TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 372 di Mercoledì 22 settembre 2010

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

DI PIETRO, DI GIUSEPPE, PALAGIANO e MURA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la Corte dei conti - sezione delle autonomie - con la delibera n. 17 del 2010 e relativa relazione del 4 agosto 2010, in riferimento agli anni 2007, 2008 e 2009, ha rilevato un costante peggioramento dei bilanci finanziari della sanità relativi alla regione Molise;
infatti, mentre nel 2007 il deficit sanitario del Molise era pari a 66,6 milioni di euro (208 euro pro capite - gli abitanti del Molise sono 320 mila), nel 2008 il deficit è stato pari a 70,4 milioni (220 euro pro capite), mentre nel 2009 il deficit ha raggiunto la cifra di 72,3 milioni (225 euro pro capite);
i bilanci sanitari della regione Molise sono i peggiori tra quelli delle regioni italiane (con l'esclusione del Lazio);
con riferimento alla regione Molise, nel corso del 2009 si è proceduto alla nomina di un commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro nella stessa persona del presidente della regione, Michele Iorio, primo responsabile del dissesto dei conti sanitari di tale regione;
nel corso della verifica del giugno 2009, il tavolo tecnico ed il comitato permanente hanno constatato il permanere di criticità e di inadeguatezze nella realizzazione del piano, tali da confermare la situazione già evidenziata nel corso del 2008 -:
se, alla luce della grave situazione finanziaria determinata dai ritardi nell'attuazione del piano di rientro, dall'adozione di atti in contrasto con lo stesso piano e dalla mancata adozione dei programmi operativi 2010 e della rete ospedaliera coerenti con gli obiettivi finanziari programmati, il Governo non intenda adottare ogni iniziativa, anche normativa, per sostituire tempestivamente il presidente della regione Molise quale commissario ad acta per la gestione della sanità, nominando una persona qualificata e di comprovata professionalità ed esperienza in materia di gestione sanitaria e che non presenti conflitti di interesse in questo ambito.
(3-01235)
(21 settembre 2010)

BALDELLI e NASTRI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
le api e i prodotti dell'apicoltura costituiscono una ricchezza che va tutelata e valorizzata;
dal 2003 ad oggi, gli apicoltori in Europa sono passati da poco più di 470.000 a quasi 600.000, con una crescita del 21 per cento;
il patrimonio apistico dei 27 Stati membri dell'Unione europea è cresciuto di circa il 3 per cento negli ultimi tre anni ed è attualmente pari a 13.985.091 alveari, di cui 1.127.836 in Italia che, con tale consistenza, si classifica al quinto posto, subito dopo la Spagna (2.459.373 alveari), la Grecia (1.502.239 alveari), la Francia (1.338.650 alveari) e la Romania (1.280.000 alveari);
in considerazione del ruolo fondamentale delle api nella salvaguardia degli equilibri ambientali, lo stato di salute dell'apicoltura costituisce elemento di altissimo valore e significato;
l'elevata mortalità delle api, registrata negli ultimi tempi, oltre a rendere difficile la situazione economica degli operatori del settore, rappresenta una minaccia per la tutela della biodiversità -:
quali siano le iniziative del Ministro interrogato, nell'ambito delle sue competenze, per tutelare e salvaguardare il patrimonio apistico nazionale e promuovere l'attività e la produzione del settore.
(3-01236)
(21 settembre 2010)

OCCHIUTO, GALLETTI, CICCANTI, COMPAGNON, NARO, VOLONTÈ, TASSONE, MANTINI, RAO, RIA e LIBÈ. - Al Ministro per i rapporti con le regioni e per la coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni le regioni italiane hanno contratto debiti con le imprese fornitrici dai 60 ai 70 miliardi di euro per fatture insolute;
nel dicembre 2009, il ministero dell'economia e delle finanze aveva stimato tale debito in «soli» 37 miliardi di euro;
la stima di questo enorme debito potrebbe anche aumentare, tenuto conto che si sta parlando solo di fatture non pagate alle aziende di servizi;
questi dati sono stati denunciati dal Taiis, il tavolo delle imprese dei servizi di cui fanno parte, tra gli altri, la Fipe, Confindustria, Confcooperative, Legacoop, Confesercenti, Confcommercio, Confapi ed i sindacati di categoria Cgil e Uil, in rappresentanza di oltre 18 mila imprese e 870 mila dipendenti;
l'esposizione debitoria del solo settore della sanità, per i ritardati pagamenti, supera abbondantemente i 50 miliardi di euro, ma nel complesso il valore corrisponde a circa 4 punti di prodotto interno lordo;
la direttiva europea Late payements, riguardante il problema del ritardo dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni e che sarà approvata nel mese di ottobre 2010 dal Parlamento europeo, rappresenta un passo avanti, stabilendo in 60 giorni il ritardo massimo accumulabile oltre il quale scatterà una penale dell'8 per cento, ma i tempi per il suo recepimento in Italia non saranno brevi;
i debiti delle regioni, oltre a rappresentare la causa di molti fallimenti di imprese altrimenti solvibili, costituisce un ostacolo sulla strada del federalismo -:
se e quali soluzioni di tale problema intenda promuovere, anche considerato che le regioni incontreranno oggettive e serie difficoltà nell'attuazione dello stesso federalismo fiscale.
(3-01237)
(21 settembre 2010)

BELLOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 31 luglio 2010 è apparsa, su diversi articoli di stampa, tra cui il Corriere del Veneto, la notizia che, su indicazione del presidente della regione Veneto, Luca Zaia, il Ministro interrogato avrebbe individuato nella località nota come Zelo, nel comune di Ceneselli (Rovigo), l'area destinata ad ospitare un centro di identificazione ed espulsione degli immigrati;
nella stessa località è, infatti, sita l'area logistica di quella che fu la sede del 79o gruppo intercettori teleguidati, che ospitò per anni nel dopoguerra soldati americani ed italiani e che portò sviluppo al territorio;
la definizione di questo sito come futuro centro di identificazione ed espulsione degli immigrati è, tuttavia, per varie ragioni, inopportuna: tale struttura, oltre a non portare alcun beneficio ai centri limitrofi, come rimarcato da un documento sottoscritto da 11 sindaci dell'alto polesine, sarebbe posizionata in una zona scarsamente servita dalle opere infrastrutturali, necessarie per garantire un rapido collegamento con le realtà da cui gli immigrati provengono;
la base dista, infatti, 75 chilometri da Verona, 116 da Venezia e 82 da Bologna, realtà che maggiormente potrebbero essere interessate da un suo utilizzo;
come si sottolinea, inoltre, nel documento dei sindaci sopra citato «la presenza di queste strutture va a pesare gravemente sulla percezione di sicurezza dei cittadini, in un contesto caratterizzato da un indice di vecchiaia molto alto (per ogni ragazzo quattordicenne vi sono tre adulti ultra-sessantacinquenni)»;
la scelta è, inoltre, scarsamente comprensibile anche sotto un profilo economico: l'investimento per ripristinare l'ex base di Zelo, in completo stato di abbandono dal 1998, risulta spropositato in confronto ad altri siti in miglior stato di conservazione, come la vicina ex base dell'aeronautica di Bovolone, che è stata dismessa solo nell'aprile del 2010;
punto ancor più essenziale è che il centro non servirebbe alla provincia di Rovigo, che non conosce fenomeni migratori massicci, ma alla provincia e ancor più al comune di Verona, che ne sfrutterebbero così tutti i benefici senza dover scontare alcun onere;
la gestione poco trasparente della vicenda è indice, a parere dell'interrogante, di una visione proprietaria delle istituzioni, che si evince peraltro dalla scarsa concertazione col territorio, escluso totalmente dal processo decisionale che è stato, invece, accentrato ai rappresentanti di un unico partito, i quali, più che per reale ponderazione, sono pervenuti ad una scelta per ragioni di opportunità e di consenso, facendo ricadere sul piccolo territorio polesano i costi di questa loro determinazione;
ciò che infine colpisce in questa vicenda è la mancanza assoluta di chiarezza: le conferme alla designazione definitiva del sito si rincorrono alle smentite, tra cui quella del presidente della regione Luca Zaia, che, smentendo il Ministro interrogato, ha dichiarato in un incontro con le rappresentanze territoriali che una decisione definitiva non è stata ancora assunta -:
se sia stato ufficialmente scelto il sito dell'ex base dell'Aeronautica militare, in cui era insediato il 79o gruppo intercettori teleguidati di Zelo, quale sede di un centro di identificazione ed espulsione di immigrati clandestini, e se, per le ragioni descritte in premessa che indicano chiaramente l'assoluta inadeguatezza di tale area, non ritenga più opportuno considerare una dislocazione alternativa.
(3-01238)
(21 settembre 2010)

REGUZZONI, LUCIANO DUSSIN, FOGLIATO, LUSSANA, MONTAGNOLI, ALESSANDRI, ALLASIA, BITONCI, BONINO, BRAGANTINI, BUONANNO, CALLEGARI, CAPARINI, CAVALLOTTO, CHIAPPORI, COMAROLI, CONSIGLIO, CROSIO, DAL LAGO, D'AMICO, DESIDERATI, DI VIZIA, DOZZO, GUIDO DUSSIN, FAVA, FEDRIGA, FOLLEGOT, FORCOLIN, FUGATTI, GIDONI, GIANCARLO GIORGETTI, GOISIS, GRIMOLDI, LANZARIN, MAGGIONI, MOLGORA, LAURA MOLTENI, NICOLA MOLTENI, MUNERATO, NEGRO, PAOLINI, PASTORE, PINI, PIROVANO, POLLEDRI, RAINIERI, RIVOLTA, RONDINI, SIMONETTI, STEFANI, STUCCHI, TOGNI, TORAZZI, VANALLI, VOLPI e ZAFFINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le polemiche sviluppatesi nelle ultime settimane intorno ai rimpatri volontari di cittadini comunitari di etnia rom, disposti dal Governo francese, hanno riportato alla ribalta, anche nel nostro Paese, il problema del censimento e del controllo degli insediamenti abusivi di rom sul territorio italiano;
In Italia le stime sulla presenza di cittadini di etnia rom e sinti riferiscono di cifre oscillanti tra i 120 mila ed i 170 mila, diffusi in tutte le regioni italiane;
il Governo attualmente in carica ha posto particolare attenzione ai problemi legati alla presenza in molte città italiane di campi nomadi, che erano spesso sottratti a qualsiasi tipo di controllo e di censimento;
già con l'ordinanza di protezione civile firmata il 30 maggio 2008, il Governo avviò un'operazione diretta all'identificazione di tutti coloro che vivono nei campi nomadi, partendo dalle regioni Campania, Lombardia e Lazio, in considerazione del fatto che gli oltre 700 campi nomadi abusivi censiti sono concentrati nelle città di Roma, Napoli e Milano;
i prefetti di Roma, Milano e Napoli sono stati nominati, con l'ordinanza del 30 maggio 2008, commissari delegati per la realizzazione di tutti gli interventi necessari al superamento dello stato di emergenza in relazione agli insediamenti di comunità nomadi nei territori delle rispettive regioni; per la migliore efficacia delle azioni, i commissari delegati hanno potuto attivare le necessarie forme di collaborazione con le regioni e altri soggetti pubblici e, per i profili umanitari e assistenziali, con la Croce rossa italiana;
le iniziative intraprese, ampliate di recente anche ad altre regioni (Veneto e Piemonte), e la tempestività con la quale il Governo ha affrontato il problema hanno consentito di evitare l'adozione di misure emergenziali di rimpatrio, portando alla chiusura dei campi abusivi e alla costruzione di insediamenti regolari; tuttavia le più recenti iniziative intraprese dal Governo francese evidenziano la necessità di colmare le lacune attualmente esistenti nella normativa comunitaria sulla libera circolazione, che subordinano la permanenza dei cittadini comunitari in uno Stato membro diverso da quello di cittadinanza a determinati requisiti, imponendo, altresì, l'iscrizione nell'anagrafe della popolazione residente, ma non predispongono un apparato sanzionatorio, limitandosi a prevedere l'invito ad allontanarsi dal territorio italiano, per quanti non soddisfino i requisiti richiesti -:
quali siano i risultati che il Governo ha raggiunto attraverso le iniziative volte ad affrontare la questione dei campi nomadi abusivi ed il censimento delle persone in essi presenti, nonché quali iniziative intenda adottare per colmare le evidenziate lacune della normativa comunitaria sulla libera circolazione.
(3-01239)
(21 settembre 2010)

CORSINI, MARAN, AMICI, QUARTIANI, GIACHETTI, CASTAGNETTI, FERRARI, NARDUCCI, MELIS, MATTESINI, RAMPI, CODURELLI e MAZZARELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il caso della scuola di Adro da vicenda locale è ormai rimbalzato sulla grande stampa nazionale, nonché sugli organi radiotelevisivi;
nel paese franciacortino, in provincia di Brescia, è stata recentemente inaugurata una scuola di evidente regime «leghista-padano»; infatti, simboli leghisti sono stati ovunque collocati: dai banchi agli zerbini, dai cestini dei rifiuti ai tavoli, dai cartelli alle finestre, dalla segnaletica alle pedane, dalle sedie alle volte di copertura, in numero di circa 700;
il sindaco di Adro è già salito alla ribalta della cronaca per iniziative che appaiono agli interroganti di palese carattere discriminatorio, quali il rifiuto del servizio mensa ai figli minori di famiglie extracomunitarie morose, nonché di carattere intollerante e razzista, quali la somministrazione di cibi a prescindere da vincoli di natura religiosa che ne consentono o meno la consumazione;
lo stesso sindaco, incapace di essere coerente con la scelta adottata, richiesto di spiegazioni, è ricorso all'escamotage di negare il carattere leghista del simbolo - il sole delle Alpi - ovunque disseminato, sostenendo, in ciò spalleggiato anche da autorevoli esponenti della Lega Nord, che si tratterebbe di un segno di identità e di tradizione presente ad Adro, un'iconografia antica riconoscibile anche nella chiesa parrocchiale, un'asserzione, questa, palesemente infondata, come sostenuto dagli studiosi locali, i quali, peraltro, negano pure che tale simbolo sia presente nello stemma e nel gonfalone del comune;
al di là delle inconsistenti giustificazioni del sindaco, la questione rimanda a quello che gli interroganti ritengono un arbitrario, illegittimo, offensivo, uso di un simbolo di partito in una sede pubblica;
la scuola svolge una funzione istituzionale ed appartiene all'intera comunità, a prescindere da convinzioni politiche, ideologie, appartenenze di partito delle famiglie;
la scuola è per definizione il luogo della ricerca, del dialogo, della tolleranza e non può essere sottoposta ad indebite appropriazioni di partito che rimandano ad una concezione totalitaria e antidemocratica dell'educazione e della formazione di cui la storia del Novecento ha dato, purtroppo, ampia testimonianza con l'esperienza dei regimi dittatoriali fascisti e comunisti;
il Ministro interrogato in un primo tempo si è limitata a parlare di episodio folkloristico e di un estremismo da lei non condiviso, e in un secondo tempo ha, invece, assecondato la versione del sindaco;
il prefetto di Brescia sino ad oggi non ha dato segni pubblici d'intervento, evidentemente condividendo la scelta del sindaco di Adro, o facendo finta di non vedere, nonostante una legge recente vieti l'esposizione nelle scuole di simboli che non siano quelli esplicitamente menzionati;
gli insegnanti della scuola di Adro, riuniti in assemblea sindacale, si sono apertamente dissociati dall'iniziativa, denunciando la sopraffazione dovuta al sindaco;
lo stesso dirigente scolastico ha investito del caso la dirigente provinciale, chiedendo la rimozione del simbolo leghista;
il padre priore della scuola carmelitana di Adro è intervenuto richiamando fondamentali diritti di rispetto delle convinzioni e delle scelte di ciascuno, sottolineando, altresì, l'obbrobrio di crocifissi letteralmente inchiodati alle pareti;
la vicenda di Adro, riconducibile a tutt'altro che a folklore, costituisce, secondo gli interroganti, un segno della volontà di disgregazione del Paese e del suo stesso tessuto connettivo, rappresentando un caso di negazione di fondamentali principi di civiltà, di legalità e di senso delle istituzioni;
l'iniziativa del sindaco rappresenta una prova palese di strumentalizzazione dei bambini a scopo politico e propagandistico;
la scuola potrebbe essere sede di seggio elettorale in cui viene esibita propaganda illegittima;
si corre il rischio che vengano utilizzate risorse pubbliche per rimuovere i simboli leghisti finalizzati ad una impropria e illegittima, oltre che diseducativa, «pedagogia padana» -:
quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per ricondurre in un quadro di legalità la situazione segnalata in premessa.
(3-01240)
(21 settembre 2010)

BRUGGER e ZELLER. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge comunitaria per il 2007 (legge 25 febbraio 2008, n. 34), all'articolo 28, ha previsto una delega al Governo per il recepimento e l'attuazione della decisione quadro 2005/214/GAI relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, già oltre il termine ultimo, stabilito nel 22 marzo 2007, per il recepimento della decisione quadro negli Stati membri;
ai sensi dell'articolo 28 sopra citato il Governo aveva dodici mesi di tempo, a decorrere dall'entrata in vigore della legge, per emanare il decreto legislativo di attuazione;
la decisione quadro è nata dall'iniziativa del Regno Unito, della Francia e della Svezia ed è volta a consentire il reciproco riconoscimento delle sanzioni pecuniarie comminate dalle autorità giudiziarie e amministrative di un altro Stato membro in caso di infrazioni come la partecipazione ad organizzazioni criminali, il terrorismo, la tratta di esseri umani, il traffico illecito di armi, la truffa, lo stupro, il traffico di auto rubate ed altro: tutti reati della massima importanza;
da una relazione della Commissione europea del 22 dicembre 2008 è emerso che già 11 Stati membri avevano dato attuazione alla decisione quadro e altri se ne sono aggiunti nel frattempo, tanto che al momento dovrebbero essere circa 19 i Paesi che hanno recepito il principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, sostanzialmente mantenendosi in linea con l'orientamento espresso dal Consiglio europeo nel 2005;
il Governo italiano è in notevole ritardo nell'attuazione della normativa europea in materia, insieme alla Grecia e alla Slovacchia, nonostante la Commissione europea abbia già invitato gli Stati membri ancora inadempienti a procedere con le iniziative legislative necessarie al recepimento della decisione quadro 2005/214/GAI -:
se si intendano adottare le opportune iniziative per consentire la più rapida attuazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie, come previsto dalla decisione quadro 2005/214/GAI del Consiglio europeo, e quali siano i motivi che hanno determinato l'eccessivo ritardo nell'attuazione della delega già prevista dall'articolo 28 della legge 25 febbraio 2008, n. 34 (legge comunitaria 2007).
(3-01241)
(21 settembre 2010)