TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 602 di Mercoledì 24 novembre 2021

 
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INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

   DI GIORGI, LATTANZIO, NITTI, PICCOLI NARDELLI, ORFINI, PRESTIPINO, ROSSI, BERLINGHIERI, LORENZIN e FIANO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   con l'attuazione del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, il Cnr, in tre anni, ha stabilizzato circa 1.500 ricercatori;

   da una nota inviata dal Coordinamento precari uniti, successiva alla manifestazione del 16 novembre 2021, sarebbero ancora 400 i lavoratori in attesa di assunzione, molti dei quali idonei in graduatorie di procedure concorsuali riservate e prossime alla scadenza;

   con decreto ministeriale n. 614 del 19 maggio 2021, il Ministero disponeva, a fronte dello stanziamento complessivo di 25 milioni di euro di cui alla legge 30 dicembre 2020, n. 178, articolo 1, comma 541, una quota pari a 12.545.000 milioni di euro, finalizzata alla stabilizzazione di personale avente i requisiti di cui all'articolo 20, commi 1 e 2, del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75;

   nella classifica stilata dalla rivista Nature per il 2020, il Cnr compare al 138° posto, seconda istituzione italiana dopo l'Infn (all'87° posto) e davanti all'Università di Padova (326° posto), terza istituzione italiana e prima delle università italiane;

   acquisire rapidamente unità di personale, già impegnate nelle attività di ricerca con competenze e professionalità sperimentate e consolidate, è un'opportunità a cui non si può rinunciare in vista delle esigenze legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza, che richiedono una risposta pronta e immediata pena la perdita delle risorse –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di valorizzare la professionalità consolidata e completare il processo di stabilizzazione del precariato del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
(3-02634)

(23 novembre 2021)

   MUGNAI. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 44 del disegno di legge di bilancio per il 2022, in corso di esame al Senato della Repubblica, prevede l'introduzione di un livello minimo essenziale del servizio asili nido, fissandolo al 33 per cento su base locale; si tratta di una disposizione rilevante: per la prima volta, infatti, si fa riferimento diretto ai livelli essenziali delle prestazioni su asili nido; è importante sottolineare la dimensione locale dei livelli essenziali delle prestazioni, posto che sino ad ora il decreto legislativo n. 65 del 2017 faceva riferimento, tra l'altro non vincolante, alla sola media nazionale, senza così considerare i profondi divari esistenti fra le varie aree del territorio;

   è una disposizione di carattere storico che per la prima volta, dopo l'introduzione dei livelli essenziali di assistenza in ambito sanitario, fissa un livello minimo cogente collegandovi le risorse – ben 1 miliardo e 100 milioni a decorrere dal 2027 – secondo un calcolo del fabbisogno fatto ex ante;

   l'auspicio è che tale disposizione sia presto approvata nei due rami del Parlamento che – si ricorda – ha, tra l'altro, approvato una risoluzione in tal senso;

   è necessario garantire la piena applicazione di tale disposizione, segnatamente in ordine ai meccanismi che garantiranno l'effettiva destinazione delle risorse all'istituzione e al potenziamento del servizio comunale asili nido, nonché alle procedure concorrenti, previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che garantiranno, nel contempo, la progressiva realizzazione di strutture da adibire ad asilo nido –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere per assicurare la contemporanea realizzazione degli obiettivi di potenziamento delle strutture e di raggiungimento dei livelli essenziali delle prestazioni in ogni ambito locale, in modo da dare effettività all'importante riforma varata.
(3-02635)

(23 novembre 2021)

   SARRO, PAOLO RUSSO, PENTANGELO e FASANO. — Al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

   con il decreto-legge 6 novembre 2021, n. 152, recante «Disposizioni urgenti per l'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e per la prevenzione delle infiltrazioni mafiose», il Governo ha deciso di intervenire per sbloccare la «vicenda Bagnoli»;

   l'articolo 41 del citato decreto-legge novella, infatti, l'articolo 33 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, al fine di imprimere una svolta e accelerare l'attuazione degli interventi di bonifica e riqualificazione ambientale, che hanno rilevanza sia locale sia nazionale, riferiti al comprensorio Bagnoli-Coroglio. In particolare, è previsto che il commissario straordinario di Governo sia individuato nella persona del sindaco di Napoli e che al predetto commissario sia assegnata una struttura di supporto, con un incarico fino al 2025;

   la vicenda di quest'area si trascina da decenni e ad oggi rimane ancora in fase di stallo. Il Programma di risanamento ambientale e rigenerazione urbana (Praru), che doveva costituire l'atto pianificatorio dal quale prendere avvio, non è stato ancora approvato e non è stata ancora risolta la questione finanziaria legata al trasferimento delle aree ad Invitalia a seguito del fallimento di «Bagnoli futura», né quella della rimozione della cosiddetta «colmata»;

   la complessità della vicenda, per la natura dell'area, le questioni processuali e i troppi anni di blocco, rende tuttavia incerta l'efficacia della soluzione individuata dal decreto-legge n. 152 del 2021, considerato che le principali criticità emerse sino ad ora riguardano anche il soggetto attuatore, nonché le problematiche ambientali di difficile superamento –:

   se intenda fornire chiarimenti su quali siano i tempi di nomina del nuovo commissario del comprensorio Bagnoli-Coroglio e gli effettivi vantaggi previsti in termini di avanzamento del cronoprogramma che il Governo si attende, per superare definitivamente la fase di stallo che dura oramai da troppi anni, caratterizzata solo da annunci e progetti rimasti sulla carta.
(3-02636)

(23 novembre 2021)

   SUT, CHIAZZESE, DAVIDE CRIPPA, ALEMANNO, CARABETTA, FRACCARO, GIARRIZZO, MASI, ORRICO, PALMISANO, PERCONTI e SCANU. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   a partire dal 2019, con l'introduzione del cosiddetto «ecobonus auto» di cui all'articolo 1, comma 1031, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, è in vigore un piano di incentivazione per l'acquisto di veicoli a basse emissioni di anidride carbonica, originariamente teso ad agevolare l'acquisto di auto ibride plug-in ed elettriche e, successivamente, esteso anche alle vetture ad alimentazione tradizionale;

   la citata misura, più volte rifinanziata con l'immissione di nuove dotazioni per sostenere il mercato dell'auto travolto dalla pandemia (da ultimo, il decreto-legge n. 146 del 2021, cosiddetto «decreto-legge fiscale», con nuove risorse pari a 100 milioni di euro), ha durata triennale, con scadenza prevista al 31 dicembre 2021;

   fin dalla sua introduzione, la ratio alla base della misura è stata quella non solo di indirizzare il comportamento di consumo e di utilizzo dei mezzi da parte dei cittadini, ma di consentire all'industria di pianificare e programmare nel lungo periodo gli investimenti;

   incentivare l'elettrificazione dei veicoli significa contribuire agli obiettivi di efficienza energetica e fornire un percorso complementare per l'utilizzo delle energie rinnovabili, nonché offrire alle imprese automobilistiche di commercializzare ed immettere sul mercato un numero significativo di vetture a basse e zero emissioni in linea con la futura domanda sospinta dagli obiettivi più rigorosi in materia di anidride carbonica previsti dal pacchetto di misure della Commissione europea cosiddetto «Fit for 55», garantendo al contempo maggiore accessibilità economica ai consumatori, maggiori benefici ai cittadini in termini di qualità dell'aria e risparmio energetico e maggiore innovazione nella catena del valore del settore automobilistico;

   nel Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano manca uno schema stabile di misure a sostegno del rinnovo del parco auto, né, tantomeno, il disegno di legge di bilancio 2022 contiene disposizioni riguardanti incentivi statali per l'acquisto dei predetti veicoli per il prossimo anno; assenze che si sono tradotte nel dubbio, da parte del comparto auto, che da gennaio 2022 possano non esserci più contributi statali –:

   quali iniziative di competenza intenda predisporre al fine di delineare una strategia di programmazione relativa agli incentivi per le auto elettriche EV e/o termiche per il 2022.
(3-02637)

(23 novembre 2021)

   LUPI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo un recente sondaggio realizzato dall'Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), il settore della componentistica automotive in Italia è formato da circa 2.200 aziende, con un fatturato totale di quasi 45 miliardi di euro nel 2020, di cui circa il 42 per cento è un risultato diretto delle vendite effettuate a Stellantis, uno dei maggiori gruppi operanti nel settore automobilistico, risultato dell'accordo tra i due gruppi Fca e Psa;

   nel corso degli ultimi anni diverse aziende francesi hanno tentato scalate anche «ostili» nei confronti di importanti gruppi italiani, come Mediaset e Tim, ed è stata ostacolata l'acquisizione di società francesi da parte di importanti gruppi italiani, come Fincantieri nel caso di Chantiers de l'Atlantique – ex Stx;

   già nel mese di agosto 2020 Stellantis comunicava ai fornitori – tra cui molti italiani – che «il progetto relativo alla piattaforma del segmento B di Fiat Chrysler (segmento “auto utilitarie”) è stato interrotto a causa di un cambiamento tecnologico in corso. Pertanto vi chiediamo di cessare immediatamente ogni attività di ricerca, sviluppo e produzione onde evitare ulteriori costi e spese»;

   nonostante le rassicurazioni dell'amministratore delegato del gruppo Stellantis Carlos Tavares durante l'evento «Electrification day» del luglio 2021 – in cui ha confermato l'intenzione di realizzare una delle Gigafactory europee di Stellantis in Italia –, il settore automobilistico italiano sconta ritardi importanti nello sviluppo di soluzioni e componenti all'avanguardia, anche a causa di maggiori investimenti pubblici realizzati dagli Stati delle imprese concorrenti –:

   quali iniziative di competenza abbia adottato e intenda adottare per tutelare le aziende italiane e, in particolare, i fornitori italiani del gruppo Stellantis, anche in termini di investimenti pubblici, per accompagnare le imprese nel cambiamento tecnologico in atto nel settore.
(3-02638)

(23 novembre 2021)

   FASSINA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo statunitense di investimento Kkr ha avanzato nei giorni scorsi una manifestazione di interesse per l'acquisizione del controllo della Tim;

   il fondo Kkr già detiene il 37,5 per cento della FiberCop, società in cui sono confluite, tra l'altro, la rete secondaria di Tim e Tim Sparkle;

   la manifestazione di interesse della Kkr si inserisce in un contesto di difficoltà di Tim, come evidenziato dall'andamento del titolo, sceso a circa 0,35 euro per azione a chiusura dei mercati settimana scorsa;

   in Italia è ancora largamente incompleta la rete in fibra ottica, mentre nelle città dove è più intensa e a maggior valore economico la domanda di servizi digitali si realizzano investimenti paralleli in tale infrastruttura;

   l'attuale condizione di Tim è anche conseguenza ad avviso dell'interrogante degli errori compiuti nelle modalità dell'iniziale privatizzazione;

   la Cassa depositi e prestiti, oltre a detenere quasi il 10 per cento della Tim, ha il 60 per cento di Open Fiber, società dedicata alla realizzazione della rete in fibra ottica in tutto il territorio nazionale;

   l'evidente valore strategico delle reti Tim, come sottolineato nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, e di sicurezza nazionale implica la possibilità per il Governo di ricorrere alla normativa relativa al golden power;

   da fonti di stampa si appende che il Governo intenda promuovere una sorta di supercomitato di Ministri ed esperti, di cui peraltro non farebbe parte il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonostante la necessità di tutelare i livelli occupazionali e il loro aumento anche sulla base degli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   la vicenda degli assetti societari di Tim dà risalto ad un problema di strategia ancora incompleta per quanto riguarda le telecomunicazioni e, in particolare, la rete in fibra e i cloud dedicati a dati pubblici sensibili;

   un asset così rilevante per la sicurezza e per l'interesse nazionale non può essere controllato da soggetti privati, ma necessita di un intervento dello Stato che, nel quadro di una strategia delle telecomunicazioni, assicuri il controllo pubblico della rete, della fibra ottica da costruire e poi della gestione del cloud –:

   se il Governo non ritenga utile adottare le iniziative di competenza, anche attraverso l'esercizio del golden power, per rilevare le infrastrutture di rete direttamente e indirettamente di proprietà di Tim e aggregarle a quelle di Open Fiber in una società anche indirettamente controllata dallo Stato e realizzare la rete unica in fibra ottica e i cloud dei dati delle pubbliche amministrazioni, nella salvaguardia dell'occupazione in Tim.
(3-02639)

(23 novembre 2021)

   PAITA, NOBILI, FREGOLENT, UNGARO, MARCO DI MAIO, OCCHIONERO e VITIELLO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 Italia Viva presentava il «Piano shock» per semplificare e velocizzare le opere infrastrutturali del nostro Paese. Un programma puntuale di interventi da sbloccare con un impianto normativo meno complicato e più agile;

   lo schema del Piano, che si ispira al modello realizzato per la ricostruzione del Ponte Morandi con la nomina di un commissario ad hoc, veniva previsto prima nel «semplificazioni 1», il decreto-legge n. 120 del 2020, e poi nel «semplificazioni 2», decreto-legge n. 77 del 2021. In quest'ultimo infatti venivano inserite una serie di opere tali da far compiere al sistema infrastrutturale italiano un nuovo, importante passo in avanti;

   continuando nella strada tracciata con i due «decreti semplificazioni», si prevede la realizzazione, dunque, di 102 opere infrastrutturali di rilevante interesse per l'intero Paese, la cui portata è proseguita con i progetti previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che risultano esserne la continuazione;

   si tratta di un corposo piano infrastrutturale che deve prevedere un ulteriore puntuale riscontro su tutte le fasi che rallentano la realizzazione delle opere, e in questo quadro velocizzare la fase di acquisizione dei pareri e quella progettuale. Il complesso delle opere inserite nella normativa citata dovrebbe comunque essere reso noto, tramite un'informazione puntuale e trasparente ai cittadini, i quali dovrebbero poter conoscere le notizie inerenti alle nomine dei commissari, allo stato di autorizzazione dei progetti e allo stato di realizzazione degli stessi;

   in questo quadro, infatti, non è noto al momento lo stato di avanzamento delle opere previste che sarebbero rallentate da una serie di problematiche al momento irrisolte. Alcune opere, infatti, sarebbero bloccate nella fase di autorizzazione di impatto ambientale, il numero dei commissari risulterebbe, inoltre, essere di molto inferiore alle opere previste e in alcuni casi il commissario stesso sarebbe supportato da una struttura insufficiente, tanto da non poter esplicare le funzioni ad esso assegnate;

   si tratta di un complesso di problematiche di cui il Parlamento dovrebbe essere informato, con notizie puntuali circa lo stato di avanzamento e di progressione di tutte le fasi dei progetti fino ad ora approvati –:

   quale sia lo stato di avanzamento delle 102 opere previste dai due decreti-legge cosiddetti di «semplificazione» e, all'interno di tale previsione, se corrisponda al vero che molte di queste opere siano bloccate nella fase di valutazione di impatto ambientale o in altre procedure autorizzative e se sia vero che il numero di commissari fino ad ora nominati sia inferiore alle opere fino ad ora autorizzate.
(3-02640)

(23 novembre 2021)

   MOLINARI, FURGIUELE, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CARRARA, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FIORINI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, GALLI, GASTALDI, GERARDI, GERMANÀ, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, LUCENTINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MARIANI, MATURI, MICHELI, MINARDO, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLIN, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RAVETTO, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SCOMA, SNIDER, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZANELLA, ZENNARO, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il sistema aeroportuale calabrese è gestito da Sacal spa (Società aeroportuale calabrese), che si è aggiudicata la gestione trentennale degli scali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone;

   nel luglio 2021 l'assemblea della società ha deliberato un aumento di capitale di 10 milioni di euro, per far fronte alla crisi del settore determinata dalla pandemia da COVID-19;

   la regione Calabria, il comune di Lamezia Terme guidato da una commissione prefettizia, la provincia di Catanzaro, il comune di Catanzaro, la provincia di Cosenza e altri enti pubblici soci di Sacal spa hanno votato positivamente la proposta di aumento di capitale, ma non hanno sottoscritto, entro i termini, le quote necessarie per mantenere la maggioranza, lasciando di conseguenza ai soci privati più del 51 per cento del capitale sociale e perdendo il controllo della società;

   stando a notizie di stampa, l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac) avrebbe informato della questione il Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, nonché depositato un esposto alla procura di Catanzaro, all'Autorità garante della concorrenza e del mercato e all'Anac per segnalare le anomalie che avrebbero segnato il passaggio di quote all'interno della compagine societaria, manifestando peraltro l'intenzione di dare avvio alla procedura per revocare la concessione a Sacal spa dello scalo di Lamezia Terme e degli altri due scali di Reggio Calabria e Crotone;

   la revoca potrebbe produrre conseguenze esiziali per i tanti lavoratori di Sacal spa e per quelli della controllata Sacal Gh, in quanto non sono previste garanzie o clausole sociali di riassunzione delle circa 300 persone attualmente impiegate presso entrambe le società;

   il socio privato, attualmente maggioritario, ha manifestato la propria disponibilità a cedere una parte delle proprie azioni ai soci pubblici che non le hanno sottoscritte per tempo, prospettando la possibilità che il 51 per cento del capitale sociale torni in mano pubblica –:

   se e quali iniziative di competenza intenda adottare per quanto concerne la Sacal spa e il futuro degli scali aeroportuali di Lamezia Terme, Reggio Calabria e Crotone, anche al fine di monitorare le procedure di acquisto del capitale sociale necessario a ripristinare una maggioranza pubblica all'interno della compagine societaria.
(3-02641)

(23 novembre 2021)

   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ALBANO, BELLUCCI, BIGNAMI, BUCALO, BUTTI, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DE TOMA, DEIDDA, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FERRO, FOTI, FRASSINETTI, GALANTINO, GEMMATO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RAMPELLI, RIZZETTO, ROTELLI, GIOVANNI RUSSO, RACHELE SILVESTRI, SILVESTRONI, TRANCASSINI, VARCHI, VINCI e ZUCCONI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   recenti studi hanno dimostrato che la situazione di emergenza sanitaria nella quale l'Italia si trova ormai da quasi due anni ha radicalmente cambiato le abitudini degli italiani anche sul fronte degli spostamenti quotidiani, segnando un netto calo dell'utilizzo dei servizi di trasporto pubblico in favore delle auto private;

   nel 2020 il numero di veicoli elettrici immatricolati è stato di circa sessantamila, con un aumento del 250 per cento rispetto al 2019, che va certamente ricondotto anche agli incentivi statali e regionali;

   gli ecoincentivi previsti per le auto elettriche ad oggi sono esauriti e molti concessionari ed aziende hanno di fatto l'intero parco vetture elettriche invenduto;

   allo stato attuale non c'è una strategia al riguardo che invece risulterebbe indispensabile anche ai fini dell'impatto ambientale, oltre che della tenuta aziendale di molti player del settore;

   dunque sembrerebbero non esserci certezze sul futuro degli incentivi per le auto elettriche, né risposte chiare e coerenti con gli impegni climatici assunti e le misure a sostegno del mercato auto a zero e basse emissioni;

   gli incentivi auto dovrebbero essere parte integrante del piano di transizione energetica, favorendo una mobilità basata sul rinnovamento del parco circolante nel rispetto degli obiettivi che l'Unione europea si è data;

   è di tutta evidenza che, se l'Italia non supporterà adeguatamente la crescita dei veicoli elettrici, si corre il rischio concreto di dover immatricolare, nei prossimi anni, quasi esclusivamente veicoli più o meno inquinanti, oltre al fatto che in una fase di lancio, esattamente così come per i motori termici, servono provvedimenti strutturali almeno per qualche tempo, ricordando che mediamente un veicolo con queste caratteristiche ha spesso, giustificato, un prezzo elevato -:

   se e quali iniziative intenda assumere affinché, per quanto di competenza, la mobilità sostenibile non rimanga una affermazione di principio ma possa trovare in concreti contributi economici una sua possibilità effettiva di realizzazione, a beneficio sia degli utenti che della collettività.
(3-02642)

(23 novembre 2021)

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