XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 188 di martedì 11 giugno 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 14.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MIRELLA LIUZZI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Bitonci, Borghese, Colletti, Covolo, Del Monaco, Gallinella, Gallo, Gebhard, Lorenzin, Lupi, Maniero, Migliore, Nobili, Patassini, Rosato, Paolo Russo, Schullian, Scoma, Vitiello e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente novantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo in merito all'eventuale avvio di una procedura per disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo in merito all'eventuale avvio di una procedura per disavanzi eccessivi nei confronti dell'Italia.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro dell'Economia e delle finanze)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'Economia e delle finanze, professor Giovanni Tria.

GIOVANNI TRIA, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputate e deputati, il 5 giugno la Commissione europea ha pubblicato i documenti del cosiddetto pacchetto di primavera.

Tale “pacchetto” comprende: le proposte di raccomandazioni ai Paesi membri per le politiche da seguire nei prossimi dodici-diciotto mesi; comprende un documento “orizzontale” rivolto a tutte le istituzioni europee, compreso il Parlamento europeo, che riassume la filosofia e i temi comuni delle raccomandazioni ai Paesi membri. Infine, contiene i rapporti sull'osservanza delle regole di bilancio alla luce dell'articolo 126, comma 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (mi riferirò più avanti a questo sempre con il termine “Trattato”). Quest'anno tali rapporti hanno riguardato il Belgio, la Francia, l'Italia e Cipro. Sono stati inoltre redatti rapporti sulla Grecia (sorveglianza rafforzata post programma di supporto) e Ungheria e Romania per deviazioni significative.

In base all'articolo 126 del Trattato, il 29 maggio scorso, la Commissione ha invitato l'Italia a indicare i fattori che hanno determinato la dinamica del debito pubblico, osservata nel 2018. L'Italia ha risposto due giorni dopo, inviando un documento con il quale venivano dettagliati i fattori ritenuti rilevanti al fine di valutare il rispetto delle regole. La Commissione, pur considerando i fattori da noi presentati, ha pubblicato il 5 giugno il rapporto, ex articolo 126, paragrafo 3, nel quale conclude che l'apertura di una procedura per disavanzo eccessivo è “motivata”.

In termini procedurali, la questione passa ora al Comitato economico e finanziario dell'Unione che si riunisce oggi: se il CEF approverà le conclusioni della Commissione e non interverranno nuovi sviluppi, la decisione verrà rimessa al Consiglio dell'Unione europea.

L'iniziativa della Commissione di riesaminare la posizione italiana in merito al rispetto della regola del debito, avviata con la lettera del 29 maggio, fa parte delle normali procedure di sorveglianza previste dal Trattato e non è in contraddizione con l'accordo di fine 2018 con il Governo italiano.

La procedura per deficit eccessivi, definita dall'articolo 126 del Trattato, prevede infatti che la Commissione monitori il rispetto della disciplina di bilancio, verificando l'eventuale esistenza o di un eccesso di deficit rispetto alla soglia del 3 per cento o di un eccesso di debito pubblico rispetto al valore di riferimento del 60 per cento o di entrambi gli eccessi.

Durante la primavera di ogni anno la Commissione valuta il rispetto delle regole sulla base dei dati preliminari di consuntivo.

È bene ricordare che le interlocuzioni istituzionali, avviate nell'autunno del 2018, furono invece motivate dalle revisioni sostanziali agli obiettivi di finanza pubblica del Documento programmatico di bilancio 2019 rispetto a quelli indicati nel DEF dell'aprile 2018, a fronte delle quali il nostro progetto di bilancio fu valutato a serio rischio di mancato rispetto delle raccomandazioni del Consiglio, in particolare quella relativa alla variazione del saldo di bilancio strutturale.

Con l'accordo raggiunto il 18 dicembre 2018, le previsioni di crescita e gli obiettivi di indebitamento netto furono ridimensionati, il percorso del deficit strutturale fu rivisto e, secondo le stime del Governo, ricondotto all'interno del sentiero raccomandato. Il peggioramento strutturale atteso nel 2019 si riduceva a soli 0,2 punti percentuali. La variazione negativa del deficit strutturale nel 2019 era tuttavia da ritenersi totalmente azzerata, includendo i margini di flessibilità pari a 0,18 punti percentuali di PIL, richiesti dal nostro Paese per eventi eccezionali, quali danni alle infrastrutture, compresi quelli causati da condizioni meteorologiche di particolari gravità e prevenzione dei rischi idrogeologici.

Nel 2020 e nel 2021 si stimava un miglioramento strutturale rispettivamente di 0,1 punti percentuali e di 0,2 punti percentuali, conseguendo un obiettivo di deficit strutturale dell'1 per cento del PIL. La Commissione concluse la propria valutazione, affermando che la piena attuazione delle misure illustrate, inclusa la clausola sull'IVA, avrebbe scongiurato l'immediata raccomandazione per l'apertura di una procedura per deficit eccessivo. Ricordo che la clausola sull'IVA in realtà non è una clausola, secondo le leggi di contabilità, ma una legge dello Stato e, per rimuoverla, è necessaria una nuova legge.

La recente valutazione della Commissione ha ad oggetto, in primo luogo, il rispetto della regola del debito per l'anno 2018. Sulla base dei dati di consuntivo, pubblicati ad aprile 2019, il debito nel 2018 si è attestato al 132,2 per cento del PIL, a fronte del 131,4 per cento del 2017. La Commissione ha inoltre evidenziato che l'Italia non ha conseguito l'obiettivo di riduzione del saldo strutturale per il 2018, di 0,3 punti percentuali del PIL, e rischia di deviare dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine, anche nel 2019.

La Commissione era sostanzialmente tenuta a preparare un rapporto, verificando al contempo l'esistenza delle seguenti attenuanti: l'eccesso di deficit, dovuto agli investimenti pubblici, e tutti i fattori rilevanti, inclusa la posizione economica e di bilancio di medio periodo dello Stato membro.

In relazione al secondo punto, gioca un ruolo importante l'andamento del saldo strutturale di bilancio e il conseguimento di obiettivi numerici compatibili con l'avvicinamento all'obiettivo di medio termine di saldo strutturale in pareggio.

In risposta alla citata lettera della Commissione del 29 maggio, il Governo ha inviato il documento sui fattori rilevanti. Nel documento il Governo esplicita la propria posizione in merito all'andamento del disavanzo del debito nel 2018 e prefigura le prospettive per l'anno in corso e il successivo triennio. Per quanto riguarda il 2018, sebbene la crescita economica abbia sorpreso al ribasso, principalmente a causa di fattori esterni, l'anno si è chiuso con una significativa riduzione del disavanzo delle amministrazioni pubbliche, attestatosi al 2,1 per cento del PIL, in discesa dal 2,4 per cento del 2017. Inoltre il saldo primario era salito all'1,6 per cento del PIL rispetto all'1,4 per cento dell'anno precedente. Ciò dimostra che il Governo ha seguito un approccio prudente e responsabile nella gestione della politica di bilancio per il 2018. Per ciò che riguarda il saldo strutturale, esso si è mantenuto stabile rispetto al 2017 (è rimasto all'1,4 per cento). Il mancato conseguimento del miglioramento in termini strutturali, pari allo 0,3 per cento del PIL, è stato principalmente legato a fattori imprevisti.

A fronte di un rallentamento dell'economia, la correzione del saldo di bilancio nominale per la componente ciclica è peggiorata, anziché migliorare. Inoltre, si è verificato un imprevisto aumento di alcuni trasferimenti in conto capitale e alcune componenti temporanee sono state riviste al rialzo.

Per il 2019, la revisione al ribasso delle previsioni di crescita ha portato la previsione del deficit nominale al 2,4 per cento. Il deficit strutturale nel DEF è atteso peggiorare di solo 0,1 punti percentuali, raggiungendo il - 1,5 per cento del PIL.

Le nostre osservazioni si sono anche concentrate sul confronto tra le previsioni contenute nel DEF e quelle della Commissione.

Soprattutto per il 2019, le differenze principali non riguardano il quadro macroeconomico e di finanza pubblica, ma le condizioni cicliche dell'economia italiana. Per il 2019, le stime della Commissione e del Governo circa il tasso di crescita del PIL e del disavanzo sono sostanzialmente allineate.

Per quanto riguarda la finanza pubblica strutturale, la Commissione stima invece un peggioramento di 0,2 punti percentuali e colloca l'economia del Paese all'interno di uno scenario di congiuntura normale, secondo la griglia del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Si prefigurerebbe pertanto un rischio di deviazione significativa. Il Governo stima invece un peggioramento del saldo strutturale di soli 0,1 punti percentuali e colloca l'economia in una situazione di congiuntura sfavorevole, in ragione di un output gap di meno 1,6 per cento nel 2019 e di un tasso di crescita dell'economia inferiore al potenziale. L'aggiustamento richiesto sarebbe pertanto di soli 0,25 punti percentuali, che si ridurrebbe allo 0,07 punti percentuali al netto del margine di flessibilità, portando a giudicare quindi non significativo il predetto scostamento.

Per il 2020, il fattore di divergenza principale riguarda le clausole di salvaguardia: pur in presenza di una risoluzione parlamentare che impegna il Governo a evitare l'aumento delle imposte indirette, individuando fonti alternative di copertura, le previsioni della Commissione incorporano un aumento del deficit eguale all'intero importo delle clausole.

Infine, oltre alle considerazioni di natura prettamente fiscale, tra gli altri fattori rilevanti il Governo ha ricordato gli elementi di forza dell'economia italiana, tra cui il raggiunto equilibrio dei conti verso l'estero, una struttura produttiva diversificata, un elevato livello di risparmio privato e l'avere conseguito rilevanti miglioramenti nel settore bancario.

In termini di politiche intraprese, il Governo ha ribadito l'importanza delle misure adottate per fare ripartire la crescita, agendo sia tramite maggiori investimenti che per via amministrativa, attraverso misure di semplificazione.

Non ultimo fattore, in termini di importanza, è stato ricordare che gli importanti provvedimenti di sostegno ai redditi di inclusione venivano incontro alle preoccupazioni sul piano sociale espresse proprio dalla Commissione.

Il 5 giugno, la Commissione ha pubblicato il suo rapporto sull'osservanza delle regole di bilancio, alla luce dell'articolo 126, comma 3, del Trattato, nel quale rileva che l'Italia non ha conseguito l'obiettivo di riduzione del saldo strutturale per il 2018, pari allo 0,3per cento del PIL. Inoltre, secondo la Commissione, l'Italia rischia di deviare dal sentiero di convergenza verso l'obiettivo di medio termine anche nel 2019 e il profilo di riduzione del debito programmato per il 2020-2022 dal Governo italiano non aderisce al rapido percorso previsto dalla regola numerica della disciplina fiscale europea.

A parere della Commissione, l'aggiornamento del quadro macroeconomico e di finanza pubblica, pur essendo immutata rispetto a dicembre la strategia di bilancio del Governo italiano, non assicura il rispetto della parte preventiva del Patto di stabilità e crescita, uno dei fattori mitiganti considerati dalla Commissione nella valutazione sul mancato rispetto della regola del debito per il nostro Paese. La Commissione ritiene pertanto che sia motivata l'apertura di una procedura per il deficit eccessivo, in ragione del non rispetto della regola del debito.

La valutazione della Commissione sarà portata all'attenzione del Comitato economico finanziario, come già detto, e l'atteggiamento che terrà il Governo italiano sarà costruttivo: ribadiremo le nostre ragioni agli altri Paesi europei, ai quali spetterà di trarre le conclusioni, e cercheremo un ragionevole punto d'incontro.

La linea del Governo italiano è stata già accennata in un comunicato della Presidenza del Consiglio: il Governo ha preso atto dell'esito della valutazione della Commissione e conferma il suo impegno a rispettare i dettami del Patto di stabilità e crescita per l'anno in corso.

Per quanto attiene il 2018, non si è dato luogo ad alcun allentamento della politica fiscale.

Le stime più aggiornate per il 2019 portano a ritenere che i saldi di finanza pubblica rispetteranno i dettami del braccio preventivo del patto di stabilità e crescita. Si può ritenere che l'indebitamento netto nel 2019 sarà sensibilmente inferiore alla previsione della Commissione. Il monitoraggio più recente delle entrate evidenzia, per l'anno in corso, maggiori entrate tributarie e contributive e maggiori entrate non tributarie che, dedotte le maggiori spese e risorse necessarie per il bilancio di assestamento, portano a stimare un beneficio netto di circa 0, 2 punti percentuali. Conseguentemente, il deficit si collocherebbe al 2,2 per cento del PIL, contro la previsione contenuta nel DEF, approvato ad aprile, del 2,4.

Tenendo conto delle previsioni economiche e delle stime di output gap della Commissione - questa volta anche della Commissione - un deficit del 2,2 per cento del PIL produrrebbe un miglioramento di 0,1 punti del saldo strutturale nel 2019. Tale risultato configurerebbe un sostanziale rispetto del braccio preventivo del Patto di stabilità e crescita. Il Governo potrà fornire stime più aggiornate a fine luglio, non appena saranno disponibili i dati sulle liquidazioni d'imposta.

Alle stime di indebitamento netto vanno aggiunti i possibili effetti del minor utilizzo delle risorse stanziate per le nuove politiche di welfare del Governo: sulla base delle informazioni ad oggi disponibili, la minore spesa potrebbe essere pari ad un ulteriore 0,07 per cento del PIL, facendo attestare in tal caso l'indebitamento netto per il 2019 al 2,1 per cento del PIL. Migliorerebbe in tal caso, in misura corrispondente, il saldo strutturale, un effetto compensativo ancora più marcato rispetto al gap registrato nel 2018; questo lo sottolineo, senza incidere sul complesso dei servizi per il welfare. Ribadisco che il Governo monitora costantemente l'andamento dei conti pubblici ed è determinato a perseguire il fondamentale obiettivo di saldo strutturale e ad adottare tutte le cautele e le iniziative funzionali al raggiungimento di tale obiettivo.

Per il 2020, nel DEF il Governo ha fissato un obiettivo di miglioramento del saldo strutturale di bilancio pari a 0,2 punti percentuali; in base alle ultime previsioni ufficiali, il disavanzo nominale scenderà di 0,3 punti percentuali in confronto al 2019. Il DEF approvato dal Parlamento traccia una discesa dell'indebitamento netto fino all'1,5 per cento del PIL nel 2022, con un miglioramento complessivo del saldo strutturale di quasi 0,8 punti percentuali. L'avanzo primario raggiungerebbe così il 3,1 per cento su base strutturale nel 2022.

In conclusione, il Governo ha già fornito alla Commissione e agli altri Paesi membri notevoli rassicurazioni circa i propri programmi di politica economica e di bilancio. Tuttavia, ritengo che dovremmo renderci disponibili a un dialogo serrato e costruttivo con la Commissione per arrivare a un accordo che consenta di evitare la procedura per disavanzo eccessivo. Ricordo infatti che, secondo l'approccio comunitario, le nostre politiche sono materie di comune interesse, così come le politiche degli altri Paesi membri riguardano anche noi. Siamo un Paese fondatore dell'Unione europea, siamo stati uno dei principali promotori e fondatori della moneta unica. Pur restando convinti che le regole di bilancio europee debbono essere migliorate, profondamente migliorate e semplificate, è nel nostro interesse arrivare a un compromesso e normalizzare definitivamente le condizioni del nostro mercato dei titoli di Stato, la cui solidità è fondamentale non solo per i risparmiatori e le istituzioni finanziarie del Paese, ma anche e soprattutto per una vera ripresa dell'economia.

Vi ringrazio per l'attenzione.

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi. Ha chiesto di parlare il deputato Maniero. Ne ha facoltà.

ALVISE MANIERO (M5S). Grazie Presidente e grazie Ministro per quanto ci ha letto.

Allora, io sono qui oggi per darle il nostro supporto e per esprimere delle raccomandazioni; delle raccomandazioni che sono dovute, perché noi assistiamo a una situazione abbastanza paradossale in Europa, a delle regole che si cerca di giustificare con dei criteri accademici, ma che poi noi vediamo concretamente quotidianamente smentite nei fatti.

Uno di questi assurdi è la regola che lei correttamente ha citato prima, quella, per esempio, del debito: perché il debito dovrebbe tendere a quella specifica percentuale del 60 per cento? Perché non più o perché non meno? Questo non è dato comprenderlo, ma è dato vedere gli effetti di queste regole e di queste imposizioni. Gli effetti sono quelli di un continente, in particolare dell'area dell'euro, che cresce di meno di quello che potrebbe, che cresce di meno delle altre aree. In particolare, quando più pedissequamente si sono viste attuare le regole che l'Europa, la Commissione e la Troika, in alcuni casi, hanno voluto imporre, più drammaticamente se ne sono pagate le conseguenze. Non parlo solo di adesso, di quando noi vediamo una tensione internazionale che è ovviamente dovuta ai dazi e alle tensioni tra le grandi potenze, di cui tutti scontano le conseguenze, in particolare i Paesi esportatori e in particolare noi, ovviamente, così come la Germania peraltro, ma parlo anche del passato recente, quando in Italia abbiamo visto, con il Governo Monti, un'applicazione, come dicevo, pedissequa di quei principi. Noi abbiamo visto, allora, un sistematico fallimento nel perseguimento e nell'ottenimento degli obiettivi che ci si prefiggeva. Questi sono dei dati pubblici, sono dei dati economici, sono dei dati relativi al rapporto debito-PIL e relativi al disavanzo. Allora, cosa dobbiamo fare? Se noi amiamo l'Europa - così come l'amiamo - e la vogliamo salvare, allora non è, come diceva Monti, nei momenti di difficoltà che bisogna premere per far passare le riforme, che altrimenti la gente non accetterebbe. Il momento di difficoltà è proprio quello in cui non dobbiamo mollare, in cui dobbiamo avere coraggio ed essere chiari nel ribadire che l'Europa che ci serve, quella dei popoli, è un'Europa che deve essere anche basata sulla crescita comune dei nostri popoli.

Noi non possiamo assistere - e io credo che sia una vergogna per ogni cittadino, prima che per ogni Stato e per ogni comunità europea - a quello che è successo in Grecia e a quello che sta succedendo, allorché noi abbiamo visto, dal 2010, un aumento del 30 per cento - più del 30 per cento! - delle mortalità neonatali a seguito dei tagli, che sono stati una conseguenza, come sappiamo, delle politiche europee e della politica della Troika. Allo stesso modo abbiamo visto il PIL greco crollare in questi anni e la disoccupazione esplodere. Infatti, la disoccupazione greca era a livelli molto più bassi di quella attuale e ora siamo arrivati al 18 per cento, e quello che ci preoccupa è vedere che la media europea della disoccupazione non è molto diversa da 15-20 anni fa (siamo un po' sopra il 7 per cento).

Però, quello che è esploso è un altro spread, uno di cui non si parla mai, cioè la divaricazione - lo spread - tra i tassi di disoccupazione nei vari Paesi; ora sono molto più diseguali ed è questo che noi stiamo soffrendo molto di più in Europa.

Ecco, a fronte di queste assurdità noi ci sentiamo in dovere di darle forza e di sostenerla nel compito complesso che avrà, anche riguardo alle prossime scadenze - molto vicine - del 13 e del 14 giugno, dell'ECOFIN e dell'Eurogruppo ovviamente. Riguardo a questo noi proponiamo una mozione e cerchiamo di utilizzare quello di buono che c'è stato, persino nel Governo Monti, che noi critichiamo quasi su qualsiasi cosa, cioè quella legge, la n. 234 del 2012, che dà al Parlamento dei poteri particolari e l'ha fatto saggiamente perché è per questi banchi e per questo Parlamento che le decisioni più delicate devono passare e devono essere ratificate con un maggiore controllo da parte degli eletti dei cittadini.

In questa risoluzione noi diciamo delle cose chiave: diciamo di fare attenzione a qualunque proposta che dica che i titoli di Stato devono avere un rischio ponderato nella valutazione fatta, per esempio, dal Fondo salva-Stati. Noi queste cose non le vogliamo assolutamente e sappiamo che significherebbe esporci a un'ulteriore volatilità dei mercati e vorrebbe dire ulteriormente devastare i progetti di rilancio che stiamo facendo.

Poi, c'è un'altra cosa su cui premiamo: noi vogliamo dare mandato perché, per esempio, gli investimenti, che sono quelli che vengono richiesti quotidianamente dall'Unione europea, siano scomputati dal calcolo del debito. Infatti, se vogliamo rilanciare l'Europa, allora dobbiamo investire (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier). Quando abbiamo la BEI, quindi la banca europea per gli investimenti…

PRESIDENTE. Concluda.

ALVISE MANIERO (M5S). …che ci disegna un altro spread, cioè un'altra divaricazione, tra quelli che dovrebbero essere gli investimenti, per esempio, nelle infrastrutture sociali e di educazione, pari a circa 145 miliardi all'anno, e uno drammaticamente ancora più ampio, che è quello sulle infrastrutture del genere, che è di quasi 700 miliardi all'anno, allora noi ci rendiamo conto di quanto lontani siamo da quella che dovrebbe essere l'Europa.

Poi ci sono delle parole - sono state pubblicate ieri - che mi hanno colpito tantissimo e sono delle parole dure che dicono: “I vincoli di bilancio europei che hanno legato le mani ai Governi vanno ripensate. L'Europa ha accumulato restrizioni al punto da renderle incomprensibili”. Queste non sono le parole di un deputato, di un parlamentare del MoVimento 5 Stelle o di un'altra forza politica: queste sono le parole di Olivier Blanchard, cioè l'ex capo economista del Fondo monetario internazionale, uno di coloro che hanno riconosciuto come l'effetto delle misure applicate e imposte alla Grecia hanno avuto un effetto recessivo veramente fuori misura e fuori previsioni, causando quello che vediamo e che sta succedendo in parte anche qui.

PRESIDENTE. Concluda.

ALVISE MANIERO (M5S). A questo proposito noi depositiamo questa risoluzione (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per lavorare con lei, per darle forza e per garantire che da questi banchi…

PRESIDENTE. Deputato Maniero…

ALVISE MANIERO (M5S). Chiedo scusa: ho sforato i miei tempi.

PRESIDENTE. …non c'è una risoluzione, perché non siamo nelle comunicazioni, ma è un'informativa. Quindi, non c'è il deposito delle risoluzioni. Prego.

ALVISE MANIERO (M5S). Chiedo scusa. È un intendimento. Vogliamo darle forza in questo e assicurarci che per questi banchi - per questi banchi! - passino le decisioni più importanti e il Parlamento possa svolgere pienamente la sua funzione nell'interesse dell'Italia e nell'interesse dell'Europa (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). La ringrazio, onorevole Presidente. Onorevole Ministro, io ho ascoltato con attenzione la sua relazione e condivido i punti. Qui tendenzialmente siamo sotto accusa per una situazione di debito relativa al 2018, che quindi - ed è bene ricordarlo a tutti - è relativa ad altro, cioè a gente che ha gestito il Paese prima di noi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), perché la posizione debitoria del 2018 è totalmente ascrivibile, nel caso qualcuno dubitasse, ai Governi precedenti, perché la prima legge di bilancio che noi abbiamo varato è quella che si fa a far data dal 1° gennaio 2019. Quindi, il punto di partenza di questa procedura di infrazione è che abbiamo un livello di debito alto che si è accumulato nei tempi dei Governi precedenti: benissimo! Dall'altra parte, poi, ci sono le giustificazioni che noi portiamo per quello che invece si sta facendo e io sono stato veramente colpito, Ministro, a sentire dello 0,07; cioè, a un certo punto noi diciamo che dobbiamo giustificarci perché ci sono delle manovre dove ci si discosta dello 0,07 del PIL. Questa cosa mi fa venire in mente un concetto che dovrebbe essere alla base del tipo di negoziazione che noi facciamo, vale a dire: c'è buona fede nei nostri interlocutori oppure no? Perché la procedura di debito è una procedura senza precedenti: non c'è stato, fino ad ora, un Paese che è stato messo sotto procedura sanzionatoria per il debito.

Ora, basta prendere qualche numero, senza andare a cercare negli anfratti o nelle segrete cose: la Spagna in tre anni è passata dal 35 per cento del debito pubblico al cento per cento, quindi stiamo parlando di un debito che è cresciuto di quasi tre volte. Poi c'è la stessa Italia, che ha seguito i consigli dell'Europa, quindi di quegli stessi dove noi adesso andiamo a spiegare che effettivamente le misure che abbiamo messo in atto con la legge di bilancio di quest'anno costano di meno; ma questo l'avevamo sempre detto e gli avevano detto sin all'inizio che per questioni tecniche sia il reddito di cittadinanza, sia “quota 100” erano ottimisticamente finanziate, quindi non è che andiamo a dirgli cose nuove (già lo sanno, lo sapevano, gliel'abbiamo detto). Ebbene, l'Italia, quando ha seguito le stesse cose proposte da quegli stessi dove noi adesso andiamo a chiedere che comprendano questo 0,07 per cento di differenza, dal 2011 al 2014, cioè in presenza di forte crescita dell'economia mondiale, è passata dal debito del 116,5 al 131,8, cioè 15 punti percentuali e non 0,07! Il debito pubblico italiano - i Governi erano Monti, quelli di sinistra e cose di questo tipo - è salito di 15,3 punti percentuale in rapporto al PIL e non è che c'era la crisi perché adesso c'è un rallentamento dell'economia mondiale (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico); in questi anni, invece, stava crescendo…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi! Deputato Marattin!

CLAUDIO BORGHI (LEGA). In quegli anni, invece, c'era una discreta ripresa, tranne nell'anno 2011. Ora, abbiamo un Paese come l'Irlanda che, un anno, ha fatto il 32 per cento di deficit; vorrei che fosse tutto in proporzione, ora, in presenza di questi numeri, il fatto che ci venga addebitata una procedura senza precedenti, perché noi siamo asseritamente fuori dello zero virgola qualcosa da qualche parte, mi fa sinceramente dubitare della buona fede del nostro interlocutore. Quindi, io questo le chiedo, Ministro: accerti prima che ci sia la buona fede dei nostri interlocutori (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché se non c'è la buona fede dei nostri interlocutori, a quel punto, evidentemente, bisogna attuare un altro tipo di approccio.

PRESIDENTE. Colleghi…

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Io devo dire solo una cosa, porti con lei un messaggio forte che è arrivato dagli italiani alle ultime elezioni: non abbiamo intenzione di mettere nuove tasse, perché sono le più alte d'Europa, non perché ne paghiamo poche o perché siamo lazzaroni, perché le nostre tasse sono le più alte d'Europa e sono le più alte effettivamente pagate. Quindi, “no” a nuove tasse, “no” a manovre correttive, perché, come le ripeto e come lei ha giustamente evidenziato, stiamo parlando di piccoli decimali che erano già stati spiegati, e sono risparmi che in questo momento effettivamente noi già abbiamo, in legge di bilancio, quindi non necessitiamo di fare altro, a meno che non si chieda formalmente l'umiliazione dell'Italia, tale per cui dobbiamo farci vedere inginocchiati a consegnare un qualche tipo di obolo e così facendo l'avremo buona…

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO BORGHI (LEGA). Se questo è l'atteggiamento, vale a dire se l'unica cosa che ci chiedono è un'umiliazione formale, ebbene, mi scusi, qui abbiamo uno Stato che dovrebbe essere in piedi, a testa alta, come la sua storia ci ha insegnato, davanti a queste persone, perché noi siamo un contributore netto dell'Unione europea, noi paghiamo queste persone. Non si è mai visto un caso in cui chi paga viene colpevolizzato da chi viene pagato. Noi pensiamo di aver fatto tutto e di più nel tempo passato e chiunque abbia analizzato l'avanzo primario, senza pari, che il nostro Paese ha tenuto negli ultimi dieci anni riconosce che la nostra disciplina di bilancio, la nostra disciplina fiscale è stata la più alta rispetto a tutti gli altri Paesi europei. Quindi, noi non abbiamo niente da farci rimproverare; vada a testa alta e tenga alto il nome dell'Italia, perché è quello che lei porta avanti (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Marattin. Ne ha facoltà.

LUIGI MARATTIN (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, io mi rivolgo a lei anche perché mi sarebbe veramente difficile rivolgermi ai colleghi che mi hanno preceduto, rivolgermi a qualcuno che afferma che l'aumento del debito pubblico in rapporto al PIL, dal Governo Monti in poi, non è dovuto al denominatore, al PIL, perché non c'era crisi, e questo durante la crisi economica più pesante che la Repubblica italiana abbia mai avuto in tempo di pace (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Io a persone del genere, anche se siedono in quest'Aula, non ho nulla da dire.

Lei, invece, signor Ministro, che è una persona seria, lei lo sa, lei sa che questo Governo non può continuare a fare due parti in commedia. Lei ci è venuto a dire che non si spenderanno i risparmi di reddito di cittadinanza e “quota 100”; i due Vicepremier continuano a dire che quei risparmi saranno spesi in politiche per la famiglia. Lei ci è venuto a dire che nel 2020 il rapporto deficit-PIL scenderà di altri tre decimali, sono circa 6 miliardi di euro; i suoi due Vicepremier ci dicono che nel 2020 spenderemo decine di miliardi per la flat tax. Lei ci è venuto a dire che l'aumento dell'IVA – non so perché guardasse da questa parte – non è una clausola, ma è legge dello Stato e ha presentato qui un DEF che prevede che l'IVA aumenti dal 1° gennaio 2020; i suoi due Vicepremier continuano a giurare e a spergiurare che non ci sarà mai aumento dell'IVA. Lei è venuto qui a dirci che dobbiamo normalizzare le condizioni del nostro debito pubblico; i suoi due Vicepremier continuano, da anni, a dire che del debito pubblico, in fondo, non ce ne dovrebbe fregare nulla, perché tutto quello che è desiderabile è possibile, si possono prendere a prestito i soldi all'infinito e quando non si possono più prendere a prestito si possono stampare; questo è quello che le dicono i due Vicepremier (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Lei ci deve spiegare a quale Governo noi stiamo guardando, se al suo o a quello dei due Vicepremier!

Lei lo sa, signor Ministro, che la colpa della procedura di infrazione è interamente di questo Governo, perché la procedura di infrazione è fatta giudicando la dinamica triennale futura dei nostri conti pubblici e la dinamica triennale futura di tutte le variabili di finanza pubblica peggiora da quando siete arrivati voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Eccola, la differenza con la procedura che non è stata aperta nel 2017, e lei dice: sì, ma nel 2018 la crescita è diminuita. Ma lei, signor Ministro, dimentica che la crescita è diminuita nella seconda metà del 2018…

PRESIDENTE. Deputato Ungaro…

LUIGI MARATTIN (PD). Che ha fatto Ungaro, poveretto? Dalla seconda metà del 2018, cioè da quando voi avete giurato. Nel secondo semestre del 2018, signor Ministro, l'apporto della crescita all'annualità è negativo di due decimali. Lei, signor Ministro, lo sa che la situazione economica italiana è fragile e rischia di diventare grave all'improvviso; quando gli Stati vanno in guai seri non lo fanno mai con troppo preavviso. Noi stiamo andando incontro a un'estate e in estate gli scambi sono più rarefatti, quindi bastano piccoli movimenti del mercato per far peggiorare la situazione economico-finanziaria dei nostri conti pubblici e, di converso, dei nostri istituti bancari. In un Paese in cui 9 euro su 10 di credito alle imprese passano attraverso il settore bancario, se ricominciamo ad avere problemi seri sul settore bancario, va a carte quarantotto il Paese in meno tempo di quello che è necessario a molti suoi colleghi per comprendere quello che sta accadendo. Già sulla scadenza quinquennale ci finanziamo a costi più alti della Grecia, e questo è un segnale orribile, che ogni persona responsabile dovrebbe tener conto, al di là delle proprie appartenenze partitiche.

Lei, signor Ministro, sa che il divario di crescita con l'Unione europea, che questo Paese ha da trent'anni, a testimonianza di quanto siano profondi i problemi che questo Paese ha, sta aumentando non sta diminuendo. Lei, signor Ministro, sa, anche se è venuto qui a dire che ripartiremo grazie agli investimenti, che Bankitalia, la settimana scorsa, ci ha ricordato che gli investimenti stanno diminuendo anche nel 2019; la spesa in conto capitale, pubblica e privata, nonostante le vostre misure, sta diminuendo, quindi, come fa la crescita nel 2019 a trarre giovamento da una spesa in investimenti che sta diminuendo?

Lei sa, signor Ministro, che questo Paese ha bisogno di tutt'altro, ha bisogno di rifare l'IRPEF, che è un'imposta che ha quasi mezzo secolo e che non funziona più, che è troppo complicata ed è un peso eccessivo sul ceto medio; lei sa che questo Paese ha bisogno di ridurre IRES e IRAP, che sono le due imposte che insistono sugli utili delle imprese, gradualmente, sotto la media europea; lei sa, signor Ministro, che questo Paese ha bisogno di riprendere in mano tutte le riforme strutturali che determinano il nostro divario di produttività, che da trent'anni ci fa accumulare ritardo, dalla pubblica amministrazione alla scuola, all'università, alle riforme istituzionali, perché noi non vogliamo abbandonare la sfida di dare agli italiani un sistema istituzionale che eviti le pantomime che state facendo in queste settimane fra i vostri due partiti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che sono state fatte per tutta la seconda Repubblica, anche quando c'eravamo noi al Governo e anche quando c'era al Governo il centrodestra!

Lei, signor Ministro, sa che nel suo Governo e in questo Parlamento, due hanno parlato prima di me, ci sono persone che non distinguono un bilancio pubblico da un forno a microonde; lei lo sa, ma noi, in rappresentanza di ciò che vogliamo per il futuro di questo Paese, ci siamo stancati di affrontare tematiche così importanti con questa superficialità, con questa approssimazione e con questa ignoranza. Voi state scherzando col fuoco; attenzione, signor Ministro, perché la responsabilità di quanto sta per accadere o potrebbe accadere, alla fine, la storia l'assegna a nomi e cognomi. Lei è una persona seria, non vorremmo mai che questa responsabilità fosse attribuita a lei.

Il Partito Democratico c'è per ogni tipo di manovra che possa assicurare al nostro Paese un futuro di stabilità, di credibilità e di serietà per tutti quelli che ci vivono e che ci vivranno nelle prossime generazioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Brunetta. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA (FI). Signor Presidente, signor Ministro Tria, professor Tria, attenzione a sfidare la Commissione europea sulla procedura di infrazione per debito eccessivo. Se viene aperta davvero, farà male all'Italia. Non è tanto e solo questione di multa, ci assoggetterà a controlli e verifiche per anni, con il risultato di compromettere la nostra sovranità in campo economico: una bella eterogenesi dei fini per questo Governo che è geloso custode dell'interesse nazionale, senza considerare che potrebbero essere messi a rischio i risparmi degli italiani. Come forse lei sa, signor Ministro, questa non è una affermazione del suo amico e collega, professor Brunetta, ma è l'incipit dell'intervista del Presidente del Consiglio Conte di ieri, 10 giugno, al Corriere della Sera. Sfidare la Commissione europea è un atto grave, dice Conte, che potrebbe mettere a repentaglio i risparmi degli italiani.

Bene, signor Ministro, la faccio sorridere: in questi stessi minuti - ma ce lo ricordava anche lei - al Comitato economico e finanziario (CEF), a Bruxelles, il suo direttore generale, Rivera, sta discutendo degli stessi argomenti che lei ci ha proposto oggi, questo pomeriggio. Molto probabilmente il testo che leggerà o spiegherà Rivera, che è bravissimo, sarà molto simile a quello che lei ci ha letto oggi, qui in Aula. Però, vede, quello è un Comitato economico e finanziario di sherpa. Qui, signor Ministro, siamo in Parlamento e noi volevamo da lei non una relazione tecnica da sherpa, quasi che si fosse scambiato il discorso con Rivera (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico), noi volevamo qui da lei una risposta politica, un'operazione verità. Questo volevamo da lei, signor Ministro, bravissimo tecnico, collega, amico e professore, ma in questo momento, Ministro della Repubblica italiana per l'economia e le finanze, noi volevamo da lei un'operazione verità.

Conte, il Presidente del Consiglio Conte, e lei, signor Ministro, avete mandato pieno per trattare con la Commissione europea, nei prossimi giorni, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi (Commenti del deputato Fiano)?

PRESIDENTE. Deputato Fiano…

RENATO BRUNETTA (FI). Lo avete? Questo ci deve dire. Ce l'avete, questo mandato? Si farà la manovra correttiva, oggi, subito, non solo quella dei 2 miliardi che è già legge, ma quella che è scritta a pagina 18 dell'allegato sul debito che lei ha inviato alla Commissione europea, nel quale si dice che tutti i risparmi, tra reddito di cittadinanza e “quota 100”, verranno riutilizzati a riduzione del deficit? Lei ha questo mandato, signor Ministro? Ce l'ha Conte, questo mandato? Perché altrimenti, attenzione a sfidare la Commissione europea sulla procedura di infrazione per debito eccessivo: se viene aperta per davvero e in questi minuti si decide il via libera per il Consiglio e per l'ECOFIN di luglio, sarà gravissimo per il nostro Paese; si metteranno a repentaglio i risparmi degli italiani.

E vede, io posso anche apprezzare le tecnicalità che lei ci ha spiegato oggi, ma questo non è più il merito della questione. Il merito della questione, signor Ministro, è che l'Italia è isolata, l'Italia ha perso qualsiasi credibilità a livello europeo, l'Italia è l'ultima ruota del carro, l'Italia è l'ultimo Paese per crescita economica, il dato di ieri della produzione industriale ce lo sta a certificare. E questa Italia non ha nessuna interlocuzione con la Commissione europea, questa Commissione e ancor meno la prossima Commissione europea.

Allora, Ministro Tria, lei ha mandato per trattare, secondo scienza e coscienza e secondo il bene del Paese, con la Commissione europea, dicendo che farà subito la manovra correttiva, come da legge, i 2 miliardi e in più, eventualmente, altri 3? Ha mandato per spiegare come sarà neutralizzata la clausola IVA, che, come lei ci ha ben spiegato, non è una clausola, ma è legge dello Stato, quindi se non si fa niente scatta?

E lei ha mandato per dire che è una bufala, la Flat tax finanziata in deficit da 30 miliardi del Ministro dell'interno Salvini? Lei ha mandato per dire tutto questo? Ce l'ha lei e ce l'ha il Presidente del Consiglio Conte? Altrimenti, signor Ministro, lo dica chiaramente: è aperta la crisi di Governo, non c'è più un Governo in questo Paese, perché se il Presidente del Consiglio, il suo Ministro dell'economia e delle finanze, molto probabilmente il suo Ministro degli esteri, per non citare il colle più alto, hanno una posizione nei confronti dell'Europa, e se i due azionisti di maggioranza ne hanno un'altra, evidentemente bisogna prenderne atto e aprire la crisi di Governo. Non è quello che io voglio, non è quello che vuole il mio gruppo parlamentare, noi vogliamo che questo Parlamento sia di supporto a lei, al Governo italiano, al Presidente del Consiglio, per sotterrare l'ascia di guerra - sotterrare l'ascia di guerra! - nei confronti dell'Europa. Noi non abbiamo bisogno di un conflitto, l'ennesimo conflitto, dopo il balcone, dopo dicembre, con l'Europa, perché siamo sotto tiro dei mercati e non possiamo permettercelo per il bene di questo Paese.

Quindi, per favore, non confonda il Comitato economico e finanziario con il Parlamento, questo è l'espressione della democrazia del nostro Paese, è l'espressione della sovranità popolare di questo nostro Paese. E in quest'Aula si viene a dire la verità, anche se la verità è dura da dire. Noi siamo pronti, noi siamo disponibili a dare una mano a questo Governo perché riprenda il dialogo con l'Europa, perché riprenda un dialogo non furbesco, non fatto di poliziotto buono e poliziotto cattivo. Noi siamo perché questo Parlamento sia di supporto a trovare una soluzione equa, equilibrata…

PRESIDENTE. Concluda.

RENATO BRUNETTA (FI). …nei confronti dell'Europa. Basta manicomio, manicomio-Governo, basta questo atteggiamento muscolare, inutile, dannoso, tragico, cui abbiamo assistito in questi ultimi quattordici mesi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.

ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Ministro, il gruppo di Fratelli d'Italia ha provato fastidio nel leggere la corrispondenza europea, i cui toni e contenuti, sebbene ammantati e, come dire, addolciti da termini legulei, erano quelli degli strozzini che pretendevano, in virtù di un debito contratto, di condizionare la vita del malaugurato debitore: missive che sfacciatamente sottendono il pericolosissimo auspicio dell'Europa di indirizzare la politica economica interna dell'Italia; missive rispetto alle quali noi vorremmo essere al vostro fianco, però, Ministro, ce lo conceda, vorremmo essere al vostro fianco per sapere cosa fare e con quale atteggiamento andrete in Europa.

Il tono dimesso di oggi del Ministro, più di ogni altro dato, rende atto della preoccupante mutazione genetica in essere all'interno della maggioranza. Conte ha dismesso, come dire, la divisa del cambiamento e ha assunto una grisaglia che ricorda quella montiana, ha posto la museruola su Salvini e Di Maio, ha detto: “andiamo noi in Europa”, “ci vado io e Tria”, per tentare di chiedere allo “strozzino” un po' di tempo per sopravvivere, abbagliati dall'idea che, forse, con un boccaglio e un respiratore si ha una vita artificiale di questo Governo, che abbia, come dire, un orizzonte di qualche altro mese.

Però, vedete, questa è la pars con la quale noi critichiamo le istituzioni europee, ma perché siamo arrivati qui?

Perché quando siamo andati in Europa a rapporto muscolare, non ci siamo andati in virtù del sovranismo economico, perché sovranismo economico per Fratelli d'Italia sarebbe stato andare in Europa a chiedere di sforare, ma sforare per spese di investimenti, per cucire e curare un Paese sismicamente ferito, per tagliare il cuneo fiscale, con un piano industriale, per rilanciare gli investimenti.

E, invece, un Governo che blocca anche gli investimenti europei come la TAV, non è andato su a chiedere “sforiamo per investimenti”. Un Governo che si arrende al declino e ipotizza che l'unica politica del lavoro sia il reddito di cittadinanza, cioè il metadone di Stato applicato alle politiche del lavoro, non è andato su a chiedere di tagliare il cuneo fiscale o di fare la flat tax; è andato a chiedere di poter sforare per fare un po' di finanza allegra, per aumentare la spesa improduttiva e assistenziale del reddito di cittadinanza. E oggi arrivano i saldi, politici prima ancora che economici.

È stupefacente, Ministro, sentir dire da lei “forse ce la facciamo, perché siamo stati così inetti che non riusciamo a spendere il reddito di cittadinanza, ci rimane qualcosa e forse ci aggiustiamo ancora”.

Ecco, questo è il Governo che vuole il reddito di cittadinanza contro ogni logica; questo è il primo Governo della storia della Repubblica italiana, settima potenza industriale del mondo, seconda potenza manifatturiera d'Europa, nel cui contratto di Governo non esiste il tema del piano industriale; questo è il Governo che va su, si inginocchia, chiede di poter fare altra spesa pubblica improduttiva e poi dice “se però ne avanziamo un po', ve la restituiamo e siamo quasi contenti di non averla spesa tutta per il reddito di cittadinanza”.

E, allora, la mutazione genetica testata è una mutazione importante, per noi è preoccupante. Abbiamo visto un Governo per il quale il taglio delle accise ormai è solo più un argomento da tweet, la flat tax sparisce dal radar, l'aumento dell'IVA non viene assolutamente sconfessato, non esiste un piano industriale. Abbiamo brasato una montagna di debito pubblico, scaricandola sulle future generazioni per il reddito di cittadinanza, che significa arrendersi al declino. Non abbiamo una sola politica di investimenti infrastrutturali da andare a chiedere all'Europa; anzi, andiamo su a dire che blocchiamo anche il TAV, e questo ci dà la misura di un Governo che non deve attendere le missive dell'Europa per rendersi conto che è sull'orlo del fallimento economico, che la scelta improvvida e infausta di appaltare tutta la parte economica all'area sinistra del MoVimento 5 Stelle, che crede di governare la nazione italiana con le rappresentazioni teatrali della decrescita felice di Grillo, era una scelta criminale ab origine.

E siamo ai saldi finali. Noi, come patrioti, saremo sempre al vostro fianco, ma, vi prego, immaginate di andare in Europa, se dobbiamo alzare la testa, per chiedere non di fare più assistenzialismo, non di scaricare ulteriore debito pubblico sulle future generazioni, ma immaginate una seconda fase della nazione italiana, peraltro suggeritavi dagli elettori alle europee prima ancora che dalla Commissione europea, dove l'Italia alza la testa, l'Italia racconta, come dice Borghi, di essere un contributore netto, per andare in Europa a raccontare una seconda fase che è quella di investimenti, taglio del cuneo fiscale, piano industriale, investimenti infrastrutturali, cucire un Paese sismicamente ferito, perché lì possiamo sforare, lì siamo al fianco di chi sfora, lì finisce l'era dell'austerità a schiena dritta.

Andare a pietire ulteriore tempo per prolungare la follia del reddito di cittadinanza non è sovranismo economico, è “pezzentismo” economico. Se siete sovrani, siamo al vostro fianco; se siete pezzenti, giocatevela da soli con l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Signor Presidente, signor Ministro, i nodi stanno venendo al pettine. Oggi più che mai siamo isolati in Europa e un anno di propaganda antieuropeista dei due Vicepremier non ha prodotto alcuna modifica alle regole sul Patto di stabilità, modifiche che sarebbero state utili e necessarie. Il Paese ha bisogno di tutto meno che di una nuova guerra contro l'Europa a soli fini elettorali.

Siamo, dunque, favorevoli a un confronto serrato, se necessario, sulla reale utilità, o meglio dannosità, delle politiche di austerity imposte dal pensiero neoliberista in questi anni e di regole attente solo ai parametri del debito e non, ad esempio, ai tassi di disoccupazione.

L'obiettivo comune e condiviso di Unione europea e Italia dovrebbe essere più crescita, accompagnata da più occupazione e meno diseguaglianza. La crescita, meglio se attraverso una rivoluzione verde, e non l'austerità può abbattere il debito.

L'Italia è un grande Paese e può farcela anche da sola a condizione che con l'Europa si imposti un rapporto di reciproco rispetto e non una guerra mediatica costante e quotidiana. Una campagna elettorale infinita, dentro e fuori il Governo, non solo non ha aiutato, ma ha fortemente danneggiato l'immagine e la credibilità dell'Italia nei confronti dei mercati.

E, guardate, anche la vicenda recente che ha coinvolto quest'Aula relativa ai mini-BOT la dice lunga, è paradigmatica: un'iniziativa, quella di una mozione, che sappiamo essere ben differente da una legge, è stata interpretata dai mercati nella maniera peggiore possibile, perché c'è stato chi autorevolmente dai banchi della maggioranza ha usato parole come “uscita dall'euro”, come “strumento di moneta parallela”; cose che in quest'Aula non sono mai risuonate e che, evidentemente, avrebbero portato a ben diversi comportamenti parlamentari.

Ebbene, questa vicenda è paradigmatica perché i mercati giustamente vogliono un Governo che governi e non uno stillicidio di attacchi continui e costanti tra ministri e partner di Governo, attacchi all'Europa quotidiani in chiave populista, alla ricerca sempre di un nemico a cui contrapporre la pochezza della propria strategia in materie economiche.

E, se ci aveste ascoltato, signor Ministro - lei ricorderà i nostri interventi, credo e spero, durante il DEF, durante la NADEF - non saremmo arrivati qui. Noi abbiamo detto fin dall'inizio che si poteva, si doveva contrattare con l'Europa, a costo anche di un confronto serrato, maggiore flessibilità, ma non per spesa corrente, quella avremmo dovuto farcela a carico noi, il problema della povertà era un problema di cui dovevamo farci carico noi con risorse nazionali, ma una maggiore flessibilità per investimenti, che invece, come è stato ricordato, continuano a stagnare, come sono stagnati in questi anni.

E quindi - lo diciamo chiaramente - noi saremo molto attenti che alla fine di tutto questo percorso non siano i soliti noti, i dipendenti e i pensionati, a pagare il conto salato di tagli alla sanità e alla spesa sociale, nonostante le rassicurazioni del signor Ministro quest'oggi in quest'Aula. Non siamo convinti che alla fine non siano, come dicevo prima, i soliti noti a pagare il conto.

E poi dovremmo anche ricordare in questa sede che nelle sue raccomandazioni l'Europa ci chiede lotta all'evasione fiscale, riduzione del tetto per il pagamento dei contanti, un contrasto al lavoro sommerso. Perché di tutto questo non si parla? Perché su tutto questo è in atto un blackout totale? Perché non si dice che l'Europa ci chiede di fare maggiori investimenti? Noi dobbiamo ripartire da qui, da una lotta all'evasione fiscale a tutto campo per ritrovare risorse da investire per far riprendere l'economia e per dare respiro a chi fa fatica a raggiungere fine mese.

Si apra, quindi, un confronto serio, aperto, riconoscendo anche la correttezza di alcune delle sollecitazioni che arrivano dall'Europa su questo fronte. Saremo più forti, molto più forti, nella difesa degli interessi nazionali e nella richiesta di modificare le regole del Patto di stabilità, perché - e concludo, signor Presidente - il principio costituzionale che chi ha di più dia di più è l'esatto contrario di una generalizzazione di uno strumento iniquo come la flat tax, checché se ne dica, e in Europa i mercati su questo sono più attenti e conoscitori di quello che spesso sappiamo fare noi.

Dunque, signor Ministro - non mi rivolgo a lei, evidentemente, rispetto all'intervento onesto che lei ha fatto in quest'Aula, ma mi rivolgo, in particolare, al resto della compagine governativa -, basta propaganda, ma un serio confronto di merito per rilanciare l'economia stabilmente nel segno dell'equità (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lorenzin. Ne ha facoltà. È assente: si intende che vi abbia rinunziato.

Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Presidente, signor Ministro, l'avvio della procedura di infrazione da parte della Commissione europea a nostro avviso richiede impegni certi da parte del Governo italiano, se l'obiettivo è quello di avviare un dialogo costruttivo con l'Unione europea; e dovrebbe avere una voce unica e unanime che indichi tempi certi e misure impegnative per rendere credibile l'obiettivo di una riduzione graduale e sostenibile del debito pubblico.

Quel che dovrebbe essere la premessa di ogni impegno da parte del Governo appare oggi una condizione difficile da raggiungere. La Commissione europea ha espresso una valutazione grave in ordine alle scelte di finanza pubblica del Governo, una valutazione che ha riassunto in questi termini: debito pubblico e deficit aumentano, la crescita rallenta, occorre una manovra correttiva per correggere le attuali posizioni di bilancio. La risposta dell'Italia, ribadita da lei, signor Ministro, è che una manovra correttiva non sia necessaria, e che le previsioni diano un quadro tendenziale nel quale i saldi di finanza pubblica saranno più positivi delle previsioni della Commissione europea.

La domanda che noi poniamo con preoccupazione è la seguente: se è vero, e noi condividiamo, che la stabilità finanziaria ed evitare una procedura di infrazione siano obiettivi inderogabili, è credibile che ciò avvenga in assenza di interventi correttivi? Noi non lo crediamo. Dobbiamo constatare anche dopo le elezioni europee il protrarsi di una situazione che è insostenibile: quella di un Governo diviso su quale posizione avere con l'Europa, se di dialogo o di contrapposizione. La comunicazione di oggi e gli interventi sentiti poco fa qui in Aula non hanno chiarito su questo punto decisivo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Signor Presidente, signor Ministro, vede, io vorrei partire dall'unica osservazione politica che lei ha fatto nella sua relazione, che è quella più importante e che è quella finale: quando lei in maniera molto chiara, non in un'intervista ad un giornale ma al Parlamento e alla Camera dei Deputati, ha detto con chiarezza che l'obiettivo è quello di un dialogo serrato e costruttivo per evitare le procedure e per arrivare ad un compromesso. Ecco, se si dovesse spiegare ad una classe liceale uno dei campioni della letteratura europea, Ionesco, che ha esemplificato il teatro dell'assurdo, io credo che basterebbe far leggere e descrivere quello che è accaduto, non solo in quest'Aula negli interventi che poi si sono susseguiti, ma nel dibattito di questi giorni.

Che cos'era il teatro dell'assurdo? Sono due affermazioni totalmente vere ma totalmente estranee; per cui ad un certo punto uno dice: ah, ma siamo insieme? Ecco. Lei giustamente afferma con responsabilità qual è l'unica strada da percorrere, e contemporaneamente anche nel dibattito di oggi l'autorevolezza del presidente Borghi le dice: attenzione, qui c'è un problema (lo ha detto con chiarezza) di buona fede, l'Europa non ha buona fede nei confronti dell'Italia, e pertanto il primo impatto non sono i decimali. Apro e chiudo la parentesi: presidente Borghi, lei non era su quel balcone e non era al Governo, ovviamente; parlo al presidente Borghi attraverso il Presidente della Camera, e me lo consenta. Ma sono stati questo Governo e questa maggioranza, ed in particolare il Vicepresidente del Consiglio Di Maio, a gioire del fatto che, alla presentazione della legge di bilancio, dal 2,4 per cento si è arrivati all'obiettivo del 2,04; e lo “zero quattro” è stato vissuto come un grande successo.

Il problema della buona fede è reciproco; e la buona fede si basa su un elemento fondamentale, la stima vicendevole. Dove c'è stima quando si chiede debito, cioè quando si chiedono risorse non proprie per fare la crescita, e poi l'Italia porta a 17 miliardi di euro la spesa nella legge di bilancio per fare assistenza e per una crescita che non esiste?

Le dichiarazioni del Ministro dell'Economia e delle finanze anche oggi dicono che quei provvedimenti che si sono messi in atto, vedi reddito di cittadinanza, non hanno prodotto crescita, hanno prodotto ulteriormente debito, hanno prodotto quelle clausole di salvaguardia aumentate che sono legge dello Stato, che sono l'aumento dell'IVA; e pertanto la buona fede riguardo ad una richiesta legittima, gli investimenti fuori dal calcolo del deficit, la richiesta che hanno avanzato tutti i Governi che si sono susseguiti in quest'Aula, centrodestra, centrosinistra, tecnici, eccetera eccetera… È una richiesta legittima! Ma quando tu non hai i soldi, una famiglia non ha i soldi e li chiede in prestito ad un altro, gli vuoi dimostrare - è il buonsenso! - come li usi e se quei soldi li usi bene? Questo è il tema di fondo! E quando poi il Governo non si regge…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Concludo, mi scusi. Non si regge su un contratto, su un patto del contratto, ma in questi mesi è evidente che si regge solo sul patto del baratto. E cioè: io prendo la “quota 100”, e a te do il reddito di assistenza, di cittadinanza, io voglio la flat tax e a te do il salario minimo, allora non c'è un patto di Governo, cioè non c'è una strategia unica che rende credibile il nostro Paese, ma c'è semplicemente una convivenza fatta di baratti che non portano a nulla. Tant'è che l'unico elemento di unità del Governo non è il “per”, che sarebbe la cosa più importante, e su questo ci si confronta, ma è il “come”.

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). L'onorevole Di Maio, Vicepresidente del Consiglio, è passato durante la campagna elettorale (e concludo) dall'iscrizione di fatto al Partito Popolare Europeo, dicendo che l'Europa era la cosa migliore, ed è ritornato, per vivere in unità di questo Governo, al “contro”: dobbiamo essere contro l'Europa. Per concludere, suggerisco…

PRESIDENTE. Deve concludere.

MAURIZIO LUPI (MISTO-NCI-USEI). Grazie, signor Presidente, anche della disponibilità. Al Vicepresidente del Consiglio questa massima, che potrebbe scriversi ovviamente sulla sua scrivania; è di Woody Allen: “Dio è morto, Marx è morto e anche io non mi sento molto bene” (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI e di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (MISTO-+E-CD). Signor Presidente, signor Ministro Tria, anch'io ho registrato la dichiarazione che lei ha fatto sull'impegno del Governo italiano ad avere un atteggiamento costruttivo, rispettando i dettami del patto di stabilità e crescita. Sono parole sagge. In realtà, il suo Governo ha raggiunto l'eterogenesi dei fini: il sovranismo che mette in crisi la sovranità residuale del nostro Paese. È un bel risultato! Perché questa è la conseguenza della sfida aperta e ricercata per ragioni elettorali con l'Europa.

Avevate già provato a settembre-ottobre dello scorso anno, con conseguenze gravi che rischiano ora di dilatarsi. Perché fa emergere, che cosa? L'isolamento pieno del nostro Paese. Ed io penso che questo sia tutto a carico vostro, non potete spostarlo ad altri. Sì, ci ha provato l'onorevole Borghi a dire che il debito non è il nostro: ma è la credibilità che è tutta vostra, ed è quella che è andata in crisi (Applausi del deputato Scalfarotto).

Vedete, la questione dello spread, su cui avete dissertato, non lei ma i suoi colleghi di maggioranza in passato neppure riuscendo a cogliere i termini dell'ironia…A giugno dello scorso anno lo spread dell'Italia era 140 e quello della Grecia era 380. Avete fatto un miracolo in un anno, un miracolo di irresponsabilità: oggi lo spread italiano è sul livello dello spread greco, a 280. E chi c'è sotto di noi? Non più… Anzi, la Spagna e il Portogallo ci hanno superato. Dietro di noi c'è Cipro, a circa 180; tutti gli altri sono sotto 100. Questa non è la misura della capacità manifatturiera del nostro Paese, che grazie a Dio c'è: è la misura della credibilità del suo Governo. Voi siete debitori, e date l'impressione che non volete restituire i soldi: per questo il debito italiano costa di più, non ci vuole tanto a capirlo. Quindi è la faccia che ci avete messo: non avete la credibilità, questo Governo ha mandato in crisi le fortune e le prospettive del nostro Paese.

Dopodiché non so se la buona fede dell'Europa sia migliore della buona fede dell'onorevole Borghi, che quanto a giochi di parole è abilissimo; però qui le chiacchiere stanno a zero, perché la questione non è che dovete convincere l'Europa: dovete convincere le società di rating e i mercati, è da lì che passa il giudizio sul nostro debito e sulla nostra credibilità. Mi pare che qui andiamo molto, ma molto male (Applausi dei deputati del gruppo Misto-+Europa-Centro Democratico e di deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15,30.

La seduta, sospesa alle 15,15, è ripresa alle 15,30.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA

Discussione del disegno di legge: S. 1248 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Approvato dal Senato) (A.C. 1898).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1898: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 1898)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.

Avverto, altresì, che la VIII Commissione (Ambiente) si intende autorizzata a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Elena Lucchini.

ELENA LUCCHINI, Relatrice. Grazie, Presidente. Il decreto-legge, cosiddetto sblocca-cantieri, che arriva oggi in Aula è frutto di un lavoro rilevante portato avanti dal Governo e dal Parlamento, ed è la testimonianza della volontà di intervenire celermente per sbloccare una situazione di paralisi, di congestione generale in cui versa il nostro Paese, finalizzata in particolare alla semplificazione e alla sburocratizzazione. Nella mia relazione mi soffermerò sulla prima parte del decreto-legge, il capo I, riguardante norme relative ai contratti pubblici e di accelerazione degli interventi strutturali, per affidare la seconda parte, inerente disposizioni relative agli eventi sismici, al collega onorevole Traversi.

L'articolo 1 consta di 30 commi che riporterò in modo dettagliato data la rilevanza degli stessi. Il primo comma dispone che, al fine di rilanciare gli investimenti pubblici e facilitare l'apertura dei cantieri, nelle more della riforma complessiva del settore e comunque nel rispetto dei principi e delle norme dell'Unione europea, si procede con una de-regolazione del codice dei contratti pubblici per tutti i bandi e contratti i cui avvisi e bandi siano stati pubblicati dopo la data di pubblicazione del presente decreto-legge, sino alla data del 31 dicembre 2020. Ne consegue che i comuni non capoluogo di provincia avranno la possibilità di appaltare le opere senza dover necessariamente avvalersi di stazioni appaltanti provinciali o regionali. Si liberalizza l'appalto integrato con la possibilità, quindi, per le amministrazioni, sulla base del progetto definitivo, di appaltare congiuntamente la progettazione e l'esecuzione dell'opera. Non vi sarà l'obbligo per le stazioni appaltanti di selezionare i commissari tra gli esperti iscritti all'albo istituito presso l'Anac, che saranno pertanto individuati autonomamente garantendo comunque criteri di selezione basati sui principi di competenza e trasparenza preventivamente individuati. Si prevede che il Governo presenti al Parlamento una relazione sugli effetti della sospensione delle norme poc'anzi menzionate e l'opportunità del mantenimento delle stesse anche oltre il 31 dicembre 2020. Si prefigura la possibilità per gli enti aggiudicatori di esaminare le offerte prima della verifica dell'idoneità degli offerenti, se esplicitamente riportato nel bando. Ai commi 4 e 5 si prevede la possibilità di avviare le procedure di affidamento della progettazione anche in caso di disponibilità economica limitata alla sola progettazione e l'avvio di procedure di affidamento della progettazione o dell'esecuzione dei lavori mediante provvedimento legislativo o amministrativo dei soggetti attuatori, nelle more dell'erogazione delle risorse.

Il comma 6, così come riportato al comma 20, punto 3-bis, rileva che i contratti di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, con l'esclusione di opere rilevanti dal punto di vista strutturale, possano essere affidati sulla base del progetto definitivo. Sono elevati da 50 a 75 milioni di euro i limiti per l'espressione del parere obbligatorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici, riducendone comunque il termine a 45 giorni con silenzio assenso in caso di mancata risposta e altresì la possibilità per le amministrazioni di richiedere al Consiglio superiore dei lavori pubblici la valutazione di congruità del costo. Vi è l'estensione dell'ambito di applicazione dell'accordo bonario anche su riserve relative agli aspetti progettuali.

I commi 11, 12, 13 e 14 prevedono che fino alla data di entrata in vigore del regolamento, come previsto dall'articolo 216 del decreto legislativo n. 50 del 2016, le parti possano convenire che, prima dell'avvio dell'esecuzione o, comunque, non oltre novanta giorni, sia costituito un collegio consultivo tecnico per la rapida risoluzione delle controversie.

Si introduce una disposizione transitoria volta a disciplinare le varianti ai progetti definitivi approvati dal CIPE, per i quali si prevede l'approvazione da parte del solo soggetto aggiudicatore qualora le varianti non superino del 50 per cento il valore del progetto definitivo. Si introduce un nuovo comma, il 2-bis, all'articolo 86 del codice dei contratti pubblici, che stabilisce una validità temporale di sei mesi per tutti i certificati e documenti necessari ai fini della prova dell'assenza dei motivi di esclusione. Certificati che possono essere utilizzati in diversi procedimenti di acquisto.

Si introduce anche il comma 6-bis all'articolo 36 del codice dei contratti pubblici, che prevede una verifica a campione da parte dei soggetti responsabili in riferimento agli operatori economici presenti nei mercati elettronici. Si prevede che, nelle more della revisione generale del codice dei contratti pubblici, sia semplificata la procedura del subappalto, ampliandone il limite dell'importo complessivo, da 30 a 40 per cento, per contratti di lavori, servizi o forniture. Tali modifiche sono tese a risolvere in parte la procedura di infrazione nei confronti dell'Italia a seguito della lettera di costituzione in mora.

Con il comma 19 si è introdotta una norma sull'end of waste, volta a superare la situazione di stallo dell'economia circolare conseguita a seguito della sentenza del Consiglio di Stato del 2018. Attraverso questa disciplina si dà la possibilità alle autorità competenti di autorizzare gli impianti di recupero dei rifiuti e la loro trasformazione in prodotti. È prevista la possibilità di emanazione di linee guida da parte del Ministero dell'Ambiente per assicurare omogeneità dei criteri e l'obbligo, per le sole nuove autorizzazioni, di sottoporsi ad una revisione entro dodici mesi dall'emanazione delle linee guida.

Il comma 20 reca una serie di novelle al decreto legislativo n. 50 del 2016. Si eliminano norme attuative a carico dell'Anac e si prevede un unico regolamento attuativo del decreto legislativo n. 50 del 2016 redatto dal MIT. Il progetto di fattibilità delle alternative progettuali servirà solo per i progetti sopra soglia ai fini della programmazione, dibattito pubblico e concorsi di progettazione. Si alleggerisce il numero dei documenti ambientali nell'ambito del progetto di fattibilità: sono richiesti solo studi di fattibilità ambientale e la descrizione di misure di mitigazione e compensazione.

Tra le spese tecniche, nel quadro economico, sono comprese le spese di carattere strumentale delle amministrazioni aggiudicatrici, come previsto dal precedente codice degli appalti. Si riconoscono a carico dell'Agenzia del demanio le spese strumentali, incluse quelle per i sopralluoghi, finalizzate alla stesura del piano generale degli interventi del sistema accentrato delle manutenzioni dei Provveditorati interregionali alle opere pubbliche. Gli affidatari di progettazioni poste a base di gara possono anche essere affidatari delle relative concessioni. La validazione dei progetti per lavori di importo inferiore a 20 milioni di euro può essere effettuata anche all'interno della stazione appaltante, se si dispone di un sistema interno di controllo di qualità. Si estende l'ambito di applicazione dell'anticipazione da corrispondere all'appaltatore anche agli appalti di servizi e forniture. Per quanto riguarda, invece, le soglie di riferimento per la procedura di affidamento dell'appalto di lavori, servizi e forniture, si è tornati al testo proposto dalla Lega, che prevede l'affidamento diretto dei lavori fino a 40 mila euro; l'affidamento diretto dei lavori da 40 mila a 150 mila euro, scegliendo fra tre preventivi; per i servizi e forniture mediante procedura negoziata da 40 mila euro fino alle soglie dell'Unione europea, con consultazione di cinque operatori; procedura negoziata per i lavori da 150 mila a 350 mila euro, con consultazione di dieci operatori; procedura negoziata per i lavori da 350 mila a un milione di euro, con quindici operatori; procedura accelerata, ex articolo 60 del codice per i lavori da un milione di euro fino alle soglie dell'Unione europea; oltre tali soglie, procedure ordinarie.

Per gli appalti sotto soglia, le stazioni appaltanti procedono sulla base del criterio del minor prezzo, ovvero sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Si chiarisce, inoltre che, per i consorzi di cooperative e artigiani, le prestazioni tra consorziati non costituiscono subappalti. Gli investitori istituzionali, come Cassa depositi e prestiti, potranno presentare offerte di project financing se associati o consorziati, qualora privi dei requisiti tecnici, con soggetti in possesso dei requisiti per partecipare a procedure di affidamento di contratti pubblici per servizi di progettazione.

Per le concessioni autostradali già scadute o in scadenza, con bando pubblicato entro il 31/12/2019, si prevede che il concedente possa avviare le procedure di gara per l'affidamento della concessione anche sulla base del solo fabbisogno per gli interventi di messa in sicurezza della infrastruttura esistente. È stata elaborata una norma per salvare i comuni che, alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, avevano avviato l'iter di progettazione per la realizzazione degli investimenti di cui all'articolo 1, comma 107, della legge di bilancio e non hanno avuto il tempo di avviare l'esecuzione dei lavori entro il 15 di maggio. Infatti, il presente decreto ha abrogato il comma della legge di bilancio che prevedeva l'affidamento diretto, restringendo invece di agevolare le procedure di appalto, sia perché ha eliminato l'affidamento diretto e proposto la procedura negoziata per i lavori da 40 mila a 200 mila euro, sia perché ha assoggettato gli appalti di lavori da 200 mila euro fino alla soglia dell'Unione europea alle procedure ordinarie previste per tutti gli importi dei lavori.

Per gli stessi comuni è stata prevista una proroga del termine per l'avvio dei lavori al 10 luglio 2019, allo scopo di permettere alla legge di conversione del “decreto sblocca cantieri” di produrre effetti.

Dal 1° gennaio 2020, la società Sport e Salute Spa è qualificata di diritto centrale di committenza e può svolgere attività di centralizzazione delle committenze per conto delle amministrazioni aggiudicatrici o enti aggiudicatari operanti nel settore dello sport e tenuti al rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 50 del 2016. Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge le risorse del Fondo sport e periferie, pari a 10 milioni di euro, sono così trasferite alla società Sport e Salute Spa, la quale subentra nella gestione del Fondo e dei rapporti pendenti. L'Ufficio per lo sport della Presidenza del Consiglio dei ministri si avvale di tale società per le attività necessarie all'attuazione degli interventi.

L'articolo 2 reca disposizioni relative alle procedure di affidamento in caso di crisi di impresa. Si apporta una modifica all'articolo 110, che si applica fino all'entrata in vigore del decreto legislativo n. 14 del gennaio 2019, che prevede una distinzione tra procedura di fallimento e l'impresa ammessa alla procedura di concordato preventivo. È sempre necessario l'avvalimento dei requisiti di un altro soggetto per la partecipazione alle procedure di affidamento tra il momento della presentazione della domanda e il momento di deposito del decreto che dichiara aperta la procedura di concordato preventivo. Pertanto, dopo l'ammissione a concordato preventivo, l'impresa non necessita più di avvalimento dei requisiti di altro soggetto. L'ANAC può ordinare che l'impresa in concordato si avvalga di un altro operatore in possesso dei requisiti e che metta a disposizione, per la durata del contratto, le risorse necessarie all'esecuzione dell'appalto ed eventualmente subentrare all'impresa ausiliata.

Il comma 4 richiama la norma che prevede che l'ammissione al concordato preventivo non impedisce la continuazione di contratti pubblici se il professionista designato dal debitore ha attestato la conformità al piano e la ragionevole capacità di adempimento. Si prevede che tali disposizioni si applichino anche nell'ipotesi in cui l'impresa sia stata ammessa a concordato che non prevede la continuità aziendale.

È stato introdotto l'articolo 2-bis, al Senato, che apporta modifiche alla legge n. 12 del 2019, legge che istituisce una dotazione finanziaria per garantire le piccole e medie imprese che sono in difficoltà per la restituzione delle rate di finanziamento, ma che sono anche creditrici della pubblica amministrazione. Le modifiche prevedono che la garanzia sia rilasciata sui predetti finanziamenti anche se assistiti da ipoteca sugli immobili aziendali e che la misura massima del premio sia determinata da decreto ministeriale.

L'articolo 3 è volto a semplificare e velocizzare gli interventi strutturali ed edilizi nelle zone sismiche. Il comma 1 contiene una serie di novelle atte a modificare il Testo unico per l'edilizia. Si prevede l'applicazione dell'articolo 65 del predetto Testo a tutte le opere realizzate con materiali e sistemi costruttivi disciplinati dalle norme tecniche in vigore, che devono essere denunciate, prima dell'avvio dei lavori, dal costruttore allo sportello unico. Sono stati semplificati, inoltre, una serie di passaggi che allungavano i tempi per la realizzazione delle opere. All'articolo 67, il comma 8-ter chiarisce che, per gli interventi di riparazione e interventi locali su costruzioni esistenti di minore rilevanza e privi di rilevanza, il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzione resa dal direttore dei lavori.

L'introduzione dell'articolo 94-bis prevede una nuova classificazione degli interventi strutturali da realizzare in zone sismiche: da interventi rilevanti nei riguardi della pubblica incolumità, a quelli di minore rilevanza, a quelli privi di rilevanza. Il comma 2 demanda al Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la Conferenza unificata, la definizione delle linee guida per l'individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi menzionati al comma 1, nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso in materia di denuncia dei lavori. Si prevede che, nelle more dell'emanazione delle linee guida, le regioni possano comunque dotarsi di specifiche elencazioni o conformare le disposizioni vigenti.

Il Senato ha apportato una serie di modifiche all'articolo 3: in particolare, ha autorizzato alcuni laboratori ad effettuare le prove e i controlli sul materiale di costruzione su strutture e costruzioni esistenti. Inoltre, è stata demandata al Consiglio superiore dei lavori pubblici, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame, l'adozione di specifici provvedimenti attuativi.

L'articolo 4 prevede la nomina di commissari straordinari per interventi strutturali prioritari, mediante decreti del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro centottanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

I commissari operano in raccordo con i provveditorati interregionali per la prosecuzione dei progetti ritenuti necessari e l'approvazione congiunta dei commissari e dei presidenti di regioni sostituisce ogni forma di autorizzazione, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela ambientale, per i quali i termini sono dimezzati, e per quelli relativi alla tutela dei beni culturali e paesaggistici, per i quali il termine è fissato a sessanta giorni dalla data di ricezione della richiesta. I commissari straordinari possono assumere le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge, fatto salvo il rispetto del “codice antimafia” e dei vincoli dell'Unione Europea. I commissari, inoltre, collaborano con la struttura di missione InvestItalia e trasmettono al Comitato interministeriale i progetti, il cronoprogramma e lo stato di avanzamento, segnalando eventuali anomalie. Modalità e deroghe, poc'anzi menzionate, si applicano per i commissari straordinari per il dissesto idrogeologico e per i commissari per l'attuazione degli interventi idrici, stabilendone tempi, modalità, tempistiche ed eventuale supporto tecnico. I commissari possono avvalersi di strutture dell'Amministrazione centrale o territoriale, senza nuovi o maggiori oneri. Il compenso dei commissari è stabilito in misura non superiore a quella indicata all'articolo 15, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011. Tra i commissari straordinari, nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, figura il commissario che fronteggerà la situazione di degrado nella quale versa la rete viaria siciliana, il commissario per la prosecuzione dei lavori di realizzazione del MOSE, il commissario che si occuperà della fruibilità degli spazi interni al nuovo ponte nord di Parma, una volta garantita la piena sicurezza dell'infrastruttura, il commissario per il completamento dei lavori al nodo ferroviario di Genova e del collegamento dell'ultimo miglio tra il Terzo Valico dei Giovi e il porto storico di Genova e il commissario straordinario al quale verrà affidato il compito di fronteggiare la situazione di grave rischio idrogeologico e del sistema idrico del Gran Sasso. Quest'ultimo commissario si avvale di una struttura tecnica con un contingente massimo di 11 unità; tra questi, una figura dirigenziale fino a cinque esperti o consulenti, il cui costo è anticipato dalle amministrazioni di provenienza ed eventualmente di due subcommissari. È costituita una cabina di coordinamento presieduta dalla presidente della regione Abruzzo e composta inoltre dai presidenti delle province de L'Aquila e di Teramo, dai sindaci dei comuni de L'Aquila e di Teramo, da due rappresentanti di ANCI, dal presidente del Parco nazionale del Gran Sasso, da un rappresentante del Ministero delle Infrastrutture, uno del Ministero dell'Ambiente e uno del Ministero dell'Istruzione, nonché di due rappresentanti delle aziende sanitarie di Teramo e de L'Aquila. Il progetto “6.000 campanili” si conclude con l'entrata in vigore della presente legge e si provvede alla ricognizione delle risorse mediante decreto del MIT. Tali risorse saranno mantenute in conto bilancio, per essere riassegnate ad un apposito capitolo di spesa, da istituire sempre presso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti per un nuovo programma di interventi infrastrutturali per i piccoli comuni fino a 3.500 abitanti, al quale si provvede mediante decreto che individua modalità e termini di accesso al finanziamento per lavori di immediata cantierabilità, per la manutenzione di strade, illuminazione pubblica, strutture pubbliche e comunali e per l'abbattimento di barriere architettoniche.

Con decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti e con un limite di spesa complessivo pari a 10 milioni di euro, sono individuati gli interventi per realizzare la piattaforma unica nazionale e per gli investimenti del piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica. Si provvede mediante decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti anche alla costituzione di un apposito comitato di vigilanza, composto da cinque componenti, per l'attuazione degli interventi di completamento della strada a scorrimento veloce Lioni-Grottaminarda.

Il Ministero della Salute, con proprio decreto e con termine congruo, assegna alle regioni e alle province autonome di Trento e Bolzano un finanziamento, che era stato previsto dagli accordi di programma per realizzare interventi sul patrimonio strutturale e tecnologico del Servizio sanitario nazionale e per i quali non risulta presentata la richiesta di ammissione al finanziamento. Decorso inutilmente il termine, il Presidente del Consiglio nomina un commissario straordinario per la realizzazione degli interventi; il commissario potrà avvalersi di Invitalia Spa quale centrale di committenza. È autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per anno dal 2019 al 2023 per le strutture di servizio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.

Infine, per evitare l'aggravamento delle procedure d'infrazione per il non corretto trattamento delle acque reflue del nostro Paese, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, decadono i commissari e subentra la figura del commissario unico. Le regioni e i commissari cessano le funzioni e trasmettono al commissario unico una relazione dettagliata delle misure intraprese per il superamento delle procedure di infrazione. Entro i successivi sessanta giorni, il commissario unico provvede ad una ricognizione e ne dà comunicazione al Ministro dell'Ambiente. Una volta individuati gli interventi con apposito decreto, il commissario unico assume il compito di soggetto attuatore e gli compete il compito di realizzare direttamente l'intervento.

Presidente, credo di aver messo in evidenza tutte le parti importanti del decreto, dall'articolo 1 all'articolo 4, e lascio quindi la relazione dettagliata agli atti.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Roberto Traversi.

ROBERTO TRAVERSI, Relatore. Grazie, Presidente. Faccio seguito alla continuazione del decreto e ritengo opportuno ricordare, prima dei punti successivi, come questo decreto intenda iniziare a scardinare, in prima battuta, la burocrazia che ha preso un po' in ostaggio il nostro Paese, che ha creato una situazione talmente caotica per la quale ci sono delle opere sulle quali ci sono già i fondi investiti, ma i lavori non partono, oppure ci sono altre opere che non proseguono e neppure terminano. Ma non possiamo dimenticare i tantissimi denari che vengono invece instradati in lunghissimi contenziosi, durante i quali ci sono ditte che finiscono nell'attività di concordato fallimentare, con tanti posti di lavoro che vengono persi. Venendo quindi al seguito del decreto, posso premettere che affronta diverse altre importanti pratiche, come la rigenerazione urbana, oppure va ad affrontare situazioni emergenziali per i territori che sono stati colpiti da eventi tellurici in diverse parti d'Italia e che dopo diversi anni ancora però permangono purtroppo in emergenza.

Quindi, si parte con l'articolo 5, che è quello che vuole dare conforto appunto alla materia sulle norme di rigenerazione urbana, recando alcune modifiche a quello che è il Testo unico dell'edilizia, al DPR n. 380 del 2001, per favorire appunto il recupero del tessuto obsoleto urbano, la riqualificazione del patrimonio edilizio, le aree urbane degradate, la riduzione del consumo di suolo, lo sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili, nonché il miglioramento e l'adeguamento sismico. La modifica dell'articolo 2-bis del Testo unico prevede che le disposizioni derogatorie al DM 1444 del 1968, emanate dalle regioni e dalle province autonome, con proprie leggi e regolamenti, sono finalizzati a orientare i comuni nella definizione di limiti di densità, altezza e distanza dei fabbricati negli ambiti urbani consolidati del proprio territorio. Si dispone quindi che gli interventi di demolizione e ricostruzione sono subordinati al rispetto delle distanze legittimamente preesistenti, alla coincidenza dell'area di sedime e del volume dell'edificio e al rispetto dei limiti dell'altezza massima dell'edificio demolito. Con una disposizione di interpretazione autentica si prevede che i limiti di distanza fra i fabbricati di cui all'articolo 9 dello stesso DM si considerano riferiti esclusivamente alla zona omogenea “C”, ossia alle parti del territorio destinate a nuovi complessi insediativi, che risultano inedificate o nelle quali l'edificazione preesistente non raggiunga i limiti di superficie e densità delle parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestano carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale o da porzione di essi. Quindi, relativamente anche a qualche critica che è emersa, mi sento tranquillamente di dire che questo decreto inciderà sull'assetto generale pianificatorio, come primo passo, perché l'attività comunale deve anche esprimersi su attività di rammendo proprio di situazioni di degrado e abbandono, ma il volume abusivo non costituisce un minimo di presupposto per quanto riguarda una deroga con riferimento alle riqualificazioni. Quindi, da architetto, ovviamente spero che questo sia un primo passo e la rigenerazione urbana venga affrontata successivamente in modo autonomo. Poi vi sono degli interventi per quanto riguarda alcune località, come il comune di Pietrelcina o i comuni di Cosenza Zimella e Montecchia di Crosara: per quanto riguarda gli ultimi due la riqualificazione urbanistica e invece per quanto riguarda il primo sito per migliorare l'accoglienza dei visitatori.

L'articolo 5 è relativo alle ciclovie interurbane e va a modificare la definizione di autostrade ciclabili, che vengono trasformate in ciclovie interurbane e va a differire i termini fino al 31 agosto 2019 per quanto riguarda il tempo nel quale il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti dovrà definire le modalità di erogazione delle risorse.

L'articolo 5-ter riguarda invece le norme applicabili in materia di procedimenti di localizzazione di opere di interesse statale.

L'articolo 5-quater è utile per prorogare i mutui scaduti per consentire il completamento di opere di interesse pubblico e prevede che le somme residue, relative ai mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti agli enti locali e trasferiti al Ministero dell'economia e delle finanze, il cui piano di rimborso è scaduto il 31 dicembre 2018, possono essere erogate anche successivamente alla scadenza di questo ammortamento.

Per quanto riguarda l'articolo 5-quinquies, relativamente alle infrastrutture, la disposizione è dettata dalla straordinaria necessità e urgenza di assicurare la celere cantierizzazione delle opere pubbliche e dal 1° settembre può farlo la società per azioni denominata “Italia Infrastrutture S.p.A.”, con capitale sociale di 10 milioni di euro, che sono detenuti dal Ministero dell'economia e su cui il Ministero delle infrastrutture può esercitare il controllo.

All'articolo 5-sexies (Disposizioni urgenti per gli edifici condominiali degradati ubicati in aree degradate), analogamente norma molto importante, si consente ai Sindaci, nelle situazioni di degrado nelle quali non si riesce a decidere o a risolvere tali situazioni, di richiedere la nomina di un amministratore giudiziario che assuma le decisioni indifferibili e necessarie in funzione sostitutiva dell'assemblea condominiale, nei casi in cui non si prendano questi provvedimenti necessari per l'amministrazione della cosa comune o non si forma una maggioranza oppure se la delibera non viene eseguita.

L'articolo 5-septies prevede l'istituzione di un sistema di videosorveglianza a tutela dei minori e degli anziani, con un fondo che il Ministero dell'Interno può utilizzare per installare sistemi di videosorveglianza presso i servizi per l'infanzia e le scuole dell'infanzia, nonché presso anche le strutture che ospitano anziani e disabili, al fine di assicurare un'ampia tutela: 5 milioni sono quelli pattuiti per il 2019 e 15 milioni invece per ciascun anno dal 2020 al 2024.

L'articolo 6 reca disposizioni in materia di interventi di ricostruzione e di assistenza per quanto riguarda, come dicevo prima, le popolazioni che sono state diciamo oggetto di terremoti, in particolare nei comuni del Molise e della Sicilia, ossia la provincia di Campobasso e per quanto riguarda Catania, e disciplina la nomina dei commissari straordinari per la ricostruzione, che devono assicurare la ricostruzione unitaria e omogenea, con specifici piani di riparazione e ricostruzione degli immobili sia privati che pubblici.

L'articolo 7 indica le funzioni appunto dei commissari, che devono coordinare gli interventi di ricostruzione operando in raccordo col Dipartimento della Protezione civile e, a seconda degli ambiti di competenza, con i commissari delegati per fronteggiare l'emergenza appunto per quanto riguarda le regioni Molise e Sicilia.

Da evidenziare che gli interventi a sostegno delle imprese che hanno sede nei territori interessati, nonché il recupero del tessuto socio-economico nelle aree colpite dagli eventi sismici vengono anche questi compresi.

L'articolo 8 prevede un fondo, valido per il periodo fra il 2019 e il 2023, destinato alla ricostruzione nelle aree colpite dagli eventi sismici, assegnando appunto 236 milioni per quanto riguarda la città metropolitana di Catania e 39 milioni per la provincia di Campobasso.

L'articolo 9 affronta il tema della ricostruzione privata (mediante una perizia asseverata disposta da un tecnico, che indichi la causalità, il nesso casuale dell'evento, che va a giustificarlo) e va a stabilire delle priorità sulla base dell'entità del danno in seguito alla ricognizione, con contributi fino al 100 per cento delle spese occorrenti per quanto riguarda la riparazione, il ripristino, la ricostruzione, la delocalizzazione e la trasformazione nelle aree considerate ad alto rischio sismico ed idrogeologico.

L'articolo 10 effettua una differenziazione per gli immobili distrutti, gravemente danneggiati, con livelli di danneggiamento e vulnerabilità superiore alla soglia appositamente stabilita e infine per quelli con un livello di danneggiamento e vulnerabilità inferiori.

L'articolo 11 reca interventi di riparazione e ricostruzione degli immobili danneggiati o distrutti e dispone che i contributi devono essere finalizzati alla riparazione, al ripristino, alla demolizione e alla ricostruzione degli immobili di edilizia privata a uso abitativo e non abitativo, ad uso produttivo e commerciale e ad uso agricolo e per i servizi pubblici e privati, compresi quelli destinati al culto.

Per gli immobili di “interesse strategico” e ad uso scolastico i contributi devono essere finalizzati alla riparazione, ripristino, demolizione e ricostruzione e, per gli immobili soggetti alla tutela del codice dei beni culturali e del paesaggio, alla riparazione e al ripristino.

L'articolo 12 reca delle procedure per la concessione ed erogazione dei contributi e dispone, al comma 1, che l'istanza di concessione di contributi debba essere presentata dai soggetti legittimati ai comuni colpiti dagli eventi sismici.

Ai sensi, invece, dell'articolo 1 viene richiesta l'indicazione dell'impresa che sarà affidataria dei lavori, che deve essere iscritta all'anagrafe antimafia e, in seguito alle modifiche apportate dal Senato, si prevede che gli edifici di interesse storico-artistico, con presentazione di documentazione attestante il possesso e le competenze, vengano anche queste diciamo comprese.

Infine indico anche i commi 4, 5 e 6, che disciplinano le modalità di concessione del contributo da parte del Commissario, prevedendo che questo avvenga sulla base degli stati degli avanzamenti dei lavori.

L'articolo 13 va invece a trattare la ricostruzione pubblica e i provvedimenti dei Commissari straordinari, anche qui diciamo sono fondamentali per gli interventi per la demolizione, la ricostruzione e la riparazione degli edifici pubblici, delle chiese e degli edifici di culto.

L'articolo 14 indica i soggetti attuatori degli interventi per la riparazione, il ripristino, il miglioramento sismico, la ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali in materia di ricostruzione pubblica per quanto riguarda sempre i sopra menzionati territori.

L'articolo 15 reca appunto i contributi ai privati per i beni mobili danneggiati e prevede la possibilità, al comma 1, di assegnare a privati contributi in caso di beni mobili presenti nelle unità immobiliari distrutte o danneggiate.

L'articolo 16, recante legalità e trasparenza, dispone che i Commissari si avvalgono della struttura di missione e dell'anagrafe costituita in occasione degli interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016, che prevedono l'obbligo di iscriversi a una specifica anagrafe per le imprese che intendono realizzare gli interventi per la ricostruzione.

In seguito alle modifiche apportate al Senato, è stato inserito l'importante comma che tratta le disposizioni transitorie per il conferimento dei posti di funzione di livello dirigenziale, per rendere più incisiva l'azione della Polizia di Stato.

L'articolo 17 reca appunto l'interesse per quanto riguarda la qualificazione degli operatori economici per l'affidamento di servizi di architettura e di ingegneria e va a individuare i soggetti che possono essere affidati dai privati agli incarichi di progettazione e direzione dei lavori.

Il comma 2 vieta l'affidamento e la direzione lavori a chi ricopra o abbia ricoperto, nei tre anni precedenti, le funzioni di legale rappresentante, titolare o socio o direttore tecnico nelle imprese invitate a partecipare alla selezione per l'affidamento dei lavori.

Il comma 5, modificato anch'esso dopo il positivo lavoro in Senato, concerne l'affidamento degli incarichi di progettazione dei servizi di architettura e ingegneria ed altri servizi tecnici per l'elaborazione di atti di pianificazione e programmazione urbanistica, prevedendo l'affidamento diretto per gli importi fino a 40 mila euro, mentre per gli importi superiori l'affidamento avviene mediante procedura negoziale, previa consultazione di almeno dieci soggetti, di cui all'articolo 46.

L'articolo 18 parla invece della struttura dei Commissari straordinari: prevede che appunto disciplinino l'articolazione interna delle proprie strutture, operando con piena autonomia amministrativa e finanziaria; vengono autorizzati, da un successivo comma, ad ulteriori corresponsioni destinate al personale della struttura commissariale dipendente di pubblica amministrazione e, a sensi del comma 6, invece, viene stabilito il limite massimo di spesa annuo da destinarsi rispettivamente al Commissario straordinario per la ricostruzione della provincia di Catania e a quello della provincia di Campobasso, e vengono indicate le cifre.

L'articolo 19 va a studiare gli interventi volti alla ripresa economica e prevede l'erogazione di un contributo economico alle imprese del settore turistico e servizi connessi dei pubblici esercizi e del commercio e dell'artigianato, nonché le imprese che svolgono attività agrituristica insediate da almeno dodici mesi antecedenti gli eventi sismici di cui alle delibere del Consiglio dei ministri del 6 settembre del 2018.

L'articolo 20 sospende i termini e prevede che al comma 1 c'è l'esclusione della base imponibile ai fini IRPEF e IRES, quindi si va anche a trattare questi argomenti, sempre per alleggerire la posizione dei cittadini in difficoltà, nonché del calcolo dell'ISEE, i redditi dei fabbricati distrutti ed oggetto di ordinanza sindacale di sgombero ubicati nelle zone colpite dal sisma.

L'articolo 20-bis reca disposizioni in materia di bilancio e prevede che i comuni di cui appunto all'Allegato I approvino il conto economico e lo stato patrimoniale previsti all'articolo 227 in materia di rendiconto della gestione del testo unico degli enti locali.

L'articolo 21 prende in analisi la situazione de L'Aquila e prevede anche per questa città, per quanto riguarda il 2019 e il 2020, un contributo straordinario annuale di 10 milioni e un contributo, per il 2019, di 500 mila euro a favore dell'ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere e fuori cratere.

L'articolo 22 vaglia le misure relative al personale tecnico in servizio presso gli enti locali e gli uffici speciali per la ricostruzione. Quindi, si parla di personale, si parla di rimpinguare anche gli uffici in modo tale da accelerare tutta la fase della ricostruzione. Grazie all'articolo 22-bis, che mi piace ricordare, assistiamo anche all'estensione dei benefici della zona franca urbana ai professionisti nei comuni, appunto, delle regioni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo colpite dagli eventi sismici che si sono susseguiti dal 24 agosto 2016.

L'articolo 23 tratta l'accelerazione della ricostruzione pubblica nelle regioni dell'Italia centrale colpite dagli eventi sismici iniziati il 24 agosto 2016 e apporta delle modifiche al decreto-legge n. 189 del 2016 al fine di accelerare la ricostruzione pubblica nelle regioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e 2017, cioè le regioni Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria.

L'articolo 23 reca la disposizione in materia di continuità dei servizi scolastici a seguito della situazione relativa all'isola di Ischia e al Centro Italia, introdotta anche questa dopo il fattivo e completo lavoro del Senato, e apporta delle modifiche all'articolo 18-bis del decreto-legge n. 189 del 2016 al fine di consentire il regolare svolgimento dell'anno scolastico.

L'articolo 24 opera un duplice intervento sulla disciplina derogatoria in materia di trattamento e trasporto del materiale derivante dal crollo parziale o totale degli edifici e introduce un criterio volto a considerare come non pericolosi, e quindi gestibili secondo le procedure semplificate, le macerie con un ridotto e minimo contenuto di amianto.

L'articolo 25, invece, tratta le compensazioni ai comuni delle minori entrate a seguito di esenzione delle imposte comunali, precisando l'ambito dell'operazione dell'esenzione da alcuni tributi locali.

L'articolo 26, invece, va a modificare il codice della protezione civile, per prevedere che all'attuazione delle misure per far fronte alle esigenze urgenti del patrimonio edilizio e infrastrutturale si proceda con ordinanza di protezione e anche attraverso misure di delocalizzazione, raccomandando che essa sia, dove è possibile, in diverse località del territorio regionale.

Con l'articolo 27 reca, appunto, lo studio dei presidi in zona rossa dei comuni di Casamicciola Terme e Lacco Ameno.

L'articolo 28 è molto interessante per fare prevenzione perché consente l'attivazione del sistema d'allarme pubblico finalizzato alla trasmissione ai terminali di servizio, nonché ai cellulari, dei cittadini residenti in una determinata area geografica di informazioni e messaggi di allerta riguardanti gli scenari di rischio. Questa è una cosa molto importante, perché qualche comune aveva già avviato questa cosa e adesso c'è una visione generale che sarà recepita positivamente.

Poi, l'articolo 28-bis reca delle clausole di salvaguardia per quanto riguarda le province autonome di Trento e Bolzano.

L'articolo 29 prevede la copertura degli oneri derivanti dagli articoli 8, 20 e 25, va a indicare chiaramente gli stanziamenti che sono messi in bilancio, dividendoli anno per anno.

Infine, l'articolo 30 prevede l'entrata in vigore del provvedimento in esame il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Quindi, c'è uno sforzo notevole. Io apprezzo particolarmente il decreto, soprattutto per quanto riguarda anche la situazione del terremoto. Sicuramente si può fare di più e si farà di più, però questo, appunto, rappresenta nuovamente una spinta importante per situazioni che addirittura ci portiamo dietro dal 2009 e, bene o male, nessuno è mai riuscito a sistemare.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.

VITO CLAUDIO CRIMI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Presidente, la ringrazio e mi permetta semplicemente di ringraziare innanzitutto tutti i gruppi parlamentari, anche per lo spirito di collaborazione che c'è stato nella gestione di tutto l'iter, non solo qui alla Camera, ma anche al Senato.

Gli interventi per la parte che riguarda il terremoto, in particolare, non sono sicuramente risolutivi perché, come ho già detto in più occasioni, quella del terremoto è una macchina in corsa, è una macchina della ricostruzione che è nata male perché è nata già con dei problemi e quando una macchina è in corsa puoi fare qualche aggiustamento per cercare di renderla migliore, puoi fare un pit stop e cambiare le gomme per ripartire ma se devi decidere di fare un tagliando completo dovresti fermarla con danni ancora peggiori per le aree che hanno bisogno oggi di interventi immediati.

Quindi, in questo decreto sono state previste alcune norme innanzitutto per mettere in sicurezza come al solito delle cose che sono state affrontate con leggerezza in passato. È inutile che lo nascondiamo: la questione degli aiuti di Stato in Abruzzo che, ancora una volta, torna sempre dopo tanto tempo per una serie di errori fatti - è inutile che ce lo nascondiamo - e che sono stati fatti a nostro avviso. Oggi è partita un'interlocuzione con l'Europa. Cambia la Commissione, cambieranno probabilmente anche i parametri di riferimento e riusciremo magari a ottenere quello che auspichiamo e, cioè, il cambio del tetto del de minimis da 200 mila a 500 mila, così come doveva essere fatto all'inizio e non lasciato, invece, così com'è stato. Quindi, abbiamo prorogato per un altro po' di tempo e sino alla fine dell'anno per consentirci questa interlocuzione.

Allo stesso modo, la proroga della restituzione della busta paga pesante, perché sono stati fatti questi interventi per il Centro Italia in cui è stata fatta una decontribuzione per i lavoratori e peccato, però, che dopo tre anni avrebbero dovuto cominciare a restituire. E, quindi, oggi ci ritroviamo nuovamente a prorogarla. Già in legge di bilancio avevamo prorogato la rateizzazione a dieci anni anziché a cinque, quindi dimezzando l'importo di restituzione. L'obiettivo, ovviamente in legge di bilancio cioè quando possiamo intervenire, è anche quello di ridurre addirittura l'importo di restituzione.

Altre norme sono state introdotte per il sisma dell'area etnea e per il sisma dell'area del Molise, sismi con riferimento ai quali ovviamente non si era avviato ancora nulla in termini di percorso per la ricostruzione. In questi casi abbiamo cercato di adottare un sistema di governance un po' più agile rispetto a quello adottato in Centro Italia e sicuramente più facile da applicare, dato il terremoto più circoscritto che non coinvolge più regioni. È un percorso che prevede la diretta attività da parte dei dieci comuni coinvolti con l'utilizzo di personale che a loro appositamente verrà destinato. Sono 40 unità per i comuni dell'area etnea e, idem, 200 unità per i comuni dell'area del sisma del Centro Italia che si aggiungono alle 700 già presenti e così arriviamo alla quota di 900 unità di personale destinate anche qui a un piccolo cambio di passo, un piccolo cambio di passo che è la possibilità per i comuni, che decideranno di farlo, di prendersi in carico alcune pratiche, quelle dei cosiddetti “danni lievi” che, comunque, sono danni lievi nell'identificazione delle schede Aedes ma non sono danni lievi e, a volte, sono interventi anche abbastanza pesanti con modifiche strutturali con riferimento alle quali ovviamente i comuni potranno agire direttamente nell'istruttoria fino ad arrivare alla deliberazione del contributo ritenuto congruo che sarà proposto al vicecommissario per la firma del decreto.

Questi e altri interventi sono stati messi in campo: interventi per i comuni sopra i 30 mila abitanti, con uno stanziamento di 5 milioni di euro per gli interventi infrastrutturali e nelle strade, e l'estensione della zona franca urbana ai professionisti, che sono quella categoria che è stata trascurata nella creazione della zona franca urbana. Quindi, da ora in poi per i prossimi due anni anche i professionisti potranno fruire delle agevolazioni previste dalla zona franca urbana.

Come ho già avuto occasione di dire in Commissione, tante altre cose avremmo potuto fare - e la volontà c'è di farle - e altre ne metteremo in campo.

Anche per quest'anno è stato salvaguardato l'inizio degli anni scolastici per le classi, anche in deroga alle previsioni previste dall'obbligatorietà di numero di studenti per l'apertura di determinate classi. Questi e altri interventi sono previsti in questo provvedimento. Poi, è previsto il limite alla contemporaneità degli incarichi per i professionisti, e altre norme sono state introdotte, per esempio sulla progettazione dei piani urbanistici e altro. Per esempio, sul terremoto era stata prevista una legge speciale per l'affidamento degli incarichi dei servizi tecnici che non prevedeva l'affidamento diretto fino a 40 mila euro, cosa invece prevista nel codice degli appalti ordinari. Quindi, paradossalmente noi avevamo una legge speciale ancora più stringente per le aree terremotate sui servizi tecnici rispetto al codice ordinario che già sappiamo essere complesso. Ecco, abbiamo introdotto questa facoltà. Altre norme che sono state introdotte nello “sblocca cantieri” nella parte iniziale, nei primi 5 articoli, intervengono anche perché, modificando alcune norme ordinarie del codice degli appalti, permettono di semplificare alcune procedure già previste nelle aree terremotate, quindi, di fatto è una sinergia di due azioni, una, generale, per tutto il Paese e che, quindi, ovviamente si applica anche alle aree terremotate, più alcune norme ad hoc per le aree terremotate. Ringrazio nuovamente i relatori per il lavoro svolto.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Muroni. Ne ha facoltà.

ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Non so come il sottosegretario Crimi abbia potuto confondere quello che è accaduto in Commissione ambiente con un atteggiamento di collaborazione, forse si chiama “rassegnazione”, perché vedere bocciati in 24 ore 700 emendamenti con un ritmo forsennato, ecco, non è proprio la mia idea di collaborazione, ma d'altronde non è neanche la mia idea di democrazia. Invece, Presidente, ci sarebbe stato bisogno di un confronto serrato su questo provvedimento che è un vero e proprio provvedimento monstre, nato già in modo controverso e di dubbia utilità. Il Senato vi ha apportato tali e tante modifiche che lo ha reso molto più corposo e impegnativo, ponendolo così in aperto contrasto con la giurisprudenza della Corte costituzionale, la quale ha ormai, in modo consolidato, stabilito che al decreto-legge non possono essere aggiunte materie nuove ed estranee al testo originario, lo ricordo, perché rimanga agli atti, perché mi sembra che sia un costume che sta diventando sempre più pratica e regola, anche da parte di coloro che avevano in passato criticato questo modo di procedere. Il complessivo testo risultante dall'esame in Senato, inoltre, contrasta irrimediabilmente con il diritto dell'Unione europea, ma questo lo vedremo più avanti.

L'articolo 1, di cui la relatrice ci ha, a lungo, parlato, è quello che ha subito il maggior numero di interventi e prevede la sospensione sperimentale dell'efficacia di molte disposizioni in materia di appalti pubblici. Ebbene, l'articolo 1 del decreto-legge, anzitutto, dispone la sospensione fino al 31 dicembre 2020 dell'articolo 37, comma 4, del decreto legislativo n. 50, consentendo ai comuni che non siano capoluoghi di provincia di stipulare i contratti d'appalto anche senza ricorrere a centrali di committenza, a soggetti aggregatori qualificati o al sistema dell'unione di comuni o di associazioni e consorzi di comuni. È come se non si conoscessero le condizioni dei comuni italiani, anche rispetto, proprio, alle loro caratteristiche: su più di 8 mila comuni, quasi 5 mila, anzi, oltre 5 mila comuni hanno meno di 5 mila abitanti e hanno, soprattutto, risorse esigue, da un punto di vista proprio delle competenze e della tecnica. È anche per questo che noi abbiamo chiesto in tutte le salse e in tutti i provvedimenti fin qui passati che venissero aumentate le risorse umane a disposizione dei comuni. Qui, non solo non si fa ciò, ma si fa il contrario, si dà il via libera. Si tratta di una disposizione, evidentemente, fortemente voluta dalla Lega di Matteo Salvini, la quale vuole cucinare gli appalti in casa, senza dover dar conto alle centrali di committenza, fastidiose sedi di controllo; è una sorta di autonomia differenziata autoprodotta.

Analogamente, per lo stesso scopo, viene sospesa la regola di cui all'articolo 77, in ordine all'obbligo di scegliere i commissari di gara tra gli esperti iscritti ad un apposito albo tenuto dall'Autorità anticorruzione.

Il comma 3 dell'articolo 1 prevede, poi, la possibilità di esaminare le offerte economiche prima delle idoneità degli offerenti, anche ai settori ordinari. Ancora una volta, Presidente, si tratta di una norma per gli amici degli amici, perché sarebbe buona norma, invece, selezionare prima le imprese che hanno le carte in regola e, poi, andare a vedere il contenuto economico dell'offerta; viceversa, la nuova regola promuove una sorta di mercato del bestiame, in cui, a prescindere dai requisiti di professionalità, si consente a tutti di avanzare proposte economiche.

Similmente, il comma 4 dell'articolo 1, prevede che i soggetti attuatori possano avviare le procedure di affidamento per la progettazione anche se non dispongono dei finanziamenti per l'esecuzione, cioè, facciamo partire un'idea di opera pubblica senza verificare che essa abbia una sostanza di tenuta finanziaria.

Il comma 6 consente l'aggiudicazione di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, anche a prescindere dall'esistenza di un progetto esecutivo. Sono scardinati nel profondo alcuni dei meccanismi più importanti che il codice degli appalti aveva previsto e messo in piedi, ma anche le leggi precedenti, perché, come dire, è evidente che se si interviene su questi punti, non per sostituirli con altre norme, perché questo sarebbe stato assolutamente legittimo, ci mancherebbe, da parte delle forze che compongono un Governo, ma per sospendere le regole, questo è un decreto che sospende sostanzialmente le regole.

Tutte le regole di scelta del contraente della pubblica amministrazione sono volte a stabilire se l'interlocutore della stazione appaltante pubblica sia affidabile, moralmente e professionalmente; è per questo che il subappalto, che in questo decreto va di gran voga, è in generale una figura contrattuale problematica, perché svuota le garanzie chieste in sede di appalto. Per questi motivi il codice degli appalti, attualmente, limita il subappalto al solo 30 per cento del volume appaltato e, comunque, prescrive all'offerente in sede di gara di indicare una terna di eventuali subappaltatori, in modo che la stazione appaltante possa farsi un'idea di chi potrebbe essere favorito dal subcontratto. L'indicazione della terna è prescritta per gli appalti sopra soglia e per i settori che la legge Severino indica come particolarmente esposti alle infiltrazioni della criminalità. Ebbene, incredibilmente, la nuova norma prevede, in particolare, che il subappalto possa avvenire fino al 50 per cento dell'importo complessivo del contratto di lavori, servizi o forniture e in deroga al comma 6 dell'articolo 105 del codice dei contratti pubblici; si deroga, fino al 31 dicembre 2020, anche l'articolo 80 del codice degli appalti che prevede le verifiche in sede di gara previste per il subappaltatore che non abbia riportato condanne per mafia o sia destinatario di interdittive antimafia. Non so se riesco a far capire l'enormità del portato di quanto si sta affermando, oltre a costituire un portone aperto per le mafie negli appalti, area in cui esse, per vero, già sono ampiamente inserite, queste norme sono anche anticoncorrenziali, giacché consentono che dietro i formali appalti si possano creare cartelli di subappaltatori.

Ora, la versione originale del decreto-legge - anche quella, naturalmente, non era condivisibile, neanche nella versione originaria - aveva perlomeno il merito di entrare nel dettaglio di alcune norme del codice degli appalti che venivano ritenute sbagliate e da superare. A seguito degli emendamenti approvati al Senato, quelle norme, che si reputavano sbagliate, sono state meramente sospese: tana libera tutti. Si sospendono le regole, che problema c'è? A seguito degli emendamenti, appunto, sono state sospese e, a mio parere, in questa maniera, si manifesta la palese mancanza di coraggio di intervenire. È sempre più manifesta, invece, Presidente, l'impossibilità di governare insieme per la Lega e per i 5 Stelle, ma anche la determinazione e la forza con cui, invece, insieme, riescono a distruggere quello che esiste. La sospensione prevista dal decreto cosiddetto “sblocca cantieri” riguarda norme di assoluta rilevanza, alcune le ho elencate, si tratta di norme nate per rispondere ai fenomeni corruttivi e di malaffare che, troppe volte, nel nostro Paese abbiamo registrato sul fronte dei lavori pubblici: la centralizzazione delle stazioni appaltanti, il divieto dell'uso dell'appalto integrato o la nomina dei commissari dall'albo. Siccome non siete in grado di decidere in accordo, decidete di non decidere, limitandovi a sospendere le regole, un vero capolavoro. Questo decreto, Presidente, allungherà di qualche mese la vita di questo Governo, ma metterà a rischio la vita di migliaia di lavoratori dell'edilizia, visto che i costi della sicurezza rientreranno nell'offerta generale senza un minimo di trasparenza, un oltraggio per i 303 morti sul lavoro già registrati nel 2019 e, di questi, il 14,7 proprio nel settore delle costruzioni.

Sui subappalti avete ritenuto di intervenire sulla disposizione che prevede una soglia del subappalto e, poi, c'è il massimo ribasso, tanto vituperato nella precedente legislatura; ora, grazie a voi, qualsiasi lavoro fino a 5 milioni di euro può essere affidato indistintamente o con la regola del massimo ribasso o con il sistema dell'offerta più vantaggiosa, disciplina, questa, che porterà le stazioni appaltanti a non fare alcuno sforzo per cercare la qualità e ad utilizzare sempre la fattispecie del massimo ribasso. Il divieto di appalto integrato viene sospeso per due anni, gli obblighi per i general contractor vengono cancellati e, poi, la scelta di nominare i commissari straordinari che operino in deroga al codice degli appalti, l'aumento delle stazioni appaltanti che affidano di fatto lo sviluppo territoriale e infrastrutturale alle infiltrazioni del malaffare nella realizzazione delle opere pubbliche.

Ecco, non so se è chiaro, noi nel decreto abbiamo letto - per il pochissimo tempo che ci è stato dato a disposizione per studiarlo dopo che era stato approvato dal Senato - che sostanzialmente si sono già individuate, naturalmente, una serie di situazioni in cui nominare i commissari straordinari: il Mose di Venezia, anche se una parte di questo Governo, come dire, criticava quell'opera pubblica, e comunque sappiamo benissimo che il Mose di Venezia è una delle dimostrazioni più grandi delle infiltrazioni della corruzione e di come non debbono essere fatte le opere pubbliche in questo Paese; e abbiamo anche imparato che nella norma sui commissari straordinari viene citata anche Roma e la situazione dei rifiuti. Quindi, sarebbe interessante avere queste informazioni, capire quali sono queste situazioni emergenziali su cui si va a instaurare il commissario straordinario, anche per poterlo comunicare ai luoghi di destinazione.

Questo, però, Presidente è anche il decreto delle occasioni mancate. Avevamo l'occasione davvero di occuparci di rigenerazione urbana, fermando il consumo di suolo, e di economia circolare, facendo partire gli impianti che sono assolutamente necessari a portare il Paese fuori dall'emergenza rifiuti ed a rafforzare un'industria innovativa e di qualità. Ed invece, anche sulle disposizioni che prevedono la cessazione della qualifica di rifiuto, il famoso end of waste, è del tutto evidente che siamo di fronte a un compromesso al ribasso di una delle due forze di maggioranza di fronte alla richiesta dell'altra di mettere in discussione il codice degli appalti. La disposizione fa, infatti, riferimento a una norma del 1998, senza tenere conto, senza sapere che cosa è successo negli ultimi vent'anni in questo Paese in termini di innovazione, di qualità industriale, di brevetti, tutte cose che potrebbero davvero renderci competitivi in Europa e nel mondo sul fronte dell'economia circolare. L'effetto che si potrebbe ottenere da questo compromesso al ribasso potrà essere assurdo, se non ridicolo, perché potrà avvenire che ciò che è permesso in Veneto non lo sia in Lombardia: una sorta di autonomia differenziata anche qui, però questa volta dello sviluppo industriale del Paese.

La norma non piace del tutto nemmeno alle imprese, perché è incompleta, perché non salva le autorizzazioni in essere ed è inadeguata perché troppo confusa e potrebbe dare adito a diverse interpretazioni anche giudiziarie. Insomma, anche su questo fronte si sbloccherà ben poco, ma così va l'Italia, Presidente, con questa maggioranza. Ed è del tutto evidente che le imprese e l'economia circolare non possono rimanere bloccate. Per questo avremmo auspicato che la maggioranza giallo-bruna potesse utilizzare i progressi tecnologici in campo ambientale per mettere in campo una vera e propria economia circolare, le cui potenzialità vengono continuamente mortificate.

Un altro aspetto da non trascurare riguarda la rigenerazione urbana: così come proposta, è poco chiara e contraddittoria. Non si comprende quale direzione si voglia prendere, poiché si prefigura la modifica dei famosi standard urbanistici, in particolare si interviene sui limiti di distanza di edificazione fabbricati in contesti cittadini e lo si fa con delle disposizioni che addirittura appaiono contraddittorie tra di loro; con la prima si autorizza la demolizione dei manufatti esistenti alla ricostruzione, ma mantenendo limiti e volumi; invece, con la successiva disposizione, si dice che, dove ci sono spazi edificabili, si può derogare al limite dei dieci metri fissato dal citato decreto del 1968. Nelle città di adesso, però, c'è un assoluto bisogno di spazi maggiori rispetto al 1968, specialmente in zone ad alta densità, spesso originate dall'abusivismo edilizio, che quindi mancano di adeguati servizi e di spazi pubblici e verdi. L'unico auspicio, Presidente, che possiamo farci è che gli eventuali danni in conseguenza delle disposizioni in esame, che abbattono alcuni punti cardine imposti in passato non per furore ideologico, bensì per una tutela collettiva, non siano eccessivi e che il Paese non debba pagare il malsano patto in atto fra le forze di maggioranza.

Non so se è chiaro: il cosiddetto “sblocca cantieri” non farà ripartire i cantieri, né aumentare i posti di lavoro, non cercate di vendervela così, perché questo non accadrà. In compenso, si darà una bella accelerata alla illegalità, alla corruzione, all'insicurezza, per i lavoratori nei cantieri e per i cittadini che usufruiranno dell'opera realizzata. In Commissione ambiente abbiamo fatto finta, Presidente, di fare le audizioni: guardi, Presidente, una mortificazione, far venire le parti sociali, le imprese, tutti quelli che pensano, credono, giustamente, che questo sia il luogo in cui il popolo viene rappresentato per essere auditi, ben sapendo che questo era un decreto blindato. È stata, ripeto, una mortificazione.

Abbiamo dovuto spiegare loro che l'unica cosa che potevamo fare era parlare in un microfono in Commissione e adesso in Aula perché rimanga agli atti che c'è stato qualcuno, le parti sociali ad esempio, e l'opposizione a questo Governo, che avevano posto questioni di sicurezza, qualità delle opere, legalità e regole.

Il gruppo di Liberi e Uguali, a firma mia e della collega Occhionero, ha presentato degli emendamenti che andavano nella direzione di migliorare questo decreto, ma non c'è stato da parte della maggioranza giallo-bruna la voglia, né ci è stato dato il tempo di discuterli. Sono stati bocciati a batteria in Commissione ed ora non arriveranno nemmeno in Aula. Altro che Governo del cambiamento, qui si torna alla legge obiettivo di lunardiana memoria. Qui non solo la Lega governa con i voti dei Cinquestelle, ma rispolvera pure un bel residuato culturale di berlusconiana memoria: davvero complimenti.

In conclusione, questo decreto-legge è figlio dell'ideologia liberista più spinta, che strizza l'occhio all'opacità operativa delle imprese, quando non alla corruttela e alla criminalità. Si ritiene che le regole siano d'intralcio al mercato e allo sviluppo. Questo decreto-legge è stato, dunque, scritto e approvato da persone che non hanno imparato e non vogliono sentire quella che è la cultura, la lezione ambientalista ed ecologista, che pensano che la natura offra risorse illimitate e che i costi ambientali non debbano essere messi nel conto dell'impresa e del profitto. Si torna al subappalto, quasi sempre senza controlli e al massimo ribasso.

Il provvedimento non rilancerà l'economia, gli appalti non ripartiranno, casomai si fermeranno, giacché le stazioni appaltanti pubbliche dovranno metabolizzare le nuove regole laddove avevano appena cominciato ad applicare quelle del 2016. Ci vorrebbe stabilità, ci vorrebbe coraggio, ci vorrebbe onestà. Ecco, io credo che vi assumete una grandissima responsabilità, lo dico al sottosegretario Crimi, con rispetto, Presidente, tramite la sua figura, vi assumete una grandissima responsabilità, soprattutto voi che nel Governo sapete tanto quanto me che cosa è successo nel Paese, negli anni passati, sul fronte della speculazione edilizia e dell'attacco al territorio. E soprattutto, io non so come siate riusciti a non saltare quando vi è stato proposto, come ci ha raccontato la relatrice all'inizio di questa discussione, che il decreto era assolutamente positivo perché alleggeriva i documenti di compatibilità ambientale. Cosa è successo? Perché adesso alleggerire la compatibilità ambientale è diventato un valore?

Io credo che questo decreto abbia in sé molti, moltissimi pericoli, che apra sempre di più un varco verso un modello di Paese chiuso negli egoismi e nelle specificità territoriali, che non guardi allo sviluppo e, soprattutto, dimostri ancora una volta che il vostro è un accordo al ribasso, a spese del Paese e questa volta della sicurezza dei cittadini, dei lavoratori e della qualità delle opere pubbliche (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Valbusa. Ne ha facoltà.

VANIA VALBUSA (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, noi crediamo che per rilanciare gli investimenti pubblici e facilitare l'apertura dei cantieri per la realizzazione delle opere pubbliche serva una vera e propria scossa nel settore degli appalti e concessioni.

Con questo provvedimento esprimiamo il bisogno di rilanciare gli investimenti pubblici facilitando l'apertura dei cantieri per la realizzazione delle opere. Da anni imprese e amministratori lamentano che il codice degli appalti ha inevitabilmente complicato l'organizzazione dei lavori, invece di semplificarla, ed ha di fatto bloccato un intero Paese.

All'articolo 1 è stata prevista una deregolazione del codice dei contratti pubblici, per due anni, per tutti i bandi e contratti i cui avvisi o bandi sono stati pubblicati dopo la data di pubblicazione del decreto-legge, comunque nel rispetto delle direttive comunitarie in materia.

Le norme di semplificazione previste prevedono, in particolare: la possibilità per i comuni, anche se non capoluogo di provincia, di appaltare autonomamente le opere, senza passare obbligatoriamente dalle stazioni appaltanti dei capoluoghi di provincia o della regione (lo scopo è ovviamente quello di evitare lungaggini); la liberalizzazione dell'appalto integrato, ossia la possibilità per le amministrazioni di appaltare sulla base del progetto definitivo, sia la progettazione, che la realizzazione dell'opera; la possibilità per le stazioni appaltanti di scegliere autonomamente i commissari delle commissioni aggiudicatrici degli appalti, secondo regole di competenza e trasparenza; la possibilità per gli enti aggiudicatori di decidere e di esaminare le offerte prima della verifica dell'idoneità degli offerenti; la possibilità di avviare le procedure per l'affidamento della progettazione anche in caso di disponibilità di finanziamenti limitati alle sole attività di progettazione. Con provvedimento legislativo o amministrativo i soggetti attuatori di opere sono autorizzati ad avviare le procedure di affidamento della progettazione o dell'esecuzione dei lavori nelle more dell'erogazione delle risorse assegnate agli stessi e finalizzate all'opera. I limiti di importo delle opere per il parere obbligatorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici sono elevati da 50 a 75 milioni di euro. Le varianti al progetto esecutivo delle opere strategiche che non superano del 50 per cento il valore del progetto definitivo approvato dal CIPE sono approvate dall'amministrazione aggiudicatrice.

Viene verificato a campione l'operato degli operatori economici sul mercato elettronico. È stato semplificato il subappalto fino alla complessiva revisione del codice, limite del 40 per cento dell'importo complessivo del contratto di lavori, servizi e forniture per il subappalto ed eliminazione dell'indicazione della terna in sede di offerta. I contratti di manutenzione ordinaria e straordinaria anche al di sopra dei 2 milioni e 500 mila euro possono essere affidati sulla base del progetto definitivo, con esclusione delle parti strutturali. Sono, inoltre, definiti i documenti indispensabili. Al codice dei contratti pubblici sono state inoltre apportate alcune modifiche a regime già contenute nel decreto-legge n. 39 del 2019. Si eliminano una serie di norme attuative previste a carico dell'Anac e si prevede un unico regolamento attuativo del decreto legislativo n. 50 del 2016. Il progetto di fattibilità delle alternative progettuali serve solo per i progetti sopra soglia ai fini della programmazione, dibattito pubblico e concorsi di progettazione. Se gli appalti sono aggiudicati in lotti distinti, anche se non contemporaneamente, il valore è computato stimando la totalità di tali lotti.

Si estende l'ambito di applicazione delle anticipazioni da corrispondere all'appaltatore anche agli appalti di servizi e forniture. In merito alle soglie di riferimento per la scelta della procedura di affidamento dell'appalto di lavori, servizi e forniture, si prevede fino a 40 mila euro l'affidamento diretto, quindi in trattativa privata, da 40 mila euro fino a 150 mila euro affidamento diretto scegliendo da tre preventivi, da 40 mila euro fino a soglie UE per i servizi e forniture procedura negoziata con consultazioni di cinque operatori, da 150 mila euro a 350 mila euro per i lavori procedura negoziata tra dieci operatori, da 350 mila euro a un milione di euro per i lavori procedura negoziata tra 15 operatori, da un milione di euro alle soglie UE per i lavori procedura accelerata ex articolo 60 del codice. Oltre, procedure ordinarie. Per gli appalti sotto soglia le stazioni appaltanti procedono sulla base del criterio del minor prezzo, ovvero sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Si chiarisce anche per i consorzi di cooperative e artigiani che le prestazioni tra consorziati non costituiscono subappalti. Si introduce un nuovo metodo per l'individuazione dell'anomalia dell'offerta: la modifica è tesa a risolvere le problematiche segnalate, perché il meccanismo basato sul sorteggio tra cinque metodi alternativi è risultato nella prassi farraginoso e non sempre certo. Vi è la previsione che anche gli investitori istituzionali, come la Cassa depositi e prestiti, possano presentare offerte di project financing se associati e consorziati, qualora privi dei requisiti tecnici, con soggetti in possesso dei requisiti per partecipare a procedure di affidamento di contratti pubblici per servizi di progettazione.

È stata introdotta una norma sull'end of waste, cessazione della qualifica di rifiuto, che permette il funzionamento degli impianti esistenti di recupero dei rifiuti e trasformazione in prodotti come già autorizzati dalle regioni. Altre disposizioni contenute nel decreto-legge all'articolo 2: il comma 1 interviene sulla disciplina della sezione speciale del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese istituita dall'articolo 1 del decreto-legge n. 135 del 2015 per interventi a favore delle piccole e medie imprese titolari di crediti certificati nei confronti delle pubbliche amministrazioni e in difficoltà nella restituzione dei finanziamenti già contratti con banche e intermediari finanziari, prevedendo che la garanzia sia rilasciata sui predetti finanziamenti anche se assistiti da ipoteca sugli immobili aziendali e che la misura massima del premio versato dalle banche o dagli intermediari finanziari alla sezione speciale a fronte della concessione della garanzia sia determinata dal decreto ministeriale attuativo della sezione.

All'articolo 4 si prevede la nomina di commissari straordinari da parte del Presidente del Consiglio dei ministri per gli interventi infrastrutturali ritenuti prioritari. Con le modifiche inserite dal Senato è stato previsto che gli interventi sono individuati entro centottanta giorni da parte del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari.

Entro il 31 dicembre 2020 possono essere individuati con le stesse modalità ulteriori interventi prioritari. È nominato un commissario straordinario incaricato di sovraintendere alla programmazione, progettazione, affidamento ed esecuzione degli interventi sulla rete viaria della regione Sicilia.

Si prevede il definanziamento dei vecchi programmi infrastrutturali chiamati “6000 campanili” e “Nuovi progetti di interventi” e la destinazione delle risorse al finanziamento di un programma di interventi infrastrutturali per piccoli comuni fino a 3.500 abitanti per lavori di immediata cantierabilità per la manutenzione di strade, illuminazione pubblica, strutture pubbliche comunali.

Inoltre, sono previste norme acceleratorie per il completamento e la messa in esercizio del modulo sperimentale elettromeccanico per la tutela e la salvaguardia della Laguna di Venezia, noto come Sistema Mose, con nomina di un commissario, tenuto conto che manca solo un 5 per cento dei lavori dal costo di 400 milioni di euro. Si prevede che, al fine di assicurare la piena fruibilità degli spazi costruiti sulle infrastrutture del Ponte di Parma, denominato Nuovo Ponte Nord, la regione Emilia-Romagna, la provincia di Parma e il comune di Parma possono adottare i necessari provvedimenti finalizzati a consentire l'utilizzo dell'opera. Viene prevista la proroga del commissario per la realizzazione degli impianti di Cortina 2021 al 31 gennaio 2021, con consegna degli impianti al 31 dicembre 2021.

Si prevede che le somme che la società concessionaria dell'Autostrada del Brennero è autorizzata ad accantonare in un nuovo apposito fondo attualmente destinato al rinnovo dell'infrastruttura ferroviaria attraverso il Brennero e alla realizzazione delle relative gallerie, nonché dei collegamenti ferroviari e delle infrastrutture connesse, fino al nodo stazione di Verona, possono essere utilizzate anche per iniziative concernenti l'interporto di Trento, l'interporto ferroviario di Isola della Scala e il porto fluviale di Valdaro. Si prevede il celere avvio dei lavori del nodo ferroviario di Genova attraverso l'unificazione dei progetti ferroviari attualmente esistenti e denominati “Potenziamento infrastrutture Voltri-Brignole”, “Linea Milano-Genova”, nonché l'autorizzazione dell'avvio del sesto lotto costruttivo della linea ferroviaria e del terzo Valico dei Giovi. Sono stati ovviamente riportati i finanziamenti relativi a ciascuna tratta.

Si prevede la nomina di un commissario straordinario per la sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso, di cui sono disciplinati i compiti, il compenso e la durata, cioè fino al 31 dicembre 2021.

Si prevedono misure per l'accelerazione degli interventi di edilizia sanitaria per assicurare una tempestiva realizzazione degli interventi di edilizia sanitaria ritenuti ovviamente prioritari.

Si autorizza la spesa di 5 milioni di euro all'anno per il periodo 2019-2023 per l'acquisto e la costruzione di nuove sedi di servizio del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e per l'adeguamento anche strutturale e l'ammodernamento di quelle esistenti.

Si prevedono disposizioni in materia di accelerazione degli interventi di adeguamento dei sistemi di collettamento, fognature e depurazione, anche al fine di evitare l'aggravamento delle procedure di infrazione in corso in materia di trattamento delle acque reflue urbane.

Con l'articolo 5-septies si prevede uno stanziamento di 5 milioni per il 2019 e 15 milioni per ciascun anno dal 2020 al 2024 per l'istituzione di un fondo per l'installazione di sistemi di videosorveglianza a circuito chiuso presso ogni aula di ciascuna scuola dell'infanzia di ciascun comune e per ogni struttura sociosanitaria e socioassistenziale per anziani e disabili, nonché per l'acquisto delle apparecchiature per la conservazione delle immagini per un arco di tempo adeguato.

Chiudo dicendo che finalmente questa è la settimana decisiva che ci vedrà impegnati all'approvazione di questo provvedimento tanto atteso dall'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Noi oggi raccontiamo la storia non proprio di un decreto-legge, perché in realtà questo è stato un regolamento dei conti, che, anziché finire con una crisi di Governo, è finito con una transazione che è visibile a tutti coloro che leggano con serenità questo testo balbettato, contraddittorio, del “vorrei, ma non posso”. E non è una bella storia nemmeno quella che abbiamo scritto qui alla Camera, quando ci siamo riuniti senza avere il testo, quando ci siamo successivamente incontrati per approvare gli emendamenti che non erano stati stampati; così come quando - è stato ricordato in precedenza - abbiamo tenuto le audizioni guardando in basso ogni volta che gli auditi ci chiedevano di intervenire sul testo, sapendo che non avremmo potuto fare nulla: una vera e propria farsa andata in onda in due giorni di lavoro sì, ma di lavoro perso.

Noi abbiamo un grande problema in questo Paese, che non è soltanto il codice degli appalti: è la burocrazia in generale. A me fa particolarmente piacere approfondire questa materia, perché credo che questo sia il vero cancro della nostra nazione. La burocrazia tiene ferme le pubbliche amministrazioni, la burocrazia scoraggia gli imprenditori, la burocrazia arriva persino ad uccidere in questo nostro Paese.

E allora c'era e c'è necessità di mettere mano a quel codice degli appalti, che è un po' la sublimazione di questo cancro. Bisognava farlo però partendo da un presupposto, quello della semplificazione: perché non ha senso mettere da parte le norme, e poi non avere un quadro di riferimento normativo semplice.

Questo è un Paese che ha bisogno di semplificazione, ha bisogno di semplicità. Noi dovremmo istituire una commissione per abrogare, in questo Paese. Noi ogni settimana ci vediamo qui per approvare leggi che si sommano a tutte quelle approvate in passato, di cui la metà spesso non sono utilizzate se non nelle aule di tribunale per permettere a qualcuno di tirar fuori un cavillo per arrivare primi quando si è arrivati ultimi, o per superare chi nella vita ci ha sopravanzato.

Un Paese strangolato dalla burocrazia, al quale è toccato in sorte il Ministro Toninelli, e cioè colui che ha avuto la capacità di fermare quello che era lento in questo Paese; e credo che se davvero vogliamo dare un senso allo “sblocca cantieri”, all'articolo 1 ci dovrebbe essere scritto che il ministro Toninelli deve essere rimosso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Siamo anche convinti che l'illegalità non si combatte con la burocrazia, lo abbiamo detto questa mattina anche al presidente dell'Anac; anzi, siamo convinti dell'esatto contrario: siamo convinti che lì dove ci sono mille firme è più possibile che ci sia la disonestà, che lì dove non c'è il funzionario disponibile a firmare è più semplice che ci sia la possibilità di comprarsi il malcapitato.

Ma a questo approccio, che magari poteva esserci, soprattutto da parte dei colleghi della Lega, ha fatto difetto poi la mancanza di visione, e soprattutto la mancanza di coraggio: si è arrivati a partorire l'assurdo, credo forse il primo caso nella storia della Repubblica, della sospensione di una legge. Una parte dei codici degli appalti: per la verità parti che condivido, sulle quali poi entrerà nel merito il collega Butti. Ebbene, una parte di questi vengono sospesi, e non si capisce bene al 31 dicembre 2020 quale sarà la verifica, chi la farà la verifica, quali saranno i termini della verifica. E si arriva a scrivere un'ovvietà: si scrive che ci si può ripensare. Il legislatore ci può sempre ripensare; però qui lo dobbiamo scrivere, perché serve ad uso e consumo dei social, serve per giustificarci: abbiamo fatto quello che ci diceva la Lega, ma ci siamo presi comunque la scappatoia di un rinvio al 31 dicembre 2020, quando noi andremo a verificare.

Ebbene, questo non è coraggio. E sicuramente se siamo d'accordo, come dicevo, su molte cose, soprattutto sulla sospensione dell'assurdità delle centrali uniche di committenza (i nostri emendamenti abbiamo cominciato a scriverli un anno fa, su questo fenomeno che tiene strangolate le nostre piccole e medie amministrazioni), si doveva fare di più, si doveva fare meglio, e lo certificate voi stessi quando prevedete una sfilza di commissari.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 17)

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Va bene che il Vicepresidente del Consiglio adora le divise, ma credo che dovrà nascere un commissariato nei pressi di Palazzo Chigi, visti i commissari che si susseguono ad ogni legge e decreto-legge, e per la verità questa volta se ne prevede veramente un numero impressionante; sempre con poteri diversi, perché questa è un'altra particolarità di questo Governo. Questo Governo non istituisce commissari uguali: dovremmo cominciare a mettere loro i gradi, in modo che, così come succedeva durante il militare, quando li incontriamo sappiamo riconoscere se è un commissario importante, come quello di Genova, o un disgraziato come quello che si occupa della ricostruzione, come è il commissario Farabollini. Si doveva fare di più, si doveva fare meglio, e in questa Italia avvinta dalla burocrazia, alla luce di questa norma, di questo decreto-legge, resta il gesso.

C'è, come ormai avviene in quasi tutte le leggi, il tentativo di normare sul terremoto. È la quarta volta, sottosegretario Crimi, che parliamo del terremoto in quest'Aula, l'ottava volta se sommiamo i passaggi al Senato. Questa volta avevamo una speranza in più, perché il Presidente Conte due settimane fa, stranamente in piena campagna elettorale, stranamente in piena bagarre del vostro Governo, ha convocato i sindaci: ci convocò la domenica sera per un appuntamento urgente il lunedì mattina. Pensavamo ci fosse la svolta, e ci siamo recati in circa 80 sindaci con la fascia tricolore ad incontrare il Presidente Conte, che probabilmente ci dava la notizia che aspettavamo: quel cambio di rotta, il fatto che finalmente partisse la ricostruzione, che si chiudesse la stagione iniziata dal Partito Democratico quel 24 agosto e se ne scrivesse e se ne iniziasse un'altra. Il Presidente Conte in quell'occasione ci ha detto chiaramente che in questo decreto-legge noi avremmo trovato le risposte. Ci ha detto di più: ci ha detto che in questo decreto-legge sarebbero stati accolti quegli emendamenti fondamentali per far partire la ricostruzione.

Lei si ricorderà che io ho avuto un violento diverbio con il Presidente del Consiglio, perché gli ho chiesto come potevo fidarmi, visto che il nostro gruppo li ha presentati soltanto otto volte quegli emendamenti; come potevo fidarmi che finalmente questa era la volta buona: perché, che cosa era successo nel frattempo, e soprattutto perché doveva passare per un emendamento quello che anche a lui era chiaro. Perché dover scrivere un emendamento, quando le norme le scrivete voi e quando decidete voi nel Consiglio dei ministri? E quando io ho chiesto al Presidente Conte perché noi abbiamo due commissari che si occupano di ricostruzione, e cioè quello di Genova e quello del Centro Italia, al primo diamo poteri assoluti, in deroga a tutta la normativa vigente, e all'altro invece non diamo poteri; perché è più importante ricostruire il ponte di Genova e non 138 comunità, che sono il cuore della nostra Italia; sono stato tacciato di demagogia, sottosegretario Crimi.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 17,05)

PAOLO TRANCASSINI (FDI). E allora, dato che non ci difetta l'ottimismo, siamo tornati a casa, abbiamo riscritto gli emendamenti. Abbiamo chiesto più poteri ai sindaci, abbiamo chiesto più poteri per il commissario, abbiamo chiesto più personale, il personale necessario per poter smaltire le pratiche, abbiamo chiesto la moratoria decennale per il taglio dei servizi per quelle 138 comunità, abbiamo chiesto quella semplificazione che è fondamentale per poter ricostruire; abbiamo persino nuovamente richiesto quell'intervento sulla strada che conduce ad Amatrice e a Leonessa, e che è la Salaria, provvedimento che da voi è stato accantonato anche in finanziaria, ma sul quale non siete mai intervenuti. Ed invece, sottosegretario Crimi, abbiamo ancora una volta scoperto che la ricostruzione è in coda all'agenda di Governo, se c'è. Siamo stati facili profeti quando avete presentato la prima bozza del contratto di Governo e abbiamo segnalato che non c'era la ricostruzione. Avete detto che vi era sfuggita: no, non vi era sfuggita. Non era il terreno su cui andarsi a dividere, il terreno fertile per le proprie campagne elettorali. Non vi interessava e lo avete dimostrato ripetutamente e lo avete dimostrato anche sfacciatamente. Perché il Presidente Conte non ha mancato soltanto di rispetto a me ma ha fatto queste gravi affermazioni davanti a ottanta fasce tricolori che in questo Paese dovrebbero avere un significato importante e, dato che in quell'occasione mi ha rimproverato dicendomi che dovevo portare rispetto al Presidente del Consiglio, è bene che lui sappia che il Presidente del Consiglio deve portare rispetto a 138 comunità e a tutte le fasce tricolori che rappresentano quelle comunità. Il fatto che mettiate in coda all'agenda di Governo la velocizzazione della ricostruzione vi rende colpevoli anche di sperpero di denaro pubblico perché non ricostruire significa non solo continuare ad uccidere quelle comunità ma significa spendere ancora tanti soldi nel contributo di autonoma sistemazione, cosiddetta CAS, significa non dare certezze, non fare investimenti, non convincere le persone a restare. E tutto questo si trasforma in un clamoroso sperpero di denaro pubblico che, per paradosso, qualche volta viene giustificato dall'assenza di risorse. Vede, in realtà e lei lo sa bene, il Governo ha presentato un emendamento. Non credo che Conte si riferisse a quello: è l'emendamento all'articolo 22, comma 1, lettera c). Lo dico soprattutto ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - prendete appunto - articolo 22, comma 1, lettera c): lì c'è un emendamento della maggioranza - questo sì accolto al Senato - che prevede che, oltre allo stipendio previsto per il commissario al sisma e per i suoi collaboratori, con questo emendamento per ognuno di loro, gli esperti e il Commissario al sisma, ci saranno in più 80 mila euro l'anno di rimborsi per vitto, alloggio e spese di viaggio. Ricordo che non sono esperti che si devono occupare del terremoto in Cina, ma dello spazio che va da Camerino a L'Aquila, dello spazio che va da Amatrice a Teramo: eppure prevediamo una spesa di 7 mila euro al mese per ognuno di loro per rimborso del viaggio, vitto e alloggio. Lo chiedo al rappresentante di Governo ma lo chiedo anche agli amici dei Cinque Stelle: ma che cambiamento è? Ma che cambiamento è questo? Avete combattuto la casta e siete più casta degli altri. Avete parlato di rivoluzione nei territori colpiti dal sisma; siete andati in giro a raccontare che avevate la ricetta, che sapevate perfettamente quello che c'era da fare; avete detto a tutti che avreste fatto presto e bene. Invece, non vi occupate del sisma e, se lo fate, lo fate soltanto per aumentare lo stipendio al commissario Farabollini che è, ormai, chiaramente noto a tutti ed è evidente a tutti che è totalmente inadeguato: una brava persona, un professore universitario ma certo è la persona sbagliata al posto sbagliato. Diciamo un po' la copia commissariale di Toninelli tanto per darvi un'idea.

Concludo Presidente, credo che le parole del sottosegretario Crimi siano la beffa finale a questi due giorni di lavoro inutile. Oggi ci ha detto, perché finalmente oggi ha parlato rispetto ai due giorni in cui è stato silente in Commissione: avremmo voluto fare di più rispetto alla ricostruzione. Ricordo a lui che il tema centrale della ricostruzione, il tema centrale delle nostre centotrentotto comunità - non mi stancherò mai di dirlo - è il tempo, e non è possibile, non è tollerabile ascoltare il sottosegretario dirci che avrebbe voluto fare di più: deve fare di più. Il Governo deve fare di più, deve impegnarsi di più, anzi, deve fare tutto quello che serve per dare un futuro a tutte e centotrentotto le nostre comunità. A questo Governo deve essere chiaro che il nostro futuro non è domani, è adesso e o c'è l'impegno adesso o non ci sarà futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Daga. Ne ha facoltà.

FEDERICA DAGA (M5S). La ringrazio, Presidente. Come ricorderete nel 2016 è stato istituito quello che si chiama commissario unico delle depurazioni. Con questo decreto facciamo un passo avanti sul tema, che ha creato non pochi problemi al nostro Paese in termini di procedure di infrazione in sede europea. Nel corso dell'esame al Senato di questo decreto è stato approvato un emendamento, per noi molto importante, che estende l'ambito di competenza del commissario unico alle depurazioni e, quindi, oltre alle opere che sono già interessate dalle precedenti procedure di infrazione, di cui si sta occupando da ormai due anni, al commissario viene affidato anche il trattamento delle altre due procedure che stanno arrivando e sono la 2014 e la 2017. Questo perché vorremmo evitare l'aggravamento e le possibili ulteriori sanzioni che possono appunto arrivare. Queste due nuove infrazioni riguarderanno mille nuovi interventi e sono attualmente in fase di decisione di ricorso e in fase di costituzione in mora, così vengono definite. La principale criticità che è emersa quando è stato istituito il commissario unico, nel 2016, era che in pratica c'era un'incompletezza della norma che istituiva tutte le sue funzioni. Per questo motivo, dopo due anni dalla sua nomina, abbiamo ritenuto che non fosse più rinviabile un profondo intervento di adeguamento alla norma, al fine di superare le carenze già note e quelle che abbiamo poi scoperto successivamente durante i suoi lavori.

Sino ad oggi, il commissario alla depurazione si è occupato di 151 interventi distribuiti su 91 agglomerati: si tratta di quei centri abitati per i quali la Corte di giustizia ci ha condannato per inadempienza. Parliamo di reti fognarie per acque reflue urbane, impianti di trattamento depurativo dei reflui e adeguamento degli impianti.

Ora, dietro l'emendamento approvato al Senato c'è un lavoro lungo anni, un lavoro di confronto con questo commissario unico alle depurazioni e con quei territori dove insiste la sua azione. Come sapete, dallo scorso anno siamo stati condannati a versare, per le due procedure arrivate a condanna 25 milioni di euro, e 30 milioni li paghiamo per ogni semestre durante il quale ritardiamo la messa a norma. Parliamo di milioni e milioni di euro che dovremmo utilizzare, in realtà, in altro modo, magari proprio per fare questi lavori e non per pagare un'infrazione, resi necessari dalla mancata realizzazione di investimenti che sono assolutamente necessari. Questi costi ci dicono che dobbiamo velocizzare i processi di adeguamento ed è questo l'obiettivo principale del nostro emendamento: portarci avanti con i lavori per dimostrare anche all'Unione Europea che c'è un'attenzione, finalmente, del Paese su questo tema, cosa che è mancata, purtroppo, nel passato.

Avremmo voluto mettere nero su bianco un po' di più; sappiamo benissimo che l'emendamento non risolve tutti i problemi che il commissario in questi anni ha evidenziato, ma da qui vogliamo iniziare un nuovo percorso.

Quando è entrato in carica il commissario la situazione era estremamente complicata e con progetti bloccati e grande difficoltà di programmazione. In questi due anni sono state sbloccate quasi tutte le situazioni ferme da anni e sono stati chiusi alcuni cantieri e realizzati progetti anche di qualità. Il cronoprogramma che ci ha presentato qualche tempo fa in audizione in Commissione ambiente ci dice che l'ultimo agglomerato delle due procedure verrà regolarizzato entro i cinque anni, quindi nel 2023. La situazione non è semplice e c'è ancora molto da risolvere e parecchio da fare.

Noi esprimiamo comunque grande soddisfazione per l'approvazione del provvedimento e riusciremo comunque a sbloccare ancora più cantieri in questo particolare settore, importante per l'ambiente e per la salute umana. A noi preme moltissimo questo e io su questo ringrazio anche il sottosegretario Villarosa, che si è prodigato in questo lavoro, appunto, durato anni e sul territorio. Per noi è stato estremamente importante e da qui andiamo avanti; è un inizio questo, e lo sappiamo entrambi

Infine, voglio sottolineare che nel provvedimento c'è un articolo 4 in cui si parla di commissari straordinari per la sicurezza delle dighe e delle infrastrutture idriche. Sottolineo che per noi i commissari non sono la figura congeniale, però, in questo momento, siamo di fronte ad una situazione particolarmente critica per quanto riguarda tantissimi settori - le infrastrutture idriche non sono da meno - e, quindi, vorremmo velocizzare il più possibile i lavori che riteniamo assolutamente urgenti, sia sulle nostre reti acquedottistiche che sulle dighe di contenimento. La crisi idrica del 2017 ce lo ha dimostrato: non sono stati fatti i lavori e, quindi, ci ritroviamo in una situazione non semplice e da risolvere un po' velocemente.

Quindi, parlo anche di quello che è stato firmato negli ultimi periodi, a corredo di questo decreto, che è, appunto, il Fondo investimenti per gli acquedotti e gli invasi e, finalmente, anche il Fondo di garanzia per le opere idriche. Si tratta di un po' di soldini aggiunti in questo momento - 260 milioni di euro - per tantissime opere che sono riferibili da nord a sud: abbiamo l'acquedotto del Peschiera, una serie di interventi tra Puglia e Basilicata, il potenziamento dell'acquedotto del Sele-Calore, Liguria, Sardegna, e il lago d'Idro, in provincia di Brescia. Tutto questo va messo a sistema e messo insieme per migliorare la nostra situazione e sbloccare quei cantieri che sono assolutamente necessari.

Questi sono tutti i nostri “sì”, sono quei “sì” che vogliamo per gli investimenti che aiutino finalmente a cambiare il Paese, a cambiare l'Italia; sono quei “sì” che ci piacciono tanto e che fanno bene al Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mazzetti. Ne ha facoltà.

ERICA MAZZETTI (FI). Grazie, Presidente. Assistiamo all'ennesimo, inammissibile svilimento del ruolo e delle prerogative del Parlamento. Il testo arriva oggi per la discussione in quest'Aula senza alcun vero esame del decreto, non dico approfondimento, ma nemmeno abbozzato e, praticamente, senza che la Commissione referente abbia potuto avere modo di discutere in maniera seria nessuno degli emendamenti presentati dai gruppi parlamentari. Due giorni scarsi in VIII Commissione e, poi, subito in Aula per l'approvazione definitiva con lo strumento della fiducia imposto dal Governo. Questa inaccettabile modalità, da parte del Governo e della sua maggioranza, di voler serrare all'inverosimile i tempi di discussione e di approvazione dei loro provvedimenti il Parlamento l'aveva, purtroppo, già dovuta subire in occasione dell'approvazione, a fine dicembre scorso, da parte della Camera, della legge di bilancio, quando la Camera fu costretta ad approvare, in sole poche ore e con l'ennesimo voto di fiducia, un testo corposo, sotto il ricatto del rischio, più che concreto, dell'esercizio provvisorio.

Cari colleghi, ci risiamo anche stavolta: anche le veloci audizioni in Commissione di ieri mattina hanno avuto un qualcosa di surreale. Si è deciso di audire molti soggetti, che, seppur hanno sottolineato in gran parte le lacune e le forti criticità di questo testo, non sono servite, come dovrebbe essere, per consentire di trasformare le criticità emerse in emendamenti per migliorare il provvedimento. Questo non è stato possibile: il testo è stato completamente blindato, non c'è stato alcun margine di manovra ed è stato impedito alle opposizioni di poter migliorare il decreto. Ci siamo ridotti a questo, a meno di una settimana dalla scadenza del decreto-legge, per la sola e unica responsabilità di questa maggioranza, in disaccordo su tutto e assolutamente inconcludente. Purtroppo, a pagarne le conseguenze è sempre il Paese Italia.

Il disegno di legge al nostro esame ha iniziato il suo iter nelle Commissioni riunite del Senato il 29 aprile 2019 ed è approdato in Aula al Senato, per la discussione generale, solo il 29 maggio, ossia un mese dopo l'arrivo del suo esame nella Commissione referente. L'Aula del Senato avrebbe dovuto approvare il decreto entro venerdì 31 maggio: in realtà, ha cominciato a votare gli emendamenti solo il 5 giugno, ben una settimana dopo la prima seduta in Aula per la discussione generale.

Questo esasperante rallentamento è stato la diretta e inevitabile conseguenza di una crisi di Governo che, se non formalmente, lo è sicuramente nei fatti ormai da troppe settimane. Basta ricordare la sconcertante conferenza stampa del 3 giugno scorso del Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in cui dichiarava: “Non posso essere certo della durata del Governo, non dipende solo da me. Chiedo, quindi, a entrambe le forze politiche e, in particolare, ai loro leader, di operare una chiara scelta e di dirci se hanno intenzione di proseguire”. Ma oggi la campagna elettorale per le europee si è conclusa, il braccio di ferro fra le due forze di maggioranza forse è finito: allora, torniamo a lavorare e risolvere i veri problemi degli italiani.

A paralizzare i lavori al Senato ha contribuito certamente la presentazione da parte della Lega di un suo “emendamentone”, con la parziale sospensione del codice degli appalti pubblici fino al 31 dicembre 2020. Un emendamento che ha fin da subito sollevato critiche da ANCE, Confindustria, sindacati e tutti gli addetti ai lavori. Lo stesso Premier Conte affermava, testuali parole: “Da trent'anni faccio il giurista e questo super emendamento non l'ho capito. Dal punto di vista tecnico rischia di creare il caos normativo”. L'emendamento della Lega è stato, poi, dopo un serrato scontro tutto interno ai due partiti della maggioranza, rivisto e modificato sensibilmente: aspetti positivi del testo certamente ci sono, ma, purtroppo, prevalgono nettamente le ombre e gli aspetti irrisolti; parlavo dell'audizione di ieri mattina, in Commissione ne esaminiamo alcuni fondamentali. I sindaci del cratere del terremoto del centro Italia si sentono presi in giro e hanno previsto forme di protesta contro la totale indifferenza mostrata dal Governo con questo decreto circa i reali problemi legati alla ricostruzione post-sisma. Così come il sindaco di Norcia, rappresentante dell'ANCI, che ha ricordato come, a fronte dei lavori avviati, le imprese e i professionisti non hanno ancora ricevuto il primo euro di pagamento e che è incomprensibile che non si riesca a stanziare le risorse necessarie ad assumere 500 persone, che sono indispensabili per la ricostruzione di questi territori.

Per quanto riguarda le consistenti modifiche del codice degli appalti, determinate misure sono da ritenersi condivisibili: anche l'ANCE ha ribadito come vi siano importanti criticità che rischiano di compromettere gli obiettivi di sblocco e di crescita che il Governo si propone di realizzare con questo decreto. Nulla si fa per favorire davvero l'utilizzo rapido delle risorse stanziate e consentire realmente e nei tempi giusti la realizzazione delle opere pubbliche.

Aver voluto con questo decreto mettere mano ad alcuni dei nodi e dei problemi che sta dando, alla prova dei fatti, il codice degli appalti del 2016, Governo Renzi, è sicuramente importante ed è atto dovuto, e il ritorno al regolamento generale, abbandonato dall'esperienza fallimentare della legge morbida e delle linee guida di Cantone, è certamente un fatto positivo che ci trova d'accordo, ma sia chiaro: serve ben altro per rilanciare le infrastrutture in questo Paese e non serve a niente neanche moltiplicare all'infinito i super commissari, come fa questo provvedimento.

Ci sono, comunque, indicazioni che vanno nella direzione della semplificazione, ma che, a nostro avviso, avrebbero potuto essere migliorate. Innanzitutto, non si comprende il confine fra il massimo ribasso e l'offerta economicamente più vantaggiosa, lasciando scoperte le stazioni appaltanti nel definire i criteri di riaggiudicazione. Siamo, invece, d'accordo sull'esecuzione della progettazione in assenza di contributo complessivo delle opere, anche perché le progettazioni sono propedeutiche alla definizione della cifra complessiva. Ma qui si deve aspettare il regolamento unico, che dovrebbe sostituire le linee guida Anac, per sapere i contenuti delle progettazioni.

Questo è un punto focale dell'intero provvedimento legislativo, perché il regolamento unico, che è alla base dell'applicazione delle norme discusse, avrà dei tempi di gestione troppo lunghi per un provvedimento denominato “sblocca cantieri”. Peraltro, nulla si dice sulle vere problematiche del rallentamento dei lavori nella nostra nazione, rappresentate dai ricorsi del TAR. Le lungaggini delle decisioni amministrative minano l'apertura dei cantieri e la realizzazione delle opere: bastava mettere alcune semplici regole per evitare l'utilizzo dei ricorsi al TAR se non per fondati e gravi motivi. Su questo punto, vista l'impossibilità di discussione in quest'Aula, segnaleremo con un ordine del giorno la nostra proposta affinché possa essere effettivamente recepita.

Non si comprendono, poi, i compiti dei carrozzoni pubblici, che vengono definiti nelle normative approvate da questa maggioranza. Nel “decreto Genova” si introduce la Centrale unica di progettazione per aiutare l'amministrazione nelle progettazioni - peraltro, non si sa, ad oggi, che fine abbia fatto - ed ora introduciamo un'ennesima struttura: la cosiddetta Infrastruttura Italia Spa. Dopo che negli ultimi sei mesi il Governo ha creato tre nuove strutture di governo - Investitalia, Strategia Italia, Struttura per la progettazione -, certamente il numero eccessivo di strutture, le sovrapposizioni delle competenze e i tempi lunghi per l'operatività delle strutture stesse non produrranno alcun effetto positivo sul livello di investimento, ma, al contrario, costituiscono un ulteriore elemento di rallentamento, creando nuova burocrazia invece di toglierla a quella già presente nel nostro Governo. Così come lasciano perplessi le norme contenute nell'articolo 5, norme che hanno l'ambizione di favorire i necessari interventi per sostenere davvero la rigenerazione urbana e la riqualificazione di molte aree urbanizzate del nostro territorio; sono estremamente deboli e non avranno alcun significato o impatto reale, anzi, per certi versi, l'esame al Senato ha forse peggiorato un testo già assai debole in partenza. Una delle poche previsioni positive previste dal decreto è stata invece soppressa al Senato, ossia la norma che obbligava le regioni a prevedere deroghe al testo unico in materia edilizia riguardo a tutti gli standard urbanistici. Con questa modifica apportata al Senato si torna quindi alla norma vigente, che stabilisce la facoltà per le regioni di poter prevedere deroghe, la possibilità e non l'obbligo come sarebbe necessario. È una opportunità persa per una vera e propria riorganizzazione e semplificazione delle norme in materia urbanistica ed edilizia, al fine di arrivare presto ad un vero codice urbano, volto a prevedere misure omogenee in materia di rigenerazione urbana. Su questo punto ho presentato un emendamento per ripristinare la previsione iniziale del decreto. Come ha ricordato anche l'ANCE nella sua audizione di ieri, queste modifiche privano del tutto l'articolo sulla rigenerazione urbana della portata innovativa. Un'occasione persa per favorire l'intervento sul patrimonio edilizio esistente e il contenimento del consumo del suolo, tema fondamentale per fare ripartire il settore immobiliare, nodo cruciale dell'economia nazionale e far sbloccare i cantieri privati, timidamente presi in considerazione da questo decreto, così come le norme sulla qualifica di fine rifiuti, norme fortemente attese da troppo tempo per far crescere l'economia circolare. Mi fa piacere ricordare che sulla qualifica di fine rifiuti la sottoscritta ha presentato da tempo una sua proposta di legge. Apprezziamo comunque la volontà del Governo, ma ancora una volta ci troviamo di fronte a norme deboli, inefficaci e inadeguate. Gli stessi operatori del settore hanno evidenziato come queste norme sul fine rifiuti introdotte al Senato non fanno riferimento a tutte le tipologie provenienti dai rifiuti, che attualmente sono riciclabili e riciclati. Facciamo degli esempi: i rifiuti elettronici, gli inerti da costruzione e demolizione, le batterie di litio, gli pneumatici fuori uso, i rifiuti tessili. Aspettavano misure adeguate alle esigenze operative e tecnologiche, mentre ora sono ancorate ad una norma vecchia. Forza Italia, da sempre sostenitrice di provvedimenti finalizzati allo sviluppo del Paese, vicina a coloro che producono lavoro e di conseguenza benessere, consapevole che, se ripartono le infrastrutture e l'edilizia, riparte l'Italia, vorrebbe rinforzare tutti i provvedimenti che il Governo mette in atto, ma con decreti concreti ed efficaci nell'immediato e non con stratagemmi volti a dare contentini alle singole forze politiche che compongono questa maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.

CHIARA BRAGA (PD). Grazie, Presidente. Intervengo nella discussione generale su questo provvedimento, facendo una serie di preventive e preliminari considerazioni di metodo. Lo hanno già ricordato i colleghi che sono intervenuti prima di me, l'esame di questo decreto-legge complesso, che è stato pesantemente modificato dalla sua versione inizialmente licenziata dal Governo, è stato svolto in questo ramo del Parlamento in tempi particolarmente costretti. È arrivato dal Senato modificato in molte parti sostanziali e l'esame in Commissione si è concluso nell'arco di poco più di 48 ore. Una discussione che non ha impedito, tuttavia, attraverso il lavoro svolto dai parlamentari del mio gruppo, che ringrazio per la presenza e gli interventi che sono stati svolti, ma anche dei soggetti che abbiamo audito nella giornata di ieri e di questa mattina, con l'audizione del presidente Cantone dell'Anac, di rilevare tutta una serie di criticità e di pericoli, di rischi contenuti in questo provvedimento. Devo anche dire, signora Presidente, che forse, per la prima volta, o comunque come raramente era avvenuto in passato, la discussione di un decreto di tale portata, che ha l'ambizione da parte del Governo di sbloccare i cantieri nel nostro Paese, è avvenuta per tutto l'iter alla Camera, in Commissione e in queste ore anche in Aula, in assenza non solo del Ministro delle Infrastrutture, ma di qualunque rappresentante del Governo titolare di una delega attinente al tema degli appalti pubblici.

Sappiamo che il Ministero delle infrastrutture è stato travolto in queste settimane da una serie di dimissioni, più o meno spontanee, sappiamo anche che il Ministro delle infrastrutture, tanto capace in passato di fare passerelle, annunci e roboanti minacce - penso al tema dei concessionari - viene tenuto in debito riserbo all'interno del Ministero, probabilmente perché è incapace di rappresentare le posizioni del suo Governo su questo provvedimento così contraddittorio. L'abbiamo detto, lo chiamano “Sblocca cantieri” ma questo decreto, questo provvedimento non servirà a sbloccare nessuna delle tante opere pubbliche che oggi sono ferme nel nostro Paese e sono ferme per responsabilità di questo Governo, della sua indecisione, delle divisioni, della mancanza di coraggio nel realizzare investimenti attesi da anni dai territori, ma anche per alcune scelte assolutamente incondivisibili di definanziamento e di mancanza di stanziamento di risorse necessarie per completare queste opere. Questo provvedimento è il frutto - come dicevo prima - della propaganda del Governo, che ci ha raccontato di avere messo in campo un provvedimento dalla portata storica, capace di rimuovere tutti gli ostacoli che, nel corso del tempo, nel nostro Paese hanno rallentato le opere pubbliche. Ho detto prima che non è così, è un testo però che ha una grande responsabilità negativa, quella di stravolgere in maniera radicale la disciplina attuale che regola gli appalti pubblici nel nostro Paese, smonta in maniera scientifica i principi ispiratori fondamentali dell'attuale codice degli appalti che era stato varato in questo Paese, dopo una lunga discussione con le parti interessate e con i rappresentanti di interessi, con il pieno coinvolgimento del Parlamento, in recepimento delle direttive comunitarie. Un provvedimento che già era stato oggetto di un fisiologico aggiornamento, con il correttivo, e su cui già questo Governo invece aveva messo gli occhi, con una serie di interventi progressivamente demolitori dei suoi principi ispiratori fondamentali. Voglio fare un riferimento particolare, sul punto di attacco che questo decreto fa alla disciplina in materia di appalti pubblici: quel Codice si basava su un aspetto, che era quello della qualità, qualità delle opere, qualificazione delle stazioni appaltanti e quindi della pubblica amministrazione e qualificazione del sistema delle imprese. Tutti questi punti vengono messi sotto attacco da un provvedimento che, in maniera contraddittoria e anche incondivisibile rispetto all'esigenza primaria di dare stabilità e certezza al quadro normativo degli appalti pubblici, sospende fino al 31/12/2020, quindi per un anno e mezzo, una serie di disposizioni fondamentali che riguardavano proprio questo aspetto, quello dell'innalzare la qualità del sistema nazionale di produzione e di realizzazione delle opere pubbliche, ma anche - ricordiamolo sempre - di erogazione e realizzazione dei servizi nel nostro Paese. Come lo fa? Nel passaggio controverso e anche accidentato al Senato abbiamo sentito delle dichiarazioni incomprensibili, quella di sospendere per due anni una legge dello Stato. La mediazione e la farsa della riappacificazione tra le forze di maggioranza ha portato ad un risultato diverso, ma non per questo meno critico e pericoloso: è stato sospeso fino al 31 Dicembre 2020 l'obbligo di qualificazione e di centralizzazione delle stazioni appaltanti, un tema che tutti gli osservatori internazionali e nazionali ci ricordano essere un punto critico del nostro Paese, un numero troppo elevato di stazioni appaltanti di comuni che non hanno al proprio interno, sia per ragioni storiche e strutturali, ma anche per ragioni dimensionali, le competenze e le qualificazioni necessari a gestire appalti complessi a realizzare appunto le opere pubbliche. L'obiettivo del Codice previgente era quello di passare progressivamente, attraverso un obbligo di aggregazione delle stazioni appaltanti, nelle figure e negli ambiti di maggiore rilevanza e anche attraverso un processo di qualificazione delle stazioni appaltanti, da un numero di circa 56 mila a poco meno di un migliaio di soggetti titolati e qualificati per fare gare e procedure di affidamento degli appalti. Bene, questo processo viene bruscamente interrotto perché è chiaro a tutti che stabilire per norma che si sospende per due anni - per un anno e mezzo - significa interrompere un processo assolutamente necessario invece e utile a fare migliorare e avanzare il sistema degli appalti pubblici nel nostro Paese.

Viene sospeso fino al 31 dicembre 2020 il divieto che era stato inserito nel precedente codice degli appalti di ricorrere all'appalto integrato, cioè la possibilità per le stazioni appaltanti, che a questo punto tornano a essere potenzialmente 56 mila soggetti nel nostro Paese, di affidare i progetti e la realizzazione delle opere non sulla base di un progetto esecutivo ma sulla base di un progetto definitivo. Voglio ricordare a qualcuno che, come dire, ha corta memoria qual è stata la ragione per cui abbiamo compiuto questa scelta due anni fa. Il sistema e il modello dell'appalto integrato avevano prodotto delle storture inaccettabili perché attraverso l'appalto integrato avevamo registrato quanto le opere pubbliche ritardassero nei tempi di esecuzione e come fossero caratterizzate da un aumento incontrollato dei tempi di realizzazione attraverso lo strumento delle varianti in corso d'opera. Ebbene, per questo Governo l'appalto integrato torna a essere ammesso per tutte le categorie di opere, per qualunque importo e per qualunque soggetto che realizzerà questi appalti.

E, infine, la terza sospensione: quella di garantire la terzietà e la trasparenza nella nomina delle commissioni aggiudicatrici degli appalti, con la sospensione dell'obbligo della scelta dei commissari esterni per le gare iscritte all'albo redatto da ANAC. Questo è un altro punto molto critico. Si dice che per poter fare le gare non c'è più bisogno di terzietà, non c'è più bisogno di competenza, ma si potrà tornare a nominare le commissioni di gara senza nessuna verifica dei requisiti di competenza e di trasparenza che, invece, avevamo stabilito.

Questi sono tre punti che vengono evidenziati come modifiche molto critiche e molto pericolose ma che si vanno a sommare a una serie di altre disposizioni che stravolgono, come dicevo prima, gli attuali contenuti del codice degli appalti. Viene reintrodotta la possibilità del subappalto fino al 40 per cento delle opere motivandola in maniera incoerente con l'esigenza di dare una risposta a una procedura avviata dall'Unione europea ma non si capisce, se questa è l'esigenza, per quale motivo questo Governo limita la validità di questa disposizione fino al 31 dicembre 2020. Ce l'ha ricordato questa mattina il presidente Cantone: l'Italia ha - e i dati lo dicono - una situazione del tutto particolare e avrebbe tutte le argomentazioni utili per andare a sostenere a livello europeo la necessità di una regolamentazione più vincolante sul tema del subappalto rispetto a quanto stabiliscono le direttive comunitarie.

La norma sul subappalto - ed è chiaro a tutti - va letta, per la sua pericolosità e per il suo impatto, anche in relazione a un'altra modifica sostanziale che viene fatta con questo decreto: si rimette in campo a pieno titolo quello che era stato definito da molti colleghi, che un tempo, diciamo, si agitavano sugli scranni parlamentari ricordandoci le storture del sistema degli appalti pubblici del nostro Paese ma che in questi giorni sono stati colpevolmente silenti, il tema e il criterio dell'affidamento col massimo ribasso. Il combinato disposto tra nessun vincolo o vincoli molto meno stringenti sul subappalto e il massimo ribasso sono un regalo straordinario a chi vuole fare della cattiva qualità del lavoro e della concorrenza un elemento di competitività nel settore degli appalti pubblici. Viene tolto il limite del 30 per cento, si sospende l'obbligo dell'individuazione della terna dei subappaltatori anche in quei settori che sono a maggiore rischio di infiltrazione della criminalità organizzata come il movimento terre e come quello del ciclo del calcestruzzo e, soprattutto, non è più garantito che venga fatta una verifica sui motivi di esclusione dei subappaltatori. Oggi il subappalto è libero e totalmente incontrollato e troveremo purtroppo, nelle cronache e nelle pagine delle prossime settimane e dei prossimi mesi, notizie che abbiamo tentato in tutti i modi di contrastare con le regole attualmente vigenti.

La regola del massimo ribasso anche qui torna in campo pienamente perché viene equiparata per appalti fino a 5 milioni e mezzo di euro, cioè fino alla soglia comunitaria, alla possibilità di decidere indistintamente di affidare le opere o con la modalità del massimo ribasso o con quella dell'offerta economicamente vantaggiosa.

I dati ci dicono che, laddove è consentito scegliere in maniera identica ed equivalente tra queste due misure, le stazioni appaltanti continuano a scegliere e a privilegiare il metodo del massimo ribasso, il che significa che non ci sarà nessuno sforzo per affidare lavori che hanno obiettivi di innalzare la qualità e che, come denunciano in queste ore qui fuori le associazioni sindacali e le associazioni impegnate sul terreno della lotta alla corruzione, alla mafia e alla criminalità organizzata nel nostro Paese, subappalto e massimo ribasso sono dei grandi regali, appunto, a chi vuole acquisire nuovi spazi all'interno degli appalti pubblici a discapito della qualità dei lavori, della legalità e anche della sicurezza dei lavoratori.

Voglio ricordare, poi, che questo provvedimento introduce altre modifiche molto gravi sul sistema delle soglie. Penso, ad esempio, all'innalzamento fino a 150 mila euro dell'importo entro cui si possono affidare i lavori chiedendo preventivi solo a tre soggetti, cioè un affidamento diretto. Salta ogni principio di concorrenza e di trasparenza e soprattutto questa norma, che era stata inserita - lo ricordava qualche collega prima - nella legge di bilancio e che era stata oggetto di critiche durissime da parte del presidente della Commissione antimafia, Morra, che si era impegnato a modificarla con tutte le sue forze, ora viene resa strutturale. D'ora in poi - e non più fino al 31 dicembre di quest'anno ma per sempre - nel nostro Paese gli appalti fino a 150 mila euro, che sono una parte molto consistente - credetemi - degli appalti fatti dalle pubbliche amministrazioni, verranno realizzati in maniera del tutto arbitraria, senza nessun controllo e senza nessuna garanzia della verifica sulla trasparenza e sulla concorrenza.

E, poi, questa situazione viene aggravata dal fatto che, pur in presenza di una situazione denunciata, ad esempio, nella presentazione del rapporto dell'ANAC la scorsa settimana proprio qui alla Camera, che ci rivela come oggi siano circa 2 mila le imprese nel settore degli appalti pubblici colpite da interdittive antimafia, il ruolo di ANAC viene pesantemente ridimensionato attraverso questo decreto-legge. Infatti, si sottrae all'ANAC il compito non solo di redigere le linee guida per la regolamentazione di tutta una serie di aspetti oggetto del precedente decreto ma si riporta, invece, alla definizione di un fantomatico regolamento unico che deve essere prodotto entro 180 giorni. La storia ci insegna che l'ultimo regolamento attuativo del precedente codice degli appalti del 2006 è stato licenziato nel 2010, cioè quattro anni dopo. Questo Governo, straordinario per tempismo e competenza, propone e si impegna a farlo in 180 giorni. Ovviamente, si impegna a farlo senza coinvolgere le Commissioni parlamentari competenti in materia e senza garantire un pieno coinvolgimento e una garanzia sulla stabilità e sulla certezza delle norme, ad esempio, sulla validità dei contenuti delle linee guida che sono state varate in questo periodo. Il rischio, denunciato da tanti soggetti, di un vuoto normativo, di un vuoto legislativo, è uno dei punti più critici di questo provvedimento. Consegnerete il Paese nei prossimi mesi a una situazione di incertezza e di instabilità nel sistema degli appalti pubblici che, come ci dicono i dati, le imprese e le amministrazioni hanno già cominciato a pagare, perché da quando è stato annunciato un intervento rivoluzionario sul codice degli appalti le gare, le procedure di gara e i bandi sono rallentati a causa proprio dell'incertezza che si è determinata.

Devo dire che in questo decreto si trova anche una serie di cose curiose, perché se è vero che il decreto “sblocca cantieri” serve nelle intenzioni del Governo e di questa maggioranza finalmente a sbloccare i cantieri, e quindi a mettere a disposizione degli operatori un quadro di regole efficace per realizzare le opere pubbliche, spunta un articolo che ha del surreale. Infatti, si dice che per realizzare infrastrutture e interventi infrastrutturali prioritari il Governo è autorizzato a nominare un numero indefinito di commissari straordinari. È lo stesso Governo che dice che le norme che sta approvando non funzioneranno e che per poter fare delle opere prioritarie è necessario nominare commissari con pieni poteri. Quando dico “pieni poteri” intendo proprio questo, cioè commissari che agiranno in deroga ad ogni disciplina in materia di appalti pubblici. Questa è, veramente, la negazione di tante parole che ho sentito, anche poco fa, dalla collega Daga, che criticava lo strumento dei commissari, dicendo: noi non ci riconosciamo nei commissari straordinari…Vi comunico che state appena autorizzando il vostro Governo a nominarne un numero indefinito per opere di qualsiasi dimensione, con qualsiasi caratteristica, senza precisare quali saranno gli ambiti di azione del commissario che verrà nominato e su cui non avremmo più nessun controllo. Questo è l'altro tema, state deregolamentando tutta una serie di passaggi che sono a garanzia della buona esecuzione delle opere pubbliche, avete cancellato l'obbligo di qualificazione del general contractor, avete cancellato l'obbligo che i collaudatori e i direttori dei lavori delle opere realizzate attraverso lo strumento del contraente generale debbano essere individuati all'interno di un albo redatto da ANAC; vi state, veramente, assumendo una responsabilità gravissima, perché questo Paese ha ben chiaro che cosa è stata, in una stagione non molto lontana, la realizzazione delle grandi opere pubbliche consegnate totalmente nelle mani delle imprese, senza che la pubblica amministrazione esercitasse il suo ruolo di controllo e di indirizzo sulla qualità, sul corretto uso delle risorse e sul rispetto delle regole.

Devo anche dire che questo provvedimento avrebbe potuto essere qualcosa di più, avrebbe potuto provare ad intervenire, ad agire su alcuni nodi critici, effettivi, reali della realizzazione delle opere pubbliche nel nostro Paese, sul tema della semplificazione, dell'accelerazione. Quando abbiamo letto “sblocca cantieri” ci saremmo aspettati qualcosa in questo senso; invece, devo dire che in questo provvedimento ci sono cose che vanno nella direzione esattamente opposta, si cancella l'istituto del rito super accelerato per il giudizio sulle procedure di affidamento dei lavori pubblici; si re-istituisce un istituto, quello del collegio consultivo tecnico, che non si capisce che cos'è, non si capisce chi lo paga, non si capisce che valore avranno le sue decisioni, ma viene il dubbio, leggendo in trasparenza tutta una serie di norme, che, attraverso la reintroduzione dell'appalto integrato, attraverso la norma del massimo ribasso e attraverso la creazione di questo istituto del collegio consultivo, cosa diversa dall'arbitrato o dallo strumento dell'accordo bonario, si crei l'ennesima camera di compensazione tra gli interessi della pubblica amministrazione e gli interessi dell'impresa, a cui, appunto, con l'appalto integrato, si consegna grande discrezionalità e grande potere.

Si fa un passo indietro sul tema della qualificazione delle stazioni appaltanti, allungando fino a 15 anni il periodo entro cui può essere dimostrato il possesso dei requisiti SOA; c'è tutta una serie di occasioni mancate, lo ricordavano i colleghi prima; sulla regolamentazione dell‘End of waste, della cessazione della qualifica dei rifiuti, avete fatto una norma inutile, a dir poco, ma che può avere anche degli effetti perversi e pericolosi, vi riempite la bocca di parole come “economia circolare”, “rifiuti zero”, ma con questa norma avete fotografato e cristallizzato il sistema della cessazione della qualifica dei rifiuti nel nostro Paese ad un decreto ministeriale del 1998, dando un calcio sui denti a tutte quelle imprese e a quei settori che in questi anni hanno investito in innovazione, in tecnologia, in ricerca e che aspettano delle risposte che non gli state dando.

Sul tema della rigenerazione urbana, ne parleranno altri colleghi dopo di me, avete usato uno slogan vuoto di ogni misura effettiva ed efficace. Sul tema del sisma, davvero, è imbarazzante aver ascoltato le parole del sottosegretario Crimi. L'audizione dei rappresentanti dell'ANCI dei comuni, ieri, ha denunciato la totale assenza di comunicazione e di attenzione con il commissario straordinario, con il Governo. Vi comunico solo una cosa: avete la responsabilità di governare la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma da più di un anno, non è più il tempo di dire: si può fare di più, si deve fare di più. Le misure da attuare, quelle che avevate promesso di mettere in campo immediatamente sono attese da molto tempo; il tema vero è che non siete in grado di realizzarle e soprattutto state facendo crescere un malcontento e un'insoddisfazione in quei territori anche con un atteggiamento di spregio rispetto alla difficoltà e all'impegno che quotidianamente tanti amministratori locali e tante imprese mettono sul fronte della ricostruzione.

E, poi, concludo, ricordando soltanto un altro aspetto. In questo anno di Governo abbiamo visto come questa maggioranza sia bravissima a creare nuove scatole, a smontare quello che aveva trovato - penso alle strutture di missione sulla scuola, sul dissesto idrogeologico - e a creare magnifiche nuove scatole di competenze che dovrebbero accelerare, semplificare e programmare. Lo avete fatto con Investitalia, l'avete fatto con la struttura unica di progettazione della legge di bilancio che avrebbe dovuto essere operativa entro fine gennaio e di cui ancora non si vede traccia da nessuna parte; qui, giustamente, per non farvi mancare niente, create l'ennesima scatola vuota: Italia Infrastrutture Spa, una società in house, con 10 milioni di finanziamento, che lavorerà, si dice, per supportare l'attività tecnico amministrativa delle direzioni generali in materia di spesa. Credo di non sbagliare se dico che l'obiettivo di questa ennesima scatola vuota sia solo quello di aggirare i vincoli di selezione del personale, un po' di assunzioni clientelari a cui ci avete abituato in questo anno che anche con questo provvedimento non vi fate mancare.

Mi avvio a concludere, signora Presidente. Questo decreto-legge è nato su dei presupposti sbagliati; abbiamo letto e ascoltato i dati che non solo il CRESME, ma anche altri soggetti, altre Autorità, la stessa ANAC, ci hanno fornito in questo periodo. Non è vero che il codice dei contratti è responsabile del blocco degli appalti in Italia, lo dicono anche i dati, quelli registrati, disponibili che comprovano come, nell'ultimo anno, ci sia stata una crescita di oltre il 37 per cento dei bandi per le opere pubbliche, a dimostrazione che le regole messe in campo hanno promosso la diffusione e lo sviluppo di progettazione di qualità, per la realizzazione degli investimenti pubblici.

Il nostro giudizio su questo provvedimento, lo diremo anche nei passaggi successivi, è un giudizio critico e anche preoccupato, perché non produce nessuna riduzione e semplificazione degli iter burocratici, ma ci porta a un drammatico indebolimento della concorrenza, della legalità, della trasparenza, della prevenzione e del contrasto alle mafie e alla corruzione. Lo voglio dire ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, con i quali non c'è stato modo di interloquire nel merito di questi provvedimenti, visto che in questi due giorni sono stati assolutamente silenti in Commissione: avete una memoria corta e, soprattutto, state dimostrando di essere completamente sudditi dei diktat e dei disegni che il vostro alleato di Governo vi ha imposto su questo provvedimento.

Presidente, se qualcuno arrivasse qui in quest'Aula e guardasse i banchi del Governo, non vedrebbe il Ministro Toninelli, e questo può anche non essere un male, ma si chiederebbe perché a rappresentare il Governo che sta approvando e sta promuovendo questo provvedimento sul tema delle infrastrutture e delle opere pubbliche non sieda lì il Ministro Lunardi; tante di queste opere, tante di queste misure ci riportano esattamente a vent'anni fa e questa è una grave responsabilità per tutti voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole D'Eramo. Ne ha facoltà.

LUIGI D'ERAMO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Nel quadro più complessivo del decreto “sblocca cantieri” vi è una parte specifica che riguarda la questione del sisma Abruzzo 2009, ma anche dei terremoti del 2012, del 2016 e del 2017. Si tratta di norme necessarie per rilanciare il processo della ricostruzione nelle aree colpite dal sisma del 2016 e del 2017 nel Centro Italia e, quindi, in Abruzzo, del 2009.

Nei giorni scorsi per il sisma de L'Aquila 2009, il Senato ha approvato le seguenti disposizioni, ovvero un contributo di 10 milioni alla città de L'Aquila, per il 2019, necessario per coprire le minori entrate derivanti dalle maggiori spese e, per la prima volta, dopo otto anni, questa cifra con un certo anticipo sarà garantita anche per il 2020; questo permetterà al capoluogo di regione di poter programmare con efficienza, intelligenza e con maggiore calma l'attività amministrativa derivante, chiaramente, dall'attività stessa di bilancio, perché, come ben potete immaginare, da dieci anni, a causa del fatto che ancora migliaia di famiglie non hanno avuto la possibilità di poter rientrare nelle proprie abitazioni, c'è un buco di bilancio che ingessa la programmazione economica e finanziaria del capoluogo di regione, ma anche dei comuni del cratere. Vero è che, sempre in Senato, un emendamento ha proposto un'integrazione di 500 mila euro per il 2019 anche per i comuni del cratere e per l'ufficio della ricostruzione.

La proroga al 30 settembre del 2020, termine per le imprese per la comunicazione da danni subiti e le osservazioni in ordine al procedimento aperto dalla Commissione europea: ancora viviamo questa situazione imbarazzante dove l'Unione Europea sta richiedendo, a distanza di anni, una parte delle tasse che le imprese colpite dal terremoto o, comunque, che ricadono all'interno del cratere, erano state esentate con legge dello Stato a non pagare. Questo, chiaramente, comporta uno stress per la pianificazione dell'attività imprenditoriale nel nostro territorio, oltre ad una incertezza anche dei livelli occupazionali. Per questo il Governo ha aperto e sta aprendo un confronto con l'Unione europea per far comprendere che la sottolineatura che ci viene mossa, e cioè della cosiddetta sleale concorrenza, è una sottolineatura assolutamente inesistente e irrilevante. Quindi, è necessario garantire proroghe alle nostre imprese fino a quando tra lo Stato italiano e l'Unione europea non si giunga ad una definizione completa di questa spiacevole e assurda vicenda.

Assegnazione temporanea all'Ufficio speciale per i comuni del cratere e fuori del cratere del personale in servizio alla data del 1° luglio 2018 presso i soppressi uffici territoriali per la ricostruzione e, inoltre, cosa altrettanto importante, evitare la cristallizzazione in aumento della dotazione della pianta organica per il comune de L'Aquila e, appunto, per i comuni del cratere.

Così come sono stati inseriti degli interventi per il personale che opera nella ricostruzione ed in particolare l'eliminazione del limite massimo delle unità del personale da adibire alla struttura commissariale, da individuare tra il personale delle amministrazioni pubbliche, fermo restando il tetto delle 225 unità in dotazione.

Il Senato ha anche inserito l'eliminazione del limite di 700 unità/posto, per ciascuno degli anni 2017 e 2018, alle assunzioni di personale con contratto di lavoro a tempo determinato che i comuni possono effettuare.

Sulla base anche di specifiche e riscontrate esigenze, il commissario straordinario può autorizzare gli Uffici speciali per la ricostruzione e i comuni a stipulare ulteriori contratti di lavoro a tempo determinato per gli anni 2019 e 2020, per 200 unità complessive di personale di tipo tecnico o amministrativo-contabile da impiegare esclusivamente nei servizi necessari alla ricostruzione, e nel limite di spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2019 e 8,3 milioni di euro per l'anno 2020.

Viene prevista anche la possibilità, per i comuni interessati dagli eventi sismici, di stipulare contratti a tempo parziale nei limiti delle risorse finanziarie corrispondenti alle assunzioni autorizzate con il provvedimento del commissario straordinario.

Viene introdotta la possibilità per i comuni anche di rinnovare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa del personale impegnato nella ricostruzione sino alla data del 31 dicembre 2019, fermo restando il rispetto del limite temporale previsto dalla normativa europea.

Inoltre, il Senato, anche allo scopo di assicurare il proseguimento e l'accelerazione delle attività di ricostruzione, ha modificato tale norma eliminando la parte relativa alla cessazione delle funzioni della struttura commissariale, anche in considerazione della proroga prevista fino al 31 dicembre 2020.

Sono stati estesi ai professionisti i benefici della zona franca urbana istituita con decreto-legge n. 50 del 2017 nei comuni delle regioni del Lazio, dell'Umbria, delle Marche e dell'Abruzzo, colpite dagli eventi sismici che si sono susseguiti negli anni 2016 e 2017. Si tratta in particolare di esenzione di imposte sui redditi e Irap, esenzione di IMU, esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per gli anni 2019 e 2020.

Quindi, sono interventi importanti, sono interventi che comunque sono stati chiesti dal territorio e che fanno riferimento a situazioni che da troppo tempo avevano sostanzialmente ingessato non solo i processi della ricostruzione, ma anche una ripresa di natura economica e, quindi, una ricostruzione economica dei territori interessati dal sisma.

Inoltre, si prevede anche l'estensione per il 2019 dell'esenzione dal pagamento dell'imposta di bollo e imposta di registro per le istanze, i contratti e i documenti presentati alla pubblica amministrazione; l'eliminazione del tetto massimo di 700 unità di personale, come vi dicevo prima, l'assunzione di 200 dipendenti a tempo determinato presso i comuni del cratere per il 2019 e il 2020; i professionisti assunti in part-time devono autosospendersi dall'elenco speciale per la ricostruzione; l'eliminazione della cessazione delle funzioni, come vi dicevo prima, della struttura commissariale e l'eliminazione del limite delle assunzioni fissato dalla dotazione organica corrispondente al personale in servizio al 30 settembre 2018.

Inoltre, di altrettanta importanza sono: gli affidamenti diretti con incarichi inferiori a 40 mila euro e per soglie superiori con le procedure negoziate tra i dieci professionisti iscritti nell'elenco speciale dei professionisti abilitati; la facoltà per i comuni di fare direttamente l'istruttoria per la ricostruzione pesante della classe E di livello operativo L4, e questo avviene anche per scongiurare fenomeni di abbandono e quindi è necessario procedere a norma di legge ad un'autorizzazione per l'installazione delle strutture per abitazioni temporanee ed amovibili nei comuni che presentano oltre il 50 per cento di immobili dichiarati inagibili con esito E.

Gran parte dei comuni che sono stati colpiti dal sisma, soprattutto successivamente a quello di L'Aquila del 2009, sono comuni montani, che, chiaramente, con la distruzione delle abitazioni, hanno aumentato il fenomeno dello spopolamento. Quindi, come primo obiettivo c'è proprio quello di riuscire a dare e a costruire delle norme che possano evitare in tutti i modi possibili lo spopolamento delle cosiddette aree interne.

Si intende stabilire criteri per evitare la concentrazione di incarichi temporanei ai professionisti nella ricostruzione privata, considerando anche essenziali gli interventi compresi nel primo stralcio dei beni culturali e gli interventi relativi alle chiese di proprietà del fondo edifici di culto: si tratta dell'accelerazione degli interventi di riparazione di circa 700 chiese inagibili.

E per concludere, a completamento del sistema di allertamento nazionale già realizzato, si prevede l'istituzione di una piattaforma di allarme pubblico denominata “IT-Alert”, con la quale, attraverso la tecnologia CBS, si potranno inviare brevi messaggi di testo a tutti i dispositivi cellulari presenti in una determinata zona.

Certamente non sono tutte queste le soluzioni alle migliaia di problematiche che ogni giorno i nostri territori colpiti dal sisma vivono, ma è sicuramente un ulteriore passo avanti rispetto a delle sottolineature e a delle esigenze che da tempo gli amministratori, i sindaci, gli operatori, gli imprenditori, gli artigiani, le partite Iva, i portatori sani di interesse, hanno chiaramente rivolto come richiesta al Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Butti. Ne ha facoltà.

ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie, Presidente. È in un clima di desolazione e forse anche un po' di rassegnazione che si svolge questa discussione generale. Stiamo parlando di un tema comunque importante, strategico, per questo Paese, perché le opere pubbliche e la loro realizzazione rappresentano ovviamente un grande obiettivo per un Governo e per un Paese. E mi unisco al rammarico già espresso di qualche collega relativamente alla assenza del Ministro delle infrastrutture, perché io capisco che ci sia, come dire, un problema di carenza di personale in questo momento al Ministero delle infrastrutture, però avremmo gradito la presenza del Ministro Toninelli, non solo in Aula per questa discussione generale, ma anche in Commissione, nella Commissione territorio e ambiente, che è stata impegnata lungamente, da ieri mattina alle 9 fino a mezzanotte e anche questa mattina e questo pomeriggio, proprio per trattare un tema che è di sua competenza. Poi magari, quando sarà apposta la questione di fiducia e sarà votata la fiducia al Governo proprio su questo provvedimento, lo vedremo davanti a Montecitorio a divaricare le dita, il dito indice e il dito medio, in segno di vittoria, come ci ha abituato a fare, oppure lo vedremo dal balcone di Palazzo Chigi a gridare soddisfazione per l'approvazione di questo provvedimento. Noi non ce l'abbiamo con il Ministro Toninelli, però chiediamo semplicemente che ad ogni provvedimento corrisponda una competenza, e quindi un Ministro. Ad esempio, se avessimo dovuto parlare di siringhe e di termometri, avremmo gradito la presenza della Ministra Grillo; se avessimo voluto parlare di pace e amore, avremmo voluto la presenza della Ministra Trenta. Così, parlando di opere pubbliche, noi gradiremmo avere in Aula il Ministro delle infrastrutture. Questo è un provvedimento che noi approviamo, o meglio, che voi approverete in zona Cesarini, mutuando un po' il gergo calcistico, perché scade, come sappiamo, tra cinque o sei giorni.

Del resto, vi siete baloccati per circa 40-45 giorni nelle vostre continue liti all'interno della maggioranza e avete poi ridotto lo spazio di discussione, lo spazio dialettico a disposizione delle Commissioni e del Parlamento, perché naturalmente non è stato approvato alcun emendamento presentato dalle opposizioni in Commissione. Ed è un provvedimento che presenta delle luci e che presenta anche, però, tante ombre; un provvedimento sul quale, come sa il sottosegretario Crimi, Fratelli d'Italia non è pregiudizialmente contrario, anzi, ha cercato anche di comportarsi in modo diligente sotto il profilo parlamentare, cercando di presentare una serie di emendamenti seri che erano il frutto di un confronto dialettico e serrato con le associazioni di categoria e con tutti i portatori di interesse su questo particolare tema.

E, quindi, non abbiamo fatto ostruzionismo, abbiamo avanzato delle proposte serie - lo ricordava poco fa il collega Trancassini - ad esempio per eliminare o quantomeno per arginare questo fenomeno della burocrazia che uccide le imprese e non solo, come è stato ricordato. Abbiamo avanzato proposte per snellire, per alleggerire, per velocizzare le procedure che, come delle spade di Damocle, pendono sul capo degli imprenditori e dei professionisti che hanno a che fare in materia di opere pubbliche con la pubblica amministrazione. Questo è un testo che sospende, è il caso di dire, visto quello che è accaduto al suo articolo 1; è un testo che non abolisce, che non abroga, è un testo dispensatore di incertezze, perché, quando in materie così delicate come quelle delle opere pubbliche si interviene sospendendo una norma, che peraltro non funziona, e ne parleremo a breve, si distribuisce indubbiamente incertezza.

Che senso ha sospendere alcuni degli effetti prodotti dal decreto legislativo n. 50 del 2016 per un anno e mezzo, fino al dicembre del 2020? Tant'è che noi, in puro spirito costruttivo, con il collega Foti, abbiamo addirittura presentato un emendamento per prorogare questo termine, perché ci rendiamo conto che questo sia uno spazio temporale assolutamente inutile per quello che possiamo definire un test. Voi state testando quelle che potrebbero essere delle norme su un settore delicato come quello delle opere pubbliche. E poi c'è questa relazione al Parlamento che dovrà avvenire da parte del Governo nel novembre del 2020, e quindi immaginatevi se già dall'estate precedente qualche amministrazione pubblica si azzarderà mai a bandire delle gare o a fare degli appalti sapendo che, in funzione della relazione del Governo al Parlamento, il Parlamento potrebbe anche dire “sapete che c'è, la novità è che abbiamo cambiato idea, il testo non ha funzionato e lo accantoniamo”. E quindi, quando in Senato avete inteso lavorare con queste logiche sospensive, potremmo dire, avete intrapreso una strada che più volte, anche nel dibattito in Commissione, noi abbiamo definito una strada insidiosa, una strada scivolosa.

Ma era necessario per voi poter estrarre il coniglio dal cilindro, perché vi eravate ormai infilati in un cul de sac che non vi poteva dare alcuna via d'uscita mediatica, perché quello che a voi interessa è presentare qualcosa sotto il profilo mediatico al Paese.

E allora avete moltiplicato le stazioni appaltanti, anziché snellire le procedure, e questo rischia di aumentare i contenziosi, che, tra l'altro, nel settore delle opere pubbliche sono già numerosissimi, sono veramente elevati. E il contenzioso di cosa si alimenta? Generalmente il contenzioso si alimenta di norme scritte male, quindi di incompetenza, di inesperienza, di incapacità, cioè di chi non è in grado di istruire i bandi. E i bandi sono delle cose serie. Ed è da qui, dalla scarsa e malevola interpretazione degli atti, che poi si generano i contenziosi. Le strutture tecniche sono cose importanti, sono fondamentali per far realizzare una procedura anche al comune più ridotto sotto il profilo dell'organico, ma è fondamentale che anche un comune di 3 mila anime possa dotarsi di una struttura tecnica. La struttura tecnica, come vi dicevo prima, deve avere delle caratteristiche di competenza che, evidentemente, un comune così piccolo non può avere, soprattutto se poi ha la presunzione di voler bandire delle gare per appalti plurimilionari.

E ancora, le commissioni giudicatrici, che abbiamo definito fatte in casa, le commissioni giudicatrici fai da te: anziché scegliere i commissari dall'apposito albo istituito presso l' ANAC, preferiamo farli scegliere così; sì, certo, con qualche requisito, ci mancherebbe anche altro. E allora, colleghi, un altro ragionamento che abbiamo sviluppato in Commissione è riferito proprio al ruolo di ANAC: se noi riteniamo che ANAC in questo periodo abbia cominciato ad esercitare un ruolo forse troppo politico, bisognerà cominciare anche a dirlo; però attenzione, perché fino a questo momento ANAC è stato, in questi anni, il punto di riferimento di numerosi amministratori che, prima di muovere qualsiasi passo, si riferivano al presidente Cantone, ai suoi collaboratori e ai suoi funzionari. Questo francamente non è possibile, perché è un commissariamento della politica operato, suo malgrado, da ANAC. Allora, se l'intenzione è quella di rivedere i compiti di ANAC, facciamolo, come aveva anche anticipato, in modo azzardato, il Presidente del Consiglio Conte, ma facciamolo con un testo serio e una discussione altrettanto seria.

È vero, come è stato detto, che ANCI auspica il ritorno dell'appalto integrato, che, di fatto, avete ripescato e che presenta certamente dei punti di forza, ma altrettanto certamente dei punti di debolezza. Ma perché - e ritorniamo al ragionamento che facevamo prima - l'ANCI sostiene, auspica il ritorno dell'appalto integrato? Lo fa semplicemente perché è difficile reperire le figure professionali per le sole progettazioni. E allora bastava - e lo abbiamo proposto anche con una serie di emendamenti, sia in Senato che alla Camera - fornire gli strumenti e le opportunità ai comuni e agli enti locali di superare questa difficoltà. Vi appellate all'Europa, che, secondo voi, lascia le amministrazioni aggiudicatrici libere di scegliere di prevedere sia l'aggiudicazione separata che congiunta, però è la stessa Europa che, ignorando la peculiarità del sistema Italia e le peculiarità, in questo caso negative, del sistema Italia, concepisce, ad esempio, il subappalto senza limiti. Vi lascio immaginare cosa sarebbe il subappalto senza limiti nel sistema, nella peculiarità negativa del Paese Italia. In Italia il subappalto è materia delicata, da vigilare rigorosamente per combattere le infiltrazioni mafiose e per difendere la qualità dei lavori; e quindi, quando si difende la qualità dei valori, intrinsecamente si difende anche la sicurezza dei cittadini.

Vedete, questo aspetto, coniugato al massimo ribasso, potrebbe, ad esempio, riproporre l'inveterato vizio, che io ho vissuto anche nella qualità di assessore ai lavori pubblici di un comune capoluogo di provincia, ma in molti lo abbiamo vissuto questo problema, delle varianti in corso d'opera, che, anche se il progetto definitivo origina dalla stazione appaltante, possono accadere, possono avvenire. E chi ce lo ha spiegato? Ce lo hanno spiegato quelle imprese, serie, che fanno parte anche delle associazioni di categoria, che sono poi quelle che investono in ricerca, che investono in innovazione, che investono sulla professionalità delle maestranze e dei collaboratori, che non risparmiano sugli stipendi e, soprattutto, non risparmiano sulla sicurezza sul lavoro. E quindi questo è un decreto che fonda la propria esistenza sulla sospensione; e sospensione dell'esistenza e dell'esistente a parte, noi ci aspettavamo molto di più, soprattutto da parte di un Governo che è affamato di risorse con le quali produrre altri temi mediaticamente interessanti.

Allora, c'è questa notizia che è emersa di sottecchi al Senato, e che è una notizia anche preoccupante, perché ci sono 49 opere decise e 50 miliardi di euro bloccati dalle indecisioni del Ministro Toninelli: il quale, lo ricordiamo, per competenza, non so se per reale potere, ma certamente per competenza, ha finto di bloccare il TAV, ha introdotto l'analisi costi-benefici (e quella sì, andrebbe naturalmente sbloccata), ha dimenticato l'ultimo lotto del Terzo Valico dei Giovi, ha ignorato e ostacolato la pedemontana lombarda, e potrei continuare con una serie di altre questioni. Tutto ciò in ossequio al famigerato contratto di Governo.

Nonostante questo, Fratelli d'Italia ha avanzato delle proposte, come dicevo poco fa; e lo ha fatto in modo molto serio: ad esempio, pensavamo di introdurre un termine perentorio ai processi autorizzativi, anche con sanzioni pesanti per gli eventuali trasgressori; la semplificazione degli adempimenti preliminari; una protezione assicurativa; e non solo per chi assume la responsabilità di autorizzare determinate procedure, seguendo ovviamente la legge. Vedete, qualcuno, durante le audizioni, sia al Senato che alla Camera, ha identificato questa patologia, dicendo che è un mal di firma: molto spesso le opere non partono perché ovviamente qualcuno, qualche funzionario non si assume la responsabilità, perché non è sufficientemente tutelato dalla chiarezza legislativa e non si assume quindi la responsabilità di firmare un atto così importante, che comporterebbe poi delle responsabilità, anche di carattere penale, a suo carico. E abbiamo proposto anche l'assunzione di professionisti competenti per velocizzare l'azione delle stazioni appaltanti: altro che, sottosegretario Crimi, i 200 milioni per i navigator.

Il sistema dei lavori pubblici soffre, il sistema dei lavori pubblici sta morendo di burocrazia, sta morendo di incertezza del diritto: questo è un dato inequivocabile, e questi sono i motivi per cui l'Italia non risulta nemmeno attrattiva rispetto agli investitori stranieri, investitori ricchi che potrebbero essere interessati a realizzare opere importanti, per loro economicamente e per noi vantaggiosamente per la crescita e la competitività del territorio. E avete la presunzione di chiamare questo testo “sblocca cantieri”, però non siete d'accordo minimamente sulle grandi opere strategiche da realizzare, non avete un disegno perché non avete una strategia, alla fine, in testa. E sapete qual è il nostro reale disappunto? Che dopo il codice di memoria renziana, naufragato poi col decreto legislativo, più volte citato, n. 50 del 2016, potevate solo avere successo.

Avreste dovuto sfruttare l'occasione per ragionare globalmente in materia di messa in sicurezza del territorio, in materia di mobilità, in materia di trasporto, e invece non l'avete fatto. Avreste potuto affrontare la questione del codice in modo rivoluzionario, così come si confà a un Governo che si autodefinisce del cambiamento. Avete preferito la scorciatoia, la scorciatoia di poteri straordinari e delle deroghe, piuttosto che una riforma organica e globale che potesse durare almeno un quindicennio, almeno un ventennio. E un'altra cosa: se è vero come è vero, perché ci è stato confermato anche in prestigiose audizioni, che il Governo dispone di una cifra mostruosa, di circa 150 miliardi investiti in opere pubbliche, ebbene, sono queste le cose che dovete sbloccare, dovete sbloccare queste risorse; 150 miliardi sono fondamentali, e vi spiegheremo a breve anche il perché: perché l'ISTAT narra che l'utilizzo di queste risorse disponibili genererebbe occupazione per 2 milioni di lavoratori in un Paese malato di disoccupazione, che è intorno al 10 per cento, forse oltre, come sapete.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 18,10)

ALESSIO BUTTI (FDI). Ma c'è un altro aspetto che non ha attirato la vostra attenzione, e men che meno quella del Governo, men che meno quella del sottosegretario Crimi, che d'accordo che una telefonata allunga la vita, però è praticamente mezz'ora che è al telefono: segua un po' anche il dibattito, sottosegretario Crimi, su (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Sia coraggioso, segua un po' anche il dibattito.

Ogni euro pubblico investito in infrastrutture attiva investimenti indiretti, che non è proprio l'indotto ma una cosa che molto ci si avvicina, per 3,5 euro. E noi non dimentichiamo nemmeno che avete recentemente bloccato e posticipato ben 203 opere ANAS, le avete posticipate addirittura di due, in qualche caso di tre anni, per un importo di 16 miliardi di euro, che avete poi utilizzato per obiettivi molto più visibili, mediaticamente parlando, del vostro contratto di Governo. Quindi, da una parte vendete gli effetti dello “sblocca cantieri” e, dall'altra, bloccate le opere.

Però va detto - e l'ho anticipato poco fa - che avreste avuto una prateria dopo il disastro di Renzi. E, in effetti, la creatura di Renzi non ha mai trovato una piena attuazione. Se consideriamo che dei 66 provvedimenti attivati ce ne sono più, anzi meno della metà che non sono stati minimamente adottati, capirete il significato delle mie parole: c'è un eccesso di regolamentazione, addirittura in contrasto con le direttive europee, come peraltro ci ha fatto notare anche il Consiglio di Stato, e nulla di più.

Ora la situazione è chiara: passa troppo tempo tra lo stanziamento delle risorse, la programmazione delle opere, l'approvazione del progetto esecutivo e l'inizio dei lavori. Su questo occorre intervenire; noi riteniamo che qualcosa in questo provvedimento ci sia, ma non basta, non basta. Tanto che il legislatore consente numerose fughe dal codice, soprattutto per quanto riguarda la realizzazione dei grandi eventi.

Non sono rispettati i tempi di pagamento delle prestazioni, ma anche su questo il provvedimento in esame dice assai poco; e questo fenomeno - attenzione! - unitamente alla crisi economica ha determinato irregolarità nel pagamento dei contributi, che comporta l'emissione di un DURC irregolare, e quindi il blocco dei pagamenti: quindi, è il cane che si morde la coda, ed è una questione che va risolta in via definitiva.

Occorre snellire il sistema della qualificazione SOA, ad esempio per evitare alle imprese di dimostrare di possedere i requisiti ad ogni gara: è tempo perso, è denaro perso!

Vado alla conclusione, perché noi abbiamo un problema, abbiamo un problema di ritardo di consapevolezza rispetto a quello che potrebbe essere il potenziale delle opere pubbliche da realizzare in Italia. Ci impieghiamo quasi 4 anni per gli appalti minori fino a 500 mila euro, 7 anni per opere fino a 50 milioni di euro e 15 anni per opere intorno ai 100 milioni di euro; e di questi 15 anni più della metà, 8 anni, sono in perdita di tempo burocraticamente parlando, perdita di tempo, solo perdita di tempo.

E poi c'è il CIPE, che è chiamato in causa anche se non si modifica l'importo ma solo la progettazione; e poi c'è la Corte dei conti, e poi c'è il Consiglio superiore dei lavori pubblici: meno male che in questo provvedimento si è intervenuti anche sui tempi e sulle modalità con cui deve operare il Consiglio superiore dei lavori pubblici.

E poi c'è l'analisi costi-benefici: questo è un altro problema del Ministro Toninelli, e anche questa andrebbe ovviamente sbloccata.

Concludo dicendo che la posizione della questione di fiducia, che attendiamo, non umilia solo le opposizioni: umilia anche la maggioranza, che peraltro ha fatto scena muta in queste ore di lavoro in Commissione; ma umilia soprattutto il territorio, che per crescere ha bisogno di infrastrutture. Peccato, perché abbiamo perso un'altra occasione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Presidente, colleghi, il provvedimento in esame è molto importante per far ripartire finalmente il nostro Paese. Per capirne l'importanza, basta partire da alcuni dati significativi: l'ANCE ha recentemente stimato in quasi 600 le opere bloccate per un valore di 50 miliardi di euro, e se si calcolano tutte le ricadute sull'intero sistema economico nazionale salgono a 100. L'UPI ha svolto un monitoraggio secondo il quale ci sono 1.712 piccole opere la cui fase progettuale è conclusa ma che faticano ad essere messe in esecuzione per vari ostacoli amministrativi.

Nella Nota di aggiornamento al DEF dello scorso anno abbiamo ricordato, inoltre, che in Italia passano in media due anni per realizzare i lavori d'importo minore di 100 mila euro e fino a quindici anni per un importo maggiore di 100 milioni. Questi sono solo alcuni punti che ho voluto raccontare per far capire davvero quanto il provvedimento sia urgente per far ripartire il Paese. Non è quindi un caso che si chiami proprio sblocca-cantieri.

Diversi sono i campi dove abbiamo velocizzato iter lunghissimi e abbiamo introdotto norme che i cittadini aspettano da anni: penso, ad esempio, alla questione della depurazione delle acque reflue che richiedeva un intervento normativo volto ad accelerare gli interventi sugli agglomerati oggetto di infrazione europea. Abbiamo dunque esteso l'ambito di competenza del commissario unico per le depurazioni. Penso ai commissari straordinari per il dissesto idrogeologico e ai commissari per l'attuazione degli interventi idrici che potranno velocizzare così gli interventi infrastrutturali prioritari.

Ci sono novità anche per l'economia circolare: in particolare penso all'end of waste. Grazie alla norma inserita nel decreto-legge inseriamo le linee guida ministeriali. Abbiamo fatto un grande lavoro per evitare il far west autorizzativo per gli impianti di recupero. Nostro dovere e nostro compito di parlamentari e portavoce dei cittadini è scongiurare anche la minima possibilità che la realizzazione dell'economia circolare possa avere effetti negativi sull'ambiente.

In questi giorni abbiamo ascoltato e letto di tutto: addirittura che il decreto ci farebbe correre troppi rischi di opacità e infiltrazioni. Vorremmo chiarire una cosa: le modifiche introdotte accelerano la burocrazia che ha portato talvolta a consentire l'annidarsi di accordi poco chiari. Infatti, è proprio l'eccessiva burocrazia che genera quella terra di mezzo dove si incrociano pericolosi legami tra politica, apparati statali e imprese che favoriscono il malaffare. Non è l'azienda virtuosa che ha buoni uffici che le permettono di lavorare con efficienza e virtuosamente. L'azienda virtuosa vede le porte degli uffici chiusi e trova sempre un passaggio in più da fare. L'azienda infiltrata, invece, quelle mille porte sa come aprirle, purtroppo. Con la “spazza corrotti” combattiamo e fermiamo i collusi; con lo “sblocca cantieri” aiutiamo gli onesti a lavorare al meglio.

Abbiamo messo a punto, quindi, un provvedimento che risponde a esigenze specifiche e concrete, scrivendo norme frutto dell'ascolto di imprenditori, tecnici e cittadini. Lo abbiamo fatto senza fare passi indietro sul fronte della legalità e del contrasto alla corruzione e alla criminalità organizzata. Lo ripetiamo orgogliosamente: finalmente diamo respiro alle piccole e medie imprese serie e pulite che avranno maggiore agibilità e non saranno quindi più escluse dalla possibilità di ambire all'aggiudicazione di appalti.

La semplificazione che proponiamo è una soluzione che garantisce trasparenza e concorrenza in linea con l'identità del MoVimento 5 Stelle, volta a velocizzare la realizzazione delle opere perché il Paese merita di correre e di ripartire. Noi ci siamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pellicani. Ne ha facoltà.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Il provvedimento arriva alla Camera alla conclusione di un percorso tormentato e molto confuso che ha messo in crisi la stessa maggioranza. Esso giunge in Aula senza che ci sia stato nemmeno il tempo di un approfondimento adeguato su un tema che dovrebbe essere strategico per il Paese. L'avete chiamato “decreto sblocca cantieri”, un titolo così evocativo che viene però contraddetto articolo dopo articolo per rivelarsi alla fine l'esatto contrario.

Purtroppo, avete già abituato gli italiani a tali imbrogli: lo avete fatto con il “decreto dignità” che avrebbe dovuto sconfiggere la povertà e abbiamo visto come è andata a finire; lo avete fatto con la legge di bilancio che ha alzato la soglia dell'affidamento diretto degli appalti, elevando il rischio di infiltrazioni criminali e poi lo avete fatto con il “decreto sicurezza” che invece ha creato solo più insicurezza e diseguaglianze e via discorrendo potremmo andare avanti a lungo. Ora siamo arrivati alla resa dei conti: in approvazione c'è il decreto-legge che dovrebbe rimettere in moto l'economia, così l'avete presentato più di cinquanta giorni fa, ovvero come il decreto che finalmente velocizzerà i cantieri, favorirà gli investimenti, sebbene non metta a disposizione un solo euro, per favorire sviluppo, lavoro, occupazione.

Come sempre il titolo genera un sacco di aspettative e recita così: “Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici”. Ma il titolo purtroppo trae in inganno perché non c'è niente di tutto questo.

Non stiamo discutendo, cari colleghi, lo “sblocca cantieri” bensì l'esatto contrario: il “blocca cantieri”. Ma, badate bene, non lo diciamo solo noi, non lo dice il Partito Democratico: l'abbiamo ascoltato nel corso delle audizioni, l'hanno detto i sindacati e i lavoratori nelle piazze, i rappresentanti delle categorie, le associazioni ambientaliste, le associazioni antimafia. È un blocco figlio anzitutto del contratto di Governo che sta mandando a fondo il Paese, un blocco dovuto a un Governo degli annunci regolarmente smentiti dai fatti che sta caratterizzando la maggioranza giallo-verde solo per indecisione, incompetenza e irresponsabilità. Ma purtroppo c'è di più, signor Presidente, perché nella storia della Repubblica più volte ci siamo imbattuti in Governi e Ministri che hanno realizzato poco o nulla ma non si era mai visto un Ministro come Toninelli, che purtroppo neanche oggi è qui in Aula ad ascoltarci, che non solo non ha messo in cantiere alcuna opera ma sta facendo di tutto per bloccare le opere pubbliche già avviate. In qualsiasi altro Paese l'avrebbero già mandato a casa per manifesta incapacità. Dietro l'espressione magica “analisi costi-benefici”, come se l'avesse inventata Toninelli, in realtà si nasconde tutta l'incapacità, l'improvvisazione del Governo del cambiamento, la totale mancanza di idee di un progetto di Paese. Secondo la maggioranza, se i cantieri sono fermi è per colpa della burocrazia, per eccesso di regole, per frammentazione di competenze. Allora cosa fa il Governo? Blocca il codice degli appalti, dopo averlo già modificato quattro volte in pochi mesi prima con il “decreto Genova”, poi con il “decreto semplificazione” e quindi con la legge di bilancio e con il “decreto sicurezza”. Secondo il Governo sarebbe negli ingranaggi del codice dei contratti che si nasconderebbe la paralisi del Paese non, com'è nei fatti, nella paralisi di una maggioranza ormai al capolinea, bensì nel codice degli appalti. Ciò si traduce nell'introduzione di deroghe e sospensioni di norme per un anno e mezzo ovvero significa meno regole e meno controlli fino al 31 dicembre 2020. In cinquanta giorni il decreto-legge è stato scritto e riscritto un'infinità di volte. Prima è stato annunciato l'azzeramento del codice, poi si è giunti a una sospensione di alcune parti, frutto evidentemente di un compromesso nella maggioranza che però, privo di qualsiasi logica, denota solo confusione e assoluta incapacità di elaborare una proposta di riforma globale e assumere decisioni nell'interesse del Paese. Il risultato è un pasticcio molto pericoloso che rischia di avere conseguenze pesantissime per il Paese. Il mix partorito è micidiale perché riduce il ruolo dell'Anac, eleva la soglia del subappalto al 40 per cento, rilancia il massimo ribasso anche se lo chiama minor prezzo vale a dire che qualsiasi gara sotto i 5 milioni e mezzo potrà essere assegnata con la regola del massimo ribasso che porterà le stazioni appaltanti a non fare alcuno sforzo per cercare la qualità, bensì ad utilizzare sempre ed esclusivamente la fattispecie del massimo ribasso. Il decreto-legge sospende, inoltre, il divieto di appalto integrato: ciò significa poter bandire un unico appalto per la progettazione e la realizzazione dell'opera, spalancando nuovamente la strada a corruzione e illegalità.

Signor Presidente, il decreto-legge intende far passare il messaggio secondo cui, se vogliamo fare le opere e far ripartire i cantieri, servono meno regole. È una vecchia legge della politica degli affari in base alla quale, in nome del fare, bisogna ridurre le regole, le tutele di legalità e le tutele per i lavoratori. La parola d'ordine è deregolamentare ed è stupefacente che tale messaggio arrivi da chi come il MoVimento 5 Stelle nella scorsa legislatura ha impartito lezioni a tutti su trasparenza e rigore. Chi per anni ha predicato più trasparenza, più controlli, maggior legalità ora propone un provvedimento fondato su meno regole e meno controlli in cui le risorse per la sicurezza del lavoro diventano oggetto di gara anziché essere un elemento separato. Ora come farete a far metabolizzare ai vostri elettori che la Lega abbia dettato anche questo decreto-legge; vi ha imposto di venire meno ai vostri principi, ben sapendo che al precedente Governo del centrosinistra vietavate esattamente il contrario. Il decreto propone poi l'introduzione tra le altre cose della figura dei commissari. Non è una novità: anche il Governo Prodi nel 1997 introdusse i commissari, all'interno di quello che fu forse il primo “sblocca cantieri” che fece da apripista a successivi decreti emanati da vari Governi nel corso del tempo sulla stessa materia.

I commissari del Governo Prodi, però, venivano nominati a fronte di un'emergenza ed erano finalizzati ad opere ben precise, strategiche per il Paese e, soprattutto, finanziate.

Nel provvedimento che stiamo discutendo si prevedono commissari per interventi straordinari ritenuti prioritari. E cosa vuol dire? Quali sarebbero questi interventi prioritari, Toninelli? La realizzazione di un qualsiasi raccordo autostradale oppure un semplice piano straordinario per tappare le buche stradali? Purtroppo, ho questa impressione, vuol dire semplicemente una cosa: massima discrezionalità. Significa che i commissari potranno essere nominati in modo arbitrario quando e come si vuole e, soprattutto, potranno agire al di fuori di qualsiasi regola, senza che vi sia un'emergenza riconosciuta e potranno agire in deroga a qualsiasi norma. Di questo si tratta e, del resto, lo ha detto lo stesso Cantone, presidente dell'ANAC, oggi in Commissione ambiente: ha sollevato dubbi di legittimità costituzionale. Tutto ciò in un Paese come il nostro, in cui la corruzione è molto diffusa anche nella pubblica amministrazione, in cui la criminalità organizzata penetra nell'economia legale, in cui, come hanno dimostrato numerosissime inchieste della DDA, le mafie sono radicate in tutto il Paese, nel Meridione come nell'Italia settentrionale. È molto pericoloso allargare le maglie dei controlli ed ancor più grave, Ministro dell'Interno, sentirla sostenere che non servono le regole, ma è sufficiente usare il buon senso per realizzare le opere e sbloccare i cantieri fermi.

Noi non la pensiamo così, signor Presidente: la sfida è un'altra, è tenere assieme trasparenza, legalità ed efficienza, un risultato che può essere ottenuto solo riducendo gli spazi alla discrezionalità. È l'esatto contrario di quanto sta scritto in questo provvedimento che, purtroppo, così formulato, rischia soprattutto di spalancare la strada a cricche di berlusconiana memoria, anziché sbloccare le opere.

Un focus a parte, colleghi, è in merito all'articolo 4, comma 6-bis, relativo al commissariamento per il completamento del MOSE. Il MOSE è un'opera faraonica, ideata e progettata quasi quarant'anni fa, per far fronte al problema dell'alta marea a Venezia. È un'opera che per quanto mi riguarda non sarebbe mai dovuta realizzare, ma giunti al 94 per cento dei lavori e spesi 6 miliardi di soldi pubblici, che lievitano a 9, considerando tutte le opere connesse, credo che i lavori vadano conclusi e bisogna fare in modo che il MOSE, che nel recente passato è stato al centro di uno scandalo che tanto ha offeso e umiliato la città di Venezia e l'Italia intera, funzioni. Il commissariamento all'indomani dello scandalo del consorzio Venezia Nuova, il consorzio di imprese che, per legge, opera in regime di monopolio per la realizzazione delle dighe mobili, non ha dato gli esiti sperati, in quanto, negli ultimi quattro anni, i lavori hanno proceduto al rallentatore e ora sono pressoché fermi, come verificato anche dalla missione compiuta su mia iniziativa dalla Commissione ambiente della Camera. Di fronte a questa inerzia, l'individuazione di una sorta di supercommissario, possiamo chiamarlo, per la conclusione dei lavori del MOSE suona come una sorta di ultima spiaggia. In un anno non avete fatto nulla e ora cercate di correre ai ripari.

Ma l'articolo, che riguarda, appunto, l'individuazione del commissario, dopo un'infinità di taglia e cuci, è rimasto ambiguo, troppo ambiguo e c'è la necessità di fare chiarezza, in quanto è in gioco il destino non solo dell'opera, ma di 250 lavoratori. Il Governo era partito prevedendo una tassa di scopo per il finanziamento della manutenzione e della gestione del MOSE attraverso la costituzione di un'agenzia formata da Governo, regione, comune, città metropolitana e porto; poi, di fronte a una vera e propria sollevazione popolare, è stata fortunatamente eliminata la tassa. Era rimasta l'agenzia, ma, alla fine, è stata cancellata anch'essa per mancanza di copertura economica, dal momento che la manutenzione del MOSE costerà circa 100 milioni l'anno. Stralcio dopo stralcio, è rimasto il commissario - bene -, non si capisce però cosa intenda il Governo quando scrive che il commissario potrà avvalersi delle strutture delle amministrazioni centrali o territoriali interessate, nonché di società controllate dallo Stato e dalle regioni.

Il MOSE è stato ideato, progettato con il lavoro dei dipendenti del consorzio Venezia Nuova, di Thetis e di Comar, lavoratori che nulla hanno a che vedere con gli scandali e che si sono distinti per professionalità e competenze.

Signor Presidente, con questo provvedimento così ambiguo questi lavoratori rischiano di restare a casa e si mette a rischio il futuro di 250 famiglie.

Sempre in relazione agli interventi per la salvaguardia della laguna, merita un approfondimento anche il comma 6-ter, in base al quale il Governo decide di ripartire le risorse della legge speciale - 25 milioni per l'anno 2018 e 40 milioni per ciascuno degli anni dal 2019 al 2024, in tutto 265 milioni dovuti agli enti locali e ai vari soggetti interessati - senza convocare il “comitatone”, bensì per decreto. Non era mai successo prima: il “comitatone” è un organismo collegiale istituito dalla legge speciale, presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri, al quale partecipano vari Ministeri e rappresentanti delle istituzioni locali ed è il luogo dove, da circa cinquant'anni, vengono discusse e assunte le decisioni e finanziati i progetti e le attività relative alla tutela e alla salvaguardia di Venezia. Solo il Governo del cambiamento non convoca il “comitatone”, preferendo ripartire le risorse per decreto. Questa è l'idea di partecipazione e di cittadinanza attiva del Ministro Toninelli e del MoVimento 5 Stelle.

Venezia, caro Ministro che, prima o poi, verrà in Aula, non si governa per decreto, sulla testa dei veneziani, una città come Venezia. Il Governo convochi il “comitatone”,; basta con i giochetti, lo convochi, così potete chiarirvi le idee anche sul tema delle grandi navi.

Merita un approfondimento, a mio modo di vedere, anche l'articolo 5 del decreto, relativo alla rigenerazione urbana - un tema a me molto caro -, ma anche le premesse di questo articolo traggono in inganno. Si parla, leggo testualmente, di rigenerazione urbana volta alla riqualificazione del patrimonio edilizio e delle aree urbane degradate, alla riduzione del consumo del suolo, allo sviluppo dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Uno legge e dice: bene, tutti obiettivi condivisibili; poi, però, prosegue e non si capisce come si intende raggiungere tali obiettivi. Come si pensa di conseguirli con un decreto così confuso, dove è stato inserito di tutto? È evidente che lo scontro politico interno alla maggioranza è tale da aver prodotto un testo confuso al punto di ridurre l'articolo al nulla: purtroppo non c'è alcun nesso tra le premesse e le norme seguenti. Abbiamo provato a dare sostanza a questo capitolo attraverso emendamenti di merito che, però, sono stati bocciati senza avere nemmeno la possibilità di aprire un confronto sui contenuti.

Il decreto non contiene niente su un tema fondamentale come il consumo del suolo, che meriterebbe una legge ad hoc. Nonostante i grandi proclami del Governo del cambiamento, tipo “stop al consumo del suolo”, “costruire sul costruito”, nel nostro Paese - dati ISPRA -, ogni secondo, vengano coperti con cemento e asfalto due metri quadri di territorio, e questo decreto è, purtroppo, destinato a peggiorare le cose. Si cita la legge n. 1944 del 1968: il decreto di riferimento in materia urbanistica che definisce gli standard, fissa i limiti di distanza e di edificazione, stabilisce le volumetrie e molto altro. Si fa riferimento a tale legge, ma si ipotizzano delle modifiche tra loro contraddittorie e, anziché puntare su un'effettiva rigenerazione delle nostre città, in particolare delle periferie, prevedendo una minore densità urbanistica, maggiori spazi di socialità per gli abitanti…

PRESIDENTE. Colleghi, siete pregati di osservare, chiedo scusa per l'interruzione, un po' di silenzio. Prego.

NICOLA PELLICANI (PD). …con l'obiettivo di favorire una migliore qualità della vita, si fa esattamente il contrario. Anziché offrire strumenti per rispondere alle esigenze volte a migliorare i servizi collettivi, ad espandere aree verdi in zone residenziali popolari, che spesso sono state originate dall'abusivismo edilizio, si prevede invece la possibilità di ridurre ulteriormente gli spazi, di derogare al limite di dieci metri. In buona sostanza, si introducono norme che, se applicate, peggioreranno la qualità della vita nelle periferie. Insomma, il Governo annuncia interventi di rigenerazione urbana, ma scrive un decreto che non aiuterà le periferie; soprattutto, non prevede investimenti, non mette un euro su questo decreto. Avete preso voti nelle periferie - mi riferisco alla maggioranza - e ringraziate così chi le vive, prendendoli in giro. Per parlare di rigenerazione urbana, signor Presidente, è indispensabile prevedere investimenti pubblici e privati, ma il decreto non contiene nessuna misura che vada in tale direzione, è una scatola vuota, mentre sappiamo quanto urgente sarebbe agire positivamente sulle periferie delle città, ma non solo su di esse, perché non sono più rinviabili gli interventi di rigenerazione urbana in tutte le aree periferiche del Paese, a cominciare dai piccoli comuni dimenticati…

PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato, un attimo soltanto. Colleghi deputati, fino a qualche minuto fa c'era un silenzio assoluto. Quando si entra in Aula, se lo si fa, è per guadagnare la propria posizione e ascoltare gli interventi degli altri, altrimenti non c'è una votazione in corso, non è obbligatorio stare qui e comunque non è possibile disturbare i colleghi deputati che stanno svolgendo i loro interventi. Quindi, vi chiedo di osservare il silenzio necessario per garantire lo svolgimento di questa seduta. A lei la parola, deputato Pellicani, chiedo scusa.

NICOLA PELLICANI (PD). Purtroppo, Presidente, si ricorderà che una delle prime misure di questo Governo fu proprio l'azzeramento dei fondi per le periferie stanziati dai Governi di centrosinistra, per poi fare una parziale marcia indietro. Pensavo che con questo decreto il Governo intendesse riscattarsi e riprendere in mano un tema così strategico. Nelle periferie, come è noto, vive la maggioranza dei cittadini e gli abitanti di quelle aree vivono nel degrado e nel senso di abbandono, perciò non sono più rinviabili investimenti adeguati per ricucire pezzi di città, di territorio, per dirla alla Renzo Piano, e rispondere a un'emergenza sociale prima ancora che infrastrutturale. Ma il decreto “sblocca cantieri” non contiene nulla di tutto ciò, non prevede l'investimento di un euro per le periferie, i cittadini lo devono sapere. Del resto, il Governo giallo-verde ha fatto propria la teoria dell'ex sottosegretario Siri, secondo cui, per rilanciare l'economia, non servono investimenti, bensì meno regole. Tutto qui, è disarmante, ma è molto semplice.

PRESIDENTE. Deputato Pellicani, le chiedo scusa, ma sono costretto a interromperla un'altra volta. Colleghi deputati, è necessario osservare il silenzio. Chi sta in piedi e sta parlottando, o si accomoda, o esce dall'Aula. Comunque non riprendiamo, fino a che non c'è silenzio. Prego, deputato Pellicani.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie. Il decreto “Sblocca cantieri”, dicevo, non contiene nulla di tutto ciò, non prevede l'investimento di un euro per le periferie e i cittadini lo devono sapere. Del resto, il Governo giallo-verde ha fatto propria la teoria dell'ex sottosegretario Siri, secondo cui, per rilanciare l'economia, non servono investimenti, bensì meno regole - tutto qui -, è disarmante ma è molto semplice. La verità è che i cantieri non sono bloccati dal codice degli appalti, ma dal contratto di governo, ci sono 49 miliardi di opere pubbliche ferme, bloccate dall'indecisione del Governo. Con l'approvazione di questo decreto vi assumete una responsabilità pesantissima nei confronti di tutti gli italiani, in particolare dei lavoratori e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Prisco. Ne ha facoltà.

EMANUELE PRISCO (FDI). Grazie, Presidente. Cercherò di essere breve per facilitare l'andamento dei lavori dell'Aula. Questo provvedimento ha, come molti altri provvedimenti di questo Governo, un nome molto roboante, ha la pretesa, con un titolo, di far partire le opere pubbliche - poi ci torno nel dettaglio -, come molti altri provvedimenti roboanti, ma dagli effetti minimali, abbiamo visto presentare nel corso di questa legislatura. Io mi soffermo velocissimamente su tre temi, ma sarebbero molti i temi da trattare in questo in questo ambito. Abbiamo provato a migliorarlo e correggerlo, non avendo un approccio pregiudiziale nei confronti di questo provvedimento, con degli emendamenti che sono stati puntualmente rigettati.

Mi riferisco, in particolare, al tema degli appalti: vedete, sarebbe stato, in tema di appalti sufficiente una sola norma, una norma, un articolo che abrogasse il decreto legislativo n. 50 del 2016, perché c'è bisogno di un intervento organico sul Codice degli appalti, che consenta di avere poche regole, ma chiare, perché il Codice degli appalti deve servire e serve a far lavorare, nel rispetto delle regole, le imprese, non a bloccarne l'attività economica e impedirne la possibilità di intervento sul mercato. Infatti, vedete colleghi, chi vuole delinquere delinque perché, di lavoro, fa eludere le norme (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA (ore 18,43)

EMANUELE PRISCO (FDI). Chi vuol rispettare, vuol lavorare, si trova ingarbugliato in sistemi di burocrazia che ne impediscono spesso l'opera. Vedete, proprio per questa burocrazia e per questa difficoltà di rendere chiare le norme, ci sono circa 150 miliardi di opere finanziate che non sono partite e vi do un piccolissimo dato che ci consente di capire cosa significa in termini di impatto sulla nostra Nazione e sull'economia del nostro Paese. Gli esperti quantificano e fanno corrispondere a un miliardo di investimento circa 14.000,15.000 nuovi posti di lavoro; questo significa che, per 140, 150 miliardi di euro, siamo di fronte ad un blocco di 2 milioni di posti di lavoro. Altro che reddito di cittadinanza! Avremmo dato un lavoro certo alle persone se avessimo avuto il coraggio di intervenire con forza, e sono sicuro che gli amici della Lega avrebbero voluto, se non si fossero trovati in questa innaturale alleanza con il MoVimento 5 Stelle. Ci sono anche degli interventi, per carità timidi ma positivi, sulle soglie e su alcune istanze burocratiche che vengono facilitate, ci sono sul ruolo, in alcuni ambiti, del CIPE che viene semplificato, ma non si è dato corso per esempio ad altri temi. L'abbiamo proposto con un emendamento che è stato bocciato al Senato, ed è stato presentato anche alla Camera, su un fondo dello 0,50 dei ribassi a tutela dei crediti delle imprese. Questa norma, che ci auguriamo possa essere recuperata in questo o in un prossimo urgente provvedimento, non serve a tutelare Tizio o Caio, non serve solamente a risolvere l'annosa questione dell'Astaldi nella realizzazione della parte del quadrilatero Umbria-Marche, ma serve soprattutto a difendere un pezzo importante del nostro sistema produttivo, le piccole e medie imprese, che rimangono incagliate in questi grandi general contractor e che ne impediscono la riscossione dei crediti, la prosecuzione dell'attività, l'avvio verso procedure fallimentari (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi dobbiamo difendere chi lavora e chi crea lavoro: o ci mettiamo nell'avviso di intervenire anche a tutela di questi, o rischiamo di mandare all'aria tutto. Io capisco che al MoVimento 5 Stelle interessi tenere i cittadini, i non lavoratori in uno stato di disoccupazione per poi poterli in qualche modo tenere con la paghetta del reddito di cittadinanza, ma credo che la povertà si combatta innanzitutto creando lavoro e creando sviluppo economico. E poi un altro tema, il terremoto, un altro intervento che non va al cuore del problema, e vado al punto, Presidente. L'abbiamo detto in più circostanze, in ogni provvedimento in cui si è parlato di questo tema: il personale dei comuni e degli uffici speciali per la ricostruzione non è sufficiente. Lo abbiamo spiegato - lo ha fatto molto bene il mio collega Zaffini al Senato – dicendo che nella piccola realtà, la più piccola delle tre realtà del centro Italia colpite dal terremoto, l'Umbria, in cui con il personale attualmente a disposizione di questi uffici ci vogliono quindici/sedici anni per le procedure autorizzative, quindi significa che diamo una risposta in termini di ricostruzione ai cittadini e alle imprese dopo venti anni, perché ci sono in questo momento circa venti persone, venti persone possono fare con i tempi tecnici previsti, circa 500 pratiche l'anno; sono previste oltre 8 mila istanze autorizzative non realizzative e, quindi, significa che la ricostruzione partirà tra 15-16 anni. Io credo che bisognava non investire su 5 mila navigator ma forse su 500 giovani ingegneri e architetti per dare una risposta alle popolazioni terremotate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E poi l'ultimo tema - e vado a conclusione, Presidente - relativamente all'articolo 5, anche in questo caso con un titolo affascinante sulla rigenerazione urbana. Vi sono alcune norme che riguardano le distanze degli edifici, ci sono alcune norme, piccole e modeste, che riguardano profili di efficientamento energetico, ma forse bisogna porre il tema di una revisione, ossia di una legge urbanistica organica per ripensare il modello di vita delle nostre città e il modello di sviluppo, perché - e noi l'abbiamo fatto presentando anche su questo un emendamento - sul tema delle opere realizzate a metà, per esempio, su quei cantieri fantasma, nei quali si annidano e si nascondono spesso fonti di degrado e fonti di insicurezza, in cui si nascondono clandestini e irregolari, in cui spesso vi sono anche materiali pregiudizievoli per la salute dei cittadini, forse sarebbe il momento di immaginare una norma che consenta ai comuni di abbatterli e far tornare la sicurezza per la salute, ambientale e urbana in quartieri che spesso sono oggetto di degrado a causa di questi mega mostri rimasti incostruiti. Forse il tema della rigenerazione urbana e di una legge urbanistica che faccia ripensare le nostre città a misura d'uomo e a misura di famiglia e che sappia dare una risposta in questo senso è assai urgente e non, anche su questo, interventi spot.

Dicevo, quindi, di norme con nomi roboanti per piccoli provvedimenti quando, invece, noi abbiamo bisogno, come dicevo, di regole chiare e sufficienti per far lavorare le imprese - e non bloccarle - per tutelare e far crescere il nostro sistema produttivo. Abbiamo bisogno sul terremoto - e lo dico da parlamentare dell'Umbria - di un intervento deciso per dare il personale agli uffici speciali della ricostruzione e ai comuni per poter sveltire le pratiche e per dare ai cittadini, che aspettano ormai da troppo, troppo, tanto tempo, una risposta efficiente da parte della pubblica amministrazione. Bisogna ripensare i temi di vitalità e di vita urbana delle nostre città con un nuovo modello di sviluppo sostenibile, sì di efficientamento energetico, sì di rigenerazione, sì di sostituzione urbana, sì di una nuova attenzione al paesaggio e all'ambiente di cui non solo - e non solo non è poco - abbiamo il compito di preservare la vita e l'esistenza ma che possono diventare anche un nuovo modello di sviluppo per la nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, proviamo ad abbassare un po' il tono della voce, così da consentire ai vostri colleghi di intervenire.

È iscritto a parlare l'onorevole Morgoni. Ne ha facoltà.

MARIO MORGONI (PD). Grazie, signora Presidente. Siamo in questi giorni al primo compleanno del Governo del cambiamento ma nell'interesse del Paese c'è da augurarsi vivamente che sia anche l'ultimo, perché dal punto di vista dei risultati l'anno che abbiamo alle spalle è un anno da dimenticare e non si intravede certo alcuna novità positiva all'orizzonte e, anzi, proprio con questo provvedimento si ripropone e si fornisce un'ulteriore conferma di un metodo ormai consolidato da parte delle forze politiche di maggioranza, quello della ricerca sistematica di scorciatoie utili al consenso piuttosto che alla ricerca di soluzioni utili al Paese, un metodo su cui Lega e 5 Stelle hanno mostrato e mostrano una sintonia tanto piena quanto singolare in un percorso, per il resto, costantemente caratterizzato da polemiche e conflitti.

Nel corso di quest'anno il Paese ha dovuto constatare a proprie spese che le scorciatoie non portano a soluzioni durature bensì a fallimenti che si concretizzano con i numeri negativi della crescita economica ma anche con l'incertezza diffusa all'interno e con una credibilità compromessa all'esterno.

Non sono state certo le leggi a bloccare le opere, ma l'assenza di una volontà politica chiara e univoca. Quindi, la maggioranza dovrebbe piuttosto concentrarsi sullo sblocco della politica.

Nel caso del provvedimento in esame la scorciatoia non si rivela solo illusoria, ma pericolosa. Il pericolo evidente è quello di accentuare mali storici di questo Paese, dall'illegalità diffusa alla corruzione radicata e all'ampia propensione ad aggirare le regole. Ad oggi, oltre 2 mila sono le imprese raggiunte da interdittiva antimafia - lo diceva, questa mattina, il presidente Cantone - e questo elemento è un segnale eloquente della portata del tema legalità nel nostro Paese. Con lo “sblocca cantieri” che state per approvare non si va verso un sistema di norme consolidato e certo, ma si mettono toppe tanto vistose quanto inefficaci, destinate, tra l'altro, a creare ulteriore disorientamento tra operatori economici e funzionari amministrativi in un settore delicato come quello degli appalti pubblici. In effetti, con il decreto in esame si realizza un puro e semplice allargamento delle maglie, un indebolimento delle regole senza alcun intervento sui problemi strutturali del settore. Pensiamo, ad esempio, alla realtà esorbitante delle oltre 30 mila stazioni appaltanti, troppo vasta per consentire controlli adeguati, di diffusa inefficienza e scarsa professionalità, terreno indubbiamente congeniale per l'attecchimento della corruzione. Dunque, la sospensione dell'obbligo di utilizzo della stazione unica appaltante per comuni non capoluogo va in direzione esattamente opposta a quelle che sono le esigenze.

Tra l'altro, va sottolineato che con questo decreto il Governo mette sul banco degli imputati l'appalto pubblico, additandolo come unico responsabile della ingiustificata lentezza del percorso che porta alla realizzazione di opere e servizi pubblici. Stando, però, a uno studio recente dell'ANAS sulle procedure che si affrontano per realizzare un'opera pubblica, si evidenziano trentasei passaggi prima dell'inizio dei lavori, ventiquattro dei quali sono necessari per arrivare all'approvazione del progetto prima di approdare alla gara. Quindi, in realtà, si interviene su un terzo del percorso, quello a valle, quando il collo dell'imbuto è collocato a monte. Ma anche ponendosi a valle ed esaminando la dinamica degli appalti, si riscontra che il 65 per cento, all'incirca, degli appalti banditi ogni anno in Italia viene assegnato senza passare da una gara, ma attraverso incarichi a ditte di fiducia, scelte direttamente o sulla base di inviti non preceduti da un avviso pubblico (e cito dati ANAC).

Quindi, state intervenendo sulla base di presupposti infondati e in modo maldestro, con un provvedimento che sembra basarsi sull'assunto che smantellare le regole in un sistema e in un contesto dove forte è la propensione ad aggirarle equivalga a recuperare efficacia ed efficienza. Ben presto ci troveremo, purtroppo, a prendere atto dell'inefficacia di questo approccio, che non garantirà più risultati, ma certamente più problemi e le reazioni non certo entusiastiche delle imprese e degli operatori, che in teoria dovrebbero essere tra i beneficiari del provvedimento, sono un segnale chiaro che non siamo affatto sulla strada giusta.

Non mi dilungo su altri aspetti, ma mi limito a un'osservazione breve sulla norma introdotta con il provvedimento in esame che prevede una proliferazione di commissari da nominare per l'esecuzione di singole opere. Al di là di altre criticità, questa scelta segnala, con ogni evidenza, la volontà di rinunciare a ogni serio tentativo di riformare organicamente il sistema, superandone le criticità. In sostanza, un'altra scorciatoia, in questo caso direi più propriamente un atto di resa che fa ripiegare verso soluzioni eccezionali, quasi teorizzate come la via ordinaria e sostitutive di norme ritenute impraticabili e inutilizzabili.

Il filo conduttore del provvedimento, che produce un oggettivo indebolimento del sistema delle regole, è il considerevole aumento del livello di discrezionalità nell'attività di politici e amministratori di enti pubblici. E posso solo immaginare la reazione dei rappresentanti in Parlamento del MoVimento 5 Stelle se il Partito Democratico, nella scorsa legislatura, si fosse fatto promotore di provvedimenti di questa natura: come minimo saremmo stati accusati di promuovere il malaffare e l'illegalità. Credo sia inutile appellarsi alla coerenza, ma vorrei, in ogni caso, citare le parole del senatore Morra, esponente 5 Stelle e presidente della Commissione antimafia. Le sue parole sono queste: “Il subappalto è il grimaldello preferito dalle mafie per entrare nei lavori pubblici”. Se così è, cari colleghi 5 Stelle, voi contribuirete, con il vostro voto positivo a questo provvedimento che amplia lo spazio del subappalto, a rendere più robusto questo grimaldello e ad aiutare le mafie a radicarsi ancor più nel settore dei lavori pubblici.

Alcune considerazioni intendo farle sulle norme dedicate al processo di ricostruzione connesso agli eventi sismici che hanno colpito il Centro Italia nel 2016 e nel 2017. Su questo tema, il decreto avrebbe dovuto stupirci con effetti speciali, quelli a lungo annunciati, ma ben presto svaniti, in un testo che riserva poche novità, ancor meno impegni e pressoché zero risorse. Il sottosegretario Crimi ha tentato un'imbarazzata difesa d'ufficio del Governo, insistendo sul fatto che è difficile correggere scelte sbagliate, ovviamente quelle degli altri, ma in campagna elettorale Lega e 5 Stelle non affermavano questo, proclamavano, bensì, che le soluzioni fossero a portata di mano.

La situazione, in particolare nell'entroterra, resta ancora oggi oggettivamente drammatica. La ricostruzione procede con estrema lentezza, l'economia nelle aree interne è ridotta a pura lotta per la sopravvivenza e continuano, inesorabili, a far sentire i loro effetti negativi fenomeni come lo spopolamento e la perdita dei servizi, che già caratterizzavano questi territori prima del terremoto; a ciò si aggiunga, ed è forse la nota preoccupante, che si diffonde ogni giorno di più, nella popolazione, ma anche tra gli amministratori locali, uno stato d'animo di sfiducia e di rassegnazione. Il commissario straordinario Farabollini, nell'audizione dello scorso gennaio, in Commissione ambiente di questa Camera, comunicava che le istanze di contributo attese ammontano a oltre 90 mila, quelle presentate a 13 mila, quelle completate a circa un migliaio e già la crudezza di questi dati è in sé drammatica. Tutto questo segnala la necessità di una svolta, richiamerebbe un impegno straordinario e imporrebbe scelte chiare e coraggiose, ma di tutto questo non c'è alcuna traccia nel provvedimento in esame.

Anzi, il pasticcio della busta paga pesante, ed è un pasticcio che è di questo Governo, è tutto di questo Governo, segnala, da un lato, pressapochismo, dall'altro, disinteresse. Dal 1° giugno era prevista la restituzione in 120 rate dei benefici di cui alla busta paga pesante e dopo pressanti richieste il Governo decide di prorogare la restituzione, ma, prima, al 31 ottobre, poi, al 15 dello stesso mese, senza intervenire sulla riduzione della misura della restituzione, di cui pur ancora oggi il sottosegretario ha parlato e che potrebbe essere una misura adottata in occasione dell'approvazione della legge di bilancio, ma, in questo caso, non riesco a comprendere come mai la proroga della restituzione sia finalizzata al 15 ottobre e non al 31 dicembre di questo anno. Ma questo provvedimento tardivo del Governo ha generato caos tra lavoratori, pensionati e imprese, perché il Governo ha garantito la proroga, forse ignaro che un emendamento approvato in una Commissione di un ramo del Parlamento non ha alcuna forza di legge. Alla fine di tutto ciò arriva la beffa, la proroga è prevista dalla norma, ma, di fatto, è come se non ci fosse e gli interessati dovranno comunque provvedere a restituire le cinque rate riferite al periodo giugno-ottobre e, poi, rateizzare, del caso, il resto.

Tutto questo segnala che le politiche legate alla ricostruzione del Centro Italia sono del tutto marginali nelle scelte del Governo. Eppure, stiamo parlando di una delle calamità più disastrose che abbiano colpito il nostro Paese negli ultimi decenni, con quattro regioni, dieci province, più di centotrenta comuni coinvolti, oltre trecento vittime, quasi quattrocento feriti e 40 mila sfollati.

I potenti riflettori della propaganda, che le forze politiche che oggi governano avevano acceso su quegli eventi per lucrare il massimo vantaggio elettorale, oggi si sono spenti e le soluzioni radicali e tempestive garantite in campagna elettorale oggi hanno lasciato il posto a provvedimenti emanati col contagocce, tra l'altro non sempre lineari né convincenti.

Le misure degne di nota potremmo circoscriverle, in questo provvedimento, per quello che riguarda la ricostruzione, alla possibilità per i comuni di gestire le istruttorie per i danni B e C e per una parte E (anche se per la parte E c'è una complessità che dovrebbe fare riferimento ad adeguate professionalità) e la possibilità per il soggetto privato di selezionare l'impresa dall'elenco dei soggetti iscritti all'anagrafe antimafia senza ricorrere alla procedura negoziata.

All'ultimo momento il Governo deve essersi reso conto che, per comuni che operano già in condizioni di emergenza, la facoltà attribuita di gestire ulteriori istruttorie sarebbe stata un affronto, se non accompagnata dalla possibilità di utilizzare del personale dedicato. Così ha provveduto in extremis a correre ai ripari, con la previsione di 200 assunzioni di nuove unità di personale per uffici speciali della ricostruzione e comuni.

Oltre a queste due misure non vi è nulla che sia degno di particolare menzione, nonostante la grande mole di suggerimenti e proposte venute dalle opposizioni, in particolare dal Partito Democratico; proposte nate, comunque, da esigenze reali e aspettative motivate. Di tutte le invettive e le accuse di manifesta incapacità rivolte ai precedenti Governi e commissari per la gestione della ricostruzione non è rimasta alcuna traccia nell'azione di questo Governo.

In realtà, non c'è stata alcuna discontinuità e gli elementi di continuità sono gestiti in modo sciatto e inconcludente; ne è un esempio l'attività del commissario straordinario, con pochissime ordinanze, per lo più di proroga e di ordinarissima amministrazione, a dispetto della svolta tanto indispensabile quanto annunciata dal Governo del cambiamento e, in realtà, anche dallo stesso commissario.

Voglio sottolineare, comunque, per andare velocemente a concludere, almeno un tema, cioè quello delle misure economiche. In realtà, dove il sistema produttivo diffuso, come nei territori colpiti, è un elemento identitario e una struttura portante del tessuto sociale, diventa decisivo il tema di un nuovo sviluppo economico, se si ha a cuore la rinascita di tante comunità e si vuole contribuire a dare loro un futuro. Purtroppo, ciò che sta avvenendo è la difficoltà e la lentezza nel rendere operative le misure già adottate dai precedenti Governi, con il progressivo esaurirsi delle risorse previste da quelle misure e la totale assenza di nuovi strumenti. Il Governo non può ignorare che ricostruzione e sviluppo economico non sono due temi distinti, ma due elementi dello stesso problema, in particolare per le aree interne.

Da questo punto di vista, per quanto riguarda le misure previste ma che non hanno visto ancora oggi alcuna attuazione, voglio citare i finanziamenti agevolati senza interessi, quelli previsti dall'articolo 24 del decreto-legge n. 189 del 2016, che ad oggi sono fermi, ad oltre un anno e mezzo dall'ordinanza che indicava come soggetto gestore della materia Invitalia, che avrebbe dovuto avviare l'attività; vi è poi il credito d'imposta per l'acquisto di beni strumentali nuovi, per i quali ancora attendiamo istruzioni e modulistica dall'Agenzia delle entrate, nonché il danno indiretto e via dicendo. Ricordo, ancora, la zona franca urbana, per concludere, che prevede - sì - un ampliamento, ma non prevede alcuna risorsa messa a disposizione per supportare questo ampliamento dei soggetti e della tempistica che viene estesa.

Da ultimo, per concludere, direi che la critica radicale che rivolgiamo a questo provvedimento riguarda certamente, con fondate motivazioni, i temi degli appalti pubblici, della proliferazione dei commissari, ma anche, con altrettanto fondate motivazioni, il tema della ricostruzione dei territori dell'Italia centrale, sul quale questo decreto si mostra ampiamente inadeguato a corrispondere alle esigenze pressanti e drammatiche che vengono dalle comunità colpite.

Da qui la nostra valutazione negativa, il nostro pieno dissenso e il nostro impegno a correggere scelte dannose e sbagliate che un Governo privo di credibilità e coerenza vuole imporre al Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Su lutti dei deputati Antonello Giacomelli e Antonella Incerti.

PRESIDENTE. Comunico che i colleghi Antonello Giacomelli e Antonella Incerti sono stati entrambi colpiti dal grave lutto della perdita della propria madre. Ai colleghi la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome di tutta l'Assemblea (Applausi).

Si riprende la discussione.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE DEL GROSSO (M5S). Grazie, Presidente. Pur conoscendo l'importanza di questa fase di discussione generale, ma allo stesso tempo conoscendo l'importanza dell'attuazione di questo decreto e, purtroppo, della sua imminente scadenza, devo chiedere e devo formalizzare l'interruzione di questa fase per proseguire con quella successiva.

EMANUELE FIANO (PD). Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. A norma dell'articolo 44 c'è stata una richiesta di chiusura della discussione generale e, come sa, onorevole Fiano, il Regolamento prevede la possibilità che un oratore si esprima a favore e un oratore contro: lei chiede di intervenire sull'ordine dei lavori? Io non interromperei questa fase della procedura, però mi faccia capire…

EMANUELE FIANO (PD). Se lei preferisce intervengo sull'articolo 8 del Regolamento. Come crede…

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Presidente, io vorrei farle presente la situazione. Questo decreto non è, al momento, in scadenza: è in ritardo per motivi politici di dissidio tra i due partiti che sostengono il Governo, è stato fermo per settimane al Senato, alla Camera non c'è stato modo di svolgere una discussione compiuta nella Commissione. Ora, per un decreto, il tredicesimo decreto di questo Governo, sul quale tra pochi minuti verrà chiesta l'undicesima fiducia di questo Governo, superando tutti i Governi precedenti in termini di rapporto tra fiducia e mesi di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), dopo che il principale partito di maggioranza - e ovviamente anche gli altri partiti di maggioranza - ha potuto svolgere solo tre interventi, si chiede l'interruzione della discussione.

E allora, la richiesta del voto di fiducia, l'impedimento all'opposizione di parlare, in Commissione ed in Aula, per un decreto che porta solo deroga alle norme esistenti, fa parte di un unico disegno, a prescindere dall'intervento - contrario - che poi farà il mio collega Borghi! Io mi rivolgo alla Presidenza: si sta stracciando ogni regola di convivenza democratica in quest'Aula, perché noi abbiamo il dovere di dire le nostre opinioni, non solo il diritto, su un decreto per il quale ci sono decine e decine di ore di tempo per discuterlo, prima della scadenza di lunedì, si chiede, dopo tre interventi - cinque con i colleghi di Fratelli d'Italia - dell'opposizione, senza ostruzionismo, di chiudere la discussione. È l'ennesimo insulto a quest'Aula che lei oggi presiede e alla democrazia parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole Fiano, lei sa che la facoltà di chiedere l'interruzione della discussione generale è prevista dal Regolamento; poi, naturalmente, ogni gruppo politico e parlamentare è libero di fare le proprie valutazioni e di dare i propri giudizi.

È stato chiesto, quindi, di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento.

Essendo stata fatta richiesta di voto nominale, la votazione sulla chiusura della discussione avrà luogo con procedimento elettronico con registrazione dei nomi.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 19,11).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1898)

PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.

Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Sì, mi esprimo a nome di Fratelli d'Italia contro l'interruzione della discussione generale, perché il decreto “sblocca cantieri” ha avuto un iter travagliato, come è stato ricordato: approvato una prima volta, salvo intese, il 20 marzo, è stato poi approvato in seconda deliberazione dal Consiglio dei ministri il 18 aprile, dopo l'intervento del Quirinale, che aveva rilevato l'irritualità di un tale ritardo per un decreto-legge, per sua natura urgente. Il testo contiene una riforma radicale del codice dei contratti pubblici, con la modifica di quasi la metà degli articoli del codice. Il prossimo 17 giugno scade il termine per la conversione.

Nonostante le difficoltà dovute alla recente tornata elettorale per europee e amministrative, Governo e Parlamento hanno lavorato su questo provvedimento in maniera velocissima. Il DL cambia già in modo strutturale il codice degli appalti e quello che uscirà sarà completamente diverso da quello del 2016. Si doveva sicuramente fare di più, specialmente nel dibattito parlamentare, ma non è stato possibile per scelta della maggioranza, perché lo “sblocca cantieri” è stato trasmesso nemmeno una settimana fa. È stato esaminato molto velocemente - ed è un eufemismo - dalla Commissione competente e siamo qui a discuterlo, vorremmo discuterlo, ma non è possibile.

Siamo alle solite: il bicameralismo alternato di Renzi e Gentiloni, famigerata prassi di esame dei provvedimenti che dipende solo dalla Camera di partenza, torna nelle ritualità grilline e leghiste. E l'altra Camera? La maggioranza voterà in maniera silente, magari anche con l'applicazione dell'istituto della fiducia, appunto, come vediamo. Alle opposizioni la tagliola: un uso spasmodica e ipertrofico degli strumenti dell'Esecutivo, come facevano già i Governi precedenti. Altro che Governo del cambiamento, il MoVimento 5 Stelle emula i propri predecessori.

Un provvedimento che comprende di tutto, non solo gli appalti, persino la regolamentazione delle radio digitali, lo spostamento di centinaia di milioni nello sport, un provvedimento, insomma, “all you can eat”. Lo sblocco delle opere pubbliche è sicuramente rilevante, ma la disposizione di legge riguarda anche i temi della rigenerazione urbana e del consumo del suolo, su cui invitiamo a una profonda riflessione. Organizzare le città, le politiche urbane e il riequilibrio fra centro e periferia sono diventate questioni di vitale importanza nell'agenda politica globale e nella sensibilità dell'opinione pubblica. Grazie alla rigenerazione urbana, è possibile far uscire interi quartieri dal degrado e dall'incuria. Non significa dire “no” a tutto, come le principali sacche di sostegno al movimento vogliono, i “No Tav”, i “No Muos”, i “No Tap”, e così via, ma a trovare il giusto mix fra necessità dello sviluppo economico, come hanno segnalato i miei colleghi, e il futuro dell'ecosistema e il benessere umano.

Il comma 5 dell'articolo 28 dello “sblocca cantieri” mira a limitare l'applicazione del comma 1044, escludendo dall'obbligo di dotare gli apparati atti alla ricezione della radio digitale in non meglio precisati prodotti nei quali il ricevitore radio è puramente accessorio. Ebbene, questo è un altro tema fondamentale per l'innovazione, che viene affrontato da questo decreto. Si tratta di una definizione estremamente generica e opinabile, anche in considerazione della continua e tumultuosa innovazione di apparati elettronici plurifunzionali, spesso con una non specifica destinazione d'uso.

La norma richiamata all'articolo 1, ad esempio, dalla legge 27 dicembre 2017, n. 205, intende promuovere in ogni forma lo sviluppo della radio digitale e l'innovazione tecnologica di detto settore, in modo da fornire ai cittadini, in ogni circostanza della vita quotidiana, il miglior servizio d'informazione e intrattenimento, pertanto al fine di evitare che la definizione “prodotti nei quali il ricevitore radio è puramente accessorio” possa limitare tale precetto.

Insomma, crediamo, in conclusione, che il Governo su questo tema - abbiamo fatto l'esempio della radio digitale - debba almeno consultare gli operatori e definire quali sono gli apparati, ma su tutti gli altri argomenti su cui sono intervenuti in maniera approfondita i miei colleghi, sul problema della ricostruzione, che riguarda ovviamente anche la ricostruzione dei beni culturali, sulla questione delle radio digitali, non dimentichiamoci, colleghi, che c'è collegato anche il tema di Radio Radicale. Noi siamo qui, ancora, oggi, grazie anche alla presenza del sottosegretario Crimi, a lanciare un appello accorato affinché non venga espropriato solo l'archivio di Radio Radicale, ma venga salvata Radio Radicale in quanto tale. E siamo qui ad esprimere la nostra contrarietà all'interruzione della discussione generale perché non si discute la libertà di espressione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Ilaria Fontana. Ne ha facoltà.

ILARIA FONTANA (M5S). Grazie, Presidente. Siamo favorevoli all'interruzione della discussione generale, anche perché non possiamo più perdere tempo. Abbiamo tutta la voglia di sbloccare il Paese e quindi siamo favorevoli (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Colleghi, vi ricordo che il libero dibattito che si tiene in quest'Aula non è mai da considerarsi una perdita di tempo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo dico per il rispetto che si deve ai dibattiti e a chi li pronuncia in quest'Aula.

Non essendo ancora decorso il termine di venti minuti previsto dal Regolamento, dovremmo sospendere la seduta, ma ha chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori l'onorevole Pollastrini. Prego, ne ha facoltà.

BARBARA POLLASTRINI (PD). Grazie della gentilezza, signora Presidente, per aver dato la possibilità al mio gruppo, attraverso la mia persona, di ricordare oggi, seppure in pochi minuti, una giornata che per molte e molti della mia generazione, ma, mi fa piacere dirlo, anche delle generazioni successive, fa parte di quelle giornate incancellabili. Mi riferisco al fatto che 35 anni fa a Padova moriva Enrico Berlinguer (Generali applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi). Mi permetta, signora Presidente, di ringraziare le colleghe e i colleghi per questo loro applauso, che dice molto più di quanto io non sappia dire nei minuti che lei e il Presidente della Camera ci hanno accordati.

Lo dicevo, quel giorno per molti di noi fu un giorno incancellabile; lo è stato per la sua famiglia, uno strazio, ma lo è stato per un'intera comunità, che di ora in ora, fino ai funerali in piazza San Giovanni, avrebbe voluto strapparlo al destino perché sapeva che quel suo destino entrava nella storia di un popolo e di una vicenda collettiva davvero più grande. Era un mito, sì, forse un mito oltre la realtà, qualcuno dirà un'altra epoca storica; è vero, un'epoca storica nutrita di bellezze, ma insieme di errori e di molte asprezze, a dimostrazione che ogni idealità e ogni traguardo sono l'esito di una continua lotta dove si vince e si può perdere, comprendere o non comprendere, ma l'albero buono dà i frutti buoni.

E in quel leader persone semplici, artisti, giovani e donne avevano imparato a riconoscere qualcosa, un esempio, una dirittura morale che portava gli avversari, i suoi avversari in quell'epoca, a riconoscerlo, a onorarlo; e portava il Presidente di allora, Pertini, a piangerlo, a stringerlo, a stringere quella bara. Vedete, ho detto donne perché, signora Presidente - mi rivolgo in particolare alle donne oggi in quest'Aula - quell'uomo autorevole e mite ebbe sempre un'attenzione, un'intelligenza speciale nel volere capire che il mondo con le donne poteva cambiare colore.

Signora Presidente, è evidente che pochi minuti non permettono di parlare di ciò che invece meriterebbe essere rivissuto, analizzato, per pensare a un futuro, per guardare in avanti; di un ciclo storico densissimo, dal compromesso storico alla tragedia di Moro, da quei colloqui che intercorsero fra Enrico Berlinguer e Aldo Moro di cui sono ricche e intensissime le testimonianze, al passaggio verso l'alternativa; di un partito - parlo del Partito Comunista Italiano di allora - tanto complicato e importante che a volte era difficile da capire, di un popolo operaio e intellettuale che sapeva e voleva stare insieme.

Sono tante le cose su cui si potrebbe riflettere per guardare in avanti, e non sarei all'altezza, non lo sono per i pochi minuti e perché non sono una storica. Sono semplicemente una donna, signora Presidente, che ha avuto la circostanza e, posso dire, la fortuna, come pochi altri ormai in quest'Aula - alcuni li vedo, li riconosco -, di conoscerlo un po' più da vicino. Allora fatemi dire solo questo: io all'epoca ero una giovane donna, lo dico anche alle mie colleghe, giovane come sono loro giovani, e avevo avuto l'incarico, un incarico enorme per me, di organizzare l'incontro di Berlinguer in vista delle elezioni europee, perché Enrico Berlinguer potesse mandare un messaggio alle donne. Ero timidissima, è così, ed ero emozionatissima, ed è così. Si è anche così in politica, è parte, forse, della bellezza della politica. Allora, non so come mi è venuto in mente - non sapevo come cavarmela - e ho detto questa espressione, mi è venuta in mente una frase di Sant'Agostino e ho detto: segretario - per me era il segretario, una persona autorevolissima - le voglio chiedere una cosa. È meglio perdersi per delle passioni o perdere le passioni? È una cosa che adesso non avrei fatto, ero giovane e i giovani hanno anche il compito di qualche rottura delle ritualità. E lui mi rispose questa cosa, che parla per tutto. Mi guardò, immagino lo stupore, e disse: sono cautamente appassionato. E in quel “cautamente” c'era tutto lui (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), quest'uomo austero, sobrio…

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

BARBARA POLLASTRINI (PD). …e, nello stesso tempo, e nello stesso tempo un uomo che sapeva dare una dimensione della politica per cui in tante e in tanti gli hanno voluto bene e sono ancora adesso a lui riconoscenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Sullo stesso argomento ha chiesto di intervenire l'onorevole Bersani. Ne ha facoltà.

PIER LUIGI BERSANI (LEU). Grazie, signora Presidente. Naturalmente non si può rievocare in pochi minuti l'eredità politica di Berlinguer, le sue straordinarie intuizioni, la percezione - non solo sua, anche quella di Aldo Moro - che una fase storica, quella del dopoguerra, si stava chiudendo, che emergevano nuove sensibilità, nuove esigenze di partecipazione. Entrate e cambiateci: disse così, rivolto ai giovani del Sessantotto, e io, come tanti altri, aderimmo a questo appello. C'era l'esigenza di dare uno sbocco al sistema politico, questo il suo cruccio; poi l'uccisione di Moro, la fine di quella prospettiva, di nuovo il blocco della politica, una palude stagnante, acqua stagnante, e quindi Tangentopoli, la caduta del muro di Berlino che fece rinverdire la politica in tutta Europa. Chi festeggiava la libertà, chi festeggiava la riunificazione: un'identificazione di una generazione con la politica. Da Tangentopoli, il discredito della politica e un filone di antipolitica che stiamo vivendo ancora. Io dico in questo il dramma di Moro, Berlinguer e della politica italiana. Però chiudo ricordando solo la persona; persona, come disse lui, fedele agli ideali della sua gioventù, una persona morta sul lavoro. Lo sapeva anche lui su quel palco, quando gli dicevano “scendi, scendi, scendi, smettila”, sapeva anche lui che avrebbe dovuto scendere e smettere; ma come fai a scendere e a smettere mentre stai dicendo “andate fino all'ultimo minuto, casa per casa, strada per strada” (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico). Non puoi scendere, devi rimanere lì, a testimoniare, fino alla fine, che sulla panchina della politica devono sedersi anche la serietà, il rigore e la moralità. Questo ci dice e ci lascia Berlinguer (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Papiro. Ne ha facoltà.

ANTONELLA PAPIRO (M5S). Grazie, Presidente. Presidente, oggi è una di quelle giornate in cui non può non riaffiorare il ricordo di uno degli eventi più dolorosi che hanno segnato la storia della nostra Repubblica. L'11 giugno del 1984 l'Italia intera si preparava a dare l'addio ad uno degli uomini politici che avrebbero lasciato un segno indelebile nella storia di questo Paese. Con l'aereo di Stato presidenziale messo a disposizione da Sandro Pertini tornava a Roma, tra il silenzio e la tristezza, Enrico Berlinguer, e nel nostro Paese, tra smarrimento e dolore, si apriva una ferita che nessuno mai avrebbe potuto rimarginare.

Non ho compreso il suo valore quando era ancora in vita, ero troppo piccola; eppure il suo esempio, il suo impegno morale, quell'idea di libertà e giustizia mai scalfita nella sua integrità ha guidato, anche dopo la morte, le future generazioni, e ancora continua a far parlare di sé in maniera prepotente. Perché lui non era solo un politico, non era solo un grande rappresentante delle istituzioni, era molto di più: un esempio che difficilmente potrà essere uguagliato. Era il fratello dei cittadini, il guerriero triste di libertà, colui che era rimasto fedele ai suoi ideali di gioventù, nonostante tutto e tutti, un capo politico non corroso dalla vanità, come qualcuno lo definì. Un leader vero, colui che pur di rimanere fedele alla sua passione e a chi credeva nelle forze delle sue parole, palesemente provato dal malore generato da un ictus su quel palco di Padova continuò il suo discorso, nonostante anche la folla, dopo i cori di sostegno, urlasse: basta Enrico! E lo fece fino alla fine, fino ad accasciarsi a terra, per poi morire dopo due giorni di agonia.

Questo era Berlinguer, questa era la sua forza. E ci lasciava, all'età di 62 anni, portando con sé la passione di chi, senza perdere il contatto con la realtà, aveva creduto in un sogno che aveva contagiato milioni di cittadini, anche quelli che avevano sognato con le sue parole, senza incontrarlo personalmente: perché quelle parole rappresentavano un sogno, e quel sogno era la speranza. Per tutto questo ti diciamo grazie.

Ciao, Enrico (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.

VITTORIO SGARBI (MISTO). Non posso che compiacermi, onorevoli colleghi, della nobiltà di questo ricordo di un politico che ha segnato la storia, e di pensare che il ricordo degli uomini grandi ci induce alla meditazione sulla fragilità di questi tempi rispetto al tema della politica. Dopo aver sentito il saluto “Ciao, Enrico” di una giovane deputata, vorrei ricordarvi però che se dobbiamo procedere per riferimento ai grandi uomini, sono venticinque anni che è morto Giovanni Spadolini (Applausi). E vorrei ricordare quel nome come il nome di un grande liberale, i cui valori sono ancora vivi, e non di un uomo i cui valori sono stati travolti da successori non in grado di mantenere viva l'idea comunista che egli, fino all'ultimo, ha perseguito.

Spadolini è al centro di una lunga storia in cui la cultura, l'arte, la letteratura, la conoscenza, il Ministero dei beni culturali hanno dato un senso diverso alla nostra nazione. In nome di quella visione liberale, credo che anche per lui occorra un ricordo, e forse ogni tanto, in questo Parlamento, ricordare i grandi uomini che abbiamo alle spalle. Ricordo Enrico Berlinguer, ricordo Giovanni Spadolini (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Russo. Ne ha facoltà.

PAOLO RUSSO (FI). Presidente, mi agevola nell'intervento il collega Sgarbi. Ahinoi, trentuno anni fa scompariva anche un altro padre della patria: si chiama Giuseppe Saragat (Applausi).

Proviamo a ricordare nel medesimo modo riformisti, laici, cultori attenti di sensibilità ampie, capaci…

PRESIDENTE. Colleghi!

PAOLO RUSSO (FI). ….capaci di interpretare la modernità ed anche la lungimiranza. In questo senso mi associo al ricordo di Berlinguer e di quanti, come Berlinguer, hanno servito lo Stato e reso grande il nostro Paese, soprattutto in momenti nevralgici. Il rischio è di non ricordare taluni che sono più scomodi perché avevano indicato la via della ragione e avevano indicato anche la strada che poi è stata opportunamente da altri seguita (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Basini. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE BASINI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, mi è piaciuto sentire ricordare con un apprezzamento generale uomini politici del passato. È bene questo, in quanto ci sono stati tanti uomini attaccati in maniera scomposta durante la vita: penso a De Gasperi, penso a De Gaulle, penso a Reagan. È un bene quando si riconoscono dell'avversario caduto le qualità. Però, perché non fare una riflessione? Noi troppo spesso affibbiamo all'avversario politico una maschera, una caricatura, e poi attacchiamo la caricatura perché è più comodo e più semplice. Questo, però, rende molto difficile il dialogo e rende molto difficile la circolazione delle idee. Io credo che se smettessimo di applicare ai politici in vita delle maschere, forse la democrazia sarebbe più compiuta e avremmo fatto un passo avanti (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, anche il gruppo di Fratelli d'Italia si associa alle parole in ricordo di un avversario politico che la destra politica ha combattuto in quest'Aula, che è stato luogo di incontro e anche di scontro politico. Ma voglio ricordare che in quella centralità, che ebbe allora il Parlamento e che oggi probabilmente ha molto di meno, per non dire non ha più, si tessevano anche dei rapporti personali, al di là delle idee, al di là dello scontro politico, al di là delle differenze politiche. C'è un'immagine che dimostra come in tempi difficilissimi di dialogo politico, di confronto politico tra la destra e la sinistra….Ebbene, ci fu Giorgio Almirante che si mise in fila, andando alle Botteghe Oscure a rendere omaggio all'avversario politico: questa è la nostra idea di politica, ora come allora (Applausi).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del decreto-legge in esame.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Ricordo che, essendo stata deliberata la chiusura della discussione sulle linee generali, ha facoltà di parlare a norma dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento e per non più di trenta minuti un deputato fra gli iscritti non ancora intervenuti nella discussione per ciascuno dei gruppi che ne facciano richiesta.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Morassut. Ne ha facoltà.

ROBERTO MORASSUT (PD). Grazie, Presidente. Noi abbiamo appena votato la chiusura della discussione generale sul provvedimento, una discussione che è stata compressa e sacrificata in pochissime ore e poniamo una questione di merito pregiudiziale sulla opportunità che si proceda al voto del provvedimento: per noi, ovviamente, no. È un provvedimento importante, che interviene sul regime delicatissimo degli appalti, sul quale sono state sollevate ampie riserve, non soltanto da noi dell'opposizione, dalle forze politiche di opposizione, ma anche da enti terzi, da autorità istituzionali terze ed una discussione che arriva con tempi molto ristretti. Non c'è stato il tempo per un esame serio nella Commissione che ha dovuto affrontare l'esame degli emendamenti, in modo confuso e accelerato, che ha dovuto comprimere anche il tempo delle audizioni dei soggetti interessati, delle organizzazioni imprenditoriali, delle associazioni sindacali, delle associazioni ambientaliste, in un tempo ristretto nell'arco di poche ore della mattinata di ieri.

È un testo che arriva dal blindato dal Senato perché al Senato il testo è stato più volte rimaneggiato, è stato modificato, per le liti interne della maggioranza e si è arrivati al punto di portarlo all'esame della Camera prossimo ormai alla scadenza. È un provvedimento sul quale, come ho detto, non solo ci sono state riserve dell'opposizione ma anche di enti istituzionali dal punto di vista della trasparenza…

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Morassut: colleghi, l'Aula non è stata sospesa e sta intervenendo un vostro collega, quindi vi prego di abbassare il tono della voce e per chi non fosse interessato, invece, chiedo la cortesia di abbandonare l'Aula; evitiamo anche i capannelli nell'emiciclo. Prego.

ROBERTO MORASSUT (PD). Soprattutto - dicevo - sono state sollevate perplessità e riserve serissime dal punto di vista della trasparenza e dei rischi che alcune di queste norme, gran parte delle norme proposte nel testo, possano riaprire lo spazio a fenomeni di illegalità nel mercato chiuso degli appalti, che abbiamo conosciuto in tempi passati e che ancora, per larga parte, caratterizzano l'andamento delle cose in molte parti del Paese.

Tali osservazioni richiamano anche precise indicazioni della Direzione investigativa antimafia che più volte nel passato si è riferita al fatto che la criminalità organizzata e anche le organizzazioni mafiose che si muovono in questo settore si avvalgono dell'abuso di procedure e di strumenti come il massimo ribasso, degli affidamenti diretti e dell'aumento indiscriminato e discrezionale dei subappalti e via dicendo. Tali osservazioni nel merito specifico del provvedimento riguardano, per esempio, la sospensione per due anni di ampie parti del codice, la fissazione a 150 mila euro della soglia per gli affidamenti diretti e che hanno portato anche l'Anac ed il presidente Cantone ad esprimersi ancora questa mattina in Commissione con molte riserve sui rischi che possono derivare per l'aumento della corruzione e delle illegalità. Quindi è un provvedimento assai delicato e controverso la cui ricaduta va oltre lo specifico eppure amplissimo campo degli appalti delle opere pubbliche ma che interviene sul senso stesso della vita e dell'ordinamento dello Stato e sul senso stesso del corretto svolgimento della vita democratica. È un provvedimento che avrebbe meritato un pieno coinvolgimento del Parlamento e dei suoi organi, delle Commissioni di merito, in primo luogo, attraverso un vasto coinvolgimento dei soggetti intervenuti nelle audizioni e che, invece, sono stati costretti ad accavallarsi in sedute concitate e disordinate nel corso di una mattinata. Stiamo parlando di un tema che riguarda un nodo fondamentale della vita democratica e dell'economia: non c'è ripresa economica, non c'è crescita senza un sano sistema di gestione degli appalti in cui vengano garantite la trasparenza, l'efficienza, la legalità, la qualità dei lavori, la sicurezza del lavoro e la giustizia nel trattamento dei diritti dei lavoratori. Il decreto-legge non solo non garantisce trasparenza ma blocca le procedure per fare le cose: si sospende il codice; si rinvia a nuovi regolamenti, a decreti attuativi che non si sa mai quando arriveranno e, come è stato ricordato da vari interventi nel corso della giornata di oggi, in un momento oggi nel quale, da quando è in carica questo Governo, ci sono ancora 50 miliardi di opere pubbliche per 49 opere in totale ferme al palo. Nel Paese c'è fermento: c'è fermento tra i lavoratori che ancora oggi questa mattina hanno manifestato in Piazza Montecitorio contro il decreto-legge che mette a rischio la sicurezza nei cantieri e riapre le porte del lavoro nero; c'è fermento anche tra gli operatori dell'edilizia, gli imprenditori che segnalano il rischio di finire nuovamente sotto il giogo di un mercato scorretto e fuori da un sistema certo di regole e di concorrenza. Noi riteniamo, quindi, che non si possa procedere in presenza di questo clima, di queste preoccupazioni e di questa situazione controversa su un nodo strategico e centrale della vita economica e della vita democratica con pesanti riflessi sulla moralità pubblica e che si debba sospendere e interrompere l'esame del testo ed è per questo che poniamo una questione pregiudiziale di merito per non procedere al suo esame (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.

TOMMASO FOTI (FDI). Signora Presidente, è indubbio che il Parlamento, segnatamente nel ramo della Camera, ha dedicato poco tempo al decreto e non per colpa di coloro i quali sono stati in Commissione, anche attraverso le audizioni informali, per cercare di migliorare un testo che rappresenta e presenta numerosi aspetti che non ci convincono. Ma dico di più: mi pare che sia stato mal posto il tema della semplificazione in quest'Aula perché se il decreto-legge doveva realizzare effettivamente una semplificazione dei procedimenti, ha invece generato ulteriori preoccupazioni sotto il profilo normativo. È un decreto legge che è partito composto di 30 articoli, oggi si compone di 49 articoli; aveva in origine 115 commi, oggi ha 232 commi, dei quali 40 rinviano a successivi provvedimenti e di questi provvedimenti, attenzione, ben 49 dovranno ancora essere adottati: un decreto del Presidente della Repubblica, 16 decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, 23 provvedimenti di altra natura. Ora, non voglio qui soffermarmi sul fatto che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri sia un atto atipico per quanto riguarda le fonti del diritto, ma dico che, se questo è il modo di legiferare, beh, forse possiamo anche, a questo punto, sopprimere il Comitato per la legislazione, che, invece, giustamente, ha messo in risalto, questo sì, un modo atipico, per non dire contraddittorio, per non dire inaccettabile, di legiferare.

E allora, è in questo modo che si affronta una crisi, quella del settore dell'edilizia, che dal 2008 al 2016 ha visto scomparire 120 mila imprese e ha visto 700 mila persone, allora occupate, dover riconoscere per se stesse uno stato di non occupazione in quanto sono state licenziate; a tacere delle oltre 100 mila imprese artigiane, che dal 2008 al 2013 sono state falcidiate dalla crisi economica.

Allora, lo dico solo come riferimento: quando si lasciano, in un decreto, 49 provvedimenti da adottare, probabilmente, il termine del 31 dicembre 2020, entro il quale si deve fare la verifica della sospensione delle norme, è già superato nei fatti. Si pensi che per quanto riguarda l'attuazione dei provvedimenti che sono stati emanati da questo Governo, riguardando le riforme economiche, a fronte di 204 decreti applicativi previsti, ne sono stati emanati, allo stato, 51. È una fotografia impietosa dello stato dell'arte, è una fotografia che deve preoccupare e preoccupa coloro i quali hanno un senso di responsabilità. Ma in tutto questo decreto, soprattutto, vi è un aspetto che la destra politica non può accettare, una discrezione caso per caso che viene lasciata alle singole stazioni appaltanti. Se è vero che il decreto legislativo n. 50 del 2016 era un monumento alla complicazione, questo è altrettanto un monumento alla discrezionalità, che non può essere accettata in fatto e in diritto, perché quella sarà l'autostrada, quella sì, per l'intervento sistematico delle procure su ogni e qualsiasi procedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

E lo dico perché, se qualcuno pensa che passando agli inviti diretti abbia risolto il problema della regolarità degli appalti, io penso invece di poter dire che proprio quella procedura dalla quale vengono esclusi i bandi di gara sarà sicuramente foriera di tanti ed esterni interventi, che, posso dire, non risultano in questo momento utili, né alla politica, né all'amministrazione pubblica. Ma aggiungo di più: questo decreto non riapre la questione delle grandi opere pubbliche, è un decreto di manutenzione ordinaria del decreto legislativo in materia di appalti. Non si riapriranno o apriranno i grandi cantieri a partire dal TAV, ma semplicemente si cercherà di far partire qualche opera minore in qualche comune minore. Certo, anche questo utile al fine, ma non è sicuramente il mezzo idoneo che richiedeva il mercato e che richiedeva soprattutto un fatto: ma qualcuno ci spiega come fanno gli appalti negli altri Paesi europei?

Perché questo è il tema: in tutti i Paesi europei fanno gli appalti e in tre mesi le gare si risolvono; solo da noi durano tre anni. Allora, anziché fare interventi di manutenzione ordinaria, una volta tanto facciamo anche noi quello che fanno in tanti rispetto alle nostre produzioni, rispetto al nostro artigianato: copiamo la legislazione straniera se non siamo in grado di produrne una migliore sul territorio nazionale! Invece qui - mi spiace doverlo dire - si deroga per diciotto mesi, come giustamente sottolineavano prima i colleghi di Fratelli d'Italia che sono intervenuti a partire dal collega Butti. Si deroga sapendo benissimo che tale deroga non risolve il problema del decreto legislativo n. 50 del 2016, perché delle due l'una: o si spazza via una norma dall'ordinamento e la sostituisce con un'altra, oppure la si tiene in vita e la si migliora, ma sospendere quella norma e passare in una fase ulteriore, cioè quella della sperimentazione delle norme, è frutto di una fervida fantasia politica, che nulla ha a che vedere con uno Stato di diritto, né la correttezza del modo di legiferare. La sospensione delle norme, di fatto, le tiene in vita pur non essendo le stesse applicabili nel caso di specie; rimangono in vita con tutti gli effetti negativi che portavano con sé dall'inizio della loro promulgazione.

Dunque, mi sia consentito, in conclusione, di dire che ci saremmo aspettati, da un Governo che è stato un anno sul provvedimento, non un subemendamento a un emendamento, così come è capitato di vedere al Senato e che oggi rappresenta il testo legislativo sul quale verrà posta la questione di fiducia di qui a poco, ma, invece, che vi fosse un dibattito su un disegno di legge che si poteva presentare a settembre dello scorso anno da parte del Governo, chiedendo le corsie d'urgenza che i disegni di legge del Governo possono ottenere dalla Camera con il dimezzamento dei tempi di discussione, promulgando, quindi, finalmente, delle norme che non fossero di sospensione e di rinvio - quali sono quelle attuali - ma che potessero rappresentare, soprattutto per gli operatori esteri, un chiaro quadro normativo e legislativo con cui confrontarsi. Così non è stato: prendiamo atto che alcuni dei rimedi proposti trovano anche il nostro consenso, ma nella gran parte dei casi sarà un decreto-legge che farà sorgere un contenzioso amministrativo quale non si era mai visto negli anni precedenti e di tale fatto il Governo si porterà tutte le responsabilità appresso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Si sono così conclusi gli interventi svolti ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.

(Repliche - A.C. 1898)

PRESIDENTE. I relatori e il Governo hanno comunicato che non intendono replicare.

(Esame di una questione pregiudiziale - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata a norma dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento la questione pregiudiziale Braga ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A).

Passiamo, quindi, all'esame di tale questione pregiudiziale. Avverto che, a norma del comma 3 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del Regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.

L'onorevole Pellicani ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Braga ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Intervengo per porre la pregiudiziale di merito affinché non si proceda al voto del provvedimento. Poniamo la questione pregiudiziale in quanto, innanzitutto, non abbiamo avuto il tempo, in quest'Aula e nelle Commissioni, di discutere, approfondire e confrontarsi nel merito del decreto, un decreto che giunge, appunto, in Aula dopo cinquanta giorni di confronto, ma solamente all'interno della maggioranza, al termine di un taglia e cuci che ha prodotto un decreto chiamato pomposamente “sblocca cantieri”, ma che invece è esattamente il contrario, ovvero il “blocca cantieri”, in quanto - non è la prima volta - ci avete abituati alla presentazione di decreti in questi mesi che poi si rivelano essere l'esatto contrario. Avete, in tal senso, abituato quest'Aula ma avete anche abituato, purtroppo, gli italiani. Avete fatto ciò con il “decreto dignità”, che avrebbe dovuto sconfiggere la povertà e avete fatto ciò in legge di bilancio, alzando la soglia dell'affidamento diretto degli appalti ed elevando, così, il rischio di infiltrazioni criminali; avete fatto ciò con il “decreto sicurezza”, che invece ha creato solamente più insicurezza e disuguaglianze, e, via discorrendo, potremmo continuare. Adesso presentate questo decreto in cui, appunto, non abbiamo avuto modo di approfondire, di presentare e discutere nel merito gli emendamenti che abbiamo presentato. Secondo il Governo sarebbe negli ingranaggi del codice dei contratti che si nasconderebbe la paralisi del Paese e non nella paralisi di una maggioranza ormai al capolinea, bensì, appunto, nel codice degli appalti. Ciò si traduce in un decreto che introduce deroghe e sospensioni di norme fino a dicembre 2020, che, ovvero, significa introdurre meno regole e meno controlli.

In 50 giorni, come dicevo, il decreto è stato scritto e riscritto un'infinità di volte. Prima è stato addirittura inizialmente annunciato l'azzeramento del codice, poi si è giunti a una sospensione di alcune parti, frutto, evidentemente, di un compromesso nella maggioranza, che però è privo di qualsiasi logica, denotando confusione e assoluta incapacità di elaborare una proposta di riforma completa e di assumere decisioni nell'interesse del Paese.

Il risultato è un pasticcio molto pericoloso, che rischia di avere conseguenze pesantissime per il Paese. Il mix partorito dalla maggioranza è infatti micidiale perché riduce il ruolo dell'ANAC, eleva la soglia del subappalto al 40 per cento, rilancia il massimo ribasso anche se lo chiama minor prezzo; ciò vale a dire che qualsiasi gara sotto i 5 milioni e mezzo potrà essere assegnata con la regola del massimo ribasso, il che porterà le stazioni appaltanti a non fare alcuno sforzo per cercare la qualità bensì a utilizzare sempre la fattispecie del massimo ribasso.

Il decreto sospende, inoltre, il divieto di appalto integrato e ciò significa poter bandire un unico appalto per la progettazione dell'opera, spalancando nuovamente la strada alla corruzione e all'illegalità. Signor Presidente, questo decreto intende far passare il messaggio secondo cui se vogliamo fare le opere e far ripartire i cantieri servono meno regole. Come ho avuto modo di dire durante il dibattito generale, è una vecchia regola della politica degli affari, in base alla quale in nome del fare bisogna ridurre le regole, tutte le tutele di legalità e le tutele per i lavoratori. La parola d'ordine è deregolamentare ed è stupefacente che questo messaggio arrivi da chi, come il MoVimento 5 Stelle, nella scorsa legislatura ha impartito lezioni a tutti su trasparenza e rigore.

Per tutto questo, noi pensiamo che questo decreto non possa essere messo al voto prima di essere, appunto, discusso in modo approfondito nelle Commissioni e in Aula. La verità, caro Presidente, è che i cantieri non sono bloccati dal codice degli appalti ma dal contratto di Governo: ci sono 50 miliardi di opere pubbliche ferme dall'indecisione di questa maggioranza. Con l'approvazione di questo decreto vi assumete una responsabilità pesantissima nei confronti di tutti gli italiani, in particolare dei lavoratori e delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

FRANCESCO PAOLO SISTO (FI). Grazie, Presidente. Abbiamo ascoltato poco fa delle rievocazioni toccanti e importanti ma probabilmente l'inutilità di quelle rievocazioni, nonostante le parole, la brutalità del presente e l'incertezza buia del futuro nelle questioni pregiudiziali sulla Costituzione incontrano un punto di sintesi.

Noi, Presidente, la rispettiamo la Costituzione, sia quando viene massacrata dal Governo con provvedimenti che ciecamente la violano senza pietà sia quando le questioni pregiudiziali, come in questo caso, non sono questioni pregiudiziali di matrice costituzionale ma sono delle questioni di merito, perché la Costituzione ha un suo linguaggio. E, allora, quando in questa pregiudiziale si leggono parole come incongruità del tempo, provvedimento riscritto, aspetti estremamente importanti e delicati, percentuali, un sistema di legalità, una previsione di nomina di numerosi commissari straordinari che andrebbe a incidere sul principio di legalità, io, insomma, ho qualche dubbio che la nomina di commissari incida sul principio di legalità e sulla trasparenza e imparzialità dell'azione amministrativa e che la pericolosità delle procedure accelerate abbia una matrice costituzionale tale da indurre alla paralisi del provvedimento, come l'end of waste non mi sembra un'espressione che incontriamo nei lavori preparatori che hanno caratterizzato la nascita della nostra Carta costituzionale.

Quindi, è evidente che nell'approccio Forza Italia è equanime con la stessa severità con cui boccia i provvedimenti del Governo in chiarissima antitesi rispetto alla Costituzione (e cito soltanto alcuni numeri: 24, 25, 27, 71, e il Ministro Fraccaro conosce benissimo il numero 71). Sono norme che nella prospettiva governativa saranno massacrate e il termine “massacro” non è usato casualmente perché qualcuno ricorderà che nel 1876 il generale Custer a Little Big Horn fu sconfitto, ma quella sconfitta fu l'inizio della grande esperienza degli Stati Uniti d'America.

Allora, quando in quest'Aula noi subiamo le sconfitte dal Governo sulla Costituzione sappiamo bene che la sensibilità della Costituzione riprenderà vigore e ci darà la possibilità di una nuova capacità di difendere quei principi costituzionali. E con quella fermezza, Presidente, e con quella chiarezza noi voteremo contro su questa questione di pregiudizialità, convinti che la Costituzione vada sempre difesa.

È evidente che questo non tocca il nostro atteggiamento sul provvedimento. È un provvedimento che ha delle ombre, delle opacità, delle non condivisioni, ma sul merito - ripeto - Forza Italia avrà la sua linearità e la sua coerenza.

Resta la certezza che mai forse come in questo caso l'urgenza del decreto-legge è giustificata. “Sblocca cantieri” è una parola magica: significa, per il Mezzogiorno soprattutto, la possibilità di rinascere, ma questo non è un provvedimento che farà rinascere il Mezzogiorno.

Allora, l'amarezza è doppia: non soltanto una questione di pregiudizialità costituzionale, direi impropria, ma soprattutto la certezza che la parola magica, i titoli e tutto quello che viene definito rievocativo - e non certamente come la rievocazione di qualche minuto fa - corre il rischio di essere davvero beffardo.

Questo non è un provvedimento che sblocca alcunché e certamente non può essere una questione di pregiudizialità costituzionale a renderlo in qualche modo più appetibile. Noi voteremo contro sulla pregiudiziale di costituzionalità formulata dal Partito Democratico ma questo non ci priverà del diritto di una scelta diversa dal punto di vista dei contenuti sul cosiddetto “sblocca cantieri” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Braga ed altri n. 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Essendo stata respinta la questione pregiudiziale, passiamo al seguito della discussione del disegno di legge n. 1898.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A) (Commenti).

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1898)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, deputato Riccardo Fraccaro. Ne ha facoltà.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. A nome del Governo (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Fratelli d'Italia), autorizzato dal Consiglio dei ministri…

PRESIDENTE. Colleghi, il rispetto per quest'Aula si mostra anche ascoltando il Ministro per i Rapporti con il Parlamento.

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta.

Pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…

PRESIDENTE. Onorevole Scalfarotto!

RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. …e di ricostruzione a seguito di eventi sismici, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato. Grazie, Presidente, grazie, colleghi deputati.

ENRICO BORGHI (PD). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Signora Presidente, questa sarà ricordata come la fiducia della paura da parte del Governo del cambiamento (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Colleghi…

ENRICO BORGHI (PD). I colleghi della maggioranza che hanno scambiato quest'Aula per uno stadio (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier) avrebbero dovuto essere qui, la scorsa settimana, perché noi eravamo qui, cari colleghi, la scorsa settimana, per lavorare su questo decreto, ma voi eravate a lambiccarvi sull'esegesi delle parole del Presidente del Consiglio che, a reti unificate, ha mandato ai vostri leader o cosiddetti tali o sedicenti tali alcuni avvisi; e, quindi, voi non eravate nelle condizioni, la scorsa settimana, di venire qui e di porre la questione di fiducia, perché non sapevate neppure cosa avreste dovuto votare su quella fiducia fino a questa notte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!

E la conseguenza è stata, sul piano pratico, che quest'Aula è rimasta ferma una settimana e che questo decreto non è stato analizzato, discusso e approfondito per responsabilità piena, unica ed esclusiva della maggioranza, la quale oggi ci porta qui l'undicesima fiducia per il tredicesimo decreto del cambiamento e che immagina di scaricare sul Parlamento, quasi come fosse il suo zerbino, tutte le contraddizioni interne che hanno fatto sì che questo decreto fosse intimamente legato con un altro decreto, il cosiddetto decreto crescita, al cui esito era legato, nella logica contrattuale, in una dimensione di integrazione.

Vedete, voi avete paura, perché scaricate sul Parlamento le vostre contraddizioni, scaricate sul Parlamento, comprimendo il dibattito, le vostre liti, scaricate sulle istituzioni i vostri bracci di ferro. Avete paura del reale confronto, avete paura delle discussioni di merito, avete addirittura paura dell'ascolto delle posizioni diverse, perché se l'aveste fatto vi sareste accorti, penso ad esempio ai colleghi del MoVimento 5 Stelle, che molte vostre proposte della scorsa legislatura sono state oggetto degli emendamenti avanzati dal gruppo del Partito Democratico: non ve ne siete neppure accorti! Avete una paura tale di andare a casa che siete pronti a votare una fiducia che dirà il contrario di quello che voi avete sostenuto per tutta la XVII legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico): è un altro pezzo della vostra perdita di identità e della vostra perdita dell'anima.

E, in questo modo, signora Presidente, noi vorremmo dire che questa logica del pressappochismo, che questa logica della demagogia, con la quale si condisce e si domina la scena della vita politica nel nostro Paese, trova, con questa dichiarazione fatta qui, un altro ed ulteriore esempio. Noi - mi avvio alla conclusione - non vorremmo che questa fiducia venisse messa perché c'è anche una questione di tempo. Abbiamo infatti scoperto che, sempre nella logica della delegittimazione delle Aule parlamentari, gli amici e i colleghi del MoVimento 5 Stelle stanno per far partire - non so come definirlo - una sorta di processo anonimo, una sorta di valutazione misteriosa o quant'altro nei confronti dei loro Ministri, dei loro Viceministri e dei loro sottosegretari. Colleghi, i membri dell'Esecutivo si giudicano in questo Parlamento e, per quel che ci riguarda, questa ennesima fiducia ci dice che voi avete, ancora una volta, tradito le ragioni e le motivazioni per le quali siete venuti qui. Magari, se volete recuperare, abbiate il coraggio di mettere in rete l'esito delle vostre valutazioni anonime sui signori che sono seduti là (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI (FI). Grazie Presidente. In Commissione trasporti stiamo esaminando un provvedimento che, secondo me, lascia un po' il tempo che trova, perché è abbastanza illogico…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, vi chiedo di abbassare un po' il tono della voce in tutti i settori.

SIMONE BALDELLI (FI). La ringrazio, Presidente. In Commissione trasporti stiamo esaminando una mini riforma del codice della strada che, probabilmente, non vedrà mai la luce, ma suggerisco al Governo di presentare un emendamento che dice che i decreti del Governo viaggiano a senso unico alternato, perché quello è il percorso che hanno i decreti del Governo in questa legislatura in maniera assolutamente consolidata, cioè vengono esaminati sostanzialmente soltanto dalla prima Camera in cui vengono presentati, lasciando all'altro ramo del Parlamento una ratifica, previa questione di fiducia. Mi piace sottolinearlo ancora una volta - mi perdonerà il Ministro Fraccaro, ma tanto ormai siamo abituati a queste sottolineature - perché proprio il Governo del cambiamento, guidato da uno dei partiti che attaccava brutalmente tutti i Governi precedenti che mettevano la fiducia e che considerava la questione di fiducia un oltraggio alla democrazia parlamentare, oggi pone l'undicesima questione di fiducia e ho come la sensazione che non sarà l'ultima che vedremo nell'arco dei prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata presso la biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 20,15, è ripresa alle 20,50.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sull'articolo unico del disegno di legge 1898: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori.

La votazione per appello nominale avrà inizio domani, mercoledì 12 giugno, a partire dalle ore 20,10, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 18,45. Dopo l'appello nominale, si passerà all'esame degli ordini del giorno fino alle ore 24. La seduta di giovedì 13 giugno inizierà alle ore 9,30 per il seguito dell'esame del provvedimento. Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 13 di domani, mercoledì 12 giugno.

Nella giornata di domani lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata avrà comunque luogo alle ore 15.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.

CARLO FATUZZO (FI). Signora Presidente Mara Carfagna, penso che anche a lei, ai miei colleghi e a coloro che mi stanno seguendo attraverso la telecamera della Camera sia capitato di trovarsi in un treno, in uno scompartimento ferroviario, in un vagone, in una bellissima carrozza da Milano a Roma, per esempio, di trovarsi con un vicino di posto, anche di fronte o poco dietro, che cominci a parlare a voce alta con una sua amica, un suo amico o un suo conoscente, magari per quattro ore di seguito. A volte parlano da soli, perché hanno davanti il cellulare, ma anche qui, con una assoluta e totale mancanza di educazione civica, che è qualcosa che certo in quest'Aula si potrebbe pensare che non sia importante, non sia interessante rilevare questo, ma è la vita che c'è al di fuori dell'Aula del Parlamento. L'educazione civica manca, manca nei treni, manca negli autobus, manca quando si va a prendere un aereo, quando si sta nell'aereo. Sarebbe bene che si intervenisse in qualche modo per frenare anche questi aspetti di inciviltà che non ci meritiamo. Viva i pensionati, pensionati all'attacco!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa, che non è presente, quindi si intende che vi abbia rinunciato.

Ha chiesto di parlare l'onorevole De Giorgi. Ne ha facoltà.

ROSALBA DE GIORGI (M5S). Presidente, desidero esprimere il mio più profondo cordoglio per la morte di Antonio Dell'Anna, il vigile del fuoco rimasto ucciso da un'esplosione mentre la scorsa notte stava tentando di spegnere un incendio divampato in un maneggio della provincia di Taranto. Antonio, ai cui familiari sono vicina, ha perso la vita nell'adempimento del suo dovere, mentre stava cercando con i propri colleghi di ridurre al minimo i rischi di un rogo le cui cause non sono ancora state appurate. Antonio era un vigile del fuoco e, come tale, era abituato a mettersi al servizio degli altri con dedizione ed impegno, con professionalità, con coraggio e con passione. Coraggio e passione, sì, perché chi decide di far parte del Corpo dei Vigili del fuoco sa che per lui non sarà soltanto un semplice lavoro, sa che per lui c'è una missione da portare a termine: mettere in salvo gli altri, anche a costo di rischiare la propria vita, così come è stato per Antonio.

La morte di questo valoroso vigile del fuoco è una tragedia per tutto il nostro Paese, costretto a piangere chi ha perso tutto in un attimo mentre stava facendo il proprio dovere e a riflettere sul perché simili disgrazie debbano ancora accadere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Questa sera do voce a tanti studenti universitari messinesi delusi dalla censura attuata nei confronti di un incontro organizzato con un docente di fama internazionale, Aleksandr Dugin. Delusi perché credevano di essere liberi di poter partecipare ad un incontro che era fonte solo di arricchimento culturale, liberi di poter sentire una voce alternativa: invece no, perché dopo inutili e sterili proteste da parte di alcuni docenti l'Università di Messina chiude le porte e annulla l'incontro, come se - signor Presidente - le teorie di un filosofo conosciuto e stimato in tutto il mondo fossero così pericolose da creare chissà quali reazioni. Quello che è successo è grave perché non è solo lesivo della libertà di pensiero, libertà di organizzazione, ma è grave perché un'istituzione pubblica come un'università, che ha il compito primario di promuovere la cultura e il sapere, nega di fatto un semplice dibattito. Concludo, Presidente, nel dire che le idee si combattono solo con le idee e non con le censure (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 12 giugno 2019 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

(ore 18,45)

2. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 1248 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, recante disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l'accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici (Approvato dal Senato). (C. 1898)

Relatori: LUCCHINI e TRAVERSI.

La seduta termina alle 20,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ELENA LUCCHINI (A.C. 1898)

ELENA LUCCHINI, Relatrice. (Relazione – A.C. 1898). Questo decreto, c.d. sblocca cantieri, che arriva oggi in Aula, è frutto di un lavoro rilevante portato avanti dal Governo e dal Parlamento, ed è la testimonianza della volontà di intervenire celermente per sbloccare una situazione di paralisi, di congestione generale in cui versa il nostro Paese, finalizzata in particolare alla semplificazione e alla sburocratizzazione.

Nella mia relazione mi soffermerà sulla prima parte del decreto, il Capo I, riguardante norme relative ai contratti pubblici e di accelerazione degli interventi strutturali, per affidare la seconda parte, inerente disposizioni relative agli eventi sismici, al collega On. Traversi.

L'Articolo 1 consta di 30 commi che riporterò in modo dettagliato data la rilevanza degli stessi.

Il primo comma dispone che, al fine di rilanciare gli investimenti pubblici e facilitare l'apertura dei cantieri, nelle more della riforma complessiva del settore e comunque nel rispetto dei principi e delle norme dell'Ue, si procede con una de-regolazione del codice dei contratti pubblici per tutti i bandi e contratti i cui avvisi o bandi sono stati pubblicati dopo la data di pubblicazione del presente decreto-legge, sino alla data del 31 dicembre 2020.

Ne consegue che i comuni, non capoluogo di provincia, avranno la possibilità di appaltare le opere senza dover necessariamente avvalersi di stazioni appaltanti provinciali o regionali. Si liberalizza l'appalto integrato con la possibilità quindi per le amministrazioni, sulla base del progetto definitivo, di appaltare congiuntamente la progettazione e l'esecuzione dell'opera.

Non vi sarà l'obbligo per le stazioni appaltanti di selezionare i commissari tra gli esperti iscritti all'Albo istituito presso l'ANAC che saranno pertanto individuati autonomamente garantendo comunque criteri di selezione basati sui principi di competenza e trasparenza preventivamente individuati.

Si prevede che il Governo presenti al Parlamento una relazione sugli effetti della sospensione delle norme poc'anzi menzionate e l'opportunità del mantenimento delle stesse anche oltre il 31/12/2020.

Si prefigura la possibilità per gli enti aggiudicatori esaminare le offerte prima della verifica dell'idoneità degli offerenti, se esplicitamente riportato nel bando.

Ai commi 4 e 5 si prevede la possibilità di avviare le procedure di affidamento della progettazione anche in caso di disponibilità economica limitata alla sola progettazione e l'avvio di procedure di affidamento della progettazione o dell'esecuzione dei lavori mediante provvedimento legislativo o amministrativo dei soggetti attuatori, nelle more dell'erogazione delle risorse.

Il comma 6, cosi come riportato al comma 20 punto 3-bis, rileva che i contratti di lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria, con l'esclusione di opere rilevanti dal punto di vista strutturale, possano essere affidati sulla base del progetto definitivo.

Sono elevati da 50 a 75 milioni di euro i limiti per l'espressione dei parere obbligatorio del Consiglio superiore dei lavori pubblici, riducendone comunque il termine a 45 giorni con silenzio assenso in caso di mancata risposta e altresì la possibilità per le amministrazioni di richiedere al Consiglio superiore dei lavori pubblici la valutazione di congruità del costo.

Vi è l'estensione dell'ambito di applicazione dell'accordo bonario anche su riserve relative agli aspetti progettuali.

I commi 11, 12, 13 e 14 prevedono che fino alla data di entrata in vigore del regolamento, come previsto dall'articolo 216 del decreto legislativo 50 del 2016, le parti possano convenire che prima dell'avvio dell'esecuzione o comunque non oltre 90 giorni, sia costituito un collegio consultivo tecnico per la rapida risoluzione delle controversie.

Si introduce una disposizione transitoria volta a disciplinare le varianti ai progetti definitivi approvati dal CIPE, per i quali si prevede l'approvazione da parte del solo soggetto aggiudicatore qualora le varianti non superino del 50% il valore del progetto definitivo.

Si introduce un nuovo comma (il 2-bis) all'articolo 86 del codice dei contratti pubblici che stabilisce una validità temporale di 6 mesi per tutti i certificati e documenti necessari ai fini della prova dell'assenza dei motivi di esclusione. Certificati che possono essere utilizzati in diversi procedimenti di acquisto.

Si introduce anche il comma 6-bis all'articolo 36 del codice dei contratti pubblici che prevede una verifica a campione da parte dei soggetti responsabili in riferimento agli operatori economici presenti nei mercati elettronici.

Si prevede che, nelle more della revisione generale del codice dei contratti pubblici, sia semplificata la procedura del subappalto ampliandone il limite dell'importo complessivo da 30% a 40% per contratti di lavori, servizi o forniture.

Tali modifiche sono tese a risolvere in parte la procedura d'infrazione nei confronti dell'Italia a seguito della lettera di costituzione in mora (n. 2273/2018).

Con il comma 19 si è introdotta una norma sull'end of waste volta a superare la situazione di stallo dell'economia circolare conseguita alla sentenza del Consiglio di stato del 2018. Attraverso questa disciplina si dà la possibilità alle autorità competenti di autorizzare gli impianti di recupero dei rifiuti e la loro trasformazione in prodotti.

È prevista la possibilità di emanazione di linee guida da parte del Ministero dell'ambiente per assicurare omogeneità dei criteri e l'obbligo per le sole nuove autorizzazioni di sottoporsi ad una revisione entro 12 mesi dall'emanazione delle linee guida.

Il comma 20 reca una serie di novelle al decreto legislativo 50/2016.

Si eliminano norme attuative a carico dell'ANAC e si prevede un unico Regolamento attuativo del D.Igs 50/2016 redatto dal MIT.

Il progetto di fattibilità delle alternative progettuali servirà solo per i progetti sopra soglia ai fini della programmazione, dibattito pubblico e concorsi di progettazione.

Si alleggerisce il numero dei documenti ambientali nell'ambito del progetto di fattibilità: sono richiesti solo studi di fattibilità ambientale e la descrizione di misure di mitigazione e compensazione.

Tra le spese tecniche, nel quadro economico, sono comprese le spese di carattere strumentale delle amministrazioni aggiudicatrici, come previsto dal precedente codice appalti.

Si riconoscono a carico dell'Agenzia del demanio, le spese strumentali, incluse quelle per i sopralluoghi, finalizzate alla stesura dei piano generale degli interventi del sistema accentrato delle manutenzioni dei Provveditorati interregionali alle opere pubbliche.

Gli affidatati dì progettazioni posti a base di gara possono essere anche affidatari delle relative concessioni.

La validazione dei progetti per lavori di importo inferiore a 20 milioni di euro può essere effettuata anche all'interno della stazione appaltante, se dispone di un sistema interno di controllo di qualità.

Si estende l'ambito di applicazione dell'anticipazione da corrispondere all'appaltatore anche agli appalti di servizi e forniture.

Per quanto riguarda le soglie di riferimento per la procedura di affidamento dell'appalto di lavori, servizi e forniture, si è tornati al testo proposto dalla Lega che prevede:

- l'affidamento diretto dei lavori fino a 40.000 euro;

- l'affidamento diretto dei lavori da 40.000 fino a 150.000 euro scegliendo fra tre preventivi;

- per i servizi e forniture mediante procedura negoziata da 40.000 euro fino alle soglie UE con consultazione di 5 operatori;

- procedura negoziata per i lavori da 150.000 a 350.000 euro con consultazione di 10 operatori;

- procedura negoziata per i lavori da 350.000 euro a 1 milione di euro con 15 operatori;

- procedura accelerata ex articolo 60 del codice per i lavori da 1 milione di euro fino alle soglie UE;

- oltre tali soglie, procedure ordinarie.

Per gli appalti sotto-soglia, le stazioni appaltanti procedono sulla base del criterio del minor prezzo ovvero sulla base del criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa.

Si chiarisce inoltre che per i consorzi di cooperative e artigiani le prestazioni tra consorziati non costituiscono subappalti.

Gli investitori istituzionali, come Cassa depositi e prestiti, potranno presentare offerte di project financing se associati o consorziati, qualora privi dei requisiti tecnici, con soggetti in possesso dei requisiti per partecipare a procedure di affidamento di contratti pubblici per servizi di progettazione.

Per le concessioni autostradali già scadute o in scadenza, con bando pubblicato entro il 31 dicembre 2019, si prevede che il concedente possa avviare le procedure di gara per l'affidamento della concessione anche sulla base del solo fabbisogno per gli interventi di messa in sicurezza dell'infrastruttura esistente.

E' stata elaborata una norma per salvare i Comuni che, alla data di entrata in vigore del presente decreto-legge, avevano avviato l'iter di progettazione per la realizzazione degli investimenti di cui all'articolo 1, comma 107, della legge di bilancio, e non hanno avuto il tempo di avviare l'esecuzione dei lavori entro il 15 maggio. Infatti il presente decreto ha abrogato il comma della legge di bilancio che prevedeva l'affidamento diretto, restringendo invece di agevolare le procedure di appalto, sia perché ha eliminato l'affidamento diretto e proposto la procedura negoziata per i lavori da 40.000 a 200.000 euro, sia perché ha assoggettato gli appalti di lavori da 200.000 fino alla soglia UE alle procedure ordinarie previste per tutti gli importi dei lavori. Per gli stessi comuni è stata prevista una proroga del termine per l'avvio dei lavori al 10 luglio 2019, allo scopo di permettere alla legge di conversione del decreto sblocca cantieri di produrre effetti;

Dal 1° gennaio 2020 la società Sport e Salute S.p.A. è qualificata di diritto centrale di committenza e può svolgere attività di centralizzazione delle committenze per conto delle Amministrazioni Aggiudicatrici o Enti aggiudicatari operanti nel settore dello sport e tenuti al rispetto delle disposizioni di cui al decreto legislativo n. 50 di aprile 2016.

Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge, le risorse del Fondo sport e periferie pari a 10 milioni annui, sono trasferite alla società Sport e Salute spa, la quale subentra nella gestione del fondo e dei rapporti pendenti. L'Ufficio dello sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri si avvale di tale società per le attività necessarie all'attuazione degli interventi.

L'articolo 2 reca disposizioni relative alle procedure di affidamento in caso di crisi di impresa.

Si apporta una modifica all'articolo 110, che si applica fino all'entrata in vigore del decreto legislativo n.14 di gennaio 2019, che prevede una distinzione tra procedura di fallimento e l'impresa ammessa alla procedura di concordato preventivo.

È sempre necessario l'avvalimento dei requisiti di un altro soggetto per la partecipazione alle procedure di affidamento tra il momento della presentazione della domanda e il momento di deposito del decreto che dichiara aperta la procedura di concordato preventivo. Pertanto dopo l'ammissione a concordato preventivo, l'impresa non necessita più di avvalimento di requisiti di altro soggetto. L'ANAC può ordinare che l'impresa in concordato si avvalga di un altro operatore in possesso dei requisiti e che metta a disposizione, per la durata del contratto, le risorse necessarie all'esecuzione dell'appalto ed eventualmente a subentrare all'impresa ausiliata.

Il comma 4 richiama la norma che prevede che "L'ammissione al concordato preventivo non impedisce la continuazione di contratti pubblici se il professionista designato dal debitore ha attestato la conformità al piano e la ragionevole capacità di adempimento." Si prevede che tali disposizioni si applichino anche nell'ipotesi in cui l'impresa sia stata ammessa a concordato che non prevede la continuità aziendale.

È stato introdotto l'articolo 2-bis al Senato che apporta modifiche alla Legge n. 12 del 2019, legge che istituisce una dotazione finanziaria per garantire le piccole medie imprese che sono in difficoltà per la restituzione delle rate di finanziamento ma che sono anche creditrici della pubblica amministrazione.

Le modifiche prevedono che la garanzia sia rilasciata sui predetti finanziamenti anche se assistiti da ipoteca sugli immobili aziendali e che la misura massima del premio sia determinata da decreto ministeriale.

L'articolo 3 è volto a semplificare e velocizzare gli interventi strutturali ed edilizi nelle zone sismiche.

Il comma 1 contiene una serie di novelle atte a modificare il Testo Unico per l'edilizia.

Si prevede l'applicazione dell'articolo 65 del predetto Testo a tutte le opere realizzate con materiali e sistemi costruttivi disciplinati dalle norme tecniche in vigore, che devono essere denunciate prima dell'avvio dei lavori dal costruttore allo sportello unico.

Sono stati semplificati inoltre una serie di passaggi che allungavano i tempi per la realizzazione delle opere.

All'articolo 67 il comma 8 ter chiarisce che per gli interventi di riparazioni e interventi locali su costruzioni esistenti di "minore rilevanza" e "privi di rilevanza", il certificato di collaudo è sostituito dalla dichiarazione di regolare esecuzione resa dal Direttore dei lavori.

L'introduzione dell'articolo 94-bis prevede una nuova classificazione degli interventi strutturali da realizzare in zone sismiche, da interventi rilevanti nei riguardi della pubblica incolumità, a quelli di minore rilevanza, a quelli privi di rilevanza.

Il comma 2 demanda al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d'intesa con la conferenza unificata, la definizione delle linee guida per l'individuazione, dal punto di vista strutturale, degli interventi menzionati al comma 1, nonché delle varianti di carattere non sostanziale per le quali non occorre il preavviso in materia di denuncia dei lavori.

Si prevede che, nelle more dell'emanazione delle linee guida, le Regioni possano comunque dotarsi di specifiche elencazioni o confermare le disposizioni vigenti.

Il Senato ha apportato una serie di modifiche all'articolo 3, in particolare ha autorizzato alcuni laboratori ad effettuare le prove e controlli su materiale di costruzione su strutture e costruzioni esistenti.

Inoltre, è stata demandata al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame, l'adozione di specifici provvedimenti attuativi.

L'articolo 4 prevede la nomina di commissari straordinari per interventi strutturali prioritari mediante decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri da adottare entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.

I commissari operano in raccordo con i provveditorati interregionali per la prosecuzione dei progetti ritenuti necessari e, l'approvazione congiunta dei commissari e dei presidenti di regione sostituisce ogni forma di autorizzazione, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela ambientale per i quali i termini sono dimezzati e per quelli relativi alla tutela dei beni colturali e paesaggistici per i quali il termine è fissato a 60 giorni dalla data di ricezione della richiesta.

I Commissari straordinari possono assumere le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge fatto salvo il rispetto dei codice antimafia e dei vincoli dell'UE.

I Commissari inoltre collaborano con la struttura di missione Investitalia e trasmettono al Comitato interministeriale i progetti, il cronoprogramma e lo stato di avanzamento segnalando eventuali anomalie.

Modalità e deroghe poc'anzi menzionate si applicano per i Commissari straordinari per il dissesto idrogeologico e per i Commissari per l'attuazione degli interventi idrici, stabilendone termini, modalità, tempistiche ed eventuale supporto tecnico.

I Commissari possono avvalersi di strutture dell'amministrazione centrale o territoriale senza nuovi o maggiori oneri.

Il compenso dei Commissari è stabilito in misura non superiore a quella indicata all'articolo 15, comma 3, del decreto legge n. 98 del 2011.

Tra i Commissari straordinari nominati con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti figura il Commissario che fronteggerà la situazione di degrado nella quale versa la rete viaria siciliana, il Commissario per la prosecuzione dei lavori di realizzazione del MOSE, il Commissario che si occuperà della fruibilità degli spazi interni al Nuovo Ponte Nord di Parma una volta garantita la piena sicurezza dell'infrastruttura, il Commissario per il completamento dei lavori al Nodo ferroviario di Genova e del collegamento dell'ultimo miglio tra il Terzo Valico dei Giovi e il Porto storico di Genova e il Commissario straordinario al quale verrà affidato il compito di fronteggiare la situazione di grave rischio idrogeologico del sistema idrico del Gran Sasso. Quest'ultimo Commissario si avvale di una struttura tecnica con un contingente massimo di undici unità, tra questi una figura dirigenziale e fino a 5 esperti o consulenti il cui costo è anticipato dalle amministrazioni di provenienza, ed eventualmente di due sub-Commissari. È costituita una cabina di coordinamento presieduta dal Presidente della Regione Abruzzo e composta inoltre dai presidenti delle province di l'Aquila e Teramo, dai Sindaci dei comuni di L'Aquila e Teramo, da 2 rappresentanti di ANCI, dal Presidente del Parco nazionale del Gran Sasso, da un rappresentante del ministero delle infrastrutture, uno del ministero dell'ambiente e uno del ministero dell'istruzione nonché due rappresentanti delle aziende sanitarie di Teramo e dell'Aquila.

Il progetto 6mila campanili si conclude con l'entrata in vigore della presente legge e si provvede alla ricognizione delle risorse mediante decreto del MIT.

Tali risorse saranno mantenute in conto bilancio per essere riassegnate ad un apposito capitolo di spesa da istituire sempre al ministero delle infrastrutture e dei trasporti per un nuovo programma di interventi infrastrutturali per i piccoli comuni fino a 3.500 abitanti al quale si provvede mediante decreto che individua modalità e termini di accesso al finanziamento per lavori di immediata cantierabilità per la manutenzione di strade, illuminazione pubblica, strutture pubbliche comunali e per l'abbattimento di barriere architettoniche.

Con Decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e con un limite di spesa complessivo pari a 10 milioni di euro sono individuati gli interventi per realizzare la piattaforma unica nazionale e per gli investimenti del piano Nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica.

Si provvede mediante decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti anche alla costituzione di un apposito comitato di vigilanza composto da 5 componenti per l'attuazione degli interventi di completamento della strada a scorrimento veloce Lioni-Grottaminarda.

Il Ministero della salute con proprio decreto e con termine congruo assegna a regioni e alle province autonome di Trenta e Bolzano un finanziamento che era stato previsto dagli accordi di programma per realizzare interventi sul patrimonio strutturale e tecnologico del Servizio Sanitario Nazionale e per i quali non risulta presentata la richiesta di ammissione al finanziamento. .

Decorso inutilmente il termine il Presidente del Consiglio nomina un commissario straordinario per la realizzazione degli interventi. Il Commissario potrà avvalersi di Invitalia SpA quale centrale di committenza.

È autorizzata la spesa di 5 milioni di euro per anno dal 2019 al 2023 per le strutture di servizio del Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco.

Infine, per evitare l'aggravamento delle procedure di infrazione per il non corretto trattamento delle acque reflue nel nostro Paese, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto decadono i Commissari e subentra la figura del Commissario unico. Le regioni e i Commissari che cessano le funzioni trasmettono al Commissario unico una relazione dettagliata delle misure intraprese per il superamento delle procedure di infrazione.

Entro i successivi 60 giorni il Commissario unico provvede ad una ricognizione e ne dà comunicazione al Ministro dell'Ambiente.

Una volta individuati gli interventi con apposito decreto il Commissario unico assume il compito di soggetto attuatore e gli compete il compito di realizzare direttamente l'intervento.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

      Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 2 i deputati De Girolamo, Lolini e Traversi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Chiusura DG Ddl 1898 495 495 0 248 280 215 72 Appr.
2 Nominale Ddl 1898 - quest. preg. n. 1 450 450 0 226 102 348 69 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.