Aula Montecitorio
"È davvero un onore per me darvi il benvenuto alla Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea.
Prima di entrare nel merito dei nostri lavori, vorrei richiamare la vostra attenzione sull'ultima tragedia avvenuta nelle acque del Mediterraneo in cui, secondo le testimonianze dei sopravvissuti, avrebbero perso la vita oltre 700 persone. Si tratta di uno dei più drammatici naufragi avvenuti nel mar Mediterraneo.
Invito tutti voi ad osservare un minuto di silenzio per commemorare le vittime di questa tragedia.
A questo proposito ricordo di aver trasmesso a tutti voi una bozza di dichiarazione, aperta all'adesione, sul rafforzamento delle attività di soccorso nel Mediterraneo.
Auspico che, anche alla luce dei tragici eventi che si ripetono nelle acque del Mediterraneo, si possa registrare un'ampia condivisione sui contenuti della dichiarazione, che potrebbe essere trasmessa alle Istituzioni europee per le determinazioni di competenza. Su questi profili ci soffermeremo, comunque, più diffusamente nella II sessione quando discuteremo del tema dei diritti fondamentali.
Colleghi, quest'anno, il più importante appuntamento a livello parlamentare in ambito europeo si svolge qui, alla Camera dei deputati.
Con questa Conferenza si chiude simbolicamente, con il consueto slittamento, il Semestre di Presidenza italiana.
La collega Ināra Mūrniece, Presidente del Saeima, successivamente avrà modo di illustrare le priorità della Presidenza lettone.
In continuità con le questioni affrontate in occasione delle riunioni che si sono svolte a Roma durante il Semestre di Presidenza italiana, nella definizione dell'ordine del giorno della nostra Conferenza abbiamo inteso privilegiare alcune specifiche tematiche.
La scelta non è casuale ed è dettata dalla fase particolare che sta vivendo l'Europa.
Nella individuazione degli argomenti da trattare ci ha ispirato la convinzione che la densità e l'importanza delle questioni che l'Europa è attualmente chiamata ad affrontare non soltanto giustifichi, ma per certi versi imponga, un ruolo attivo dei Parlamenti.
La cooperazione interparlamentare deve mirare a un approfondito scambio di opinioni e a un aggiornamento sulle questioni cruciali che ciascuno dei nostri Paesi si trova ad affrontare che riguardano l'integrazione europea e le sue prospettive.
L'accelerazione dei processi di globalizzazione; la moltiplicazione dei fattori di instabilità e tensione negli scenari internazionali; le incertezze che contraddistinguono i processi di democratizzazione di tanti paesi ai confini dell'Europa; le difficoltà provocate dalla crisi economico-finanziaria più grave e duratura dal secondo dopoguerra e le prospettive future delle economie europee sono questioni che richiamano tutti noi alla responsabilità di contribuire ad alimentare un confronto pubblico aperto e trasparente.
Un confronto in cui ai cittadini sia offerta la possibilità di sentirsi partecipi e di poter concorrere, attraverso i propri rappresentanti in Parlamento, ad assumere le decisioni di carattere strategico.
Questioni di tale rilievo, che incidono sulla vita di tutti i cittadini, non possono essere affidate alla sola responsabilità dei governi né agli esperti o, addirittura, all'arbitrio degli interessi più forti!
Queste esigenze si pongono in primo luogo quando si tratta di definire le strategie per consentire all'Europa di ritrovare la strada per una crescita solida e duratura.
Dopo sei lunghi anni di crisi economico-finanziaria che ha investito il nostro continente più duramente di altre aree, i segnali di ripresa sono ancora deboli.
L'Europa è in evidente affanno nel fronteggiare una competizione globale che è sempre più agguerrita.
La gravità e la durata della crisi impongono a tutti noi che operiamo nelle istituzioni l'obbligo di contribuire a definire soluzioni innovative, non limitandoci a ripetere ricette già ampiamente praticate in passato che oggi non sono più realizzabili o che si sono rivelate inefficaci.
L'Europa non può accettare una progressiva marginalizzazione negli scenari internazionali né un lento ma inesorabile impoverimento.
D'altra parte, non si può pensare che il futuro del nostro Continente possa ridursi ad una estenuante rincorsa delle cosiddette economie emergenti che si avvalgono del vantaggio competitivo di bassi livelli salariali e standard di protezione e di garanzie dei lavoratori e di sistemi di welfare incomparabilmente inferiori a quelli europei.
E' nostra convinzione che l'Europa non soltanto non debba rinunciare ma debba anzi rivendicare con orgoglio e proporre, con i necessari aggiornamenti e adattamenti, il suo sistema di economia sociale di mercato come modello da assumere a riferimento.
In particolare, se non si affronterà con efficacia e molto rapidamente il problema delle disuguaglianze che sono aumentate in seguito alla crisi, vi è il rischio concreto che il disagio dei cittadini si trasformi in una sempre più diffusa disaffezione nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee.
Questo è un rischio che non può essere sottovalutato perché, alimentando la demagogia e il populismo, potrebbero essere messi a repentaglio la legittimità e il consenso per i sistemi democratici oltre che per il progetto di integrazione europea.
Le disuguaglianze e una troppo iniqua distribuzione della ricchezza, oltre che eticamente inaccettabili, sono un ostacolo oggettivo alla crescita economica.
Non favorire la mobilità sociale e non dare prospettive reali alle giovani generazioni impoverisce la società e indebolisce anche il tessuto democratico.
Le conoscenze a disposizione e la rapidità che contraddistingue l'evoluzione tecnologica offrono opportunità fino a poco fa inimmaginabili; dobbiamo saperle sfruttare puntando sull'innovazione, sulla ricerca, sul know-how, sulla formazione e la qualificazione del capitale umano.
Considerazioni analoghe valgono per quanto concerne la seconda sessione della nostra Conferenza alla quale abbiamo voluto dare il titolo di "Il Continente dei diritti fondamentali: l'Europa della libertà, della solidarietà e della sicurezza".
Anche in questo caso, siamo partiti dalla convinzione che l'Europa debba rivendicare in tutte le sedi, e in primo luogo rendendolo noto ai suoi cittadini, il valore esemplare della sua esperienza per quanto concerne la salvaguardia dei diritti fondamentali e della dignità umana.
D'altra parte, le tensioni e le crisi ai confini dell'Europa e le implicazioni, talora drammatiche, per il nostro Continente ripropongono in termini forti il tema di come contemperare la richiesta di maggiore sicurezza con la piena salvaguardia dei diritti di tutte le persone.
L'Europa è tenuta ad un impegnativo lavoro di rivisitazione delle sue regole e di adattamento alla luce dell'evoluzione dei bisogni dei cittadini degli scenari interni e internazionali.
In ogni caso, occorre aver chiaro che negando o limitando i diritti e la dignità delle persone essa tradirebbe la sua vocazione, la sua stessa ragion d'essere e le finalità per le quali si è proceduto alla integrazione europea, come definite all'articolo 2 del Trattato sull'Unione.
A queste stesse finalità risponde anche la scelta del tema della terza sessione che riguarda specificamente "I Parlamenti dell'Unione europea nei negoziati sui Trattati internazionali".
Stiamo parlando, evidentemente, di Trattati come il TISA e il TTIP, i cui contenuti sono oggetto di negoziato proprio in questo periodo, che hanno una portata tale da investire diritti essenziali dei cittadini e ricadute rilevantissime sugli assetti economici e sociali.
L'importanza delle questioni su cui intervengono questi Trattati richiederebbe la massima trasparenza sull'andamento delle trattative e sulle posizioni che le parti assumono.
Le decisioni che incidono sulla vita di tutti i cittadini, oltre che delle imprese, non dovrebbero essere assunte in ambiti ristretti e senza disporre di un costante aggiornamento sullo stato dell'arte, ma richiedono la massima trasparenza e un dibattito pubblico.
Rivendicare un ruolo attivo dei Parlamenti su queste materie significa rafforzare la democrazia e lo Stato di diritto."