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Comunicati stampa

28/04/2015
Saluto Boldrini inaugurazione Fondo Filippo Ceccarelli
2042

Saluto Alessandra Sardoni, già presidente dell'Associazione Stampa Parlamentare, Massimo Bordin, inconfondibile voce della rassegna stampa di Radio Radicale e lo storico Guido Crainz che dopo di me commenteranno il "regalo" che ci ha fatto Filippo Ceccarelli.

Come sapete, non è una mattinata ordinaria per i lavori della Camera. Tra poco si torna a parlare di riforma elettorale, come abbiamo fatto già ieri, e non posso non essere in Aula. Mi scuso dunque con le relatrici e i relatori, con chi ha organizzato l'appuntamento per conto della Camera, e con tutti voi presenti se tra non molto dovrò lasciarvi. Ma ci tenevo ad essere presente, a dare questo mio saluto, perché mi sembra di grande significato l'atto che è alla base di questo nostro incontro di oggi: un gesto di generosità. Molti di voi, qui dentro, conoscono Filippo Ceccarelli da una vita. Per me è conoscenza ben più recente: ho avuto modo di sentirlo illustrare momenti di storia politica qualche mese fa, quando è venuto alla domenica di "Montecitorio a porte aperte" che abbiamo dedicato alla mostra dell'Associazione Stampa Parlamentare, in occasione dei 120 anni della cerimonia del Ventaglio. Ma mi hanno colpito le parole con le quali, in un video che accompagnava il trasloco del suo archivio, ha spiegato la scelta: "Sono stato piuttosto fortunato, il giornalismo mi ha dato molto. E quindi, ad un certo punto della mia vita, si trattava di restituire qualcosa. Io restituisco quello che mi sta più a cuore, per cui ho lavorato con maggior entusiasmo, con maggior passione". C'è un regalo, un gesto di gratuità, che oggi ci fa incontrare. E io voglio sottolineare il significato civico del gesto, in tempi nei quali il "donare" non sembra essere nella "top ten" dei valori dominanti.

Non era scontato che Ceccarelli si liberasse di quello che lui chiama "il mostro". Né era scontato che fosse la Camera la destinataria del suo regalo. E' facile immaginare che l'Archivio potesse far gola ad altri soggetti, pubblici o privati, impegnati nel campo dell'informazione. E qui c'è il mio secondo motivo di gratitudine: il fatto che la scelta sia caduta sull'istituzione parlamentare. Anche in questo caso, con una certa propensione ad andare controcorrente rispetto all'aria che tira. Cito ancora il "donatore": "tra le varie idealità che sono rimaste intatte da quando ho cominciato a fare questo lavoro, alla metà degli anni Settanta, c'è quella della condivisione. E quindi ho pensato di darlo ad una struttura viva e prestigiosa, che è la Biblioteca della Camera, che dal 1978 è aperta a tutti. Quanti più giornalisti, studenti, studiosi, curiosi vorranno avvicinarsi, tanto più questo dono sarà utile, tanto più io sarò felice."

Struttura "viva e prestigiosa", dice Ceccarelli della nostra Biblioteca, e l'apprezzamento è il giusto riconoscimento per il dottor Casu che la dirige e per tutti coloro che ci lavorano. Lasciatemi esprimere un sentimento di legittimo orgoglio per quella che è una tra le maggiori Biblioteche parlamentari a livello mondiale, con i suoi 42 chilometri lineari di scaffalature e circa 1 milione e 400mila volumi. Struttura aperta alla curiosità di molti, soprattutto dei giovani. Ed è questa la ragione per la quale la Camera, d'intesa con lo stesso Ceccarelli, ha pensato che fosse la Biblioteca la collocazione giusta, più che l'Archivio storico.

A cosa serve oggi una collezione di ritagli come quella che Ceccarelli da quarant'anni mette insieme? Che senso ha, al tempo in cui i motori di ricerca permettono di ritrovare tutto in una frazione di secondo? Dopo di me interverranno giornalisti e storici di professione, e suppongo che daranno la loro risposta a questa domanda. A me pare che in questi 334 raccoglitori ci sia un antidoto contro un rischio che vedo forte nell'informazione di oggi: il rischio di una "cronaca dell'istante", che ci racconta in presa diretta ogni fatto ma non ci racconta il prima, non stabilisce le connessioni che ci aiutano a capire - a capire davvero, non solo a sentire - i fatti di oggi. Senza questi nessi, queste relazioni i fatti rischiano di rimanere "coriandoli" - ne ha parlato Ceccarelli, ma l'immagine è cara anche a Sergio Zavoli - coriandoli che volano via così come sono arrivati, anziché diventare tessere di un mosaico, cioè strumenti di una comprensione più razionale di quello che ci accade intorno. In quei ritagli di carta - che peraltro nei prossimi mesi saranno digitalizzati - vedo in qualche modo simboleggiato il valore dell'informazione come riflessione, come sforzo di andare alle cause, di raccontare da dove vengono i fatti di ogni giorno. E' una esigenza che sento tanto più forte quanto più grande è il numero delle notizie che il moltiplicarsi dei media e il fiorire delle tecnologie ci mettono a disposizione. Il mare dei fatti di cui sappiamo è diventato un oceano sconfinato, e questo è un bene. Ma in questo oceano serve sempre di più uno strumento di navigazione, una bussola della memoria che sappia tenere insieme i pezzi. Vale per il giornalismo politico che si occupa della vita parlamentare, di cui Ceccarelli è ormai tra i "decani". Ma vale più in generale, a mio avviso, per ogni tipo di informazione, che nella capacità di stabilire connessioni rappresenta anche un argine importante alle semplificazioni propagandistiche delle quali si alimenta la demagogia politica. E' successo in ogni tempo, ma oggi con particolare intensità proprio in conseguenza del peso che il sistema mediatico ha assunto nella formazione dell'opinione pubblica.

Chiudo perciò con una speranza: che l'aula dove è stato allestito il Fondo Ceccarelli (che più tardi voi andrete a visitare, e che io cercherò di vedere nelle prossime settimane) sia un luogo in cui i ragazzi possano alimentare la loro passione civile, possano "allargare la lente". Che insomma quell'aula e quei ritagli servano a costruire partecipazione, che è l'ingrediente di fondo di ogni democrazia.

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