Mr President of the Senate of Italy and ASEP8 Co-President, Pietro GRASSO,
Mr Xaysomphone PHOMVIHANE, Vice-President of the National Assembly of Lao People Democratic Republic, Host of ASEP7
Dear fellow parliamentarians, ladies and gentlemen,
On behalf of the Parliament of Italy I have the great pleasure and the honour to welcome you at the Eighth Asia - Europe Parliamentary Partnership Meeting. We are very pleased that members of so many different parliaments have travelled a long distance to attend this meeting. Almost all our member states are present. The turnout from Asia is excellent, and we also have a good participation of national parliaments from the EU. Delegations of 40 countries from Asia and Europe and from the European Parliament are attending the meeting.
Let me also welcome parliamentarians from new ASEM members, namely, Norway, Switzerland, to the Asia-Europe Parliamentary Partnership. A warm welcome also goes to the delegations of the Parliament of Croatia and of the Parliament of Kazakhstan who are attending our meeting for the first time with the status of observers.
I will continue my speech in Italian, the language of the hosting country of this meeting.
L' Asian-Europe Parliamentary Partnership Meeting - quale versante parlamentare dell'ASEM (Asia-Europe Meeting), la cui prossima riunione si terrà a Milano il 16 e il 17 ottobre prossimi - è divenuto nel corso degli anni un foro multilaterale di confronto fra Asia ed Europa di cruciale importanza. La riunione che si sta per aprire affronterà due temi apparentemente fra loro lontani: le strutture della governance economica e finanziaria e lo sviluppo sostenibile e la sicurezza alimentare. In realtà i grandi fenomeni della globalizzazione ci rendono sempre più consapevoli della forte interrelazione fra gli andamenti dell'economia, le opportunità di sviluppo umano e le condizioni dell'ecosistema planetario.
Il confronto di oggi offre la dimensione giusta per affrontare le grandi questioni poste alla nostra attenzione: il carattere informale dei lavori dei due panel, la presenza di rappresentanti della politica, dell'economia e della cultura, la partecipazione paritaria dei Paesi membri, fanno dell'ASEP un foro di grandissimo interesse per il dialogo fra due regioni del mondo, l'Asia e l'Europa, legate da rapporti sempre più intensi. Sono certa che da questo dibattito usciranno idee e proposte nuove, da presentare al prossimo vertice ASEM e più in generale all'opinione pubblica mondiale.
Alcune sfide di livello globale sono oggi cruciali sia per l'Europa che per l'Asia. La crescente integrazione fra queste due aree del mondo ha portato ad una sempre più forte interdipendenza anche sul piano economico. La crisi finanziaria ha rallentato la crescita nei paesi emergenti mentre la recessione continua a colpire pesantemente molti paesi europei. Si può uscire da questa condizione critica solo con strategie innovative e coordinate. Quelle strategie che ancora faticano ad emergere in Europa. Come sostenuto dal premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz in una lectio magistralis svolta qui alla Camera qualche giorno fa, il principale problema dell'Europa non sono le difficoltà dei singoli paesi, ma l'incapacità da parte dell'Unione europea nel suo complesso a concordare incisive riforme strutturali capaci di fare dell'Europa un centro propulsore dell'economia mondiale. Attraverso le sole misure di austerità applicate ai singoli paesi non si va lontano: si rischia anzi di aggravare i fattori di crisi. Accanto al rigore finanziario bisogna allora rilanciare gli investimenti, ridare fiducia alle forze produttive, destinare maggiori risorse allo sviluppo del capitale umano dei nostri paesi, ad esempio nel cruciale settore dell'educazione e dalla formazione professionale.
Sino a qualche tempo fa, uno dei principali temi del dibattito politico internazionale era giustamente rappresentato dalla questione delle fortissime disparità di condizioni economiche e sociali fra paesi sviluppati e paesi emergenti. Ora a questa frattura rischia di aggiungersi un'altra polarizzazione che si profila all'interno stesso delle società avanzate: quella della diseguaglianza fra una piccola parte di privilegiati che controlla gran parte delle ricchezze e dei redditi e la restante popolazione. Un divario che gli anni di crisi hanno spesso aumentato in misura inaccettabile. Possiamo dire di trovarci di fronte ad una globalizzazione delle diseguaglianze e ad un assottigliamento della classe media che ha invece rappresentato da sempre la struttura portante delle economie e degli assetti dei Paesi democratici. Non si tratta di una tendenza irreversibile e ineluttabile, ma di uno squilibrio che possiamo e dobbiamo correggere per assicurare ai nostri cittadini un futuro di prosperità e di stabilità sociale.
Un'economia senza regole è anche una potenziale fonte di squilibri sul piano ambientale. Lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali porta con sé conseguenze - dai cambiamenti climatici, al dissesto idrogeologico, alla carenza di acqua potabile - che rischiano di determinare situazioni del tutto fuori controllo. Ovunque le ricorrenti crisi ambientali stanno mettendo a dura prova la capacità degli ecosistemi di assicurare le risorse necessarie per la produzione alimentare e più in generale per garantire la qualità della vita dei cittadini. Per affrontare questa enorme sfida, le questioni ambientali vanno strettamente collegate al problema della distribuzione delle risorse nelle diverse società: il punto infatti non è solo quello della produzione del cibo, ma di garantire un equo accesso da parte di tutti alle risorse alimentari.
Le migrazioni di massa e i conflitti sono spesso al contempo la causa e il risultato di una radicale insicurezza del presente e del futuro. La conseguenza è allora quella di una feroce competizione per assicurarsi risorse naturali sempre più scarse.
Le comuni sfide di carattere ambientale che investono l'Europa e l'Asia - come la progressiva erosione delle terre coltivabili, la perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici - richiedono dunque una moltiplicazione degli sforzi comuni per adottare azioni politiche innovative per contrastare questi preoccupanti fenomeni. Si tratta di temi che, come sapete, saranno al centro della Expo Milano 2015, la Grande esposizione universale che l'Italia ha voluto dedicare al tema "Nutrire il pianeta. Energie per la vita". Quello di Milano non sarà solo un evento espositivo, ma un foro internazionale di confronto politico sui temi dell'alimentazione e della sostenibilità ambientale.
In conclusione, i fenomeni della globalizzazione non sono di per sé né buoni né cattivi. L'aumento degli scambi commerciali mondiali, l'accelerazione vertiginosa delle comunicazioni, la interrelazione sempre più stretta fra cambiamenti economici, politici, sociali ed ambientali stanno profondamente incidendo sui tradizionali equilibri mondiali. Si tratta di sviluppi che aprono per l'intera umanità straordinarie opportunità di maggiore libertà, prosperità, arricchimento culturale, ma che possono anche essere alla fonte - come purtroppo dimostrato da tanti aspetti della vita contemporanea - di conflitti, di maggiore insicurezza, di un aumento delle diseguaglianze. Sta a noi, rappresentanti dei popoli dei differenti paesi, mettere in atto forme di governo democratico di questi fenomeni affinché dalla globalizzazione possano derivare vantaggi più equamente condivisi da tutti. Ciò nella consapevolezza che nessun paese, neppure nell'ambito dei più grandi e potenti, può pensare ormai di forgiare da solo il proprio destino.
Ladies and gentlemen, once again, I wish you a warm welcome to Italy and declare the Eighth Asia - Europe Parliamentary Partnership Meeting open.
Now I give the floor to the President of the Senate of Italy and ASEP8 Co-President, Pietro GRASSO