TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 102 di Martedì 18 dicembre 2018

 
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MOZIONI CONCERNENTI LA SOTTOSCRIZIONE DEL COSIDDETTO
GLOBAL COMPACT IN MATERIA DI MIGRAZIONI

   La Camera,

   premesso che:

    il Global Compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», viene presentata come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della Dichiarazione di New York, sottoscritta in sede Onu il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;

    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    i Governi del mondo saranno chiamati a sottoscrivere il Global Compact per una migrazione «sicura, ordinata e regolare» e per i rifugiati che mirano, tramite un approccio multilaterale, a creare un mondo dai confini aperti;

    il Global Compact, nella sostanza, è un'iniziativa volontaria di adesione a un insieme di principi giuridici e nasce dalla volontà di promuovere flussi continui, utilizzando motivazioni sia economiche sia demografiche;

    il Global Compact, inoltre, crea obblighi crescenti verso gli Stati in ordine ai servizi da fornire agli immigrati, anche a prescindere dal loro status di rifugiato, impedendo di perseguire penalmente chi fornisce assistenza indebita all'immigrazione;

    appare evidente, quindi, come il Global Compact non sia altro che l'ennesimo tassello di un progetto volto ad annientare confini, culture e, in particolare, le sovranità nazionali in tema di immigrazione;

    contro questo approccio immigrazionista numerosi Stati si sono già schierati a favore della sovranità nazionale;

    Stati Uniti, Australia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Polonia hanno già dichiarato di non voler firmare il Global Compact sulle migrazioni, precisando che il documento non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale ed illegale;

    la soverchia valenza ideologica e politica del Global Compact è evidente laddove nei paragrafi 7, 8 e 9 l'immigrazione viene apoditticamente definita come un fattore in grado aumentare il benessere del Paese ospitante;

    l'inaccettabile compromissione della sovranità nazionale in tema di immigrazione è evidente laddove viene sottratta agli Stati nazionali la gestione delle politiche migratorie;

    allo stesso modo è inaccettabile, per chi voglia difendere la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori, che l'assistenza, qualora ideologicamente definita umanitaria, non possa mai essere considerata illegale;

    in ogni caso la sottoscrizione del complesso reticolato di impegni del Global Compact, anche laddove genericamente formulati, è tale da comportare un'inaccettabile cessione di sovranità sul tema migratorio;

    è inaccettabile che le migrazioni siano gestite da organismi sovranazionali senza alcun controllo democratico dei cittadini dei singoli Stati;

    oltremodo non può essere condivisa l'impostazione prettamente ideologica del Global Compact che sancisce di fatto una sorta di «diritto a migrare»;

    l'Italia patirebbe il prezzo più caro di questa impostazione ideologica sul tema delle migrazioni per la sua posizione al centro del Mediterraneo, che la configura fatalmente come gigantesco «molo naturale» per le rotte che provengono dall'Africa;

    l'Italia è, oltretutto, uno dei confini meridionali dell'Unione europea e, in senso lato, del mondo occidentale e, quindi, l'Italia può essere considerata la «porta di accesso» alla civiltà occidentale, al suo stile di vita, ai suoi diritti e ai suoi doveri;

    affermare il principio che chiunque possa venire liberamente nella nostra nazione, quindi in Europa, comporterebbe una vera e propria mutazione genetica della dimensione funzionale del confine, «il limes degli antichi romani», inteso non solo come linea di demarcazione dell'ambito territoriale nel quale si esercita la sovranità di uno Stato, ma anche come linea di demarcazione tra due civiltà diverse, con i rispettivi tratti caratteristici e le necessarie differenze,

impegna il Governo:

1) a non sottoscrivere il Global compact for migration;

2) a promuovere sempre e comunque un approccio integrato delle politiche dell'immigrazione, dell'asilo, della gestione delle frontiere esterne e del contrasto alla criminalità organizzata transnazionale volto a difendere i confini, l'identità e i valori delle nazioni d'Europa e della civiltà occidentale;

3) a non partecipare al Trust fund che finanzia il Global Compact.
(1-00080) (Nuova formulazione) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Fidanza, Zucconi».

(16 novembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    l'11 dicembre 2018 a Marrakech, in Marocco, al summit delle Nazioni Unite è prevista la firma del Global Compact for migration, il trattato proposto dall'Onu per favorire una migrazione a livello globale che «sia sicura, ordinata e regolare», firmato da 193 Paesi nel 2016, nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York, come base per arrivare alla firma definitiva del mese di dicembre 2018;

    il principale obiettivo del Global Compact è creare una rete internazionale per l'accoglienza di migranti e rifugiati. Il punto di partenza è il principio che la questione delle migrazioni debba essere affrontata a livello globale tramite una rete di collaborazione internazionale, attraverso una lunga serie di impegni da parte di tutti i Paesi per tutelare «diritti e bisogni» di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese;

    oltre a ribadire principi fondanti quali la lotta alla xenofobia, la lotta allo sfruttamento, il contrasto del traffico di esseri umani, il potenziamento dei sistemi di integrazione, l'assistenza umanitaria, i programmi di sviluppo, le procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, a iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951, il Global Compact afferma uno dei principi più invisi alle forze politiche di destra, a partire dagli Usa di Donald Trump, ossia quello concernente «il riconoscimento e l'incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale». Il Patto prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati;

    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    esso ha una rilevanza politica importantissima soprattutto a livello internazionale, perché può essere un'occasione per cambiare il modo con cui ci si approccia alle migrazioni, proponendo modelli di cooperazione e rimettendo al centro il multilateralismo, approccio da tutte le parti politiche di questo Parlamento sempre riconosciuto come fondamentale per sostenere e governare il fenomeno migratorio;

    il Global Compact for migration servirebbe all'Italia per una definizione complessiva, coerente e lungimirante della propria politica migratoria, superando un approccio emergenziale e settoriale che ha caratterizzato negli ultimi decenni le politiche migratorie internazionali; esso sarebbe utile come strumento per rafforzare le proprie ragioni nelle relazioni e nelle negoziazioni con gli altri Paesi europei, diventando uno strumento di conciliazione e un filo conduttore su cui poggiare le priorità e le scelte, rafforzando così anche la richiesta italiana di una maggiore cooperazione e solidarietà e di decisioni maggiormente condivise in sede europea e internazionale; esso costituirebbe un tramite per facilitare le trattative nella definizione degli accordi con i Paesi di provenienza e di transito che occorrerà moltiplicare nel prossimo futuro;

    l'attuale Governo ha messo l'immigrazione tra i principali punti del contratto di maggioranza e della propria propaganda politica, ma affronta il tema con un approccio settoriale, emergenziale, non all'altezza della complessità del fenomeno e contribuisce a creare un clima di tensione e paura nei confronti dello straniero e della diversità;

    il fenomeno migratorio non si arresterà a breve, ma sarà un tema strutturale, come è sempre stato anche nel passato: le migrazioni dei popoli sono sempre esistite e hanno interessato da vicino il nostro Paese con la grande migrazione verso le Americhe dei primi decenni del secolo scorso. È e sarà un tema vitale per le nostre società presenti e future. Come avviene per le più rilevanti questioni di politica estera, esso dovrebbe imporre a tutti di trovare una base comune, che garantisca le legittime differenti convinzioni, sensibilità, priorità e scelte, mantenendole però lungo un comune filo conduttore per il bene dell'Italia, indipendentemente dalle alternanze politiche;

    il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha dichiarato: «sono assolutamente contrario al Global Compact. Ne discuteremo con gli alleati del MoVimento 5 Stelle, però non vedo perché delegare ad organismi sovranazionali scelte che spettano ai singoli Paesi, non vedo perché mettere sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici». Ha poi aggiunto dinanzi a quest'Aula che «il Governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché (...) ma deve essere quest'Aula a discutere del Global Compact»;

    in una nota diramata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, invece, il Ministro Enzo Moavero Milanesi ha fornito una versione ben diversa, dichiarando che «per quanto riguarda l'orientamento circa questo accordo detto Global Compact ricordo che il Presidente del Consiglio dei ministri aveva espresso un orientamento favorevole; in ogni caso avremo un approfondimento in sede di Governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell'accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari (...). Nell'ambito dei negoziati che si sono sin qui svolti su questo atto, nei mesi e negli anni che ci pretendono, l'Italia ha sempre tenuto presente l'elemento importante di arrivare a una condivisione di oneri nella gestione dei fenomeni migratori e a una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e di transito»;

    un autorevole esponente del MoVimento 5 Stelle ha affermato: «il Global Compact? Va sottoscritto assolutamente», dichiarando di condividere le parole del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale a «prescindere dalla partecipazione del nostro Governo alla Conferenza di Marrakech. Abbiamo bisogno di una gestione globale dell'immigrazione. L'Europa ha fallito e ha lasciato da soli i singoli Stati. Ora che facciamo? Rifiutiamo un tentativo più ambizioso?»;

    in un recente report del Centro studi Machiavelli si evidenzia che l'approccio del Global Compact sarebbe «nettamente in contrasto con gli obbiettivi del Governo italiano», innanzitutto perché «si propone di gestire una migrazione continua, senza mai affrontare questioni numeriche», mentre l'obiettivo dichiarato dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, è quello di ridurre il più possibile i flussi migratori verso l'Italia, attraverso politiche restrittive;

    il Global Compact for migration ritiene le migrazioni fondamentali per favorire lo sviluppo dei Paesi di destinazione, mentre la Lega «rifiuta l'utilizzo dell'elemento migratorio come compensazione demografica», respingendo anche il principio del «diritto di migrare» perché «potrebbe rivelarsi pericoloso e controproducente per l'Italia accettare ciecamente questo ordinamento»;

    un autorevole esponente della Lega ha affermato che «il Global Compact non è altro che l'ennesimo tentativo di ingerenza nelle politiche nazionali. È anacronistico e socialmente pericoloso limitare la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori. Allo stesso tempo è falso che il fenomeno della migrazione di massa sia positivo e vantaggioso per tutti». Tuttavia, tali affermazioni non trovano alcun fondamento nello spirito e nella lettera del documento, tanto che non solo il Global Compact for migration non è assolutamente vincolante, ma specifica nelle sue linee guida che la sovranità nazionale sarà garantita, con i singoli Paesi che potranno continuare a operare e «definire l'immigrazione regolare o irregolare» in base alle proprie leggi e «in conformità al diritto internazionale»;

    nel dibattito di alcuni giorni fa in Aula in merito al «decreto-sicurezza», il Governo ha dato parere contrario ad un ordine del giorno del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia volto a impegnare il Governo a non sottoscrivere il Global Compact;

    il Presidente del Consiglio dei ministri ha incontrato il 27 settembre 2018 il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, dando la sua parola per la partecipazione dell'Italia al meeting di Marrakech;

    il Presidente del Consiglio dei ministri nei mesi scorsi è intervenuto in Parlamento, chiedendo «un governo europeo delle migrazioni», lasciando intendere che, grazie all'Italia, finalmente l'Europa si faceva carico di un problema globale;

    in tutte le occasioni di dibattito relative al fenomeno della gestione delle migrazioni, il MoVimento 5 Stelle ha sostenuto che, per governare le migrazioni, serve una soluzione condivisa internazionale ed europea;

    sin dal suo insediamento, questo Esecutivo, e soprattutto il Ministro dell'interno, non ha perso occasione per lamentare come l'Europa avesse lasciato sola l'Italia nella gestione dell'accoglienza e degli arrivi dei migranti, ma, proprio quando si presenta l'occasione di trovare una soluzione condivisa con la comunità internazionale, ha annunciato di non partecipare al meeting;

    così come scritto proprio nel testo del Global Compact for migration, «nessuno Stato può affrontare il fenomeno migratorio da solo, proprio per la sua natura transnazionale». La non adesione italiana al Global Compact for migration, finirebbe per accentuare ancora di più l'isolamento internazionale del nostro Paese, complicando i rapporti bilaterali e multilaterali nella gestione di tematiche, come quella in esame, di approccio così globale,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for migration che verrà discusso l'11 dicembre 2018 a Marrakech.
(1-00089) «Scalfarotto, Quartapelle Procopio, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Ascani, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Cantini, Carnevali, Marco Di Maio, Giachetti, Librandi, Morani, Morgoni, Noja, Pezzopane, Rosato, Rossi, Siani, Ungaro, Viscomi».

(7 dicembre 2018)

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