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Comunicati stampa

31/03/2015
“Perché la politica” convegno in occasione dei cento anni di Pietro Ingrao - Saluto della Presidente della Camera, Laura Boldrini
1957

Signor Presidente della Repubblica, colleghi parlamentari, autorità, gentili ospiti.
Consentitemi innanzitutto di rivolgere a nome mio personale e della Camera dei deputati un caloroso augurio di buon compleanno a Pietro Ingrao, che ieri ha compiuto cento anni.
Una vita spesa per la democrazia, per la sinistra, per l'affermazione dei diritti dei lavoratori e per la pace.
Un particolare benvenuto voglio rivolgere ai famigliari di Ingrao, ai suoi amici, a chi gli è stato vicino nel suo lungo impegno politico e istituzionale.
Ringrazio gli organizzatori di questo convegno per aver scelto di non limitarsi ad una mera celebrazione, ma di dare un tema a questo incontro. E si tratta di un tema quanto mai attuale: "Perché la politica ". Una questione impegnativa, che non si accontenta di risposte banali e di maniera.
Altri meglio di me, che non ho la fortuna di conoscere Pietro Ingrao , sapranno descrivere la personalità, il pensiero e la traccia indelebile che Ingrao ha impresso nella storia del nostro paese.
Io vorrei sottolineare soltanto alcuni aspetti del suo percorso politico e umano.
Voglio dire qualcosa, innanzitutto, sul modo con il quale Ingrao ha inteso svolgere la sua funzione di parlamentare e poi di Presidente della Camera.
Ingrao per quarantadue anni è stato ininterrottamente deputato, dal 1950 al 1992, quando scelse di non essere ricandidato, senza peraltro cessare la sua attività culturale e politica, che rimase intensa e sempre attenta alle novità che emergevano dalla società italiana e dal contesto internazionale.
Per lui il lavoro parlamentare aveva un alto valore in sé, non veniva in secondo piano rispetto all'impegno di partito.
Ne parla lui stesso in una intervista a Piero Sansonetti di qualche tempo fa. E dice "Il lavoro nel Parlamento mi è sempre piaciuto molto. Alla fine degli anni Cinquanta fui io a chiedere di uscire dalla Segreteria per andare a lavorare alla Camera". Fece questa scelta perché si trovava a disagio nel palazzo di via delle Botteghe Oscure, e poi perché Il lavoro parlamentare lo trovava appassionante, dice Ingrao, "per il continuo confronto che si realizzava con l'avversario politico e anche all'interno dei vari rami della sinistra di opposizione, perché avevamo bisogno della messa alla prova delle ideologie in campo aperto e di costruire un rapporto permanente con il Paese".
La decisione di uscire dalla Segreteria nazionale del PCI- la segreteria di Togliatti - per dedicarsi al lavoro parlamentare suscitò una grande sorpresa, perché quello era un luogo di assoluto rilievo.
Erano tempi in cui lavorare in un partito conferiva prestigio e restituiva un senso generale all' impegno, anche più dell'elezione in Parlamento. Oggi accade invece il contrario: che l'attività di partito non incontra l'apprezzamento dell'opinione pubblica anche perché spesso i partiti sono concepiti unicamente come trampolino di lancio per essere candidati ed eletti nelle istituzioni.
Ingrao scelse il lavoro parlamentare per esprimere appieno la sua passione per il confronto, anche con gli avversari, e per costruire un contatto più diretto e più concreto con una società in profonda trasformazione.
Per una convinzione politica, quindi, non per un vezzo né tantomeno per un interesse personale.
Con questo spirito si impegnò nei dibattiti in Aula, nella Commissione Affari Costituzionali, nel ruolo di Capogruppo del PCI, dal 1968 al 1972, e poi, dal 1976 al 1979, come Presidente della Camera. Il primo esponente del partito comunista a raggiungere uno dei vertici istituzionali, dopo Umberto Terracini che fu Presidente dell'Assemblea Costituente.
Ingrao venne eletto Presidente della Camera con una larga maggioranza e al primo scrutinio, sull'onda del successo elettorale della sinistra nelle elezioni del 1976, e nel clima politico segnato dai tentativi di convergenza tra i grandi partiti democratici. E rimase in quella carica per soli tre anni, perché, dopo le elezioni politiche anticipate del 1979, e nonostante le forti pressioni dei vertici del suo partito, non volle essere di nuovo candidato alla presidenza di Montecitorio. Anche in questo caso, a spingere Ingrao in tale direzione, fu una valutazione politica e non personale. Una valutazione che scaturiva dalla presa d'atto della crisi della strategia del "compromesso storico" fino ad allora seguita dal partito comunista.
Fu dunque una Presidenza breve, appena tre anni. Ma lasciò un segno dovuto non solo alla forza politica della sua personalità ma anche al fatto che perseguì un disegno sul ruolo e sulla funzione della Camera.
Un disegno che aveva come obiettivo quello di valorizzare la centralità del Parlamento, in stretto raccordo con le assemblee elettive locali e in un dialogo permanente con le tensioni e le contraddizioni che salivano dalla società italiana.
Fu una stagione segnata da importanti riforme approvate in Parlamento, ma anche dall'attacco terroristico.
Anche come Presidente della Camera, oltre che come esponente di primo piano del suo partito e della sinistra, a Ingrao sono state riconosciute da tutti qualità indubbie di coerenza, di tensione etica, di rigore morale.
E allora, alla domanda "Perché la politica", si può rispondere anche con l'esempio dato da persone come Pietro Ingrao. Perché la politica è passione civile, è progetto, è partecipazione, è pratica di libertà.
Quella dell'affarismo, del malaffare, del carrierismo sfrenato, della lotta per il potere personale, non è politica. E' uso cinico della politica e dei suoi strumenti. E proprio questo fa allontanare le persone e le fa disamorare.v Ma per tenere lontani i veleni che la inquinano, la politica deve essere continuamente alimentata dalle idee, dalle visioni del mondo, dalla cultura. Anche in questo senso è utile riflettere sulla personalità di Pietro Ingrao. Perché l'uomo che rimane una delle figure più popolari della politica italiana, è anche un poeta, è anche un uomo che ha sempre amato e studiato il cinema e la letteratura.
Queste sue "passioni ribelli", come sono state chiamate, hanno arricchito l'uomo, certamente, ma anche la sua personalità politica, rendendola sempre sensibile, curiosa e aperta al nuovo.
Voglio allora concludere questo intervento con un grazie, a Pietro Ingrao, per quel che ha dato al Parlamento, alla politica e alla società italiana. Grazie e auguri, Presidente Ingrao.

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