XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 725 di mercoledì 13 luglio 2022
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI
La seduta comincia alle 9,30.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ANDREA DE MARIA , Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 114, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,36).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Matteo Dall'Osso. Ne ha facoltà. Prego, è un'interlocuzione a cui il Governo non ha parte, perciò può iniziare il suo intervento sull'ordine dei lavori.
MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente. Oggi è il giorno numero 13 da quando i lavoratori fragili rischiano la vita e i dati sulla diffusione del COVID e delle varianti Omicron sono in costante crescita. Come i Ministri Brunetta e Orlando sanno, sono venute a mancare le tutele per i lavoratori fragili. Come ben sapete, gli emendamenti in Commissione bilancio in favore dei lavoratori fragili da inammissibili sono diventati ammissibili nel “DDL Concorrenza” e, lo ricordo a me stesso, due giorni fa si votava il “decreto Aiuti”. Questo mi spinge a continuare a portare ogni giorno la questione in quest'Aula fino a quando non saranno ripristinate le tutele, senza che, tuttavia, siano posti assurdi limiti di copertura, superati i quali nessuno potrà essere tutelato. Sapete, la stessa cosa successe a me nell'anno 2018 - ieri dissi 2019, invece era il 2018, il tempo veramente vola - nella Giornata internazionale sulla disabilità: primo emendamento inammissibile in Commissione bilancio, poi dopo il mio intervento fu reso ammissibile, e il giorno dopo la Giornata internazionale sulla disabilità fu bocciato. Io vorrei far sapere ai Ministri Orlando (Partito Democratico) e Brunetta (come me, in Forza Italia) che centinaia di migliaia di cittadini italiani aspettano. I contagi COVID, nelle proprie varianti, hanno superato il milione, e parliamo di quelli registrati, mentre si stima che quelli non registrati siano oltre i 3 milioni. Ogni giorno si contagiano mediamente 100 mila persone. Ci sono emendamenti al “DDL Concorrenza” per prorogare le tutele, come avevate già fatto fino al 30 giugno scorso. E poi, Presidente, mi consenta di dirle che ora vorrei consegnare questi miei discorsi fatti nei giorni passati al Governo, che in questo momento non c'è, magari, che ne so, sarà fuori.
PRESIDENTE. Dia pure alla Presidenza, sarà mia premura consegnarli al sottosegretario Borgonzoni. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Massimiliano De Toma. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO DE TOMA (FDI). Grazie, Presidente. Faccio questo intervento qui, accanto all'onorevole Dall'Osso, proprio perché le stesse parole ci accomunano in questi giorni su questa battaglia di civiltà. Mi rendo conto che il Governo, magari, non è interessato ad ascoltare quello che stiamo cercando di portare avanti, perché sono effettivamente delle tutele per una categoria di lavoratori fragili. Ricordo, Presidente, per suo tramite - e ovviamente potrà riferirlo al Governo - che stiamo parlando di lavoratori che non stanno a casa, seduti su un divano, ma anzi vorrebbero poter lavorare con le dovute cautele, ovviamente con le dovute tutele. Quindi penso che questa sia una battaglia - come io e l'onorevole Dall'Osso continuiamo a dire - di civiltà, legata a un Parlamento, che, ricordo, ha votato interamente - tutti i partiti! - due ordini del giorno che danno un indirizzo specifico. E con questo vorrei ricordare anche all'onorevole Tasso, che è intervenuto anche su questa materia, che le proposte emendative nel prossimo “decreto Semplificazioni” non mostrano alcuna lacuna da parte dei proponenti. Anzi, al contrario, danno un indirizzo ben preciso, che il Governo può fare suo da subito.
Però, questo continua a non avvenire, i giorni passano. Nei giorni scorsi, ho mandato tre lettere ai Ministri Guerini, Orlando e, ovviamente, anche Brunetta. Non ho avuto ancora risposta, mi auguro che possa arrivare in questi giorni. Annuncio che, ieri, ne ho mandata una anche al Ministro Speranza: di fatto, spero che possa lui dare una risposta concreta, perché può intervenire immediatamente su questo tema. Ormai, ogni giorno, è un giorno che passa, è un giorno che mette in difficoltà questi lavoratori che chiedono semplicemente di poter lavorare con le dovute tutele. E questa è la nostra richiesta, che sarà fatta in continuazione nei giorni a seguire, se ciò non avverrà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Velocemente, Presidente, soltanto per segnalare alla Presidenza della Camera che, ancora una volta, in occasione di una manifestazione, non importa quale essa sia e nel rispetto - ovviamente, grandissimo rispetto - del lavoro delle Forze dell'ordine e della Polizia municipale, è assolutamente complesso e difficoltoso per i parlamentari raggiungere il Parlamento.
Ora, senza evocare la necessità di favorire l'esecuzione del voto parlamentare e la possibilità di partecipare all'Assemblea parlamentare, io prego la Presidenza della Camera, in occasione di qualsiasi manifestazione, di accordarsi con la questura affinché i parlamentari possano passare, perché diventa veramente grottesco (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Anche oggi, per arrivare alla Camera abbiamo dovuto fare una gincana, affidati alla discrezionalità e alla sensibilità del funzionario di turno, che decideva se far passare un parlamentare o no. Non voglio ricordare il dettato costituzionale, però prego la Sicurezza della Camera e la Presidenza della Camera di fare un protocollo scritto con il prefetto, la questura e il comando provinciale dei carabinieri, perché non è possibile che, ogni volta, dobbiamo pietire o esibire il tesserino o credenziali per esercitare un diritto costituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Verificheremo la sua denuncia. Stamattina io sono entrato, non ho avuto problemi particolari, però vedremo.
Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con procedimento elettronico, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,56. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 9,42, è ripresa alle 9,56.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2318 - Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo (Approvato dal Senato) (A.C. 3625) e delle abbinate proposte di legge: Mollicone ed altri; Gribaudo ed altri; Racchella ed altri (A.C. 1985-2658-2885).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3625: “Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo” e delle abbinate proposte di legge nn. 1985-2658-2885.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice per la maggioranza per la Commissione cultura e la rappresentante del Governo sono intervenute in sede di replica.
(Esame degli articoli - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
Comunico che la Presidenza, sulla base del parere espresso dalla V Commissione (Bilancio), non ritiene ammissibili, a norma dell'articolo 123-bis del Regolamento, in quanto recano nuovi o maggiori oneri finanziari privi di idonea quantificazione e copertura, gli emendamenti Mollicone 2.6, 2.7, 2.8, 2.9 e 2.10.
Ricordo, inoltre, che non sono pubblicati, in quanto non ricevibili, gli emendamenti già presentati presso le Commissioni, ma in quella sede ritirati.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
È la prima votazione, abbiamo un po' di pazienza per fare entrare i colleghi.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore per la maggioranza e il relatore di minoranza e, poi, il Governo ad esprimere il parere sull'emendamento 3.1 Mollicone.
CHIARA GRIBAUDO, Relatrice per la maggioranza per la XI Commissione. Grazie, Presidente. Il parere è contrario.
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Parere conforme a quello del relatore per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.1 Mollicone, parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 4).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 5).
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 6).
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Qual è il problema delle tribune? Non capisco il problema delle tribune, perché mi segnalano che siete a posto.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 7).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 8).
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 9).
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 10).
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 11).
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 12).
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 13).
Abbiamo terminato le votazioni sui singoli articoli del provvedimento. Abbiamo bisogno di venti minuti per sistemare il fascicolo degli ordini del giorno, quindi, sospendo fino alle ore 10,30 la seduta, che riprenderà con l'esame degli ordini del giorno.
La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,34.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Ha chiesto di parlare il sottosegretario Borgonzoni. Ne ha facoltà.
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Avrei bisogno di altri dieci minuti per esaminare gli ultimi ordini del giorno che sono arrivati.
PRESIDENTE. Allora, sottosegretario, sono le 10,35, sospendiamo la seduta fino alle 10,45? Le può andare bene? Sì. Grazie, sottosegretario. Allora, la seduta è sospesa e riprenderà alle ore 10,45.
La seduta, sospesa alle 10,35, è ripresa alle 10,50.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Ordine del giorno n. 9/3625/1 Casciello, parere favorevole. L'ordine del giorno n. 9/3625/2 Saccani Jotti credo sia stato ritirato dalla proponente.
PRESIDENTE. Onorevole Casciello, è stato ritirato? Sì.
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Sugli ordini del giorno n. 9/3625/3 Aprea, n. 9/3625/4 Prestipino, n. 9/3625/5 Orfini, n. 9/3625/6 Piccoli Nardelli, n. 9/3625/7 Nitti, n. 9/3625/8 Gribaudo, n. 9/3625/9 Bruno, n. 9/3625/10 Carbonaro e n. 9/3625/11 Di Giorgi il Governo esprime parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3625/12 Bucalo, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/3625/13 Mollicone, sempre parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di”.
PRESIDENTE. Sottosegretario, mi segnalano gli uffici che gli ordini del giorno dal n. 9/3625/12 Bucalo al n. 9/3625/17 Albano sono già stati riformulati dai presentatori, inserendo la formula rituale “a valutare la possibilità di”.
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Sì, quindi il parere del Governo su tutti questi ordini del giorno è favorevole.
PRESIDENTE. A questo punto, avendo i presentatori già inserito questa aggiunta, il parere del Governo su questi ordini del giorno è favorevole.
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Esattamente. Quindi, sugli ordini del giorno n. 9/3625/14 Vinci, n. 9/3625/15 Frassinetti, n. 9/3625/16 Rizzetto e n. 9/3625/17 Albano il parere del Governo è favorevole. Anche sull'ordine del giorno n. 9/3625/18 Furgiuele, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/3625/19 Patelli, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. L'ordine del giorno n. 9/3625/20 Racchella credo sia stato ritirato dal proponente.
PRESIDENTE. Sì, l'onorevole Ziello me lo conferma.
LUCIA BORGONZONI, Sottosegretaria di Stato per la Cultura. Ordine del giorno n. 9/3625/21 De Angelis, parere favorevole con la riformulazione: “a valutare l'opportunità di prevedere meccanismi economici compensativi”. Ordine del giorno n. 9/3625/22 Maturi, parere favorevole con la seguente riformulazione: “a valutare l'opportunità di”. Sull'ultimo ordine del giorno n. 9/3625/23 Colmellere il parere del Governo è favorevole.
PRESIDENTE. Allora, il quadro è abbastanza chiaro. Gli ordini del giorno n. 9/3625/2 Saccani Jotti e n. 9/3625/20 Racchella sono stati ritirati; i delegati d'Aula me lo confermano.
Quindi, possiamo passare agli ordini del giorno n. 9/3625/1 Casciello, n. 9/3625/3 Aprea, n. 9/3625/4 Prestipino, n. 9/3625/5 Orfini, n. 9/3625/6 Piccoli Nardelli, n. 9/3625/7 Nitti, n. 9/3625/8 Gribaudo e n. 9/3625/9 Bruno sui quali i pareri sono favorevoli.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3625/10 Carbonaro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Carbonaro. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA CARBONARO (M5S). Intervengo per chiedere di metterlo ai voti. Quindi, esprimo una dichiarazione di voto in merito a questo ordine del giorno.
Come sappiamo, la legge delega istituisce l'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo, che è una norma innovativa e attesa da tantissimi lavoratori e da tantissime lavoratrici. Ma non solo: è una norma riproposta in tantissimi progetti di legge e anche nell'indagine conoscitiva che abbiamo portato avanti a Commissioni congiunte lavoro e cultura. Mi preme ricordare anche un contributo importante che arrivò in quel periodo dall'onorevole Epifani, che seguì l'indagine conoscitiva e diede un contributo a questo importante lavoro che oggi trova la massima espressione con questa legge delega.
Chiediamo, però, un incremento del Fondo per garantire che l'indennità di discontinuità, ove questo Fondo non fosse sufficiente, sia implementata e garantita alla più ampia platea possibile di lavoratori. In questo momento storico, secondo noi, se c'è una parte dalla quale dobbiamo stare è sicuramente quella dei lavoratori e delle lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Prestipino. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Presidente, solo per chiedere di mettere in votazione l'ordine del giorno a mia firma n. 9/3625/4.
PRESIDENTE. Purtroppo, siamo già all'ordine del giorno n. 9/3625/10 Carbonaro, onorevole Prestipino.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/3625/10 Carbonaro, con il parere favorevole del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 14).
Sugli ordini del giorno n. 9/3625/11 Di Giorgi, n. 9/3625/12 Bucalo, n. 9/3625/13 Mollicone, n. 9/3625/14 Vinci, n. 9/3625/15 Frassinetti, n. 9/3625/16 Rizzetto, n. 9/3625/17 Albano e n. 9/3625/18 Furgiuele il parere è favorevole.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/3625/19 Patelli; prendo atto che l'onorevole Patelli accetta la riformulazione del Governo.
L'ordine del giorno n. 9/3625/20 Racchella, come ho già detto, è stato ritirato.
Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta dal Governo degli ordini del giorno n. 9/3625/21 De Angelis e n. 9/3625/22 Maturi.
Sull'ordine del giorno n. 9/3625/23 Colmellere il parere è favorevole.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Con un accordo dei gruppi, c'è la possibilità di anticipare, per un problema personale, l'intervento dell'onorevole Mollicone.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Ringrazio i colleghi per la cortesia, ma ci tenevo ad esprimere la mia dichiarazione di voto sulla delega dello spettacolo. Colleghi e rappresentante del Governo, in Italia, negli ultimi decenni, abbiamo assistito ad una diminuzione degli investimenti pubblici nel settore dello spettacolo dal vivo e per i lavoratori che ne fanno parte. Questa attenzione ridotta, purtroppo, si è tradotta nel tempo in un basso livello di tutele…
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mollicone. Facciamo un po' di silenzio per sentire l'onorevole Mollicone? Grazie. Prego, onorevole Mollicone.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). …in un basso livello di tutele, di remunerazione e di welfare nella crisi pandemica che, purtroppo, ha messo in risalto la fragilità strutturale e le contraddizioni di tutta la filiera. Se c'è, infatti, colleghi, un settore che ha sofferto più degli altri le conseguenze della pandemia, è stato sicuramente quello della cultura e dello spettacolo dal vivo. I numeri parlano da soli: dai 330 mila lavoratori dello spettacolo del 2019 si è passati ai 260 mila del 2020, con un decremento pari ad almeno il 21 per cento.
Nello stesso periodo, si stima siano stati bruciati quasi 8 miliardi di euro, con un volume di affari che ha segnato un rosso del meno 73 per cento. Praticamente un'ecatombe! Sin da inizio legislatura, sostenendo l'indagine conoscitiva sui lavoratori dello spettacolo con la collega Carbonaro, abbiamo voluto fotografare lo stato delle cose. Chi è lavoratore dello spettacolo vive di precarietà, di un lavoro intermittente e a bassa retribuzione. Riteniamo, quindi, alcuni elementi di questa delega al Governo rilevanti e importanti e per questo li abbiamo votati e supportati, per dimostrare a tutta la filiera, agli artisti, agli attori e ai lavoratori dello spettacolo, che davanti alla vita reale, davanti ai sacrifici e alla passione che hanno fatto per esprimere la propria arte c'è una vera mobilitazione trasversale.
Tra questi, l'introduzione di un registro nazionale per i lavoratori dello spettacolo e per i loro agenti, che finalmente norma il settore, che per la prima volta vedono giuridicamente formalizzata la loro professione; l'equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo dal vivo; il riconoscimento dei periodi di prova come ore di lavoro effettivamente svolte. Chi conosce questo mestiere sa che prima di andare in scena ci sono decine e centinaia di ore di prove che gli attori fanno per mandare a memoria lo spettacolo e poi per metterlo in scena e quelle sono ore di lavoro che non venivano spesso riconosciute; il riordino, poi, degli ammortizzatori sociali. C'è poi il riconoscimento dei live club, su cui voglio mettere un accento. Abbiamo fatto anche qui una battaglia trasversale per i live club, per il jazz, per il blues, per tutto lo spettacolo dal vivo che si svolge in questo circuito meraviglioso e troppo spesso trascurato dei live club. Quindi, anche su questo ci siamo uniti ai movimenti nazionali. C'è sicuramente “I-jazz”, ma c'è anche “Jazz is back”, i comitati nazionali che sostengono, appunto, i live club. Poi, il sostegno ma anche la trasparenza per le fondazioni lirico-sinfoniche e su questo è stato approvato, appena adesso, un ordine del giorno e tra gli osservatori ci sarà quello sulle fondazioni lirico-sinfoniche, che viene dopo il commissario che ha gestito la fase di vigilanza sull'applicazione della «legge Bray». Ma questa delega è stata anche costruita, però, con un metodo inadatto - e lo dico al Ministro Franceschini, che è qui oggi con noi -, con una sorta di filosofia, che abbiamo già vissuto durante la pandemia, da tachipirina e vigile attesa rispetto ai problemi atavici del sistema di contribuzione pubblica dello spettacolo dal vivo. Si tratta, infatti, anche di pensare al futuro, di avere una visione. Vedete, il 30 per cento dei professionisti specializzati ha abbandonato il settore per dedicarsi ad altri lavori e non vi sta rientrando. Le stesse associazioni di categoria lamentano la mancanza di lavoratori specializzati. C'è poi una lacuna negli ingressi occupazionali in questo settore, proprio perché la mancanza di certezze e di tutele disincentiva e demotiva i giovani ad abbracciare le professioni dello spettacolo, a scegliere l'arte come lavoro.
Per questo riteniamo che i temi da affrontare siano più ampi e lo abbiamo fatto già nel 2019 come prima forza politica in Parlamento con una proposta di legge, la n. 1985, che, appunto, è incardinata come prima proposta di legge insieme alla delega del Governo. In questa proposta di legge, come avete potuto vedere, che abbiamo poi trasformato in ordini del giorno che sono stati accolti dal Governo come indirizzo di visione, c'è la trasformazione del FUS, che con questa delega purtroppo rimane ancora uno strumento antiquato e discriminatorio, in Fondo per le arti nazionali, superando il sistema del “dio algoritmo” e l'annosa mancanza di fondi che crea dei paria dello spettacolo, i FUS e l'extra FUS che rimangono fuori dai circuiti per tre anni. Per questo la nostra proposta di legge, la n. 1985, appunto, a cui è abbinata la delega dello spettacolo, è costruita con le categorie, con tutte le categorie con cui ci siamo confrontati, dalle principali fino a quelle nuove nate durante la pandemia, come il movimento Spettacolo dal Vivo, l'ATIP e l'UTR e molte altre, della danza e di tutti gli altri settori, dei circhi e degli spettacoli viaggianti. Chiediamo, con loro, una riforma più strutturale del FUS, come abbiamo già fatto in prima lettura al Senato con i senatori Iannone e Calandrini. Vedete, colleghi, il “dio algoritmo” qualifica l'arte in maniera asettica, lasciando a Commissioni, che dovrebbero essere consultive, un potere discrezionale enorme. Altri nostri emendamenti, trasformati poi in ordini del giorno accolti, sono volti a promuovere l'introduzione della detrazione del consumo culturale. Ministro Franceschini, ora che è qui in Aula, siamo al quinto ordine del giorno proposto da Fratelli d'Italia, proposto anche da altre forze politiche della maggioranza, le chiediamo un impegno in chiusura di legislatura, sempre che non cada oggi o domani, come noi auspichiamo, affinché nell'ultima legge di bilancio ci possa essere un'attenzione a questo strumento, che è richiesto da Federculture e da tutta la filiera, che è richiesto da tutto il Parlamento con cinque ordini del giorno. Facciamo insieme un lavoro di verifica con gli uffici del Ministero dell'Economia e delle finanze, convinciamo gli uffici e i burocrati di questi uffici che un emendamento di detrazione crea un volano positivo fiscale per tutto l'indotto, che aiuta le famiglie meno abbienti a non dover scegliere tra l'andare a un ristorante o l'andare a vedere uno spettacolo di danza, che la cultura cura molto più degli psicofarmaci e dei farmaci e che è possibile la detrazione del consumo culturale come segno di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché noi siamo l'Italia, siamo la patria delle arti, della danza, del canto, della lirica, dello spettacolo dal vivo, del cinema e del teatro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Perché noi non possiamo accettare passivamente che le famiglie che non hanno un reddito alto debbano dover scegliere se fare un vestito ai propri figli o fargli vedere uno spettacolo di danza o di teatro. Colleghi, questo è il posizionamento storico che abbiamo proposto più volte, sia alla Camera sia al Senato, in più provvedimenti e nelle leggi di bilancio, praticamente in tutte; noi siamo contenti e abbiamo anche ringraziato pubblicamente il Partito Democratico, la maggioranza, la Lega e Forza Italia che hanno sempre sottoscritto queste iniziative sulla detrazione del consumo culturale, ma adesso, insieme, Ministro Franceschini, davvero, dobbiamo dare concretezza a questo strumento.
Poi, c'è un'altra nostra proposta - a dimostrazione che siamo un'opposizione che ha una visione di governo dei problemi e, presto, speriamo di averla proprio di governo in senso generale -, Ministro, mi riferisco a quella della Teatri SpA, del tema dei teatri privati che stanno sul lastrico e non certo per loro demerito, ma per due anni di pandemia. Ebbene, noi abbiamo proposto ufficialmente - ed è stato accettato un ordine del giorno anche su questo - la creazione con Cassa depositi e prestiti di una società, la Teatri SpA che entri al 49 per cento nei teatri privati, lasciando libertà, direzione artistica e proprietà agli stessi, che dia così fiducia, che lo Stato capitalizzi e garantisca la ripartenza ai grandi teatri privati che molto spesso rimangono fuori dai finanziamenti pubblici o hanno finanziamenti irrisori, rispetto alle fondazioni lirico-sinfoniche o rispetto ai grandi teatri stabili. Purtroppo, sappiamo che da quando Draghi è Presidente ha dato un mandato preciso alla CDP, uscendo da tutti i fronti trasversali di finanziamento, andando a finanziarizzare i risparmi degli italiani, come se non fossero, appunto, del popolo italiano e su questo ci sarà la nostra ferma opposizione. Per noi appare urgente e vitale, appunto, intervenire a difesa dei teatri di grande interesse nazionale, come il Sistina, il Quirino o l'Eliseo, per citare grandi teatri romani, ma ce ne sono tanti in tutta Italia e su questo chiediamo anche l'estensione al teatro e allo spettacolo dal vivo, Ministro, del tax credit, come abbiamo sostenuto e sosteniamo nel cinema. Poi, il cuneo fiscale; lo chiede Confindustria, lo chiediamo noi dall'inizio legislatura; le imprese culturali, colleghi, sono imprese e se avessero il cuneo fiscale sicuramente potrebbero assumere con più sicurezza e meno precarietà.
In conclusione colleghi, motiviamo la nostra astensione, che vuole essere un'astensione propositiva, Ministro Franceschini: abbiamo votato a favore di tutti gli articoli, molti dei quali, come il tavolo permanente delle categorie, sono una nostra battaglia vinta, ma difenderemo il mondo dello spettacolo circense e degli spettacoli viaggianti perché non venga falcidiato da questa delega. Noi ci siamo astenuti e ci asterremo sulla delega, perché volevamo che se ne occupasse il Parlamento, ma siamo a favore del mondo della cultura, dello spettacolo e delle arti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Riprendiamo la normale scansione degli interventi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Berardini. Ne ha facoltà.
FABIO BERARDINI (MISTO-CI). Grazie, Presidente. Come Coraggio Italia, vogliamo testimoniare il nostro voto favorevole a questo disegno di legge, provvedimento che deve andare a tutela di chi lavora e, soprattutto, di chi crea lavoro, perché anche le imprese dello spettacolo e tutto l'indotto sono imprese a tutti gli effetti e contribuiscono al PIL della nostra Nazione in modo considerevole. Penso al periodo del COVID e all'azzeramento di tutte le manifestazioni che riguardavano lo spettacolo: questi lavoratori, e chiaramente tutto l'indotto, sono stati i più penalizzati dalle chiusure forzate. Da lì si è levato un grido di aiuto, che con questo disegno di legge speriamo di poter raccogliere, di poter colmare questa richiesta di tutela per un lavoro che necessariamente è discontinuo e precario, che è culminato anche con la protesta dei bauli - lo ricordiamo - qui, a Roma, da parte dei lavoratori e, soprattutto, dei tecnici dello spettacolo, che spesso non hanno le necessarie tutele che meriterebbero.
Quindi, questo disegno di legge deve andare, in tempi certi, a riorganizzare il comparto e a dare certezze a questi lavoratori; non bastano provvedimenti una tantum, non bastano bonus, servono misure strutturali, servono finanziamenti pluriennali, perché solo così possiamo dare una risposta a questo grido di allarme. Queste cose le chiedono migliaia di professionisti, gli attori, gli artisti, il mondo dell'indotto, ed è a queste persone che anche noi di Coraggio Italia vogliamo dare una risposta, con il voto favorevole a questo provvedimento.
È necessario approvare subito l'equo compenso per questi lavoratori autonomi, aumentare la retribuzione giornaliera di questi lavoratori, prevedendo una copertura per i periodi di non lavoro, considerato che questo lavoro è, di necessità, un lavoro discontinuo, fatto di prove, fatto di momenti in cui non si va direttamente in scena.
Questo è un provvedimento giusto, Presidente, e Coraggio Italia lo voterà convintamente, poiché dobbiamo dare alla cultura, veramente, il valore che merita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Coraggio Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzo. Ne ha facoltà.
RINA DE LORENZO (LEU). La ringrazio, Presidente. Signor Ministro, dopo oltre due anni di pandemia e una crisi economica che ha prodotto anche nel settore dello spettacolo un crollo senza precedenti, in un comparto che nel 2019 produceva 16 miliardi di euro, oggi, questa Camera approva un provvedimento, il disegno di legge delega per il riordino delle disposizioni legislative sullo spettacolo, che detta un quadro normativo nuovo, a tutela degli operatori dello spettacolo, ai quali, finalmente, sarà riconosciuto e garantito il giusto sostegno, l'equo compenso per i lavoratori dello spettacolo, una nuova indennità di discontinuità e la ridefinizione degli strumenti di sostegno.
Il disegno di legge delega contiene, inoltre, la previsione di specifiche disposizioni, basate sul riconoscimento della specificità del lavoro dell'artista, sul carattere strumentale e discontinuo delle prestazioni lavorative. Il periodo pandemico ha messo in luce tutte le incertezze economiche, le mancate tutele che fino ad oggi hanno riguardato i lavoratori dello spettacolo ed è questa considerazione che ha consentito al legislatore, per la prima volta, l'introduzione dell'equo compenso per i lavoratori del comparto e l'indennità di discontinuità per gli occupati a tempo determinato o i discontinui, oltre alla revisione dei requisiti di accesso agli strumenti di sostegno e alla determinazione degli oneri contributivi e dei contributi di solidarietà. L'indennità di discontinuità, introdotta per tutti i lavoratori dello spettacolo e delle arti performative e creative, siano essi autori, artisti o tecnici, dovrà ricevere, naturalmente, le necessarie coperture nella prossima legge di bilancio, che dovrà, infatti, quantificare le risorse necessarie per l'indennità, rendendo questa misura stabile a decorrere dal 2023.
Sono stati anni in cui le attività culturali, nella loro più ampia accezione, fatte salve alcune fugaci parentesi estive, sono state cancellate, con la chiusura dei teatri, dei cinema e dei musei e con il blocco della gran parte delle attività culturali e ricreative. Gli effetti sul settore sono stati devastanti, non soltanto per i professionisti dello spettacolo, ma anche per gli stessi spettatori. Siamo consapevoli, infatti, che c'è una componente centrale per la vita del Paese, in termini di benessere delle persone e di valori identitari e di inclusione che solo il teatro e solo le arti possono trasferire.
Il COVID ci ha restituito l'immagine di un settore fragile, ma anche frammentato, in gravi difficoltà, e ha posto l'attenzione sulle lavoratrici e sui lavoratori del settore, evidenziando le inadeguatezze contrattuali e previdenziali, con il mancato riconoscimento giuridico, formale della categoria. Ebbene, questo provvedimento interviene proprio sul piano lavoristico, ponendo l'accento sullo sviluppo delle politiche attive del lavoro, che consentono, a vantaggio del Paese, di potenziare quella che io chiamo l'occupazione culturale.
Una riforma, quindi, rivoluzionaria del welfare di settore, che interviene anche sugli ammortizzatori sociali e sulle indennità. Serviranno, naturalmente, decreti attuativi per l'aggiornamento dei requisiti di accesso agli strumenti di sostegno, decreti che dovranno essere adottati nei prossimi 12 mesi.
Il provvedimento in esame prevede, inoltre, il rafforzamento e l'ampliamento delle funzioni dell'Osservatorio dello spettacolo, l'istituzione di un tavolo permanente del settore dello spettacolo in cui operano i lavoratori che svolgono professioni atipiche, con caratteristiche assolutamente peculiari; lavoratori che operano nel mondo del teatro, della musica, del cinema di un comparto culturale, ma anche produttivo, fondamentale per il nostro Paese.
Il provvedimento prevede, altresì, l'istituzione, presso l'INPS, di uno sportello unico per lo spettacolo, con l'obiettivo di garantire maggiori tutele ai lavoratori del settore.
Il disegno di legge delega prevede anche che, nell'ambito delle competenze pubbliche, le regioni possano promuovere l'istituzione di un Osservatorio dello spettacolo e, sul piano nazionale, l'istituzione di un tavolo permanente del settore.
Una riforma strutturale, dunque, quella che andiamo a votare, che riconosce la flessibilità, la mobilità, la discontinuità come elementi caratterizzanti il lavoro nelle arti dello spettacolo. Una riforma che introduce innovazioni importanti, con riferimento agli aspetti lavoristici inseriti all'interno del disegno di legge delega.
A questo punto, voglio ricordare il riconoscimento dell'indennità giornaliera, considerata un elemento distinto e aggiuntivo del compenso della retribuzione, in caso di obbligo per il lavoratore di assicurare la propria disponibilità su chiamata o di garantire una prestazione esclusiva.
I numeri del settore del comparto delle arti parlano chiaro: in questo periodo di grave crisi generata dalla pandemia, si è passati dai 330 mila lavoratori dello spettacolo, nel 2019, a 260 mila, nel 2020, un decremento pari a circa il 21 per cento, e, nello stesso periodo, si stima che siano stati bruciati quasi 8 miliardi di euro, con una riduzione del 73 per cento del volume d'affari. Ebbene, con questo provvedimento abbiamo voluto mettere in sicurezza il lavoro di centinaia di migliaia di lavoratrici e di lavoratori del settore a cui il disegno di legge delega restituisce, finalmente, una dignità, quella dignità che era mancata per un panorama ordinamentale giuridico piuttosto lacunoso rispetto alla tutela dei diritti dei lavoratori dello spettacolo.
Il nostro Paese vive di cultura; eppure, questi lavoratori sono dovuti scendere in piazza per manifestare e ottenere una regolamentazione del settore che li ha visti e li ha considerati sempre figli di un dio minore, a causa di una legislazione carente che ha garantito poco o nulla in termini di diritti del lavoro; norme lacunose che non hanno ottenuto mai in debita considerazione quelle ore di lavoro, quelle ore spese nelle prove, che richiedono mesi e anni di lavoro, di studio e di esercizio, perché lavorare in questo settore non è un passatempo e questi lavoratori meritano le tutele riconosciute a tutti gli altri lavoratori.
In questi mesi, in cui il Governo e il Parlamento hanno dovuto affrontare e gestire le conseguenze gravi della crisi economica generata dalla pandemia, è stato possibile comprendere quanto il Paese sia più povero con i musei e i teatri chiusi, senza la musica nelle piazze, senza gli spettacoli nelle arene, senza i concerti. Voglio ricordarle, signor Ministro, che realizzare una politica della cultura è altro dal programmare un cartellone di spettacoli. Occorre giungere, cominciando dalla scuola, momento fondante di promozione culturale, sociale e umanizzante, alla riorganizzazione di una complessiva politica della cultura e, quindi, creare un percorso per un nuovo e positivo rapporto che interessi la persona e la società.
Educare alla bellezza e alla cultura non è roba da impresari, ma da politici, da legislatori che hanno alle spalle l'articolo 9 della Costituzione, che parla di sviluppo della cultura. È per questo motivo che esprimo, a nome del gruppo di LeU, il voto favorevole sul provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Anzaldi. Ne ha facoltà.
MICHELE ANZALDI (IV). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, Ministro, permettetemi di ricordare che il comparto della cultura, attualmente, impegna oltre un milione e mezzo di lavoratori che - bisogna ricordarlo - hanno famiglia; è un indotto per cui il numero diventa ancora maggiore.
Si tratta di un gran numero di persone che hanno sofferto come gli altri, ma forse di più, per le chiusure che il Paese ha subito, a seguito del COVID. È un settore che vede impegnate diverse categorie, ma, sicuramente, quella dello spettacolo dal vivo ha pagato senz'altro il prezzo più elevato. E' una crisi che si è aggiunta a una situazione del comparto già complessa prima dell'emergenza sanitaria. Durante la pandemia, il Governo, su sollecitazione dei parlamentari e, in particolare, di quelli delle Commissioni cultura, si è dovuto impegnare per trovare soluzioni per soccorrere, velocemente ed in maniera innovativa, gli artisti di questo settore, innanzitutto per loro e le loro famiglie, per la cultura, e poi per non perdere un'attività lavorativa e per fare in modo che le loro professioni o, meglio, la loro arte, non si perdessero. In quel momento, come mai prima, abbiamo capito quanto il meccanismo, che regolamentava il settore, fosse ingiusto - è una parola, forse, che può apparire violenta, però per noi si trattava di questo, un meccanismo ingiusto - e, soprattutto, quanto lavoro e occupazione, bella e nobile, generi il comparto della cultura. Contemporaneamente, però, la crisi pandemica ci ha evidenziato quanto fosse urgente una regolamentazione che garantisse tutti gli artisti e tutti i lavoratori del comparto, una vera industria della cultura che ha garantito possibilità di lavoro non solo agli artisti, ma anche ad un vasto indotto, vitale per il settore e che, in questi anni, ha prodotto anche cospicue entrate per lo Stato.
Oggi, votando questo provvedimento, abbiamo la possibilità di invertire un trend negativo che da troppi anni penalizza ingiustificatamente i lavoratori di questo settore. Oggi possiamo riconoscere e regolamentare un settore, come quello dello spettacolo dal vivo, che da sempre è stato penalizzato dalla discontinuità e precarietà di chi vi opera. Finalmente, una norma di legge riconosce la specificità del lavoratore dello spettacolo, riconoscendo l'arte, lo spettacolo dal vivo, il canto e la musica, non più come attività precarie, ma come vere e proprie professioni.
Si introducono: il Registro nazionale per i lavoratori dello spettacolo e per i loro agenti che per la prima volta vedono giuridicamente formalizzata la propria professione; l'equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo dal vivo; il riconoscimento dei periodi di prova come ore di lavoro effettivamente svolto; l'introduzione di un Codice dello spettacolo per dare organicità al settore; il riordino degli ammortizzatori sociali; il riconoscimento dei live club; il sostegno ma anche la trasparenza per le fondazioni lirico-sinfoniche. Da oggi l'artista che si esibisce dal vivo ha un riconoscimento legislativo e, quindi, retributivo e previdenziale e un sistema di welfare. Un riconoscimento e un provvedimento atteso da anni da migliaia di lavoratori dello spettacolo che finalmente oggi diviene legge. Per questo annuncio il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Sesto. Ne ha facoltà.
MARGHERITA DEL SESTO (IPF). Signor Presidente, Ministro Franceschini, onorevoli colleghi, il provvedimento che ci accingiamo ad approvare è uno dei disegni di legge collegati alla manovra di bilancio per il triennio 2023-2025, elencati nel Documento di economia e finanza 2022. Si tratta di un provvedimento fortemente atteso da tutto il mondo della cultura e dello spettacolo, uno dei settori più duramente colpiti durante la pandemia. È un provvedimento che definisce un nuovo quadro normativo a tutela degli operatori del comparto, ai quali, grazie ad una serie di strumenti, potrà essere riconosciuto e garantito finalmente il legittimo sostegno.
L'iter parlamentare, prima al Senato e poi qui alla Camera, è stato incentrato sul riordino delle disposizioni di legge in materia di spettacolo e delle misure concernenti il welfare del settore, definendo un nuovo assetto normativo e ponendo le fondamenta per una vera riforma strutturale, finalizzata a riconoscerne le peculiarità e a tutelarne le fragilità evidenziatesi soprattutto durante il periodo pandemico. Ed è proprio in questa fase così tragica della storia recente che sono emerse maggiormente le criticità di un settore che è risultato privo di un adeguato sistema previdenziale ed assistenziale per le figure professionali coinvolte.
Il testo approvato dal Senato lo scorso 18 maggio è stato oggetto di un proficuo dibattito anche nelle Commissioni di riferimento della Camera, l'XI Commissione (Lavoro) e la VII Commissione (Cultura).
Il lavoro complessivo si è tradotto in un testo normativo con il quale riconosciamo la specificità di chi opera nel settore della cultura e, in particolare in quello dello spettacolo, nel quale gravitano migliaia di professionisti, dal teatro alla musica, dal cinema alla lirica, dalla danza alle arti performative, che, grazie a questo provvedimento, potranno contare su nuove tutele e garanzie. Come è ben noto a tutti, la pandemia ha prodotto una crisi senza precedenti in questo settore, causando la dispersione e l'abbandono di una buona parte di artisti e di maestranze, che si è orientata verso altre professioni, passando dai circa 330 mila lavoratori del 2019 ai 260 mila dell'anno successivo, con un decremento pari al 20 per cento. Una lieve ripresa si sta registrando solo negli ultimi mesi.
L'approvazione di questo disegno di legge è un passo importante verso il pieno riconoscimento dei diritti dei lavoratori afferenti al settore, delegando il Governo al riordino delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spettacolo, nonché al riassetto e alla revisione degli ammortizzatori, delle indennità e degli strumenti di sostegno economico temporaneo.
Sono tanti gli elementi che compongono questo fondamentale provvedimento di delega, che vorrei brevemente ricordare, per farne intendere meglio la complessità: l'introduzione di un Codice dello spettacolo per dare organicità al settore; il riconoscimento dei live club quali spazi con funzione sociale e culturale dediti alla promozione, diffusione e sostegno di produzioni musicali contemporanee dal vivo; il sostegno alle fondazioni lirico-sinfoniche, per favorire anche i percorsi di risanamento e per garantire una maggiore trasparenza nel reclutamento del sovrintendente e del direttore artistico, attraverso nuove procedure; l'introduzione di registri nazionali per i lavoratori operanti nel settore dello spettacolo e per gli agenti e i rappresentanti per lo spettacolo dal vivo, che così finalmente vedono giuridicamente formalizzata la loro professione; la determinazione di parametri retributivi diretti ad assicurare ai lavoratori autonomi la corresponsione di un equo compenso, proporzionato alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, nonché al contenuto, alle caratteristiche e alla complessità della prestazione; il riconoscimento di un'indennità giornaliera quale elemento distintivo ed aggiuntivo del compenso o della retribuzione, in caso di obbligo per il lavoratore di assicurare la propria disponibilità su chiamata o di garantire una prestazione esclusiva; la previsione di specifiche tutele normative ed economiche per i casi di contratto di lavoro intermittente o di prestazione occasionale; l'obbligo per le amministrazioni pubbliche di retribuire ogni prestazione di lavoro autonomo nello spettacolo derivante da bandi o procedure selettive; l'aumento del tetto della retribuzione giornaliera, riconosciuta ai fini assistenziali, elevato da 100 a 120 euro; l'istituzione presso il Ministero della Cultura del tavolo permanente per lo spettacolo, con lo scopo di favorire un dialogo fra gli operatori, individuare e risolvere le criticità del settore, e dell'Osservatorio dello spettacolo, che raccoglie e pubblica sul sito istituzionale dati aggiornati, informazioni e notizie relative all'andamento delle attività di spettacolo, ai finanziamenti, alla spesa annua, alla normativa di settore in materia di lavoro, alle procedure per l'organizzazione e lo svolgimento degli spettacoli; l'istituzione del sistema nazionale a rete degli osservatori dello spettacolo, finalizzata ad assicurare l'omogeneità e l'efficacia per l'azione conoscitiva del settore dello spettacolo dal vivo e di supporto alle relative attività; l'attivazione sul portale INPS di un canale di accesso dedicato, denominato “sportello unico per lo spettacolo”, finalizzato anche alla semplificazione dell'accesso al certificato di agibilità a tutti i soggetti che si avvalgono dei lavoratori del settore; l'attivazione di tirocini formativi e di orientamento, anche mediante la stipula di apposite convenzioni con gli operatori della moda e dello spettacolo, in favore di giovani che abbiano conseguito il diploma di istruzione secondaria superiore presso gli istituti professionali con indirizzo servizi culturali e spettacolo; i nuovi criteri da adottare per il riparto del FUS, il Fondo unico per lo spettacolo, di cui una quota premio potrà essere erogata agli enti lirici, ai festival e ai teatri che si occupano di musica lirica che impiegheranno nelle rappresentazioni liriche giovani talenti italiani in misura pari ad almeno il 75 per cento degli scritturati.
A questo punto, vorrei brevemente soffermarmi almeno su uno degli elementi caratterizzanti il provvedimento, e cioè sull'indennità di discontinuità per i lavoratori dello spettacolo e delle arti performative e creative. Mi riferisco agli autori, artisti o tecnici: con essi, viene riconosciuta sia la natura intermittente delle prestazioni lavorative, in cui si alternano periodi di lavoro a periodi di inattività, sia il tempo impiegato per la preparazione, lo studio e la formazione, che risulta propedeutico alla realizzazione della performance artistica. Tale misura verrà inserita nella prossima legge di bilancio e diverrà strutturale e permanente a partire dal 2023.
Considerata, appunto, la complessità della materia, auspichiamo fortemente che i decreti attuativi per il riordino delle disposizioni normative possano essere redatti e pubblicati nei tempi stabiliti, per poter fornire risposte oggettive e tempestive all'intero comparto.
A nome del gruppo che rappresento, ringrazio non solo i relatori, ma anche i presidenti e tutti i colleghi delle Commissioni di Camera e Senato, per il lavoro svolto nelle scorse settimane.
Per quanto appena riferito e per l'effettiva importanza del quadro normativo delineato, finalizzato al riconoscimento, al sostegno e alla tutela dell'intera filiera dei lavoratori dello spettacolo, il gruppo Insieme per il Futuro voterà convintamente a favore di questo disegno di legge (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.
LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, Ministro Franceschini, siamo oggi a un momento importante, lo definirei anche più che importante, per il settore dello spettacolo, per il mondo della cultura, in particolare per lo spettacolo dal vivo, perché finalmente si addiviene ad una riorganizzazione, ad una definizione dell'intero comparto.
Così come spiegherò nel mio intervento, noi di Forza Italia crediamo che qualcosa in più si sarebbe potuto fare. Valutiamo la legge delega come un primo passo decisivo, ma solo un primo passo, perché noi, tra l'altro, avevamo già presentato, ancor prima del periodo pandemico, una proposta di legge di definizione e riorganizzazione del settore, che prevedeva l'istituzione di un registro degli operatori dello spettacolo.
Per questo, in Commissione cultura e anche in Commissione lavoro, abbiamo accompagnato la proposta in esame - così come anche gli altri partiti - con passione, con convinzione che il comparto della cultura, e in particolare lo spettacolo dal vivo, meritasse un intervento non solo riorganizzativo, non solo di definizione di settore, ma anche finanziario importante. Perché non c'è organizzazione e non c'è ridefinizione di settore se non c'è un intervento di sostegno, un intervento che metta al centro anche della politica del Paese il mondo della cultura e il mondo degli operatori dello spettacolo.
E quando parliamo di operatori dello spettacolo, non ci riferiamo sicuramente solo ai più famosi, ai cantanti e attori, ma a tutto quel comparto che permette che il mondo dello spettacolo esista: penso ai tecnici, ai fonici, a chi allestisce un palco, ad un settore che, nel periodo pandemico, ha pagato ben più di altri comparti, perché le chiusure, inevitabili per tentare di fermare la pandemia, hanno provocato il blocco di ogni attività.
Ecco perché, in Commissione cultura, abbiamo lavorato anche di fantasia, di inventiva, di creatività, mi permetto di dire, per suggerire proposte che potessero mettere nuovamente in moto il comparto del teatro: pensiamo agli spettacoli online, o altro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Ecco perché riteniamo positivo anche un intervento di formazione previsto nella legge delega.
Qualche cosa non ci ha convinto e speriamo che, successivamente, con i decreti attuativi, si possa trovare una soluzione diversa, perché, quando si specifica, ad esempio, nell'articolo 3 della legge delega, che l'iscrizione al registro di cui al comma 1 non costituisce condizione per l'esercizio delle attività professionali di cui al citato articolo 3, ci preoccupa che, di fatto, si vanifichi l'istituzione dello stesso registro. Questo è un problema che bisogna porsi.
Io, per 35 anni, ho fatto il giornalista: è come se dicessimo che uno può essere regolarmente assunto in un giornale come giornalista, pur non essendo iscritto all'ordine dei giornalisti. Senza aprire altri dibattiti sulla validità e sulla necessità del mantenimento degli ordini professionali, però questa è la dicotomia che vediamo.
Tuttavia, questo non ci esime dal valutare come estremamente positiva l'iniziativa della legge delega. Perché la valutiamo come estremamente positiva? Cerco di entrare nel merito, come ho fatto per l'articolo 3, tornando, quindi, al contenuto del provvedimento.
Ci troviamo di fronte a una riforma di sistema, una riforma strutturale, della quale consideriamo elemento di fondamentale importanza l'aver introdotto l'indennità di discontinuità.
Quante volte, in questi due anni, ci siamo detti: ma come potranno mai andare avanti i lavoratori del mondo dello spettacolo? Soprattutto quelli ai quali facevo riferimento prima, ai tecnici e agli altri, gli invisibili del mondo dello spettacolo che sicuramente non possono contare su redditi importanti precedentemente percepiti e, quindi, sono i tipici lavoratori precari ad intermittenza. Aver introdotto l'indennità di discontinuità credo che sia, senza usare parole e aggettivazioni eccessive, un evento importante, un fatto quasi straordinario nella storia della tutela del comparto del mondo dello spettacolo.
Quali gli altri elementi che compongono questa delega al Governo, che consideriamo tutti ugualmente significativi e rilevanti? Abbiamo detto l'introduzione - con la perplessità manifestata - del registro nazionale per i lavoratori dello spettacolo. Io invito il Ministro Franceschini a fare una riflessione: non so tecnicamente quale possa essere la soluzione, ma è necessaria una riflessione sul punto e sulla perplessità manifestata.
Ancora: la formalizzazione giuridica di questa professione, e proprio per questo facevo riferimento al dubbio sulla possibilità di esercitare la professione pur non essendo iscritti; la previsione di un equo compenso per i lavoratori autonomi dello spettacolo dal vivo; il riconoscimento dei periodi di prova come ore di lavoro effettivamente svolto; l'introduzione di un codice dello spettacolo per dare organicità al settore; il riordino degli ammortizzatori sociali; il riconoscimento dei live club; il sostegno, ma anche la trasparenza, per le fondazioni lirico-sinfoniche, che rappresentano un patrimonio culturale storico del nostro Paese; e, ancora, il rafforzamento e l'ampliamento delle funzioni dell'Osservatorio dello spettacolo e l'istituzione del tavolo permanente per il settore spettacolo.
Vedete, questo è uno di quei provvedimenti rispetto ai quali, proprio perché il punto essenziale è garantire il pluralismo, credo sia importante non ci sia nessun voto contrario. Alla fine, non registreremo nessun voto contrario, seppure non ci sarà unanimità di voti positivi, ma ciò è fondamentale, perché significa riportare la cultura al centro della vita, della politica, degli interventi anche strutturali da fare in questo Paese, in un momento di grande difficoltà, in un momento in cui, diciamo la verità, le esigenze materiali sono sicuramente primarie; però, la cultura - e lo dico con convinzione - è un'esigenza materiale per l'animo e la crescita di una società (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Quindi, da questo punto di vista, con convinzione e con orgoglio per il lavoro fatto in questi anni in Commissione cultura da parte di tutti, annuncio il voto favorevole di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Franceschini, siamo qui, oggi, in Aula per approvare un provvedimento di grande rilievo, come hanno già detto i colleghi, per il comparto dello spettacolo dal vivo, direi fondamentale. E scelgo non a caso questa parola; la scelgo con cognizione di causa, perché, finalmente, si crea un quadro di tutele e di diritti per i lavoratori dello spettacolo in Italia. Un settore, questo, che la pandemia ha gettato in una crisi tra le più profonde della sua storia.
Artisti, addetti del settore hanno visto crollare il loro mondo: teatri chiusi, sale concerto chiuse, tutti gli spazi della cultura non più agibili. Tutto questo ha tolto certezze, semmai ve ne fossero, e ha reso ancora più incerto il futuro.
Abbiamo visto e ascoltato le difficoltà, qualche volta la disperazione, fra gli artisti e i lavoratori del settore. Tanti hanno smesso di lavorare in questo ambito. Certo, noi abbiamo provveduto, come ben sa quest'Aula, come sa bene il Ministro Franceschini, a sostenerli con ristori e misure anche di consistenza significativa. Ma la crisi ha colpito troppo profondamente e sono emerse ancora di più le carenze strutturali e le poche sicurezze di questo settore; quelle carenze, Presidente, che conosciamo, a cui da anni avremmo voluto porre rimedio.
Ricordo qui che, già nella scorsa legislatura, sempre con il Ministro Franceschini, con il Governo di centrosinistra, il Parlamento e tanti di noi, presenti in Aula qui oggi, votammo la legge 22 novembre 2017, n. 175, recante disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia. Era un risultato enorme, anche allora, giunto dopo mesi e mesi di lavoro e di audizioni; un lavoro condiviso, trasversale anche fra i partiti politici, che fu accolto con manifestazioni di soddisfazione in tutto il mondo della cultura. Finalmente, anche allora, si vedeva un atto concreto dopo decenni di attesa, si definivano i principi generali per il riconoscimento e la valorizzazione delle attività dello spettacolo dal vivo e si dava finalmente una cornice al settore, creandone il quadro di riferimento; quel quadro di riferimento presente oggi nella legge che voteremo, perché quella legge qui viene ripresa. Si dava poi mandato al Governo, perché emanasse i decreti, tra cui molto importante quello sul lavoro. Ma ci fermammo lì.
Nei mesi successivi tutto si fermò: cambiò il Governo - qualcuno ne ha la responsabilità - e le deleghe vennero fatte scadere. Fu così, Presidente, che ci sono voluti altri cinque anni per giungere a questa nuova legge delega, più ricca, anche più orientata alla questione del lavoro. Abbiamo di nuovo l'occasione di operare quel cambiamento tanto necessario.
I principi guida li sappiamo e comprendono tutte le forme dello spettacolo dal vivo, che voglio citare nuovamente in questa sede, perché è un mondo enorme. Abbiamo visto il numero di addetti e sappiamo quanta forza ci sia tra le persone che lavorano in questo settore: le attività liriche e concertistiche, le attività corali le attività di musica popolare contemporanea, le attività di danza classica e contemporanea.
E' un settore tanto in sofferenza che ha bisogno di interventi particolari, come hanno sempre sottolineato negli anni i nostri grandi artisti, da Carla Fracci fino ad arrivare a Roberto Bolle e Abbagnato, questi ultimi auditi recentemente presso la Camera. Le attività sono queste. Aggiungo anche le attività circensi - ci sono degli ordini del giorno su questo - sia il circo tradizionale che le forme contemporanee del circo di creazione, su cui ci dobbiamo orientare adesso, lo spettacolo viaggiante, le attività di carattere multidisciplinare, i carnevali storici le rievocazioni storiche, tutto un mondo che è ricchissimo, fino al riconoscimento delle attività dei live club, per valorizzare la funzione sociale della musica dal vivo che tanto attrae i nostri giovani.
Si tratta di un mondo fatto di passione, di ansia, di amore senza limiti, di tanto sacrificio, nella consapevolezza che ogni sera protagonista è senz'altro la compagnia, l'orchestra o il solista sul palcoscenico, i tecnici e tutto il personale, ma è importantissimo anche il pubblico, che determina l'atmosfera e che ogni sera fa sì che lo spettacolo sia unico, perché unico è lo stato d'animo dell'artista e unico, in quel momento, è lo stato d'animo dello spettatore che assiste allo spettacolo.
È un'esperienza da fare, un'esperienza che dobbiamo valorizzare. Colleghi, è la storia della ricerca della bellezza, della tragedia, del dramma, della gioia, della riflessione, del pianto, della relazione, del ritrovarsi e del perdersi. Questo succede in scena e ogni sera questo accade, ancora e ancora. E, se noi faremo in modo che accada, continuerà ad accadere. Noi lo stiamo facendo accadere anche oggi, qui, nel momento in cui parliamo di questa legge, nel momento in cui l'approveremo, colleghi, ed è molto importante: parlarne in Aula significa che riconosciamo il valore di queste attività.
Noi stiamo dicendo al nostro Paese che lo spettacolo è importante, che vale, che va protetto, perché è una parte della nostra identità e senza cultura non saremmo nulla: non saremmo nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Lo diceva bene Paolo Grassi - consentitemi una piccola citazione - ai suoi allievi: il teatro (lui parlava del teatro) per la sua intrinseca sostanza è, fra le arti, la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività.
Noi vorremmo - diceva - che autorità e giunte comunali, e noi aggiungiamo giunte regionali e via dicendo, si formassero questa precisa coscienza del teatro, considerandolo - e qui è il senso - come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio. Ecco, perché dobbiamo investire sullo spettacolo. Questo è Paolo Grassi. Ed ecco il senso delle battaglie continue, che anche il Ministro fa insieme a noi nei confronti del Governo in generale, quindi nei confronti di coloro che poi devono finanziare, e, da qui, la nostra continua sollecitazione nei confronti del Ministro dell'Economia.
Il senso di questa legge è qui, Presidente, è questo ciò che la norma vuole proteggere e valorizzare: un pubblico servizio, un bisogno dei cittadini. Ripreso nella legge n. 175 e ripreso qui, lo voglio ridire: la Repubblica promuove e sostiene lo spettacolo nella pluralità delle sue diverse espressioni - anche qui lo diciamo in legge - quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura ed elemento di coesione e di identità nazionale.
Pensiamo all'immigrazione, pensiamo a tutti quelli che arrivano qui: attraverso la cultura, attraverso gli spettacoli, attraverso il teatro, quante persone stiamo includendo? È uno strumento di diffusione della conoscenza, della cultura e dell'arte italiana in Europa e nel mondo, nonché componente dell'imprenditoria culturale - tanti dei colleghi l'hanno detto - e creativa e dell'offerta turistica nazionale.
Sempre la Repubblica riconosce il valore formativo - cito la legge - ed educativo dello spettacolo, anche per favorire l'integrazione e per contrastare il disagio sociale e il valore delle professioni artistiche e la loro specificità, assicurando altresì la tutela dei lavoratori del settore - ed ecco la delega e la grande parte di questa legge che votiamo oggi - e naturalmente riconosce anche l'utilità sociale dello spettacolo, anche ai sensi della legge n. 106 del 2016 sul Terzo settore.
Vi è qui la riapertura delle deleghe al Governo per lo spettacolo, con la previsione della stesura del codice dello spettacolo, al fine di conferire al settore un assetto più organico e conforme ai principi di semplificazione delle procedure amministrative, tutto quello che avete sentito e che adesso non sto a ripetere (consegnerò la mia dichiarazione agli uffici).
C'è una particolare attenzione all'educazione permanente, si riconosce nei principi della legge e su questo tornerò.
Tra le novità importanti - lo hanno detto tutti perché questo è il grande tema - l'introduzione dell'indennità di discontinuità: finalmente, colleghi, finalmente! Una sorta di reddito garantito, che punta a coprire i lavoratori dello spettacolo nei momenti di inattività o durante i periodi di studio e formazione, tutte circostanze essenziali nelle professioni artistiche.
Sappiamo che, allo stato attuale, gli operatori del settore non percepiscono un reddito stabile e, quindi, non versano contributi previdenziali in maniera continuativa. Spetterà al Governo, una volta approvata la legge, definire l'importo e quali categorie avranno diritto ad accedervi, quindi deleghe importantissime e il Governo avrà un lavoro intensissimo da fare nei prossimi mesi per giungere a questi risultati.
Altra novità: il riconoscimento dei live club, come detto, perché è una forma nuova, molto importante per i nostri giovani in particolare.
C'è un ultimo aspetto che voglio raccontare qui all'Assemblea, perché non viene mai citato. È la percentuale del 3 per cento del FUS messa a disposizione delle scuole. È un tema importantissimo che già funziona per il cinema.
Nella scorsa legislatura facemmo la legge sul cinema e in questi giorni, in questi mesi, si stanno distribuendo quelle risorse, che prevedevano, anche in quel caso, il 3 per cento di risorse destinate al cinema per le scuole, tramite una convenzione tra Ministero della Cultura e il Ministero dell'Istruzione. Per il cinema ci sono 42 milioni - abbiamo fatto un'interrogazione recentemente e il Ministro lo sa bene - messi a disposizione della scuola. La stessa cosa, naturalmente in percentuale, verrà fatta con il 3 per cento delle risorse sullo spettacolo.
In conclusione, Presidente, una considerazione, prendo un minuto. Leggi che hanno questo impatto e che si realizzano dopo un'attesa di tanti anni e che cambiano così radicalmente le norme, influendo in modo così positivo nella vita di tante persone, assumono un particolare significato anche per noi parlamentari. È un lungo percorso quello che si conclude, un percorso di anni. Abbiamo messo cuore e passione in tutto questo, abbiamo sentito tutti, ci abbiamo creduto e parlo anche in particolare del mio partito - sono in dichiarazione di voto -, sempre in prima fila, dei nostri parlamentari e dei nostri Ministri, Franceschini e Orlando che hanno seguito il nostro lavoro con vera condivisione.
Nonostante la crisi, nonostante tutti i nostri problemi, oggi siamo qui ad approvare questa legge. Ed è quindi con particolare soddisfazione e - devo dire - anche con un po' di emozione, che dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orrico. Ne ha facoltà.
ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente, onorevoli colleghi e signor Ministro, il settore dello spettacolo nel nostro Paese - lo sappiamo - esprime grandi eccellenze e presenta allo stesso tempo diverse fragilità, che necessitano di un intervento mirato. La crisi, con pochi precedenti, è stata certamente catalizzata da due anni e mezzo di pandemia, che hanno però evidenziato le contraddizioni e le criticità di un mondo fatto di saltuarietà, precariato e lavoro nero. Alcuni dati possono restituirci il quadro della situazione: l'occupazione media italiana nella cultura è inferiore a quella europea e i dati Eurostat lo dicono. Nel 2020, sul totale degli occupati, la media è del 3,6 per cento in Europa, del 3,5 in Italia. La crisi sanitaria ha provocato perdite per oltre 8 miliardi di euro e una dispersione della forza lavoro del 21 per cento, tra personale tecnico e artistico. Lavoratori e lavoratrici senza certezze, un quinto dei quali ha abbandonato il settore che, nel 2019, produceva 1,4 miliardi di euro. La Comunità europea definisce i lavoratori culturali “salariati atipici”, non adeguatamente salvaguardati da tutele assistenziali e previdenziali o da ammortizzatori sociali rispondenti alle peculiarità della professione che esercitano. Il disegno di legge che ci accingiamo a votare, atteso da lungo tempo da tutto il settore, introduce varie novità, come la delega per la redazione del codice dello spettacolo, inteso come un unico testo normativo che conferisca al settore un assetto più efficace, organico e conforme ai principi di semplificazione delle procedure amministrative e ottimizzazione delle risorse.
Vorrei ripercorrere alcuni dei principi che sono contenuti in questo provvedimento. Il primo è sicuramente il principio che riconosce uno degli aspetti più significativi del lavoro artistico, ovvero l'attività di preparazione, formazione e studio, quali parti integranti dei tempi di lavoro effettivo perché connaturati e indispensabili per chi svolge un lavoro nelle arti performative. Da qui il carattere della discontinuità, quale tratto strutturale e quindi fisiologico delle professioni dello spettacolo, di cui era essenziale riconoscere l'esistenza e porvi riparo attraverso l'istituzione di un'indennità, così come era - ed è - necessario disporre il riordino degli ammortizzatori sociali e affermare il principio dell'equo compenso per i lavoratori autonomi. Nel disegno di legge poi sono contenuti tutta una serie di altri importanti principi. Ne voglio ricordare due: la promozione e il sostegno dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo nella pluralità delle diverse modalità e forme espressive, anche tenendo conto delle prospettive offerte dalle tecnologie digitali in termini di espressioni culturali e il riconoscimento del ruolo sociale dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo, quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura e strumento di diffusione della conoscenza, della cultura e dell'arte italiane in Europa e nel mondo.
Il MoVimento 5 Stelle ha dato un impulso fondamentale a questa legge delega, lo abbiamo fatto quando ancora la pandemia non aveva stretto nella sua morsa il nostro Paese. Nel 2019, infatti, su impulso della collega Carbonaro, proprio qui alla Camera, abbiamo chiesto e avviato un'importante indagine conoscitiva sui temi del lavoro nel campo dello spettacolo. Molti dei risultati della stessa sono contenuti nel provvedimento in esame oggi in quest'Aula.
Il MoVimento 5 Stelle, confortato dal supporto e dalla collaborazione delle associazioni di categoria e di settore, ha portato avanti nelle Commissioni parlamentari competenti un lavoro costante per dare risposte concrete e strutturali ai lavoratori della cultura e dello spettacolo, nella piena consapevolezza del valore immenso che il lavoro nella cultura e nello spettacolo è capace di custodire e di generare, ma anche e soprattutto delle gravissime sofferenze patite da questa filiera in Italia.
In particolare, la nostra attività emendativa ha portato innovazioni importanti su alcuni temi che vorrei ricordare. Innanzitutto, il riparto dei contributi a valere sul Fondo unico dello spettacolo, ad esempio, dovrà tenere conto del criterio integrativo per la promozione dell'equilibrio di genere, con l'intento di incentivarne e stimolarne, attraverso l'inserimento esplicito di misure attive, il rispetto. Sarà altrettanto importante il coordinamento tra questo Fondo e quelli previsti a livello regionale per mitigare le disuguaglianze territoriali e consentire a tutti maggiori opportunità di accesso a questo importantissimo strumento.
Abbiamo voluto che avessero finalmente un riconoscimento i live club, quali soggetti che operano in modo prevalente per la promozione, la diffusione e il sostegno di produzioni musicali dal vivo. Altrettanto importante è l'istituzione dell'Osservatorio dello spettacolo, che avrà il compito di promuovere le iniziative nel settore e monitorare una serie di questioni che vanno dalla formazione ai temi contrattuali. Con un nostro emendamento, abbiamo previsto che l'INPS attivi uno sportello specifico, un canale di accesso dedicato, che consenta ai lavoratori di accedere alla propria condizione previdenziale. Attraverso lo sportello, il datore di lavoro potrà sanare la posizione del lavoratore e contribuire così a far emergere il lavoro nero, purtroppo molto diffuso nel settore.
Sarà attivato anche un Registro nazionale dei professionisti operanti nel settore dello spettacolo, uno strumento importante che consentirà di identificare e censire le professioni, conferendo ad esse maggiore forza.
Altrettanto fondamentale è la modifica che abbiamo voluto sulla procedura di nomina del sovrintendente e del direttore artistico delle fondazioni lirico sinfoniche, che dovrà prevedere l'assenza di conflitto di interessi e dovrà avvenire tramite bandi pubblici, anche internazionali.
Infine, mi si consenta una sottolineatura sul settore della danza, spesso considerata la Cenerentola delle arti dello spettacolo, nonostante il nostro Paese abbia espresso - e continui a esprimere - grandi étoile, una fra tutte, Carla Fracci, scomparsa lo scorso anno, e definita dal The New York Times prima ballerina assoluta (Applausi). A lei centinaia di giovani si sono ispirati, lasciandosi trasportare in questo straordinario mondo. L'auspicio è che finalmente, con questo provvedimento, si dia maggiore impulso a questo settore e si introduca una normativa che garantisca le professionalità specifiche nell'insegnamento della danza, definendo percorsi formativi certificati e validi su tutto il territorio nazionale.
Questa legge costituisce una svolta importante, perché introduce misure di civiltà, che ci auguriamo diventino, il più presto possibile, operative e strutturali. Riteniamo, infatti, necessario tutelare le lavoratrici e i lavoratori dello spettacolo dalle fragilità del settore, ridefinendo, in qualche modo, la dignità del lavoro anche nel mondo del lavoro culturale, mossi - come siamo - dalla volontà di dare risposte concrete a tutti gli operatori di un comparto uscito altamente debilitato dalla pandemia. Ma, soprattutto, è importante cambiare l'approccio culturale verso chi lavora nel mondo dell'arte e dello spettacolo e questo cambio di prospettiva è giusto che lo facciano in primis le istituzioni. Spesso e volentieri, i professionisti del mondo dello spettacolo non vengono considerati veri e propri lavoratori, mentre la loro è un'attività complessa, fatta di pause utilizzate per lo studio, per la crescita e per la ricerca, di lunghi periodi di preparazione, fatica e sacrificio. Ecco perché, con questa legge delega, finalmente si pongono le basi per tracciare un'inversione di tendenza nella considerazione di un'intera categoria, composta da lavoratori e maestranze che rappresentano un unicum di cui andare fieri, come Paese. A tutta questa galassia di professionisti appare doveroso anche riconoscere il valore sociale ed economico che hanno nel nostro Paese, come è stato riconosciuto dal nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il quale ha sottolineato che la cultura è l'anima del nostro Paese e rende più rassicuranti le sue prospettive di futuro. Se è vero che il lavoro nobilita l'uomo, possiamo senza dubbio affermare che l'arte sublima l'animo umano.
Annuncio, pertanto, il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Racchella. Ne ha facoltà.
GERMANO RACCHELLA (LEGA). Grazie, Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi. Lo spettacolo è un'opera d'arte vivente e un Paese, che non investe su cultura, sapere e creatività, è un Paese che rinuncia al proprio futuro e alla coesione sociale. Dopo due lunghi anni di pandemia siamo ritornati, grazie al mondo dello spettacolo, a ritrovarci e a far rivivere le nostre città e i nostri paesi. È proprio durante la pandemia che abbiamo capito l'importanza di questo fantastico mondo, che va curato e tutelato. I lavoratori dello spettacolo - lo abbiamo già sottolineato - sono stati protagonisti di molte sofferenze, essendo tra gli attori più deboli di quello che viene chiamato il mondo dello spettacolo, il segmento forse più duramente colpito in Italia e non solo dal lockdown e dalla successiva crisi finanziaria legata alla pandemia. Quel mondo, in effetti, è stato il primo a cessare ogni attività e l'ultimo a riprendere vita ed è tuttora il più minacciato. Coloro che lavorano nello spettacolo, se non fanno parte di complessi stabili, sono davvero completamente esposti e in quei momenti si sono visti privati di ogni forma di sostentamento.
Il provvedimento che oggi votiamo segna perciò una svolta tanto epocale quanto attesa perché, dopo 75 anni, diamo dignità ai lavoratori dello spettacolo, conferendo loro le tutele di cui erano privi e ragionando finalmente in termini di welfare, e non di sussidi. Eppure, se il nostro Paese vive e genera ricchezza grazie alla cultura, è anche grazie ai lavoratori dello spettacolo.
Il disegno di legge delega si pone l'obiettivo di migliorare l'assetto normativo, di riordinare e rivedere gli ammortizzatori sociali, di introdurre nuovi sistemi di tutele per i lavoratori di questo settore. Promuove e sostiene i lavoratori professionisti dello spettacolo, riconoscendo il ruolo sociale dei lavoratori e dei professionisti come strumento indispensabile per lo sviluppo della cultura e strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiana in Europa e nel mondo. Riconosce la flessibilità, la mobilità e la discontinuità quali elementi propri delle professioni dello spettacolo e adegua tali condizioni alle tutele per i lavoratori del settore, al fine di renderle effettive. Tra i più importanti risultati vi è, appunto, il riconoscimento della discontinuità dell'attività lavorativa. In questo settore, infatti, il rapporto di lavoro può essere discontinuo in ragione di esigenze di produzione che possono giustificarne l'impostazione o in quelle situazioni nelle quali, invece, è strutturale. Tuttavia, dev'essere sempre uno schema che prevede e consente garanzie e tutele.
Il provvedimento, quindi, riconosce la specificità delle diverse prestazioni di lavoro nel settore dello spettacolo, anche se rese in brevi intervalli di tempo. Riconosce, ad esempio, la rilevanza dei periodi di preparazione e di prova, che costituiscono ore di lavoro a ogni effetto nella carriera dei lavoratori e dei professionisti dello spettacolo. Istituisce il registro nazionale dei professionisti operanti nel settore, l'Osservatorio dello spettacolo, il sistema nazionale a rete degli osservatori, gli osservatori regionali e il tavolo permanente per lo spettacolo. L'istituzione del Registro nazionale non vuole - e non potrebbe mai - mirare a escludere dall'esercizio della professione chi non si è iscritto ad esso. Infatti, la libertà di assumere i debuttanti continuerà a esistere e non si ha la presunzione di decidere chi è un attore e chi non lo è, ma si intende dare forza e identità a coloro che del lavoro di attore hanno fatto una professione su cui contare. Riconosce la professione di agente o rappresentante per lo spettacolo dal vivo e istituisce il Registro nazionale degli agenti per lo spettacolo dal vivo. Riconosce i live club e istituisce il portale INPS e i servizi per i lavoratori dello spettacolo, oltre allo sportello unico per lo spettacolo.
La società italiana non ha solamente il dovere, ma tutto l'interesse a sostenere gli artisti, tenuto conto del ruolo indispensabile che essi svolgono per migliorare la qualità della vita nella società e del contributo che forniscono per il consolidamento della democrazia. Ebbene, la pandemia ha reso evidenti le già latenti fragilità di questo settore, che la nostra società non riusciva a proteggere, facendo emergere tutta una serie di problemi, legati soprattutto alla persistente discontinuità di lavoro e di reddito, che oggi rendono gli effetti di quanto è accaduto negli ultimi anni non solo devastanti per l'economia di questo comparto, ma anche per la perdita di un patrimonio creativo, artistico e artigianale difficilmente trasmissibile.
La dispersione professionale senza precedenti che sta vivendo il settore dello spettacolo deve essere un segnale di allarme che va assolutamente colto per evitare quello che sarebbe l'imperdonabile impoverimento del nostro Paese per la perdita di un patrimonio artistico e umano unico, che ha fatto grande il nostro Paese e l'Europa.
In conclusione, oggi ci accingiamo a votare un provvedimento che, pur non essendo completamente risolutivo di tutti i problemi del settore dello spettacolo, pensiamo abbia raggiunto un risultato e un contenuto importante, con l'auspicio, tuttavia, che il Governo, nell'esercizio della delega, non trascuri quanto il gruppo Lega-Salvini Premier ha evidenziato anche in sede di discussione ma soprattutto nel corso dei precedenti lavori presso le competenti Commissioni e segnatamente la VII Commissione, di cui mi onoro di far parte, ma anzi raccolga le sollecitazioni che riguardano le migliori pratiche gestionali, anche in ragione dell'esperienza nell'osservazione delle criticità che affliggono il sistema.
Infine, vorrei esprimere il mio più sentito ringraziamento al sottosegretario, la senatrice Lucia Borgonzoni, per il supporto nello stilare la PDL n. 2885, abbinata al disegno di legge delega, presentata dalla Lega, che mi vede come primo firmatario. Per tutto quanto premesso, esprimo, perciò, il voto favorevole del gruppo Lega-Salvini Premier sul disegno di legge in votazione oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Presidente, devo esprimere la mia ferma convinzione sull'opportunità di questo provvedimento per ragioni che ho vissuto direttamente con gli amici produttori e registi nel corso degli ultimi anni, quando, con l'interruzione del COVID, è avvenuto che i sostegni fossero ai teatri, ma non agli uomini di teatro, cioè che gli attori, gli uomini delle luci e tutti quelli che lavorano nel teatro non avessero alcun risarcimento. Mi pare che oggi riconoscere, nella discontinuità rispetto al lavoro, l'impegno del Governo per riconoscerne la necessità, perché il teatro è fatto di uomini, sia una scelta importante e un riconoscimento di quello che non hanno avuto in due anni di sosta e di impossibilità di agire, in nome di quella bellezza, di quella intelligenza e di quella passione che un uomo di teatro esprime nelle capacità individuali e nella sua passione per quello che è immateriale, che è lo spirito, l'anima e la bellezza.
Quindi, plaudo alle Commissioni e a questo Parlamento che voterà, me compreso che normalmente mi astengo, all'unanimità questo provvedimento (Applausi).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare, per un ringraziamento, la presidente Casa. Ne ha facoltà.
VITTORIA CASA, Presidente della VII Commissione. Grazie, Presidente. Voglio esprimere un profondo ringraziamento agli uffici, a tutti i commissari delle due Commissioni, cultura e lavoro, per il grandissimo lavoro che è stato fatto e naturalmente anche al Governo, perché veramente c'è stata una grande collaborazione tra le forze parlamentari e le forze del Governo (Applausi).
(Votazione finale e approvazione – A.C. 3625 e abbinate)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3625: S. 2318 - "Delega al Governo e altre disposizioni in materia di spettacolo" (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 15) (Applausi).
Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 1985-2658-2885.
Essendo giunti alle ore 12,15 ed essendo prevista per le ore 12,30 la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Elio Vito…
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Sull'ordine dei lavori, immagino, presidente Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Sì, Presidente, chiedevo, anche se so che probabilmente si passerà alla discussione delle dimissioni dell'onorevole Vito, se potessimo già stabilire per oggi pomeriggio il rinvio del punto che avremmo dovuto affrontare adesso, ossia la proposta di legge sul Terzo settore.
PRESIDENTE. Mi pare che ci sia l'onorevole Fiano che chiede di intervenire. Ho capito male? Giusto per capire, un attimo, la proposta del presidente Foti. Intende un rinvio al pomeriggio, ad altra data? Non abbiamo capito bene, presidente, mi perdoni.
TOMMASO FOTI (FDI). Al pomeriggio sarebbe nei fatti, intendevo alla prossima settimana, però, se non c'è problema; se c'è opposizione, la facciamo oggi pomeriggio, ci mancherebbe.
PRESIDENTE. Così abbiamo chiarito bene la dinamica. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Grazie, Presidente. Per il suo tramite, ieri c'è stata una riunione informale, presente anche il delegato d'Aula di Fratelli d'Italia, e avevamo messo il provvedimento all'ordine del giorno. Adesso non so se ci siano motivi particolari, però, onestamente, noi vorremmo proseguire, sempre nell'intesa. Peraltro, era un accordo che accoglieva varie istanze di tutti i gruppi e ci era stata presentata proprio questa istanza, di metterla all'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Foti, prego.
TOMMASO FOTI (FDI). Va bene, ritiro la proposta e ci vediamo alle 17,30.
PRESIDENTE. Allora, intanto, mi pare che non ci siano novità, quindi, proseguo con l'osservazione che facevo: essendo giunti alle ore 12,15, dobbiamo attendere le ore 12,30 per la votazione sulle dimissioni dell'onorevole Vito. Quindi, sospendo la seduta fino alle 12,30.
La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 12,35.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Se gentilmente liberate l'emiciclo…Onorevole Battelli, grazie… Signor Ministro, se gentilmente…L'onorevole Vito è lì al tavolo dei nove, quindi, avrei bisogno di avere l'emiciclo sgombro. Scusate, ma questo è.
Dimissioni del deputato Elio Vito.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le dimissioni del deputato Elio Vito.
Comunico che in data 20 giugno 2022 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del predetto deputato:
“Signor Presidente della Camera dei deputati, a seguito della mia decisione di lasciare Forza Italia, il partito nelle cui liste sono stato eletto, rassegno le mie dimissioni dal mandato parlamentare.
Mi auguro che questa decisione possa contribuire ad aiutare le giovani e i giovani del nostro Paese a ritrovare il senso della fiducia nelle istituzioni, nel Parlamento e, più in generale, nella politica.
Forza Italia, in questi ultimi mesi, ha messo in atto e promosso la pratica deteriore del trasformismo, alimentando cambi di partito e di gruppo non motivati da ragioni ideali, valoriali, politiche, ma da meri interessi personali, elettorali, di voti, di preferenze.
Forza Italia ha perso la sua natura di movimento politico leaderistico, liberale e democratico. La sua classe dirigente si è chiusa in una gestione accentrata ed esclusiva del potere e le voci critiche sono state messe al bando, silenziate ed escluse dagli strumenti di comunicazione.
Già in occasione del voto di Forza Italia al Senato, che determinò il non passaggio all'esame degli articoli del ddl Zan, e del vergognoso applauso che lo accompagnò, lasciai i miei incarichi di partito.
Successivamente, ho sperato, ho cercato, ho creduto che fosse ancora possibile una fase di confronto e discussione, un cambiamento all'interno del partito.
Sono accadute, invece, due altre cose molto gravi che mi rendono impossibile continuare a militare in Forza Italia. La prima riguarda le affermazioni di Berlusconi sull'aggressione russa dell'Ucraina che, se da una parte sono state formalmente di condanna, dall'altra sono state elogiative di Putin, critiche verso le leadership occidentali e di comprensione verso presunte ragioni della Russia.
Da ultimo, l'apparentamento a Lucca per il ballottaggio con formazioni estremistiche di destra. L'antifascismo è un valore costitutivo della Repubblica, rispetto al quale non vi può essere alcuna deroga, soprattutto in questo momento storico, quando sono tornati gravi episodi di violenza squadrista.
Signor Presidente, per fare riavere fiducia nella politica, serve una buona politica, onesta, trasparente, leale, incentrata su un confronto non ideologico, non animato da odio, da pregiudizi, ma dal rispetto, dalla volontà di risolvere i problemi, di realizzare i diritti civili e sociali.
Serve una politica che si divide su proposte di soluzione ai problemi, ma si riconosce in valori comuni, di libertà, democrazia, laicità, di appartenenza alle istituzioni internazionali dell'ONU, della NATO, dell'Unione europea, che si riconosca nella Costituzione antifascista.
Signor Presidente Fico, ho questa lettera di dimissioni per rendere pubbliche le mie ragioni. Non ho la potenza di giornali e televisioni, potenza che non dubito continuerà ad essere usata. Ma resta e resterà la libertà, l'orgoglio, la dignità di aver servito il mio Paese e di aver difeso le mie idee.
Buona politica,
Firmato: Elio Vito” (Applausi di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
Avverto che, ai sensi dell'articolo 49, comma 1, del Regolamento, la votazione sulle dimissioni del deputato Elio Vito avrà luogo a scrutinio segreto, mediante procedimento elettronico.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.
ELIO VITO (FI). Signor Presidente, colleghe e colleghi, vi chiedo di accogliere le mie dimissioni. Credo che quando, come me, si rompe con un partito nel quale si è militato a lungo, ricoprendo incarichi di rilievo, dare le dimissioni sia un gesto indispensabile e non c'entra l'articolo 67 della Costituzione che parla di esercitare il mandato in libertà - ed io così ho fatto in questi anni - non delle ragioni per lasciare il mandato. Nell'articolo 67 c'è, però, una cosa ancora più importante: che rappresentiamo la Nazione. Ecco, vorrei dire a qualche collega, a qualche senatore, che non occorre una legge, c'è già la Costituzione a dire che il parlamentare rappresenta la Nazione e non può, quindi, prendere, a nessun titolo e in nessuna forma, soldi da un altro Stato. Non può fare conferenze a pagamento, non può farsi anticipare il costo dei biglietti (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ma io non voglio dare lezioni a nessuno: non sono un professore, sono uno studente e ho la stessa voglia di imparare che avevo quando sono entrato in Parlamento.
Sono cambiato in questi anni, ma pure Forza Italia non è più la stessa, ha perso la sua vocazione liberale, socialista, riformatrice e moderna. Ora si definisce un partito cristiano - viene da ridere -, ha un leader che non è libero e dirigenti intolleranti e dispotici, interessati a perpetuare il loro piccolo potere, ma non sputerò nel piatto dove ho mangiato (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier) per la semplice ragione che io, nel piatto, non ho mangiato (Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).
Una cosa però voglio dirla: non siamo in guerra, ma c'è una guerra e, innanzi a questa guerra, una guerra alle nostre democrazie e ai nostri valori, dinanzi a chi l'ha provocata, dinanzi a Putin, Forza Italia è timorosa, reticente, ambigua, così come è ambiguo criticare la Cina, ma poi farci affari ed ospitare in giornali e televisioni di famiglia la sua propaganda, come peraltro viene ospitata, ahimè, quella russa. Ma se i partiti cambiano, la politica resta e la politica deve recuperare popolarità, partecipazione, motivazione e fiducia e per farlo deve essere contrasto, lotta, rispetto. Il luogo del confronto e dello scontro democratico è il Parlamento. Sento dire che non dovremmo affrontare temi divisivi: e cosa ci stiamo a fare, allora? E perché poi i diritti sono divisivi? Perché c'è oggi una differente visione della società, non tra destra e sinistra, ma tra chi i diritti vuole difenderli e conquistarli e chi, invece, vuole calpestarli.
Forza Italia ha deciso di stare con chi i diritti non vuole riconoscerli. Forza Italia ha deciso di stare con neofascisti e con integralisti. Spiace. Io starò dall'altra parte, con la libertà, la laicità e i diritti. Starò con le persone discriminate per l'orientamento sessuale e per l'identità di genere (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), con i consumatori che vengono arrestati se, anziché andare dallo spacciatore, coltivano cannabis. Starò con chi non ha reddito, starò con chi non ha cittadinanza, starò con chi non ha diritti. Vi ringrazio (Applausi di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico - Commenti di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, le dichiarazioni dure, provocatorie per chi è stato capogruppo di Forza Italia e ha manifestato dissenso rispetto al suo partito, come ho fatto anch'io, senza per questo assumere un atteggiamento così radicalmente morale e moralistico, non escludono che Elio Vito sia (e questo ci pone davanti a lui con l'obbligo del rispetto) il decano di questo Parlamento, che è stato popolato di improvvisati, di cui conosciamo oggi gli esiti complessi, anche rispetto al Governo. Tutto, meno che un improvvisato.
Ero convinto, fino alle sue dimissioni, reclamate contro l'articolo che non obbliga al vincolo di mandato (quindi, potrebbe benissimo, con le cose che ha detto, trasferirsi nel PD, non certo in Italia Viva, o in qualunque area del gruppo Misto; per questo, le sue dimissioni sono un segnale di integrità non prescritta dalla Costituzione, direi anticostituzionale; io voterò perché lui non se ne vada, la ragione è molto personale, perfino comica), di essere il più vecchio di questo Parlamento per legislature, ne ho sei, lui ne ha otto, ininterrottamente dal 1992, iniziando con me e iniziando, non con Forza Italia, ma con una componente importante, che è quella del Partito Radicale di Pannella, da cui si può capire tutto quello che poi consegue sul piano personale e politico rispetto alle cose che ha detto. Per cui chiederei agli amici di Forza Italia di avere non l'indulgenza, ma il rispetto di una lunga tradizione radicale dentro Forza Italia, che lui ha ribadito, in modo polemico e che, dall'altra parte, è proposta da Toti quando, più vicino di tutti a Berlusconi, ha indicato la sua centralità, perché il problema non è Forza Italia, la cui posizione antiputiniana è evidente; il problema è Berlusconi, nella sua visione, che è altalenante e talvolta contraddittoria rispetto al Governo. Quindi, lui è contro Berlusconi, non è contro Forza Italia, ma non se ne è accorto, per cui, per quello che mi riguarda, per rimanere non il decano, il più vecchio, ma per consentire a lui, che pure è più giovane di me, di esserlo, vi pregherei di votare, come si è sempre fatto alle prime dimissioni di un deputato, per respingerle.
Sicuramente, lo farà la sinistra, da quello che ho inteso; chiederei a tutti, però, di non votare per le dimissioni, cercando non di convincerlo ad altre idee - molto spesso è stato in contrasti anche irritanti rispetto alla sua area politica - ma a rimanere qui, in una posizione politica diversa, rappresentando quella libertà e quella indipendenza che il Partito Radicale ha sempre manifestato. Viva Elio Vito, anche quando sbaglia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Onorevole Presidente, noi di Alternativa su molte cose siamo lontani dalle idee politiche del deputato Elio Vito e preannuncio anche che, per rispetto alla sua personale scelta di dimettersi, voteremo a favore.
Non per questo possiamo dirci contenti della richiesta di dimissioni; anzi, personalmente, mi augurerei che il deputato Elio Vito recedesse da questa idea, perché in questo Parlamento c'è bisogno di deputati che vadano contro i propri capi partito, c'è bisogno di deputati che non siano lacchè dei propri capi partito, c'è bisogno di deputati liberi, deputati con idee, anche lontane dalle nostre, deputati con la schiena dritta, perché qui dentro abbiamo troppi deputati che, sostanzialmente, sono senza palle (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa - Commenti), scusi il termine.
PRESIDENTE. Onorevole, Colletti, la prego di usare termini consoni all'ambiente in cui lei siede.
ANDREA COLLETTI (MISTO-A). È proprio quello che ho detto, mi sono già scusato per il termine, Presidente (Commenti).
PRESIDENTE. Se può evitare, direi che è opportuno.
ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Ebbene Presidente, proprio per questo motivo, se ancora c'è il tempo, invito il deputato Vito a rinunciare a queste dimissioni. Questa legislatura ne è la dimostrazione, questo finale di legislatura è ancora più la dimostrazione del fatto che, purtroppo, con questa fauna di questo Parlamento, questo Parlamento è totalmente inutile (Commenti) e il deputato Elio Vito farebbe uno sfregio a questo parlamento, dimettendosi…
PRESIDENTE. La prego di usare toni più consoni all'Aula.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Orsini. Ne ha facoltà.
ANDREA ORSINI (FI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione e con rispetto, ma anche con una nota di amarezza, l'intervento dell'onorevole Vito, del presidente Vito, lo chiamo così perché è stato per tanti anni il presidente del nostro gruppo. Rispetto che sono convinto meriti perché, a differenza di tanti altri, ha accompagnato la decisione di lasciare il partito con il quale è stato eletto con le dimissioni da parlamentare. Un gesto del quale l'Aula deve prendere atto con rispetto nei suoi confronti.
Non voglio quindi certo alimentare polemiche, a differenza dei colleghi che mi hanno preceduto, ma proprio il rispetto per la sua storia e per il suo passato, caro presidente Vito, avrebbe dovuto impedirle di dare una rappresentazione caricaturale di una forza politica per la quale è stato capogruppo in quest'Aula per due legislature (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E' stato Ministro della Repubblica, è stato componente del Comitato di Presidenza, è stato eletto per ben sette volte in quest'Aula, spesso in regioni che non sono la sua, (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente); una forza politica della quale ella conosce perfettamente le dinamiche interne, le regole che, insieme, ci siamo dati e che oggi, solo oggi, mette in discussione. Regole che, come l'onorevole Vito sa benissimo, si fondano sulla collegialità di decisione e sulla delega di comune accordo, conferita al nostro leader, al Presidente Berlusconi, di fare sintesi delle diverse sensibilità e indicare la linea, cosa che il Presidente Berlusconi sta facendo oggi con la stessa efficacia, autorevolezza e coerenza con cui l'ha fatto negli ultimi 28 anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Forza Italia, come lei sa, è un grande partito liberale, cristiano, europeista, garantista. La sua identità è definita dall'appartenenza al Partito Popolare Europeo, che orgogliosamente rappresentiamo in Italia. Forza Italia è il partito che ha dato vita, anche con il suo concorso, onorevole Vito, al centrodestra. Ne è coerentemente parte e all'interno del centrodestra rappresenta il centro, il solo centro possibile e politicamente rilevante nella politica italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Tutto questo non è una svolta rispetto a una storia della quale l'onorevole Vito è stato protagonista autorevole, è la continuità, è la coerenza di trent'anni di battaglie politiche contro ogni totalitarismo e ogni ideologia totalitaria - onorevole Vito, non le permetto di negare questo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) - , con l'Occidente, con l'Europa, con la libertà.
Fra queste battaglie, come è scritto espressamente nella nostra Carta dei valori, che lei conosce e che ha sottoscritto, vi è la difesa della famiglia tradizionale, che non può essere equiparata ad altre forme di convivenza. Vi è stata - per rimanere ai temi eticamente sensibili ai quali lei ha fatto riferimento - la battaglia sulla fecondazione assistita, con la quale, quando lei era presidente del nostro gruppo, abbiamo approvato una legge rispettosa del corpo della donna e dei diritti dell'embrione, che escludeva la fecondazione eterologa e la maternità surrogata. E non mi pare che lei, da capogruppo, si sia opposto a questo. Vi è stata la battaglia per difendere la vita di Eluana Englaro, condotta dal Governo del quale lei era Ministro, indicato dal Presidente Berlusconi, con il delicatissimo incarico dei rapporti con il Parlamento, e quindi con l'incarico specifico di seguire al Senato l'iter della legge con la quale si tentò di impedire la sospensione dell'alimentazione e dell'idratazione dei pazienti.
Tutto questo, colleghi, fa parte della nostra storia, della storia di una forza politica che ha sempre visto convivere al proprio interno anime diverse, cattolici e laici, e ha da sempre correttamente attribuito, all'onorevole Vito come a tutti, libertà di coscienza sui temi eticamente sensibili.
Le scelte dell'onorevole Vito, lo ripeto, meritano naturalmente rispetto, anche per la sua storia in quest'Aula e in Forza Italia. Ma a questa storia fanno torto gli attacchi a Forza Italia e ancora di più gli attacchi alla persona del Presidente Berlusconi. Ne prendo atto con delusione e con amarezza, proprio per la stima che le ho sempre portato in passato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor, Presidente. Le argomentazioni che ha posto il collega Vito alla base delle sue dimissioni sono di natura strettamente politica, e come tali vanno valutate. È indubbio che nella sua lettera vi siano anche numerosi riferimenti di distacco da una coalizione della quale ha fatto parte. Noi, coerentemente con la nostra impostazione, pur rendendoci conto che tradizionalmente nella prima votazione si respingono le dimissioni, rispetto alle argomentazioni di natura politica delle quali l'onorevole Vito si è fatto carico, ma che evidentemente non condividiamo, lasciamo libertà di voto ai componenti del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'accettazione delle dimissioni del deputato Elio Vito.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Chi vota “sì” è d'accordo con le dimissioni, chi vota “no” voterà per respingere la richiesta dell'onorevole Vito.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 16) (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, a parte esprimere il personale rammarico per le dimissioni del collega Elio Vito, prima di questa votazione, il collega Foti aveva chiesto il rinvio alla prossima settimana del provvedimento a prima firma dello stesso collega Foti, del gruppo di Fratelli d'Italia, sulle questioni del Terzo settore. Volevamo avere un chiarimento sulle motivazioni, ma avendo, per unanime consenso di tutti i gruppi, valutato la questione, noi siamo favorevoli, tutti i gruppi sono favorevoli al rinvio di quel punto all'ordine dei lavori come da richiesta del collega Foti.
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane stabilito che è rinviato alla settimana prossima.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Premesso che bisognerebbe fare una valutazione un po' più approfondita, magari sfruttando anche questo periodo di sospensione della seduta e anche il question time per verificare quale possa essere l'articolazione dei lavori migliore anche rispetto alla fascia pomeridiana, direi, comunque sia, di posticipare la decisione a un momento successivo e non adesso.
PRESIDENTE. Prendo atto della posizione del gruppo della Lega.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Colletti. Ne ha facoltà.
ANDREA COLLETTI (MISTO-A). Sì, Presidente. Appoggio, in realtà, quanto detto dal deputato della Lega, anche perché, posticipando queste votazioni, ho paura che il nostro calendario della settimana sia miserabilmente vuoto e magari, anche per rispetto di coloro che sono fuori da questo Parlamento, noi dovremmo lavorare di più, non di meno.
PRESIDENTE. Allora, cerco di fare sintesi. Proporrei, a questo punto, di affrontare la questione alla fine dell'intervento del Ministro Patuanelli, così la dirimiamo, passa anche qualche ora e, magari, qualche interlocuzione favorisce la scelta finale.
Sospendo la seduta per qualche minuto, così possiamo procedere alla commemorazione dell'onorevole Nucara.
La seduta, sospesa alle 12,57, è ripresa alle 13.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
In ricordo dell'onorevole Francesco Nucara.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea). Colleghe e colleghi, come sapete, lo scorso 12 maggio è venuto a mancare, all'età di 82 anni, Francesco Nucara, membro della Camera dei deputati per 5 legislature (Applausi), ricoprendo in più occasioni anche incarichi di Governo.
Nato a Reggio Calabria nel 1940, laureato in scienze statistiche e attuariali e in architettura, ha intrapreso da giovane la sua lunga e appassionata carriera politica, iscrivendosi, nel 1963, al Partito Repubblicano Italiano del quale è stato, dapprima, segretario regionale per la Calabria, poi responsabile dell'Ufficio per il Mezzogiorno e per le aree depresse del Centro e del Nord e segretario organizzativo nazionale.
Nel 2001 è divenuto Segretario nazionale del Partito, incarico che ha svolto ininterrottamente fino al 2017, ricoprendo altresì la carica di Presidente dal 2013 al 2017.
Eletto alla Camera per la prima volta nella IX legislatura, ne è stato membro fino alla XI e, poi, nella XV e nella XVI legislatura. Nella sua attività parlamentare, è stato componente delle Commissioni bilancio, ambiente, trasporti e attività produttive, nonché della Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori in campo sanitario e sulle cause dei disavanzi sanitari regionali, mentre, come esponente di Governo, ha ricoperto significativi incarichi: sottosegretario di Stato ai Lavori pubblici nel VI Governo Andreotti e sottosegretario di Stato e, poi, Vice Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio nel II e nel III Governo Berlusconi.
Profondamente legato alla Calabria, ha sempre posto al centro della sua azione politica i temi dello sviluppo sociale ed economico del Meridione. Lo ha fatto, ancor prima, nella sua professione di funzionario della Cassa del Mezzogiorno, nel suo impegno politico all'interno del partito e nelle istituzioni, anche in qualità di vice presidente della Commissione parlamentare per l'esercizio dei poteri di controllo sulla programmazione e sull'attuazione degli interventi ordinari e straordinari nel Mezzogiorno, nella IX legislatura e di segretario della Commissione parlamentare per il controllo sugli interventi nel Mezzogiorno, nella X legislatura.
Si è dedicato, con intelligenza ed equilibrio, a questioni a lui molto care, quali la valorizzazione del patrimonio ambientale - oggi tema così attuale - anche in qualità di cofirmatario di importanti proposte di legge e dando un decisivo contributo all'approvazione di alcune di queste, come, ad esempio, la legge quadro sulle aree protette, quella in materia di difesa del suolo e quella sul ciclo integrato delle acque.
Con la morte di Francesco Nucara scompare una personalità di grande levatura umana e politica, esponente importante di una stagione nella quale l'impegno politico era caratterizzato da militanza, passione e professionalità, militanza che, come ha ricordato lui stesso nell'autobiografia, significava anche sacrificio e dedizione. Raccontava di quando, sulla soglia dei trent'anni, si divideva tra il lavoro alla Cassa, la collaborazione con la UIL, l'impegno per il gruppo aziendale, la rimessa a nuovo della sezione del Partito Repubblicano, un super lavoro che affrontava con indispensabile entusiasmo e una forte energia, come diceva lui.
La Presidenza ha fatto già pervenire alla famiglia le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea. Rivolgo un saluto ai familiari e agli amici che seguono questo ricordo delle tribune (Applausi).
Invito l'Aula ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI (M-NCI-USEI-R-AC). Per la seconda volta in questa giornata, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, ormai da decano dell'Assemblea in questa legislatura, mi trovo nella condizione di fare una cosa importante, quanto piena di malinconia umana e politica, e la faccio non solo sul piano personale, ma anche in rappresentanza della componente del gruppo Misto presieduta dall'onorevole Lupi, che sta entrando in questo momento, costituita da Noi con l'Italia- Rinascimento, e componenti, potremmo dire, centriste, cattoliche, radicali e liberali.
E proprio per questo, leggendo l'intervento che era stato previsto dell'onorevole Lupi, leggo che lui, cattolico, popolare, radicato nella Brianza, quindi in una posizione antipodica rispetto a Nucara, si sentiva non particolarmente deputato a quello che, invece, nel mio caso, non è soltanto il ricordo di una persona di grande intelligenza politica e di un vero statista, ma di quello che, evidentemente con tanti mutamenti, che non sono contraddizioni, ma solo evoluzione del sistema elettorale e politico, ha visto - non Lupi, non l'amico Colucci, ma proprio chi vi parla - costituire un vero e proprio partito insieme a Francesco Nucara, che era il segretario del Partito Repubblicano, quand'esso, attraverso il suo riferimento politico più conosciuto, che era l'onorevole Giorgio La Malfa, converse e stabilì un'alleanza con il Partito della Bellezza. Con questa denominazione ci presentammo alle elezioni, facendo una presentazione di liste, cui parteciparono Oscar Giannino, che poi ebbe un'avventura politica analoga, e l'attore Chiambretti. Ma, in tutte queste manifestazioni, Nucara manifestava una intelligenza liberale e laica e una capacità di interpretare le necessità del Paese - brutta parola per significare lo Stato in cui siamo - che erano molto rare in quel momento di conflitti, di bipolarismo, di scontri. Ecco, è stato un uomo di parte giusta, uno statista e un riferimento che dovremo rimpiangere, soprattutto partendo da quella disperata Calabria che attende ancora, con l'attuale presidenza della regione, di avere la legittimazione democratica, rispetto ai tanti temi che la investono, che ancora non ha, in un Paese a diversi colori. Nucara è stato rappresentante dell'Italia, della Nazione e dello Stato in Calabria e in questo Parlamento. Onore a Francesco Nucara (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Anche il gruppo di Liberi e Uguali si associa alle condoglianze alla famiglia e alla comunità politica, di cui Nucara orgogliosamente è stato uno dei protagonisti. Come è stato già ricordato dal Presidente Rosato, la storia politica di Francesco Nucara è molto lunga e attraversa sia la cosiddetta Prima Repubblica che, poi, il passaggio dopo il 1992 ed è soprattutto l'espressione di una cultura politica, quella del Partito Repubblicano, che tanto ha dato alla storia e alla cultura politica di questo Paese. Da questo punto di vista, noi vogliamo, in questa sede, ricordare il suo impegno per il Sud e il suo impegno per la Calabria e, da questo punto di vista, crediamo che quell'impegno, quella necessità di riscatto di queste terre sia ancora pienamente nell'agenda politica di oggi e mantenga una sua straordinaria attualità. La sua esperienza, in particolare quella di segretario del Partito Repubblicano dal 2001 al 2017, ha visto spostare il partito sulle posizioni di alleanza con il centrodestra, quindi distante dalle nostre, ma questo non può oscurare il rispetto per la storia e per l'impegno politico di Francesco Nucara e credo sia stato giusto oggi ricordarlo nel Parlamento che lo ha visto, per cinque volte, deputato (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Viscomi. Ne ha facoltà.
ANTONIO VISCOMI (PD). Grazie, Presidente. È sempre difficile ricordare in pochi minuti la storia politica e le vicende personali di chi ha vissuto da protagonista la vita politica e istituzionale del Paese, tuttavia, Presidente, svolgere qui, oggi, questo esercizio per Francesco Nucara non è poi così difficile. In ausilio vengono i titoli di alcuni dei suoi tanti volumi, che raccolgono e consegnano a noi lo sguardo acuto e, talvolta, inedito di chi non ha mai disgiunto l'azione politica quotidiana da un ragionamento più ampio sulle travagliate dinamiche della società e dell'economia, in particolare di quella meridionale. Valga il titolo di un libro del 1987 “Rendiconto agli elettori 1984-1987: un impegno per la Calabria nell'ambito di quello più generale per il Paese”. Nella prospettiva di Francesco Nucara, Calabria e Paese, regione e Stato non sono mai stati considerati termini antitetici e contrapposti, quella in posizione di credito e questa in posizione di debito, ma semmai termini essenziali di una relazione necessaria per il progresso nazionale, una consapevolezza maturata, forse, lavorando proprio nelle strutture tecniche della Cassa per il Mezzogiorno.
Calabrese, certo, testardo e tenace come una certa narrazione dipinge solitamente i calabresi, ma il suo essere calabrese, anzi - per citare un altro dei suoi libri - il suo essere un repubblicano di Calabria, non gli ha impedito di avere una visione limpida dei problemi del Mezzogiorno. Il 26 novembre del 2008 affermava in quest'Aula: Vorrei che nel Mezzogiorno non ci fossero soltanto regalie, ma una rete infrastrutturale per porlo nelle stesse condizioni dell'altra parte del Paese; poi vedremo se i meridionali hanno la capacità di farsi valere perché, se non riuscissero nemmeno quando avessero tutte le infrastrutture materiali e immateriali a risolvere i loro problemi, allora, forse, sarebbe meglio abbandonare il Mezzogiorno al proprio destino. In queste parole è condensata tutta la storia del migliore pensiero meridionalistico, che non ha mai ceduto a lamentose rivendicazioni, ma ha piuttosto segnalato le conseguenze nefaste per l'economia del sistema Paese, di allora e di oggi, dei divari infrastrutturali e che ha radicato le proprie richieste in una rigorosa prospettiva etica, impregnata di impegno e di responsabilità. In queste parole, Presidente, antiche nel suono, ma attuali nelle loro verità, sta il lascito politico di Francesco Nucara, repubblicano di Calabria, appunto, che supera anche le stesse collocazioni dei partiti e rimanda, invece, ad un necessario lavoro comune per superare i tanti divari, che ancora oggi impediscono al Mezzogiorno ed alla Calabria di poter partecipare a pieno titolo al progresso economico della comunità nazionale (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie Presidente. È molto difficile ricordare una figura che ha scritto una pagina di storia importante per il nostro Paese, come l'onorevole Nucara. Come lei stesso Presidente ha ricordato egregiamente, Francesco Nucara ha avuto incarichi di Governo apicali all'interno della nostra Repubblica, ha portato avanti l'interesse nazionale e territoriale, mettendolo sempre avanti, in cima alla propria agenda politica, anteponendo gli interessi del proprio territorio rispetto a quelli del suo partito. Ha dato anche un modello, un esempio, per le giovani generazioni di cosa volesse dire amare profondamente il proprio territorio ed esercitare un ruolo istituzionale, semplicemente per fare il bene e l'interesse del territorio nel quale la stessa figura istituzionale viene eletta. Noi della Lega ci uniamo profondamente al cordoglio della comunità territoriale e alla famiglia dell'onorevole Nucara, ricordandolo sempre come esempio istituzionale da portare avanti (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cannizzaro. Ne ha facoltà.
FRANCESCO CANNIZZARO (FI). Grazie Presidente. È veramente difficile in soli due minuti poter parlare e raccontare dell'onorevole Francesco Nucara. Mi sento particolarmente privilegiato di poterlo fare in questo momento commemorativo, a nome anche del mio partito, Forza Italia, che certamente si unisce al cordoglio e, quindi, saluta cordialmente la famiglia, gli amici e i compagni di partito, che sono oggi qui, in tribuna, ad assistere a questo momento commemorativo. Francesco Nucara è stato eletto per cinque legislature alla Camera dei deputati, ha ricoperto ruoli di Governo importantissimi, è stato un ottimo sottosegretario ai lavori pubblici, un brillantissimo Vice Ministro dell'Ambiente, è stato leader del Partito dei Repubblicani e, per lunghissimi anni, anche segretario nazionale. Attraverso questi suoi incarichi governativi e istituzionali, ha sempre lavorato pro Calabria, ha sempre operato nell'interesse del Paese, guardando sempre con primo ordine alla sua Reggio e alla sua Calabria. Tantissimi sono gli obiettivi raggiunti, tantissime sono state le azioni messe in campo per la nostra regione, la nostra Calabria. Citarle, per ragioni di tempo, mi verrebbe difficile, ma non posso non ricordare la sua azione incisiva e determinante per il riconoscimento dello status della città metropolitana di Reggio Calabria oppure, ad esempio, la realizzazione della Diga del Menta, una delle infrastrutture oggi più importanti della Calabria, che eroga l'acqua nella nostra città, così come il gasdotto.
La dipartita di Franco Nucara credo che rappresenti una perdita di patrimonio culturale e politico di grande spessore sociale per l'intero Paese e per la nostra Calabria. Un uomo mite e pacato ma assolutamente determinato, innamorato pazzo della sua Calabria e della sua Reggio, alla quale ha dato tanto; ma sono fortemente convinto di poter affermare che anche la sua Reggio e la sua Calabria hanno dato tanto affetto e amore a lui, perché lo vedevano sempre come punto di riferimento. Franco Nucara mancherà al Paese, mancherà alla politica, mancherà alla cultura ma, sicuramente, mancherà molto alla Calabria perché era - ripeto - un punto di riferimento e continuerà ad esserlo, con i suoi saggi consigli e, perché no, in qualche occasione anche con qualche rimprovero, soprattutto a noi, giovani deputati della Repubblica, che vedevamo e continuiamo a vedere lui come persona di grande spessore politico e culturale. Se per me oggi è un vanto poterlo ricordare, per nome e per conto anche del mio partito, lo sarà in tutti i momenti nei quali Franco Nucara dovrà essere certamente ricordato e vantato per la sua opera (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Per me oggi è un grande onore testimoniare in quest'Aula il ricordo di Francesco Nucara, segretario per tanti anni del Partito Repubblicano che ha guidato in stagioni importanti e diverse della storia nazionale e che, con l'avvio della cosiddetta Seconda Repubblica, ha portato nell'alveo del centrodestra.
Una personalità di elevato spessore, capace di emergere per le sue capacità politiche, per l'intelligenza, per la finezza intellettuale, per la cultura, per la sua signorilità. Deputato per cinque legislature, come è già stato detto, più volte Vice Ministro, sottosegretario all'Ambiente e ai Lavori pubblici, ha sempre posto al centro dell'attenzione e della sua azione politica lo sviluppo economico del Mezzogiorno d'Italia, per un riscatto sociale.
La sua scomparsa è stata certamente una grave perdita per la politica italiana e - consentitemi di dirlo - per la sua e per la mia Calabria, regione alla quale ha sempre guardato con attenzione, con amore e con impegno. Proprio la comune appartenenza a quella terra, a quella regione, mi dona il privilegio di tanti ricordi personali. Io l'ho avuto accanto, con il suo partito, in tante sfide elettorali ed è sempre stato sicuramente un punto di riferimento anche nei miei ruoli istituzionali, come prima e unica donna eletta a guidare una provincia calabrese, una di quelle donne che ha sempre visto come un valore aggiunto all'interno dell'alveo della politica, soprattutto di quella politica nella quale si difendeva la democrazia del popolo sovrano perché all'epoca venivamo eletti dai cittadini. Alcuni anni fa, poi, ho avuto il privilegio di intervenire più volte alla presentazione del suo libro autobiografico Storia di una passione politica, durante la quale ho ritenuto di dovere sottolineare la genuinità del suo impegno politico, immaginando che la sua testimonianza, come uomo delle istituzioni, dovesse essere la più ampia possibile e condivisa dai più giovani, ma soprattutto dai tanti rappresentanti politici che spesso hanno smarrito il senso di una politica intesa come servizio, come militanza, come servizio alla collettività, come visione, come assunzione di responsabilità nelle scelte. Un politico, un uomo di Governo capace di lasciare un segno di qualità sempre più rara, che dovrebbe essere di esempio. È doveroso quindi tributare, Presidente, da quest'Aula - lo esprimo a nome mio e, ovviamente, di tutto il gruppo Fratelli d'Italia - la più affettuosa vicinanza ai familiari e agli amici repubblicani che hanno perso con lui uno dei simboli più nobili che certamente la storia ricorderà (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI (IV). La ringrazio, Presidente. Anch'io, a nome di Italia Viva, voglio innanzitutto rivolgere le condoglianze più sentite alla famiglia e alla comunità politica di Francesco Nucara.
Francesco Nucara, Presidente, era un politico di altri tempi. La sua eleganza, anche nel parlare e nel confrontarsi, e i suoi modi testimoniavano quanto fosse di tempi diversi da quelli che la politica ci offre in questi giorni. Era anche un fine intellettuale, una persona appassionata, una persona dotata di una grande ironia. Quando a me è capitato qualche volta di discutere con lui della situazione politica, ovviamente su posizioni diverse, spesso e volentieri le sue risposte arrivavano attraverso un sorriso, dal quale si capiva molto di più che se si fosse fatto un discorso di trenta o quaranta minuti. Francesco Nucara aveva la politica nell'anima e conosceva bene la politica, ne conosceva la forza e ne conosceva i limiti e conosceva molto bene anche gli ambiti più problematici, più oscuri della politica. Francesco Nucara - nessuno lo ha ricordato - ha attraversato diverse fasi della politica, anche quella di Mani pulite perché - è d'obbligo ricordarlo - è finito, come tanti politici dell'epoca, nella vicenda che nel 1992 lo rese una delle personalità accusate dalla procura di Milano, nell'ambito dell'inchiesta Tangentopoli, con l'accusa di ricettazione per una tangente di un miliardo di lire ricevuta dalla ditta Lodigiani, per la costruzione del centro direzionale di Reggio Calabria. Nel 1998, cioè dopo sei anni – ripeto, dopo sei anni - fu assolto da ogni accusa a suo carico con la formula “perché il fatto non sussiste” (Applausi). Questo era Francesco Nucara, rappresentante di una classe dirigente, una parte della quale si è addirittura suicidata per vicende di questo tipo. Egli è riuscito a resistere, è ritornato a fare politica e ha ricordato quel periodo anche nel suo libro Reggio Calabria: come si finisce senza colpe nell'arena di tangentopoli. Questo è un pezzo della storia di questo Paese. Signor Presidente, tutti hanno ricordato quanto Francesco Nucara amasse la sua Calabria e quanto si sia impegnato, anche al Governo, a favore del suo territorio. Penso che, idealmente, oggi possiamo salutare Francesco Nucara pensando e sperando che possa raggiungere un'altra collega calabra, scomparsa in questa legislatura, che pure ha dato tanto alla Calabria e che si chiamava Jole Santelli (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Ettore. Ne ha facoltà.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). Grazie, Presidente. Gli interventi che si sono succeduti hanno tutti ricordato l'importanza e la rilevanza di un profilo politico che non era di altri tempi, era un profilo politico sempre attuale. Io ho avuto modo di sentire l'onorevole Nucara anche durante la campagna elettorale per le regionali. Non avevo di lui un'approfondita conoscenza, mi sono però bastate poche battute per capire quello che già sapevo: di avere di fronte una persona che valorizzava il profilo culturale nell'attività politica e che aveva sempre presente la direzione politica di una regione, della Calabria, ma nell'ambito dell'Italia e dell'Europa. Spesso, anche nei suoi scritti, emerge questo profilo e questa è la parte che deve essere ancora meglio studiata e approfondita. Penso che bisognerà organizzare - ne parlavo poco fa con il collega Cannizzaro, che ha speso belle parole nei riguardi dell'onorevole Nucara, ricordandolo anche con commozione – un'iniziativa che valorizzi la parte culturale, cioè quel substrato culturale e formativo da cui dipende l'azione politica e da cui dipendono le scelte valoriali. Soprattutto, nell'onorevole Nucara emerge un profilo importante che non ho sentito ricordare: egli era sempre pronto a ricordare i valori costituzionali più importanti e, per valorizzare il Sud, per dire che il Sud andava promosso e andava portato verso il futuro, in Europa, ricordava sempre i principi costituzionali. Era quella la radice della sua stessa cultura. Ecco perché questa valorizzazione culturale, che lo caratterizzava nell'azione politica, penso che dovrà essere ricordata, in Calabria e non solo. Anche io, per quello che posso fare, tramite l'università, mi impegnerò in tal senso. Lo faremo qui a Roma, ma penso anche in Calabria, così come mi ha suggerito poco fa anche l'onorevole Cannizzaro. Condoglianze alla famiglia che è qui presente (Applausi).
PRESIDENTE. Recuperiamo l'intervento dell'onorevole Lupi, che aveva chiesto di parlare proprio all'inizio. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Intanto, grazie, signor Presidente, per la sua grande cortesia istituzionale. Già l'onorevole Sgarbi, nel ricordo del collega Francesco Nucara, ha sottolineato la differenza di estrazione culturale tra me, che sono cattolico popolare, milanese, radicato nella Brianza iperproduttiva e figlio della Seconda Repubblica, e Francesco Nucara, laico, laicissimo, meridionale, meridionalista, radicato e legato alla sua Calabria e con una vita politica nata e maturata nella Prima Repubblica. Nel ricordarlo, posso dire cosa ho visto - lo hanno ricordato anche gli altri colleghi - in una persona che si è totalmente dedicata alla politica fino alla fine.
Ricordo che, ancora quattro giorni prima della sua morte, ha voluto incontrare il presidente della regione Calabria, Occhiuto, per dargli suggerimenti e consigli per quella terra. “Sono repubblicano calabrese”: ciò ha determinato tutta la sua azione politica e pubblica. Ho visto un uomo, in Francesco Nucara, che viveva la politica come passione, prima ancora che come esercizio del potere, lui che pure il potere non l'ha raccontato come comparsa, ma l'ha vissuto da protagonista. Tra le due famiglie politico-culturali che confluivano nel Partito Repubblicano Italiano, i mazziniani e gli azionisti, l'elemento popolare e l'élite, non ebbe dubbi nella scelta: lui era popolare-mazziniano.
Francesco Verderami - e vado verso la conclusione - ricorda una sua succosa risposta a Visentini che, aristocraticamente seccato per le sue insistenze da deputato, gli disse: “Voi meridionali pensate sempre ai trasferimenti”. Nucara rispose, senza scomporsi: “Nella mia Calabria il campanello di casa suona alle 5,30 del mattino. In genere sono contadini che raccomandano il figlio. Vorrei essere svegliato, come lei, da una telefonata di Gianni Agnelli o di Carlo De Benedetti”. Ecco, per lui la politica, con tutte le sue strutture - è questo che ho imparato -, i suoi errori e le sue zone d'ombra, che lui denuncia e ha denunciato nei suoi libri, oltre che una passione e una militanza, è un'arte, un'arte da apprendere andando bottega per bottega, strada per strada, un'arte, una professionalità, un sapere che, grazie al ricordo di figure come quella di Francesco Nucara, siamo invitati a riconquistare. E anche quello che lei ha detto, ricordandolo, dovrebbe essere, come sempre, una lezione per tutti noi che abbiamo l'orgoglio di rappresentare questa Istituzione, che è la Politica con la “P” maiuscola, in questo Parlamento. Grazie a Francesco Nucara (Applausi)!
PRESIDENTE. Grazie a tutti i colleghi intervenuti. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15 con il question time.
La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANDREA MANDELLI
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, il Ministro della Cultura, il Ministro del Turismo e il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.
Invito gli oratori a un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.
(Chiarimenti in merito alla decisione del Governo circa la risoluzione della convenzione tra ANAS e Strada dei parchi SpA per la gestione delle autostrade A24 e A25 e iniziative di competenza volte a scongiurare i connessi rischi sul piano giudiziario e finanziario – n. 3-03079)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Lollobrigida ed altri n. 3-03079 (Vedi l'allegato A).
L'onorevole Albano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lollobrigida ed altri n. 3-03079 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Signori Ministri, con decreto del 7 luglio il Governo ha disposto la risoluzione della convenzione tra ANAS e Strada dei Parchi SpA per la gestione delle autostrade abruzzesi A24 e A25.
La decisione arriva dopo la nomina di ben tre commissari straordinari e la mancata approvazione del nuovo piano economico-finanziario, fondamentale per la messa in sicurezza delle tratte autostradali. La questione è complessa. Il piano, presentato nel 2021 dal commissario per 3,2 miliardi, è stato rifiutato dal Governo; la successiva proposta di piano economico-finanziario del marzo 2022 è stata contestata dall'Autorità di regolazione dei trasporti a causa dell'incremento tariffario insostenibile per l'utenza.
Nel sottolineare che proprio ieri il TAR del Lazio ha accolto l'istanza di sospensiva, presentata da Strada dei Parchi SpA, Fratelli d'Italia chiede quali siano le ragioni che hanno spinto il Governo alla risoluzione della concessione e in che modo intenda agire per scongiurare il rischio di un lungo contenzioso giudiziario, ovvero di un maxi-risarcimento, tutelando, invece, denaro pubblico e sicurezza degli utenti delle tratte autostradali.
PRESIDENTE. Il Ministro, Federico D'Inca', ha facoltà di rispondere.
FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, colleghi deputati, rispondo agli onorevoli interroganti sulla base degli elementi forniti dal Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, impossibilitato a partecipare alla seduta odierna.
In seguito all'informativa sulla gestione del rapporto concessorio per la gestione del collegamento autostradale A24 Roma - L'Aquila - Teramo e del tronco A25 Torano - Pescara da parte della società Strada dei Parchi SpA, svolta dal Ministro Giovannini il 7 luglio scorso, il Consiglio dei Ministri ha approvato il decreto-legge n. 85 del 2022 che dà efficacia immediata alla risoluzione per grave inadempimento del concessionario della convenzione unica, sottoscritta il 18 novembre 2009 tra la società ANAS e la società Strada dei Parchi; risoluzione disposta sulla base delle motivazioni del decreto direttoriale 14 giugno 2022, n. 29, approvato con decreto del Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, il successivo 7 luglio 2022.
Tale risoluzione tiene conto degli esiti della procedura per grave inadempimento attivata il 28 dicembre 2021 dalla competente Direzione generale del MIMS, in considerazione delle molteplici criticità riscontrate nella gestione dell'autostrada. Sottolineo, peraltro, che la commissione di verifica, appositamente istituita nel febbraio 2021 con il mandato di compiere un'attività di ricostruzione organica e di valutazione tecnica e giuridico-amministrativa delle attività svolte dalla concessionaria autostradale, ha confermato, nella relazione conclusiva, la sussistenza dei presupposti di inadempimento rilevabili, prevalentemente, nell'omessa esecuzione degli interventi di manutenzione.
In considerazione dei rilevanti interessi pubblici e al fine di assicurare il preventivo concerto da parte di tutte le amministrazioni competenti per l'emanazione dei provvedimenti conseguenti, attraverso il coordinamento della Presidenza del Consiglio dei Ministri, si è proceduto a una valutazione congiunta della questione con le competenti strutture del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministero dell'Economia e delle finanze, con la partecipazione dei capi di gabinetto dei due Ministeri concertanti e della Ragioneria generale dello Stato.
Al fine, quindi, di contemperare gli interessi pubblici coinvolti, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha proceduto a una ricognizione dei possibili effetti correlati alle ipotesi percorribili. Nell'ambito del confronto interistituzionale e della puntuale valutazione di tutti i profili connessi, la soluzione più coerente con il quadro di riferimento è stata quella della risoluzione del rapporto concessorio per grave inadempimento, su cui è stato anche acquisito il parere dell'Avvocatura generale dello Stato in ordine agli aspetti procedurali.
Il decreto n. 85 del 2022 ha, inoltre, disposto l'immediato subentro di ANAS nella gestione dell'autostrada che prosegue, quindi, regolarmente, senza alcuna modifica per gli utenti, per i quali è esclusa ogni variazione delle tariffe, che rimangono, quindi, invariate rispetto a quelle applicate nell'anno 2017.
Per assicurare la continuità dell'esercizio autostradale, la medesima società potrà avvalersi di tutte le risorse umane e strumentali attualmente impiegate, tra cui il personale di esazione, quello impiegato direttamente nelle attività operative e le attrezzature, gli automezzi e i macchinari necessari ad assicurare il servizio. Inoltre, è previsto che l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali effettui ispezioni finalizzate a verificare le condizioni di sicurezza dell'intera infrastruttura autostradale.
Come è noto, il 12 luglio 2022, con decreto monocratico, il presidente della IV sezione del TAR Lazio ha sospeso il richiamato decreto direttoriale 14 giugno 2022, n. 29, e il decreto ministeriale del 7 luglio 2022. In pari data, il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili ha richiesto un parere dell'Avvocatura dello Stato sull'efficacia del citato decreto monocratico, ai fini di una conferma dell'efficacia della risoluzione del rapporto concessorio e del contestuale affidamento ad ANAS, nel presupposto che ciò derivi da una disposizione di legge.
PRESIDENTE. Il presidente Foti ha facoltà di replicare.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, noi ci rivolgiamo, ovviamente, al Ministro D'Inca' perché il Ministro Giovannini è notoriamente un latitante di questo Parlamento e, quindi, non possiamo direttamente conferire con lui (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). I risultati di questa latitanza si raccolgono, perché noi avevamo chiesto un rapporto franco in Parlamento sul tema della concessione dell'A24 e dell'A25 e voglio essere chiaro: forse, più che ai colpi di testa bisogna stare attenti ai colpi di sole, quando manca la prima, perché pensare di assumere un atto amministrativo e dargli una veste giuridica di legge, pensare che nessuno impugni il provvedimento amministrativo, dinanzi al tribunale amministrativo regionale, vuol dire essere solo dei folli. Ma, al di là di questo, il risultato di oggi è che stiamo peggio di ieri, perché, con la decisione interlocutoria del TAR, si ritorna allo stato di prima. Quindi, non avete assolutamente risolto nulla, ma avete complicato la situazione.
Ciò detto, Ministro D'Inca', i problemi sono altri. In primo luogo: il piano economico-finanziario, che è indispensabile nella sua approvazione per gli investimenti che servono su quel tratto autostradale, è dieci anni che il Governo non lo approva, con varie motivazioni, nonostante vi siano sentenze degli organi giurisdizionali che glielo impongono; in secondo luogo: noi in tutte le sedi, come Fratelli d'Italia, abbiamo chiesto l'esenzione del pagamento del pedaggio per tre categorie: lavoratori, studenti e per questioni di salute (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), purché i loro beneficiari risiedessero nelle regioni Lazio e Abruzzo, ma anche questo non è stato accolto. Noi chiediamo che vi sia un tavolo istituzionale, perché non è possibile che il Governo non si rapporti con i sindaci e con i presidenti di regione e che faccia tutto di testa sua per fare queste cose (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Allora - e vado alla conclusione, signor Ministro - un consiglio mi permetto di darlo a questo Governo, oltre a quello di andare a casa: che, prima di assumere certi atti, vi rendiate conto delle conseguenze degli stessi, perché l'appunto che lei in questo momento ci ha letto squalifica chi l'ha scritto, non chi l'ha letto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
(Iniziative volte a definire linee di indirizzo per garantire omogeneità nell'applicazione della normativa in materia di pareri per vincoli storico-artistici e paesaggistici, alla luce del progetto di realizzazione di un albergo di lusso nel comune di Ascea (Salerno) – n. 3-03080)
PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Casciello ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03080 (Vedi l'allegato A).
LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Ministro Franceschini, onorevoli colleghi e colleghe, l'Italia è un Paese caratterizzato da ampia diffusione di siti archeologici, beni culturali ed edifici sottoposti a vincolo architettonico e paesaggistico e a tutela in quanto di interesse culturale, storico e artistico.
Per interventi sui beni culturali e paesaggistici è prevista l'acquisizione dei pareri delle soprintendenze di settore: nello specifico, per gli immobili sottoposti a vincoli storico-artistici o paesaggistici, ai sensi del codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo n. 42 del 2004), non sono sempre realizzabili i cosiddetti interventi trainanti previsti dalla normativa sugli ecobonus, anche se è comunque possibile ottenere il riconoscimento di alcune agevolazioni per interventi di questo tipo, che assicurino nel loro complesso il miglioramento di almeno due classi energetiche da dimostrare con attestato di prestazione energetica.
Senza voler mettere in discussione l'operato delle soprintendenze, desta preoccupazione l'osservazione di anomalie e differenze di applicazione a livello locale delle relative norme e delle modalità di espressione dei pareri. Tra gli esempi che riportiamo nell'interrogazione c'è anche quello dell'intervento ad Ascea, a cui faceva riferimento il Presidente Mandelli.
Desta preoccupazione, quindi, oltre che perplessità, la previsione della realizzazione di alcuni manufatti, lì, come altrove, che potrebbero creare sicuramente una preoccupazione sul fronte dell'interesse culturale e ambientale.
Quindi, chiediamo se il Ministro Franceschini non ritenga necessario definire ulteriori linee di indirizzo e un protocollo nuovo da fornire alle sovrintendenze al fine di evitare l'adozione di misure differenti a livello locale e decisioni difformi in base all'area geografica di riferimento, al fine di assicurare che la normativa venga applicata in modo omogeneo sul territorio nazionale.
PRESIDENTE. Il Ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha facoltà di rispondere.
DARIO FRANCESCHINI, Ministro della Cultura. Con riferimento al quesito posto dall'onorevole interrogante, desidero prima di tutto sottolineare che gli organi del Ministero sono titolari di competenze ad essi riservate dalla legge rispetto alle quali un'azione di coordinamento del vertice politico - del Ministro, in questo caso - costituirebbe un'indebita ingerenza, trattandosi di decisioni tecniche e, giustamente, non condizionabili. Non è, quindi, immaginabile che lo stesso vertice politico possa adottare linee di indirizzo e un protocollo da fornire alle soprintendenze – cui dovrebbero adattarsi - per evitare l'adozione di misure differenti a livello locale.
In riferimento al caso specifico, gli uffici competenti mi hanno trasmesso una nota, che poi fornirò all'onorevole interrogante, perché la lettura della stessa è troppo lunga, ma vorrei precisare che credo sia utile, attraverso lo strumento della direzione generale, dare linee di indirizzo alle soprintendenze e che siano utili anche interventi legislativi che in qualche modo rendano più uniformi i singoli provvedimenti delle singole competenze territoriali.
Sottolineo anche che, in occasione del PNRR, proprio per evitare queste discrepanze, abbiamo deciso l'introduzione della Soprintendenza unica nazionale che ha competenza per tutte le opere del PNRR che sono oggetto di VIA nazionale o che riguardano le competenze di più soprintendenze. Capitava, in passato, che un elettrodotto o un'autostrada, attraversando la competenza territoriale di diverse soprintendenze, avesse trattamenti diversi, pur essendo la stessa opera pubblica. In questo caso, la competenza è diventata della Soprintendenza nazionale.
Penso anche che il PNRR, in questo terreno, come in altri, sia un momento di sperimentazione; se funzionerà, potremo estendere questi principi e correggere la legislazione, ma finché la legislazione è questa, alle singole soprintendenze non va riconosciuto soltanto il dovere di tutelare il territorio e il paesaggio, ma anche la totale autonomia rispetto agli organi politici del Ministero.
PRESIDENTE. L'onorevole Casciello ha facoltà di replicare.
LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Mentre ringrazio il Ministro Franceschini per la risposta, attendo anche nello specifico il dettaglio della relazione degli uffici, non solo per l'interesse specifico, ma anche per tranquillizzare chi fa degli investimenti, nel senso che non c'è nessun pregiudizio nei confronti di investimenti privati od altro; anzi, il problema è che tutto sia conforme alle indicazioni e alla tutela da un punto di vista artistico, culturale e ambientale.
Con riferimento al ruolo delle soprintendenze, capisco che sia difficile, se non impossibile, dal punto vista legislativo, entrare nello specifico delle loro valutazioni, però, ritengo opportuno che, almeno come obiettivo, si arrivi a indicazioni per le quali si possano avere giudizi e decisioni omogenee. Ciò vale, soprattutto, anche, per i tempi. Credo sia impensabile che le soprintendenze tardino a dare il proprio parere, anche nel caso (avviene spessissimo) in cui questo sia negativo, e lo esprimano con motivazioni generiche e anche difficilmente impugnabili.
Credo che sia sicuramente così; credo, cioè, che dal punto vista legislativo sia complicato, però, ribadisco l'obiettivo, anche proprio per i tempi imposti dal PNRR o dalla normativa sull'ecobonus. Ci troviamo di fronte a situazioni limite, nelle quali ci sono soggetti in attesa della risposta della soprintendenza anche per sette o otto mesi, come accade ad esempio in Campania; in quei casi, può arrivare un parere negativo, dopodiché si fa un'ulteriore controrelazione, non arriva il parere e c'è anche il rischio di crollo di alcuni stabili per i quali erano previsti interventi, e sui quali bisognava intervenire per evitarne il crollo; e, quindi, si aggiunge il danno alla beffa.
Anche se è vero che non si può intervenire da un punto di vista legislativo, come diceva il Ministro, con le norme attualmente in vigore, però, è anche vero che sarebbe opportuna una direttiva a tutela non solo delle soprintendenze, ma a tutela anche di chi è chiamato a investire, soprattutto in questo momento, proprio per i motivi che illustrava prima il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
(Misure a favore del comparto del turismo, al fine di valorizzarne le potenzialità in relazione alla stagione estiva – n. 3-03081)
PRESIDENTE. Il deputato Mor ha facoltà di illustrare l'interrogazione Moretto ed altri n. 3-03081 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
MATTIA MOR (IV). Grazie, Presidente. Signor Ministro, premetto che il settore turistico, come sappiamo, rappresenta una quota molto rilevante del PIL nazionale, occupando 1.700.000 persone, con un flusso pari a più di 420 milioni di persone in entrata e un indotto che si attesta a 1,4 miliardi di euro e premetto che nelle ultime settimane sono state diverse le criticità che hanno caratterizzato questo settore e circa 50 mila voli sono stati cancellati.
Un'altra criticità riguarda i 300 mila lavoratori stagionali di cui il settore ha bisogno e che mancano tuttora all'appello: assenze che derivano anche da problematiche strutturali, quali l'eliminazione dei voucher e la mancata eliminazione del reddito di cittadinanza, cosa che noi chiediamo da tempo, e questo rallenta l'urgenza di una fetta di popolazione che richiede occupazione, anche e ancor di più se di natura stagionale.
Queste problematiche, ovviamente, non riguardano soltanto il turismo, ma riguardano diversi Ministeri e richiedono una risposta forte e coordinata dal Governo. Sarebbe auspicabile che il suo Ministero se ne facesse parte proattiva e parte propositiva.
Premesso anche che, in questi ultimi anni, si è vista finalmente una nuova programmazione dell'attività di comunicazione, che prima era stata sempre rinviata, chiediamo a lei quali siano le iniziative di competenza che sono state adottate nell'ultimo anno per prevenire le criticità esposte in premessa e le altre che investono il settore, sapendo quanto una buona stagione turistica possa avere un impatto sull'intera economia del Paese per i mesi a venire.
PRESIDENTE. Il Ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO GARAVAGLIA, Ministro del Turismo. Grazie, Presidente, e, grazie, agli interroganti che pongono due questioni molto, molto importanti. La prima riguarda le criticità legate alla cancellazione dei voli che chiaramente incidono negativamente sui flussi turistici; la seconda è legata alla carenza di lavoratori stagionali nel settore, che chiaramente mette in difficoltà gli operatori e i clienti.
Allora, sul primo tema, in merito alla cancellazione dei voli aerei, proprio ieri, ho inviato due note alla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali e al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili per segnalare che gli scioperi del settore trasporto aereo stanno compromettendo i normali flussi turistici. Domenica 17 è stato indetto un altro sciopero che, pur interessando la sola, per così dire, fascia oraria dalle 14 alle 18, si stima comporterà oltre 600 voli cancellati e più di 100 mila passeggeri impossibilitati a volare.
Ciò mi ha spinto a segnalare alla Commissione di garanzia dell'attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali e al Ministro Giovannini l'esigenza di applicare l'articolo 8 della legge n. 146 del 1990, valutando anche la possibilità di avviare il procedimento di precettazione, sussistendo il fondato pericolo di un grave danno e pregiudizio ai diritti della persona costituzionalmente tutelati come conseguenza dell'esercizio dello sciopero.
Con riguardo al secondo tema, ossia la carenza dei lavoratori stagionali, ricordo che, nei giorni scorsi, ho promosso un tavolo di confronto con il Ministro Orlando, qui presente, e con il Ministro Giorgetti: avrebbe dovuto tenersi ieri, però, purtroppo, per esigenze di agenda anche del Presidente Draghi, l'abbiamo rinviato, ma ci rivedremo a breve.
Chiaramente va nella direzione di trovare soluzioni, per esempio, l'emendamento approvato nel “decreto Aiuti”, che prevede che il datore di lavoro possa formulare direttamente un'offerta di lavoro al percettore di reddito di cittadinanza e, quindi, comunicare ai centri dell'impiego se il beneficiario rifiuti la stessa offerta. Una seconda ipotesi consiste nella possibilità di cumulare il reddito di cittadinanza con le indennità e gli stipendi da lavoro stagionale, proposta che ho fatto da tempo. Parallelamente, si sta valutando anche l'ipotesi di ridurre il costo del lavoro. Siamo disponibili a valutare qualsiasi ipotesi sul tema per trovare una soluzione, per migliorare l'incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro che, al momento, è bloccata. Per esempio, anche la reintroduzione dei voucher nel settore turistico sarebbe una soluzione di puro buonsenso.
Ci auguriamo che, a breve, si trovino soluzioni, anche perché, in un momento in cui stiamo avendo numeri decisamente importanti nel settore turistico (abbiamo numeri superiori al 2019, che, per il turismo italiano, è stato l'anno record), è nostra intenzione, come Ministero, ma chiaramente come Governo, trovare soluzioni per rimuovere ogni ostacolo in questo momento di forte ripresa del turismo, che aiuta la crescita del PIL, in una fase molto difficile per il Paese.
PRESIDENTE. La deputata Moretto ha facoltà di replicare.
SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente, grazie, signor Ministro. Esattamente un anno fa, la interrogavamo, come oggi, a stagione estiva avviata, proponendole di lavorare insieme su una vera e propria “agenda turismo”, agenda che, a nostro parere, non può limitarsi alle pur necessarie ed efficaci misure per la riqualificazione delle strutture ricettive che lei ha messo in campo nei mesi scorsi. Chiedevamo una programmazione a largo spettro, che includesse anche un aggiornamento e il completamento delle norme sul lavoro stagionale, un vero e proprio piano concreto sulla formazione professionale delle figure che sono più ricercate oggi dalla filiera turistica, incentivi alle assunzioni che garantissero, come anche lei ha detto, paghe più alte ai lavoratori e costi più contenuti per le imprese. Tutto ciò, forse, avrebbe evitato, almeno in parte, le difficoltà che vive oggi il settore, cui abbiamo accennato nella nostra interrogazione e che lei ha riportato; e mi riferisco ad una programmazione ampia che includesse anche un coordinamento sull'aspetto della mobilità e dei trasporti, vista la crisi dei voli in questi giorni. Ma in primis l'emergenza che riteniamo più grave è la carenza dei lavoratori nel settore del turismo. Diverse sono le cause, ma non possiamo nasconderci che tra esse vi è anche il reddito di cittadinanza che rallenta la ricerca di occupazione, soprattutto quella stagionale. Lei stesso, recentemente, lo ha criticato, nonostante la sua forza politica lo avesse proposto, quando era al Governo.
Noi crediamo sia giunto il momento di promuovere il lavoro e chiudere la stagione dei sussidi inefficaci, affidando ad altri strumenti, più efficaci sicuramente, il contrasto alla povertà. Sappiamo bene che il reddito di cittadinanza, in questi giorni, agita la maggioranza e sappiamo anche che non ha diretta competenza in materia, ma proprio per questo, pur prendendo atto delle iniziative che ha preso nei mesi scorsi, ci aspettiamo un rilancio delle azioni nel campo del turismo. Aver istituto un Ministero ad hoc per la filiera del turismo per noi ha significato portare, in primo piano, un tema che, colpevolmente, per troppo tempo, è stato al traino di altri, relegato ad un ruolo di comparsa e affidato all'intraprendenza che, per fortuna, c'è, dei nostri operatori.
Le nostre aspettative, Ministro, rimangono alte, convinti che si debba garantire, ora e oltre il PNRR, una pianificazione strategica, a lungo termine e ad ampio spettro, che consenta di valorizzare quella che, a tutti gli effetti, secondo noi, è una grande industria italiana (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva)
(Iniziative di competenza volte ad applicare il contratto collettivo nazionale relativo all'attività ferroviaria ai dipendenti della società Blu Jet srl – n. 3-03082)
PRESIDENTE. La deputata De Lorenzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Timbro ed altri n. 3-03082 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
RINA DE LORENZO (LEU). La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, Blu Jet Srl, società controllata da Rete ferroviaria italiana, garantisce il servizio per il trasporto pubblico di persone sulla Stretto di Messina. Ai lavoratori Blu Jet è applicato il contratto collettivo per marittimi imbarcati su navi superiori a 151 tonnellate piuttosto che il CCNL della mobilità area contrattuale delle attività ferroviarie.
Il 28 giugno di quest'anno, il dipartimento regionale del lavoro ha riconosciuto che il servizio espletato dai lavoratori Blu Jet rientri a tutti gli effetti nell'alveo del CCNL della mobilità.
Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative di competenza intenda assumere, anche alla luce dell'impegno assunto dal suo Ministero che ha manifestato sensibilità e attenzione verso questa vertenza, per contrastare disparità salariali tra lavoratori dello stesso comparto e dumping contrattuale.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. La vertenza dei lavoratori di Blu Jet, come ricordano gli onorevoli interroganti, concerne l'applicazione del Contratto collettivo nazionale di lavoro della Mobilità/Area contrattuale Attività ferroviarie, mentre, allo stato, la predetta società associata Confitarma applica ai suoi dipendenti il contratto collettivo di lavoro per marittimi imbarcati su navi superiori alle 151 tonnellate.
La Blu Jet Srl è stata costituita mediante scissione del ramo d'azienda di Bluferries, di cui è socio unico Rete ferroviaria italiana SpA (RFI), che, in precedenza, gestiva la tratta di traghetto in questione.
Sulla vicenda, è stato interpellato il competente Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, il quale ha chiarito preliminarmente che il contratto della Mobilità/Area contrattuale Attività ferroviarie trova applicazione esclusivamente nei confronti dei marittimi che operano sulle navi ferroviarie mediante navi tutte di stazza lorda superiore alle 3 mila tonnellate. In particolare, i marittimi di RFI SpA, operativi su turni pomeriggio-mattina-notte, lavorano su navi ferroviarie che garantiscono la continuità territoriale a mezzo treno. Tale servizio prevede, dunque, il traghettamento dei treni mediante navi che costituisce, a tutti gli effetti, la prosecuzione dell'infrastruttura ferroviaria di terra.
Diversamente, i marittimi della Blu Jet Srl operano su turni, mattina-pomeriggio, mediante una tipologia di servizio diverso, ovvero garantiscono solo ed esclusivamente il servizio passeggeri mediante aliscafi, ovvero mezzi veloci leggeri.
Relativamente all'operazione di scissione, le organizzazioni sindacali sono state correttamente coinvolte. Nell'ottobre 2018, le organizzazioni chiedevano, come da procedura, di esperire l'esame congiunto relativo alla scissione del ramo d'azienda e, contestualmente, ritenevano non accettabile una configurazione contrattuale non omogenea fra le due società che operano per garantire la continuità territoriale. Tuttavia, è stato firmato un verbale dell'accordo tra azienda e organizzazioni sindacali in cui veniva ribadita l'applicazione del contratto Confitarma al personale trasferito alla nuova società Blu Jet Srl. Questi sono gli elementi riferiti dall'istruttoria del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili. Comunque, come già affermato nell'ambito di un precedente atto di sindacato ispettivo rivolto a questo Ministero, restiamo disponibili, nei limiti delle competenze del nostro Ministero e in raccordo con gli altri, nonché con le parti sociali interessate, a collaborare per approfondire tutti gli aspetti in merito alla vertenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Timbro ha facoltà di replicare.
MARIA FLAVIA TIMBRO (LEU). Grazie, Presidente. Ministro Orlando, la ringrazio per la risposta che ci ha dato oggi e per la sensibilità e l'impegno che il suo Dicastero aveva già dimostrato verso i lavoratori della Blu Jet Srl e la loro vertenza, impegno che anche oggi continua a dimostrare.
Non credo serva specificarlo, ma questa è una questione articolata, composita, che riguarda, non soltanto i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche la dignità di decine e decine di famiglie, il servizio di continuità territoriale e il trasporto pubblico.
La vertenza di questi lavoratori va avanti da oltre tre anni, da quando la società Blu Jet Srl, il cui socio unico è RFI, è stata chiamata ad occuparsi del servizio di collegamento veloce sullo Stretto di Messina, e attualmente lo fa garantendo 16 corse giornaliere su Villa San Giovanni e 16 su Reggio Calabria, in tutte le fasce orarie possibili, nell'arco della giornata, numeri non scontati peraltro anche visto l'inadeguato parco mezzi che hanno a disposizione.
Questo, per chi come me, ad esempio, deve attraversare lo Stretto per tornare a casa, significa di fatto che, ogni giorno, a qualsiasi ora del giorno e della notte e con ogni condizione climatica, l'attraversamento dello Stretto, di quei 3 chilometri che consentono di raggiungere la Sicilia, è garantito.
Vede, Ministro, oggi stiamo parlando di un vettore pubblico che serve 5.000 pendolari ogni giorno, 5.000 persone che, per ragioni di lavoro, di salute e di studio, di fatto attraversano lo Stretto per raggiungere la penisola. Stiamo parlando anche di 110 lavoratori cui nel 2019 è stato applicato un contratto differente rispetto all'attività che svolgono, un contratto effettivamente non omogeneo rispetto al servizio che sono chiamati a svolgere, in tutto e per tutto di supporto alla continuità territoriale. Oggi, quindi, ci siamo rivolti a lei anche per superare questa inaccettabile discriminazione tra lavoratori. È lo stesso dipartimento regionale del lavoro della regione siciliana che ci dice che ai lavoratori Bluejet deve essere applicato il CCNL relativo al comparto ferroviario.
Io concludo invitandola, visto il suo impegno, a valutare l'istituzione di un tavolo interministeriale che coinvolga anche il Ministero delle Infrastrutture ed RFI, che dopo dodici serrate non ha mai ricevuto e ascoltato questi lavoratori. Magari, in questo modo il Ministero delle Infrastrutture ci dirà perché, prima di pensare a un'infrastruttura imponente e forse inutile, non pensa a valorizzare questi 110 lavoratori che, di fatto, sono già un ponte sullo Stretto di Messina.
(Iniziative di competenza, anche di natura normativa, volte a consentire, nelle more della definizione del procedimento di concordato preventivo, il pagamento del trattamento di fine rapporto degli ex lavoratori della Tirrenia-Cin e della Moby lines – n. 3-03083)
PRESIDENTE. Il deputato Cabras ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-03083 (Vedi l'allegato A).
PINO CABRAS (MISTO-A). Grazie, Presidente. Parliamo di centinaia di lavoratori che hanno svolo lavori usuranti e hanno garantito la continuità territoriale fra i territori della Repubblica, hanno fatto un lavoro duro e hanno accantonato le risorse per il giorno in cui avrebbero smesso di lavorare. Un TFR che, a un certo punto, è maturato in un contesto molto particolare, che è quello del concordato preventivo in continuità, stabilito due anni fa. Sono passati due anni e questi lavoratori non hanno visto il becco di un quattrino, perché ci sono delle lentezze e delle procedure che non tengano conto del fatto che i soldi ci sono, sono disponibili, ma seguono soltanto una logica totalmente burocratica, che prescinde dalle esigenze fondamentali di chi lavora, le quali dovrebbero venire prima di tantissime altre questioni. Ciò, in un contesto come quello della Tirrenia, con una privatizzazione pessima che ha lasciato macerie nei conti dello Stato e che rappresenta l'esempio di come non si dovrebbe fare un lavoro di privatizzazione. Chiediamo, quindi, una risposta concreta al Ministro per questi lavoratori.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Gli interroganti richiamano l'attenzione sulla vicenda delle società Moby e Tirrenia, evidenziando come lo stato di crisi aziendale stia pregiudicando i diritti retributivi dei lavoratori coinvolti. La crisi della Moby sarebbe dovuta al debito che CIN, compagnia di navigazione controllata da Moby, del gruppo Onorato Armatori, ha nei confronti di Tirrenia, in amministrazione straordinaria. Su questa vicenda è stato consultato l'INPS. Per quanto riguarda la ricostruzione del quadro normativo di riferimento, ricordo che la legge finanziaria 2007 ha istituito il Fondo per l'erogazione ai lavoratori dipendenti del settore privato dei trattamenti di fine rapporto, di cui all'articolo 220 del codice civile. Il Fondo è finanziato da un contributo pari alla quota, di cui all'articolo 2120 del codice civile, maturata da ciascun lavoratore del settore privato a decorrere dal 1° gennaio 2007 e non destinata alle forme pensionistiche complementari. Obbligati al versamento del contributo sono i datori di lavoro del settore privato che abbiano alle proprie dipendenze almeno 50 addetti. L'accantonamento datoriale a titolo di trattamento di fine rapporto, da versare all'INPS, viene ad assumere la natura di contribuzione previdenziale, equiparata, ai fini dell'accertamento e della riscossione, a quella obbligatoria a carico del datore di lavoro. Ai sensi del decreto ministeriale del 30 gennaio 2007, il Fondo di tesoreria, costituito presso l'INPS, è deputato ad erogare il trattamento di fine rapporto e le relative anticipazioni, secondo le consuete modalità, di cui sempre all'articolo 2120 del codice civile, in riferimento alla quota maturata dal dipendente, a far data sempre dal 1° gennaio 2007. Il lavoratore deve presentare domanda di trattamento di fine rapporto o di eventuali anticipazioni al datore di lavoro, che provvede a liquidare le prestazioni dovute. Poiché il fondo è configurabile come una gestione di natura previdenziale, le prestazioni erogate sono soggette al generale principio di automaticità, di cui all'articolo 2116 del codice civile. La liquidazione delle prestazioni dev'essere quindi effettuata integralmente dal datore di lavoro, anche per le quote parte di competenza del Fondo. In considerazione di quanto su esposto, tra i pagamenti pregressi bloccati dell'azienda, l'INPS ritiene che non debbano essere considerate le quote di TFR dovute al Fondo di tesoreria. Il TFR risultante dal conto individuale di tesoreria dei singoli lavoratori potrà essere pagato dall'azienda e conguagliato o, in caso di incapienza, essere oggetto di domanda di intervento per il pagamento direttamente dal fondo di tesoreria dell'INPS che, al momento, non ha contezza della situazione qui descritta e sarebbe, quindi, necessario far pervenire ad esso informazioni più dettagliate sulle singole posizioni contributive dei lavoratori coinvolti, in modo da attivare il meccanismo che ho richiamato. Solo all'esito di questa verifica, infatti, si potrà capire se scattano le condizioni per la liquidazione diretta da parte dell'INPS, possibile in caso di incapienza, che però prima si deve venire a manifestare. Consapevole che il protrarsi di questa situazione penalizza ingiustamente i lavoratori, sono disponibile ad approfondire e a sollecitare un approfondimento dell'Istituto sulla questione, al fine di verificare se possano essere individuate soluzioni o azioni, in primo luogo di natura amministrativa, che consentano di liquidare ai lavoratori le quote di retribuzione differita alle quali hanno sicuramente diritto.
PRESIDENTE. L'onorevole Cabras ha facoltà di replicare.
PINO CABRAS (MISTO-A). Grazie. Io prendo in parola l'impegno solennemente pronunciato dal Ministro a fare quegli approfondimenti amministrativi che vanno a individuare le situazioni individuali. Tuttavia, sono preoccupato lo stesso, perché questa è una vicenda di dimensione collettiva che è certamente la somma di tante vicende individuali, di individui, di lavoratori che, uno per uno, maturano condizioni che fanno scattare un diritto e dovrebbero innescare un automatismo ma che, nei fatti non vengono trattate come tali. C'è una situazione incancrenita, che è collettiva. Al di là degli approfondimenti individuali - ripeto, prendo in parola il Ministro e li seguiremo con attenzione, come Alternativa - c'è una questione complessiva, la situazione di Tirrenia e del Gruppo Onorato, cioè una società che non paga i suoi debiti allo Stato, che riceve contributi dallo Stato e che ha visto a suo tempo abbuonato un carico di debiti che possiamo definire tranquillamente un regalo. Quanto dobbiamo ancora regalare a questo Gruppo, che è così importante nella vita della Nazione e che non riesce a garantire nemmeno in modo efficace la continuità territoriale? C'è una dimensione politica collettiva che richiede l'attenzione legislativa. Servono provvedimenti legislativi urgenti. Vediamo se si può trovare una via di decretazione su questo tema, perché davvero la via delle soluzioni individuali rischia ancora di rinviare alle calende greche una soluzione che, invece, richiede la massima urgenza.
(Intendimenti in ordine all'esigenza di una revisione dell'impianto normativo del reddito di cittadinanza - n. 3-03084)
PRESIDENTE. L'onorevole Murelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molinari ed altri n. 3-03084 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ELENA MURELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ogni giorno leggiamo di truffe scovate dalle nostre Forze dell'ordine, a cui va il mio ringraziamento. Si tratta di truffe ai danni dello Stato per percezione indebita del reddito di cittadinanza, soldi che poi non ritorneranno più nelle casse dello Stato, soldi persi, sprecati, sottratti ai cittadini italiani. Come ribadito più volte a lei in Commissione lavoro e qui in Aula, serve rivedere l'impianto normativo del reddito di cittadinanza, evitare che la percezione del reddito diventi un deterrente al lavoro ed inserire anche la responsabilità di chi non ha controllato a priori e ha accettato le domande. Lo stillicidio di errori, di mancati controlli o, ancor peggio, di connivenza nel riconoscimento del beneficio a persone che non ne hanno diritto minano la legge stessa e la trasformano in un fallimento strutturale.
Le chiedo, quindi, quale sia la sua volontà, quella del Governo e anche i tempi in cui si possa rivedere questa norma, che è sempre più una voragine nei conti pubblici, non una politica attiva del lavoro, ma solo puro assistenzialismo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie. Per l'ennesima volta rispondo a interrogazioni su questo argomento, le potrei intitolare tutte insieme in una raccolta: “ho un'opinione, non mi disturbate con dei fatti”. Se guardiamo, infatti, all'andamento di questa misura - che io non ho votato e su cui ho molte riserve -, non è autorizzata nessuna interpretazione secondo la quale ci si trovi di fronte a una voragine.
Dalle ultime stime dell'INPS, si registra un significativo trend in discesa del numero dei nuclei richiedenti: a maggio, infatti, i nuclei percettori risultano essere quasi 935 mila, ad aprile, invece, erano stati un milione e 160 mila e, a maggio di un anno fa, erano un milione e 242 mila; cioè, si sono ridotti, in un anno, di circa un terzo, quindi è difficile parlare di una misura che sia fuori controllo o che incida sempre più progressivamente sul mercato del lavoro.
Inoltre, nel corso degli ultimi cinque mesi dell'anno, le revoche hanno riguardato quasi 29 mila nuclei di decadenze per aumento del reddito e, quindi, di fuoriuscita dalla condizione iniziale. Sono state 178 mila le persone non più beneficiarie perché non hanno più richiesto il reddito, perché non avevano più i requisiti e perché, quindi, avevano trovato un'occupazione o, comunque, una fonte di sostentamento diversa.
Questi ultimi dati sono certamente riconducibili all'efficacia del nuovo sistema di verifica ex ante dei requisiti dei residenti e della più reale collaborazione tra i soggetti competenti nelle attività di controllo che stanno iniziando a funzionare, così come stanno iniziando ad essere messe a terra le norme previste all'interno della legge di bilancio rispetto all'offerta congrua, all'utilizzo delle misure del Programma GOL, che costituisce il programma di politiche attive che può reinserire anche i “redditisti” all'interno del mondo del lavoro.
Credo, e su questo mi associo alla considerazione del collega Garavaglia che, semmai, un intervento praticabile - non credo risolutivo, ma sicuramente utile - può essere quello di consentire una migliore compatibilità del reddito di cittadinanza con il percepimento di redditi da lavoro di carattere stagionale. Su questo punto credo sia importante approfondire e dare una risposta. Lo dico perché, a fronte di una narrazione spesso non basata su dati oggettivi, non risultano, invece, evidenze di un uso abnorme e distorto della misura superiore a tutte le altre provvidenze pubbliche; anzi, se dovessimo confrontarla con altre misure di cui abbiamo discusso recentemente, quantitativamente, le grandezze sono di ordine incomparabile. Quindi, sicuramente ci sono degli abusi, sicuramente ci sono delle irregolarità, come però ci sono, ahimè, in tutti i tipi di provvidenza pubblica. E non mi sento di dire che, statisticamente, nell'ambito del reddito di cittadinanza, queste illegalità siano quantitativamente più significative che negli altri ambiti.
Devo dire che, ogni giorno, la Guardia di finanza e gli altri Corpi di polizia ci parlano di truffe riguardo al 110 per cento, all'evasione fiscale; l'Ispettorato del lavoro tutti i giorni manda rapporti nei quali, su 100 imprese “targhettizzate” che vengono visitate, quasi 90 presentano irregolarità nell'ambito dell'applicazione contrattuale, ma nessuno pensa di mettere in discussione gli istituti che presidiano quel funzionamento, guardando giustamente a quelle dinamiche come a patologie. Ora, qui noi non siamo di fronte - lo voglio dire non avendo una particolare passione per la misura - a patologie che si discostino in modo significativo rispetto agli altri strumenti di finanziamento pubblico alle imprese, alle famiglie o alle persone.
PRESIDENTE. L'onorevole Murelli ha facoltà di replicare.
ELENA MURELLI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, non sono assolutamente soddisfatta della risposta, in quanto la voragine a cui mi riferivo, creata dai soldi delle truffe che, come ho detto, non ritorneranno più nelle casse dello Stato è evidente a tutti, lo leggiamo tutti i giorni sui giornali. E non è una scusa dire che è uguale alle altre situazioni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), noi dobbiamo almeno mettere un sassolino per risolvere la situazione.
A marzo 2019, quando abbiamo approvato in quest'Aula il reddito di cittadinanza, l'intento era di contrastare la povertà italiana, come misura di politica attiva per supportare i bisognosi, come viene fatto in altri Paesi europei. Come relatrice del provvedimento e come Lega, abbiamo cercato di mettere i famosi tre paletti: il patto per il lavoro, il patto per la formazione e il patto per il sociale come misure di politica attiva. Come per qualsiasi provvedimento, però, bisogna prendere in analisi quelli che sono i risultati a distanza di tempo e valutarne gli effetti. È questo che vogliamo: che il Governo valuti gli effetti diretti della misura. Le ricordo - glielo ha detto anche la Corte dei conti nella relazione sul Rendiconto generale del 2020 - che lo strumento è, nel complesso, scarsamente efficace e anche il suo comitato di esperti del Ministero del Lavoro ha detto di rivedere i criteri di assegnazione. Ogni posto di lavoro creato con il reddito di cittadinanza è costato allo Stato 52 mila euro, laddove un imprenditore privato paga molto meno una persona con contratto a tempo indeterminato.
Siamo alla seconda stagione estiva in cui gli operatori del settore turistico ed agricolo si lamentano di non trovare manodopera e, di fronte alla richiesta di una sanatoria agli immigrati irregolari, sarebbe più opportuno, invece, considerare come offerta congrua la prestazione occasionale dei percettori del reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il segnale, come Lega, lo abbiamo dato nel “decreto Aiuti”, lo ha ribadito anche il Ministro Garavaglia, con l'approvazione dell'emendamento che considera come offerta congrua le proposte fatte dai privati percettori di reddito; una misura, un segnale minimo nei confronti delle tante persone che non hanno avuto il bonus dei 200 euro che, invece, avete dato ai percettori del reddito di cittadinanza. Sarebbe utile, quindi, sospendere anche il beneficio del reddito di cittadinanza a quei percettori chi si rifiutano di svolgere progetti per la collettività nei comuni.
Chiudo, Presidente, dicendo che è necessario dare un segnale ai cittadini italiani, a quanti di loro hanno abbassato la saracinesca durante il COVID e non l'hanno più rialzata, ai nuovi poveri italiani che la pandemia ha creato affinché per loro non ci sia solo la beffa, oltre al danno. Aiutare le persone in difficoltà è sacrosanto, ma la differenza la fa come le aiuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
(Stato di attuazione della riforma del terzo settore, nel quadro di una strategia comune europea – n. 3-03085)
PRESIDENTE. L'onorevole Lacarra ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lepri ed altri n. 3-03085 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.
MARCO LACARRA (PD). Grazie, Presidente. Signor Ministro, il Terzo settore in Italia rappresenta un valore importante per l'economia, l'occupazione, la coesione sociale e la costruzione di comunità solidali. Durante il periodo pandemico e, di recente, nell'affrontare l'emergenza dei profughi ucraini, è stato decisivo l'apporto offerto da decine di migliaia di associazioni del Terzo settore.
Anche per riconoscere questo sforzo, è urgente completare l'attuazione dei provvedimenti necessari per la completa entrata in vigore della riforma del 2016. Quest'anno, peraltro, l'Italia è chiamata a coordinare il Comitato di monitoraggio dei seguiti della Dichiarazione di Lussemburgo, nato con l'obiettivo di costruire una comune consapevolezza in un riconoscimento condiviso dell'importanza dell'economia sociale nel territorio dell'Unione europea.
Con questa interrogazione, signor Ministro, chiediamo notizie sullo stato di attuazione della riforma e, in particolare, quello relativo alle norme fiscali; chiediamo quale sia lo stato attuale sulla strategia comune per lo sviluppo dell'economia sociale e quello concernente le risorse economiche impegnate dal Ministero del Lavoro; infine, chiediamo informazioni sulle iniziative formative intraprese finora.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. Ringrazio gli onorevoli interroganti, perché mi consentono di dar conto di un impulso credo significativo che è stato dato al processo di attuazione della riforma del Terzo settore da parte del Ministero e del Governo, nella consapevolezza che l'associazionismo e le imprese sociali svolgono nel nostro sistema di welfare una imprescindibile funzione integrativa: lo hanno dimostrato nella pandemia, lo stanno dimostrando nell'accoglienza dei profughi in queste settimane.
Sono stati adottati, in questo senso, molti decreti attuativi attesi da tempo: le linee guida sul rapporto tra le pubbliche amministrazioni e gli enti del Terzo settore, il regolamento concernente l'individuazione dei criteri e limiti delle attività diverse, decreti in materia di impresa sociale, le modalità attuative del social bonus, la disciplina dei controlli, le linee guida sulla raccolta fondi.
È stato inviato alla controfirma del Ministero dell'Economia e delle finanze il decreto in materia di riscossione dei contributi per l'attività ispettiva posti a carico delle imprese sociali.
È in corso di elaborazione la disciplina attuativa dei controlli sugli enti iscritti al RUNTS. Significativi sono, poi, i progressi compiuti in ordine al miglioramento delle disposizioni fiscali.
A metà giugno si è concluso il confronto con il MEF e le rappresentanze del Terzo settore - vorrei dire tutt'altro che semplice - che ha portato all'individuazione delle disposizioni correttive al titolo X del codice e alle norme fiscali sull'impresa sociale.
Il decreto-legge 21 giugno 2022, n. 73, contiene la disposizione che esplicita l'applicabilità immediata agli enti neoiscritti al RUNTS delle disposizioni fiscali del codice non soggette ad autorizzazione dell'Unione europea e si confida - diciamo qualcosa in più che “si confida” - che, in sede di conversione, possa essere accolto l'emendamento che racchiude tutte le restanti disposizioni fiscali condivise all'esito del sopracitato processo di confronto. Concluso positivamente questo iter, ciò permetterà al Ministero di presentare alla Commissione europea la richiesta di autorizzazione, il cui rilascio è subordinato all'efficacia di alcune disposizioni in materia di fiscalità del Terzo settore. Nel frattempo sono già stati anche attivati i contatti con la Commissione in questo senso. L'attuazione di una riforma di così ampio respiro investe anche un profilo culturale, che richiede lo sviluppo di iniziative formative, come ricordano gli interroganti, capace di orientare al meglio sia i pubblici funzionari sia gli operatori del Terzo settore nell'ambito del nuovo quadro. In questa prospettiva, il Ministero ha considerato prioritari due assi di intervento: il nuovo sistema di registrazione degli enti del Terzo settore, avviato lo scorso novembre, e gli istituti dell'amministrazione condivisa, che introducono un nuovo paradigma relazionale tra la pubblica amministrazione e il Terzo settore, basato sulla logica collaborativa della coprogrammazione e della coprogettazione. Con riguardo a questo secondo asse di intervento, in attuazione del PON Inclusione, è stato sottoscritto tra il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali e l'ANCI un accordo di collaborazione per la realizzazione del progetto “Formazione sulla riforma del codice del Terzo settore”, rivolto a tutti gli enti territoriali locali e del Terzo settore.
A livello internazionale, l'Italia ha assunto nel 2022 la presidenza del Comitato dei seguiti della dichiarazione di Lussemburgo. In questa prospettiva l'anno di presidenza vedrà diversi momenti di riflessione, dalla configurazione dei rapporti tra Terzo settore e pubblica amministrazione all'utilizzo della leva fiscale per il sostegno alla crescita dei soggetti dell'economia sociale, al ruolo dell'economia sociale quale fattore di sviluppo locale, con particolare riguardo alle aree rurali e interne. In questo percorso sono stati coinvolti ANCI, Conferenza delle regioni e Forum del Terzo settore nell'organizzazione di seminari sui temi al centro del dibattito italiano e internazionale sull'economia sociale. Il tutto si concluderà il prossimo 21 ottobre a Bologna, con la ministeriale dei Paesi membri che hanno aderito alla dichiarazione di Lussemburgo. L'Italia intende evidenziare, nel confronto con gli altri Paesi cofirmatari, uno degli aspetti più pregnanti dell'economia sociale, ovvero la centralità della persona che deve essere coinvolta nei processi e nei percorsi di decisione, di crescita e di sviluppo. Da ultimo ricordo che, per quanto riguarda il tema delle risorse economiche, nel 2022, è stata ripristinata la dotazione originaria del fondo per il finanziamento di progetti e di attività di interesse generale nel Terzo settore, che negli anni scorsi era stata erosa da sopravvenuti provvedimenti legislativi nell'ottica del contenimento della spesa pubblica. Si tratta di 40 milioni annui.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Lepri.
STEFANO LEPRI (PD). Grazie, Presidente e grazie, signor Ministro. Noi crediamo che le precisazioni e le risposte che il Ministro ha fornito siano soddisfacenti, anzitutto perché il Ministro e il Ministero hanno avuto di fronte una grande sfida: 42 decreti ministeriali, quindi una sorta di grande testo unico che credo siamo ormai prossimi a vedere completato. Ho motivo di credere che entro la fine naturale della legislatura sarà possibile veder completato questo impegno molto concreto e difficile. In questo impegno concreto e difficile annotiamo anche la sfida particolarmente complessa della riforma fiscale che, grazie al lavoro dei due Ministeri e anche all'emendamento in discussione in queste ore nel “decreto Semplificazioni fiscali”, se il Parlamento vorrà, troverà finalmente un suo esito positivo, così che il Ministero possa notificare l'accordo sulla riforma fiscale.
Così pure è importante l'articolo 26, sempre del “decreto Semplificazioni”, che interviene sull'articolo 104 del codice del Terzo settore per rimuovere tutti gli ostacoli per l'applicazione della parte fiscale senza la necessità di notifica. È molto importante ciò che ricordava prima il Ministro riguardo ad alcune sfide che sono già realtà: per esempio, il funzionamento del Consiglio nazionale del Terzo settore, il quasi completamento del Registro unico del Terzo settore, le linee guida che sono state emanate, che consentono una nuova capacità di collaborare in termini cooperativi tra pubblica amministrazione e Terzo settore.
Bene anche il ricco programma che il Ministro ha illustrato, che fa seguito all'impegno del Comitato di Lussemburgo. L'Italia può essere certamente un riferimento: lo è sia per la sua biodiversità sociale, del Terzo settore, sia per le norme che la legge delega e il decreto legislativo hanno contribuito a definire.
Infine, bene anche l'impegno che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali ha annunciato per garantire risorse a favore del Terzo settore. Siamo convinti che il completamento delle misure, in particolare delle norme fiscali, consentirà il pieno impiego delle risorse previste nella riforma e che al momento, per diverse ragioni, solo in parte sono impiegate. Raccomandiamo in particolare al Ministero e al Ministro il completamento del pagamento dei ristori, a seguito delle misure prese durante la pandemia, un'attenzione particolare nel destinare le risorse europee del Piano nazionale ripresa e resilienza, magari anche dedicandole al Terzo settore, e una speciale attenzione alla formazione degli operatori della pubblica amministrazione del Terzo settore, per realizzare pienamente quel codice cooperativo, contenuto negli articoli 55 e seguenti del codice del Terzo settore, che è una vera rivoluzione perché consente davvero di superare logiche competitive, che pubblica amministrazione e Terzo settore, se possibile, non devono praticare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Intendimenti del Governo in merito all'introduzione del salario minimo orario – n. 3-03086)
PRESIDENTE. La deputata Segneri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Barzotti ed altri n. 3-03086 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmataria.
ENRICA SEGNERI (M5S). Grazie Presidente. Signor Ministro, l'articolo 36 della nostra Costituzione stabilisce il diritto di ogni lavoratore ad una retribuzione proporzionata alla quantità e alla qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Il diritto a un salario minimo adeguato è menzionato, inoltre, nel principio 6 del pilastro europeo dei diritti sociali del 2017 e si è concretizzato, nel 2020, nella proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, con la quale per la prima volta l'Unione europea entra nel merito della qualità e dei parametri per definire le retribuzioni, pur non travalicando le competenze in materia che gli Stati conservano.
Secondo la relazione sul rapporto annuale INPS del luglio 2022 del professor Tridico, la distribuzione dei redditi all'interno del lavoro dipendente si è ulteriormente polarizzata, con una quota crescente di lavoratori che percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla soglia di fruizione del reddito di cittadinanza. Per la precisione, il 23 per cento dei lavoratori guadagna meno di 780 euro al mese, considerando anche i part time. Per contro, l'1 per cento dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa retributiva complessiva. Secondo Eurostat, nel 2019, l'11,8 per cento dei lavoratori italiani era povero, contro una media europea del 9,2 per cento. La percentuale di lavoratori sotto la soglia dei 9 euro lordi l'ora è del 28 per cento, ovvero oltre 4,3 milioni di lavoratori, e quasi un lavoratore su tre guadagna meno di 1.000 euro al mese, considerando anche i part time. È evidente che i bassi salari rappresentano una questione prioritaria e di dignità, da affrontare immediatamente.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ENRICA SEGNERI (M5S). In Parlamento sono all'esame proposte di legge per l'introduzione del salario minimo orario. La proposta del MoVimento 5 Stelle si basa sulla valorizzazione della contrattazione collettiva, quale criterio per attuare l'articolo 36 della Costituzione. Inoltre, si aggiunge un ulteriore intervento, stabilendo che il trattamento economico minimo orario…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ENRICA SEGNERI (M5S). …come definito dal contratto collettivo nazionale prevalente nel settore, non può essere inferiore a 9 euro lordi. Le chiedo, signor Ministro, quali iniziative intenda intraprendere per garantire una soglia minima dignitosa, in linea con quanto previsto dalla proposta in discussione in sede parlamentare, al fine di assicurare a tutti i lavoratori una retribuzione proporzionata alla qualità e alla quantità del lavoro prestato e sufficiente a garantire loro una vita dignitosa.
PRESIDENTE. Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.
ANDREA ORLANDO, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali. I dati salariali che sono contenuti nel rapporto annuale INPS sono stati richiamati correttamente dall'onorevole interrogante e mostrano inequivocabilmente un allargamento dell'area dei lavoratori poveri. Se il quadro occupazionale ad oggi appare promettente, sono invece preoccupanti i segnali che provengono proprio dalla dinamica retributiva.
Innanzitutto si registra un fenomeno di sottoccupazione involontaria, persone che lavorano solo 10-15 ore la settimana, che vorrebbero certamente lavorare di più e percepire una retribuzione dignitosa, ma non trovano opportunità adeguate, oppure il fenomeno è spia di un allargamento della fascia del lavoro nero e del lavoro sommerso. Inoltre, come sottolinea il rapporto INPS, la pandemia ha avuto un impatto negativo sulla situazione retributiva preesistente, acuendo le caratteristiche di frammentazione e polarizzazione: una quota crescente di lavoratori percepiscono un reddito da lavoro inferiore alla stessa soglia di fruizione del reddito di cittadinanza, per contro l'1 per cento dei lavoratori meglio retribuiti ha visto un ulteriore aumento di un punto percentuale della loro quota sulla massa di retribuzione complessiva. È certo, quindi, che occorre intervenire con una politica dei redditi di carattere più complessivo, nell'ambito della quale certamente un ruolo essenziale va all'innalzamento della retribuzione minima in ogni comparto. La soluzione normativa da definire deve muoversi all'interno del quadro di riferimento della direttiva europea sul salario minimo, recentemente approvata, che persegue l'obiettivo di rendere accessibile a tutti i lavoratori la tutela del trattamento minimo dignitoso, rafforzando ed estendendo la copertura della contrattazione collettiva, ma la stessa direttiva raccomanda un percorso di dialogo sociale che deve vedere tra le condizioni per i provvedimenti da assumere anche un accordo possibile tra le parti sociali. Questo quadro ci indica alcuni principi e criteri ordinatori ai quali attenersi e che ci consentiranno di giungere ad un'eventuale individuazione normativa del salario minimo e soprattutto di chiarire e risolvere alcune questioni aperte nel rapporto con le parti sociali.
Credo anche grazie al dibattito promosso e alle iniziative parlamentari attualmente in discussione al Senato ci possono essere condizioni per una parziale ma proficua intesa con le parti sociali per giungere ad una soluzione che colga almeno alcuni degli obiettivi della direttiva. Stiamo, infatti, lavorando su una proposta di sintesi che prende le mosse dall'orientamento prevalente della giurisprudenza, secondo il quale la retribuzione proporzionata e sufficiente ex articolo 36, è quella prevista dai contratti collettivi di lavoro e che estende per via legislativa i trattamenti economici dei contratti collettivi più rappresentativi o maggiormente diffusi come retribuzione minima, ritenuta quindi come proporzionata e sufficiente in ciascun settore. Il riferimento al trattamento economico previsto dai contratti collettivi rappresenterebbe un significativo passo in avanti verso l'individuazione di una retribuzione dignitosa e tradurrebbe in norma generale le specifiche fattispecie normative già utilizzate dal legislatore in molti casi sul tema retributivo, quando infatti si rinvia ai contratti collettivi. Questa soluzione, stimolata dalla presentazione anche di diverse proposte di legge che affrontano il tema, anche se in modo complessivamente più organico, consentirebbe tuttavia di dare risposte concrete da subito ad oltre un milione di lavoratori attualmente non coperti da contratti collettivi siglati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, ai quali dobbiamo aggiungere un milione e mezzo di lavoratori circa sommersi, che lavorano in nero. Si tratterebbe dunque di un primo importante passo verso la realizzazione di quella protezione giuridica del lavoro che troverà nella retribuzione costituzionalmente definita uno dei suoi principali punti fermi. Peraltro, credo che questo non precluda ma invece mantenga vivo un dibattito per realizzare un ulteriore e più complessivo intervento del legislatore ove maturino le condizioni politiche e naturalmente un'adeguata interlocuzione con le forze sociali. E altresì chiaro che il dibattito aperto sul salario minimo è l'occasione per affrontare in Italia molte delle questioni che si stanno ponendo sul piano della frammentazione contrattuale e del livello, spesso insufficiente, di tutela giuridica ed economica che ne consegue. È poi molto importante che noi affrontiamo questo argomento anche dal punto di vista della previdenza perché bassi salari producono inevitabilmente, in prospettiva, basse pensioni sul quale poi la collettività sarà costretta giocoforza ad intervenire se si vorrà affrontare il tema di lavoratori poveri che diventano pensionati poveri.
Da questo punto di vista, credo non ci sia solo un interesse di quei lavoratori e neppure soltanto il tema di una tenuta sociale che pure dovrebbe essere al centro dell'attenzione di tutti, c'è anche un'esigenza prospettica che riguarda l'equilibrio della previdenza in questo Paese, che è stata al centro dell'attenzione di molti e sarebbe bene che lo fosse anche in quest'ottica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l'onorevole Barzotti, prego onorevole.
VALENTINA BARZOTTI (M5S). Grazie Presidente, signor Ministro, mi dichiaro parzialmente soddisfatta della sua risposta e non può essere diversamente perché al momento quello che lei ha prospettato è un intervento parziale.
L'abbiamo detto nell'illustrazione, l'ha ripetuto lei nella risposta e lo dico io in fase di replica: l'articolo 36 della Costituzione, che lei ha giurato di osservare lealmente, parla di diritto del lavoratore ad avere una retribuzione sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un'esistenza libera e dignitosa. Questo articolo della nostra Carta fa riferimento a tutti i lavoratori, non possiamo permetterci di escludere milioni di persone che resterebbero ancora ingabbiate nella povertà. Infatti, come lei, Ministro, ben sa, la mera presenza di un contratto collettivo non sempre garantisce salari dignitosi, ancor di più se consideriamo il fatto che alcuni di questi non vengono rinnovati da anni. La nostra proposta ha il preciso obiettivo di porre fine a tutto ciò, non solo individuando per ogni settore il trattamento economico complessivo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro, ma soprattutto stabilendo che il salario minimo orario non può comunque essere inferiore a 9 euro lordi. Ministro, l'Italia è l'unico Paese in Europa in cui negli ultimi trent'anni i salari sono diminuiti e oggi 4,3 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro lordi l'ora. Questo è successo mentre, ad uno ad uno, ventuno Paesi europei su 27 hanno dato una risposta ai cittadini attraverso l'introduzione di un salario minimo legale. Alla luce di ciò dobbiamo avere il coraggio in questa sede di dirci la verità: qualcosa in Italia non ha funzionato e per questo bisogna invertire la rotta. L'ho già detto più volte, lo ripeto qui, oggi: noi legislatori non possiamo abdicare al nostro ruolo, che è quello di operare per garantire il rispetto e l'attuazione della Costituzione in ogni sua parte. Il salario minimo per legge è la risposta più concreta che possiamo dare e che i nostri lavoratori si aspettano, il mattone su cui iniziare a costruire il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,08, è ripresa alle 16,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sulle iniziative in relazione all'emergenza siccità, con particolare riferimento al settore dell'agricoltura.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sulle iniziative in relazione all'emergenza siccità, con particolare riferimento al settore dell'agricoltura.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.
(Intervento del Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli.
STEFANO PATUANELLI, Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali. Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare gli onorevoli colleghi per aver calendarizzato questa informativa rispetto a un tema che sta toccando fortemente il nostro Paese, in ordine alla capacità produttiva dei sistemi agricoli. La siccità è un altro tassello di un momento di crisi per i sistemi agroalimentari. Ricordo che anche il 29 marzo ho reso un'informativa in quest'Aula sul tema del conflitto in Ucraina: è chiaro quindi che i nostri sistemi produttivi stanno affrontando una serie di criticità e di emergenze e hanno bisogno di sostegno da parte del Governo. Ancora una volta, emerge quanto le sorti del settore agricolo siano strettamente connesse anche al benessere economico e sociale dell'intero Paese.
L'agricoltura è al centro del dibattito per molti motivi: la carenza d'acqua sta mettendo a dura prova vaste aree del territorio italiano con gravi disagi per cittadini e aziende; inoltre l'agricoltura sconta problematiche particolarmente pesanti, che hanno diretto impatto su quantità e prezzi degli alimenti nel mercato. È quanto mai opportuno, quindi, fare il punto su ciò che sta avvenendo e ragionare su come affrontare al meglio l'emergenza, adottando le misure più efficaci. Al tempo stesso, è fondamentale soffermarsi ad analizzare con lucidità i dati disponibili ed esaminare il problema anche in un'ottica di medio e lungo termine, programmando interventi strutturali e soluzioni di sistema. Ma ritengo soprattutto che questo sia il momento di fare, più che di parlare.
Intanto, vorrei, in premessa e in linea generale, ricordare che il Ministero che ho l'onore di rappresentare ha competenze piuttosto specifiche sul tema oggetto dell'informativa, che riguardano la programmazione e il finanziamento degli interventi del settore delle infrastrutture irrigue di rilevanza nazionale, la cui concreta esecuzione è demandata ai consorzi di bonifica e agli enti di irrigazione. La rilevanza nazionale degli interventi è definita sulla base della capacità degli invasi: sono infatti considerati di rilevanza nazionale gli investimenti che prevedono una capacità di invaso superiore a 250.000 metri cubi, mentre sono di rilevanza regionale quelli di dimensioni inferiori. Questo criterio di demarcazione per il settore irriguo tra livello nazionale e regionale è stato stabilito nel Programma di sviluppo rurale nazionale 2014-2020 e vige tuttora. Ovviamente sulle infrastrutture ad uso idrico e plurimo la competenza primaria è in capo al Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e al Ministero della Transizione ecologica. In particolare, il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili esercita il ruolo di coordinamento strategico nella programmazione e nel finanziamento di interventi infrastrutturali relativi all'approvvigionamento idrico primario, mentre il MiTE interviene prioritariamente sulla pianificazione e sul finanziamento degli interventi di lotta al dissesto, di tutela e regolazione ambientale e di politica energetica. Alle autorità di distretto dei bacini idrografici spettano invece i compiti di pianificazione delle risorse idriche su vasta scala.
Analizzando il contesto nel quale ci stiamo muovendo, è evidente che, già dal mese di gennaio, erano emersi segnali di allarme per la stagione irrigua a causa dell'assenza di significative precipitazioni invernali nel Nord-Ovest d'Italia, sia sotto forma di pioggia, che di neve. I dati dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del CNR hanno poi confermato, per il 2022, precipitazioni dimezzate rispetto alle medie del periodo, con un deficit del 47 per cento a livello nazionale, valore che ha raggiunto percentuali tra il meno 50 ed il meno 60 per cento nelle regioni del Nord-Ovest. Il fenomeno siccitoso, che ha dapprima colpito l'Italia del Nord, in particolare il distretto idrografico del fiume Po, si è progressivamente esteso verso il Centro ed il Sud del Paese, soprattutto a causa delle temperature record.
L'emergenza idrica è costantemente sotto osservazione da parte dei sette osservatori distrettuali permanenti sugli utilizzi idrici, istituiti per ciascuno dei distretti idrografici in cui è suddiviso il territorio nazionale. Le scarse piogge di fine giugno hanno contribuito in maniera molto relativa ad attenuare la situazione. In alcuni casi, le precipitazioni si sono rivelate addirittura dannose, perché accompagnate da venti forti e da grandine. L'anno in corso è caratterizzato anche dalle temperature record, che hanno contribuito in maniera rilevante a comporre il quadro emergenziale. Considerando l'intero semestre gennaio-giugno, il 2022 raggiunge il primato assoluto con un più 0,76 gradi centigradi rispetto alla media delle temperature del periodo compreso tra il 1991 ed il 2020, una deviazione anomala che, per il Nord Italia, sale addirittura a oltre un grado centigrado. Su questo aspetto, la recente tragedia della Marmolada, ancora davanti ai nostri occhi, ha lanciato un messaggio ancor più diretto ed esplicito. Assistendo all'attuale emergenza, dobbiamo riconoscere che siamo ormai abituati ad assistere ciclicamente a fenomeni siccitosi preoccupanti. Simili situazioni si sono verificate, ad esempio, nel 2003, nel 2007, nel 2012 e nel 2017 - sostanzialmente, ogni cinque anni ci troviamo di fronte a questa situazione - ed è altrettanto vero che questi fenomeni si verificano con un'evidenza sempre maggiore e con conseguenze sempre più devastanti. Pur nella ciclicità degli eventi estremi di siccità, dunque, assistiamo ad un processo di lento, ma inesorabile logoramento della disponibilità idrica del nostro Paese. ISPRA, pochi giorni fa, ha comunicato a tal proposito che il valore annuo medio di risorsa idrica disponibile per l'ultimo trentennio 1991-2020 si è ridotto del 19 per cento rispetto a quello del trentennio 1921-1950. Quel che preoccupa di più, tuttavia, sono le proiezioni fornite da ISPRA per il prossimo futuro: tenuto conto dei cambiamenti climatici in atto, si prevede infatti a livello nazionale una riduzione della disponibilità della risorsa idrica, che va dal 10 al 40 per cento.
Particolarmente a rischio è il settore ortofrutticolo, che non può fare a meno della risorsa idrica e che rischia di perdere quote importanti di produzioni. Le ridotte riserve idriche, dovute sia alla mancanza di precipitazioni, che alla riserva nivale accumulata a monte, hanno condotto gli operatori del settore agricolo, compresi i consorzi di bonifica ed irrigazione, ad affrontare una situazione precaria sin dal mese di marzo. La penuria idrica del bacino del più importante fiume d'Italia, il Po, sta interessando oltre un terzo della produzione agricola nazionale: stiamo parlando delle coltivazioni di frutta, verdura, pomodori e cereali, in particolare mais e riso, oltre agli allevamenti presenti nella Pianura Padana. La carenza di acqua ha anche ridotto le rese delle coltivazioni seminate nell'autunno scorso, quali frumento, orzo e loietto. Occorre inoltre evidenziare che la crisi idrica è intervenuta in un contesto economico estremamente critico, con le aziende già provate da pesanti incrementi dei costi produttivi derivanti dal conflitto in Ucraina: energia, fertilizzanti, mangimi, gasolio, sementi e prodotti fitosanitari.
Ci tengo a cogliere l'occasione per evidenziare che, nei primi giorni di luglio, abbiamo firmato due importanti provvedimenti a favore del settore zootecnico, per un importo complessivo di 224 milioni di euro, allo scopo di sostenere uno dei comparti maggiormente colpiti dalle conseguenze della crisi economica indotta anche dalla crisi idrica, somme che saranno erogate entro il 30 settembre.
Sostenere con ogni mezzo cittadini e imprese, tutelando il nostro territorio, rappresenta il nostro obiettivo primario in questo periodo di nuove e grandi difficoltà. Nella seduta del Consiglio dei Ministri del 4 luglio abbiamo deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2022 per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto. Lo stato di emergenza è volto a fronteggiare, con mezzi e poteri straordinari, la situazione in atto, con interventi di soccorso, interventi di protezione civile e assistenza alla popolazione interessata e a ripristinare la funzionalità dei servizi pubblici e delle infrastrutture di reti strategiche. Lo stato di emergenza potrebbe prossimamente essere esteso anche ad altre regioni che hanno presentato - o stanno presentando - richiesta, tra cui Lazio, Umbria, Liguria e Toscana. Per questa ragione, il Governo sta lavorando per inserire nel decreto-legge a sostegno dei lavoratori e delle imprese, che si intende adottare entro la fine del mese - come annunciato anche dal Presidente nei giorni scorsi -, alcune disposizioni urgenti per affrontare l'emergenza idrica. Riteniamo infatti non più rinviabile il rafforzamento del coordinamento degli interventi strutturali, volti alla mitigazione dei danni derivanti dal fenomeno della siccità e al potenziamento e adeguamento delle infrastrutture idriche. A questo proposito, voglio fare un ragionamento sulla questione del commissario, molto spesso richiamata.
Ritengo che una struttura commissariale possa avere un senso, se è una struttura che ha una sua struttura e una sua capacità di intervento e di spesa. Credo, però, che il problema sia strutturale e che forse sia più opportuno prevedere un coordinamento permanente, ad esempio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, che consenta interventi non soltanto in emergenza ma anche di programmazione futura.
Nell'ambito del decreto-legge Siccità proporrò l'introduzione di norme volte a rafforzare le strutture dei singoli Ministeri preposti alla gestione degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza sul tema idrico, nonché a istituire un Fondo destinato a finanziare la fase di progettazione delle infrastrutture irrigue del Paese. Tra le misure rivolte specificatamente al settore agricolo, proporrò il rifinanziamento - lo ritengo una necessità - del Fondo di solidarietà nazionale, che oggi ha una dotazione di 13 milioni di euro che è assolutamente insufficiente, al fine di indennizzare le aziende agricole che, all'insorgere dell'emergenza, non beneficiavano della copertura recata da polizze assicurative a fronte del rischio siccità.
Da un lato c'è lo stato di emergenza, dall'altro, c'è lo stato di calamità che porta, poi, a una deroga al principio di irrisarcibilità dei danni assicurabili, come quello della siccità. Il Fondo di solidarietà nazionale serve esattamente a questo. Si tratta di un intervento necessario in questo contesto emergenziale, tenuto conto dell'attuale sistema nazionale di gestione del rischio in agricoltura ancora fortemente basato sugli interventi ex post. Tuttavia voglio sottolineare che ci stiamo adoperando con forza per cambiare questo tipo di approccio e su questo ritornerò a breve. Stiamo lavorando per rinnovare gli strumenti di gestione del rischio disponibili per gli agricoltori, anche attraverso l'istituzione di un Fondo mutualistico nazionale che sarà attivo dal 1° gennaio 2023, di cui dirò, appunto, a breve.
Per quanto riguarda la densità economica del Fondo di solidarietà nazionale, oggi non è ancora possibile avere una quantificazione certa dei danni legati al fenomeno della siccità perché è ancora, ovviamente, in corso. Vi sono in corso produzioni in maturazione e bisogna capire il calo delle rese. L'ultimo rapporto Istat sull'acqua, pubblicato a marzo, indica che le perdite del nostro sistema idrico corrispondono ancora al 36,2 per cento (dato 2020). La perdita giornaliera per chilometro di rete è pari a 41 metri cubi, per un totale di 0,9 miliardi di metri cubi in un anno. Non dimentichiamo che in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45 per cento, con punte che toccano il 70 per cento. Questo non è degno di un Paese civile.
Un altro dato preoccupante è la scarsa capacità di stoccaggio dell'acqua piovana che in Italia ammonta a circa l'11 per cento. I dati ci dicono, dunque, in modo chiaro in quale direzione intervenire per il futuro: aumentare la capacità di stoccaggio di acqua, ammodernando gli invasi esistenti e realizzando nuove opere a livello territoriale e aziendale; rinnovare e rendere efficiente la rete idrica, riducendo le perdite e garantendo un monitoraggio puntuale degli usi; promuovere un uso razionale della risorsa idrica nel settore agricolo e industriale, privilegiando le tecniche di agricoltura di precisione (Agricoltura 4.0); sensibilizzare anche i cittadini a un uso responsabile dell'acqua, quale bene comune da preservare per le future generazioni.
Sul tema degli investimenti sul sistema idrico dobbiamo, però, dire che è stato fatto molto negli ultimi anni e mi riferisco ad un periodo, ovviamente, ben più ampio dell'inizio del mio mandato e, quindi, senza prendermi alcun merito di questo. Anche alla luce dei dati precedentemente richiamati, infatti, è evidente che la carenza idrica non ha più un carattere di straordinarietà ma ormai è un fattore ricorrente, è uno dei temi costantemente incluso nelle politiche nazionali. Nel comparto agricolo già da tempo il Ministero si è attrezzato per farvi fronte, con una Strategia nazionale sul risparmio idrico, tutela territoriale e lotta al dissesto idrogeologico. Si tratta di un programma di lungo periodo volto a promuovere investimenti per la riduzione dei rischi in agricoltura connessi alla scarsità idrica e al dissesto idrogeologico, basato sull'adeguamento delle infrastrutture con finalità irrigua e di difesa del territorio. È uno strumento essenziale per favorire l'adattamento del settore agricolo ai rischi climatici e assicurarne la competitività, aumentando la resilienza dell'agroecosistema agli eventi siccitosi così come ai rischi idrogeologici.
L'obiettivo degli interventi previsti dalla Strategia è quello di promuovere un utilizzo sempre più efficiente dell'acqua e garantire una maggiore e più costante disponibilità di acqua per l'irrigazione. Il potenziamento delle infrastrutture idriche può avvenire sia a monte, sui grandi accumuli a reti di adduzione idrica e nella realizzazione di una rete capillare di piccoli invasi, sia a valle, sulle reti di distribuzione. Per portare avanti la propria strategia sugli investimenti e contribuire al raggiungimento dei target di sviluppo sostenibile connessi all'efficientamento dell'uso dell'acqua, il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali sta sfruttando e integrando le potenzialità di finanziamenti di vari fondi disponibili di diversa provenienza, nazionale ed europea, e natura, quali reti irrigue, invasi e lotta al dissesto.
Nel complesso, nel periodo 2018-2022, sono stati investiti circa 1,24 miliardi di euro per il finanziamento di 169 progetti irrigui in capo a 135 beneficiari mediante il programma di sviluppo rurale nazionale, il Fondo per lo sviluppo e la coesione e il Fondo per il rilancio dello sviluppo infrastrutturale del Paese. L'attuazione della strategia di efficientamento del sistema irriguo è sostenuta anche grazie alle ulteriori risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Nell'ambito della componente M2C4, l'investimento 4.3 gode di una dotazione di 880 milioni di euro, di cui 520 milioni per progetti nuovi e 360 milioni per progetti già avviati con risorse nazionali. Gli interventi proposti puntano ad aumentare la resilienza dell'agrosistema irriguo ai cambiamenti climatici, con particolare riferimento agli eventi siccitosi, con l'intento di migliorare la gestione della risorsa idrica, ridurre le perdite e favorire la misurazione e il monitoraggio degli usi delle reti collettive. Per l'attuazione degli interventi è stata prevista una timeline molto stringente per poter garantire l'appalto dei lavori entro il 2023 e la loro realizzazione entro 2026 (stiamo rispettando tutti i tempi previsti).
Il 30 settembre 2021 è stato pubblicato l'elenco dei progetti ammissibili, mentre entro settembre di quest'anno saranno emanati i decreti di concessione a seguito dell'accertamento dei requisiti di ammissibilità dichiarati dai beneficiari in fase di candidatura dei progetti. Gli investimenti finanziati dal MiPAAF, diffusi sul territorio e realizzabile nel breve e medio periodo, si pongono a integrazione e accompagnamento degli interventi di efficientamento e messa in sicurezza delle infrastrutture idriche primarie, i grandi adduttori, dighe, invasi e grandi derivazioni, gestiti da altri Ministeri nell'ambito della componente M2C4, che ha una dotazione di 2 miliardi di euro.
Al tema dell'acqua il piano nazionale dedica anche grande rilevanza, con uno stanziamento di 4,38 miliardi di euro finalizzato a garantire la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l'intero ciclo e il miglioramento della qualità ambientale delle acque interne e marittime. Con una procedura del tutto analoga a quella utilizzata per l'investimento del piano nazionale, potranno essere prossimamente finanziati, grazie alle risorse stanziate nella legge di bilancio 2020, pari a 440 milioni di euro dal 2022 al 2027, ulteriori progetti sul tema della gestione idrica. Complessivamente, dal 2018 circa 2,2 miliardi di euro di fondi nazionali ed europei sono già stati assegnati o stanno per essere assegnati dal MiPAAF per interventi sulle infrastrutture irrigue collettive e per l'ammodernamento ed efficientamento del servizio di irrigazione collettiva. Il Ministero ha inoltre collaborato attivamente con il MIMS alla redazione del piano nazionale idrico, contribuendo a definire le priorità di intervento e, di conseguenza, i criteri di scelta degli interventi che verranno applicati anche per la programmazione 2020-2029.
L'emergenza idrica in corso dimostra la necessità di ulteriori investimenti per i prossimi anni, con particolare attenzione al potenziamento delle infrastrutture di stoccaggio e valutando il ricorso a fonti idriche non convenzionali, come, ad esempio, il riutilizzo delle acque reflue. In linea con quanto proposto da ANBI, è importante anche incentivare la creazione di opere di accumulo di media entità e a carattere interaziendale che possano svolgere molteplici funzioni, anche ambientali e sul territorio, oltre che autosostenersi dal punto di vista energetico, integrando opere di produzione da fonte rinnovabile.
Un altro tema fondamentale, su cui ritengo che sia stato fatto molto, è il dotare le aziende degli strumenti di incentivo alle tecniche di agricoltura di precisione. Penso al pacchetto 4.0 che, dalla legge di bilancio del 2019 per l'anno 2020, vede per gli agricoltori la disponibilità e la possibilità di accedere al credito d'imposta legato a tutto il pacchetto 4.0, che permette, quindi, di intervenire con strumenti che, a loro volta, consentono un grande risparmio idrico - fino al 75 per cento - per alcune colture. Inoltre, all'interno del piano strategico nazionale e dei piani di sviluppo rurale della nuova programmazione PAC vi sono forti elementi sia di accompagnamento all'innovazione in agricoltura che di formazione del personale, che potrà, quindi, utilizzare quelle tecniche anche in ordine alla possibilità di risparmiare la risorsa idrica, cosa che in questo momento è fortemente e assolutamente necessaria.
Voglio tornare brevemente su un altro ambito di intervento su cui va concentrata la nostra attenzione, se vogliamo sostenere la competitività delle imprese agricole rispetto ai fenomeni climatici estremi come la siccità. Mi riferisco alla gestione del rischio in agricoltura, a cui accennavo all'inizio dell'informativa. Anche in quest'ambito, come già più volte richiamato, non possiamo affrontare il tema solo nella logica dell'intervento ex post con gli indennizzi che arrivano quando il danno è già arrivato. Per tale ragione, il Ministero sta lavorando per riorientare e rafforzare le strategie di gestione del rischio, con l'obiettivo di offrire maggiori strumenti per fronteggiare le nuove sfide derivanti dai cambiamenti climatici, tenuto conto dell'aumento dell'intensità e della frequenza dei fenomeni estremi, ma anche del contestuale incremento dei costi assicurativi medi.
La siccità, infatti, fa parte dei rischi climatici con cui un agricoltore deve ormai fare i conti in maniera sistematica e fa parte di quegli eventi calamitosi assicurabili. Le aziende agricole, già oggi, possono stipulare polizze assicurative agevolate con un contributo statale fino al 70 per cento della spesa sostenuta per i premi. Una prima analisi dei dati relativi all'andamento delle coperture assicurative agevolate sottoscritte nel corrente anno mostra, tuttavia, una debolezza dell'attuale sistema assicurativo per il settore agricolo, in parte connessa alla difficoltà per le compagnie assicurative a piazzare i rischi catastrofali, come appunto la siccità, presso le compagnie di riassicurazione internazionale. Per questa ragione le compagnie non sarebbero riuscite a coprire integralmente le richieste provenienti dalle imprese agricole.
Proprio al fine di potenziare l'attuale sistema di gestione dei rischi, il MiPAAF è intervenuto con interventi ad hoc nell'ambito della riforma della PAC e nell'ultima legge di bilancio. La riforma della PAC e il Piano strategico nazionale rappresentano un'opportunità da cogliere per rilanciare il sistema delle assicurazioni agevolate e gli strumenti di gestione del rischio innovativi, quali fondi di mutualizzazione, lo strumento di stabilizzazione del reddito e le polizze index based.
Grazie alla nuova PAC, gli ordinari strumenti di gestione del rischio sono stati potenziati con l'attivazione del nuovo Fondo mutualistico nazionale. In questo modo, lo strumento delle assicurazioni agevolate sarà affiancato dal Fondo mutualistico nazionale, finanziato con il 3 per cento di pagamenti diretti e con le risorse che saranno rese disponibili attraverso uno specifico intervento cofinanziato dallo sviluppo rurale.
Questa novità della PAC rappresenta un vero e proprio successo negoziale per l'Italia che l'ha fortemente voluta a livello europeo. È una misura di grande rilievo, del valore di oltre 350 milioni di euro all'anno. La leva pubblica consente, infatti, di triplicare i 100 milioni di euro della quota degli agricoltori derivanti dal primo pilastro.
Con le risorse a disposizione si punta a creare una rete di sicurezza per i circa 700 mila agricoltori che percepiscono pagamenti diretti della PAC contro i danni catastrofali che ammontano mediamente ad oltre 600 milioni di euro all'anno.
L'istituendo Fondo mutualistico sarà gestito tramite una società dedicata in ISMEA, con la partecipazione di SIN. Alle risorse del Fondo mutualistico nazionale si aggiungono, inoltre, quasi 340 milioni di euro all'anno di fondi pubblici destinati alle assicurazioni agevolate, che continueranno quindi ad esserci.
Complessivamente, a partire dal 2023, avremo dunque un pacchetto di interventi per la gestione del rischio del valore complessivo di quasi 700 milioni di euro all'anno. Io credo che la politica agricola comune sempre di più si sposterà verso una gestione del rischio più che in interventi con pagamenti diretti. Per raggiungere tale provvista finanziaria, nella manovra di bilancio abbiamo provveduto ad integrare il cofinanziamento nazionale del FEASR, appostando risorse pari a 891,5 milioni di euro.
In conclusione, credo che sia sotto gli occhi di tutti che la criticità legata agli eventi siccitosi ci costringe e ci obbliga a fare, più che a parlare, ed è per questo che stiamo provando ad accelerare ogni tipo di iniziativa volta a riammodernare le infrastrutture irrigue, a rendere disponibile la risorsa che c'è, consapevoli del fatto che, in questo momento, i sistemi produttivi agricoli stanno subendo, dall'aumento dei costi dell'energia, dalle difficoltà logistiche legate al conflitto e dagli eventi climatici, una serie di danni che obbligano questo Governo, e credo anche il Parlamento nel suo complesso, a trovare le risorse per accompagnare i nostri produttori agricoli in una fase così complicata (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico, Liberi e Uguali e di deputati del gruppo Misto).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Viviani. Ne ha facoltà.
LORENZO VIVIANI (LEGA). Grazie, Presidente. Ministro, mi ricollego subito alle sue parole finali. Lei ci ha parlato praticamente della situazione di emergenza che abbiamo vissuto negli ultimi mesi, ma è una situazione di emergenza, purtroppo, che deve investire di colpa la classe dirigente, la classe politica e, mi viene da dire - mi spiace, Ministro - anche parte del suo partito o comunque chi ha fomentato molte volte ed ha fatto man bassa dei voti dei comitati del “no” sui territori, cioè quella gente che è andata contro le infrastrutture, che è andata contro l'innovazione, la regimazione delle acque, la “bacinizzazione”, ad esempio, del Po. Perdonatemi, ma ciò non è una bestemmia, vuol dire riuscire a curare quell'emergenza, che lei qui ha chiamato emergenza siccità, ma che è l'emergenza gestione risorsa idrica. Infatti, Ministro, se negli ultimi vent'anni abbiamo avuto sei siccità, e questa sembra una delle più gravi, abbiamo avuto anche bombe d'acqua, abbiamo avuto problemi climatici che si sono abbattuti sui nostri territori e hanno portato devastazione; abbiamo avuto piogge serrate in pochissimo tempo che hanno dilaniato i nostri territori; qui serve realmente metterci la testa. Precedentemente, ciò che stiamo subendo adesso sull'acqua, lo abbiamo subito sulla politica energetica del nostro Paese ed è dovuto alla miopia della classe dirigente fino ad ora.
Adesso è il momento di tirarsi su le maniche, senza battaglie ideologiche, e mi ha fatto piacere che l'abbia riportato; ma molte volte, anche in Aula, anche ieri, con riferimento alla mozione sulla siccità, componenti del suo partito hanno sostenuto completamente il contrario di quello che sostiene lei. Non si può mettere in contrapposizione il mondo dell'agricoltura con il mondo dell'ambiente o mettere in contrapposizione, ad esempio, la regimazione delle acque e il fatto di costruire nuovi invasi, che come dice l'ANBI e come dicono le associazioni di categoria sono cose completamente ecocompatibili. Lo vediamo, basta andare a vedere la grande rete infrastrutturale presente sul nostro Paese. Lei è un ingegnere, si tratta di un'opera ingegneristica meravigliosa: tre milioni e mezzo di ettari agricoli che dovrebbero essere implementati, dove sono state costruite in passato cose che per noi è impensabile anche solo mettere su carta, ormai; una rete che ha bisogno di essere efficientata, una rete che, come ha detto anche lei, andrebbe implementata, ma che è basilare per il nostro Paese. Il “piano laghetti”, che potrebbe prendere naturalmente tutte le aree dismesse, potrebbe portare biodiversità sui nostri territori; va a recuperare delle aree - ad esempio, le cave - che sono degradate.
Ecco, mettere in contrapposizione molte volte il mondo agricolo e tacciare ad esempio i nostri allevatori di inquinamento da CO2 e nitrati nel terreno, di essere il male e la causa di tutto è veramente qualcosa di insopportabile e non si può portare avanti, soprattutto in questo momento di emergenza, in cui abbiamo visto quanto sia importante il settore agroalimentare nel nostro Paese. L'85 per cento dell'agroalimentare italiano, di cui ci riempiamo sempre la bocca, che portiamo avanti e che consideriamo sempre uno stemma da metterci sul petto, deriva da un'agricoltura che ha bisogno di irrigazione; è un agroalimentare che cuba, insieme alla filiera, il 25 per cento del PIL nazionale.
Ecco perché è così importante superare gli steccati ideologici e abbandonare l'ambientalismo da salotto. Ritorniamo sulla questione del Po; regimentare e riuscire a portare a casa un deflusso giusto delle acque, vuol dire creare anche un deflusso dei fiumi e, quindi, contrastare anche il cuneo salino che sta entrando nell'entroterra: è arrivato a 25-30 chilometri, desertificando intere aree che prima erano agricole. Ecco, cosa sono le piccole cose che vanno messe una dietro l'altra. Ad esempio, immediatamente, ciò che noi le chiediamo, anche per conto delle regioni che stanno aspettando una risposta concreta da parte del Governo, sono notizie sul decreto, perché se da una parte sappiamo che non si può risolvere nell'immediato il problema della siccità, dall'altra abbiamo bisogno realmente di risposte per il nostro mondo agricolo.
Nel “decreto Aiuti” siamo riusciti a portare a casa la proroga del credito d'imposta per tre mesi, per il secondo semestre; lo so che sono fondi ingenti, ma dobbiamo farlo anche per l'agricoltura, perché una più bassa irrigazione vuol dire anche una più frequente irrigazione, e l'irrigazione si fa consumando il gasolio. Quindi, non possiamo pensare che ci sia un costo maggiore, anche perché i danni, come ha detto lei, saranno difficilmente quantificabili. Avremo, infatti, dei danni diretti dalla siccità e avremo dei danni diretti anche dal fatto che molti agricoltori, già vedendo l'andazzo, hanno programmato diversamente le loro colture, hanno ridimensionato i loro raccolti. Qui siamo veramente sotto una minaccia enorme.
Noi, come Lega, abbiamo promosso e ci sentiamo un po' i padri del “decreto Genova”, è successo a causa di una disgrazia, ma ha dato un modus operandi - e lo dico da ligure - per affrontare le emergenze nel nostro Paese. Lei ha parlato di fondi; sì, i fondi sono tanti, ma abbiamo quattro miliardi di opere che ANBI ci dice cantierabili per il nostro Paese, però serve sburocratizzare, serve la velocità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), serve dare risposte ai nostri territori.
Il “decreto Genova” è riuscito, riesce e riuscirà, nelle sue forme che riusciremo a portare a livello territoriale, a responsabilizzare i nostri amministratori locali che sono le nostre sentinelle del territorio, sono quelli che, ogni giorno, ci danno le notizie fresche e, soprattutto, sanno amministrare bene, cosa che, purtroppo, a livello ministeriale, non me ne voglia, Ministro, si perde nei decreti attuativi, si perde nei ritardi burocratici; servono risposte veloci.
Mi accingo a concludere, Ministro, dicendo che sono contento delle sue affermazioni, servono i fatti, serve il decreto. La Lega, responsabilmente, c'è, ci sarà per l'emergenza nel nostro Paese; questa emergenza siccità non è un'emergenza secondaria, è l'emergenza che abbiamo avuto negli ultimi mesi; ci stiamo responsabilmente, perché siamo accanto ai nostri allevatori e ai nostri agricoltori. Non possiamo ripetere solamente sulla carta le eccellenze del made in Italy; le eccellenze del made in Italy si difendono giorno per giorno con i fatti concreti e non con le parole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maurizio Cattoi. Ne ha facoltà.
MAURIZIO CATTOI (M5S). Grazie, Presidente. Signor Ministro, gentili colleghe e colleghi, dò atto al Ministro Patuanelli, per questo lo ringrazio, di avere descritto puntualmente, con concretezza, lo scenario nel quale si trova il paese agricolo, le sue sofferenze emergenziali, il carattere climatico contingente, e soprattutto di aver posto l'accento sulle sfide che coinvolgono orizzonti ben più ampi di quelli prettamente agricoli. Bene ha fatto, quindi, il Ministro ad affrontare la situazione con gli strumenti a disposizione del doppio binario dello stato di emergenza e quello della calamità per affrontare la contingenza ed arrivare alla migliore gestione. Purtroppo, come egli ha già evidenziato, la leva emergenziale è lo strumento a cui si ricorre cronicamente nel nostro Paese, quello che ha consentito un grande sviluppo, per fortuna, dei meccanismi di protezione civile, delle grandi sinergie tra le amministrazioni dello Stato; ma quando poi ci si arriva, spesso è il risultato della sconfitta della mancata lungimiranza, dell'assenza di programmazione intelligente, delle scelte non fondate su una visione sistemica dei problemi. Ed ha ragione il Ministro quando dice che non possiamo andare in crisi ad ogni stagione e con questo credo si riferisca non solo alla mancanza di acqua, alla siccità, c'è il rovescio della medaglia, per cui lo stravolgimento della stagionalità e della distribuzione della piovosità quantitativa nel corso dell'anno, poi, produce, simmetricamente, un'emergenza alluvioni ed esondazioni, quando non ancora un'emergenza frane, dissesto idrogeologico, esattamente speculare nelle cause e nella debole resilienza dei nostri territori.
Ricordo, in particolare, perché, spesso, passa in secondo piano il fenomeno gravissimo e drammatico della perdita di suolo fertile e della conseguente erosione dello spessore biologico, che poi è la sede della vita sul nostro pianeta; ci sono zone in Italia che perdono fino a un centimetro di suolo fertile all'anno. Perdere il suolo significa perdere quello strato che fa da spugna biologica alla possibile filtrazione profonda della precipitazione, all'accumulo naturale delle falde, al rilascio progressivo del lungo periodo. Questo non è ambientalismo, questa è una realtà. Per non parlare della piaga degli incendi boschivi, che produce instabilità su superfici tendenzialmente già salde e che sempre più devasta il nostro prezioso capitale naturale e paesaggistico, quello che costituisce la matrice ambientale e anche culturale che rende l'Italia il giardino d'Europa. E anche nell'emergenza siccità già appaiono i segnali di una guerra che si può innescare fra regioni che hanno acqua e altre regioni che non ce l'hanno, come il caso della resistenza ad attingere dal lago di Garda, per esempio, per non penalizzare il proprio turismo balneare a favore dell'agricoltura irrigua della pianura padana. Questo è esattamente un tema emergenziale, dove la Protezione civile svolge il proprio ruolo di coordinamento efficace.
Poi un classico dello stile nazionale è quello che ha ricordato, cioè quello del ricorso al commissariamento per l'emergenza. È chiaro che vanno fatti interventi in emergenza, ma va fatto soprattutto un piano strutturale, un piano che superi la frammentazione delle competenze tra Ministeri, altrimenti, ancora una volta, il commissariamento servirà poco e giusto per l'arco di tempo emergenziale, senza incidere sulle cause e senza investire sull'aumento della resilienza complessiva del sistema territorio. Ecco, questo approccio alla sistematicità delle soluzioni, caro Ministro, per me ha professionalmente anche un'evocazione antica, il ricordo di un'altra drammatica stagione, molto simile a questa, molto tempo fa, a cavallo tra l'Ottocento e i primi del Novecento, quando quella giovane Italia post-unitaria usciva distrutta e disastrata da secoli di sfruttamento e di conseguente miseria sociale. Fu in quel periodo, esattamente nel 1904, che un brillante funzionario del Ministero dei Lavori pubblici, che poi divenne deputato, di Reggio Emilia, tale Meuccio Ruini, coniò il concetto di bonifica integrale, con riferimento ad una legislazione che avrebbe dovuto affrontare globalmente l'aspetto della sistemazione montana, quella agraria ed anche il problema igienico ed antimalarico; diceva soprattutto che quello idrico era fondamentale per la zona appenninica e per il Mezzogiorno. Ovviamente, i problemi sono molto differenti da quel tempo, sono totalmente ribaltati, allora si parlava di paludi, ma quel concetto di bonifica integrale, un termine che ebbe poi uno straordinario successo, quando fu ripreso dal grande economista innovatore Arrigo Serpieri per il risanamento globale della montagna e delle pianure della prima metà del ventesimo secolo, ecco quel concetto regge ancora. E vedo che, senza essere pronunciato, questo termine aleggia ancora, come un richiamo necessario, quando il dibattito politico e tecnico converge sull'esigenza di azioni di carattere infrastrutturale, come il piano di piccoli e medi invasi da realizzare ex novo, che ha ricordato il collega prima di me, ma che addirittura il MoVimento chiede di coprire con il fotovoltaico flottante, come abbiamo chiesto in un provvedimento in corso di esame, oppure come il piano di interventi di manutenzione dei grandi vasi esistenti e, insieme, la necessità della manutenzione della rete delle sistemazioni idrauliche agrarie e forestali. Queste ultime sono in uno stato di abbandono ultradecennale. E come dimenticare i problemi della desertificazione delle coste, per l'avanzata inesorabile del cuneo salino e la conseguente perdita di fertilità per salinizzazione di vaste zone delle pianure a ridosso del mare? Perché non riflettere su destinazioni necessariamente differenti da quella agrotecnica spinta, che pure corre ai ripari con l'irrigazione a goccia e con l'innovazione tecnologica, è vero, ma perché non si può ricorrere ad una riforestazione sistemica in grado di resistere alla salinità e che, per contro, favorisce la mitigazione del gradiente di umidità, oltre a fornire servizi ecosistemici complessi?Ecco, credo che debba nascere una nuova stagione per la custodia del nostro territorio e le sue parole ben richiamano una stagione di una nuova bonifica integrale. Per cui, bene le risorse previste dal PNRR, bene le iniziative sulla mutualizzazione assicurativa dei danni da calamità, ma bene, soprattutto, e concludo, Presidente e signor Ministro, il richiamo che lei ha fatto alla centralità della pubblica amministrazione, alla sua capacità progettuale, al suo ruolo, che deve essere rafforzato, perché lei ha detto che, rafforzando la PA, si danno servizi più efficaci e più efficienti. Ecco, allora, le ricordo, signor Ministro, che il suo Ministero, fino a cinque anni fa, aveva quasi 10 mila dipendenti professionalizzati, passati inutilmente al Ministero della Difesa, eredi di quel corpo tecnico con funzioni di polizia che è stata, per quasi 200 anni, la Forestale, quella che è stata strumento poderoso dell'epoca della bonifica integrale del secolo scorso.
C'è una nuova sensibilità tra le forze politiche su questo tema, tanto da riconoscere che sarebbe giunto il momento di riorganizzare, in capo al suo Ministero, una struttura organica che, in armonia con le strutture regionali, possa mettere a terra le azioni di politica territoriale e sistemiche che riguardano integralmente il piano e il monte, l'acqua e gli incendi, il paesaggio ed il benessere delle popolazioni. Ci aspettiamo che, anche su questo, ci sia l'attenzione necessaria ad una vera svolta innovativa futura a favore del nostro futuro e di quello dei nostri figli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Antonella Incerti. Ne ha facoltà.
ANTONELLA INCERTI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Signor Ministro, la ringraziamo di questa informativa, perché, per affrontare le criticità del nostro sistema idrico nel suo complesso, abbiamo bisogno di avere un quadro complessivo, un monitoraggio di ciò che si sta facendo nel nostro Paese.
Tale monitoraggio molto spesso ci risulta, ci arriva, come molto frammentato perché questo Paese, forse da troppo tempo, non attua una strategia complessiva di investimenti e di innovazione su tutto il nostro sistema idrico, che sta fortemente impattando, come lei ci ha ricordato, su un settore strategico, quello agroalimentare, che sta mettendo in difficoltà intere filiere, quelle vitivinicola, ortofrutticola, zootecnica - ne cito alcune ma potrei citarne molte altre - e agisce su un Paese che, da sempre, è fortemente soggetto a uno stress idrico medio-alto.
Queste crisi - lei stesso l'ha ricordato - non possono più essere considerate anomalie, sono almeno 6 le crisi che sono arrivate sul tema della siccità in questo decennio. Una crisi che non si vedeva, è vero, da settant'anni, come ci riportano molti dati. Lei stesso ha ricordato i dati Istat, che ci restituiscono proprio una delle nostre grandi fragilità. C'è uno scenario frammentato e inefficiente in tutta la rete idrica. Lei ha ricordato dei 109 capoluoghi. Sappiamo che in molti perdiamo una quantità enorme, almeno il 36 per cento, dell'acqua immessa, vale a dire quasi 1 miliardo di litri l'anno. Vi sono differenze enormi tra regioni e territori, tra comuni e comuni. Come ci ha ricordato anche Uncem recentemente, questa estrema frammentazione negli interventi ci ha impedito nel tempo una vera e reale programmazione di innovazioni di tutto il nostro sistema idrico.
Voglio ricordare che l'acqua, bene pubblico, ha subito, con queste perdite, appunto, una perdita enorme. Noi avremmo disponibilità di acqua per milioni di utenti e invece la perdiamo. E voglio anche ricordare brevemente che noi abbiamo degli strumenti normativi importanti. Voglio ricordare velocemente la legge n. 36 del 1994, la legge Galli, che è una legge innovativa sulla gestione dell'idrico, che ne definiva il valore pubblico a tutti i livelli e prevedeva, soprattutto, delle discipline di gestione, l'unificazione verticale di tutti i segmenti con l'istituzione del servizio idrico integrato e l'individuazione degli ambiti territoriali ottimali, gli ATO, che hanno consentito anche, in alcune aree del nostro Paese, adeguate dimensioni gestionali proprio per superare questa frammentazione nella gestione e realizzare delle economie di scala. Se ne individuavano i gestori, se ne definivano le attività, si controllava la gestione e, soprattutto, veniva fatta l'opera di programmazione e di investimento nel medio e lungo termine, quello che è un po' mancato, nonostante l'accelerazione degli ultimi anni, evidentemente, in questi anni, nel nostro Paese.
Bene, quindi, come lei ha ricordato, alcune azioni immediate: lo stato di emergenza delle 5 regioni, a cui se ne aggiungeranno probabilmente altre, e i ristori previsti per 36 milioni. Bene anche l'individuazione di un commissario straordinario, che tuttavia deve avere quegli strumenti per poter gestire agevolmente e velocemente queste risorse, che pure ci sono e sono tante, come lei ha ricordato in alcune occasioni e come il Partito Democratico, in molte azioni, anche attraverso emendamenti, ha ricordato. Ebbene, queste risorse vanno spese in modo efficiente ed in modo rapido. Le ricordo, sono 2 miliardi di efficientamento dell'energia e del sistema idrico, di cui buona parte al Sud: i 600 milioni della depurazione, gli 880 milioni nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Quindi, risorse che ci sono. Tuttavia, dobbiamo avere strumenti di gestione e li abbiamo. Abbiamo i consorzi di bonifica che in questi anni hanno mandato avanti la progettualità. Occorre, quindi, programmare in modo efficiente e urgente. Occorre l'impegno, come lei ha ricordato, servono infrastrutture di accumulo idrico, il recupero delle acque piovane ai fini di usi industriali, irrigui, domestici e agricoli, naturalmente. Occorre, come abbiamo ricordato in tante occasioni, procedere a una veloce realizzazione di nuovi invasi, anche piccoli, interaziendali, soprattutto ad uso delle imprese agricole, serve per loro anche un'opera di manutenzione.
Rispetto al settore agricolo, ovviamente con l'ausilio della ricerca, vanno studiati degli elementi e delle colture che possano essere più resistenti, vanno incentivati i sistemi di innovazione, attraverso il credito d'imposta e Agricoltura 4.0. L'abbiamo ricordato, ci proviamo tutte le volte e continueremo a lavorare su questo. Vanno realizzate quelle strutture agricole destinate all'utilizzo dell'acqua nella direzione indicata dalla Corte dei conti a proposito dell'utilizzo in agricoltura, che dev'essere in questo caso più efficiente, ovviamente insieme a tanti altri provvedimenti che vanno nell'ordine di una migliore gestione territoriale del nostro sistema idrico in generale. E, soprattutto, da questo punto di vista, ci serve avere sempre un quadro complessivo, un monitoraggio sui progetti che stanno andando avanti. In alcune regioni stanno andando avanti, in altre regioni hanno delle difficoltà. E soprattutto - lo teniamo a ribadire come Partito Democratico e l'abbiamo chiesto da tempo - serve una regia nazionale che metta insieme competenze e conoscenze e che possa coordinare unitariamente progetti e risorse, contando sull'innovazione complessiva di tutto il sistema idrico, e che questo possa evitare conflitti che possono sorgere e che sono sorti tra autorità di gestione complessive, consorzi di bonifica e regioni. L'acqua, giustamente, come viene ricordato, è un bene strategico per il nostro comparto agricolo, è un bene strategico per tutte le nostre imprese, per tutti i nostri cittadini, e noi abbiamo il dovere e siamo chiamati a creare le condizioni per mettere a disposizione di tutti i cittadini questa risorsa, che è soprattutto un bene pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Nevi. Ne ha facoltà.
RAFFAELE NEVI (FI). Grazie, Presidente. Noi di Forza Italia abbiamo chiesto che si parlasse di questo tema della siccità attraverso l'informativa, attraverso una mozione, attraverso una risoluzione, che le colleghe Spena e Mazzetti stanno curando nelle Commissioni competenti, perché siamo convinti che bisogna sfruttare questa emergenza per affrontare il tema siccità in modo diverso da come l'abbiamo affrontato fino ad oggi, Ministro. Fino ad oggi il tema siccità è stato affrontato in maniera spot, direi, in modo estemporaneo: c'è la siccità, in attesa che piova facciamo questo; c'è la siccità, diamo agli agricoltori un piccolo contributo per ristornarli delle perdite. Perché non ci dimentichiamo che la parola siccità significa perdita economica per gli agricoltori, significa riduzione della produzione nazionale agricola, significa riduzione della nostra autosufficienza alimentare, e non solo la nostra. Il nostro Paese, infatti, non è il solo ad essere colpito dalla siccità. Lo abbiamo visto, l'altro giorno: anche lì, grazie a Forza Italia, abbiamo portato il dibattito anche a livello europeo, perché noi siamo convinti - anzi, Ministro, le chiediamo di fare di più da questo punto di vista, investendo direttamente anche il Presidente del Consiglio Draghi - che si debba far diventare questa questione, una questione europea. Dobbiamo fare in modo che l'Europa capisca bene che affrontare il tema della siccità significa mettere un tassello nella nostra autosufficienza alimentare; significa dipendere meno dall'estero. Ma per farlo in modo serio abbiamo bisogno, in primo luogo, di sconfiggere il partito del “no a tutto”, un partito anche trasversale a volte, che sul territorio si appalesa nel momento in cui discutiamo di invasi, di costruzione di infrastrutture, che certamente hanno anche un impatto sul territorio, ma noi abbiamo bisogno di decidere.
Quindi, signor Ministro, Forza Italia le chiede anche di accelerare sull'individuazione di un Commissario con poteri forti, che ci possa consentire di sbloccare quelle infrastrutture che sono assolutamente necessarie. E ci sembra che l'unica proposta concreta che è venuta avanti negli ultimi giorni sia quella del Ministro Carfagna, che ha proposto la realizzazione di un contratto istituzionale di sviluppo, che significa anche procedure semplificate per realizzare infrastrutture fondamentali, come quelle, per esempio, degli invasi e non solo degli invasi. Noi abbiamo salutato con grande soddisfazione questa iniziativa concreta.
Speriamo che nei prossimi giorni ci sia il decreto annunciato e, se si tornerà nel Paese a discutere di problemi concreti e non del futuro del suo partito - glielo dico onestamente -, speriamo che si torni ad avere una regia forte, anche - lo dico da regionalista convinto - per cercare di vincere quelle resistenze che le regioni da sole non riescono a vincere, perché sappiamo bene che è complicato.
Quindi, dobbiamo necessariamente aiutare anche le regioni a decidere in fretta, perché ogni giorno che passa agricoltori perdono reddito; ogni giorno che passa abbiamo una dispersione dell'acqua piovana, se è vero, come è vero (tutti gli studi ce lo dicono), che queste intense precipitazioni sempre più rare, ma comunque molto intense, producono una dispersione più forte dell'acqua piovana che, quindi, non si trattiene nel campo dell'agricoltore, ma va via in modo violento e, tra l'altro, va a fare danni anche ai fiumi che tracimano dagli argini, creando enormi danni.
Quindi, dobbiamo costruire infrastrutture, dobbiamo puntare sulla scienza. Ecco un altro tema che dobbiamo affrontare, io spero, anche come Ministero italiano. Mi rendo conto che non è una cosa solo italiana: è una cosa anche europea. Il tema delle nuove biotecnologie agrarie, attraverso le quali possiamo selezionare nuove piante, nuove cultivar, più resistenti alla siccità e anche ai parassiti, è una di quelle questioni sulle quali dobbiamo accelerare, arrivando alla sperimentazione in campo di specie biotecnologiche, molto promettenti dal punto di vista della resistenza anche alla siccità.
E, poi, dobbiamo anche sconfiggere quell'idea che, negli anni passati, veniva sostenuta molto spesso, soprattutto dal MoVimento 5 Stelle, cioè la l'abolizione dei consorzi di bonifica. Noi di Forza Italia abbiamo lottato anche contro questo. Si diceva che i consorzi di bonifica sono enti inutili, che non servono a nulla, che la gente deve pagare le tasse ma non capisce a cosa servono. E poi, un giorno, ci siamo svegliati e abbiamo capito che, invece, sono enti utili - certo, se fanno bene il loro mestiere, ma quello è un altro discorso - a costruire quelle infrastrutture che sono fondamentali per perseguire questo obiettivo.
Forza Italia ha consegnato al Presidente Draghi un piano strategico contro la siccità, che io ho portato qui per farlo vedere a tutti voi colleghi. Qui ci sono proposte concrete, dagli invasi alle nuove tecnologie, al modello israeliano: noi dobbiamo solo copiare semplicemente esempi virtuosi che ci sono nel mondo nella gestione della risorsa idrica a fini agricoli e non solo, perché, poi, c'è anche tutto il tema dell'idropotabile.
Spero, Ministro, che da questa informativa inizi quel percorso che ci porti, in tempi rapidi, a fare delle scelte concrete sulla base di quello che ci siamo detti e a cercare, in tutti i modi, di recuperare anni e anni di tempo perso (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maglione. Ne ha facoltà.
PASQUALE MAGLIONE (IPF). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come ha detto anche lei precedentemente, il contesto in cui ci troviamo è una mannaia per il comparto agricolo: vi è, purtroppo, una carenza nella capacità di gestire la risorsa idrica; abbiamo solo il 15 per cento della capacità di intercettare l'acqua piovana, abbiamo un sistema infrastrutturale che perde circa il 50 per cento dell'acqua che distribuisce, ma, soprattutto, per il comparto agricolo, abbiamo un calo della produzione e un aumento dei prezzi che gli agricoltori pagano per produrre.
Questo è un contesto particolarmente difficile per il comparto agricolo. Molte delle soluzioni le ha messe lei in campo, molte soluzioni le ha descritte lei precedentemente: è chiaro che, in un contesto dove piove molto e raramente, è necessario costruire un sistema di raccolta dell'acqua piovana e rafforzare quel sistema attraverso gli investimenti previsti nel PNRR.
Nel PNRR ci sono circa 800 milioni per questo piano, molti dei quali sono già stati messi a disposizione da parte del Ministero delle Politiche agricole e utilizzati dalla maggior parte delle regioni per potenziare il sistema degli invasi e della raccolta dell'acqua.
È chiaro che va anche migliorata la gestione di quest'acqua raccolta per il sistema agricolo. Quindi, ben venga il sistema integrato e gestito collegialmente attraverso, ad esempio, l'attività dei consorzi di bonifica; un'attività importantissima che, laddove funziona, permette di gestire l'acqua in modo concreto, in modo razionale e, soprattutto, permette di utilizzare bene l'acqua per gli scopi agricoli.
È chiaro che, in questo contesto, l'agricoltura non può non giocare un ruolo fondamentale, perché, come diceva qualcuno prima, essa non può essere imputata di inquinamento; l'agricoltura è quel comparto che, all'interno del contesto della transizione ecologica, può fare molto per determinare anche avanzamenti rispetto alla gestione idrica. Lo può fare attraverso l'avanzamento tecnologico, e ci sono, come diceva lei, i fondi di “Agricoltura 4.0” (io comincerei a parlare di “Agricoltura 5.0”). Laddove c'è questo cambiamento climatico che sta impattando su tutte quelle che sono le realtà della vita quotidiana e anche nel comparto agricolo, perché non cominciare a parlare delle tecniche di evoluzione assistita? Noi abbiamo chiesto l'incardinamento di una norma ad hoc, perché, laddove ci sono dei cambiamenti climatici, è giusto che si intervenga anche per produrre colture capaci di affrontare questi cambiamenti ambientali. Di conseguenza, è chiaro che, nel momento in cui si abbandona un suolo, quel suolo lo si mette a rischio di erosione e tutto ciò che ne consegue.
Poi è chiaro, come diceva anche lei, che è fondamentale puntare sulla parte assicurativa nel mondo agricolo. Forse è un comparto poco sviluppato, su cui, anche attraverso il Fondo di mutualizzazione, sono state messe ingenti cifre, come sono state messe ingenti cifre anche per sollecitare e rafforzare quello che è l'attuale sistema assicurativo nel comparto agricolo. È importante sicuramente, in un contesto in cui si sta creando questo problema di siccità, anche quello che è stato l'intervento straordinario del Governo, ma è altrettanto importante creare una cabina di regia che, in qualche modo, riesca a far colloquiare tutti i livelli amministrativi che si interessano della risorsa idrica.
È importante anche mettere in piedi nuove proposte affinché, rispetto a quello che già ci siamo detti, si possa in qualche modo cercare di programmare e di gestire quella che, ormai, è diventata la quotidianità, la normalità all'interno del comparto agricolo e della gestione idrica. Quindi, ben vengano i futuri investimenti sui grandi invasi, ma cominciamo anche a ragionare un po' - come propone l'ANBI - sui piccoli invasi, che sono più facili da costruire e più facili da gestire, rispetto ai quali è chiaro che va previsto anche un sistema di semplificazione dei processi.
Poi, è chiaro che vanno sostenuti gli agricoltori anche con degli incentivi. Lei prima parlava del Fondo di solidarietà e conosce meglio di me le difficoltà che tale fondo ha per erogare i soldi che solitamente ha in pancia. Allora, perché non possiamo riflettere sulla possibilità di utilizzare quei fondi, semmai, per dislocarli sul credito di imposta, quello che abbiamo già ottenuto nel primo semestre, ma che adesso è valido solo per la pesca, estendendolo anche all'agricoltura per quanto riguarda il gasolio, andando subito ad aiutare gli agricoltori anche rispetto ad un eccessivo utilizzo di gasolio che si registra in questo momento per l'irrigazione d'urgenza e di emergenza?
Quindi, come diceva lei, il sistema economico in questo momento è particolare; è un sistema economico che qualcuno ha paragonato alla cosiddetta tempesta perfetta e, quando c'è questa tempesta perfetta, essa può solo travolgere il mondo agricolo.
Allora, rispetto ad una situazione così precaria, rispetto ad una situazione così eccezionale, è chiaro che la politica si deve assumere l'onere delle scelte; scelte che siano chiare, che siano concrete; scelte che non possono essere in nessun modo rinviabili, che devono nascere da una sintesi politica, ma che non possono essere sacrificate sull'altare della contrapposizione politica fino al consenso. Questo non ce lo possiamo permettere in questo momento storico! È chiaro che, come dice lei, questo è il momento dei fatti e non delle parole, perché la società e gli agricoltori nello specifico ci stanno chiedendo delle soluzioni reali a problemi concreti. Quindi, Insieme per il Futuro continuerà ad orientare la propria azione per determinare soluzioni, perché in questo momento siamo pienamente convinti, assolutamente convinti, che l'unico modo che abbiamo per ritrovare la credibilità dei cittadini è consegnare loro soluzioni concrete ai problemi reali. Grazie Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Insieme per il Futuro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Caretta. Ne ha facoltà.
MARIA CRISTINA CARETTA (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, nella crisi delle materie prime, così come nella crisi dovuta alla peste suina e allo stesso modo di quanto avvenuto con la crisi energetica, ancora una volta, il Governo di cui lei fa parte si è dimostrato incapace di intervenire, non solo dopo lo scoppio delle varie emergenze. Non so lei, ma personalmente trovo imbarazzante, anzi umiliante, che un Paese come l'Italia, tra i più ricchi in Europa per risorse idriche, una terra lanciata nel Mar Mediterraneo, sia messa in ginocchio dalla siccità. Infatti, se ci sono Paesi nel Medio Oriente, che sono in grado di coltivare senza problemi nel deserto, allora, il vero problema è che qua, da noi, nessuno ha mai pensato seriamente come gestire l'acqua in modo strategico.
Sulla base dei dati ISPRA, vi sono più di 7.000 corsi d'acqua sparsi sul nostro territorio, ma non sappiamo sfruttarli in maniera appropriata a causa principalmente di una rete idrica nazionale lasciata nel più imbarazzante stato di abbandono. Attualmente immagazziniamo meno acqua che trent'anni fa e perdiamo oltre il 42 per cento dell'acqua trasportata, dimostrando che, più che una rete idrica, la nostra è un autentico colabrodo. Un Governo, in quanto esecutivo, deve fare, non annunciare, e questo Governo, nato con la scusa dell'unità nazionale, deve fare più e meglio di tutti gli altri. Non possiamo certamente chiamarvi a rispondere delle mancanze del passato, ma siamo tenuti a ritenervi responsabili per le mancanze del presente. Questo Esecutivo è nato per assicurare la messa a terra e l'esecuzione del PNRR. Siamo al 13 luglio e non è esattamente chiaro se le scadenze del trimestre siano state completate, ma ciò che è certo è che per il “piano invasi” sono stati previsti 400 milioni di euro, che a malapena possono servire per la manutenzione della rete idrica. È vero, signor Ministro, altri circa 400 milioni sono stati previsti per nuovi investimenti, ma voglio ricordare che ARERA, nel 2020, in Commissione, ha dichiarato che servono circa 10 miliardi di euro. Se tutto quello che si è in grado di fare, a livello di Esecutivo, è di tenere un atteggiamento notarile verso il PNRR, privo di capacità strategica e di visione, ve lo dico in tutta franchezza: dimettetevi e andiamo ad elezioni anticipate, perché queste prese in giro fanno solo danno al nostro Paese. Affrontare un'emergenza significa dotare il Paese di tutti quegli strumenti necessari a far sì che in futuro non ci sia bisogno di parlare di emergenza. Questo vuol dire, scommettere sulle nuove tecnologie, su ciò che funziona e - perché no? - prendere esempio da chi è più bravo di noi. È imbarazzante che la nostra gestione della risorsa idrica sia inferiore a Paesi che, seppur basati in aree desertiche, sono in grado di avere produzioni agricole di tutto rispetto. La risposta al quesito è la capacità di visione. La scommessa sullo sviluppo tecnologico cosa significa? Grandi infrastrutture, manutenzione, monitoraggio, circolarità. Significa scommettere anche su una tecnologia come quella di desalinizzazione - per alcuni sembra essere un tabù -, che permette invece di attingere il massimo dalle risorse che la natura ci mette a disposizione, opportunità di cui ci siamo inutilmente privati con il disegno di legge “Salva mare”, che rende ancora più difficile costruire dei dissalatori. I Paesi che scommettono sulla tecnologia con visione e pragmatismo hanno un tasso di dispersione dell'acqua che si aggira tra il 9 e il 10 per cento. In Italia questo valore supera il 42 per cento. Ministro, il fatto che questa crisi ci abbia colti così impreparati è un danno per il tenore di vita dei cittadini, per il nostro comparto agroalimentare, per la nostra produzione energetica. Rischiamo di subire una desertificazione selvaggia delle nostre terre, riducendo la nostra capacità produttiva, soprattutto in una fase in cui, non solo dobbiamo massimizzare la nostra produzione, ma anche fare in modo che le nostre semine, non vengano danneggiate. Ad oggi, invece, non siamo neanche in grado di garantire una sufficiente irrigazione dei nostri campi. L'idroelettrico è tra le principali fonti di energia rinnovabili, su cui facciamo affidamento, ma, senza acqua, la produzione energetica ne risente e questo significa meno energia e rincari per i cittadini e per le imprese.
Ministro, da questa informativa ci aspettavamo qualcosa di più dell'ennesima struttura commissariale e delle misure di breve periodo, pensate oggi per oggi pomeriggio. Le risorse del PNRR sono insufficienti: non servono milioni, ma miliardi di euro per costruire infrastrutture nuove, moderne e all'insegna dell'efficienza tecnologica. Queste infrastrutture devono permettere di incanalare l'acqua che serve alle nostre culture e ai nostri impianti, devono ridurre gli sprechi, devono trasformare eventi come questo in un lontano ricordo. Scommettere sulla tecnologia vuol dire scommettere anche sui dissalatori, sul recupero dell'acqua di mare, ma anche sull'agricoltura di precisione, su tutte quelle pratiche di eccellenza che nel tempo hanno ottimizzato il nostro modo di sfruttare le risorse idriche. A volte ci viene rimproverato da alcuni colleghi di maggioranza di essere capaci solamente di protestare, eppure, su ogni singolo tema, su ogni singola emergenza, abbiamo fatto proposte pienamente operative (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Abbiamo proposto ordini del giorno, emendamenti, questi ultimi costantemente ignorati. E perché sono stati ignorati? Problema di coperture. Allora, mi chiedo e le chiedo: perché quando bisogna autorizzare la consulenza del Ministro Franceschini non esistono i problemi di copertura, mentre quando bisogna intervenire per la siccità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) all'improvviso abbiamo problemi di copertura? Signor Ministro, credo sia necessario smetterla con le aride informative. La prossima volta ci auguriamo che lei venga in Aula, prima dell'emergenza, con un progetto concreto, che segni un nuovo corso per l'Italia nel quale far fluire nuove idee, nuova linfa, in grado di dare ristoro ad un Paese, ad un popolo, che francamente si è seccato di doversi bere vane promesse, che evaporano pochi minuti dopo essere esalate (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie Presidente. Signor Ministro, non c'è attività umana senza acqua, non c'è agricoltura, non c'è nemmeno pesca e acquacoltura senza acqua. E non c'è nemmeno possibilità di estendere le superfici coltivabili - ad esempio, le colture come il mais che richiedono una grande quantità d'acqua - se non c'è acqua. Sappiamo quanto ciò sia importante, in un momento storico in cui si sta andando in deroga alle misure della PAC, proprio per consentire l'approvvigionamento di materie prime, in particolare agroalimentari, e soprattutto per calmierare i prezzi, che incidono sui costi delle famiglie e delle imprese. E non c'è sicurezza nazionale senza acqua. Lei, nel suo intervento, signor Ministro, ha citato giustamente più volte il termine “prevenzione”. Sebbene oggi si debba guardare all'urgenza del presente e soprattutto ai mesi futuri e agli anni futuri che ci attendono, sarebbe sbagliato, però, non ricordare che non è la prima volta che si discute il termine “programmazione”, non tanto in quest'Aula, ma anche nelle decisioni del Governo.
Infatti, io credo che oggi si debba ribadire che c'è una precisa responsabilità politica, perché nel primo Consiglio dei Ministri del primo Governo Conte è stata abolita Italia sicura, un'unità di missione che aveva voluto il Governo Renzi, confermata poi dal Governo Gentiloni, che aveva uno scopo molto importante, che era quello di fungere da centrale operativa a disposizione degli enti locali per tutti i soggetti coinvolti al fine proprio di garantire operatività e rapidità di intervento nell'uso di quegli 8,4 miliardi, che allora erano stati stanziati e che purtroppo non sono stati utilizzati e che poi sono stati travasati all'interno del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una struttura operativa e centralizzata. Lei oggi ha ricordato che ci sono diversi enti preposti che hanno competenze concorrenti rispetto all'uso e alla gestione dell'acqua: sicuramente il Ministero dell'Agricoltura, il Ministero dei Trasporti, il Ministero dell'Ambiente, ma anche Arera, le regioni e sette Autorità di distretto dei bacini idrografici. Occorre quindi avere un soggetto con una visione d'insieme e di coordinamento. Non vogliamo ripetere Italia sicura, quell'unità di missione che era presso Palazzo Chigi, ma abbiamo tutti il dovere di pensare a una struttura, ad una forma organizzativa in grado di prevedere, di monitorare e di controllare lo stato di avanzamento dei cantieri e di essere anche un supporto operativo per chi deve operare. Queste competenze sono frammentate mentre nella gestione dell'acqua è importante avere una visione globale. Una visione frammentata è sbagliata perché gli usi civili, gli usi agricoli, gli usi industriali e persino gli usi ambientali sono connessi tra loro. L'acqua del fiume Po, che manca e che tutti noi abbiamo citato anche in diverse interrogazioni in queste settimane, non è usata soltanto per l'area industriale di Marghera e per le aree agricole di quei territori, ma è usata anche per le aree umide che hanno un interesse ambientale importantissimo nel nostro Paese. Pertanto, è necessaria e fondamentale una visione globale.
Lei giustamente ha citato i numeri, ha fatto un quadro molto preciso dello stato dell'arte e delle tante inefficienze. Io vorrei aggiungere anche altri numeri, che è importante ricordare per avere una visione d'insieme e sistematica della presenza dell'acqua nel nostro Paese. C'è sicuramente l'acqua piovana: noi siamo in grado di captare e di mantenere soltanto l'11 per cento; cinquant'anni fa il dato era del 14 per cento. Siamo riusciti in questi cinquant'anni a fare addirittura peggio. Conseguentemente, gli investimenti sono fondamentali nei bacini idrici di grandi dimensioni, così come nei piccoli bacini di accumulo.
Altro grande tema fondamentale è quello delle acque di falda. Nel nostro Paese noi facciamo un uso eccessivo delle acque di falda, che vengono usate - addirittura l'acqua potabile, in certe aree del Paese - per lavare le strade e gli impianti industriali. Nella riflessione che insieme dobbiamo fare in questo momento storico, gli investimenti devono andare nella direzione di un minor uso delle acque di falda perché non ci possiamo più permettere che l'acqua potabile venga usata per scopi non legati a quel tipo di attività: quell'acqua deve essere destinata agli usi civili in quelle aree dove l'acqua potabile è assente o carente.
C'è poi il grande tema delle acque reflue di depurazione. Cito soltanto un numero: mentre noi stiamo parlando, stiamo pagando ogni anno 120 milioni di euro di sanzioni dell'Unione europea perché un terzo del Paese non ha le strutture, gli impianti per depurare l'acqua. Questo è un dato inaccettabile dal punto di vista economico, così come è inaccettabile proprio perché di questo dato noi siamo a conoscenza. Pertanto, nella consapevolezza di questo dato noi dobbiamo essere repentini e urgenti nelle risposte da dare. A questo riguardo, occorre ascoltare le proposte e le riflessioni che vengono dal mondo agricolo. Pensiamo, ad esempio, a quanto sia importante la connessione tra il settore turistico e il settore agricolo. Ci sono aree del Paese - pensiamo all'Emilia Romagna, che è una delle regioni messe maggiormente in ginocchio dalla crisi idrica e dalla siccità - dove, proprio nei mesi in cui serve l'acqua per l'agricoltura, c'è un grande afflusso di turisti. Non usare quelle acque opportunamente depurate per un'attività agricola che sta lì, che sta a pochi metri di distanza, credo sia assurdo in un Paese evoluto che dispone di tutte le competenze tecniche per farlo.
In quest'Aula sono state ricordate le competenze vere e giuste di tantissimi Paesi che sono in uno stato avanzatissimo di innovazione, ma il nostro è un Paese con imprese che esportano le loro competenze persino in Israele; consentiamo loro, quindi, di lavorare.
Concludo il mio intervento con alcune richieste che rivolgo al Ministero. La programmazione è un aspetto importante, ma altrettanto lo è dare risposte urgenti. Non credo sia pensabile che il Ministero dell'Agricoltura oggi impieghi quattordici mesi per rispondere su progetti e bandi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Quattordici mesi sono troppi, saranno troppi anche a settembre quando si darà pochissimo tempo alle imprese per adeguare quei progetti che più passa il tempo più diventano vecchi e soprattutto non saranno cantierabili nel 2026. In particolare, sulle acque reflue è importante che si facciano le tabelle, che le imprese chiedono, sui dati per utilizzare tali acque; se ci sono le tabelle si iniziano anche a tarare gli usi e gli investimenti. Insomma, c'è molto da fare. Benissimo l'agricoltura 4.0 ma aggiungiamo anche la formazione, perché se non c'è formazione gli agricoltori poi non sanno leggere i dati e non sanno usare le tecnologie. Pertanto, l'innovazione tecnologica deve essere sempre accompagnata da un'adeguata formazione sulla tecnologia e sulle tecniche agronomiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo molto apprezzato lo stile e l'onestà intellettuale con cui ha affrontato questa informativa, senza retorica, senza propaganda ma cercando di fotografare una situazione certamente drammatica.
Vorrei partire proprio da questo perché ho sentito riecheggiare ancora in quest'Aula riferimenti al partito del «no», all'ambientalismo da salotto. È evidente che nella società contemporanea la realizzazione di grandi infrastrutture incontra sempre problemi. Se andiamo poi a vedere nei singoli territori spesso scopriamo che questo cosiddetto movimento del «no» a priori spesso ha carattere trasversale. Vorrei anche che tra noi fossimo onesti intellettualmente: forse qualcuno dovrebbe chiedere scusa per le accuse rivolte a chi da tempo ha lanciato allarmi sul cambiamento climatico. I ragazzi di Fridays for future è ormai da anni che stanno dicendo che andando avanti così lasceremo ai nostri figli e ai nostri nipoti un mondo invivibile.
Lo dico con grande chiarezza: oggi abbiamo parlato - lo farò anch'io - del carattere emergenziale. Tuttavia, signor Ministro - lo dico anche ai colleghi con spirito costruttivo - il problema è capire dove siamo e iniziare a dare un nome alle cose. Oggi, in ampi spazi della nostra Italia, dei nostri territori, siamo di fronte a processi che sono classificabili come processi di desertificazione, ovvero andiamo incontro a periodi con una piovosità media annua simile a quella dei decenni precedenti, ma con caratteristiche profondamente differenti: a periodi e giornate circoscritte con piovosità elevatissime - che fanno registrare record europei nelle 24 ore, addirittura anche nelle sei ore - si contrappongono periodi lunghissimi di siccità. Questo alla fine provoca effetti di desertificazione.
Allora, o abbiamo e maturiamo insieme la consapevolezza di dove siamo, oppure gli interventi, al di là delle risorse necessarie, finiscono per non tenere conto di dove stiamo andando.
Ormai non siamo più in emergenza: questa è la realtà con cui dovremo confrontarci nei prossimi anni; se è così - e mi piacerebbe su questo avere un confronto e anche la possibilità di riflettere insieme con i colleghi - è evidente che va fatto uno scatto e va anche cambiato l'ordine delle priorità rispetto al Piano strategico nazionale, rispetto alla PAC e rispetto al PSR.
E' evidente che i dati da lei riportati oggi non registrano piccoli cambiamenti, ma sono drammatici. Quello che lei ha definito - riprendendolo da una relazione - un lento ma inesorabile declino della capacità idrica e della risorsa acqua, se ci pensiamo e se proviamo a parlare con chi è venuto prima di noi, possiamo vederlo anche noi ad occhio nudo. Non sono soltanto il Po, i suoi affluenti ed i torrenti a versare in condizioni assolutamente drammatiche. Se noi raffrontiamo la situazione attuale con quella di vent'anni fa - lo dico con una battuta così ci intendiamo, dato che dalle nostre parti, nei fiumi, si va ancora, ad esempio, a fare il bagno - constateremo che nei posti in cui oggi si fa il bagno, anni fa c'erano metri e metri d'acqua, mentre oggi ci sono pochi centimetri d'acqua. È un processo lungo, ma inesorabile. Quindi, siamo d'accordo: occorre ripensare a tutto il sistema del Fondo di solidarietà, bisogna ripensare al tema delle calamità e aiutare le imprese in una fase così difficile, ma bisogna provare a fare un salto culturale, verso, per esempio, l'agricoltura di precisione; la possibilità di utilizzare meno acqua su tante colture deve diventare una delle priorità assolute.
Dico ciò non per colpevolizzare gli agricoltori: il mais si è sempre coltivato e si continuerà a coltivare - penso alla mia regione -, il riso si è sempre coltivato e si continuerà a coltivare, ma ci sono tipologie produttive e metodi di produzione che hanno differenti bisogni di acqua e quindi bisogna incentivare lo strumento dell'agricoltura 4.0. Insomma, occorre programmazione, capacità di investimento, ma anche qualcosa di più. Non siamo - lo ripeto - in una fase emergenziale - può sembrare una bestemmia vista la situazione che stiamo vivendo -, ma siamo dentro una realtà con cui dobbiamo confrontarci oggi e per il futuro, che è quella di una siccità crescente e ovviamente, se non interveniamo, di un progressivo venir meno della risorsa acqua e, senza acqua, non c'è vita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nunzio Angiola. Ne ha facoltà.
NUNZIO ANGIOLA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente e grazie, Ministro, per aver illustrato le iniziative intraprese in relazione alla grave siccità che sta colpendo tutta l'Italia, con pesanti danni per la filiera agricola e zootecnica, quest'ultima già alle prese con la peste suina. Non possiamo più permetterci di perdere ogni anno circa 8 miliardi di metri cubi di acqua piovana, né di disperdere oltre il 40 per cento dell'acqua nella rete; non possiamo più permetterci tariffe tra le più basse dell'Unione europea, che non remunerano gli investimenti sulla rete e non incoraggiano un uso accorto di una risorsa scarsa; non possiamo più permetterci di sversare in mare il 30 per cento dell'acqua restituita dai sistemi di depurazione, che potrebbe proficuamente essere utilizzata in agricoltura. Per evitare che l'attuale crisi si ripeta nei prossimi anni sono invece necessarie politiche di medio periodo e interventi strutturali il cui costo, che in parte potrebbe essere coperto dal PNRR, è pari, secondo alcune stime, a circa 5 miliardi l'anno.
Cosa proponiamo per permettere al Paese e al nostro sistema produttivo di guardare con meno preoccupazione al futuro? Di recuperare e realizzare nuovi invasi – penso, ad esempio, alla diga di Piano dei Limiti, in provincia di Foggia -, di ristrutturare la rete idrica italiana per ridurre le perdite, di promuovere un piano di riuso delle acque di depurazione, di introdurre un super ammortamento per incentivare investimenti in sistemi di irrigazione efficienti che riducano gli sprechi, di investire in ricerca e sviluppo per la diffusione di varietà di coltivazioni più resistenti agli stress idrici. Al contempo, è necessario aiutare subito gli imprenditori danneggiati dalla crisi idrica tramite un rifinanziamento del Fondo di solidarietà nazionale, al fine di evitare che questa calamità determini il tracollo del sistema produttivo, con conseguenze dirompenti anche sul nostro sistema alimentare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Arianna Spessotto. Ne ha facoltà.
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). Grazie, Presidente. Gentile Ministro e colleghi, in occasione della Conferenza mondiale dell'acqua, tenutasi nell'agosto del 2013, il professor Malin Falkenmark dello Stockholm International Water Institute preannunciava: “Entro il 2050 il mondo intero andrà incontro a catastrofiche crisi alimentari”. Sono passati quasi dieci anni e mi chiedo cosa abbia fatto la politica fino ad oggi. Purtroppo, è più evidente quello che non ha fatto, consentendo al Paese di perseverare nell'uso indiscriminato dell'acqua e del territorio, senza promuovere una cultura dei consumi. È vero che siamo di fronte ad un'estate eccezionale con poche piogge ma, posto che questo è un trend che - come confermano noti scienziati e ricercatori internazionali - può solo peggiorare, nel frattempo è doveroso ricordare che è l'uso del suolo che facciamo che ormai ha determinato l'impermeabilizzazione di questo e non consente più all'acqua di raggiungere naturalmente le falde, da cui otteniamo l'acqua potabile.
Sono decenni che conosciamo perfettamente quali settori richiedono maggiori quantità d'acqua: l'industria e l'agricoltura, intesa anche come allevamenti. Monocolture come quelle di mais e kiwi, richiedono quantità d'acqua insostenibili e anche per produrre un chilo di carne occorrono 15.000 litri d'acqua. Eppure, non avete intrapreso alcuna azione per efficientare questi settori, neanche di fronte al calo dei consumi da parte dei cittadini consapevoli, ma anzi avete continuato a destinare fondi senza pianificazione e logica. Abbiamo carenza di acqua, ma il sistema delle reti idriche è un colabrodo da sempre, con perdite che raggiungono punte del 44 per cento nel Sud Italia. Non recuperiamo e non stocchiamo le acque piovane, cosa che in Australia accade sistematicamente da oltre 25 anni; abbiamo prati come campi di calcio che richiedono ettolitri d'acqua; sono tagliati cortissimi e non permettono di conservare l'umidità, e sono senza le piante necessarie agli insetti impollinatori. Non siamo capaci di sviluppare e promuovere un'agricoltura veramente sostenibile, come la permacultura, che richiede molta meno acqua a parità di produzione. Ed anche in questo caso il Governo gestisce un problema con la ratio emergenziale…
PRESIDENTE. Concluda.
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). …con azioni e stanziamenti spot, ma senza affrontare mai il problema dalle sue radici, in modo organico e sinergico. Non ho ancora un minuto, Presidente? Di solito scampanella quando manca un minuto.
PRESIDENTE. Ho scampanellato. Lei non mi ha sentito.
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). Si rende improcrastinabile una seria pianificazione anche degli eventuali sostegni del settore agricolo…
PRESIDENTE. Comunque ha finito il tempo a sua disposizione.
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). ...con specifiche strategie anche per non prendere in giro gli agricoltori e favorire ad ogni livello la diffusione di corretti comportamenti ed investimenti, in una più ampia visione della cultura dei consumi e della sostenibilità. Il rispetto dell'ambiente…
PRESIDENTE. Deve concludere. Sta fuori tempo massimo.
ARIANNA SPESSOTTO (MISTO-A). È quindi oltremodo urgente tradurre la conoscenza in consapevolezza e intraprendere concrete azioni di prevenzione, senza le quali non risolveremo mai alcun problema, tanto meno alcuna emergenza.
PRESIDENTE. La ringrazio. Comunque l'avevo avvisata: ho scampanellato come ho fatto con tutti gli altri interventi.
Ha chiesto di parlare il deputato Cristian Romaniello. Ne ha facoltà.
CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Grazie, Presidente. Buonasera Ministro e colleghi. Mi ha colpito il punto della sua informativa in cui sostanzialmente lei, Ministro, ha elencato le cose che ha fatto il suo Ministero; non se ne è assunto i meriti, ma ha parlato delle cose che ha fatto il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali.
Il ragionamento è questo: se il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali ha fatto ciò che doveva fare - poi lei ha citato anche altri Ministeri che sono intervenuti e che hanno competenza sulla crisi idrica, come il Ministero della Transizione ecologica, quello delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e, poi, chiaramente, ci sono le autorità di bacino e gli enti locali – è evidente che qualcuno non ha fatto ciò che doveva, altrimenti non ci troveremmo a parlare di un'emergenza, ma avremmo una gestione quantomeno dignitosa come in altri Paesi.
Io su questo avrei una domanda, anche se, purtroppo, l'informativa non ci consentirà di avere uno scambio: dove si è inceppato il meccanismo? Perché stiamo parlando di emergenza, c'è il tema della frammentazione delle competenze e c'è il tema del Titolo V che, prima o poi, dovremo affrontare perché qualcuno non ha fatto ciò che doveva fare. Oltre a questo, io credo che il problema principale sia che adesso dovremmo essere già in programmazione delle emergenze per le future stagioni e, invece, non ci stiamo pensando. Potrebbero accadere disastri ma stiamo intervenendo, in emergenza, sulla crisi idrica attuale che avremmo dovuto prevenire perché, come lei giustamente ha detto, sono cose che accadono di solito ogni cinque anni. Allora, come mai non c'è stata una previsione? Questa è un'altra domanda che rimando.
Poi, c'è la questione della riforma della PAC dell'Unione europea, che finanzia, ancora una volta, un modello agricolo e di allevamento intensivo che è a favore dei big dell'agribusiness, responsabili del 54 per cento dei consumi idrici totali. Diciamo che l'80 per cento del finanziamento va a queste grandi imprese, a questi giganti, che sono il 20 per cento delle imprese. Quindi, c'è una moria di piccoli agricoltori. Allora, occorre ridefinire le pratiche agronomiche - questo è un suggerimento che vorrei offrire al Governo - incrementando la funzionalità ecologica dei terreni agrari, incrementando la capacità di trattenere e far filtrare le acque meteoriche e prevenendo il degrado dei suoli. I nostri nonni praticavano questo modello di agricoltura antica, potremmo dire, come cura e difesa del territorio, prima ancora che come metodo produttivo.
PRESIDENTE. Concluda.
CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Mi dia ancora qualche secondo, Presidente.
PRESIDENTE. Qualche secondo, perché deve concludere.
CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). È necessario recuperare le acque, ricaricare le falde e costruire senza pregiudicare il deflusso ecologico dei corsi d'acqua. Anche su questo alcune critiche sul partito del “no”: attenzione, costruire in modo selvaggio significa anche compromettere il deflusso ecologico dei corsi d'acqua.
PRESIDENTE. Deve chiudere.
CRISTIAN ROMANIELLO (MISTO-EV-VE). Concludo ringraziandola perché, purtroppo, non ho tempo di continuare con i suggerimenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alessandro Colucci. Ne ha facoltà, per due minuti.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Noi di Noi con l'Italia-USEI siamo qui questo pomeriggio per dovere istituzionale, perché quando un Ministro interviene su un tema così importante come la siccità, che è una delle priorità oggi nel nostro Paese insieme a tanti altri problemi per i quali il Governo sta lavorando e per i quali noi sosteniamo questo Governo, è doveroso essere presenti. Io lo metterò agli atti: di spunti e di idee ne abbiamo tanti sul tema della siccità, così che il Ministro possa prendere spunto dalle nostre idee.
Però, oggi in Aula è presente un Ministro espressione del MoVimento 5 Stelle e, oltre a essere un Ministro, è un senatore del MoVimento 5 Stelle che evidentemente sta riflettendo, in questo momento, su cosa fare stasera al Senato, cioè se votare il “decreto Aiuti” o non votarlo, perché all'interno del “decreto Aiuti” c'è il termovalorizzatore di Roma. Un po' di dignità politica ci vorrebbe (Applausi di deputati del gruppo Misto e del deputato Deidda)! Parliamo di un MoVimento che è venuto in Parlamento per aprirlo come una scatoletta di tonno e poi è diventato il tonno. Ma ci rendiamo conto? È il paradosso! Questa sera stiamo parlando di un problema gravissimo e di priorità - ovviamente, la questione non è personale verso Patuanelli ma è una questione politica - e ed io voglio sapere cosa farà stasera il senatore Patuanelli al Senato. Stiamo parlando di problemi importanti. Abbiamo un MoVimento che sostiene o che dice di sostenere il Governo per risolvere i problemi del Paese come la siccità ma, oltre a questo, i problemi del lavoro, dell'inflazione, del caro energia, del reperimento delle materie prime e della crisi economica. Il Ministro in questo momento sta affrontando i problemi della siccità o sta pensando che fine deve fare il Governo? Perché se stasera il MoVimento 5 Stelle non parteciperà al voto il Governo cadrà. Allora, io dico che invece di essere qui in Aula forse il Ministro Patuanelli dovrebbe dimettersi. Questa è la dignità politica (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Silvia Benedetti. Ne ha facoltà.
SILVIA BENEDETTI (MISTO-M-PP-RCSE). Presidente, se molti colleghi qui avessero speso tutte le energie che hanno speso, in questi anni, per parlare di ambientalismo da salotto e per accusare gli ambientalisti per occuparsi seriamente dei problemi che adesso arrivano in situazione emergenziale, come il riscaldamento climatico, probabilmente saremmo arrivati a questo appuntamento un po' più preparati.
Il riscaldamento climatico, con la conseguente siccità, è un problema sistemico che non ha avuto mai l'attenzione che avrebbe dovuto avere da parte di tanti colleghi qui dentro. A livello di sistema produttivo, io credo che adesso l'attenzione vada messa anche sull'uso dell'acqua e sulla sua assoluta razionalizzazione. In particolare, in agricoltura non possiamo non considerare l'impronta idrica della zootecnia: più di un terzo del consumo totale dell'acqua in Europa è dovuto alla produzione zootecnica e più di due terzi dei terreni agricoli europei sono destinati alla produzione mangimistica.
Spero perciò che in Europa, Ministro, lei sostenga la strada aperta dall'Olanda, in cui sono stati destinati 25 miliardi di euro per diminuire i capi allevati del 30 per cento entro il 2030. A livello nazionale va da sé che tarare le infrastrutture irrigue senza rivedere le produzioni che hanno un'impronta idrica elevata non ha alcun senso.
Collegandomi alle infrastrutture irrigue, lei ha parlato degli invasi, come tanti altri colleghi. Io credo che bisogna pensare con molta attenzione a questo tipo di infrastruttura. Se gli invasi intercettano i corsi d'acqua naturali sono controproducenti per l'ulteriore derivazione idrica, quindi per l'abbassamento delle falde e per l'ulteriore erosione costiera. Inoltre, sono meno efficienti per l'accumulo idrico rispetto al sistema falda-suolo. Ogni volta che valutiamo le soluzioni contro la siccità dobbiamo avere presente un'ottica di sistema.
Sempre a proposito di sistema, un piccolo appunto, Ministro. Lei ha parlato di rivedere le rotazioni e il set aside dei terreni relativamente alle pratiche agronomiche europee.
PRESIDENTE. Concluda.
SILVIA BENEDETTI (MISTO-M-PP-RCSE). Finisco, Presidente. Le rotazioni e il set aside servono per la rigenerazione della sostanza organica del suolo e questo lo insegnano al primo anno di agronomia e non al primo anno di ambientalismo da salotto. A questo punto, io credo che sia importante mantenere un'ottica di sistema e considerare il fatto che tutto quello che noi decidiamo di fare va comunque commisurato al sistema biologico in cui ci troviamo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Manifesta, Potere al Popolo, Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.
A questo punto sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 18,05.
La seduta, sospesa alle 17,55, è ripresa alle 18,15.
Seguito della discussione della proposta di legge: Foti ed altri: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività (A.C. 1059-A/R).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1059-A/R: Modifica all'articolo 71 del codice del Terzo settore, di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, in materia di compatibilità urbanistica dell'uso delle sedi e dei locali impiegati dalle associazioni di promozione sociale per le loro attività.
Ricordo che, nella seduta del 12 ottobre 2021, il provvedimento è stato rinviato in Commissione.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1059-A/R)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di legge, della quale la Commissione propone la reiezione, e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Silvestroni. Su cosa?
MARCO SILVESTRONI (FDI). Sulla richiesta di far intervenire il Ministro Lamorgese e anche il Governo, su quello che sta avvenendo qui fuori Montecitorio, da questa mattina, nei confronti dei tassisti.
PRESIDENTE. Quindi, se non ho capito male, chiede che il Ministro Lamorgese venga a riferire in Aula? Prego, completi il suo pensiero.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Sì, Presidente, grazie. Intanto, siamo chiaramente contro ogni tipo di violenza, però, sicuramente, a favore delle manifestazioni che stanno avvenendo qui, fuori Montecitorio, del blocco del servizio per lo sciopero dei tassisti ma, soprattutto, chiediamo che il Governo venga qui a raccontarci cosa sia andato a fare il capo di Uber a Palazzo Chigi e - sempre soprattutto - di cosa hanno parlato a Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Anche perché - e questo lo chiedo ai colleghi del Partito Democratico - ci sembra strano che venga inserita questa liberalizzazione che non è prevista dalla direttiva comunitaria Bolkestein, liberalizzazione che non serve assolutamente a nulla per quanto riguarda il PNRR e, quindi, per la richiesta di fondi.
Credo che il Partito Democratico, che oggi è al Governo, o qualcuno da questi banchi debba spiegarci come mai, dopo la presenza del capo di Uber a Palazzo Chigi, sia stata inserita questa liberalizzazione dei taxi e, soprattutto, chiediamo che si prenda una posizione sulla soppressione dell'articolo 10 e che si torni a parlare di una regolamentazione del servizio, che è quella del 2019; da lì dovremmo ripartire e aprire una discussione, quindi, stralciare l'articolo 10, già da domani, nelle Commissioni preposte, Presidente. Infatti, suona strano, ripeto, questa visita del capo di Uber a Palazzo Chigi; non si sa con chi abbia parlato. Vorremmo sapere con chi abbia parlato e se è strano il fatto che venga inserita all'interno del “DL Concorrenza” la liberalizzazione dei taxi, ripeto, non prevista dalla direttiva comunitaria Bolkestein (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo unico - A.C. 1059-A/R)
PRESIDENTE. La I Commissione (Affari costituzionali) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.
Ha chiesto di parlare, sul complesso degli emendamenti, il deputato Osnato.
MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente, crediamo che questo documento che stiamo esaminando sia importante per chiarire una questione che troppo spesso viene agitata, magari all'esterno delle Aule, delle Assemblee elettive, per fare qualche comunicato stampa, viene utilizzata per fare qualche manifestazione, ma poi non viene affrontata con la serietà che merita, mentre le Assemblee elettive devono assumersi la responsabilità di quello che chiedono.
Abbiamo molto a cuore il tema delle associazioni di promozione sociale, poiché crediamo che svolgano una funzione importante all'interno delle nostre comunità. Crediamo che molto spesso queste associazioni di promozione sociale derivino dalla volontà di ognuno di mettere a disposizione tempo, risorse e la propria capacità a favore di chi nella società è meno fortunato o anche di chi deve trovare sbocchi di carattere sociale e comunitario; crediamo, tuttavia, che le associazioni di promozione sociale non possano essere utilizzate come veicolo di altre attività, di altri obiettivi, di altri fini, ma debbano avere le caratteristiche che enunciavo poc'anzi.
Troppo spesso, invece, sono utilizzate come salvagente per aggirare delle previsioni normative o, comunque, delle preclusioni che le amministrazioni dispongono per alcuni tipi di attività. In questo caso, con questa proposta di legge a firma Foti, Butti e Silvestroni, poniamo all'attenzione dell'Aula queste difficoltà che spesso incontriamo in bandi pubblici, per esempio, in previsioni urbanistiche degli enti locali e in concessioni di sedi pubbliche, che vengono considerate in funzione della - mi scusi il gioco di parole - funzione sociale che queste associazioni svolgono e vengono utilizzate da sedicenti associazioni che, invece, fanno della loro attività un luogo di propugnazione di attività religiose e intendimenti religiosi; anzi, peggio, spesso mascherandole da attività religiose o da luoghi di culto, mentre poi propugnano argomenti che non sono propriamente attribuibili all'ordinamento democratico e alla libertà di pensiero che la nostra Costituzione ricorda. E, allora, da qui deriva la volontà che originariamente nel testo riguardava le disposizioni che non devono essere applicate a realtà di promozione sociale che anche occasionalmente svolgono attività di culto.
Questo ha generato un dibattito importante anche in Commissione e qualcuno ha voluto, come al solito, nascondersi dietro un dito e non affrontare, invece, il tema, che è quello dei luoghi di culto, specialmente di alcune religioni che non fanno del rispetto del prossimo, della libertà di pensiero, della cultura liberale e aperta verso la parità di genere e la parità dei sessi il proprio mainstream, cosa che noi invece abbiamo fatto già da secoli. Noi abbiamo ritenuto di dire che bisogna considerare una peculiarità delle associazioni di promozione sociale.
Dicevo che, tra le proposte emendative, qualcuno, invece, in quest'Aula, ha voluto presentare un emendamento soppressivo. Credo che questo sia paradossalmente in linea con quello che noi vogliamo combattere, cioè evitare che si discuta di un problema in quest'Aula. E lo fanno coloro che di solito ci insegnano, o ci insegnavano, o tentavano di insegnarci, che questa è l'Aula che rappresenta il popolo; addirittura, avevamo un avvocato del popolo che faceva il Premier, vi era la richiesta di fare ogni discussione in streaming pubblico in modo che tutti vedessero e sentissero. Oggi quegli stessi personaggi ci chiedono, invece, di sopprimere con un emendamento la discussione, che invece noi crediamo sia utile per le nostre città, per le nostre comunità, per la nostra Nazione, e che riguarda il tema della libertà religiosa, che non può, però, trasgredire gli insegnamenti della nostra Costituzione che spesso ci viene ricordato essere la più bella del mondo. E allora, proprio richiamandoci a questa Costituzione, andiamo anche incontro ad alcune critiche riguardanti la presunta e asserita vaghezza - anche se non ci trova totalmente d'accordo - del testo dell'unico articolo di questa proposta di legge che parla di associazioni di promozione sociale che svolgono anche occasionalmente attività di culto. Allora, rifacendoci a queste contestazioni - non solo noi, poiché c'è un altro emendamento identico mi pare a firma degli amici della Lega - ci siamo riferiti proprio a quello che la nostra Costituzione prescrive. Quindi, chiediamo di aggiungere, al comma 1, le parole: “di confessioni religiose che non hanno stipulato intese, ai sensi del terzo comma dell'articolo 8 della Costituzione”. Perché diciamo questo? Perché vede, Presidente, la nostra Costituzione specifica che lo Stato riconosce le attività religiose nel senso più ampio del termine e dà la possibilità, proprio al citato articolo 8, di stipulare delle convenzioni per ottemperare alle attività più religiose in senso stretto e anche ad attività che sono, chiamiamole con una brutta parola, di contorno all'attività religiosa perché hanno un carattere più sociale, più assistenziale, più culturale, più scolastico anche, di più vario genere. Noi crediamo che riferirsi a questo dia un senso anche di solennità a una confessione religiosa che voglia approcciarsi a rapporti con la pubblica amministrazione.
La nostra Costituzione lo prevede, non ha particolari paletti ostruttivi per accedere a queste convenzioni, se non quello del rispetto dell'ordinamento democratico, costituzionale, legislativo e regolamentare delle norme che sovrintendono alla vita della nostra Nazione. Quindi, il fatto che una confessione religiosa non voglia stipulare, a noi fa supporre che forse non abbia ben inteso o non voglia ben intendere che queste norme, queste consuetudini, questi regolamenti vadano rispettati. E, allora, a questo punto è chiaro che noi chiediamo di non votare, ovviamente, l'emendamento soppressivo che, ripeto, è quanto di più odioso si possa fare rispetto a una proposta che viene dal Parlamento. L'emendamento soppressivo di un unico articolo vuol dire: non voglio che tu discuta la tua proposta, non voglio che tu abbia neanche la dignità di poter esprimere o esporre quella che è la tua volontà con questa proposta di legge. L'emendamento soppressivo è quanto di più antidemocratico possa esserci e lo è, ancor di più, quando deriva dalla volontà del partito di maggioranza, allora relativa, ormai sempre più relativa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e sempre meno maggioranza, nei confronti del partito attuale di minoranza e unica opposizione in questa Camera; forse, un domani non sarà più così, sempre in tema di relatività, come diceva Einstein.
Detto questo, credo che tutta l'Assemblea dovrebbe unirsi nel coro di riprovazione nei confronti di chi ha voluto imporre questo emendamento soppressivo e votare contro, mentre tutti noi - visto che spesso in quest'Aula citiamo con giusto rispetto la nostra Costituzione e citiamo soprattutto gli articoli della prima parte della Costituzione come assolutamente degni di orgoglio anche da parte della nostra Nazione - dovremmo, invece, sostenere gli emendamenti sovrapponibili di Fratelli d'Italia e della Lega, che si rifanno all'articolo 8 della Costituzione.
Ognuno di noi, o meglio, quasi tutti noi, prima di arrivare in quest'Aula, abbiamo partecipato ad altre assemblee, siamo stati magari consiglieri di circoscrizioni, siamo stati consiglieri comunali; qualcuno è stato più fortunato e più bravo e ha fatto l'assessore o il sindaco, ha fatto il consigliere regionale o l'assessore regionale e - tanto per uscire dall'ipocrisia - sappiamo quanto il tema della costruzione di moschee nei territori sia sentito ed è sentito per mille ragioni. Per esempio, qui siamo a Roma, Presidente Rampelli, lei me lo può insegnare: a Roma c'è una moschea, credo, se non ricordo male, dal 1970. C'è una moschea nella capitale, anzi nel luogo sacro del cristianesimo. C'è una moschea, c'è ovviamente la basilica di San Pietro, c'è un tempio della religione ebraica, ci sono o ci saranno - io li conosco meno, non essendo di Roma - sicuramente anche dei luoghi importanti di altre confessioni. E ci sono in base a un ragionamento fatto, in questo caso, più di cinquant'anni fa. E per fortuna Roma, serenamente, fa convivere queste religioni. Io ricordo, però, che non è sempre così, e non è così in tutto il mondo. Mi fanno notare che c'è un dibattito parallelo che sarà molto più interessante del mio…
PRESIDENTE. Che succede qui al centro dell'emiciclo? Colleghi. Lei cessi un attimo il suo intervento, blocchiamo anche il cronometro…
Colleghi, se avete bisogno di dialogare tra voi, dovreste gentilmente allontanarvi dall'Aula, trovare un'altra collocazione, confabulare, negoziare e farci sapere cosa decidete, però non potete farlo così, a dispetto degli oratori che svolgono il proprio dovere. Prego, deputato Osnato, può proseguire, può riprendere.
MARCO OSNATO (FDI). Presidente, dicevo appunto che, mentre nella culla del Cristianesimo esiste la moschea da tantissimi anni, ovviamente esiste la basilica di San Pietro, ovviamente conosciamo tutti il tempio ebraico, evidentemente, non mi pare che in tutto il mondo sia così. Io non ho avuto la fortuna di visitare La Mecca, ma non mi sembra che a La Mecca, per esempio, ci siano luoghi di culto di confessioni diverse da quella musulmana. Mi pare di capire che, invece, se uno va - che ne so - in Giappone, a fianco dei tempi shintoisti, ci sono, per esempio, alcuni luoghi di culto cattolici, che, addirittura, derivano da missionari del Medioevo; in Cina, nelle difficoltà e anche nella persecuzione che il regime cinese ha fatto nei confronti, per esempio, del Cristianesimo, comunque esistono dei luoghi di culto; in Russia vediamo, in questo periodo, addirittura polemiche in ordine alla sovrapposizione tra il Patriarca ortodosso e il regime di Putin, però sappiamo che esistono anche altre confessioni religiose; negli Stati Uniti, che sono un po' la culla delle nuove religioni, ce ne sono di tutti i tipi, insistono anche le religioni tradizionali. Quindi, qui c'è un problema che noi conosciamo di reciprocità evidente, che non può continuare a non essere considerato. E io capisco e condivido quando diciamo che, avendo noi una civiltà più sicura, più consolidata, più consapevole, dobbiamo essere coloro che ragionano rispetto alle aperture alle libertà religiose, però non possiamo neanche fare finta che le persecuzioni in altre circostanze non esistano.
In tutto questo, poi, Presidente, da cittadino milanese di adozione, non posso non ricordare come alcuni luoghi di culto tollerati in parte e, comunque, non totalmente regolari in altra parte, negli anni hanno contribuito ad alimentare dei circuiti paraterroristici o, addirittura terroristici. A Milano ci sono stati processi importanti che hanno riguardato cellule terroristiche del terrorismo di matrice islamica. Quindi, è evidente a tutti che non è un problema secondario che si può liquidare con un emendamento soppressivo. Bisogna avere il coraggio di sostenere, invece, le teorie: se qualcuno è convinto, invece, che le opportunità che le amministrazioni - che siano statali, regionali o che siano quelle più locali - forniscono alle associazioni di promozione sportiva siano anche a favore di associazioni che propugnano realtà parareligiose, fintamente religiose, non tutelate dall'articolo 8 della Costituzione, che, poi, magari, nascondono attività non propriamente lecite o, peggio, come ho citato prima, terroristiche, allora abbia il coraggio di venire qui a dire che è a favore di questo tipo di associazioni di promozione. Noi non lo siamo, noi crediamo che la legge abbia un senso, che la nostra Costituzione, se citata, debba essere, poi, coerentemente applicata e, quindi, riteniamo che si debba necessariamente andare incontro all'approvazione di questo testo, così come emendato dagli emendamenti 1.5 e 1.10, perché non possiamo credere che il problema non si possa riproporre. L'abbiamo visto negli anni passati in modo più cruento anche in nazioni vicine: ahimè, ricordiamo, purtroppo, cosa è successo in Francia. Ma, vedete, non è che sia sparita la tensione delle cellule terroristiche in giro per il mondo; non è sparita la capacità economica, spesso, derivante anche dalla compiacenza di alcune nazioni del Medio Oriente islamico; non è finita la capacità di reclutamento, anche attraverso i siti, attraverso le pagine e i profili Facebook, attraverso i social. Non è finita, quella capacità - qui arrivo alla conclusione - di reclutamento, anche all'interno delle popolazioni di immigrazione in Italia di seconda e terza generazione, che sono delle variabili difficilmente controllabili e che abbiamo visto anche nel caso di Peschiera del Garda di qualche settimana fa.
Adesso io non voglio mescolare tutto, e concludo, Presidente…
PRESIDENTE. Deputato Osnato, porti pazienza, la interrompo soltanto un secondo, solo per precisare che il tempo attribuito al suo gruppo dal contingentamento è terminato, sarebbe terminato, ma la Presidenza le concede comunque l'ampliamento di un terzo, come da tradizione e consuetudine. Quindi, se lo ritiene opportuno, può proseguire il suo intervento fino al raggiungimento di 20 minuti, che è il tempo massimo previsto per gli interventi sul complesso degli emendamenti. Quindi, può andare avanti fino a 20 minuti oppure fermarsi quando ritiene e lasciare un tempo residuo per gli interventi del suo gruppo, a sua discrezione. Prego.
MARCO OSNATO (FDI). Mi fermi lei, Presidente, allora, quando raggiungo i 20 minuti, grazie. Quindi, dicevo, come il caso delle seconde e delle terze generazioni, che sono delle variabili impazzite che rischiano di essere affascinate da messaggi deliranti, ma per giovani adolescenti o giovani appena maggiorenni sicuramente affascinanti, in quanto possono erroneamente fornire un'idea di identità a delle generazioni che purtroppo, anche per colpe di chi ha predicato aggregazione e integrazione e poi ha fatto ben poco, se non qualche manifestazione con qualche bandiera, ma ben poco nei quartieri popolari, nei quartieri periferici, nei quartieri dove, ahimè, si è - è il caso di dire - ghettizzata questa popolazione, possono rischiare di provare un tentativo di rivalsa, di rivendicazione identitaria di giovani e adolescenti, o poco più, che rischiano, poi, di essere aggregati in queste finte associazioni di promozione sociale; associazioni che, in verità, diventano dei veri e propri centri di reclutamento di propaganda islamica, in questo caso, ma nulla vieta che possa riguardare anche altre realtà che, però, al momento non conosciamo.
Quindi, Presidente, ribadisco, chiedo uno sforzo democratico a quest'Aula, chiedo uno sforzo di serietà a quest'Aula, chiedo di non pensare solo ai giochi interni a una maggioranza, che pure vedo abbastanza poco coesa, se non nei crocicchi in Aula per discutere del proprio futuro. Io credo che la maggioranza non possa occuparsi solo di stabilire se votare o non votare la fiducia a quel decreto, se fare o non fare ostruzionismo all'altro decreto, se è più importante se Conte incontra Draghi o se Draghi incontra Conte, se è più importante che altri parlino del campo largo o il campo largo deve restringersi. Io credo che sia il momento di parlare dei problemi degli italiani e vi assicuro che agli italiani interessa capire di più se gli spazi pubblici, che possono essere dedicati ad associazioni di promozione sociale - quelle associazioni, appunto, che fanno volontariato, che fanno attività per i giovani, che fanno attività di dopo studio, che fanno attività, magari, anche sportiva, che fanno attività culturale -, possano essere usati per svolgere, con l'aiuto delle pubbliche amministrazioni, in particolari sedi, questo lavoro o, se queste sedi, per esempio, possono essere più facilmente dedicate a coloro che, come dicevo prima, invece, nascondendosi dietro il concetto di libertà religiosa, nascondendosi dietro il concetto di dover fornire ai propri presunti fedeli degli spazi o delle realtà, invece, vanno a creare dei veri e propri centri di reclutamento, se non di promozione di argomenti che poco hanno a che vedere con la libertà di religione stessa. Quindi, concludo, invocando questa possibilità dell'Aula di votare gli emendamenti 1.5 e 1.10 e, soprattutto, dare il via a questo semplicissimo testo di legge, che permetterà finalmente alle pubbliche amministrazioni di fare un lavoro serio in favore di chi veramente ha a cuore lo sviluppo del tessuto sociale delle proprie comunità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Trancassini. Su cosa?
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie. Noi la ringraziamo per l'ampliamento dei tempi di un terzo, però, vista l'importanza dell'argomento, le chiedevo l'ulteriore ampliamento…
PRESIDENTE. Quindi, per richiamo al Regolamento.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Esatto, per richiamo al Regolamento. Chiediamo un ulteriore ampliamento del 20 per cento.
PRESIDENTE. La ringrazio per questa sua richiesta, che elaboreremo di qui a breve e, quindi, le daremo una risposta conseguentemente. Intanto lasciamo la parola al deputato D'Ettore, che l'aveva richiesta poco fa. Prego, deputato D'Ettore, la ascoltiamo.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). È chiaro che lo sviluppo non solo giuridico, ma logico di questo provvedimento - come ho tentato di dire anche a molti colleghi - confligge con l'ipotesi di un emendamento soppressivo. Vado subito al punto: per quale ragione troncare la discussione rispetto a un provvedimento che ha già un parere favorevole con delle indicazioni della Commissione affari costituzionali? Qual è il senso? Il senso politico - ci mancherebbe - è quello di sopprimere, ma è anche quello di evitare qualsiasi ulteriore discussione su un provvedimento, però, che la stessa Commissione affari costituzionali ha ritenuto, con parere favorevole, di porre all'interno della discussione dell'Aula e lo ha fatto con riferimento anche - lo leggo - al tema più specifico: alla luce della giurisprudenza costituzionale richiamata in premessa, provveda la Commissione di merito a rivedere la formulazione del provvedimento, stabilendo che la prevista esclusione dell'applicazione dell'articolo 71, comma 1, del codice del Terzo settore per le associazioni di promozione sociale che svolgono - anche occasionalmente - attività di culto, non costituisce una regola generale assoluta, ma sia prevista in casi puntuali e tassativi specificamente motivati come necessari ai fini della tutela dei beni pubblici fondamentali.
Si tratta cioè si specificare rispetto all'indicazione sostantiva della deroga. Tant'è vero che ci sono degli emendamenti che sono stati proposti specificamente, con riguardo a questo aspetto evidenziato dalla Commissione. Allora, francamente, questo emendamento soppressivo e l'idea di anticipare qualsiasi discussione rispetto al merito di un provvedimento, che può essere tranquillamente discusso in Aula e che può divenire oggetto di un confronto importante fra maggioranza e opposizione, è inspiegabile. Per questo chiedo, a chi ha presentato l'emendamento soppressivo, di ritirarlo, perché poi comunque si discute e ci si confronta anche in merito all'indicazione di carattere costituzionale che viene dalla Commissione affari costituzionali, della quale anch'io faccio parte, e si prende una decisione, che può essere anche negativa probabilmente rispetto al provvedimento. Anche perché nella specificazione degli emendamenti – leggo – si trova: Al comma 1, aggiungere, in fine, le parole: “di confessioni religiose che non hanno stipulato intese ai sensi del terzo comma dell'articolo 8 della Costituzione”. Quindi, si specifica che chi non ha queste intese non può ottenere lo stesso procedimento ai fini della deroga, prevista dalla norma base dell'articolo 71 del codice del Terzo settore - ho visto c'è molta informazione sull'argomento - con riferimento all'applicazione delle norme, che poi riguardano anche le attività edilizie, alle associazioni di promozione sociale. Poi è da verificare quanto rientrano quelle di culto all'interno di questa definizione. È quindi la ripartizione tecnico-giuridica degli emendamenti.
PRESIDENTE. Concluda.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). Ecco perché troncare la discussione con un emendamento soppressivo, di fronte a un tema che può essere oggetto in un paio d'ore di discussione, se non oggi in un'altra data, francamente è incomprensibile.
PRESIDENTE. La ringrazio.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). Chiedo a chi ha presentato l'emendamento soppressivo di consentirci una discussione più approfondita (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti), nel merito di un provvedimento sul quale ci sono regioni e città - posso ricordare, Firenze, Arezzo ed altre - sul tema delle moschee o simili…
PRESIDENTE. Deve concludere, ha esaurito il suo tempo, terzo avviso.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). Chiudo Presidente…
PRESIDENTE. Non mi faccia togliere la parola che è sempre inelegante.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (MISTO-VI-ICT). No, la ringrazio e chiedo la possibilità dell'ampliamento dei tempi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gadda. Ne ha facoltà.
MARIA CHIARA GADDA (IV). Grazie Presidente. Intervengo anch'io sul complesso degli emendamenti e anticipo la sottoscrizione dell'emendamento 1.1 soppressivo da parte del gruppo Italia Viva. Io non entro nemmeno nel merito delle motivazioni che hanno portato il gruppo di Fratelli d'Italia a proporre questa proposta di legge, ma sicuramente questa proposta di legge è un esempio chiaro di quanto la propaganda politica spesso non abbia attinenza con la tecnica legislativa, con la tecnica parlamentare e, soprattutto, con gli effetti che si vanno a determinare portando certi provvedimenti. Infatti, qui il tema non è legato agli elementi costituzionali che sono stati citati dai colleghi. Questa norma, composta da un articolo unico, afferisce e interviene sull'articolo 71 del codice del Terzo settore. Quindi, noi oggi dobbiamo valutare come questa proposta di legge modifica il codice del Terzo settore, come va a modificare una norma di favore, come quella appunto introdotta per gli enti del Terzo settore nel decreto legislativo n. 117 del 2017 e in tutti i decreti collegati. Da questo punto di vista, credo che questa proposta di legge di Fratelli d'Italia abbia un retropensiero, perché di fondo si cerca di colpire un comportamento che non si ritiene opportuno, un comportamento che è un esempio di devianza rispetto alle norme e a quanto previsto, creando però confusione - ripeto - rispetto a una norma di favore per gli enti del Terzo settore. I tanti temi che il collega Osnato ha citato sono legati a un'altra questione, ad un'altra fattispecie, che è quella dei controlli. Intervenendo invece sull'articolo 71, ricordo che l'articolo 71 è una norma molto semplice. Gli enti del Terzo settore - tra questi anche le associazioni di promozione sociale - possono svolgere la loro attività istituzionale in immobili che hanno diversa destinazione d'uso a fini urbanistici. Questa deroga rispetto ai vincoli urbanistici è una norma di favore, volutamente stabilita dal codice del Terzo settore per gli enti, ma si applica soltanto se l'ente svolge in quei locali la propria attività istituzionale. E andiamo a vedere qual è l'attività istituzionale, sempre nel decreto legislativo 117, ex articolo 5, dove sono citate ben 26 attività istituzionali, 26 attività di interesse generale. Queste 26 attività di interesse generale - ohibò - non prevedono le attività di culto, quindi, da questo punto di vista, l'emendamento soppressivo non entra nel merito delle motivazioni che hanno addotto i colleghi, ma entra nel merito rispetto a uno strumento tecnico che è sbagliato, che va soppresso e che va rimandato indietro, perché le norme, usciti da quest'Aula, usciti dai social, usciti dalle trasmissioni televisive, devono essere applicate nella realtà. La norma già dice che l'attività istituzionale non può essere il culto e, quindi, introdurre queste modifiche al codice del Terzo settore, nella fattispecie l'articolo 71, determina due problematiche negative. In primo luogo, è inutile perché la norma già dice che l'attività di culto non è prevista tra le attività principali, tra le attività di interesse generale, che fanno beneficiare di quelle deroghe e di quei benefici che prevede il codice del Terzo settore rispetto agli enti del Terzo settore. Ma l'aspetto più negativo è che è dannosa. Per chi? Per tutti quegli enti che ne beneficiano! Perché, al solito, si scrivono le norme pensando alla patologia e non pensando a come devono essere rafforzati i controlli. Rafforziamo i controlli! Cerchiamo di capire dove le cose non funzionano, dove sono applicate nelle zone grigie delle norme, con altri strumenti, non però usando il codice del Terzo settore! Qui si colpiscono molti enti che non c'entrano nulla e che applicano correttamente l'articolo 71. Proviamo a immaginarli questi enti, perché quando si prevede nella norma anche se svolgono attività occasionale, - immaginiamoceli tutti nella vita quotidiana - questa norma vorrà dire che gli enti che svolgono occasionalmente un atto di culto, come una messa, come un ritiro spirituale, una preghiera, l'inaugurazione di una sede che richiede una benedizione o tutte le attività che possiamo immaginare, che sono atti di culti occasionali, non legati a quel tipo di attività istituzionale, potrebbero perdere tutte quelle misure di beneficio legate alla tipologia di quegli immobili, che sono state per loro pensate, per loro immaginate, per loro costruite. Quindi, io chiedo: ma davvero si cura Fratelli d'Italia di fare una cosa di questo genere? Infatti, i temi che avete toccato, legati ai centri islamici, legati alle moschee, non hanno nulla a che vedere con il codice del Terzo settore (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), mentre qui noi, colleghi, stiamo andando a modificare l'articolo 71 del codice del Terzo settore e non stiamo facendo le altre cose che state dicendo, seppur con motivazioni molto articolate. Oggi questa norma è scarna, è un articolo unico e, quindi, da questo punto di vista, io credo che non ci sia alternativa se non votare un emendamento soppressivo.
Infatti, altrimenti, rispetto ad una norma che sta muovendo i suoi passi importanti e che sta rafforzando il mondo del Terzo settore, dell'economia sociale, e, che, come tale, giustamente beneficia anche di norme e di regole semplificate rispetto agli altri soggetti, non possiamo minare alle basi il principio perché si hanno altri interessi, perché in questo momento ciascuno giustamente vuole fare la sua campagna elettorale. Nel fare le norme che servono e che devono essere attuate nella vita quotidiana noi, in quest'Aula, dobbiamo avere senso di responsabilità da legislatori e non soltanto da membri di partiti politici.
Ribadisco, infine, la richiesta di aggiunta delle firme del gruppo di Italia Viva all'emendamento 1.1. Chiedo anche una riflessione ai colleghi di Fratelli d'Italia perché credo che le loro intenzioni non siano di danneggiare il Terzo settore, ma all'atto pratico questa proposta di legge lo fa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Avverto, intanto, che la componente politica del gruppo Misto, “Vinciamo Italia-Italia al Centro con Toti” ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Essendone stata avanzata richiesta, la Presidenza concede a tale componente un ampliamento dei tempi pari alla metà del tempo originariamente previsto dal contingentamento stesso. A questo punto è possibile dare la parola al deputato Pettarin che l'aveva richiesta proprio in virtù di questo ampliamento, prego, per un minuto.
GUIDO GERMANO PETTARIN (MISTO-VI-ICT). Grazie Presidente, grazie per la concessione dell'ampliamento. Sarò rapidissimo. Evidenziamo, come intervento sul complesso degli emendamenti, che non siamo dell'opinione che la migliore soluzione sia in questo caso l'emendamento soppressivo; riteniamo, come già ripetuto da alcuni colleghi, che sopprimere non sia, e per suo tramite mi permetto di evidenziarlo alla collega che è intervenuta prima, un momento in cui non si va a valutare il merito. Cosa c'è di più valutativo nel merito politico di un emendamento soppressivo? Riteniamo che, rispetto a questo quadro, sia doveroso discutere del merito vero e di quelli che sono i contenuti degli identici emendamenti 1.5 e 1.10.
Chiediamo quindi al complesso dell'Aula di avere il coraggio di fare questa discussione, evidenziando che l'articolo 8 della Costituzione è estremamente chiaro, e l'articolo 8, terzo comma, è ancora più chiaro. Ed è corretto rispetto alla nostra popolazione discutere di questi temi. Quindi, ci opponiamo decisamente alla possibilità dell'emendamento soppressivo e restiamo in questo senso.
PRESIDENTE. Come richiesto dal gruppo Fratelli d'Italia, la Presidenza concede a tale gruppo un ulteriore ampliamento dei tempi, tale da raggiungere complessivamente la metà del tempo originariamente previsto dal contingentamento. A questo punto, invito i relatori e il Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative presentate.
PAOLA DEIANA , Relatrice per la maggioranza. Grazie Presidente, parere favorevole sull'emendamento Federico 1.1; contrario sugli identici Foti 1.5 e Lucchini 1.10.
TOMMASO FOTI , Relatore di minoranza. Presidente, ovviamente i pareri sono esattamente opposti a quelli espressi dalla relatrice per la maggioranza: parere contrario sull'emendamento Federico 1.1; favorevole sugli identici Foti 1.5 e Lucchini 1.10. Chiedo anche se in questo momento posso fare l'intervento come relatore.
PRESIDENTE. Certamente, può motivare i pareri.
TOMMASO FOTI , Relatore di minoranza. Ho sentito delle critiche abbastanza inopinate a questa proposta di legge. Vorrei far presente a chi è intervenuto pensando di aver capito tutto il significato della proposta di legge che, in realtà, è stata esaminata, discussa e valutata quanto non è mai stata valutata una proposta di legge di un solo articolo in quest'ambito. Dirò di più. Quando è stato richiesto il rinvio in Commissione, collega del gruppo Italia Viva, è stato richiesto per un unico motivo: perché era stato presentato un emendamento non dal gruppo di Fratelli d'Italia, ma dal gruppo della Lega, che era diverso dal soppressivo, e la relatrice, ricorderà bene la situazione, disse: su questo nuovo emendamento noi chiediamo che si pronunci la Commissione di merito, atteso che sugli emendamenti non si era pronunciata, perché con il soppressivo non c'era bisogno che altre Commissioni si pronunciassero.
Bene, la Commissione di merito si è pronunciata sull'emendamento soppressivo e se qualcuno ha avuto la compiacenza di leggere il parere della I Commissione, dopo la citazione della giurisprudenza (penso che il relatore fosse un costituzionalista che non vorrei che qualcuno volesse censurare per il suo parere), vedrà che il Comitato ha concluso con questo parere - evito di leggere tutte le premesse cito testualmente - di esprimere parere favorevole alla proposta con la seguente condizione: «alla luce della giurisprudenza costituzionale richiamata in premessa, provveda la Commissione di merito a rivedere la formulazione del provvedimento, stabilendo che la prevista esclusione dell'applicazione dell'articolo 71, comma 1, del codice del Terzo settore, per le associazioni di promozione sociale che svolgono - anche occasionalmente - attività di culto, non costituisca una regola generale assoluta, ma sia prevista in casi puntuali e tassativi, specificatamente motivati come necessari ai fini della tutela di beni pubblici fondamentali». Se chi è intervenuto così diffusamente e dottamente sulla proposta in esame si fosse quantomeno peritato di leggere gli atti della Commissione (Commenti)…bisogna andare a capirli, il problema è che si possono leggere ma bisogna capirli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! La Commissione ha fatto un duplice discorso. Il primo discorso è stato quello della relatrice che ha dichiarato la sua impossibilità di individuare un elenco specifico di norme che consentissero di accogliere la condizione formulata dal Comitato. La seconda tesi, me ne potrà dare atto la collega relatrice di maggioranza, è stata quella di dire: noi pensiamo che una modifica quale quella apportata dagli emendamenti identici 1.5 e 1.10 possa di per sé accogliere e sicuramente dare ampia attuazione alla richiesta della Commissione, atteso che viene aggiunta l'espressione “di confessioni religiose che non hanno stipulato intese ai sensi del terzo comma dell'articolo 8 della Costituzione”.
Ora si potrà dire che questo emendamento non soddisfa la richiesta della I Commissione, ma non si può dire che vi è stata un'inadempienza nel voler cercare di andare incontro al parere del Comitato, atteso che il principio a cui ci si è attenuti è stato quello dell'emendamento soppressivo. Quindi, è inutile fare degli emendamenti modificativi, occuparsi molto di più di emendamenti modificativi, se la tesi che viene privilegiata dalla relatrice è quella della soppressione, perché se si sopprime la proposta di legge non si vede come si possa andare avanti con l'emendamento.
Ma voglio ricordare che, per gli edifici religiosi, è prevista specificatamente una norma che prevede che essi debbano essere individuati negli ex piani regolatori - chiamateli piani strutturali, chiamateli PUG, chiamateli con le sigle che volete -, negli strumenti urbanistici dei singoli comuni. Dico di più: la distinzione fatta dal legislatore è una distinzione talmente puntuale, che egli neppure si preoccupa di vedere se la confessione religiosa in argomento abbia chiesto, o meno, il riconoscimento ai sensi dell'articolo della Costituzione appena citato. È una individuazione urbanistica sic et simpliciter, al punto che anche la confessione cattolica non può aprire una chiesa se non è previsto nello strumento urbanistico (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e al punto che, in numerosi casi, non essendo stato previsto lo strumento urbanistico, si è ricorsi alla variante allo strumento urbanistico per consentire di dar luogo alla richiesta che era stata formulata. Allora, parliamoci chiaro: non io, ma centinaia di sindaci in Italia hanno sollevato il problema delle cosiddette moschee abusive (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia); non io, ma decine di sindaci hanno chiesto al legislatore una norma senza la quale erano costretti ad esprimere dinieghi, impugnati sistematicamente davanti al giudice amministrativo, con ricorsi al TAR e al Consiglio di Stato inframmezzati dalle sospensive. Io capisco le posizioni politiche - posso comprenderle - ma non si dica che giuridicamente il problema non esiste. Voi state negando che esista un problema giuridico con una speciosa argomentazione politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), mentre si doveva fare tutt'altro: negare, con una speciosa argomentazione giuridica, quello che era il vostro credo politico. Allora, Presidente, penso di poter dire che io, il collega Butti e il collega Zucconi, firmatari di questa proposta, abbiamo pazientato oltre ogni limite. Vorrei ricordare che questa proposta è stata incardinata - tanto per essere chiari - con la presenza del Governo giallo-verde, poi è stata rinviata con il Governo giallo-rosso e oggi la discutiamo con il Governo di larghe intese. Quindi, non si dica che non c'è stato il tempo per esaminarla! Mi darà atto la relatrice che più volte ho dovuto sollevare la questione dell'iscrizione della proposta all'ordine del giorno della Commissione, al punto tale che si è dovuti intervenire più volte sulla Commissione affari costituzionali, nella seconda fase del provvedimento, perché esprimesse il parere richiesto, ben sapendo che - se si vuole - si può procedere anche senza il parere della Commissione, perché la Commissione non è obbligata necessariamente ad esprimerlo. Allora, tanto per essere chiari, se vi fosse stata la volontà da parte della maggioranza di porsi il tema che qui ho posto, perché - mi chiedo - non si è preso quanto aveva scritto il relatore del Comitato presso la I Commissione e non si è peritato di scrivere un emendamento molto migliore di quello che abbiamo presentato, pur con firme distinte, la collega Lucchini ed io? Non capisco perché non si sia accettata questa impostazione e se ne sia adottata un'altra, nel senso semplicemente di dire: “noi avanziamo questa proposta modificativa che, a nostro avviso, assolve e risolve la questione”. Mi darete atto che, se la proposta invece è quella soppressiva, si tratta di un argomento ancora diverso perché - vede signor Presidente - se qualche collega oggi interviene, lo fa solo sull'argomento soppressivo, perché altro non gli è consentito di fare.
PRESIDENTE. La invito a concludere cortesemente, onorevole, perché ha esaurito tutto il tempo a disposizione.
TOMMASO FOTI, Relatore di minoranza. Non ho più tempo come relatore?
PRESIDENTE. No.
TOMMASO FOTI, Relatore di minoranza. Allora, vado alla conclusione, semplicemente osservando che il relatore di minoranza ha espresso parere contrario sull'emendamento soppressivo, mentre sarebbe stato sicuramente favorevole ad esaminare altri emendamenti, che non sono stati minimamente posti alla nostra attenzione. Questo è un emendamento votato da una parte della maggioranza perché poi - dobbiamo dirla tutta - non l'ha votato tutta la maggioranza in Commissione; una parte della maggioranza ha votato a favore dell'emendamento soppressivo, anche chiudendo la bocca a quell'altra parte di maggioranza che probabilmente avrebbe potuto argomentare in modo diverso l'emendamento “modificazioni” (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Abbiamo in sospeso l'espressione del parere da parte del Governo sugli emendamenti. Qual è il parere del Governo?
ROSSELLA ACCOTO, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali. Parere conforme alla relatrice di maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 1.1 Federico.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ceccanti. Ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Al netto di tutte le altre osservazioni, intervengo per lasciare agli atti che non si possono discriminare le religioni con intesa da quelle senza intesa. La giurisprudenza costituzionale è chiarissima sul punto. Le intese servono ad adeguare l'ordinamento alle caratteristiche specifiche di ogni singola confessione, ma non servono a determinare delle confessioni di serie A o B, rispetto ad altre di classe inferiore. Quindi, quello che dice il relatore di minoranza è assolutamente incompatibile con quello che la nostra Corte Costituzionale ha stabilito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti del deputato Foti).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sarro. Ne ha facoltà.
CARLO SARRO (FI). Grazie, Presidente. Le questioni che sono state sollevate da questo provvedimento involgono molti aspetti, innanzitutto quelli costituzionali di più alto livello sulla libertà di culto e sulla libertà di iniziativa delle singole associazioni, soprattutto di quelle che godono di uno status differenziato. Ma l'incidenza specifica di questo provvedimento è naturalmente destinata alla materia urbanistica, edilizio-urbanistica che - come sappiamo -, nel riparto delle attribuzioni da parte della Costituzione, è riservata alle regioni e ai comuni che in forma concorrente danno luogo alla regolazione e al governo del territorio. Riteniamo pertanto che la strada maestra da seguire per una corretta attività legislativa debba essere quella di intervenire direttamente sulla materia urbanistica, non solo sul testo unico, ma anche sulla possibilità - riconosciuta attualmente agli enti locali e in particolar modo ai comuni e alle regioni, che sono i primi e più diretti titolari della potestà di governo del territorio - di regolazione urbanistica del territorio specifico e di poter introdurre norme limitative, non solo in ordine alla destinazione riservata a determinate aree e quindi al rispetto degli standard - tra i quali è utile ricordare rientrano anche gli edifici di culto - ma anche rispetto alle deroghe in ordine alla legittimazione, come previsto nella norma in discussione che consente, in deroga, la possibilità di formalizzare richieste tese all'ottenimento dei titoli abilitativi edilizi, in questo caso anche ad associazioni che operano appunto nel Terzo settore.
In forza di queste argomentazioni e, soprattutto, del profilo specifico relativo ad una corretta attività di normazione della materia, ritenendo che altra debba essere la sede nella quale disciplinare questo problema, che oggettivamente esiste e rispetto al quale Forza Italia non manca di avere attenzione e sensibilità, riteniamo, immaginando, appunto, una diversa fonte normativa e regolamentare, di astenerci sul provvedimento.
Quindi, Forza Italia voterà, in ordine all'emendamento soppressivo, in termini di astensione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un richiamo sull'ordine dei lavori, il deputato Ziello. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori, per chiedere una breve sospensione, di 5 minuti, per accordarci circa il seguito dei lavori di questa seduta.
PRESIDENTE. Pare che siano tutti d'accordo su tale richiesta.
Quindi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 19,16.
La seduta, sospesa alle 19,11, è ripresa alle 19,29.
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Colleghi deputati, se riprendiamo posto, proviamo a fare ordine sul prosieguo dei nostri lavori.
Secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, interrompiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento. Sempre secondo le medesime intese, all'ordine del giorno della seduta di martedì 19 luglio saranno iscritti, quale primo argomento, l'esame delle mozioni concernenti iniziative per sopperire alla carenza di personale nei servizi del turismo e dell'agricoltura e, quale secondo argomento, il seguito dell'esame della proposta di legge costituzionale in materia di ordinamento e poteri della Città di Roma Capitale. Seguiranno gli altri argomenti già contemplati dal vigente calendario dei lavori nell'ordine previsto.
Proclamazione di una deputata subentrante.
PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito dell'accettazione delle dimissioni dal mandato parlamentare del deputato Elio Vito nella seduta del 13 luglio 2022, comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 13 luglio 2022, ha accertato che la candidata che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo della lista n. 15 - Forza Italia, nell'ambito del collegio plurinominale 02 della XXI Circoscrizione-Puglia, risulta essere Michaela Di Donna.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputata, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXI Circoscrizione Puglia, nell'ambito del collegio plurinominale 02, Michaela Di Donna.
Si intende che, da oggi, decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Colleghi deputati, dovreste provare a defluire dall'Aula in ordine, per chi vuole farlo, oppure di fare silenzio, per chi intende rimanervi.
Convalida di una deputata.
PRESIDENTE. Comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 13 luglio 2022, ha verificato non essere contestabile l'elezione per la III Circoscrizione Lombardia 1, collegio plurinominale 01, della deputata Marina Romanò e, concorrendo nella eletta le qualità richieste dalla legge, ha deliberato di proporne la convalida.
Do atto alla Giunta di questa proposta e dichiaro convalidata la suddetta elezione.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 13 luglio 2022, il deputato Francesco Berti, già iscritto al gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Insieme per il Futuro.
La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data 13 luglio 2022, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
Modifica della composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 13 luglio 2022, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ha reso noto che, in data 12 luglio 2022, l'assemblea del medesimo gruppo ha eletto vice presidente il deputato Filippo Scerra.
Organizzazione dei tempi per l'esame di una proposta di legge.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 1321-A in materia di responsabilità sanitaria (Vedi l'allegato A).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Davide Zanichelli. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Presidente, intervengo perché, qualche giorno fa, Il Messaggero ha pubblicato i passi successivi rispetto alla riduzione dei consumi energetici, qualora ci fossero ulteriori strette. Si parlava di riduzione dell'illuminazione pubblica, della taratura del riscaldamento o, meglio, dei condizionatori negli edifici. Per carità, tutte cose utili, ma poi, ci rendiamo conto che, quando usciamo di qui - siamo a Roma, ma questo varrebbe in qualsiasi città turistica, in questo momento, in questa calda estate -, alcuni negozi (basta andare in via del Corso) hanno il condizionatore acceso e le porte aperte; questo succede d'estate, ma succede anche d'inverno, con il riscaldamento acceso e le porte aperte.
Ora, francamente, questa cosa stona un po', ma soprattutto adesso diventa anche inaccettabile, perché, oltre all'impatto ambientale, che forse dovrebbe essere sufficiente, abbiamo anche una bolletta energetica intollerabile e, forse, parte dei consumi vanno a pagare il gas di qualcuno che non dovrebbe avere questi soldi. Ci sono, rispetto a questi comportamenti, esercizi commerciali che se ne fregano dell'impatto ambientale. Alcuni comuni hanno fatto i regolamenti, anche se dopo sono emersi alcuni problemi con il TAR.
Non dobbiamo aspettare che i comuni agiscano rispetto a queste azioni degli esercizi commerciali. Personalmente, in questo senso, ho sollecitato il Ministro Cingolani. Vorrei esortare questo Parlamento (la mia esortazione è rivolta ai colleghi, per far sì che non si vedano più esercizi commerciali e negozi con il condizionatore acceso e le porte aperte), ma anche i clienti e i consumatori ad evitare quei negozi che tengono le porte aperte, ma lasciano il condizionatore acceso: è una cosa intollerabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bilotti. Ne ha facoltà, per due minuti.
ANNA BILOTTI (M5S). Grazie, Presidente. Lo scorso 29 giugno, la mia comunità, Giffoni Valle Piana, perdeva una persona che ne ha fatto la storia, Carlo Andria, tre volte sindaco, consigliere provinciale, presidente del Giffoni Film Festival, professore. Questi sono soltanto incarichi attraverso cui una personalità eccelsa ha dato lustro alla sua comunità.
La sua dipartita è stata accolta da un cordoglio che è andato ben oltre il dovuto rispetto e si è espresso nel dolore di chi sente di aver perso qualcuno che ti ha dato tanto. Negli innumerevoli messaggi con cui i miei concittadini hanno voluto ricordarlo, c'è una parola quasi onnipresente: gentilezza. È stato evidentemente questo il segno della sua azione che, cionondimeno, si è rivelata incisiva e concreta. Allora, Presidente, oggi mi sento di dire in quest'Aula che la più grande eredità che Carlo Andria ci lascia e mi lascia, avendo, da sempre, per me rappresentato un esempio di rettitudine cui ispirarmi, è la certezza che l'arroganza del potere è quanto di più lontano possa esistere dallo spirito di servizio per i cittadini che, invece, è connaturato alla nobiltà dell'animo che, ahimè, come il coraggio di manzoniana memoria, se uno non ce l'ha, non se la può dare. Infatti, non si può pensare di servire i cittadini, se con quei cittadini non si entra in empatia e, come faceva Carlo Andria, nel cuore.
Presidente, se ne è andato un uomo perbene, uno di quelli che non facevano sermoni, ma affidavano le loro lezioni di vita alla prova più difficile: l'esempio. Lo ricorderò sempre con quel sorriso discreto che, anche ad incrociarlo per il solo istante di un buongiorno, ti lasciava la sensazione che non tutto fosse perduto. Ciao Carlo, grazie di tutto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raphael Raduzzi. Ne ha facoltà, per due minuti.
RAPHAEL RADUZZI (MISTO-A). Dieci miliardi e oltre: questo è l'ammontare dell'aumento del gettito IVA nei soli primi cinque mesi dell'anno e queste entrate extra tributarie sono legate all'aumento dei prezzi e, quindi, il Governo sta praticamente facendo la cresta sul problema quotidiano dei cittadini italiani, cioè quello di mettere il pane in tavola. Allora, 10 miliardi in più li dobbiamo usare subito per diminuire all'1 per cento l'Iva sui generi alimentari. Abbiamo dati preoccupanti sull'inflazione, che è arrivata a oltre l'8 per cento. Abbiamo generi alimentari che hanno un'inflazione di oltre il 20 per cento: sono dati drammatici. Già qui, davanti al Parlamento, abbiamo le prime rivolte; vedremo cosa succederà a settembre e a ottobre, se non agiamo subito.
Questo Governo deve mettere in campo misure di contrasto all'aumento dei prezzi e dei generi alimentari. Presidente, noi di Alternativa abbiamo fatto varie proposte in questo senso, ce le avete sempre bocciate. Adesso, sembra che il Ministro Brunetta e il Ministro Franco si siano ravveduti e stiano iniziando a fare i conti con la realtà. Speriamo bene.
Auspichiamo che, finalmente, si possa fare qualcosa per risolvere questo problema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà, per due minuti.
FUCSIA FITZGERALD NISSOLI (FI). Grazie, Presidente. Intervengo per porre all'attenzione del Governo, per suo tramite, Presidente, la questione del rilascio della carta di identità elettronica agli iscritti AIRE, ossia quelli che vivono al di fuori della Comunità europea, in particolare del Nord e Centro America. Avevo presentato un'interrogazione ormai due anni fa, nella quale avevo chiesto al Governo di rendere noti i motivi dei ritardi e degli ostacoli che ancora si frappongono al rilascio della carta d'identità elettronica per gli iscritti AIRE dei Paesi extra UE. Questa carta d'identità elettronica è rilasciata dai comuni e chiedevo con quali tempi intenda il Governo superare tali ritardi per l'erogazione del suddetto servizio. Mi sembra importante che si faccia chiarezza su questo punto, perché con l'estate molti tornano in vacanza in Italia e vorrebbero avere la possibilità, come gli italiani in Italia, di ottenere i documenti anche nei formati più innovativi previsti dalla pubblica amministrazione. Alcune cose non sono comprensibili, perché non ci sarebbero ostacoli, né tecnici, né economici. Pertanto, chiedo al Ministero di fare chiarezza su questo punto.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Venerdì 15 luglio 2022 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,40.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ROSA MARIA DI GIORGI (A.C. 3625 E ABB.)
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 3625 e abb.). Signor Presidente, Onorevoli colleghi, Ministro Franceschini, siamo qui oggi in Aula per approvare un provvedimento che è di grande rilievo per il comparto dello Spettacolo dal vivo, direi fondamentale, e scelgo questo termine con cognizione di causa, perché finalmente si crea un quadro di tutele e di diritti per i lavoratori dello spettacolo in Italia.
Un settore questo che la pandemia ha gettato in una crisi tra le più profonde della sua storia. Artisti e addetti del settore hanno visto crollare il loro mondo, teatri chiusi, sale concerto chiuse, tutti gli spazi della cultura non più agibili. Tutto questo ha tolto certezze, se mai ve ne fossero, e ha reso ancora più incerto il futuro.
Abbiamo visto e ascoltato nelle audizioni le difficoltà, qualche volta la disperazione fra gli artisti e i lavoratori del settore. Certo, abbiamo provveduto, come bene sa questa Aula, a sostenerli con ristori e misure anche di consistenza significativa, ma la crisi ha colpito troppo profondamente e sono emerse ancora di più le carenze strutturali di questo settore, quelle carenze, Presidente, che conosciamo e cui da anni avremmo voluto porre rimedio.
Ricordo qui che già nella scorsa legislatura, sempre con il Ministro Franceschini, col Governo di Centrosinistra, il Parlamento, e tanti di noi presenti in Aula oggi, votammo la legge 175 del 22 novembre 2017, recante “Disposizioni in materia di spettacolo e deleghe al Governo per il riordino della materia”.
Era un risultato enorme, giunto dopo mesi e mesi di lavoro e di audizioni, un lavoro condiviso e trasversale anche fra i partiti politici, che fu accolto con manifestazioni di grande soddisfazione in tutto il mondo della cultura e nel paese. Finalmente vedevano un atto concreto dopo decenni di attesa in cui si definivano i principi generali per il riconoscimento e la valorizzazione delle attività dello spettacolo dal vivo e si dava finalmente una cornice al settore, creandone il quadro di riferimento. Si dava poi mandato al Governo perché emanasse i decreti oggetto delle deleghe, tra cui, molto importante, quella sul lavoro. Ma nei mesi successivi tutto si fermò. Cambiò il Governo e le deleghe vennero fatte scadere. Fu così, Presidente, che si perse un'occasione importantissima. Ci sono voluti 5 anni per giungere adesso alla nuova legge delega. Ma ci siamo. E abbiamo di nuovo l'occasione di operare quel cambiamento tanto necessario. I principi guida della 175/17 sono ripresi totalmente qui e comprendono tutte le forme dello spettacolo dal vivo. Le elenco. Attività teatrali, attività liriche, concertistiche, corali, attività musicali popolari contemporanee, attività di danza classica e contemporanea, un settore questo tanto in sofferenza che ha bisogno di interventi particolari, come i medesimi grandi artisti da Carla Fracci fino ad arrivare a Roberto Bolle, negli anni hanno sempre sottolineato, anche in audizioni qui, presso la Camera. E ancora le attività circensi, di spettacolo viaggiante, attività di carattere multidisciplinare, carnevali storici e rievocazioni storiche, fino al riconoscimento delle attività dei live club per valorizzare la funzione sociale della musica dal vivo.
Un mondo ricchissimo, come si vede, fatto di passione, di ansia, di amore senza limiti, di tanto sacrificio, nella consapevolezza che ogni sera protagonista è senz'altro la compagnia, l'orchestra o il solista sul palcoscenico, i tecnici e tutto il personale, ma anche il pubblico, che determina l'atmosfera e che ogni sera fa sì che lo spettacolo sia unico, perché unico è lo stato d'animo dell'artista e unico, in quel momento, è lo stato d'animo dello spettatore che assiste allo spettacolo. È la storia della ricerca della bellezza, e della tragedia, del dramma, della gioia, della riflessione, del pianto, della relazione, del ritrovarsi e del perdersi. Tutto questo può accadere ogni sera se noi faremo in modo che accada. E lo stiamo facendo accadere, mi piace crederlo, Presidente, anche noi, in questo momento, parlandone in Aula. Ora, adesso, qui, noi stiamo riconoscendo il valore di queste attività, noi stiamo dicendo al nostro Paese che lo Spettacolo è importante, che vale, che va protetto, perché è una parte della nostra identità e senza cultura non saremmo nulla, Nulla!
Lo diceva bene Paolo Grassi ai suoi allievi:” Il teatro per la sua intrinseca sostanza è fra le arti la più idonea a parlare direttamente al cuore e alla sensibilità della collettività. Noi vorremmo che autorità e giunte comunali si formassero questa precisa coscienza del teatro considerandolo come una necessità collettiva, come un bisogno dei cittadini, come un pubblico servizio. Ecco perché dobbiamo investire sullo spettacolo.”
Eccolo ancora il senso di questa legge, Presidente, ciò che questa norma vuole proteggere e valorizzare. E lo si dice ancora, citando nel testo la 175/17. “La Repubblica promuove e sostiene lo spettacolo, nella pluralità delle sue diverse espressioni, quale fattore indispensabile per lo sviluppo della cultura ed elemento di coesione e di identità nazionale, strumento di diffusione della conoscenza della cultura e dell'arte italiane in Europa e nel mondo, nonché quale componente dell'imprenditoria culturale e creativa e dell'offerta turistica nazionale; riconosce il valore formativo ed educativo dello spettacolo anche per favorire l'integrazione e per contrastare il disagio sociale e riconoscere il valore delle professioni artistiche e la loro specificità, assicurando altresì la tutela dei lavoratori del settore; riconosce l'utilità sociale dello spettacolo anche ai sensi della Legge 106 del 2016, la legge sul Terzo Settore”.
Nel testo vi è la riapertura delle deleghe al Governo per lo spettacolo con la previsione della stesura del Codice dello Spettacolo, al fine di conferire al settore un assetto più organico e conforme ai princìpi di semplificazione delle procedure amministrative e ottimizzazione della spesa, migliorando altresì la qualità artistico-culturale delle attività, attraverso il monitoraggio e l'attività degli Osservatori, oltre a favorire la produzione, l'innovazione, nonché la fruizione da parte della collettività, con particolare riguardo all'educazione permanente. E su questo tornerò, Presidente.
Tra le novità importanti, molto attese, l'introduzione dell'indennità di discontinuità, una sorta di reddito garantito che punta a ‘coprire' i lavoratori dello spettacolo nei momenti di inattività o durante i periodi di studio e formazione. Tutte circostanze essenziali nelle professioni artistiche. Sappiamo che, allo stato attuale gli operatori del settore non percepiscono un reddito stabile e quindi non versano contributi previdenziali in maniera continuativa. Spetterà al Governo, una volta approvata la legge, definire l'importo e quali categorie avranno diritto ad accedervi. Non a caso il testo prevede anche l'istituzione presso il ministero della Cultura di un registro unico dei lavoratori che operano nel mondo dello spettacolo.
Sempre al MIC verrà istituito un tavolo permanente per monitorare la situazione del settore e favorire il dialogo tra i vari operatori. Viene istituito, inoltre, il “Sistema nazionale a rete degli osservatori dello spettacolo”, con il fine – si legge nel testo – di “provvedere alla promozione e al coordinamento delle attività degli osservatori istituiti dalle regioni con finalità analoghe” e di “favorire l'integrazione di studi, ricerche e iniziative scientifiche in tema di promozione dello spettacolo”.
Altra novità è il riconoscimento dei Live Club quali soggetti che operano in modo prevalente per la promozione e diffusione di produzioni musicali contemporanee, indicando chiaramente la necessità di sostegni per questi spazi che svolgono un ruolo importante per la promozione della socialità e la partecipazione culturale sul loro territorio.
Su un aspetto mi preme ritornare, Presidente, anche per coerenza con il lavoro sulle scuole svolto dal Partito Democratico anche in occasione di questa delega sullo spettacolo. Si tratta di una misura innovativa, qui contenuta, già prevista nella 175/17 che prevede che la percentuale del 3% del FUS sia destinata tutti gli anni alle scuole. L'efficacia di questa iniziativa credo che appaia chiara a tutti. La scuola come tramite per veicolare l'arte dello spettacolo in maniera capillare. Attraverso la miriade di esperienze che si possono realizzare nelle classi e conducendo i bambini e i giovani in teatro si formerà un pubblico consapevole, un pubblico che sarà in grado di comprendere ogni spettacolo con spirito critico. Non solo, spesso è proprio sui banchi di scuola, attraverso attività speciali, che si può far nascere la passione per la professione e per i mestieri del teatro. Oltre a quello dell'attore o del regista, dell'artista in generale, anche a quello di coloro che rendono possibili gli spettacoli stessi, dai tecnici agli artigiani per scene e costumi. Senza dimenticare la multimedialità, le nuove tecnologie, che ormai sono così diffuse nelle attività di spettacolo dal vivo e che possono diventare oggetto di studio nelle nostre scuole attraverso i nuovi programmi della scuola digitale. Mestieri moderni, professioni presumibilmente molto attrattive per i nostri giovani.
Ecco quindi che il 3% degli investimenti del FUS ogni anno produrrà la collaborazione auspicata tra Ministero della Cultura e Ministero dell'Istruzione, la stessa collaborazione che sta già producendo buoni risultati con l'analoga misura già attuata per il cinema. Da parte del MIC per il cinema è stato messo a disposizione delle scuole un tesoretto di 42 milioni di euro che sono a disposizione delle scuole attraverso bandi che in queste settimane si stanno predisponendo, alcuni dei quali già scaduti. Una grande opportunità a disposizione di insegnanti e dirigenti scolastici in ogni angolo del Paese.
Chiudo, Presidente, con una considerazione. Leggi che hanno questo impatto e che si realizzano dopo un'attesa di tanti anni e che cambiano così radicalmente le norme che regolano un settore, influendo in modo positivo nella vita di tante persone la vita di tante persone assumono un particolare significato anche per noi parlamentari.
Si conclude qui un lungo percorso che conferisce finalmente piena dignità al mondo dello spettacolo, lo valorizza, mette in sicurezza gli artisti e gli addetti.
Abbiamo messo cuore e passione e molta attenzione a quanto questo mondo richiedeva. Abbiamo fatto molte audizioni, abbiamo sentito le associazioni e gli Enti, ma soprattutto coloro che fanno la cultura e lo spettacolo nel nostro Paese.
Ci abbiamo creduto, e parlo anche in particolare del mio partito, sempre in prima fila, e dei nostri parlamentari e dei nostri ministri, Franceschini e Orlando, che hanno seguito il nostro lavoro con vera condivisione.
Nonostante la crisi, nonostante la pandemia, nonostante la sofferenza del Paese, abbiamo creduto che si potesse centrare l'obiettivo. E siamo qui a dire che ci siamo riusciti.
Ed è quindi con particolare soddisfazione, e anche con un po' di emozione, che dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico a questo provvedimento.
SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
nella votazione n. 6 il deputato Prisco ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nelle votazioni nn. 1 e 2 e dalla n. 4 alla n. 12 il deputato Zicchieri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
nella votazione n. 3 il deputato Zicchieri ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 3625 e abb. - articolo 1 | 319 | 312 | 7 | 157 | 312 | 0 | 102 | Appr. |
2 | Nominale | articolo 2 | 328 | 292 | 36 | 147 | 292 | 0 | 102 | Appr. |
3 | Nominale | em. 3.1 | 331 | 322 | 9 | 162 | 32 | 290 | 102 | Resp. |
4 | Nominale | articolo 3 | 336 | 326 | 10 | 164 | 324 | 2 | 102 | Appr. |
5 | Nominale | articolo 4 | 336 | 328 | 8 | 165 | 328 | 0 | 102 | Appr. |
6 | Nominale | articolo 5 | 336 | 327 | 9 | 164 | 327 | 0 | 102 | Appr. |
7 | Nominale | articolo 6 | 338 | 328 | 10 | 165 | 328 | 0 | 102 | Appr. |
8 | Nominale | articolo 7 | 340 | 330 | 10 | 166 | 330 | 0 | 102 | Appr. |
9 | Nominale | articolo 8 | 344 | 336 | 8 | 169 | 336 | 0 | 101 | Appr. |
10 | Nominale | articolo 9 | 346 | 336 | 10 | 169 | 336 | 0 | 101 | Appr. |
11 | Nominale | articolo 10 | 348 | 339 | 9 | 170 | 339 | 0 | 101 | Appr. |
12 | Nominale | articolo 11 | 342 | 332 | 10 | 167 | 332 | 0 | 101 | Appr. |
13 | Nominale | articolo 12 | 348 | 339 | 9 | 170 | 339 | 0 | 101 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | odg 9/3625 e abb./10 | 382 | 372 | 10 | 187 | 372 | 0 | 101 | Appr. |
15 | Nominale | Ddl 3625 e abb. - voto finale | 386 | 348 | 38 | 175 | 348 | 0 | 98 | Appr. |
16 | Segreta | Dimissioni On. Elio Vito | 386 | 383 | 3 | 192 | 225 | 158 | 87 | Appr. |