"È per me un sincero piacere, oltre che un onore, intervenire oggi che celebriamo il 65° anniversario della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali.
Il titolo stesso del convegno, 'La coscienza dell'Europa' - bellissimo titolo - ci ricorda efficacemente l'importanza della funzione svolta dalla Convenzione e dalla Corte di Strasburgo nel salvaguardare i valori fondanti che costituiscono l'identità, l'anima, la coscienza del nostro continente.
La firma della CEDU - è bene ricordarlo - avvenne a Roma il 4 novembre del 1950, a pochi anni dalla conclusione del più tragico conflitto consumatosi in Europa, che divise il nostro continente con esiti drammatici.
Segnò - sulla scia della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo dell'ONU proclamata nel dicembre del 1948 - una radicale discontinuità con il periodo bellico, riaffermando solennemente il ripudio della violenza e della sopraffazione e riconoscendo la centralità dello stato di diritto, della democrazia e dell'esigenza di tutelare la dignità delle persone e dei diritti fondamentali.
Segnò, inoltre, una non meno rilevante discontinuità rispetto all'esperienza internazionale precedente: l'abbandono del principio della non ingerenza negli affari interni che aveva da secoli dominato le relazioni tra Stati. Con la CEDU, infatti, ciascun cittadino ha avuto la possibilità, per la prima volta, di attivare un sistema di tutela dei propri diritti rivolgendosi a una istanza sovranazionale.
Queste sono innovazioni rivoluzionarie: si può andare a un'istanza sovranazionale per affermare i propri diritti di cittadino. Tuttavia non avrebbero prodotto un impatto effettivo senza l'azione della Corte di Strasburgo, alla quale dobbiamo tutti essere grati.
La Corte ha assicurato, pronuncia dopo pronuncia, l'affermazione sul piano concreto, e non meramente teorico e astratto, dei diritti e delle libertà fondamentali contenuti dalla Convenzione. Nella mia precedente esperienza lavorativa con le Nazioni Unite, ho potuto verificarlo di persona per quanto riguarda la tutela dei diritti di migranti, rifugiati e richiedenti asilo. Ricordo, in particolare, la sentenza Hirsi, di fondamentale importanza, che ha ribadito la totale illegittimità del respingimento delle persone bisognose di protezione internazionale, incluse quelle intercettate in alto mare, che è questione diversa dall'intercettazione nelle acque territoriali.
La CEDU e la Carta dei diritti fondamentali dell'UE si integrano a vicenda, come fanno, su più larga scala, Consiglio d'Europa e Unione europea, costituendo un sistema di tutela dei diritti che è un modello a livello globale.
Sottolineare questo aspetto risulta tanto più necessario nell'attuale fase storica, che vede l'Europa collocata al centro di un'area caratterizzata da diffusi e violenti conflitti, da instabilità e da crisi che producono tensioni e fenomeni di difficile gestione, come gli ingenti flussi di rifugiati e la recrudescenza del terrorismo.
Oggi l'Europa si trova di fronte ad una sfida decisiva: garantire la sicurezza nel pieno rispetto dei diritti e delle libertà. All'azione di intelligence e di polizia vanno dunque affiancati strumenti di prevenzione della radicalizzazione di chi vive nelle città europee, che si annida laddove è più forte la marginalizzazione, e di interruzione dei flussi di finanziamento dei movimenti terroristici.
Le misure d'emergenza - talvolta decretate sospendendo temporaneamente l'applicazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo per quanto concerne le libertà individuali - possono essere necessarie nel breve termine per poter combattere con la dovuta efficacia il terrorismo. Tuttavia, sarebbe un paradosso sospendere i diritti per tutelarli. Sono infatti proprio questi diritti, questo sistema di tutele, ad essere oggi sotto attacco.
Le vicende degli ultimi mesi, per quanto concerne l'atteggiamento assunto da alcuni Stati membri dell'Unione europea sulla gestione dei flussi migratori, ripropongono la questione, cui il nostro paese ha inteso attribuire carattere prioritario nel Semestre di Presidenza del Consiglio dell'UE, del rafforzamento degli strumenti per il monitoraggio dell'effettivo rispetto dello Stato di diritto e dei diritti e delle libertà fondamentali da parte dei Paesi membri.
Sono fermamente convinta che l'Unione europea, se vuole mantenere un ruolo guida nella tutela dei diritti a livello globale, debba con urgenza risolvere una contraddizione: non può pretendere il rispetto dei diritti fondamentali da parte degli Stati candidati all'ingresso nell'Unione, mentre ne tollera talvolta le violazioni perpetrate da Paesi membri, come abbiamo potuto constatare tutti di recente
. Ne è una riprova il fatto che l'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea, che prevede un meccanismo di controllo e sanzione nei confronti degli Stati membri che non rispettano i valori fondanti dell'UE, sia uno strumento deterrente ma sostanzialmente inutilizzato.
Rimane da risolvere la questione dell'adesione dell'Unione europea alla Convenzione. Il negoziato è in corso e non sembra prossimo alla conclusione. Non voglio soffermarmi sulle complesse questioni giuridiche sottese. Sottolineo tuttavia che la coesistenza di più livelli di tutela, in larga parte riconducibili ad un sistema valoriale comune, offre l'indiscutibile vantaggio di dare maggiori possibilità di protezione in caso di violazione dei diritti; al tempo stesso essa pone inevitabili problemi di coordinamento.
Sono tuttavia certa che potrà essere definita una soluzione giuridicamente e politicamente avanzata, definendo un più stretto raccordo tra Corte di Giustizia europea, Corte di Strasburgo e Corti costituzionali dei Paesi membri.
L'obiettivo cui tutti - legislatore europeo e legislatori nazionali, Corti e giudici, senza trascurare il ruolo non secondario degli organismi europei competenti in queste materia, a partire dalla FRA, l'Agenzia per i diritti fondamentali, e dall'EASO, che si occupa d'asilo - tendono dovrebbe infatti essere quello di raggiungere lo standard più elevato possibile di tutela dei diritti e delle libertà fondamentali.
Sono certa che, agendo insieme, con una sinergia positiva, riusciremo a raggiungerlo".