo n. 1169/2011;

    tale modello si differenzia rispetto agli altri sistemi già in atto (etichetta nutrizionale semplificata, semaforo), poiché non individua una classificazione degli alimenti sulla base della loro formulazione in termini di energia e nutrienti negativi e positivi;

    nelle prossime settimane cominceranno i negoziati sulla risoluzione, per cercare di individuare una posizione comune ed entro il 7 dicembre 2018 dovrà essere predisposto un testo definitivo che sarà poi presentato il 13 dicembre 2018 all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri;

    il contributo italiano dovrà essere finalizzato al raggiungimento di un sistema di etichettatura nutrizionale «front of pack» chiara, comprensibile, realmente informativa e, soprattutto, non discriminatoria del made in Italy;

    nel contempo, si dovrà, con decisione, contrastare l'applicazione di tassazioni maggiorate, poiché tale approccio, privo di alcuna componente educativa verso sane abitudini alimentari, rischia di determinare un possibile spostamento dei consumi verso prodotti di scarsa qualità nutrizionale;

    l'educazione del consumatore è ben più efficace della criminalizzazione di certi prodotti e le aziende italiane sono pronte a fare la propria parte attraverso la trasparenza delle etichette e un'autoregolamentazione del marketing verso i bambini che, a livello europeo, sta dando risultati molto importanti. Misure di distorsione del mercato, come la tassazione o etichette discriminanti, non fanno altro che deprimere l'economia attraverso la riduzione del gettito fiscale e dei posti di lavoro, consentendo anche ad alcuni Paesi di lanciare pratiche protezionistiche ai danni del made in Italy camuffate da provvedimenti volti a perseguire la salute pubblica;

    non esistono cibi sani o insalubri, ma solo diete più o meno sane. Le posizioni emerse nell'ambito dell'Onu e dell'Organizzazione mondiale della sanità rischiano di produrre in tutto il mondo informazioni e posizioni che, come nel caso del Cile, iniziano a marchiare con il bollino nero, sconsigliandone di fatto l'acquisto, prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto e, addirittura, gli gnocchi, andando ad incidere pesantemente sulle esportazioni del made in Italy agroalimentare, crollate nel caso di cui sopra del 12 per cento nei primi sette mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017. A questo si aggiunge il caso della Gran Bretagna, che prevede l'adozione di un'etichetta a semaforo con la quale si escludono dalla dieta alimenti sani e naturali che, da secoli, sono presenti sulle tavole, «per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta»;

    il settore agroalimentare italiano nel 2018 ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni, con un aumento del 3 per cento nei primi sei mesi, dopo il valore di 41,03 miliardi del 2017, proprio grazie al traino delle denominazioni di origine (Dop) con quasi l'85 per cento in valore del made in Italy, che le istituzioni europee e quelle internazionali dovrebbero tutelare e non discriminare,

impegna il Governo:

1) ad attivarsi con una decisa e concertata azione diplomatica in ambito europeo, affinché sia respinta o significativamente modificata la risoluzione di cui in premessa, al fine di evitare le scorrette, inutili e dannose conseguenze che l'approvazione di un tale documento riverserebbe sulla salute, sulla qualità dell'alimentazione, sulla ricchezza delle tradizioni ed anche sul settore agroalimentare italiano, in particolare per le prospettive del nostro export;

2) ad assumere le iniziative di competenza, in tutte le sedi opportune, per la tutela e la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, al fine di evitare che ad esse vengano applicate sovrattasse o etichette che ne scoraggino il consumo presso il più vasto pubblico;

3) a sostenere tutte le amministrazioni coinvolte, ciascuna negli ambiti di rispettiva competenza e avvalendosi degli strumenti previsti dalla normativa vigente, affinché si adoperino per rendere pienamente efficace la tutela dei prodotti di qualità italiani all'estero, imprimendo incisività e determinazione al ruolo dell'Italia in tutti i fori internazionali in cui vengono definite le politiche della salute con potenziale impatto sulla produzione e sulla commercializzazione dei prodotti alimentari, a cominciare dall'Organizzazione mondiale della sanità.
(1-00087) «Gadda, Cenni, Cardinale, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, Incerti, Portas, Scalfarotto, De Filippo, Quartapelle Procopio».

(7 dicembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    nel giugno 2018 l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report «Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;

    il 27 settembre 2018 in sede Onu, anche grazie alle richieste dell'Italia, è stata adottata una dichiarazione politica, successivamente incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018, che non prevedeva queste misure;

    nonostante questo punto di equilibrio raggiunto, in data 12 novembre 2018 si è riunita la seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu nella quale è stata presentata una risoluzione sottoscritta dai sette Stati del gruppo che ha promosso l'iniziativa «Global health and foreign policy», Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia;

    tale risoluzione «esorta gli Stati membri ad adottare politiche fiscali e regolatorie» per indurre i Paesi membri a frenare il consumo, anche tramite l'utilizzo di etichette «a semaforo» da apporre ai prodotti, degli alimenti e delle bevande con le caratteristiche sopra citate;

    tale indirizzo colpirebbe un prodotto agroalimentare italiano esportato su tre, con effetti gravissimi sull'economia nazionale;

    la stessa Onu riconosce il valore della «dieta mediterranea», tanto da averla dichiarata patrimonio dell'umanità, suffragata da numerosi studi scientifici che hanno dimostrato come essa sia la dieta che garantisce in assoluto la miglior valenza salutistica,

impegna il Governo

1) ad assumere le iniziative di competenza, in tutte le sedi opportune, per la tutela e la valorizzazione delle eccellenze agroalimentari italiane, al fine di evitare che ad esse vengano applicate sovrattasse o etichette che ne scoraggino il consumo presso il più vasto pubblico.
(1-00091) «Luca De Carlo, Meloni, Lollobrigida, Gemmato, Caretta, Ciaburro».

(10 dicembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l'Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu), con impegni adottati nel 2011 e nel 2014, hanno avviato a livello mondiale un'azione per il controllo delle malattie non trasmissibili, quali il diabete, il cancro e le malattie cardiovascolari, derivanti dall'uso di tabacco, di alcol, da diete malsane e da inattività fisica;

    a conclusione del procedimento, nel luglio 2018, l'Organizzazione mondiale della sanità ha presentato il report «Time to deliver», contenente una serie di raccomandazioni agli Stati membri per ridurre l'impatto negativo di alimenti ricchi di grassi saturi, sale e zuccheri e migliorare la regolamentazione degli stessi;

    gli obiettivi principali del report sono quelli di ridurre di almeno un terzo entro il 2030 i morti per tali patologie, nonché di arrestare la crescita del sovrappeso e dell'obesità infantile entro il 2025, mediante:

     a) interventi volti a eliminare gli acidi grassi dall'approvvigionamento alimentare;

     b) misure legislative e regolamentari che riducano al minimo il consumo di prodotti nocivi per la salute e promuovano stili di vita sani;

     c) promozione di sistemi di produzione e fornitura di alimenti favorevoli alla salute;

    a seguito delle polemiche suscitate da tale documento, redatto da una commissione indipendente, l'Organizzazione mondiale della sanità chiariva di non avere l'intenzione di «criminalizzare specifici alimenti», quanto piuttosto di fornire indicazioni per una dieta sana, raccomandando politiche che promuovessero un consumo parsimonioso degli alimenti che hanno alti contenuti di sodio, zuccheri o grassi saturi;

    dopo complesse trattative, il 27 settembre 2018, i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri delle Nazioni Unite hanno approvato la dichiarazione «Time to deliver: Accelerating our response to address NCDs for the health and well-being of present and future generations», che veniva incorporata nella risoluzione dell'Assemblea generale del 10 ottobre 2018;

    in tale dichiarazione politica, molto più equilibrata, non vi è alcun riferimento specifico a cibi o a bevande che possono essere dannosi per la salute. Al contrario, il testo parla di regimi alimentari che possono esserlo nel loro complesso, rapportati comunque allo stile di vita che si conduce;

    tuttavia, il 12 novembre 2018 sette Paesi (Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia) hanno nuovamente presentato, alla seconda commissione dell'Assemblea generale dell'Onu, una risoluzione nell'ambito dell'iniziativa «Global health and foreign policy», mirante a creare un legame tra alcune malattie e alcune tipologie di alimenti o bevande, riprendendo, sostanzialmente, alcune delle misure punitive previste nel rapporto dell'Organizzazione mondiale della sanità del luglio 2018;

    la citata risoluzione del 12 novembre 2018 tratta di cibi salutari e non salutari, introducendo un'indicazione non supportata dalla scienza, che invece si riferisce a diete salutari e non; l'obiettivo dei proponenti della risoluzione sembra quello di evidenziare che i prodotti messi all'indice debbano essere colpiti da restrizioni, dazi e regolamentazioni stringenti sulla loro commercializzazione. Ove fosse approvata la risoluzione, tutti i Paesi sarebbero autorizzati ad apporre etichette con ben visibili bollini su cibi e bevande, come quelli, ad esempio, in uso sulle sigarette;

    le finalità dell'Organizzazione mondiale della sanità sono assolutamente condivisibili e l'Organizzazione stessa ha chiarito che il solo legame tra malattie e alimenti rappresenta un'estrema banalizzazione dei problemi legati alla salute. Non esistono cibi sani o insalubri, ma solo diete, meglio regimi alimentari più o meno sani, posto che la salute e le malattie sono legate anche all'attività fisica, lavorativa, sportiva, oltre che allo stile di vita, all'età anagrafica e all'ambiente in cui si vive; una risoluzione che imponga di scrivere, su un prodotto alimentare sano, come i formaggi dop, il prosciutto di Parma, ovvero sull'olio extravergine di oliva, che nuoce alla salute, sarebbe non solo sbagliata ma, da un punto di vista scientifico, fuorviante e completamente priva di fondamento;

    la nuova presa di posizione, invece, mira nuovamente a colpire gli alimenti che contengono zuccheri, grassi e sale, chiedendo nuovamente apposite etichette nutrizionali e la riformulazione delle ricette. Con il sistema del bollino o del semaforo si favoriscono prodotti artificiali di cui, in alcuni casi, non è nota neanche la ricetta, ma che rispondono a requisiti «nutrizionali» astrattamente ritenuti corretti, mentre si escludono dalla dieta alimenti sani e naturali che, da secoli, sono presenti sulle tavole. Un segnale verde alla Diet Coke e un cartellino rosso, invece, ad una fetta di prosciutto;

    ove accolta, tale scelta minerebbe il patrimonio culturale che è alla base della dieta mediterranea, che ha consentito all'Italia di conquistare il primato della percentuale più alta di ultraottantenni in Europa, davanti a Grecia e Spagna, ma anche una speranza di vita che è tra le più alte a livello mondiale ed è pari a 80,6 anni per gli uomini e a 85 anni per le donne. L'Italia, peraltro, è il terzo Paese meno obeso di tutta l'area Ocse e il più sano al mondo secondo la classifica «Bloomberg health index» stilata nel 2017;

    la qualità del modello alimentare italiano, tra l'altro, è stata riconosciuta anche con l'iscrizione della dieta mediterranea nella lista del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell'Unesco il 16 novembre 2010. In termini ambientali, gli indicatori, quale quello della «impronta ecologica», mostrano come la dieta mediterranea abbia un minore impatto in termini di consumo del territorio e di consumo di risorse, oltre a un minor costo di produzione degli alimenti (4 euro giornalieri pro capite, rispetto ai 6 degli Stati Uniti);

    peraltro, va evidenziato come la Food and drugs administration (Fda) statunitense ha pubblicato un invito ad indicare sulle confezioni degli olii contenenti il 70 per cento di acido oleico (olio extravergine di oliva italiano) che il loro consumo porta benefici cardiovascolari, quando sostituisce il grasso saturo dannoso per il cuore;

    il danno più grave di tale scelta si avrebbe con riferimento all’export dell'industria della trasformazione agroalimentare italiana. Le esportazioni italiane nel settore agroalimentare, che nel 2013 valevano 33,5 miliardi di euro, hanno superato i 41 miliardi nel 2017, il 7 per cento in più rispetto al 2016. Il settore agroalimentare italiano, nel 2018, ha messo a segno un nuovo record delle esportazioni, con un aumento del 3 per cento nei primi sei mesi, grazie al traino delle denominazione di origine con quasi l'85 per cento in valore del made in Italy. Ad oggi, 5.057 sono i prodotti alimentari tradizionali censiti, 297 le specialità dop/igp e 415 i vini doc/docg riconosciuti a livello comunitario;

    il settore agroalimentare italiano, tra produzione, trasformazione, distribuzione al dettaglio e ristorazione, vale 244 miliardi di euro, costituisce il 13 per cento del prodotto interno lordo nazionale, occupa 3,2 milioni di lavoratori – vale a dire il 13 per cento del totale in Italia – e coinvolge 1,3 milioni di imprese, pari al 25 per cento del totale delle aziende iscritte nei registri camerali;

    secondo una ricerca commissionata nel giugno 2018 dalla scuola internazionale di cucina italiana Alma a Deloitte «La ristorazione italiana nel mondo», la cucina italiana risulta la seconda a livello globale dopo quella cinese (13 per cento di quota di mercato), mostrando una penetrazione più elevata in termini di numero di transazioni in Usa (15 per cento), Regno Unito (15 per cento), Brasile (13 per cento) e India (13 per cento). Secondo il giudizio degli esperti di settore, la cucina italiana è prevista «in forte crescita». A livello mondiale, il volume d'affari generato dalla cucina italiana si stima pari a 209 miliardi di euro, su un totale di 2.210 miliardi di euro nel 2016, di cui 60 miliardi di euro in Cina e 56 miliardi di euro negli Usa;

    una ricerca Nomisma del 2015 sugli effetti delle «etichette a semaforo» nel mercato inglese ha evidenziato un significativo calo nelle vendite e nelle quote di mercato proprio dei prodotti tipici italiani, con perdite addirittura del 14 per cento per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano. Nel 2017 in Cile si è cominciato a marchiare con il bollino nero prodotti come il Parmigiano, il Gorgonzola, il prosciutto, andando ad incidere pesantemente sulle importazioni del made in Italy agroalimentare, crollate nel caso di cui sopra del 12 per cento nei primi sette mesi del 2018 rispetto allo stesso periodo del 2017;

    in più occasioni, soprattutto nel corso dell'ultima legislatura, il Parlamento europeo ha preso posizione a favore dell'indicazione dell'origine degli alimenti, chiedendo alla Commissione europea di agire in tale direzione. Il 70 per cento dei cittadini dell'Unione europea chiede l'obbligo dell'indicazione d'origine in etichetta. La stragrande maggioranza dei consumatori nell'Unione europea ritiene che il livello di dettaglio dell'origine necessario a soddisfare le necessità di informazione sia quello del «Paese» o, addirittura, della «regione» di quel Paese;

    la risposta della Commissione europea, con il regolamento di esecuzione (UE) n. 2018/775 per quanto riguarda le norme sull'indicazione del Paese d'origine o del luogo di provenienza dell'ingrediente primario di un alimento, non è sufficiente a garantire una corretta informazione ai consumatori sulla vera origine degli ingredienti primari. Essendo un sistema volontario, sarebbe stato necessario offrire meno flessibilità agli operatori e non prevedere deroghe seppur temporanee;

    l'indicazione «UE e non UE» prevista dalla Commissione europea è un'informazione totalmente generica e incomprensibile per il consumatore. A causa di tale quadro normativo, incompleto e inadeguato, numerosi Stati membri – Francia, Italia, Lituania, Portogallo, Romania, Grecia e Finlandia, ai quali si stanno aggiungendo Spagna e Austria – hanno introdotto degli schemi nazionali per l'etichettatura obbligatoria di alcuni alimenti;

    ma soprattutto l'azione dell'Unione europea appare carente nel contrasto del falso made in Italy agroalimentare, denominato «Italian sounding», di quei prodotti alimentari cioè che di italiano hanno soltanto il nome, peraltro molto spesso storpiato. Se l’export agroalimentare vale 41,03 miliardi di euro, nel 2017 il fatturato del falso made in Italy agroalimentare è passato dai 60 miliardi di euro nel 2013 ai 100 miliardi nel 2017. Un danno abnorme. E il problema non è in Cina o negli Stati Uniti: lo si ha in casa. L'Unione europea ha concesso la possibilità di incorporare la polvere di caseina, invece del latte nei formaggi. Grazie a questa e da altre deroghe in tutta Europa circolano imitazioni low cost del Parmigiano e del Grana;

    i numerosi elementi convergenti sopra illustrati sembrano adombrare una situazione nella quale sia le istituzioni europee, che quelle internazionali, invece di tutelare e non discriminare le produzioni agroalimentari di qualità e il «made in», legati a rigorosi protocolli di produzione e di qualità, ad un'accurata selezione delle materie prime ed alla certezza del luogo di origine, agiscono in favore degli artefatti metodi produttivi delle multinazionali del cibo e non intervengono adeguatamente contro i danni d'immagine ed economici recati al nostro Paese dalle produzioni «Italian sounding». La posizione che potrebbe assumere l'Onu rischia di avvantaggiare unicamente i produttori di alimenti dietetici e di sostituti chimici per alimenti;

    dai dati economici sopra evidenziati appare evidente l'enorme impatto che la risoluzione presentata dai sette Paesi di cui in premessa il 12 novembre 2018 avrebbe sul nostro Paese, anche se appare impensabile che si vada a ridiscutere un principio che era stato approvato e chiarito ai massimi livelli dei Capi di Stato e di Governo all'Onu. Nei prossimi giorni cominceranno i negoziati sulla risoluzione per cercare di individuare una posizione comune e dovrà essere finalizzato un testo definitivo che sarà poi presentato all'Assemblea generale dell'Onu, per essere votato dagli Stati membri,

impegna il Governo:

1) a difendere, con la massima determinazione, la filiera italiana del settore agroalimentare in tutte le sedi politiche e diplomatiche internazionali, in particolare presso l'Onu (e nelle sue agenzie come l'Organizzazione mondiale della sanità e la Fao) e nell'ambito dell'Unione europea, anche presentando le evidenze scientifiche sulla qualità, sulle caratteristiche nutrizionali positive e sui minori impatti ambientali dei prodotti agricoli o derivanti dalla trasformazione agroalimentare italiana, con particolare riferimento a quelli connessi alla dieta mediterranea;

2) ad assumere iniziative in sede europea per:

   a) rafforzare le misure a favore dell'indicazione dell'origine degli alimenti, secondo le modalità richieste dal Parlamento europeo, nonché le azioni di contrasto all’Italian sounding;

   b) ripristinare il volume dei trasferimenti alla politica agricola nazionale italiana penalizzata dalla recente approvazione dell'ipotesi di bilancio dell'Unione europea 2021-2027;

3) ad assumere iniziative, nell'ambito delle risorse già preordinate e destinate alla penetrazione all'estero del made in Italy, volte a rafforzare la quota di esse destinate a valorizzare l'immagine e la penetrazione commerciale dell'agroalimentare italiano e dei valori della dieta mediterranea;

4) nell'ottica della piena valorizzazione e salvaguardia delle specificità dei prodotti e della filiera dell'agroalimentare italiano, ad assumere le iniziative di competenza per l'istituzione del Ministero del cibo – Ministero dell'agroalimentare e della tutela della cultura alimentare italiana – accogliendo le istanze da più parti avanzate, ivi compresi i settori della stessa maggioranza di Governo, volte a sottoporre ad un'unica gestione – dalla produzione alla trasformazione, dalla ristorazione alla diffusione culturale e alla promozione internazionale – la filiera agroalimentare italiana, valutando in tal senso le esperienze del modello francese;

5) a promuovere campagne per incoraggiare, in particolare nelle scuole, regimi alimentari equilibrati in Italia, dove siano presenti tutti gli alimenti salutari della dieta italiana.
(1-00092) «Paolo Russo, Nevi, Anna Lisa Baroni, Brunetta, Caon, Fasano, Sandra Savino, Spena, Occhiuto».

(10 dicembre 2018)

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