INEA: Rapporto-Indagine sull'impiego degli immigrati in agricoltura in Italia 2013.

16 febbraio 2015

È disponibile sul sito dell'INEA il Rapporto Indagine sull'impiego degli immigrati in agricoltura in Italia 2013 relativa all'anno 2012.

Il Rapporto, pubblicato sul finire dell'anno scorso, evidenzia che le dinamiche di incremento, che già si sono manifestate nel 2011, perdurano quantificandosi nel 2012 in circa 36.000 unità (15%), per un dato complessivo di cittadini stranieri occupati nelle campagne italiane pari a circa 269.000 unità. A questo incremento contribuiscono i lavoratori extra UE, 143.620 in totale (+13% rispetto al 2011) e i lavoratori dei paesi europei, 125.340 in totale, che fanno registrare una variazione del 18%.

Da un punto di vista di circoscrizioni geografiche, al Nord si registra una preponderanza di lavoratori stranieri, per un totale di circa 110.000 unità seguita dal Sud con una presenza di 85.000 lavoratori stranieri. Più contenuti i risultati riscontrati nell'Italia centrale e nelle Isole, dove si riscontrano rispettivamente 42.000 e 29.000 unità. Nelle Isole la Sardegna si colloca come la regione che ha al suo attivo il minor numero di occupati stranieri; mentre la Sicilia, con un incremento di 20.000 unità, realizza il maggior aumento di lavoratori stranieri rispetto al 2011.

Secondo INEA, il bisogno di manodopera straniera conferma la presenza di fattori di natura congiunturale legati all'aumento di alcune produzioni cui ha fatto riscontro, in alcuni ambiti territoriali circoscritti, un ritorno della manodopera italiana dovuto anche al passaggio da altri settori economici in crisi.

Per quanto riguarda i lavoratori provenienti dai paesi comunitari, l'aumento che si è verificato sembrerebbe strettamente collegato sia a relazioni consolidate nel tempo tra sistema datoriale e manodopera, sia alla assoluta facilità di movimento dettata dall'assenza di barriere all'ingresso.

I lavoratori extra UE sono principalmente occupati nelle coltivazioni arboree e in zootecnia; più modesto risulta essere il loro utilizzo nelle colture industriali e nel florovivaismo. In crescita il numero di lavoratori extra UE nelle attività agrituristiche e nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti (Lazio e Veneto). I lavoratori comunitari, vengono utilizzati maggiormente nelle attività collegate alle colture arboree, in particolare in Trentino e in Puglia per la raccolta dei fruttiferi e dell'uva da tavola. Si conferma la stagionalità dei rapporti di lavoro, con valori che tendono ad aumentare, nelle regioni meridionali e nelle Isole.

Riguardo alla questione contrattuale, nel 71,8% dei casi i rapporti di lavoro sono regolari, anche se si segnalano situazioni di regolarità parziale dovuta ad una dichiarazione inferiore delle giornate di lavoro prestato, oppure di ore lavorate in più rispetto a quelle previste dal contratto di lavoro. La regolarità nei rapporti di lavoro è in maggior parte al Centro-Nord; da segnalare la Calabria, dove in passato si erano registrate punte di irregolarità vicine al 90%, che ha registrato un mutamento in positivo della situazione raggiungendo punte di irregolarità che non hanno superato il 50%.
Da un punto di vista retributivo, la situazione a livello nazionale è abbastanza diversificata in quanto vi sono regioni come la Puglia e la Calabria in cui quasi tutti i lavoratori extra UE ricevono compensi decisamente inferiori al dovuto.

Confermati i compensi così detti "fuori busta" atti ad assicurarsi manodopera specializzata e qualificata difficilmente sostituibile con la manodopera locale.
Anche se i lavoratori comunitari presentano caratteristiche simili ai lavoratori extra UE, per loro si è rilevata una stagionalità legata ai rapporti di impiego molto più elevata (90%) dovuta alla prevalenza di utilizzo per l'attività di raccolta.
Il livello di irregolarità nei contratti di lavoro è più contenuto (23%) grazie a due fattori principali quali: l'assenza di clandestinità e la piena consapevolezza dei propri diritti.
La presenza sempre più massiccia di cittadini rumeni nel territorio nazionale ha aumentato la componente comunitaria della presenza dei lavoratori agricoli stranieri, prevalendo sulla storica componente nord africana che, pur rimanendo degnamente rappresentata, è stata surclassata dalla rappresentanza proveniente dall'Est Europa. Dagli elementi qualitativi dell'indagine INEA si conferma il perdurare di una incapacità a condurre un'azione organica e specifica su scala nazionale relativa all'accompagnamento e gestione del fenomeno migratorio in agricoltura.

Servizio Studi della Camera dei deputati

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