TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 335 di Giovedì 10 giugno 2010


MOZIONI CONCERNENTI IL RAFFORZAMENTO DEL CONTRASTO ALL'EVASIONE CONTRIBUTIVA E FISCALE, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL SETTORE DEL COMMERCIO AMBULANTE

La Camera,
premesso che:
l'attuale Governo ha posto tra gli obiettivi fondamentali della propria azione la lotta ad ogni forma di evasione ed elusione fiscale e, in questi due anni trascorsi dalle elezioni del 13 e del 14 aprile 2008, i risultati raggiunti testimoniano l'impegno profuso a tutti i livelli: i risultati del 2009 superano di gran lunga quelli raggiunti del 2008. Grazie, infatti, all'attività di contrasto all'evasione sono stati incassati 9,1 miliardi di euro, il 32 per cento in più rispetto all'anno precedente;
l'Inps, da parte sua, nel 2009 ha recuperato crediti per oltre 4 miliardi e mezzo di euro, con un incremento del 65,9 per cento rispetto al 2008; gran parte del recupero è avvenuto per via diretta amministrativa (2,8 miliardi di euro), mentre la restante quota di 1,8 miliardi di euro è stata frutto dell'attività dei concessionari;
alla luce dei brillanti risultati ottenuti nel 2009, per la prima volta Agenzia delle entrate, Equitalia e Inps hanno definito, nella primavera scorsa, obiettivi comuni per la lotta all'evasione; obiettivi che saranno raggiunti attraverso l'azione coordinata tra i tre enti a livello centrale, ma soprattutto attraverso un più efficace coordinamento a livello territoriale, senza la rivalità che spesso in passato ne aveva caratterizzato l'azione; l'obiettivo per il 2010 di 16,6 miliardi di euro significa un incremento di circa il 20 per cento rispetto ai risultati eccezionali conseguiti separatamente da Agenzia delle entrate (9,1 miliardi di euro) e Inps (4,6 miliardi di euro);
anche i dati del primo quadrimestre 2010 evidenziano come la lotta all'evasione contributiva da parte dell'Inps prosegua a ritmo serrato: l'importo dei crediti recuperati si attesta a 1,8 miliardi di euro, con un incremento rispetto allo stesso periodo del 2009 del 20 per cento e rispetto al preventivo fissato per il 2010 del 9 per cento; sul fronte del contrasto al lavoro nero, condotto attraverso le attività di vigilanza degli ispettori Inps sul territorio, da gennaio ad aprile del 2010 sono state scovate quasi 23 mila posizioni irregolari (il 9 per cento in più rispetto allo stesso periodo del 2009), con oltre 360 milioni di contributi evasi accertati;
sicuramente è difficile stimare con sufficiente attendibilità il fenomeno dell'evasione in Italia, anche se l'Istat arriva a quantificare il valore aggiunto prodotto dall'area del sommerso economico nel 2006 al 16,9 per cento del prodotto interno lordo, equivalente a circa 250 miliardi di euro, e stima che la percentuale di lavoratori irregolari nel medesimo anno fosse del 12 per cento;
molti sono i settori nel mirino dell'attività di prevenzione e di contrasto all'evasione e spesso, a torto o a ragione, il comparto del commercio, fisso o ambulante, è oggetto di controlli e perquisizioni da parte della Guardia di finanza, dell'Inps e dell'Agenzia delle entrate;
questo Parlamento, tra i tanti provvedimenti adottati in tema di contrasto all'evasione, ha introdotto un ulteriore strumento per combattere il fenomeno: il documento unico di regolarità contributiva (durc), già obbligatorio per tutti gli appalti e subappalti di lavori pubblici, per i lavori privati soggetti al rilascio di concessione edilizia o alla dichiarazione di inizio attività per le attestazioni Soa (società organismo di attestazione), che ora può essere richiesto dalle regioni, nell'esercizio della potestà legislativa in tema di commercio, ai soggetti che richiedono l'autorizzazione all'esercizio del commercio su aree pubbliche;
il documento unico di regolarità contributiva, vista l'efficacia che ha avuto nel settore dell'edilizia e degli appalti pubblici, è sicuramente un valido strumento per combattere la crescente evasione contributiva nel settore del commercio ambulante; il fenomeno, già presente tra la componente italiana, si è diffuso a seguito della massiccia immigrazione marocchina, pakistana, senegalese e cinese e ha ingrossato le fila dei commercianti ambulanti;

impegna il Governo:

a promuovere la cultura del rispetto delle regole tra gli operatori economici, attraverso campagne di sensibilizzazione e prevenzione dei fenomeni di evasione ed elusione;
a favorire un rapporto fisco/contribuente più collaborativo, basato su un rapporto di reciproca fiducia, nel quale l'amministrazione finanziaria è al servizio del contribuente;
a proseguire l'azione di prevenzione, di controllo e di repressione del fenomeno dell'evasione fiscale e contributiva, rafforzando l'impegno profuso nella seconda parte del 2008 e per tutto il 2009;
a coordinare sul territorio tutti gli attori che concorrono al raggiungimento dell'obiettivo: Agenzia delle entrate, Inps, società concessionarie e Guardia di finanza, in modo da ottimizzare le risorse ed eliminare le sovrapposizioni tra enti;
a concentrare i propri sforzi nel prevenire e contrastare i fenomeni di evasione contributiva nel settore del commercio, in particolare tra gli ambulanti, favorendo l'introduzione della richiesta del documento unico di regolarità contributiva da parte degli organismi competenti (Inps, regioni e comuni) quale documento obbligatorio ai fini del permanere della licenza di commercio.
(1-00375)
«Reguzzoni, Bernardo, Pini, Montagnoli, Fugatti, Fogliato, Lussana, Alessandri, Allasia, Bitonci, Bonino, Bragantini, Brigandì, Buonanno, Callegari, Caparini, Cavallotto, Chiappori, Comaroli, Consiglio, Cota, Crosio, Dal Lago, D'Amico, Desiderati, Dozzo, Guido Dussin, Fava, Fedriga, Follegot, Forcolin, Gidoni, Giorgetti, Goisis, Grimoldi, Lanzarin, Maggioni, Laura Molteni, Nicola Molteni, Munerato, Negro, Paolini, Pastore, Pirovano, Polledri, Rainieri, Rivolta, Rixi, Rondini, Simonetti, Stefani, Stucchi, Togni, Torazzi, Vanalli, Volpi, Ventucci, Pagano, Del Tenno, Germanà».
(3 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
l'evasione fiscale e contributiva in Italia è un fenomeno storicamente assai rilevante. Secondo stime dell'Istat, il valore aggiunto sommerso ammonta al 16 per cento del prodotto interno lordo;
l'Iva è uno dei tributi maggiormente interessati dal fenomeno. Nel 2009 (primi tre trimestri) i consumi interni si sono ridotti in valore del 2,3 per cento al confronto con il periodo corrispondente del 2008, ma il gettito Iva di competenza si è ridotto dell'8,4, molto più del valore dei consumi. Anche concentrandosi sull'Iva relativa agli scambi interni la riduzione è del 4,8 per cento. La conclusione è che il gettito Iva mancante è in parte attribuibile all'aumento del «sommerso», un fenomeno manifestatosi già nel corso del 2008, quando nel terzo trimestre dell'anno il gettito dell'Iva sugli scambi interni si è ridotto improvvisamente di circa 4 miliardi, non più recuperati nei mesi successivi;
anche il tema dell'evasione contributiva rappresenta tuttora un fattore di squilibrio e di alterazione della concorrenza, cui si è tentato di porre un argine mediante l'introduzione nel nostro ordinamento del documento di regolarità contributiva, operata dal decreto legislativo 14 agosto 1996, n. 494, per il solo settore dell'edilizia, in attuazione della direttiva 92/57/CEE. In ragione del favorevole impatto che ha determinato per il sostegno alla sana competitività delle imprese regolari e per il contrasto all'economia sommersa, nonché al dumping dalla stessa provocata, nel 2003 è stato esteso a tutti i settori economici, al solo fine di accedere alle sovvenzioni e ai benefici comunitari, mentre, a far data dal 1o luglio 2007, grazie all'articolo 1, comma 1175, della legge n. 296 del 2006 (legge finanziaria per il 2007), tale strumento diviene indispensabile per tutte le attività e tutti i settori, al fine di godere dei «benefici normativi e contributivi previsti dalla normativa in materia di lavoro e legislazione sociale»;
il tentativo di estendere la portata del documento di regolarità contributiva e, in parte mutarne la natura, operata dall'articolo 11-bis del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, ha costituito, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, sin dal primo momento motivo di incertezza applicativa, oltre che indebita attribuzione normativa di competenze legislative regionali;
tale disposizione, successivamente smentita dal comma 12 dell'articolo 2 della legge 23 dicembre 2009, n. 191, tendeva, infatti, a subordinare il rilascio dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività di commercio ambulante alla preliminare presentazione da parte del richiedente del documento di regolarità contributiva. Pertanto, per questo specifico settore commerciale, il documento di regolarità contributiva non avrebbe dovuto rappresentare solamente la certificazione della regolarità contributiva ai fini dell'accesso a determinate provvidenze, ma, addirittura, il requisito per l'autorizzazione all'esercizio stesso dell'attività;
per di più, la norma non sembrava tener conto che nella gran parte dei casi, le vigenti disposizioni in materia di commercio su aree pubbliche prevedono che il titolare debba iniziare l'attività entro sei mesi dalla data di rilascio dell'autorizzazione e che un soggetto possa iscriversi alla camera di commercio, al registro delle imprese e, quindi, di conseguenza all'Inps e all'Inail, solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione amministrativa;
la giusta preoccupazione di ridurre il fenomeno dell'evasione fiscale e contributiva anche nel settore del commercio ambulante dovrà trovare nuove forme e sedi di coordinamento tra lo Stato e le regioni, anche attraverso il recupero del concetto di regolarità contributiva;
il comparto del commercio su aree pubbliche rappresenta storicamente una forma di vendita che, soprattutto nei periodi di forte crisi economica, costituisce una difesa per il reddito delle fasce più deboli della popolazione ed è comunque una valida alternativa alle più moderne forme di consumo;
le imprese del commercio su aree pubbliche iscritte al registro delle imprese nel 2009 erano 167 mila, il 21,6 per cento del totale degli esercizi al dettaglio, percentuale che sale al 40 per cento nel comparto abbigliamento, tessuti e calzature;
la quota di mercato del commercio ambulante sui consumi commercializzati è dell'11-12 per cento, con un giro d'affari complessivo che supera i 25 miliardi di euro;
negli ultimi anni il commercio su aree pubbliche ha subito una modificazione morfologica che ha mutato profondamente il tessuto dei mercati, in quanto ai commercianti tradizionali si sono aggiunti nuovi commercianti regolari, provenienti da altri Paesi;
un'ulteriore modificazione è dovuta, inoltre, al fatto che in prossimità e all'interno dei mercati stazionano numerosi venditori abusivi che propongono per lo più imitazioni di prodotti di moda, con marchi contraffatti: tale forma di abusivismo commerciale genera un volume di affari di oltre 8 miliardi di euro all'anno;
questi fenomeni, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno portato alla dequalificazione dei mercati, alla perdita di attrattività, ad un'offerta commerciale ripetitiva e, in definitiva, ad una perdita di valore e di avviamento commerciale;
per sfuggire a tale situazione si sono intensificate le libere iniziative che hanno portato e stanno portando ad una sovrapposizione fra mercati «regolari» e «mercati di qualità» promossi indistintamente da associazioni di categoria, consorzi, privati, amministrazioni comunali ed altri;
il problema della qualificazione e della qualità dei mercati esiste, ma deve essere affrontato rivedendo le attuali normative, che, da un lato, limitano gli interventi innovativi, dall'altro lasciano spazio ad un accavallarsi di iniziative estemporanee che non sempre vanno nel senso della qualità,

impegna il Governo:

a definire, in sede di conferenza Stato-regioni, l'applicazione di una disciplina omogenea su tutto il territorio nazionale in materia di contrasto all'evasione fiscale e contributiva nel settore del commercio ambulante, volta a valorizzare il documento di regolarità contributiva quale strumento di accertamento e prevenzione di pratiche distorsive nell'esercizio di tali attività;
a devolvere una quota delle risorse provenienti dalla lotta all'evasione fiscale nel settore al sostegno di iniziative degli enti locali, in accordo con le associazioni di categoria, finalizzate al rilancio del comparto, tramite l'ammodernamento e la riqualificazione degli attuali mercati, con l'istituzione di veri mercati di qualità caratterizzati da strutture di eccellenza e regole precise per gli operatori, prevedendo anche incentivi per gli operatori che acquistano moderne strutture e attrezzature di vendita.
(1-00377)
«Lulli, Scarpetti, Benamati, Colaninno, Fadda, Froner, Marchioni, Mastromauro, Peluffo, Portas, Quartiani, Sanga, Federico Testa, Vico, Zunino».
(7 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
il commercio ambulante in Italia rappresenta una delle prerogative più tipiche della realtà commerciale italiana, una sorta di tratto distintivo che si incontra dal piccolo paese alla grande città. Per tradizione, la piazza è sempre stata luogo di notizie, incontro e socializzazione, prima ancora che luogo di approvvigionamento. Un tempo il giorno di mercato era innanzitutto un evento e questo gli ha permesso di diffondersi in maniera capillare lungo tutta la nazione, diventando un marchio di fabbrica;
spesso il commercio ambulante viene scambiato con altre forme che, in realtà, non hanno nulla a che fare con esso. Se quello «legale» è svolto da operatori autorizzati, regolari e affidabili, il secondo viene generalmente condotto da soggetti sprovvisti di autorizzazione, sovente extracomunitari, che portano sui mercati firme contraffatte, specie nel settore delle borse, dell'abbigliamento e degli accessori;
ogni regione ha una propria legge che regolamenta il commercio ambulante e sono i singoli comuni a stabilire spazi, orari, giornate di lavoro, eventuali recuperi in caso di soppressioni straordinarie, fiere o manifestazioni in aggiunta alla normale programmazione;
l'articolo 11-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, ha esteso la disciplina del documento unico di regolarità contributiva agli imprenditori commerciali che vendono in mercati, fiere e piazze o come ambulanti;
il predetto articolo 11-bis, nel modificare l'articolo 28 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 114, disponeva che l'autorizzazione all'esercizio dell'attività di commercio sulle aree pubbliche era soggetta alla presentazione da parte del richiedente del documento unico di regolarità contributiva e che, entro il 31 gennaio di ciascun anno successivo a quello del rilascio dell'autorizzazione, il comune, avvalendosi anche della collaborazione gratuita delle associazioni di categoria riconosciute dal Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro, verificasse la sussistenza del documento e prevedesse la revoca dell'autorizzazione per l'esercizio sulle aree pubbliche nel caso di mancata presentazione iniziale e annuale del documento unico di regolarità contributiva;
la potestà legislativa in materia (autorizzazioni all'esercizio di attività commerciali su aree pubbliche) spetta alle regioni; pertanto, quanto stabilito dal decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, è da considerarsi norma di indirizzo nei confronti degli enti territoriali, non un adempimento immediatamente operativo. Il nuovo vincolo può essere imposto solo da una legge regionale;
l'allora ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, infatti, con nota del 12 ottobre 2009, aveva precisato che, poiché la normativa in tema di autorizzazioni commerciali è di competenza delle regioni, il nuovo obbligo del documento unico di regolarità contributiva necessita di essere disciplinato da una legge regionale;
la nuova disciplina prevista, invece, dall'articolo 2, comma 12, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010), ha innovato radicalmente le recenti norme in materia di documento unico di regolarità contributiva in caso di esercizio dell'attività commerciale sulle aree pubbliche introdotte dall'articolo 11-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, e prevede che le regioni, nell'esercizio della potestà normativa in materia di disciplina delle attività economiche, possono stabilire che l'autorizzazione all'esercizio su aree pubbliche sia soggetta alla presentazione da parte del richiedente del documento unico di regolarità contributiva e che in tal caso possono essere stabilite le modalità attraverso le quali i comuni sono chiamati al compimento di attività di verifica della sussistenza regolarità della predetta documentazione;
il citato articolo 11-bis del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009 rendeva la presentazione del documento unico di regolarità contributiva obbligatoria in ogni caso, mentre la nuova disciplina conferisce alle regioni la facoltà di assoggettare o meno il rilascio delle autorizzazioni per l'esercizio sulle aree pubbliche alla presentazione del documento unico di regolarità contributiva;
ma il problema dell'evasione trascende sia l'aspetto contributivo che lo specifico settore del commercio ambulante;
l'attuale Governo, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha di fatto reso più facile il compito agli evasori, riducendo l'azione di contrasto che era stata avviata dal Governo precedente;
questo Governo, a parere dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha rimosso in nome della semplificazione gli strumenti che potevano permettere di ottenere, per via telematica, informazioni utili ai fini del controllo,

impegna il Governo:

ad adottare ogni iniziativa di competenza, affinché sia dato seguito a quanto previsto dall'articolo 2, comma 12, della legge 23 dicembre 2009, n. 191 (legge finanziaria 2010), in maniera tale che il documento unico di regolarità contributiva sia uno strumento obbligatorio per la concessione di tale attività;
a sollecitare le amministrazioni competenti ad intensificare i controlli sulla regolarità fiscale e contributiva del commercio ambulante;
a sostenere sia il diritto dei consumatori alla salute, sia quello dei produttori europei alla tutela dalle frodi commerciali, specialmente per i prodotti contraffatti o contenenti sostanze nocive per la salute, anche attraverso il rafforzamento dei controlli alle frontiere;
a prevedere che gli organi di controllo governativi (ispettorato, Guardia di finanza) verifichino il regolare adempimento degli obblighi contributivi e fiscali.
(1-00378)
«Borghesi, Evangelisti, Messina, Cimadoro, Barbato».
(7 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
nel solo 2009 l'Inps ha recuperato crediti per oltre 4 miliardi di euro, con un incremento pari al 65,9 per cento rispetto al 2008; gran parte del recupero è avvenuto per via diretta amministrativa (2,8 miliardi di euro), mentre la restante quota di 1,8 miliardi di euro è frutto dell'attività dei concessionari;
sulla base dei risultati ottenuti nel 2009, per la prima volta Agenzia delle entrate, Equitalia e Inps hanno definito, nella primavera 2010, obiettivi comuni per la lotta all'evasione, soprattutto attraverso un più efficace coordinamento a livello territoriale, senza la rivalità che spesso in passato ha reso la loro azione meno incisiva del dovuto;
i dati del primo quadrimestre 2010 segnalano come la lotta all'evasione contributiva da parte dell'Inps prosegua con significativi risultati: i crediti recuperati vedono un incremento rispetto allo stesso periodo del 2009 del 20 per cento;
sul fronte del contrasto al lavoro nero, condotto attraverso l'efficace attività di vigilanza degli ispettori Inps sul territorio, in soli 4 mesi sono state individuate circa 23 mila posizioni irregolari, con l'accertamento di oltre 360 milioni di contributi evasi;
il fenomeno dell'evasione in Italia è quantificato dall'Istat in un valore aggiunto prodotto dall'area del sommerso economico nel 2006 pari al 16,9 per cento del prodotto interno lordo, che equivale a circa 250 miliardi di euro, mentre la percentuale di lavoratori irregolari è stimata al 12 per cento;
nell'ambito del contrasto all'evasione contributiva e fiscale il comparto del commercio, fisso o ambulante, è, in particolare, oggetto di controlli e perquisizioni da parte della Guardia di finanza, dell'Inps e dell'Agenzia delle entrate;
il Parlamento ha introdotto un ulteriore strumento per combattere il fenomeno: il documento unico di regolarità contributiva, già obbligatorio per tutti gli appalti e subappalti di lavori pubblici, per i lavori privati soggetti al rilascio di concessione edilizia o alla dichiarazione di inizio attività per le attestazioni Soa (società organismo di attestazione), che ora può essere richiesto dalle regioni, nell'esercizio della potestà legislativa in tema di commercio, ai soggetti che richiedono l'autorizzazione all'esercizio del commercio su aree pubbliche; tale documento ha dimostrato la sua efficacia nel settore dell'edilizia e degli appalti pubblici e può diventare un valido strumento per combattere la crescente evasione contributiva nel settore del commercio ambulante,

impegna il Governo:

ad avviare efficaci campagne di sensibilizzazione e prevenzione dei fenomeni di evasione ed elusione, favorendo contestualmente il miglioramento dei rapporti tra il fisco e i contribuenti, in modo che l'amministrazione finanziaria si renda sempre più efficiente ed efficace al servizio del contribuente, proseguendo ed intensificando l'azione di prevenzione, controllo e repressione del fenomeno dell'evasione fiscale e contributiva;
a dare ulteriore sviluppo ai controlli delle aziende che producono merci per il commercio ambulante, alla prevenzione e al contrasto dei fenomeni di evasione contributiva nel commercio e, in tale ambito, tra gli ambulanti, attraverso l'introduzione della richiesta del documento unico di regolarità contributiva da parte degli organismi competenti (Inps, regioni e comuni), quale documento obbligatorio ai fini del permanere o per l'ottenimento della licenza di commercio;
ad aprire un confronto in sede di Conferenza unificata, con regioni, comuni e province, per l'introduzione del documento unico di regolarità contributiva e per favorire, creando le condizioni per l'abbandono o la riduzione da parte degli ambulanti abusivi di modalità di esercizio legate all'evasione contributiva e fiscale, il ritorno alla legalità attraverso l'adesione al documento unico di regolarità contributiva.
(1-00380)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
(7 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
nel corso del biennio trascorso si è registrato un calo del gettito Iva, in parte imputabile ad una diminuzione dei consumi indotto dalla crisi economica, in parte attribuibile ad un'impennata dell'evasione fiscale;
il valore raggiunto dall'evasione fiscale e contributiva, secondo alcune stime, avrebbe toccato il 16 per cento del prodotto interno lordo, una cifra non più tollerabile che rappresenta un freno allo sviluppo del Paese;
uno degli strumenti impiegati per contrastare il fenomeno del sommerso, sia fiscale che contributivo, è senza dubbio il documento unico di regolarità contributiva, il cui compito è quello di attestare la regolarità negli adempimenti dei contributi previdenziali, assistenziali e assicurativi, rispetto a Inps, Inail e Cassa edile, per tutti gli appalti pubblici e gli appalti privati soggetti a titolo edilizio espresso;
oltre a combattere l'evasione fiscale e contributiva, la tenuta del documento unico di regolarità contributiva contribuisce al rispetto delle norme sulla sicurezza nei cantieri, a garantire una concorrenza leale e, non ultimo aspetto, alla semplificazione amministrativa;
con una norma del decreto-legge n. 78 del 2009, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, successivamente soppressa dalla legge finanziaria per il 2010, si era tentato di imporre anche a chi volesse vendere in mercati, fiere e piazze o come ambulante, l'obbligo del possesso del documento unico di regolarità contributiva per ottenere il necessario via libera all'attività dal comune;
sono oltre 162.000 le imprese attive nel commercio ambulante e su aree pubbliche, di cui il 16 per cento a conduzione femminile e il 33 per cento a titolarità extracomunitaria, per un totale di 350.000 addetti, fra titolari, collaboratori familiari e personale dipendente, con un ulteriore indotto di altre 100.000 unità;
secondo la stima più recente, sarebbe di 25-26 miliardi di euro la cifra d'affari di mercati fissi e itineranti, chioschi e fiere e 24 milioni i consumatori che vi si recano una volta a settimana e vi effettuano almeno un acquisto;
la regione Lombardia, con legge, ha introdotto alcuni nuovi obblighi per i comuni e per gli operatori commerciali su area pubblica, rendendo necessaria l'adozione di un apposito documento denominato «carta di esercizio» e corredato da «attestazione di verifica annuale», il tutto per contrastare il dilagante fenomeno dell'abusivismo e dell'irregolare esercizio dell'attività commerciale su area pubblica, tenuto conto dell'attuale impianto normativo generale e delle varie competenze amministrative;
la carta di esercizio è un documento identificativo dell'operatore, all'interno della quale sono segnalate tutte le autorizzazioni e le concessioni in possesso dello stesso, nonché, riportati tutti i dati riferiti all'impresa: partita Iva, sede, iscrizione al registro esercenti per il commercio (rec) ed altri;
allegata a tale documento è prevista l'attestazione annuale che certifica la regolarità dell'operatore con tutti gli adempimenti previsti dalle attuali normative amministrative, fiscali, previdenziali ed assistenziali. Tale documento deve essere annualmente rinnovato;
entrambi i documenti nascono dalla necessità di dare forza alla lotta all'abusivismo, senza facili slogan, mettendo nelle condizioni più favorevoli gli organi preposti alla vigilanza delle aree pubbliche, per identificare rapidamente gli operatori in regola rispetto a quelli che, per un motivo o per l'altro, non lo sono,

impegna il Governo:

a promuovere, in sede di Conferenza Stato-regioni, l'adozione di strumenti uguali o analoghi a quelli introdotti dalla regione Lombardia, finalizzati al contrasto del fenomeno dell'evasione fiscale e contributiva e dell'abusivismo nel settore del commercio ambulante;
a rafforzare i controlli, diretti ed incrociati, da parte degli organi preposti alla riscossione dei tributi, soprattutto mediante la verifica degli avvenuti pagamenti e l'applicazione delle sanzioni amministrative ed accessorie previste dalla normativa vigente.
(1-00382)
«Vietti, Anna Teresa Formisano, Pezzotta, Ruggeri, Volontè, Compagnon, Ciccanti, Libè, Galletti, Occhiuto, Mereu, Ciocchetti, Rao».
(7 giugno 2010)



MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER LA TUTELA DEI DIRITTI UMANI A CUBA, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI DISSIDENTI POLITICI E AI DETENUTI PER REATI DI OPINIONE

La Camera,
premesso che:
il 23 febbraio 2010 il detenuto Orlando Zapata Tamayo è morto all'ospedale dell'Avana, dove era stato ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame. Zapata, un operaio dissidente di 44 anni, aveva iniziato lo sciopero della fame il 3 dicembre 2009 per protestare contro gli abusi che ha subito nel carcere di Camaguey; faceva parte di un gruppo di 75 dissidenti detenuti a Cuba dal 2003 ed era stato condannato a 36 anni per diversi reati, fra cui «vilipendio della figura del Comandante» Fidel Castro;
la famiglia di Zapata e le associazioni per i diritti umani hanno accusato il Governo cubano della morte del dissidente, che è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva quando la sua situazione clinica era ormai irrimediabilmente compromessa. Il Presidente cubano Raul Castro si è detto dispiaciuto della morte di Zapata, negando che a Cuba ci siano torture e maltrattamenti di detenuti;
appare, invece, certo che a Cuba ci sarebbero circa 200 prigionieri politici, che le autorità cubane ritengono essere «mercenari» al soldo dagli Stati Uniti e che sono oggetto di un trattamento carcerario particolarmente duro;
dopo la morte di Zapata, la situazione dei dissidenti politici a Cuba è diventata oltremodo difficile, se non tragica. Quattro detenuti del carcere di alta sicurezza di Kilo Cinco y Medio nella provincia di Pinar del Rio (Diosdado Gonzalez Marrero, Eduardo Diaz Freitas, Fidel Suarez Cruz e Nelson Molinet) hanno cominciato lo sciopero della fame per protestare contro le autorità ritenute responsabili della morte dell'operaio Zapata. Un altro dissidente, Elizardo Sanchez, capo di un'associazione indipendente per i diritti umani, ha dichiarato in questi giorni che rifiuterà il cibo solido ed anche il giornalista-attivista Guillermo Farinas ha annunciato di aver cominciato uno sciopero della fame e della sete nella sua abitazione di Santa Clara;
sul caso, il primo nel suo genere specifico negli ultimi 38 anni a Cuba, Washington e Bruxelles hanno lanciato un appello per la liberazione di tutti i detenuti politici cubani, senza ottenere risultati pratici;
evidentemente il passaggio dei poteri tra Fidel Castro e suo fratello non ha attenuato per nulla la durezza del dispotico regime comunista, come invece era stato annunciato alla comunità internazionale da Raul Castro, accendendo delle speranze che purtroppo si stanno rivelando, alla prova dei fatti, del tutto vane,

impegna il Governo:

ad adoperarsi, sia nell'ambito dei rapporti bilaterali, sia nelle sedi internazionali, con particolare riferimento all'Onu ed all'Unione europea, affinché siano esercitate le più opportune ed efficaci pressioni possibili per ottenere la fine delle persecuzioni e dei maltrattamenti da parte del regime comunista cubano nei confronti dei dissidenti politici e dei detenuti per reati di opinione e che il loro trattamento sia reso meno disumano e rispettoso del principio fondamentale di civiltà dell'habeas corpus.
(1-00338)
«Boniver, Pianetta, Santelli, Garagnani, Calderisi, Bertolini, Biancofiore, Picchi, Polidori, Berardi, Cazzola».
(4 marzo 2010)

La Camera,
premesso che:
Cuba è una Repubblica socialista retta da un sistema di governo autoritario, che impedisce la competizione politica democratica tra partiti e candidati plurali;
Cuba ha da febbraio 2009 come Capo di stato e di governo il generale Raul Modesto Castro Ruz, fratello del lider maximo Fidel Castro;
il sistema politico e di Governo attuale a Cuba è la conseguenza della rivoluzione castrista che ha portato alla destituzione di Fulgenzio Batista nel 1959;
ad oggi il Paese mantiene la pena di morte, pur non effettuando esecuzioni dall'aprile 2003;
la libertà di espressione è limitata, con tutti i principali mezzi di comunicazione di massa sotto fermo controllo da parte dello Stato;
il sistema giudiziario e i suoi membri sono eletti dall'Assemblea nazionale, ossia tribunali e procuratori sono sotto il controllo governativo e, come ha riportato Amnesty international, il sistema giudiziario ha continuato ad essere usato come arma per intimidire i dissidenti politici;
come ha dichiarato Amnesty international, nel rapporto annuale 2009 su Cuba, le restrizioni alle libertà di espressione, di associazione e di riunione sono molto severe e sistematiche. Giornalisti e dissidenti politici sono di continuo oggetto di vessazioni e maltrattamenti da parte di agenti di sicurezza;
in questo contesto di repressione è emerso il caso del dissidente cubano Orlando Zapata Tamayo. Infatti, il 23 febbraio 2010, come hanno riportato le principali testate giornalistiche italiane, tra cui Il Corriere della Sera, è morto il dissidente cubano Orlando Zapata Tamayo;
Zapata è il primo detenuto politico che muore per sciopero della fame a Cuba dal 1972;
il dissidente cubano, 42 anni, è morto all'ospedale dell'Avana, dove era ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame, iniziativa non violenta con la quale intendeva denunciare le pessime condizioni detentive in cui si trovava da molti anni;
Zapata, infatti, era stato arrestato nel corso della massiccia repressione del 18 marzo 2003 - nota come «Primavera nera» - insieme a un gruppo di 75 attivisti democratici, intellettuali e sindacalisti (ad oggi 20 di loro sono stati rilasciati per ragioni di salute) ed era stato condannato a 36 anni di detenzione per diversi reati, fra cui «vilipendio di Fidel Castro»;
il Presidente Raùl Castro si è detto dispiaciuto di fronte a tale evento, dichiarando che il decesso è «il risultato dei rapporti con gli Stati Uniti e del loro comportamento» e che «a Cuba non ci sono torturati, non ci sono stati torturati, non c'e stata alcuna esecuzione e queste cose succedono alla base di Guantanamo»;
di opposto tenore sono invece le dichiarazioni sia del Direttorio democratico cubano di Miami, secondo cui Zapata «è stato assassinato dal regime castrista che gli ha negato i diritti più elementari», sia di Oswaldo Paya, leader del Movimento cristiano di liberazione, che ha aggiunto che Zapata è morto per difendere «la libertà, i diritti e la dignità di tutti i cubani»;
come ha, inoltre, affermato il portavoce della Commissione cubana per i diritti e la riconciliazione nazionale, sono almeno 126 le persone che sono state fermate a Cuba dopo la morte di Zapata, tra le quali la blogger Yoani Sanchez, famosa per le critiche mosse al Governo cubano, mentre 30 sono le persone arrestate alla vigilia del funerale del dissidente cubano;
4 marzo 2010 a Yoani Sanchez è stato negato il permesso di uscire dal Paese per andare a un congresso internazionale in Cile. Tale negazione è un'altra arma usata dal Governo nei confronti delle persone che protestano contro il regime;
dalle pagine de la Repubblica si è avuta anche notizia, il 4 marzo 2010, che Guillermo Farinas, 48 anni, giornalista e dissidente cubano ha da circa una settimana, a seguito della morte di Zapata, ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere la liberazione di 26 detenuti politici in gravi condizioni di salute;
Guillermo Farinas è stato ricoverato il 3 marzo 2010 in gravi condizioni all'ospedale di Santa Clara, dopo aver sofferto uno shock ipoglicemico ed essere rimasto incosciente;
in un'intervista al quotidiano spagnolo El Pais Farinas ha dichiarato: «sono determinato a proseguire nella protesta e pronto ad andare fino al martirio»;
secondo quanto ha riportato Amnesty international, la situazione del rispetto dei diritti umani a Cuba è tale che:
a) a oggi ci sono 58 prigionieri di coscienza, di cui 55 facenti parte del gruppo dei 75 che insieme a Zapata sono stati arrestati nel 2003, e la maggior parte di loro è stata giudicata colpevole di reati come «aver agito contro l'indipendenza dello Stato», di aver ricevuto fondi e/o materiale dal Governo degli Usa, con l'obiettivo di svolgere attività valutate sovversive e dannose; di aver pubblicato articoli o interviste su mezzi d'informazione finanziati dagli Usa, oppure aver avuto contatti con organizzazioni internazionali per i diritti umani, con gruppi e singole persone ritenute ostili al Governo dell'Avana;
b) le accuse mosse agli arrestati, come nel caso di Zapata, concernono reati per i quali il codice penale cubano prevede pene più severe, come la violazione dell'articolo 91 del codice penale (esso prevede condanne da dieci a venti anni o la pena di morte per chiunque «nell'interesse di uno Stato straniero, abbia compiuto atti finalizzati alla messa in pericolo dell'indipendenza dello Stato cubano o della sua integrità territoriale»), la legge 88 (essa prevede lunghi periodi di detenzione per chi sia trovato colpevole di sostenere la politica degli Stati Uniti, volta a «scardinare l'ordine interno, destabilizzare il Paese e distruggere lo Stato socialista e l'indipendenza di Cuba») o entrambi;
c) lo stesso diritto dei dissidenti ad avere una difesa indipendente è negato dal fatto che gli avvocati sono nominati dal Governo cubano e potrebbero, quindi, esitare a sfidare i procuratori o rigettare le prove prodotte dai servizi d'intelligence dello Stato;
d) le condizioni di prigionia sono disumane: le celle sono molto piccole (un metro per due), senza bagno né mobilio; sono prive di acqua potabile, spesso infestate da ratti, topi e blatte; i prigionieri non sono autorizzati a uscire, a ricevere visite, a fare esercizio fisico e in alcuni casi non possono coprirsi con indumenti, né avere coperte e lenzuola. Sono riportate, inoltre, notizie di consueti maltrattamenti per opera di guardie carcerarie;
vi sono, inoltre, casi di detenuti che stanno subendo condizioni detentive analoghe a quelle di Zapata, quali, ad esempio:
a) Marcelo Cano Rodriguez, oppositore politico e difensore dei diritti umani. È stato arrestato a Las Tunas il 25 marzo 2003, mentre stava indagando sull'arresto di un altro dissidente, Jorge Luis Garda Paneque. È stato condannato a 18 anni per aver visitato prigionieri e incontrato le loro famiglie per conto della Commissione cubana dei diritti umani e la riconciliazione nazionale e aver tenuto rapporti con l'organizzazione internazionale Medici senza frontiere. È ora detenuto nel carcere Ariza di Cienfuegos, a 250 chilometri di distanza dal suo domicilio nella capitale L'Avana, cosa che rende difficili le visite dei familiari;
b) Victor Rolando Arroyo Carmona, un bibliotecario indipendente e vicepresidente dell'organizzazione Forum per la riforma. È stato arrestato il 18 marzo 2003 e condannato, neanche tre settimane dopo, a 26 anni di carcere. Secondo il capo d'accusa, aveva costituito una biblioteca contenente oltre 6000 volumi di carattere «reazionario», aveva collaborato con agenzie di stampa non accreditate presso il Governo cubano e aveva vinto il premio «Hellman/Hammet» di Human rights watch. Si trova nella prigione «Cuba» Sì nella provincia di Holguìn;
c) Darsi Ferrer, direttore del Centro per la salute e i diritti umani Juan Bruno Zayas, arrestato nel luglio 2009 con la falsa accusa di aver ricevuto beni ottenuti illegalmente: imputazione che normalmente è conciliata con il pagamento di una cauzione, mentre Ferrer è stato sottoposto a processo e si trova in una prigione di massima sicurezza, riservata ai condannati per reati violenti;
Cuba ha solo firmato, ma non ancora ratificato, l'accordo internazionale sui diritti civili e politici, che garantisce la libertà di espressione, riunione e associazione; non applica i principi delle Nazioni Unite per la tutela di tutte le persone soggette a qualsiasi forma di detenzione o carcerazione e gli standard internazionali per il trattamento dei prigionieri, la cui applicazione garantirebbe a tutti i detenuti un giusto processo e il diritto ad avere un avvocato difensore;
a seguito delle conclusioni del Consiglio del giugno 2008, Cuba e l'Unione europea hanno ufficialmente ripreso il dialogo con l'obiettivo di discutere tutta una serie di potenziali settori di cooperazione, tra i quali anche i diritti umani;
dal 2003 fino a tale decisione del 2008 l'Unione europea aveva imposto sanzioni in seguito all'arresto il 18 marzo 2003 di 75 prigionieri di coscienza, tra i quali anche Zapata;
le conclusioni del Consiglio del giugno 2009 hanno ribadito la scelta del dialogo con Cuba, decidendo di includere anche la questione dei prigionieri politici e di prevedere «se del caso, le visite ad alto livello comprenderanno incontri con l'opposizione democratica pacifica» e sarà nel giugno 2010 che il Consiglio valuterà il futuro di tale dialogo;
la politica di embargo commerciale nei confronti di Cuba da parte degli Stati Uniti è oggetto di una riflessione e di una revisione da parte dell'amministrazione Obama: tale politica si è rivelata inadeguata rispetto ai suoi obiettivi;
nelle settimane scorse, a seguito dell'iniziativa non violenta in corso di Farinas, vi è stato il primo incontro tra il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana, e Raul Castro, nel corso del quale sono state anche discusse le richieste di Farinas di liberazione dei detenuti politici che sono in cattive condizioni di salute;
dopo tale incontro, alcuni detenuti sono stati trasferiti in carceri più vicine alle famiglie e il commento di Farinas e di altri dissidenti cubani è stato di un fatto positivo, ma non ancora sufficiente,

impegna il Governo:

affinché nelle sedi internazionali, a partire dall'Unione europea, in particolare in vista delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2010, assuma una posizione che chieda, in parallelo al dialogo per il rafforzamento delle relazioni economiche e politiche con Cuba, un maggiore rispetto delle norme di diritto internazionale in materia di diritti umani, a partire dalla liberazione dei prigionieri di coscienza attualmente detenuti a Cuba, e che preveda contatti diretti delle autorità politiche dei Paesi europei con l'opposizione democratica pacifica;
in vista del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2010 e in assenza di ulteriori atti concreti di miglioramento della condizione dei detenuti politici cubani, a partire dalla liberazione dei detenuti affetti da malattie, a chiedere che l'Unione europea assuma sanzioni economiche individuali e restrizioni nella concessione dei visti agli esponenti del Governo cubano responsabili di violazioni;
a chiedere che l'Unione europea si consulti con l'amministrazione americana per arrivare alla rimozione dell'embargo commerciale nei confronti di Cuba da parte degli Stati Uniti, sulla base del dibattito che finalmente si è aperto negli Usa su questa misura;
a chiedere al Governo cubano di revocare la legge 88 e normative simili che favoriscono l'arresto di prigionieri di coscienza e restringono illegalmente l'esercizio delle libertà fondamentali;
a chiedere in ogni contatto bilaterale dei Paesi membri dell'Unione europea con il Governo cubano la liberazione dei detenuti politici, a partire da quelli in gravi condizioni di salute e che rischiano la vita;
a chiedere che il Governo cubano autorizzi la Croce rossa internazionale a visitare i detenuti a Cuba;
a prevedere che in occasione della Festa della Repubblica italiana, ogni 2 giugno, l'ambasciata italiana a Cuba inviti alle celebrazioni ufficiali, oltre alle autorità cubane, anche gli esponenti della società civile, dei sindacati autonomi e del mondo intellettuale indipendente cubano.
(1-00344)
(Nuova formulazione) «Mecacci, Zamparutti, Bernardini, Maurizio Turco, Farina Coscioni, Beltrandi, Ferrari, Colombo, Sarubbi, Laratta, Baretta, Fiano, Barbi».
(11 marzo 2010)

La Camera,
premesso che:
il Governo degli Stati Uniti continua ad applicare con rigore il blocco economico, commerciale e finanziario imposto a Cuba quasi 50 anni fa, malgrado nel 2009 sia stata adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite un'ennesima risoluzione dal titolo eloquente: «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba», che ha raccolto 187 voti a favore - due in più della precedente - e 3 contrari (Stati Uniti, Israele e Palau), nel senso della rimozione di questo pesante embargo;
l'embargo appare ormai come l'espressione di una politica che sta provocando gravi conseguenze sulle condizioni di vita nell'isola cubana e che, tuttavia, non ha determinato un cambiamento decisivo delle politiche del regime cubano, né una sua vera crisi; inoltre, è una decisione contro la quale ormai si esprimono tutti i sondaggi di opinione nordamericani;
da molti anni il Governo di Cuba esprime la sua disponibilità alla normalizzazione dei rapporti con il Governo degli Stati Uniti, cercando di coinvolgerlo in un eventuale processo di dialogo diretto a migliorare i rapporti, previa rimozione del blocco economico, commerciale e finanziario e la cancellazione di Cuba dalla lista dei Paesi terroristi;
stando a quanto affermato da Ricardo Alarcon, Presidente del Parlamento cubano, nel mese di aprile 2010, è stato chiesto al Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, di revocare «per un anno» l'embargo commerciale, «per vedere se a chi veramente giova una misura punitiva del genere, per capire se l'embargo giochi a nostro o non piuttosto a loro favore»;
altro fronte aperto è quello relativo alla liberazione dei detenuti politici presenti nelle carceri dell'isola caraibica e al rispetto delle norme di diritto internazionale in materia di diritti umani e su questo punto il dissidente cubano Guillermo Farinas ha dichiarato che interromperà lo sciopero della fame, che ha cominciato il 24 febbraio 2010, se il Governo libererà subito i dodici detenuti politici in gravi condizioni con l'accordo di liberare anche tutti gli altri che hanno problemi di salute;
in questa direzione sembrano esserci «speranze e prospettive», secondo il cardinale cubano Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana, dopo il recente incontro tra il Presidente Raul Castro e i vertici della chiesa cattolica nazionale che ha comportato, a quanto si apprende da recenti notizie di agenzie stampa, il via al trasferimento dei prigionieri politici in luoghi di reclusione più prossimi alle loro famiglie, ritenuta dai commentatori internazionali una «svolta» importante unitamente alla concessione alle damas de blanco (madri e parenti degli oppositori) del permesso di manifestare;
il Governo cubano non nasconde di cercare contatti con la diplomazia vaticana, assai attiva e ascoltata in tema di diritti umani, riconoscendo alla stessa il ruolo di interlocutore privilegiato della società civile, e, infatti, a metà giugno 2010 giungerà a Cuba il «ministro degli esteri» del Vaticano, monsignor Dominique Mamberti, che affronterà proprio temi di natura sociale;
in questo contesto non si può dimenticare che rimane ancora in fieri la liberazione dei cinque detenuti cubani che da undici anni si trovano in regime carcerario negli Usa come conseguenza di un processo a molti apparso senza adeguate garanzie di difesa; tra l'altro, da una notizia del 13 ottobre 2009 pubblicata sul New York Times, si è appreso che il giudice competente ha ridotto la pena prevista dalla sentenza a uno dei cinque cubani, mentre un tribunale d'appello nel 2009 aveva annullato le sentenze a tre di questi ultimi, affermando che il castigo imposto era stato troppo severo,

impegna il Governo:

a sostenere, nelle opportune sedi e con il coordinamento dell'Unione europea, la ricerca di nuove strade per il superamento del confronto ideologico con Cuba che ancora non consente di accogliere la richiesta pressante che la comunità internazionale ha espresso in seno all'Onu in tutti questi anni affinché sia decretata la fine dell'embargo, ormai anacronistico, che è sempre più considerato un ostacolo ai cambiamenti che gli stessi cubani auspicano, ma non dettati da agende internazionali;
a sostenere con forza e convinzione gli sforzi derivanti dalla mediazione della Chiesa cattolica, in favore di un dialogo con il Governo cubano a testimonianza dell'apertura di un credito politico reciproco che nel frattempo ha portato anche verso la significativa «svolta» sopra citata, «foriera di futuri sviluppi e passi avanti», secondo il cardinale Garcia.
(1-00376)
«Evangelisti, Leoluca Orlando, Di Stanislao».
(3 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
il 23 febbraio 2010 il detenuto Orlando Zapata Tamayo, un operaio dissidente di 44 anni, è morto all'ospedale dell'Avana, dove era stato ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame: Orlando Zapata aveva iniziato lo sciopero della fame il 3 dicembre 2009 per protestare contro gli abusi che aveva subito nel carcere di Camaguey ed era stato condannato a 36 anni per diversi reati, fra cui «vilipendio della figura del Comandante» Fidel Castro;
la famiglia di Zapata e le associazioni per i diritti umani hanno accusato il Governo cubano della morte del dissidente, che è stato trasferito nel reparto di terapia intensiva quando la sua situazione clinica era ormai irrimediabilmente compromessa;
dopo la morte di Zapata, la situazione dei dissidenti politici a Cuba è diventata oltremodo difficile, se non tragica. Quattro detenuti del carcere di alta sicurezza di Kilo Cinco y Medio nella provincia di Pinar del Rio (Diosdado Gonzalez Marrero, Eduardo Diaz Freitas, Fidel Suarez Cruz e Nelson Molinet) hanno cominciato lo sciopero della fame per protestare contro le autorità ritenute responsabili della morte dell'operaio Zapata;
Amnesty international, nel rapporto annuale 2009 su Cuba, ha denunciato che le restrizioni alle libertà di espressione, di associazione e di riunione sono molto severe e sistematiche e che i dissidenti politici sono di continuo oggetto di vessazioni e maltrattamenti da parte di agenti di sicurezza;
sempre secondo Amnesty international, a Cuba ci sono 58 prigionieri di coscienza, di cui 55 facenti parte del gruppo dei 75 che insieme a Zapata sono stati arrestati nel 2003: la maggior parte di loro è stata giudicata colpevole di reati come «aver agito contro l'indipendenza dello Stato», di aver ricevuto fondi e/o materiale dal Governo degli Usa, con l'obiettivo di svolgere attività valutate sovversive e dannose, di aver pubblicato articoli o interviste su mezzi d'informazione finanziati dagli Usa, oppure di aver avuto contatti con organizzazioni internazionali per i diritti umani, con gruppi e singole persone ritenute ostili al Governo dell'Avana;
sul caso di Orlando Zapata, il primo nel suo genere negli ultimi 38 anni a Cuba, gli Stati Uniti e l'Unione europea hanno lanciato un appello per la liberazione di tutti i detenuti politici cubani, senza ottenere alcun risultato;
le condizioni di prigionia sono disumane: le celle sono molto piccole (un metro per due), senza bagno né mobilio; sono prive di acqua potabile, spesso infestate da ratti, topi e blatte; i prigionieri non sono autorizzati a uscire, a ricevere visite, a fare esercizio fisico e in alcuni casi non possono coprirsi con indumenti, né avere coperte e lenzuola. Sono riportate, inoltre, notizie di consueti maltrattamenti per opera di guardie carcerarie;
Cuba ha, fino ad oggi, firmato, ma non ratificato, l'accordo internazionale sui diritti civili e politici, che garantisce la libertà di espressione, riunione e associazione, e non applica i principi delle Nazioni Unite per la tutela di tutte le persone soggette a qualsiasi forma di detenzione o carcerazione e gli standard internazionali;
a seguito delle conclusioni del Consiglio del giugno 2008, Cuba e l'Unione europea hanno ufficialmente ripreso il dialogo con l'obiettivo di discutere tutta una serie di potenziali settori di cooperazione, tra i quali anche i diritti umani;
le conclusioni del Consiglio del giugno 2009 hanno ribadito la scelta del dialogo con Cuba, decidendo di includere anche la questione dei prigionieri politici, e sarà nel giugno 2010 che il Consiglio valuterà il futuro di tale dialogo;
da 50 anni il Governo degli Stati Uniti ha imposto a Cuba e continua ad applicare con rigore il blocco economico, commerciale e finanziario, malgrado nel 2009 sia stata adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite una risoluzione che affermava la necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario degli Stati Uniti contro Cuba, una risoluzione che ha raccolto 187 voti a favore e 3 contrari (Stati Uniti, Israele e Palau), nel senso della rimozione di questo pesante embargo;
l'embargo appare ormai una politica inefficace che sta provocando gravi conseguenze sulle condizioni di vita del popolo cubano e che non ha determinato né un cambiamento delle politiche del regime cubano, né una sua crisi;
una strada nuova potrebbe essere rappresentata da quanto riferito da Ricardo Alarcon, Presidente del Parlamento cubano, nel mese di aprile 2010, il quale ha reso noto di aver proposto al Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, di revocare per un anno l'embargo commerciale;
non è da sottovalutare il ruolo della Chiesa cattolica: infatti, il cardinale cubano Jaime Ortega, arcivescovo dell'Avana, ha reso noto che, dopo il recente incontro tra il Presidente Raul Castro e i vertici della chiesa cattolica nazionale, si è dato il via al trasferimento dei prigionieri politici in luoghi di reclusione più prossimi alle loro famiglie, una svolta importante unitamente alla concessione alle madri e ai parenti degli oppositori del permesso di manifestare,

impegna il Governo:

ad adoperarsi, sia nell'ambito dei rapporti bilaterali, sia nelle sedi internazionali, con particolare riferimento all'Onu ed all'Unione europea, anche tenuto conto delle decisioni del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2010, affinché siano esercitate le più opportune ed efficaci pressioni possibili per ottenere la fine delle persecuzioni e dei maltrattamenti da parte del regime castrista cubano nei confronti dei dissidenti politici e dei detenuti, nonché la loro liberazione, per reati di opinione nel rispetto delle norme in materia di diritti umani;
a sostenere, in tutte le sedi internazionali, la fine dell'embargo e, comunque, supportando le iniziative della Chiesa, la moratoria temporanea dell'embargo, di almeno un anno con possibilità di rinnovo, nei confronti di Cuba, che fino ad oggi non ha prodotto alcun risultato, salvo il peggioramento delle condizioni di vita del popolo cubano, associandola alla richiesta del rispetto delle norme internazionali in materia di diritti umani e alla liberazione dei prigionieri.
(1-00379)
«Misiti, Lo Monte, Commercio, Latteri, Lombardo, Brugger».
(7 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
Cuba è una Repubblica socialista retta da un Governo che impedisce la competizione politica democratica tra partiti e candidati plurali, che limita la libertà di espressione e che non garantisce un effettivo rispetto dei diritti umani;
nel rapporto annuale 2009 su Cuba, Amnesty international ha affermato che le restrizioni alle libertà di espressione, di associazione e di riunione sono molto severe e sistematiche. Sia i giornalisti, sia i dissidenti politici sono di continuo oggetto di vessazioni e maltrattamenti da parte di agenti di sicurezza;
in questo contesto di repressione, nei mesi scorsi sono emersi, tra gli altri, i casi dei dissidenti cubani Orlando Zapata Tamayo e Guillermo Farinas, riportati dai principali organi di stampa italiani;
Zapata, arrestato il 18 marzo 2003 insieme ad un gruppo di 75 attivisti democratici, intellettuali e sindacalisti e condannato a 36 anni di detenzione per diversi reati, fra cui «vilipendio di Fidel Castro», è morto all'età di 42 anni all'ospedale dell'Avana il 23 febbraio 2010, dove era stato ricoverato dopo 85 giorni di sciopero della fame. Zapata aveva deciso di intraprendere questa iniziativa non violenta allo scopo di denunciare le pessime condizioni detentive in cui si trovava da molti anni;
Zapata è il primo detenuto politico che muore per sciopero della fame a Cuba dal 1972;
il Presidente Raul Castro si è detto dispiaciuto della morte di Zapata, negando che a Cuba ci siano torture e maltrattamenti ai detenuti;
di opposto tenore sono state le dichiarazioni sia del Direttorio democratico cubano di Miami, sia del Movimento cristiano di liberazione, sia di Amnesty international, che hanno sottolineato la gravità di quanto accaduto a Zapata, hanno segnalato la presenza di altri casi di detenuti che starebbero subendo condizioni detentive analoghe a quelle di Zapata ed hanno ribadito l'esistenza di numerose violazioni dei diritti umani a Cuba;
dalle pagine de la Repubblica del 4 marzo 2010, si è appreso che Guillermo Farinas, 48 anni, giornalista e dissidente cubano, aveva iniziato uno sciopero della fame da circa una settimana al fine di chiedere la liberazione di 26 detenuti politici versanti in gravi condizioni di salute. Farinas è attualmente al quarto mese di sciopero della fame e le sue condizioni di salute sono critiche;
l'accordo internazionale sui diritti civili e politici, che garantisce le libertà di espressione, riunione e associazione, è stato solo firmato da Cuba, ma non ratificato; Cuba non applica i principi delle Nazioni Unite in materia di tutela di tutte le persone soggette a qualsiasi forma di detenzione o carcerazione e gli standard internazionali per il trattamento dei prigionieri, la cui applicazione avrebbe l'effetto di garantire a tutti i detenuti un giusto processo e il diritto ad avere un avvocato difensore;
Cuba e l'Unione europea, a seguito delle conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2008, hanno ufficialmente ripreso il dialogo con l'obiettivo di discutere tutta una serie di potenziali settori di cooperazione, tra i quali anche i diritti umani;
le conclusioni del Consiglio dell'Unione europea del giugno 2009 hanno confermato la scelta del dialogo con Cuba, decidendo di includere anche la questione dei prigionieri politici. Il Consiglio che si riunirà nel giugno 2010 valuterà il futuro di tale dialogo;
il nostro Paese ha sempre apertamente condannato la situazione di oppressione e di repressione in cui versano i dissidenti politici a Cuba. L'Italia si è sempre prodigata negli sforzi per favorire una maggiore e più convinta apertura del regime castrista sul versante dei diritti umani,

impegna il Governo:

affinché nelle sedi internazionali, a partire dall'Unione europea, in particolare in vista dell'ormai prossimo Consiglio dell'Unione europea del giugno 2010, assuma una posizione che chieda, insieme al dialogo per il rafforzamento delle relazioni economiche e politiche con Cuba, un maggiore rispetto delle norme di diritto internazionale in materia di diritti umani, a partire dalla liberazione dei dissenzienti attualmente detenuti a Cuba;
a porre in essere tutte le iniziative possibili di pressione e di persuasione delle autorità cubane, perché si adottino finalmente provvedimenti di libertà per i prigionieri politici e i dissidenti cubani oggi detenuti, perché vengano revocate la legge 88 e le normative simili che permettono l'arresto dei dissenzienti e restringono l'esercizio delle libertà fondamentali, e perché la Croce rossa internazionale venga autorizzata a fare visita ai detenuti a Cuba;
ad esercitare pressioni sul Governo cubano affinché esso decida l'immediata scarcerazione dei dissenzienti attualmente detenuti, l'immediata ratifica dell'accordo internazionale sui diritti civili e politici e l'immediata eliminazione della legislazione restrittiva delle libertà fondamentali, come quelle di espressione, associazione e riunione, anche considerato che il compimento di questi atti, dal contenuto pratico e simbolico molto rilevante, renderebbe non più giustificabile agli occhi della comunità internazionale il mantenimento dell'embargo commerciale, economico e finanziario attualmente in essere da parte degli Usa nei confronti di Cuba, dando così modo al Governo italiano ed all'Unione europea di attivarsi positivamente nelle sedi internazionali ai fini dell'eliminazione del suddetto embargo.
(1-00381)
«Tempestini, Ventura, Maran, Amici, Narducci, Touadi, Ferrari, Colombo, Sarubbi, Laratta, Baretta, Barbi, Fiano».
(7 giugno 2010)

La Camera,
premesso che:
la morte del dissidente Orlando Zapata Tamayo, dopo 85 giorni di sciopero della fame, nel febbraio 2010, ha riacceso la polemica sulle responsabilità del Governo cubano nel caso in specie e sulla situazione dei dissidenti e dei prigionieri politici in generale;
per protestare contro il Governo di Cuba altri detenuti hanno iniziato lo sciopero della fame e a loro stanno unendosi altri attivisti e giornalisti locali;
le speranze di un cambiamento, suscitate dalla salita al potere di Raul Castro nel febbraio 2008, sono state deluse;
secondo il rapporto 2009 di Amnesty international, a Cuba permane ancora un regime repressivo in tema di libertà di espressione, di associazione e di riunione;
ai detenuti, inoltre, sarebbero riservate condizioni di prigionia disumane e degradanti: celle anguste, senza bagno né mobilio, prive di acqua potabile, spesso infestate da topi e scarafaggi. Oltre a subire i maltrattamenti delle guardie carcerarie, i prigionieri non sarebbero autorizzati a uscire, a ricevere visite, a fare esercizio fisico e in alcuni casi non potrebbero coprirsi con indumenti, né avere coperte e lenzuola,

impegna il Governo:

ad adottare ogni utile iniziativa, sia in sede europea che presso gli organismi internazionali, per ottenere il rispetto dei diritti civili ed umani a Cuba, la fine delle persecuzioni nei confronti dei dissidenti e la liberazione dei prigionieri attualmente detenuti per reati di opinione, a partire da quelli in gravi condizioni di salute e che rischiano la vita.
(1-00383)
«Vietti, Adornato, Volontè, Rao, Compagnon, Ciccanti, Naro, Galletti, Occhiuto, Lusetti, Enzo Carra, Libè».
(7 giugno 2010)



INTERPELLANZE URGENTI

A)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il 13 maggio 2009 è stata svolta un'interpellanza urgente (la n. 2/00384) concernente il regime applicato dalla regione Piemonte agli eventi alluvionali del 2000;
il Governo ha risposto che: «il Ministro della giustizia, per il tramite del competente ispettorato generale, intende disporre accertamenti (...) ed accertare l'eventuale ricorrenza di profili suscettibili di assumere rilievo disciplinare»;
è passato oltre un anno dal deposito e quasi un anno dallo svolgimento -:
se siano stati effettuati gli accertamenti indicati in premessa e quale ne sia stato l'esito.
(2-00736)
«Lehner, Vanalli, Comaroli, Caparini, Rainieri, Fogliato, Goisis, Luciano Dussin, Barani».
(1o giugno 2010)

B)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
in riferimento alla cronaca delle vicende elettorali della regione Piemonte, è noto che il candidato perdente Mercedes Bresso ha proposto ricorsi giurisdizionali contro la vittoria di Roberto Cota nella ultime elezioni del 28-29 marzo 2010;
in particolare, la rivista Pero del 7 maggio 2010 ha riferito quanto segue (il virgolettato appare sul giornale): «Prima di partire con i ricorsi - spiegano dallo staff della zarina - Mercedes ha addirittura chiesto un parere informale a Giancarlo Caselli, il quale pur non volendosi ovviamente sbilanciare, ha spiegato che a suo avviso un fumus di ragione potevamo averla»;
in altro punto dello stesso articolo si legge: «ma la zarina va pure sul penale. Ha pure presentato alla procura della Repubblica un esposto "affinché siano attentamente valutate alcune ipotesi di falso relativamente alla autenticazione delle firme di candidati della lista 'Pensionati per Cota', presentata dal consigliere regionale Michele Giovine"»;
agli interpellanti appare evidente che quanto esposto, ad oggi non smentito dal magistrato interessato, è un fatto di estrema gravità. Infatti:
a) non è compito del procuratore della Repubblica di Torino dare pareri informali su vicende così delicate;
b) non è opportuno che il procuratore della Repubblica si schieri contro il presidente della regione in carica ed a favore dell'ex presidente in pendenza di giudizio;
c) dalla consecutio temporum apparirebbe che la Bresso abbia presentato un esposto dopo il colloquio con il procuratore della Repubblica e, quindi, con il suo precedente avallo;
d) ancora, l'esposto pare riguardare l'ipotesi di reati procedibili d'ufficio, per cui il procuratore della Repubblica avrebbe dovuto procedere immediatamente ed autonomamente e non a seguito di esposto -:
di quali elementi disponga in relazione a quanto rappresentato in premessa;
posto che i comportamenti del procuratore della Repubblica appaiono agli interpellanti non compatibili con la funzione che svolge, se il Ministro interpellato intenda valutare l'opportunità di promuovere le iniziative di competenza.
(2-00745)
«Lehner, Renato Farina, Chiappori, Di Vizia, Laboccetta, Pittelli, Vanalli, Comaroli, Lussana».
(8 giugno 2010)

C)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro per i beni e le attività culturali, per sapere - premesso che:
betoniere, bob kart, ruspe, cavi, levigatrici, martelli pneumatici hanno lavorato a pieno ritmo, per giorni, in un cantiere allestito nel teatro grande di Pompei, all'interno di una delle aree archeologiche più importanti al mondo;
il cantiere è stato allestito per realizzare una complessa opera di restauro, che si concluderà il 10 giugno 2010 con un'inaugurazione e un concerto del maestro Riccardo Muti;
il restauro del teatro grande rientra in una più ampia operazione più interventi su Pompei, per circa 110 milioni di euro e decine di cantieri aperti tra gli scavi;
secondo un'inchiesta de Il Corriere della Sera, sull'area del cantiere del restauro del teatro grande non sarebbero state rispettate le minime regole di sicurezza per la stabilità dei luoghi, per la tutela dei resti, con un cantiere protetto da una piccola recinzione, senza custode, con mezzi pesanti e continue sollecitazioni al sottosuolo;
secondo l'osservatorio del patrimonio culturale, gli interventi al teatro grande hanno stravolto l'assetto naturale dell'area: in particolare, secondo la denuncia del responsabile dell'osservatorio, «la cavea, che, rispetto ad una qualsiasi foto o disegno di diversi momenti della vita degli scavi, risulta completamente costruita ex novo con mattoni in tufo di moderna fattura»;
secondo alcuni esperti il restauro del teatro è stato decisamente invasivo, più una ricostruzione che un recupero, in spregio ai vari documenti internazionali (come la Carta di Siracusa sul restauro degli antichi edifici di spettacolo) che stigmatizzano le ricostruzioni aggressive dei siti archeologici, che invece una visione manageriale vuole somiglianti a location commerciali e a bisogni economici;
il progetto di rifacimento del teatro sembra che non sia stato oggetto di esame da parte di organismi superiori ministeriali e si sarebbero addirittura fatti lavori non presenti nel progetto, come l'ampliamento del palcoscenico;
anche le tecniche usate sarebbero state poco rispettose del contesto: come, ad esempio, lo scavo a ruspa, invece che stratigrafico archeologico a mano, delle trincee per la posa dei cavi;
secondo una denuncia della Uil, le gare d'appalto sarebbero state aggiudicate con ribassi anche del 40 per cento; inoltre, sempre dai sindacati è arrivata una denuncia pubblica rispetto al comportamento del commissario straordinario per l'area archeologica che non avrebbe voluto fornire l'elenco dei lavori effettuati, delle forniture, delle consulenze, dei servizi;

secondo una comunicazione che lo stesso direttore degli scavi di Pompei ha inviato al commissario straordinario, nell'area archeologica vi è «un notevole numero di edifici di Pompei antica che versa in condizioni di degrado statico e che per l'incolumità del pubblico si deve provvedere alle identificazioni di murature ad immediato pericolo di dissesto statico»;
a fronte dell'allarme del direttore, i problemi statici sono ancora lì. In compenso, però, si sono spesi fondi pubblici per sistemare lungo le strade a ridosso di Porta Stabia, lungo la via delle tombe, allegri cartelli colorati con su scritto «Friendly Pompei»; ci sono percorsi di visita agli scavi realizzati con colate di cemento lungo la strada archeologica e in alcuni punti non si vedono più le lastre antiche -:
se sia a conoscenza del modo con cui sono stati condotti i lavori presso il teatro grande dell'area archeologica di Pompei, se sia stato informato sull'invasività di detti interventi, che avrebbero deturpato la conformazione originaria del sito archeologico; se e quali provvedimenti intenda prendere in merito; quali siano gli interventi, i lavori effettuati, le forniture, le consulenze, i servizi, il quadro dei costi sostenuti per il progetto complessivo di restauro dell'area archeologica di Pompei e se intenda, per i prossimi interventi, garantire maggiore tutela e cura per un sito culturale conosciuto in tutto il mondo.
(2-00740)
«Bossa, Rampi, Vassallo, Picierno, Capano, Bachelet, Melandri, Ciriello, Fioroni, Murer, Marchi, Marchignoli, Mazzarella, Nicolais, Sarubbi, Zampa, Concia, Aniello Formisano, Castagnetti, Gozi, Rosato, Benamati, Strizzolo, Bressa, Beltrandi, Burtone, Samperi, Sposetti, Cuomo, Narducci, Ventura».
(3 giugno 2010)

D)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
il signor Fabrizio Favata, ex socio ed ex consulente del signor Paolo Berlusconi, è stato arrestato per estorsione nei confronti del signor Roberto Raffaelli. Secondo le ipotesi investigative egli avrebbe ottenuto da quest'ultimo la consegna di 300 mila euro (il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2010, alla pagina 2) per non rivelare alla stampa la notizia di fatti illegali che avrebbero coinvolto il Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, e suo fratello Paolo;
il signor Roberto Raffaelli era amministratore della Rcs (Research system control), che aveva affittato alla procura di Milano la strumentazione per intercettare le conversazioni telefoniche degli indagati «dell'estate dei »furbetti del quartierino«» (la Repubblica, 27 maggio 2010, alle pagine 14 e 15);
le conversazioni alle quali si fa riferimento sono quelle ormai celebri tra l'onorevole Piero Fassino, allora segretario del partito dei Democratici di sinistra, e il signor Giovanni Consorte, intercettate dalla procura, a proposito della scalata alla Banca nazionale del lavoro da parte di Unipol;
su tali intercettazioni, atti d'indagine coperti da segreto istruttorio, a fine 2005 ci sarebbe stata una fuga di notizie di cui si sarebbero resi responsabili i signori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli, attraverso l'accesso abusivo al sistema informatico (II Messaggero, 25 maggio 2010);
la rivelazione sarebbe avvenuta quando l'intercettazione non era stata ancora depositata agli atti e addirittura nemmeno trascritta ad uso dei magistrati (Il Corriere della Sera, 26 maggio 2010), ma esisteva solo allo stato naturale di file audio noto esclusivamente ai pubblici ministeri e alla guardia di finanza (Il Corriere della Sera, 10 dicembre 2009);
i due avrebbero fatto ascoltare la registrazione al Presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Silvio Berlusconi, e a suo fratello Paolo. Il Presidente del Consiglio dei ministri avrebbe detto ai due: «Grazie, la mia famiglia vi sarà grata in eterno» (la Repubblica, 6 maggio 2010);
al Presidente del Consiglio dei ministri o a suo fratello Paolo Berlusconi, Favata e Raffaelli avrebbero anche consegnato il supporto contenente le registrazioni (Il Corriere della Sera, 26 maggio 2010);
alcuni giorni dopo l'incontro (dicembre 2005), i contenuti delle conversazioni tra l'onorevole Fassino e Consorte cominciarono ad essere pubblicati sul quotidiano II Giornale, di cui Paolo Berlusconi era ed è editore;
si è appreso che nell'ordinanza di custodia cautelare del signor Fabrizio Favata è scritto che si ritiene «verosimile» che alla vigilia del Natale 2005 Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli «abbiano fatto ascoltare le conversazioni telefoniche intercettate al Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi», consegnando poi «a lui e/o al fratello Paolo il supporto informatico che le conteneva» (la Repubblica, 27 maggio 2010, alle pagine 14 e 15);
l'indagine in corso avrebbe «certificato» l'incontro tra i signori Fabrizio Favata e Roberto Raffaelli, da una parte, e il Presidente del Consiglio dei ministri e suo fratello Paolo, dall'altra, nella villa di Arcore, di proprietà del Presidente del Consiglio dei ministri (la Repubblica, 27 maggio 2010, alle pagine 14 e 15);
secondo il pubblico ministero, il signor Raffaelli, portando il nastro a Silvio Berlusconi, sperava di poter ottenere l'intercessione del Presidente del Consiglio dei ministri presso il Governo romeno, per far ottenere alla Rcs l'assegnazione di un appalto istituzionale in Romania, sempre nell'ambito delle attività di intercettazione (il Fatto Quotidiano, 27 maggio 2010, alla pagina 2; la Repubblica, 27 maggio 2010, alle pagine 14 e 15; Il Corriere della Sera, 26 maggio 2010);
il signor Raffaelli, invece, ha sempre smentito questa ricostruzione, ma il giudice per le indagini preliminari Giordano ha affermato che: «Tutte le circostanze esaminate inducono a ritenere che Raffaelli abbia mentito». Infatti, dopo l'incontro ad Arcore l'amministratore della Rcs ha incontrato presso la Presidenza del Consiglio dei ministri Valentino Valentini, collaboratore personale del Presidente del Consiglio dei ministri, con il quale parlò effettivamente dell'appalto in Romania (la Repubblica, 27 maggio 2010, alle pagine 14 e 15);
proprio l'editore de Il Giornale avrebbe suggerito al signor Raffaelli che serviva denaro «per »ungere le ruote«, cioè per sbloccare il finanziamento italiano alla Romania e consentire quindi alla Rcs la conclusione del contratto» (la Repubblica, 27 maggio 2010, alle pagine 14 e 15). Da Raffaelli Paolo Berlusconi avrebbe ricevuto 40 mila euro al mese sino a un totale di 560 mila euro costatigli l'accusa di millantato credito, per la quale è indagato;
il signor Favata, invece, è un imprenditore con grandi problemi economici che è stato consulente della società Iptime, di proprietà del signor Paolo Berlusconi, da questi chiusa perché versava in brutte acque (la Repubblica, 6 maggio 2010). Secondo quanto riferito dalla stampa, egli ha avuto diverse disavventure giudiziarie in passato e nel corso del 2009, forse spinto dai suoi problemi economici, ha cercato di proporre a giornalisti, magistrati, avvocati e politici la sua verità «con atteggiamento ondivago tra parvenze di ricatto e cenni di vendetta per asserite promesse non mantenute» (Il Corriere della Sera, 10 dicembre 2009) -:
se quanto in premessa, con riferimento al Presidente del Consiglio dei ministri, corrisponda al vero e quali elementi di informazione intenda fornire al riguardo;
se vi siano uffici giudiziari che intrattengono ancora rapporti con società riconducibili al signor Roberto Raffaelli.
(2-00739)
«Di Pietro, Donadi, Borghesi, Evangelisti, Palomba, Messina».
(1o giugno 2010)

E)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il 25 febbraio 2010 è stata svolta un'interpellanza urgente (la n. 2/00585) concernente il regime tributario applicabile alle somme che sarebbero state percepite dall'associazione «Italia dei Valori» a titolo di rimborso elettorale;
il Governo ha risposto che «gli organi competenti effettueranno gli opportuni approfondimenti del caso»;
sono passati oltre cinque mesi dal deposito dell'interpellanza urgente e 3 mesi dallo svolgimento -:
se siano stati effettuati gli accertamenti indicati in premessa e quale ne sia stato l'esito.
(2-00731) «Brigandì, Lussana».
(26 maggio 2010)

F)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il Governo della Repubblica argentina ha reso pubblica la nuova offerta nei confronti di detentori di titoli argentini finiti in default nel 2001;
l'offerta di concambio del Governo argentino sta fallendo: ne è una prova la scadenza, inizialmente fissata al 7 giugno 2010, prorogata al 22 giugno 2010;
la nuova offerta prevede due nuovi titoli: Discount, con scadenza 2033, che prevede un taglio pari al 66,3 per cento del valore nominale, e Par, per un valore pari al 100 per cento del valore nominale di quello posseduto, ma solo per crediti fino a 50 mila dollari e per un ammontare totale non superiore a 2 miliardi di dollari;
è posta a carico dei risparmiatori la commissione dello 0,4 per cento sul valore di scambio dei bond e non vengono riconosciuti gli interessi tra il 2001 e il 2003;
secondo la task force argentina, associazione promossa dalle banche italiane per tutelare gli investitori italiani, sono circa 180 mila i possessori italiani di bond argentini per un valore di 4,3 miliardi di dollari;
questi risparmiatori hanno affidato un mandato alla task force argentina e non hanno accettato le condizioni proposte dal Governo argentino nel 2005;
ci sono anche altri obbligazionisti che hanno bond per circa 1 miliardo di dollari che non hanno seguito la task force argentina e che non hanno aderito allo swap del 2005 -:
se e come il Governo italiano intenda operare in relazione all'offerta del Governo argentino, al fine di aprire un nuovo negoziato e tutelare il diritto di credito di migliaia di cittadini italiani.
(2-00744) «Lusetti, Vietti».
(8 giugno 2010)

G)

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso che:
a seguito del decreto del Presidente della Repubblica 20 gennaio 2009, n. 17, con decreto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 3 novembre 2009, è stato rideterminato il numero complessivo dei posti di livello dirigenziale da coprire ai sensi dell'articolo 19, commi 5, 5-bis e 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, fissando per l'ufficio scolastico regionale della Puglia n. 2 posti in applicazione del comma 5-bis e n. 1 posto per il comma 6, modificando così il precedente riparto di cui al decreto ministeriale del 31 luglio 2008, che assegnava all'ufficio scolastico regionale della Puglia n. 3 posti per il comma 5-bis e n. 1 posto per il comma 6;
conseguentemente alla rideterminazione di cui sopra il direttore generale dell'ufficio regionale della Puglia ha deciso, con decorrenza 3 maggio 2010, di revocare l'incarico dirigenziale di dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto, subordinando la provincia di Taranto, di fatto, all'ufficio scolastico provinciale di Brindisi;
tale decisione, a parere degli interpellanti, appare inopportuna e ingiustificata perché avrebbe dovuto tenere conto, quantomeno, di precisi riferimenti territoriali, di popolazione e di numero dei plessi scolastici provinciali, oltre che dei titoli e dei curricula degli stessi dirigenti;
si ritiene, inoltre, che anche e soprattutto un dirigente ministeriale, nel predisporre ed emettere atti, debba opportunamente motivarli per giustificare le scelte compiute che devono essere imparziali;
appare importante evidenziare che durante l'espletamento del suo incarico il dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto, dottor Pietro Di Noi, in poco tempo, dal 1o ottobre 2008 al 3 maggio 2010, si è particolarmente distinto per l'efficacia del suo lavoro e, in particolare, si segnala che:
a) Taranto è stata l'unica provincia a completare le nomine dei docenti e del personale ata entro il 31 agosto 2009, ricevendo anche gli attestati di stima di tutte le sigle sindacali, attestati inviati per conoscenza al Ministro interpellato e al direttore generale dell'ufficio scolastico regionale della Puglia;
b) per ciò che riguarda le pensioni, ha riorganizzato e abbattuto un arretrato decennale nel settore ricostruzione-riscatti-pensioni del personale docente, il cui accumulo, piuttosto, dovrebbe essere giustificato dall'ufficio regionale;
c) è stato sottoscritto un protocollo d'intesa tra gli uffici scolastici provinciali di Matera, Taranto, Cosenza e Crotone, finalizzato a favorire la creazione di attività in ambito ecologico e naturalistico attraverso lo sport e la diffusione di campi scuola rivolti ad attività marinaresche e della montagna;
il dottor Di Noi, inoltre, è stato l'unico dirigente della regione Puglia ad aver partecipato al corso sperimentale di formazione dirigenziale sulle tematiche relative al piano industriale per la riforma della pubblica amministrazione, promosso dal dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri;
alla luce di quanto sopra, le scelte di riorganizzazione del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia appaiono, a parere degli interpellanti, incomprensibili ed effettuate sulla scorta di motivazioni tutte personali -:
se sia a conoscenza delle motivazioni che hanno spinto il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia a revocare l'incarico proprio al dirigente dell'ufficio scolastico provinciale di Taranto;
se non ritenga necessario avviare un'ispezione presso l'ufficio scolastico regionale per la Puglia, utile a verificare la correttezza delle decisioni assunte da tale ufficio, decisioni che invece, a parere degli interpellanti, appaiono inopportune, immotivate e inique, oltre che fortemente penalizzanti per la provincia di Taranto, già gravata da una pesante situazione di crisi economico-sociale.
(2-00723)
«Franzoso, Vico, De Angelis, Abrignani, Lazzari, Girlanda, Fucci, Ceroni, Gioacchino Alfano, Moroni, Toccafondi, Marinello, Scelli, Del Tenno, Cicu, Golfo, Ginefra, Mistrello Destro, Fallica, Di Caterina, Castellani, Traversa, Torrisi, Papa, Terranova, Beccalossi, Dell'Elce, Milanato, Sisto, Sbrollini, Mastromauro, Renato Farina, Mannucci, Carlucci, Gava, Armosino, Aracu, Paglia, Paniz, Valducci, Nicolucci, Catone, Lainati, Stradella, Rosso, Testoni, Gottardo».
(19 maggio 2010)