TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 103 di Mercoledì 19 dicembre 2018

 
.

MOZIONI CONCERNENTI LA SOTTOSCRIZIONE DEL COSIDDETTO
GLOBAL COMPACT IN MATERIA DI MIGRAZIONI

   La Camera,

   premesso che:

    il Global Compact, ovvero il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare», viene presentata come la più ampia iniziativa strategica di revisione dei flussi migratori e della loro gestione, nata sulla spinta della Dichiarazione di New York, sottoscritta in sede Onu il 5 agosto 2016, e ne traccia gli obiettivi fondamentali;

    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund;

    l'11 dicembre 2018 a Marrakech 164 nazioni hanno sottoscritto il Global Compact for safe, orderly and regular migration;

    Stati Uniti, Australia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Bulgaria, Polonia, Lettonia, Cile, Croazia, Svizzera e Israele non hanno sottoscritto e non sottoscriveranno il Global Compact sulle migrazioni, sul presupposto che il documento non stabilisce una netta differenza tra migrazione legale ed illegale,

impegna il Governo

1) a non sottoscrivere il Global Compact for safe, orderly and regular migration.
(1-00080) (Ulteriore nuova formulazione) «Meloni, Lollobrigida, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Fidanza, Zucconi».

(16 novembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    l'11 dicembre 2018 a Marrakech, in Marocco, al summit delle Nazioni Unite è prevista la firma del Global Compact for migration, il trattato proposto dall'Onu per favorire una migrazione a livello globale che «sia sicura, ordinata e regolare», firmato da 193 Paesi nel 2016, nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite di New York, come base per arrivare alla firma definitiva del mese di dicembre 2018;

    il principale obiettivo del Global Compact è creare una rete internazionale per l'accoglienza di migranti e rifugiati. Il punto di partenza è il principio che la questione delle migrazioni debba essere affrontata a livello globale tramite una rete di collaborazione internazionale, attraverso una lunga serie di impegni da parte di tutti i Paesi per tutelare «diritti e bisogni» di chi è costretto a fuggire dal proprio Paese;

    oltre a ribadire principi fondanti quali la lotta alla xenofobia, la lotta allo sfruttamento, il contrasto del traffico di esseri umani, il potenziamento dei sistemi di integrazione, l'assistenza umanitaria, i programmi di sviluppo, le procedure di frontiera nel rispetto del diritto internazionale, a iniziare dalla Convenzione sui rifugiati del 1951, il Global Compact afferma uno dei principi più invisi alle forze politiche di destra, a partire dagli Usa di Donald Trump, ossia quello concernente «il riconoscimento e l'incoraggiamento degli apporti positivi dei migranti e dei rifugiati allo sviluppo sociale». Il Patto prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati;

    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    esso ha una rilevanza politica importantissima soprattutto a livello internazionale, perché può essere un'occasione per cambiare il modo con cui ci si approccia alle migrazioni, proponendo modelli di cooperazione e rimettendo al centro il multilateralismo, approccio da tutte le parti politiche di questo Parlamento sempre riconosciuto come fondamentale per sostenere e governare il fenomeno migratorio;

    il Global Compact for migration servirebbe all'Italia per una definizione complessiva, coerente e lungimirante della propria politica migratoria, superando un approccio emergenziale e settoriale che ha caratterizzato negli ultimi decenni le politiche migratorie internazionali; esso sarebbe utile come strumento per rafforzare le proprie ragioni nelle relazioni e nelle negoziazioni con gli altri Paesi europei, diventando uno strumento di conciliazione e un filo conduttore su cui poggiare le priorità e le scelte, rafforzando così anche la richiesta italiana di una maggiore cooperazione e solidarietà e di decisioni maggiormente condivise in sede europea e internazionale; esso costituirebbe un tramite per facilitare le trattative nella definizione degli accordi con i Paesi di provenienza e di transito che occorrerà moltiplicare nel prossimo futuro;

    l'attuale Governo ha messo l'immigrazione tra i principali punti del contratto di maggioranza e della propria propaganda politica, ma affronta il tema con un approccio settoriale, emergenziale, non all'altezza della complessità del fenomeno e contribuisce a creare un clima di tensione e paura nei confronti dello straniero e della diversità;

    il fenomeno migratorio non si arresterà a breve, ma sarà un tema strutturale, come è sempre stato anche nel passato: le migrazioni dei popoli sono sempre esistite e hanno interessato da vicino il nostro Paese con la grande migrazione verso le Americhe dei primi decenni del secolo scorso. È e sarà un tema vitale per le nostre società presenti e future. Come avviene per le più rilevanti questioni di politica estera, esso dovrebbe imporre a tutti di trovare una base comune, che garantisca le legittime differenti convinzioni, sensibilità, priorità e scelte, mantenendole però lungo un comune filo conduttore per il bene dell'Italia, indipendentemente dalle alternanze politiche;

    il Ministro dell'interno, Matteo Salvini, ha dichiarato: «sono assolutamente contrario al Global Compact. Ne discuteremo con gli alleati del MoVimento 5 Stelle, però non vedo perché delegare ad organismi sovranazionali scelte che spettano ai singoli Paesi, non vedo perché mettere sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici». Ha poi aggiunto dinanzi a quest'Aula che «il Governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché (...) ma deve essere quest'Aula a discutere del Global Compact»;

    in una nota diramata dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, invece, il Ministro Enzo Moavero Milanesi ha fornito una versione ben diversa, dichiarando che «per quanto riguarda l'orientamento circa questo accordo detto Global Compact ricordo che il Presidente del Consiglio dei ministri aveva espresso un orientamento favorevole; in ogni caso avremo un approfondimento in sede di Governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell'accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari (...). Nell'ambito dei negoziati che si sono sin qui svolti su questo atto, nei mesi e negli anni che ci pretendono, l'Italia ha sempre tenuto presente l'elemento importante di arrivare a una condivisione di oneri nella gestione dei fenomeni migratori e a una cooperazione rafforzata con i Paesi di origine e di transito»;

    un autorevole esponente del MoVimento 5 Stelle ha affermato: «il Global Compact? Va sottoscritto assolutamente», dichiarando di condividere le parole del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale a «prescindere dalla partecipazione del nostro Governo alla Conferenza di Marrakech. Abbiamo bisogno di una gestione globale dell'immigrazione. L'Europa ha fallito e ha lasciato da soli i singoli Stati. Ora che facciamo? Rifiutiamo un tentativo più ambizioso?»;

    in un recente report del Centro studi Machiavelli si evidenzia che l'approccio del Global Compact sarebbe «nettamente in contrasto con gli obbiettivi del Governo italiano», innanzitutto perché «si propone di gestire una migrazione continua, senza mai affrontare questioni numeriche», mentre l'obiettivo dichiarato dal Ministro dell'interno, Matteo Salvini, è quello di ridurre il più possibile i flussi migratori verso l'Italia, attraverso politiche restrittive;

    il Global Compact for migration ritiene le migrazioni fondamentali per favorire lo sviluppo dei Paesi di destinazione, mentre la Lega «rifiuta l'utilizzo dell'elemento migratorio come compensazione demografica», respingendo anche il principio del «diritto di migrare» perché «potrebbe rivelarsi pericoloso e controproducente per l'Italia accettare ciecamente questo ordinamento»;

    un autorevole esponente della Lega ha affermato che «il Global Compact non è altro che l'ennesimo tentativo di ingerenza nelle politiche nazionali. È anacronistico e socialmente pericoloso limitare la sovranità nazionale nella gestione dei flussi migratori. Allo stesso tempo è falso che il fenomeno della migrazione di massa sia positivo e vantaggioso per tutti». Tuttavia, tali affermazioni non trovano alcun fondamento nello spirito e nella lettera del documento, tanto che non solo il Global Compact for migration non è assolutamente vincolante, ma specifica nelle sue linee guida che la sovranità nazionale sarà garantita, con i singoli Paesi che potranno continuare a operare e «definire l'immigrazione regolare o irregolare» in base alle proprie leggi e «in conformità al diritto internazionale»;

    nel dibattito di alcuni giorni fa in Aula in merito al «decreto-sicurezza», il Governo ha dato parere contrario ad un ordine del giorno del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia volto a impegnare il Governo a non sottoscrivere il Global Compact;

    il Presidente del Consiglio dei ministri ha incontrato il 27 settembre 2018 il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, dando la sua parola per la partecipazione dell'Italia al meeting di Marrakech;

    il Presidente del Consiglio dei ministri nei mesi scorsi è intervenuto in Parlamento, chiedendo «un governo europeo delle migrazioni», lasciando intendere che, grazie all'Italia, finalmente l'Europa si faceva carico di un problema globale;

    in tutte le occasioni di dibattito relative al fenomeno della gestione delle migrazioni, il MoVimento 5 Stelle ha sostenuto che, per governare le migrazioni, serve una soluzione condivisa internazionale ed europea;

    sin dal suo insediamento, questo Esecutivo, e soprattutto il Ministro dell'interno, non ha perso occasione per lamentare come l'Europa avesse lasciato sola l'Italia nella gestione dell'accoglienza e degli arrivi dei migranti, ma, proprio quando si presenta l'occasione di trovare una soluzione condivisa con la comunità internazionale, ha annunciato di non partecipare al meeting;

    così come scritto proprio nel testo del Global Compact for migration, «nessuno Stato può affrontare il fenomeno migratorio da solo, proprio per la sua natura transnazionale». La non adesione italiana al Global Compact for migration, finirebbe per accentuare ancora di più l'isolamento internazionale del nostro Paese, complicando i rapporti bilaterali e multilaterali nella gestione di tematiche, come quella in esame, di approccio così globale,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for migration che verrà discusso l'11 dicembre 2018 a Marrakech.
(1-00089) «Scalfarotto, Quartapelle Procopio, De Maria, Fassino, Guerini, La Marca, Minniti, Ascani, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Cantini, Carnevali, Marco Di Maio, Giachetti, Librandi, Morani, Morgoni, Noja, Pezzopane, Rosato, Rossi, Siani, Ungaro, Viscomi, De Luca».

(7 dicembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    il 10 dicembre 2018 a Marrakech la comunità internazionale ha adottato il Global compact for safe, orderly and regular migration promosso dalle Nazioni Unite, con la sottoscrizione di 164 Paesi. Si tratta di un insieme di atti che derivano dalla Dichiarazione di New York su rifugiati e migranti del 2016;

    l'obiettivo del Global Compact è quello di creare una rete internazionale per un'accoglienza «sicura e di sostegno» di migranti e rifugiati;

    i principi fondamentali a cui esso si ispira sono quelli della lotta alla xenofobia, allo sfruttamento e al traffico di esseri umani, del potenziamento dei sistemi di integrazione, dell'assistenza sanitaria, di programmi di sviluppo, di procedure di frontiera che rispettino la Convenzione di Ginevra del 1951;

    si prevede, inoltre, un maggiore sostegno ai Paesi e alle comunità che ospitano il maggior numero di rifugiati;

    il Global Compact è finanziato da contributi volontari dei Governi a UN Trust fund e attualmente i donatori sono: Brasile, Cile, Cina, Colombia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Olanda, Regno Unito, Repubblica di Corea, Spagna, Svezia, Svizzera, Turchia;

    esso si fonda su un approccio multilaterale al tema delle migrazioni, attraverso modelli di cooperazione tra le nazioni;

    il Global Compact rappresenta un importante passo in avanti. L'approccio multilaterale, infatti, è irrinunciabile, sebbene sia da evitare l'errore di una sterile riproposizione dei paradigmi della regolazione liberista dei mercati, che in questi anni hanno finito per accentuare le diseguaglianze economiche, sociali e territoriali, anziché ridurle. Nella gestione del governo dei processi migratori non è possibile, infatti, prescindere, in particolare per la mobilità del lavoro, ad esempio, dai livelli di disoccupazione e di progressivo indebolimento del welfare dei Paesi di destinazione;

    nel corso dell'incontro tenutosi al Palazzo di Vetro il 27 settembre 2018, il Segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, e il Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte – secondo una nota ufficiale delle Nazioni Unite – «hanno discusso questioni relative alla migrazione e Conte ha espresso il suo sostegno al Global Compact per la migrazione»;

    in occasione della seduta dell'Assemblea, dedicata alle interrogazioni a risposta immediata, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha affermato che: «Per quanto riguarda l'orientamento circa questo accordo detto Global Compact, ricordo che il Presidente del Consiglio dei ministri aveva espresso un orientamento favorevole; in ogni caso avremo un approfondimento in sede di Governo, prima di procedere alla conclusione eventuale dell'accordo stesso, tenendo conto, anche, degli stimoli parlamentari»;

    successivamente con l'atto di sindacato ispettivo n. 5-01011 si interrogava il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sulla posizione del Governo italiano in merito al Global Compact. Il Sottosegretario Manlio Di Stefano, rispondendo all'interrogazione citata, ha evidenziato che, considerata la vastità e la delicatezza dei temi contenuti nel Global Compact, il Governo, con un atto di grande responsabilità, ha ritenuto opportuno sottoporre la materia al vaglio del Parlamento, al fine di definire una posizione forte e condivisa;

    in occasione della discussione sul «decreto-legge sicurezza» il Ministro dell'interno Matteo Salvini ha dichiarato che: «il Governo italiano non andrà a Marrakech, non firmerà alcunché, perché il dibattito è così importante che non merita di essere una scelta solo del Governo, ma deve essere quest'Aula a discutere del Global Compact (...) Le due forze politiche del Governo – uscirà un comunicato stampa del Presidente del Consiglio dei ministri in questi minuti – per disponibilità e responsabilità, lasciano che sia il Parlamento a decidere che cosa l'Italia farà o non farà sul Global Compact.». Questa autentica retromarcia del Governo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, nuoce al prestigio internazionale dell'Italia;

    il Governo italiano non ha partecipato alla Conferenza di Marrakech, non consentendo in tal modo all'Italia di poter influire sull'elaborazione, sull'orientamento generale del Global Compact e sulle decisioni prese in quella sede, evidenziando così un atteggiamento di distacco e ostilità;

    la mancata partecipazione dell'Italia alla Conferenza di Marrakech, al pari dei Paesi del gruppo di Visegrad, ha inoltre contribuito alla divisione dell'Unione europea;

    l'Italia, negli ultimi decenni, è stata protagonista del passaggio di diversi flussi migratori, anche in considerazione della collocazione geografica;

    è impensabile che il nostro Paese possa da solo avere una gestione funzionale del fenomeno;

    il Global Compact servirebbe al nostro Paese al fine di una definizione complessiva e coerente del fenomeno migratorio, diventando pertanto uno strumento utile per concordare gli interventi in collaborazione con gli altri Paesi, proprio mentre la scarsa collaborazione nell'ambito dell'Unione europea ha prodotto i maggiori problemi all'Italia nella gestione del fenomeno;

    il Global Compact non è vincolante, ma vuole solamente essere un forum per trovare le soluzioni; in ogni caso, non avendo carattere giuridicamente vincolante, non inciderà sugli ordinamenti interni dei singoli Stati;

    il fenomeno migratorio sarà strutturale nel prossimo futuro, obbligando la comunità internazionale a pensare a politiche comuni e integrate di intervento. Tale decisione, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo grave e sbagliata, produce ulteriore isolamento dell'Italia nel contesto internazionale sul tema dei flussi migratori, acuendo i già difficili problemi di gestione dei flussi in modo ordinato, nella sicurezza dei migranti e delle comunità che li accolgono,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for migration.
(1-00095) «Fornaro, Boldrini, Bersani, Conte, Epifani, Fassina, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Speranza, Stumpo».

(18 dicembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    il «Patto globale per una migrazione sicura, ordinata e regolare» (Global Compact for safe, orderly and regular migration) è un'iniziativa dell'Onu, assunta dai Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri in una dichiarazione congiunta, nel contesto dell'Assemblea generale a New York il 19 settembre 2016;

    dopo una fase di consultazioni ed incontri, la bozza finale del Global Compact è stata presentata 1'11 luglio 2018 e condivisa da 164 Paesi nella Conferenza intergovernativa dell'Onu a Marrakech il 10 e 1'11 dicembre 2018;

    il Global Compact è un protocollo politico-programmatico che ha valore d'indirizzo per gli Stati aderenti. Esso non ha natura normativa, non traducendosi in una vera e propria convenzione internazionale. Non è vincolante poiché la sua violazione non comporta alcuna sanzione da parte di nessun organismo;

    il Global Compact si propone di affrontare il fenomeno della migrazione in modo organico, sulla base di analisi e dati empirici sulla migrazione, condivisi tra tutti i Paesi, al fine di evitare migrazioni incontrollate e che Paesi singoli si trovino da soli a gestire un fenomeno che, viene ribadito nel documento, è «transnazionale». Da qui il riconoscimento di una «responsabilità condivisa» a cui fa appello il Global Compact nella sua premessa;

    nelle dichiarazioni d'intenti del Global Compact contenute nel preambolo si trovano alcuni punti di grande interesse e rassicurazione per il nostro Paese:

     a) al punto 4 si ribadisce che i rifugiati e migranti sono due gruppi distinti regolati da quadri giuridici diversi e che solo i rifugiati hanno diritto alla specifica protezione internazionale, come definita dagli accordi internazionali. Questo smentisce i rischi paventati il 27 novembre 2018 dal Ministro Salvini, secondo il quale il Global Compact «mette sullo stesso piano i migranti cosiddetti economici e i rifugiati politici»;

     b) al punto 6, si legge che il Global Compact non è giuridicamente vincolante, non impone nessuna politica migratoria agli Stati che lo sottoscrivano, violandone così la sovranità nazionale, ma offre un quadro per la cooperazione internazionale, lasciando agli Stati la libertà di determinare la politica migratoria sul proprio territorio;

     c) al punto 12, si smentisce la tesi che il documento possa incoraggiare le migrazioni. L'accordo, infatti, impegna i Governi d'origine dei migranti a «mitigare quei fattori avversi e strutturali che impediscono alle persone di realizzare e mantenere uno stile di vita sostenibile nei rispettivi Paesi d'origine». Questo impegno di superare le necessità delle popolazioni a emigrare è in linea anche con l'impegno preso dal Governo in sede di Consiglio europeo. Si ricorda che tra i Paesi che il 10 e 11 dicembre 2018 hanno aderito al Global Compact vi sono anche i Paesi da cui provengono le quote maggiori di migranti in Italia, ovvero Tunisia, Egitto, Eritrea, Pakistan, Bangladesh e Nigeria;

    tra i 23 obiettivi del Global Compact a cui dovrebbero mirare gli Stati che sottoscriveranno il patto, vengono previste possibili intese che vanno palesemente a beneficio di un Paese di primo approdo come l'Italia, tra le quali:

     a) il punto 4 mira ad assicurare che tutti i migranti siano in possesso di documenti legali di identità;

     b) il punto 5 promuove i canali regolari di immigrazione;

     c) il punto 6 contrasta lo sfruttamento dei lavoratori immigrati;

     d) il punto 9 rafforza la risposta transnazionale al traffico dei migranti;

     e) il punto 11 prevede di mettere in sicurezza i confini degli Stati, contrastando l'immigrazione irregolare e favorendo quella leale;

     f) il punto 21 promuove accordi di rimpatrio dei migranti;

    la posizione del Governo italiano in materia di migrazioni è stata sin dal suo insediamento una posizione in linea con i sopra citati obiettivi, molti dei quali sono diventati anche punti concordati dal Consiglio europeo di giugno e di ottobre 2018;

    l'Italia ha partecipato a tutte le fasi del negoziato nel corso degli ultimi due anni che ha portato alla stesura del Global Compact. Rispondendo ad un'interrogazione a risposta immediata in Assemblea alla Camera deputati, il 21 novembre 2018, il Ministro Enzo Moavero Milanesi ha difeso l'accordo programmatico Global Compact, sostenendo che «non sarà un atto giuridicamente vincolante» e che nel documento ci sono principi di responsabilità condivisa nella gestione degli oneri dell'immigrazione;

    la stessa linea ha manifestato anche il Sottosegretario per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, Manlio Di Stefano: «Siamo fiduciosi che il Global Compact sarà uno strumento utile per massimizzare l'impatto delle risorse disponibili nella gestione dei flussi migratori»;

    in sede di conversione in legge del decreto-legge 10 luglio 2018, n. 84, recante disposizioni urgenti per la cessione di unità navali italiane a supporto della Guardia Costiera del Ministero della difesa e degli organi per la sicurezza costiera del Ministero dell'interno libico, il Sottosegretario per l'interno Nicola Molteni, intervenuto nell'aula della Camera, ha dichiarato: «coloro che arrivano in Italia e in Europa, che hanno diritto ad avere una forma di protezione internazionale, devono arrivare con forme di legalità e di sicurezza, perché solo attraverso le forme della legalità e della sicurezza noi possiamo accettare, condividere e apprezzare un principio di civiltà, che è la precondizione che sta alla base dell'azione di questo Governo. La tutela dei diritti umani (...) è un elemento totalmente fondante dell'attività di questo Governo. Il rispetto delle convenzioni internazionali, il rispetto dei diritti umani, il rispetto di principi di umanità è la precondizione dell'azione politica di questo Governo nei confronti del contrasto al traffico dell'immigrazione clandestina e nei confronti del contrasto agli scafisti»,

impegna il Governo

1) ad aderire al Global Compact for safe, orderly and regular migration anche successivamente alla data del 19 dicembre 2018.
(1-00096) «Emanuela Rossini, Schullian, Gebhard, Plangger, Benedetti, Lorenzin, Toccafondi».

(18 dicembre 2018)

   La Camera,

   premesso che:

    il patto mondiale sulla migrazione dell'Onu, Global Compact, è stato formalmente approvato alla Conferenza di Marrakech, in Marocco, dove si sono riuniti i leader e i rappresentanti di circa 150 Paesi;

    il Global Compact, presentato come la più ampia strategia di revisione dei flussi migratori e della loro gestione per «una migrazione sicura, ordinata e regolare», non rappresenta altro che la palese violazione della sovranità degli Stati, poiché volto ad imporre delle linee in materia di immigrazione;

    l'Italia, per la sua posizione geografica, vive più di altri Stati le difficoltà causate da flussi migratori incontrollati, originati dalla crescita demografica del continente africano e dai contesti politici mutevoli, carichi di tensioni, che caratterizzano l'area nordafricana e mediorientale;

    nel documento approvato dal Comitato parlamentare di controllo sull'attuazione dell'accordo di Schengen, di vigilanza sull'attività di Europol, di controllo e vigilanza in materia di immigrazione nella seduta del 16 dicembre 2015, sono emersi alcuni filoni di indagine prevalenti sui quali sarebbe opportuno intraprendere quanto prima gli opportuni interventi, tra i quali: un'applicazione più puntuale del regolamento di Dublino, oltre che di una sua necessaria modifica che si ritiene comunque non più procrastinabile; ripercorrere la strada della conclusione di accordi di partenariato con alcuni Paesi del nord Africa, in cui sia possibile contare su una maggiore stabilità politica, ovvero, laddove questa difetti, istituire comunque una cabina di regia nazionale per il coordinamento delle azioni necessarie a fronteggiare l'emergenza migratoria in atto in Europa, attraverso l'Italia;

    l'Accordo di Schengen del 1985, concluso con il fine di creare uno spazio comune tanto per le persone quanto per le merci e con la volontà di rendere più veloci la mobilità ed il commercio all'interno dello spazio condiviso, impone agli Stati membri – ciascuno nella propria assoluta autonomia – di proteggere le frontiere esterne. L'Accordo di Schengen, nell'inderogabile rispetto di tali fondamentali principi, non può e non deve in alcun modo essere messo in discussione;

    nel 2009, durante l'ultimo Governo Berlusconi, quando sono stati siglati accordi con i Paesi del nord Africa e, nel contempo, è stata dettata una linea di massima severità nei confronti dell'immigrazione clandestina, si registrarono 9.573 sbarchi e nel 2010 furono 4.406 per l'intero anno;

    successivamente, è stato messo in moto un processo inverso, in continuo crescendo, giunto nel 2017 alla punta massima di 180 mila migranti in un anno;

    i Governi di centro-sinistra della XVII legislatura hanno, infatti, attuato politiche di apertura che hanno facilitato l'ingresso di immigrati in Italia, con costi giganteschi a carico del nostro Paese, che non ha ricevuto l'adeguato sostegno da parte dell'Unione europea e della comunità internazionale nel suo complesso;

    tuttora sono assolutamente scarse le iniziative europee e internazionali che aiutino realmente l'Italia nel controllo dei flussi migratori nell'area mediterranea;

    i confini terrestri e marittimi italiani sono confini d'Europa, dei quali l'Unione europea poco si cura, visto anche l'esito deludente delle operazioni «EunavFor Med» e di altre iniziative internazionali in corso da tempo nel Mediterraneo;

    il Global Compact, affrontando in maniera teorica e generale tutti gli aspetti dell'immigrazione, contiene sia impegni che devono essere sviluppati in maniera positiva per l'Italia, ma anche molti altri impegni che potrebbero rendere ancora più forte la pressione migratoria sul nostro Paese, la cui condizione è assolutamente unica per la collocazione dell'Italia nel cuore del Mediterraneo;

    nello specifico, il patto conferisce ad ogni persona il diritto di migrare, indipendentemente dalle ragioni che la spingono a spostarsi con la conseguenza che i migranti diventerebbero una massa indistinta e verrebbe a cadere lo stato di rifugiato, rendendo, dunque, irrilevante anche l'articolo 10 del dettato costituzionale;

    ci sono, nel Global Compact, indicazioni che potrebbero rilanciare le iniziative delle organizzazioni non governative nel Mediterraneo, con riflessi positivi per i trafficanti di persone ed estremamente negativi per un Paese come l'Italia, che ha già accolto un numero enorme di immigrati;

    pur comprendendo la necessità di un intervento di natura internazionale, certamente urgente, si ritiene insuperabile la tutela dei confini italiani e l'affermazione del ruolo e dell'interesse nazionale;

    per molti aspetti, il Global Compact, per l'interpretazione che se ne sta dando a livello interno e internazionale, costituirebbe, di fatto, un incoraggiamento a politiche di accoglienza indiscriminate, da un lato, e di esodo generalizzato, dall'altro;

    è necessario far precedere ogni decisione internazionale da un'approfondita discussione all'interno del nostro Paese e del nostro Parlamento, per adottare strumenti legislativi che consentano di rimpatriare le centinaia di migliaia di persone che illegalmente continuano a sostare in Italia e che nemmeno le recenti norme, che pure rappresentano una parziale inversione di rotta, consentono di immaginare lontane dal territorio italiano;

    è necessario che l'annunciata e mai concretizzata solidarietà dell'Unione europea si manifesti, sia in termini finanziari adeguati e cospicui, sia in termini organizzativi;

    non ci sono le condizioni per assumere impegni così ampi, così generali e a tratti così contraddittori, come quelli indicati nel Global Compact,

impegna il Governo

1) a non sottoscrivere il Global Compact.
(1-00099) «Gregorio Fontana, Ravetto, Silli, Occhiuto».

(18 dicembre 2018)

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   FUSACCHIA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   nel disegno di legge di bilancio per il 2019 è prevista all'articolo 1, comma 141, l'assunzione di 4.000 unità nei centri per l'impiego come misura volta al rafforzamento della capacità degli stessi di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro;

   il mercato del lavoro è cambiato profondamente negli ultimi anni e molto continuerà a cambiare nei prossimi per effetto di molteplici fattori, a partire dall'impatto delle nuove tecnologie sulle professioni, dell'automazione, della trasformazione delle filiere produttive;

   il mercato del lavoro chiede continuamente competenze sempre nuove e in molti casi non codificate sulla base di titoli formali;

   esiste anche grazie alle nuove tecnologie, un crescente settore di imprese innovative – start up e non – che si occupano di facilitare il raccordo, anzitutto di informazioni, tra domanda e offerta di lavoro;

   non c'è una sufficiente e adeguata formazione del personale attualmente impiegato presso i centri per l'impiego per stare costantemente al passo con le evoluzioni del mercato del lavoro e, quindi, per svolgere con successo la missione ad essi affidata;

   i centri per l'impiego necessitano di un ripensamento radicale. Una semplice aggiunta di personale all'interno delle dinamiche, delle strutture, delle gerarchie e del meccanismo di funzionamento attuali sarebbe non solo inutile, ma anche potenzialmente dannosa;

   le assunzioni dovrebbero avvenire in modo da portare competenze che ripensino complessivamente il funzionamento dei centri per l'impiego, il loro modo di operare, i processi decisionali –:

   come il Governo intenda selezionare il personale da assumere nei centri per l'impiego, dando priorità assoluta a chi può dimostrare – da un lato – competenze, esperienza e risultati concreti maturati in ambito di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro con imprese o altre realtà ad alto tasso di innovazione e uso di tecnologie e – dall'altro – competenze avanzate in ambito di service design, così da riconsiderare il complessivo funzionamento dei centri stessi.
(3-00393)

(18 dicembre 2018)

   POLVERINI, ZANGRILLO, CANNATELLI, FATUZZO, MUSELLA, ROTONDI e SCOMA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo n. 150 del 2015 ha istituito l'Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal), sulla quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha potere di indirizzo e vigilanza. Ai sensi dell'articolo 4, comma 13, l'Agenzia subentra nella titolarità delle azioni di Italia lavoro s.p.a.;

   con la legge n. 232 del 2016 (legge di stabilità per il 2017) Italia lavoro diventa Anpal servizi s.p.a., società per azioni in house dell'Anpal e parte integrante della rete dei servizi per il lavoro istituita dal richiamato decreto legislativo;

   la società opera sotto il controllo di Anpal, che ne determina gli obiettivi per la promozione dell'occupazione in Italia, supportando l'Agenzia e il Ministero stesso nella realizzazione delle politiche attive del lavoro, nel rafforzamento dei servizi per l'impiego, nella ricollocazione dei disoccupati percettori di trattamenti di sostegno al reddito. Quotidianamente i precari di Anpal servizi prestano assistenza tecnica presso i centri per l'impiego del territorio nazionale in programmi come Garanzia giovani o per le misure di respiro nazionale o regionale di politica attiva del lavoro o ancora nei programmi di ricollocazione dei lavoratori in esubero per crisi aziendali, nonché nelle politiche di contrasto alla povertà;

   Anpal servizi impiega di 1.103 addetti. Nonostante svolgano una funzione strategica nell'ambito delle politiche attive del lavoro, 654 di questi (circa il 60 per cento) sono lavoratrici e lavoratori precari assunti per mezzo di selezioni a evidenza pubblica: 134 con contratti a tempo determinato e ben 520 con contratti di collaborazione. L'anzianità di servizio dei precari arriva fino a 12 anni, con una media di almeno 5 anni, grazie a proroghe e rinnovi contrattuali o nuove selezioni in assenza di riserva di posti o di misure di maggior favore per chi già impiegato;

   il Governo ha confermato la volontà di rafforzare i centri per l'impiego, soprattutto in funzione del reddito di cittadinanza, a tal fine prevedendo nel disegno di legge di bilancio per il 2019 un miliardo di euro e l'assunzione da parte delle regioni di 4.000 unità presso i centri per l'impiego;

   di fatto, da anni, il paradosso di personale precario impiegato per il ricollocamento di disoccupati in cerca di lavoro sembra descrivere il fosco quadro delle politiche pubbliche italiane –:

   se il Ministro interrogato intenda assumere, quale primo passo verso il rafforzamento dei servizi per l'impiego, iniziative volte a stabilizzare i precari di Anpal servizi nelle varie realtà regionali.
(3-00394)

(18 dicembre 2018)

   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, DE FILIPPO, CARNEVALI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI, ZAN, CAMPANA, UBALDO PAGANO, PINI, RIZZO NERVO, SCHIRÒ, SIANI, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il disegno di legge di bilancio per il 2019, presentato alla Camera dei deputati il 31 ottobre 2019, prevedeva circa 9 miliardi di euro per la realizzazione della misura denominata «reddito di cittadinanza», della quale, a causa della totale mancanza di atti parlamentari dedicati, non è ancora possibile capire se si tratti di una politica attiva del lavoro, di una politica contro la povertà o in quale forma vengano coniugate queste due intenzioni;

   delle risorse stanziate, circa 1 miliardo di euro, per i soli anni 2019 e 2020, è stato genericamente destinato al potenziamento del sistema dei centri per l'impiego e di cui solo una minima parte finalizzata alla copertura degli oneri per le nuove assunzioni;

   si apprende da fonti stampa e dalle dichiarazioni dei membri del Governo che, a causa della trattativa in corso con l'Unione europea per evitare la procedura d'infrazione, il deficit passerà dal 2,4 per cento al 2,04 per cento, con una riduzione di circa 4 miliardi di euro dei fondi a disposizione per le pensioni e per il reddito di cittadinanza; in particolare, il fondo per il reddito di cittadinanza dovrebbe essere ridotto di circa 2 miliardi di euro;

   dei 9 miliardi di euro inizialmente stanziati per il reddito di cittadinanza, 2,5 provengono dai fondi già stanziati dal Governo Gentiloni per il reddito di inclusione sociale;

   sottratte le cifre suddette dal fondo di 9 miliardi di euro per il reddito di cittadinanza, le risorse aggiuntive stanziate dal Governo ammonterebbero a soli 3,5 miliardi di euro;

   le previsioni iniziali del costo del reddito di cittadinanza effettuate dal MoVimento 5 Stelle, in particolare nelle dichiarazioni e nel materiale della campagna elettorale per le elezioni politiche, erano di 17 miliardi di euro;

   il Ministro interrogato ha ripetuto più volte agli organi di informazione che, nonostante i tagli al fondo per il reddito di cittadinanza, la platea degli aventi diritto, stimata da esponenti del Governo in 6 milioni di persone, non cambierà; vale a dire che lo stanziamento consentirà l'erogazione di poche decine di euro mensili a persona –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per rafforzare il reddito di inclusione sociale istituito nella XVII legislatura, che non necessita di costosi e disorientanti cambi di nome e di struttura, per combattere più efficacemente ed efficientemente l'esclusione sociale e la povertà nel nostro Paese.
(3-00395)

(18 dicembre 2018)

   ROSTAN, FORNARO e BERSANI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 31 gennaio 2007, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 aprile 2007, n. 40, meglio noto come «decreto Bersani», ha introdotto una particolare deroga alla formula bonus/malus delle polizze assicurative auto;

   la legge, nel perseguire il fine della sicura e completa risarcibilità del danno da incidente stradale, impone una copertura assicurativa che dovrebbe essere indenne da eventuali effetti distorsivi del mercato, primo dei quali il forte squilibrio territoriale determinato dal marcato differenziale tra l'importo del premio medio applicato in alcune città, prevalentemente del Sud, e l'importo di gran lunga superiore a quello di altre città, prevalentemente del Nord. Infatti, posto pari a 419 euro il prezzo medio annuo nazionale di una polizza rc auto nel terzo trimestre del 2018, il medesimo costo sale a 539 euro in Campania e sfiora i 303 euro in Valle d'Aosta;

   il motivo addotto dalle compagnie di assicurazione a giustificazione di tale sperequazione è da ricondurre alla maggiore entità dei sinistri liquidati in alcune parti del territorio, attraverso un perverso meccanismo che scarica il peso non solo sugli assicurati che attivano le procedure di risarcimento, attraverso il successivo aumento del loro premio, ma anche su quelli virtuosi, che, nonostante non commettano sinistri, pagano tariffe più alte per la sola ragione di essere residenti in comuni ad «alta sinistrosità»;

   nel corso della XVII legislatura, in occasione dell'esame in sede referente del cosiddetto «decreto concorrenza», fu approvato un emendamento denominato «tariffa Italia», che consentiva agli automobilisti residenti nelle regioni dove il costo medio del premio è superiore alla media nazionale, e che non avessero fatto incidenti per 5 anni consecutivi, di accedere alla migliore tariffa d'Italia, a prescindere dalla provincia di residenza;

   nel corso del successivo esame al Senato della Repubblica il contenuto del suddetto emendamento è stato eliminato su iniziativa dei relatori del provvedimento;

   il Ministro interrogato, che all'epoca sottoscrisse l'emendamento, si è più volte impegnato a voler superare l'eccessivo squilibrio territoriale dei prezzi delle polizze, preannunciando perfino un intervento normativo in tal senso da inserire nella stessa manovra di bilancio per il 2019 –:

   se il Governo non ritenga più eludibile un'iniziativa normativa atta a cancellare la discriminazione territoriale nelle tariffe assicurative della rc auto, dando vita ad una tariffa unica nazionale per gli automobilisti virtuosi, sul modello della «tariffa Italia» di cui in premessa.
(3-00396)

(18 dicembre 2018)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, BUCALO, FERRO, GEMMATO, VARCHI, ACQUAROLI, BELLUCCI, BUTTI, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, CROSETTO, LUCA DE CARLO, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FIDANZA, FOTI, FRASSINETTI, LUCASELLI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, TRANCASSINI e ZUCCONI. — Al Ministro per il sud. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di luglio 2018 il Gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia ha presentato un disegno di legge, atto Senato n. 407, recante «Introduzione dell'articolo 24-ter del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di regime fiscale agevolato per i pensionati che trasferiscono la loro residenza in Italia, in uno dei comuni delle regioni dell'ex obiettivo “Convergenza”»;

   come si legge nella relazione, il «disegno di legge – prendendo spunto dall'attuale normativa fiscale di favore vigente in alcuni Paesi, anche europei, per i cittadini stranieri che decidano di trasferirsi in essi (è il caso, in particolare, della disciplina portoghese dei cosiddetti “residenti non abituali”) – intende introdurre, anche nel nostro ordinamento, un sistema fiscale speciale agevolato per talune categorie di “nuovi residenti”, ossia per i pensionati stranieri che si trasferiscano in uno dei comuni italiani ricadenti nelle regioni dell'ex obiettivo “Convergenza” (Puglia, Calabria, Campania, Sicilia)»;

   secondo i proponenti la misura costituirà un efficace strumento di sostegno all'economia generale dell'Italia, in grado di attivare un processo di sviluppo locale anche grazie all'incremento dei consumi e degli investimenti atteso dal reinsediamento delle aree meridionali, colmando il divario (anche in termini competitivi) esistente tra Nord e Sud e favorendo e incentivando lo sviluppo delle aree più disagiate della nostra nazione;

   durante il mese di agosto 2018 il Ministro dell'interno e leader della Lega Matteo Salvini ha lanciato la medesima idea, ipotizzando la possibilità di favorire il trasferimento in Italia dei pensionati residenti all'estero, ribadendo pochi giorni dopo che «ci sono migliaia di pensionati italiani che vanno in Spagna e Portogallo per non pagare la tassa su pensioni. Io penso che alcune zone del nostro Paese siano molto più belle, accogliente e ospitali. Proporrò una zona di esenzione fiscale anche in Italia»;

   ora la Lega avrebbe presentato un emendamento al disegno di legge di bilancio per il 2019 al Senato della Repubblica, con il quale avrebbe formalizzato l'iniziativa, prevedendo di realizzarla attraverso il riconoscimento di una tassazione agevolata forfettaria in favore dei pensionati attualmente residenti all'estero che si trasferiscano o ritrasferiscano in Italia, ma solo nelle regioni Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia;

   il contenuto del citato disegno di legge ha già formato oggetto di alcuni emendamenti presentati al disegno di legge di bilancio per il 2019 durante l'esame presso la Camera dei deputati, ma nessuno di questi è stato accolto, atteggiamento poco chiaro se si considera che l'iniziativa sarebbe sostenuta anche da ambienti della maggioranza –:

   quale sia l'orientamento del Governo in merito alla concreta realizzazione dell'iniziativa di cui in premessa.
(3-00397)

(18 dicembre 2018)

   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GASTALDI, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LO MONTE, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MARCHETTI, MATURI, MORELLI, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, SALTAMARTINI, SASSO, SEGNANA, STEFANI, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, ZANOTELLI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   la scorsa estate, in un'intervista a Il Messaggero, il Ministro interrogato aveva dichiarato «rigore e merito, cambierò la pubblica amministrazione partendo dai capi», evidenziando la volontà di affrontare il tema della dirigenza pubblica revisionandola in toto;

   il passaggio culturale intorno al concetto stesso di pubblica amministrazione, da puro espletamento di funzioni, ovvero mera burocrazia, a servizi resi al cittadino, ha portato all'idea di una dirigenza intesa come staff management, dotata di specifiche competenze e capacità organizzative, con previsione di premi correlati ai risultati;

   la riforma della dirigenza della pubblica amministrazione è stata oggetto di attenzione già dai due precedenti Governi;

   la cosiddetta riforma Brunetta era proiettata a garantire al dirigente l'indipendenza e l'imparzialità dell'azione amministrativa; la «riforma Madia» alla soppressione delle fasce e all'istituzione di tre ruoli unici (dirigenti dello Stato, dirigenti regionali e dirigenti degli enti locali), sulla quale peraltro si è espressa negativamente la Corte costituzionale –:

   se e in che termini intenda attuare la riforma della dirigenza pubblica e, in particolare, come intenda contrastare l'inerzia della pubblica amministrazione.
(3-00398)

(18 dicembre 2018)

   DIENI, MACINA, ALAIMO, BERTI, BILOTTI, BRESCIA, MAURIZIO CATTOI, CORNELI, D'AMBROSIO, DADONE, FORCINITI, PARISSE, FRANCESCO SILVESTRI, DAVIDE AIELLO, ELISA TRIPODI, PALLINI, PIERA AIELLO, AMITRANO, CIPRINI, COSTANZO, CUBEDDU, DE LORENZO, GIANNONE, INVIDIA, PERCONTI, SEGNERI, SIRAGUSA, TRIPIEDI, TUZI e VIZZINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   in ordine al comparto delle pubbliche amministrazioni, negli ultimi anni il blocco del turn over e le limitazioni di spesa hanno di fatto procrastinato l'assunzione dei vincitori di moltissimi concorsi pubblici pregressi, nonché lo scorrimento delle relative graduatorie;

   onde evitarne la decadenza, si è proceduto disponendo di anno in anno la proroga della validità e dell'efficacia delle graduatorie medesime –:

   se e quali iniziative intenda adottare in ordine alle graduatorie dei concorsi pubblici, la cui validità ed efficacia risultano vigenti fino al termine del 2018 e, dunque, decadute a decorrere dal 1° gennaio 2019.
(3-00399)

(18 dicembre 2018)

Per tornare alla pagina di provenienza azionare il tasto BACK del browser