TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 100 di Mercoledì 12 dicembre 2018

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   EMANUELA ROSSINI, GEBHARD, PLANGGER e SCHULLIAN. — Al Ministro per gli affari europei. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro per gli affari europei presiede il Comitato interministeriale per gli affari europei che ha il compito di concordare le linee politiche del Governo nel processo di formazione della posizione italiana nella fase di predisposizione degli atti comunitari;

   nell'ambito del quadro finanziario europeo 2021-2028, che sarà all'ordine del giorno del Consiglio europeo del 13 e 14 dicembre 2018, sembra confermata la riduzione sia dei pagamenti diretti che dei fondi rurali Feasr;

   è nota l'importanza della politica agricola comune, quale momento essenziale nella costruzione e nel mantenimento di un'Europa giusta, prospera e coesa;

   l'onorevole Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, ascoltato innanzi a diverse Commissioni riunite di Camera e Senato l'8 novembre 2018, ha espresso preoccupazioni per l'insufficienza di risorse da destinare ai rimborsi diretti e ai Fondi di sviluppo rurale, che sono i due pilastri della politica agricola comune;

   il 7 dicembre 2018, durante la sessione plenaria del Comitato europeo delle regioni, è stata ribadita l'importanza delle politiche di coesione e, tra queste, quelle perseguite con il secondo pilastro della politica agricola comune: su questo aspetto i delegati italiani si sono trovati d'accordo a prescindere dalle appartenenze politiche –:

   quale linea politica il Governo intenda promuovere nelle sedi intergovernative e comunitarie in relazione al quadro finanziario pluriennale europeo, su cui ha già espresso posizioni critiche proprio in relazione ai tagli previsti alle politiche agricole, per venire incontro alle istanze degli imprenditori agricoli italiani in ordine all'adeguato finanziamento dei due pilastri della politica agricola comune.
(3-00381)

(11 dicembre 2018)

   CONTE e FORNARO. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   il MoVimento 5 Stelle, attraverso la piattaforma Rousseau, ha attivato una funzione, definita «scudo della rete», atta a «fornire la difesa legale a iscritti ed eletti del MoVimento 5 Stelle dalle cause intentate contro di loro e la tutela del Movimento e dell'Associazione Rousseau»;

   tramite il sistema operativo Rousseau, viene fornito un elenco di avvocati disponibili a svolgere un primo incontro gratuito con iscritti e portavoce per fornire un primo studio e inquadramento della pratica legale (denuncia, querela, esposto, ricorso al tribunale amministrativo regionale);

   fin dal primo lancio dell'idea, nel 2016, con un post sul blog di Beppe Grillo, e poi nel suo sviluppo operativo, a partire dall'aprile 2018, il MoVimento 5 Stelle e la piattaforma Rousseau hanno individuato nel deputato e ora Ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, il referente e il responsabile del servizio;

   il Ministro interrogato è rimasto responsabile dello «scudo della rete» fino al settembre 2018, quando già da due mesi era Ministro della giustizia;

   esiste ancora oggi, sul profilo Facebook del Ministro interrogato e sulla piattaforma Rousseau, il video di propaganda con cui l'onorevole Bonafede illustra ragioni e modalità dell'iniziativa dove si chiede agli avvocati a – come dice testualmente il Ministro interrogato nel video – «prestare consulenza professionale in forma gratuita» per un primo incontro conoscitivo e poi proseguire l'incarico con un compenso da concordare;

   il Ministro della giustizia esercita le funzioni di vigilanza sull'ordine degli avvocati (regio decreto-legge 27 novembre 1933, n. 1578);

   il decreto ministeriale n. 37 del 2018, approvato l'8 marzo 2018 e in vigore a partire dal 27 aprile 2018, ha fissato i minimi inderogabili del compenso degli avvocati, proprio in applicazione del principio dell'equo compenso –:

   se non ritenga che tale iniziativa presenti un sostanziale conflitto di interesse a suo carico, stante la sua funzione di Ministro della giustizia, rendendo opportuna la rimozione del video di propaganda «scudo della rete» dalla piattaforma Rousseau e dal suo profilo che propone agli avvocati la difesa legale degli aderenti al Movimento anche in deroga al principio dell'equo compenso.
(3-00382)

(11 dicembre 2018)

   BAZOLI, VERINI, MORANI, FERRI, VAZIO, ANNIBALI, BORDO, MICELI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Governo si è già distinto per avere «affossato» la delega sulla riforma dell'ordinamento penitenziario, cancellando tutti gli spiragli che le commissioni di esperti e i precedenti Governi avevano individuato per potenziare l'area penale esterna e per superare la centralità che la privazione della libertà ha nel sistema di giustizia penale, così come richiesto dall'Europa, assolutamente necessarie, in funzione social–preventiva, per la sicurezza dei cittadini;

   tale era la preoccupazione per simili scelte che, addirittura, sono state cancellate anche quelle specifiche misure mirate alla presa in carico e alla cura all'esterno del carcere delle persone con gravi problemi di salute mentale;

   con il disegno di legge di bilancio per il 2019 a parere degli interroganti è stato assestato un altro fondamentale colpo alla ricerca di soluzioni normative che possano meglio adeguare il sistema alla finalità rieducativa della pena e, in particolare, all'individualizzazione del trattamento, secondo la linea indicata dall'articolo 27 della Costituzione: il Governo intende intervenire sul problema carceri essenzialmente facendo leva sull'edilizia penitenziaria, distraendo risorse dal fondo per l'attuazione della riforma del processo penale e per l'ordinamento penitenziario appena varata e della quale (come hanno ampiamente sottolineato anche autorevoli auditi sulla materia della prescrizione in sede di esame dell'atto Camera n. 1189) si aspettano i tempi tecnici necessari per valutarne gli effetti –:

   quali siano le intenzioni del Governo in materia di esecuzione penale esterna, anche sulla base delle evidenze statistiche che hanno dimostrato l'efficacia in termini di riduzione della recidiva di alcune importanti riforme, come quella della messa alla prova per gli adulti.
(3-00383)

(11 dicembre 2018)

   COSTA, BARTOLOZZI, CASSINELLI, CRISTINA, FERRAIOLI, PITTALIS, SARRO e ZANETTIN. — Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che:

   in 25 anni, dal 1992 al 2017, oltre 26 mila persone hanno ottenuto un indennizzo per ingiusta detenzione, per essere stati privati ingiustamente della libertà personale. Lo Stato ha versato complessivamente circa 650 milioni di euro;

   la media annuale è di oltre 1.000 persone indennizzate per una spesa superiore ai 29 milioni di euro. Le ingiuste detenzioni hanno toccato cifre record di indennizzi, nel 2017, a Catanzaro, Roma, Bari e Napoli;

   l'articolo 15, comma 1, della legge n. 47 del 2015, così modificato dall'articolo 1, comma 37, della legge n. 103 del 2017, stabilisce che: «Il Governo, entro il 31 gennaio di ogni anno, presenta alle Camere una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all'applicazione, nell'anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi. La relazione contiene inoltre i dati relativi alle sentenze di riconoscimento del diritto alla riparazione per ingiusta detenzione, pronunciate nell'anno precedente, con specificazione delle ragioni di accoglimento delle domande e dell'entità delle riparazioni, nonché i dati relativi al numero di procedimenti disciplinari iniziati nei riguardi dei magistrati per le accertate ingiuste detenzioni, con indicazione dell'esito, ove conclusi»;

   tale adempimento, per ciò che riguarda la riparazione per ingiusta detenzione, è stato radicalmente omesso. Infatti, la relazione depositata nel 2018 tratta esclusivamente il tema delle misure cautelari personali e non affronta la materia della riparazione per ingiusta detenzione;

   si tratta di un adempimento fondamentale per comprendere le ragioni per cui tante persone sono state private ingiustamente della libertà personale e per comprendere, altresì, le conseguenze disciplinari che tali accertate ingiuste detenzioni hanno determinato sui responsabili di tali atti;

   nell'ordinamento, inoltre, non figura una norma che preveda l'automatica trasmissione delle ordinanze di accoglimento delle domande di riparazione per ingiusta detenzione al titolare dell'azione disciplinare, affinché questi possa valutare se avviare l'azione disciplinare. Ciò determina che in moltissime circostanze venga omessa qualsivoglia valutazione circa la responsabilità dei magistrati per i casi di ingiusta detenzione –:

   se il Governo abbia esaminato e valutato tutte le ordinanze che nel 2018 hanno riconosciuto ingiuste detenzioni, in quante occasioni e con quali motivazioni abbia esercitato l'azione disciplinare nei confronti dei responsabili, in quante occasioni e con quali motivazioni abbia ritenuto di non esercitarla.
(3-00384)

(11 dicembre 2018)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   gli sportelli di prossimità, cioè la presenza sul territorio di punti di contatto e accesso al sistema giudiziario, sono il mezzo per permettere ai cittadini di avere un unico punto di contatto, un riferimento vicino al luogo in cui vivono e di disporre di un servizio completo di orientamento e di consulenza;

   sono la risposta del welfare state al cittadino in difficoltà e rende il settore della giurisdizione più prossimo alle esigenze delle persone fragili;

   essi forniscono, anche grazie alle tecnologie del pct e alle banche dati del Ministero della giustizia, servizi diversi: orientano e informano sugli istituti di protezione giuridica (tutele, tutele minori, amministrazioni di sostegno), anche attraverso materiale informativo, distribuiscono la modulistica vigente presso gli uffici giudiziari, danno supporto per predisporre il ricorso, la raccolta e la verifica degli allegati in tema di amministrazione di sostegno, ricevono e depositano presso la cancelleria del tribunale i ricorsi anche mediante strumenti informatici, aiutano gli amministratori di sostegno a compilare i rendiconti periodici di amministrazione di sostegno e tutele, provvedono alla raccolta e deposito presso la cancelleria del tribunale anche mediante strumenti informatici, aiutano gli amministratori di sostegno a compilare gli atti di straordinaria amministrazione, secondo la modulistica del tribunale, e provvedono alla raccolta e deposito presso la cancelleria del tribunale anche mediante strumenti informatici, forniscono consulenza sugli istituti di protezione giuridica per casi complessi;

   ma tali sportelli sono inattuabili senza un serio investimento degli enti territoriali. Occorrono quindi: tavoli di coordinamento (istituiti con accordi, protocolli, leggi regionali e così via) che istituzionalizzino la collaborazione tra i diversi attori tra cui l'ufficio giudiziario; luoghi fisici (anche presso enti già operanti, come servizi sociali, aziende sanitarie locali e altro) per l'apertura degli sportelli; personale degli enti territoriali che devono presidiare tali sportelli e l'eventuale integrazione con volontari; modulistica standard per le varie tipologie di atti che i cittadini possono presentare al giudice tutelare e pubblicazione di tale modulistica su un sito web; sistemi informatici per trasmettere i ricorsi e le istanze dagli sportelli di prossimità al tribunale attraverso l'utilizzo del pct e, nelle forme più evolute, punti di accesso al pct;

   gli sportelli di prossimità sono un rilancio anche del cosiddetto processo civile telematico –:

   al fine di sviluppare detti sportelli di prossimità, quali siano le risorse con le quali intenda sostenere le relative spese, nonché in quali territori e con quali modalità.
(3-00385)

(11 dicembre 2018)

   GALANTINO, CORDA, RIZZO, ARESTA, CHIAZZESE, DEL MONACO, D'UVA, FRUSONE, ERMELLINO, IORIO, IOVINO, ROBERTO ROSSINI, GIOVANNI RUSSO e TRAVERSI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nell'ambito del personale della difesa e in linea con le sue linee programmatiche, il Ministro interrogato ha affermato di garantire le legittime aspettative degli uomini e delle donne in uniforme e non, in particolare per quanto concerne:

    a) la tutela dei rapporti familiari (attraverso una razionalizzazione dei trasferimenti e degli impieghi e la risoluzione delle problematiche alloggiative);

    b) le prospettive di avanzamento in maniera trasparente e meritevole;

    c) le associazioni sindacali;

    d) la pubblicazione di elenchi del personale in ausiliaria;

    e) la valorizzazione e tutela del personale civile –:

   quali siano le attività poste in essere dal Governo al fine di raggiungere tali obiettivi, illustrando quali di essi sono stati parzialmente o totalmente raggiunti.
(3-00386)

(11 dicembre 2018)

   LOLLOBRIGIDA, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUCALO, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, GEMMATO, LUCASELLI, MASCHIO, MELONI, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   secondo i dati consultabili sul sito ufficiale Ministero dell'economia e delle finanze – Ragioneria generale dello Stato – conto annuale, nella sezione dedicata al personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia, si registrano circa trentanovemila dipendenti precari ai quali si aggiungono quelli presenti nel comparto soccorso pubblico;

   nonostante le molteplici dichiarazioni pubbliche e gli impegni presi anche dall'attuale Governo circa la necessità di garantire maggiore stabilità lavorativa nei richiamati comparti, anche al fine di salvaguardare la sicurezza del territorio, non è stato adottato alcun provvedimento concreto a tal fine;

   non risulta, inoltre, alcuno stanziamento volto a favorire la stabilizzazione del personale precario delle Forze armate, che vive in condizioni di precariato lavorativo ed economico, neanche nel prossimo futuro;

   il decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, recante «Disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese», è intervenuto in modo radicale sulle regole del lavoro precario del settore privato, fortemente penalizzato dal cosiddetto Jobs Act, riforma varata dal Governo Renzi;

   in particolare, l'articolo 1 del citato decreto-legge, rubricato «modifiche alla disciplina del contratto di lavoro a tempo determinato», prevede espressamente che il contratto di lavoro subordinato non possa avere una durata superiore ai dodici mesi e che tale durata possa essere estesa a ventiquattro mesi solo al ricorrere di determinate condizioni;

   l'articolo 3 del medesimo decreto-legge, tuttavia, prevede l'inapplicabilità della riforma de qua ai contratti di lavoro a tempo determinato stipulati dalle pubbliche amministrazioni con evidente disparità di trattamento e ricadute, tra l'altro, anche nei confronti del personale precario del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico;

   l'estensione al personale precario in questione delle citate disposizioni di cui al decreto-legge n. 87 del 2018, relative alla trasformazione del contratto a tempo determinato in contratto a tempo indeterminato al ricorrere di determinate condizioni, consentirebbe di dare dignità professionale e la giusta valorizzazione agli operatori del settore che ogni giorno lavorano per difendere lo Stato e la comunità, mettendo a rischio la propria incolumità –:

   quali urgenti iniziative intenda assumere per risolvere la problematica del precariato nelle Forze armate.
(3-00387)

(11 dicembre 2018)

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