FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 1147

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato CROSETTO

Abolizione del limite all'utilizzo del denaro contante

Presentata il 10 settembre 2018

  Onorevoli Colleghi! — La presente proposta di legge è volta ad abolire il limite all'utilizzo del denaro contante, considerato che non si è rivelato, nel tempo, uno strumento efficace di contrasto all'evasione fiscale e alle operazioni di riciclaggio da parte della criminalità organizzata che, invece, dovrebbero essere combattute con misure repressive e sanzionatorie più organiche e strutturali. Inoltre, il limite all'utilizzo del denaro contante, non essendo previsto in molti Stati europei, anche confinanti con l'Italia, rischia di trasformarsi in un freno ai consumi e in un ostacolo per la competitività.
  A partire da luglio 2017, il limite dei pagamenti in denaro contante in Italia è stato fissato in 3.000 euro, dopo che nel 2012 tale soglia era stata fissata addirittura in 1.000 euro. La limitazione dell'utilizzo del denaro contante, tuttavia, non sembra una misura utile in alcun modo: in primo luogo perché, come già osservato, non si è rivelata efficace nel contrasto dell'evasione fiscale, in secondo luogo, perché danneggia l'economia locale, che è il vero motore dell'energia produttiva della nostra nazione, e, in terzo luogo, perché rappresenta anche una grave violazione della libertà dei cittadini, che si trovano privati della facoltà di scegliere quale tipo di supporto utilizzare per la gestione dei propri risparmi.
  La necessità di abolire il limite alla circolazione del denaro contante deriva da alcuni incontrovertibili elementi: in primo luogo è noto che l'impiego dei metodi di pagamento elettronici rispetto al denaro contante è certamente comodo e agevole, ma è altrettanto vero che rappresenta un costo enorme per tutti gli attori del commercio locale e, al contempo, un grandissimo regalo alle banche che guadagnano su ciascuna transazione.
  In secondo luogo, la conseguente erosione della liquidità si ripercuote in maniera assai negativa sull'economia locale, perché comporta una diminuzione della massa monetaria circolante. La banconota da 100 euro può circolare di mano in mano all'infinito senza mai perdere il suo valore nominale: può passare dal calzolaio all'elettricista, dal fruttivendolo al maestro di musica, infinite volte, conservando sempre il suo valore, mentre 100 euro elettronici, dopo molti passaggi, diminuiscono progressivamente di valore perché una parte dell'importo finisce nelle casse delle banche che lucrano con le commissioni.
  In terzo luogo, perdere il supporto materiale della nostra moneta significa affidare totalmente il frutto del nostro lavoro, dei nostri risparmi e della nostra ricchezza a enti privati che certamente non agiscono per beneficenza. Nell'epoca dell'instabilità dei mercati e dei default delle banche, dare il monopolio della gestione del mezzo di scambio agli istituti finanziari è un rischio che non possiamo permetterci.
  A queste motivazioni si va ad aggiungere la questione della privacy: l'utilizzo della moneta elettronica rappresenta di certo una comodità, ma deve essere una libera scelta dell'acquirente anche per un problema di privacy, in quanto le persone devono essere libere di scegliere se fare acquisti tracciabili o no, in particolare considerando che grazie alla tecnologia e ai cosiddetti «big data» gli enti che gestiscono le transazioni profilano le utenze a «proprio uso e consumo». Perché dovremmo essere costretti a far conoscere le nostre abitudini, le nostre tendenze e i nostri vizi a enti anonimi?
  Anche l'argomentazione della lotta all'evasione, solitamente usata a sostegno della riduzione dell'uso del denaro contante, appare assai fragile laddove si consideri che la vera evasione fiscale, quella che incide pesantemente sulle casse pubbliche, avviene con altri mezzi. A tale proposito basti citare i 98 miliardi di euro evasi dalle società che gestiscono le slot machine (puntualmente condonati e puntualmente riconducibili a società off-shore) o la pesantissima evasione fiscale proprio a carico di chi gestisce la moneta elettronica: è accertato che le banche trasferiscono almeno un quarto dei propri profitti nei cosiddetti «paradisi fiscali».
  Al contrario, proprio l'eliminazione del denaro contante potrebbe far nascere un mercato nero molto importante che, inevitabilmente, finirebbe per essere gestito dalla criminalità organizzata che, ad esempio, potrebbe sfruttarlo per il narcotraffico.
  Il limite all'utilizzo del denaro contante ha comportato anche l'imposizione di un limite alla non trasferibilità degli assegni, impedendo quell'elasticità nei pagamenti che era favorita dalla circolazione degli assegni tra gli attori dell'economia locale: un assegno emesso da un commerciante poteva essere girato molte volte prima di essere depositato in banca e questo contribuiva ad aumentare la massa monetaria circolante, favorendo l'economia di prossimità.
  Infine, non deve essere trascurato neanche il fatto che il divieto di utilizzo del denaro contante favorisce gli acquisti negli Stati dove invece tale divieto non esiste, nei quali possono recarsi sia gli italiani sia i cittadini stranieri che hanno l'abitudine di viaggiare portando con loro grandi quantità di denaro contante, danneggiando così l'economia del nostro Paese.
  Autorevoli studi hanno stimato che in Italia il valore del denaro contante conservato nelle cassette di sicurezza delle banche si attesta tra 150 e 200 miliardi di euro: è assolutamente necessario creare le condizioni affinché questo denaro possa essere messo in circolazione, sostenendo l'economia nazionale e lo sviluppo produttivo.

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

  1. All'articolo 49 del decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, i commi 1 e 14 sono abrogati.
  2. All'articolo 3 del decreto-legge 2 marzo 2012, n. 16, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 aprile 2012, n. 44, i commi 1, 2 e 2-bis sono abrogati.

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