FRONTESPIZIO

RELAZIONE

PROGETTO DI LEGGE
                        Articolo 1
                        Articolo 2
                        Articolo 3

XVIII LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

N. 2219

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa della deputata FITZGERALD NISSOLI

Istituzione della Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo

Presentata il 25 ottobre 2019

  Onorevoli Colleghi! – Il testo presentato riproduce, con gli opportuni aggiornamenti, l'atto Camera n. 4325 della XVII legislatura a prima firma del deputato Caruso, sottoscritto anche dalla firmataria di questa proposta di legge. La mobilità degli italiani nel mondo è aumentata in modo consistente, soprattutto negli ultimi anni, registrando un +70,2 per cento di residenti oltre confine, passando in termini assoluti da poco più di 3,1 milioni nel 2006 a quasi 5,3 milioni di iscritti all'AIRE nel 2019. Secondo i dati diffusi dal rapporto annuale 2019 sugli italiani nel mondo curato dalla fondazione Migrantes, al 1° gennaio 2019 gli iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) sono 5.288.281. Più della metà (51,5 per cento) è iscritto all'AIRE per espatrio, ma continua la crescita degli iscritti per nascita (39,7 per cento). Le acquisizioni di cittadinanza sono il 3,4 per cento, le reiscrizioni per irreperibilità sono il 4,0 per cento. Il 43,9 per cento è iscritto da oltre quindici anni e il 20,7 per cento da meno di cinque anni. Oltre 2,8 milioni (54,3 per cento) risiedono in Europa e oltre 2,1 milioni (40,2 per cento) risiedono in America. Nello specifico, sono l'Unione europea (41,6 per cento) e l'America centro meridionale (32,4 per cento) le due aree continentali maggiormente interessate dalla presenza dei residenti italiani. Le comunità più consistenti si trovano, nell'ordine, in Argentina (quasi 843.000), in Germania (poco più di 764.000), in Svizzera (623.000), in Brasile (447.000), in Francia (422.000), nel Regno Unito (327.000) e negli Stati Uniti d'America (272.000).
  Le statistiche migratorie sono complesse e spesso i dati acquisiti dai Paesi di origine non corrispondono esattamente a quelli dei Paesi di accoglienza. Influiscono, al riguardo, non solo i sistemi di rilevazione ma anche le acquisizioni di cittadinanza, che nel frattempo sono intervenute e che non necessariamente comportano la perdita della cittadinanza italiana. Nei flussi di più vecchia data si può ipotizzare, in buona parte dei casi, l'acquisizione della cittadinanza dei Paesi di insediamento e semmai si pone il problema di stimare il numero degli oriundi. Il Ministero degli affari esteri nel 1995 parlava di 58,5 milioni di oriundi, di cui 38,8 milioni in America latina, 16,1 milioni in America del nord, 2 milioni in Europa e 0,8 milioni in Oceania: nel 2020, secondo una stima dello stesso Ministero, il numero dovrebbe collocarsi tra i 60 e i 70 milioni.
  La maggior parte dei 5 milioni di italiani nel mondo, che hanno conservato la cittadinanza, sono i protagonisti dei flussi di espatrio a noi più vicini nel tempo, sviluppatisi al ritmo fisiologico di circa 40.000-50.000 l'anno. Quasi la metà degli italiani iscritti all'AIRE è originaria del meridione (48,9 per cento, di cui il 32 per cento del sud e il 16,9 per cento delle isole); il 35,5 per cento proviene dal nord (il 18 per cento dal nord ovest e il 17,5 per cento dal nord est) e il 15,6 per cento dal centro, come risulta dai dati del citato rapporto 2019 della fondazione Migrantes.
  Più di recente, come è noto, i flussi in uscita sono cresciuti quantitativamente e si sono modificati qualitativamente. Da alcune indagini sulla mobilità temporanea per lavoro sappiamo che il numero delle persone coinvolte, che non lasciano tracce anagrafiche, è molto più alto, probabilmente pari al 50 per cento in più. Inoltre, rispetto al passato, sono più elevati il livello di scolarizzazione dei soggetti che vanno all'estero, il loro retroterra sociale e il numero di quelli che hanno una specializzazione di tipo accademico.
  Anche alla luce di questi mutamenti, le comunità italiane nel mondo risultano generalmente ben integrate, hanno intrapreso nuovi percorsi sociali e hanno stabilito nuove relazioni, misurandosi con altre culture e con altri modelli di vita e individuando nuovi interlocutori istituzionali con cui dialogare e trovare risposte a problemi concreti e urgenti.
  Nonostante il nuovo forte legame con i Paesi di residenza, i cittadini italiani nel mondo e gli oriundi, sia nei campi sociale, culturale e politico, che in quello degli scambi commerciali e professionali, chiedono di mantenere un saldo legame con l'Italia.
  Sul piano storico è ormai pienamente acquisito che in alcune fasi cruciali della vita nazionale gli emigrati hanno avuto un ruolo decisivo per la modernizzazione economica e sociale del Paese, per la ripresa della sua economia nelle fasi post belliche e per l'accreditamento dell'Italia nel concerto internazionale.
  L'esperienza storicamente accumulata nelle comunità italiane nel mondo può essere oggi un'utile base di conoscenza e di approfondimento delle best practices volte a favorire l'integrazione, un'esigenza sempre più avvertita in Italia con riferimento alla platea sempre più ampia dei «nuovi italiani». Un'esperienza non più statica, considerando che con la crescita dei flussi migratori si producono nuovi bisogni sociali: dai servizi forniti dalla nostra rete consolare fino alle questioni previdenziali e pensionistiche.
  La promozione della lingua e della cultura italiane nel mondo ha visto nelle nostre comunità importanti e innovativi modelli di integrazione scolastica e culturale con gli enti gestori, nati localmente per sostenere e per sviluppare il nostro patrimonio linguistico e culturale, analogamente alla miriade di enti di assistenza che negli anni hanno affrontato in termini solidaristici le forme di povertà e di marginalità sociale che hanno colpito alcuni nostri connazionali.
  Le rappresentanze istituzionali, dai parlamentari eletti all'estero al Consiglio generale degli italiani all'estero (CGIE) e ai Comitati degli italiani all'estero (COMITES), hanno contribuito a realizzare alcune grandi riforme e a elevare il livello di analisi e di proposta politica per le comunità italiane nel mondo.
  Le associazioni, con la loro presenza, hanno reso possibile l'aggregazione degli emigrati, la creazione dell'identità delle nuove generazioni e il mantenimento del legame con l'Italia, con i suoi territori e con le comunità locali.
  I patronati, le camere di commercio all'estero e la presenza di molti italiani nelle diverse realtà di insediamento hanno reso possibile dare risposte alle domande e ai bisogni di tanti nostri connazionali. La forte presenza italiana nel mondo è il risultato di questa rete di sostegno all'Italia e all'intero sistema Paese: una base preziosa di proiezione dell'Italia nel mondo e un fattore essenziale per l'efficacia delle politiche di internazionalizzazione.
  Questa grande comunità italiana è oggi composta da cittadini italiani, che partecipano anche con il diritto di voto alla vita politica nazionale, da oriundi, che desiderano mantenere con l'Italia un forte legame storico, linguistico e culturale, e sempre più da imprenditori, ricercatori e giovani professionisti che trovano spazi di lavoro e di vita all'estero. Ad essa la presente proposta di legge vuole dedicare una giornata nazionale di analisi, studio, riflessione, discussione e consigli, per un'osmosi di esperienze da valorizzare nel mondo e in Italia. Si vuole offrire, in sostanza, un'importante occasione per far crescere la consapevolezza che solo l'integrazione e l'individuazione di percorsi di valorizzazione culturale possono assicurare la crescita civile e democratica e il contrasto di ogni forma di razzismo e di xenofobia. La Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo, questo è il nome che si vuole attribuire alla giornata celebrativa, intende rappresentare, divulgare e valorizzare le esperienze, le attività e il contributo sociale apportato dai cittadini italiani all'estero nei campi della cultura e della lingua italiane, della ricerca scientifica, delle attività imprenditoriali e professionali e della solidarietà internazionale: un'esperienza feconda e un impegno comune per l'integrazione.
  La Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo si celebrerà il secondo venerdì di ottobre di ogni anno e avrà, in sostanza, l'obiettivo di aggiungere valore alla democrazia italiana, soprattutto nei campi della cultura e delle buone pratiche di integrazione, riportando in Italia le esperienze migliori che gli italiani hanno vissuto come emigrati e come «nuovi cittadini» di importanti Paesi del mondo.
  La scelta del secondo venerdì di ottobre è fatta per motivi pratici, essendo un giorno che potrebbe consentire più facilmente agli italiani all'estero di prendere parte alle celebrazioni della Giornata, ma anche per motivi simbolici, dato che il mese di ottobre, come è noto, è quello nel quale Cristoforo Colombo scoprì l'America, un evento indubbiamente fortemente evocativo e identitario per tutte le comunità dei nostri connazionali esistenti nel mondo e non solo nel continente americano.

PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione della Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo)

  1. La Repubblica riconosce il secondo venerdì di ottobre di ogni anno quale Giornata della solidarietà degli italiani nel mondo, di seguito denominata «Giornata», al fine di far conoscere l'apporto dato dagli emigrati italiani alla modernizzazione e allo sviluppo della società nazionale e di valorizzare le esperienze, le attività e il contributo sociale fornito dai cittadini italiani all'estero nei campi della cultura e della lingua italiane, della ricerca scientifica, delle attività imprenditoriali e professionali e della solidarietà internazionale.
  2. La Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge 27 maggio 1949, n. 260.

Art. 2.
(Iniziative culturali e celebrazioni)

  1. In occasione della Giornata sono promossi in Italia e all'estero cerimonie, iniziative e incontri volti a sostenere e a divulgare le attività, le esperienze multiculturali e le professionalità acquisite in contesti internazionali dai cittadini italiani all'estero nei campi di cui all'articolo 1.

Art. 3.
(Clausola di invarianza finanziaria)

  1. Dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

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