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Comunicati stampa

23/03/2016
Intervento della Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, alla presentazione del numero speciale di Arel, la rivista "Andreatta politico"
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Consentitemi, innanzi tutto, di ringraziare per la sua presenza il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Saluto anche il Presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano e Enrico Letta, segretario generale della rivista Arel. Saluto, inoltre, Maria Antonietta Colimberti, Ferruccio De Bortoli e Angelo Panebianco che interverranno nella discussione, i familiari di Beniamino Andreatta, i tanti parlamentari e tutte le autorità presenti.

Viene presentato oggi il numero speciale della rivista Arel. E' un numero speciale perché quest'anno ricorrono trent'anni dalla sua fondazione. Sono stati trent'anni che hanno visto cambiare profondamente la società e la politica italiana e Arel ha accompagnato questo cambiamento e lo ha analizzato, con le sue ricerche, i suoi studi, le sue proposte. A questo appuntamento il sito della Camera offre il contributo di uno "speciale" dedicato a Beniamino Andreatta, con una selezione dei testi e dei video dei suoi interventi a Montecitorio.

E' importante che ci siano luoghi e strumenti di analisi e di riflessione sull'evoluzione della società nella sua dimensione nazionale e internazionale. E' importante perché, sebbene la globalizzazione, l'influenza dei media vecchi e nuovi e la rivoluzione digitale impongano alle istituzioni e rapidità nelle decisioni, la politica non può improvvisare, né può ridursi ad una dimensione di eterno presente in cui contano soltanto gli slogan, le frasi a effetto, il colpo d'immagine.

La decisone politica, se vuole essere efficace ed avere effetti duraturi, deve essere preceduta e sostenuta dalla conoscenza, dall'analisi delle tendenze reali e degli interessi in gioco nella società. E questo è ancora più necessario oggi, perché il mondo attuale sfugge ai vecchi criteri interpretativi, cambia vorticosamente e domanda a tutti noi nuove chiavi di lettura.

Per questo esperienze come quella di Arel sono preziose, ed è bene che si consolidino ancora, che si moltiplichino e che abbiano un rapporto permanente con i soggetti della politica.

Giustamente questo numero speciale della rivista viene interamente dedicato a Beniamino Andreatta, il suo fondatore. Anzi all'Andreatta politico, perché egli fu, oltre che un protagonista di primo piano della vita politica e istituzionale, un economista, uno stimato docente universitario, uno studioso attento ai mutamenti della società.

Beniamino Andreatta è stato senatore e poi deputato, rivestendo alla Camera incarichi di rilievo come capogruppo del Partito Popolare, Presidente della Commissione Bilancio, componente della Commissione Bozzi per le riforme istituzionali. E' stato più volte Ministro, del Bilancio, del Tesoro, degli Esteri, della Difesa e in ognuno di questi incarichi ha lasciato la sua impronta di persona competente e innovativa. E' stato esponente di primo piano della Democrazia Cristiana e poi tra i fondatori del Partito Popolare e dell'Ulivo. E' stato anche, negli anni ottanta, vicepresidente del Partito Popolare Europeo.

Il suo percorso politico, come sappiamo, si interruppe drammaticamente il 15 Dicembre del 1999, quando venne colto da un grave malore mentre, seduto al suo banco di deputato, seguiva le votazioni sulla legge finanziaria.

Gli scritti e gli interventi raccolti nel numero speciale di Arel raccontano questo suo percorso politico e istituzionale e le sue considerazioni attorno agli eventi e ai temi che hanno segnato maggiormente, in quell'arco di tempo, la vita politica e sociale del Paese. Dal dibattito interno al suo partito alle riforme elettorali e costituzionali, dalla questione morale - che affrontò con determinazione e con proposte e azioni concrete - alla crisi del welfare, dall'assetto del sistema bancario al rapporto tra poteri pubblici e libertà di mercato.

L'ultimo capitolo del volume è intitolato significativamente "I grandi scontri" e ne emerge il ritratto di un combattente, di una persona molto volitiva, di un uomo che incarnava l'atto originario del fare politica che è quello di prendere parte, di non nascondere le proprie opinioni e di confrontarle anche criticamente con chi la pensa in modo diverso. Non c'è bisogno che io dica a voi, che Andreatta lo avete conosciuto e con il quale avete collaborato, che le sue polemiche, anche le più sferzanti, erano sempre sostenute da argomentazioni profonde e scrupolose e dal sincero rispetto - fatemelo dire, perché è un valore che oggi manca - nei confronti dell'avversario.

Tra i numerosi scritti e interventi pubblicati in questo numero della rivista, ho trovato molto convincente ed attuale una affermazione contenuta nel suo discorso al primo congresso nazionale del Partito Popolare nel 1994. Andreatta dice: "Le regole sono la vera protezione dei più deboli". Perché trovo attuale questa frase ? Perché, come abbiamo visto, uno dei temi che più sta impegnando la legislatura in corso è quello delle riforme istituzionali ed elettorali.

Se c'è un difetto nel modo con il quale, non da oggi per la verità, si discute attorno ai temi della qualità della politica e della vita istituzionale, questo difetto sta nel fatto che i cittadini hanno spesso l'impressione di un dibattito autoreferenziale, che si tratti cioè di una discussione che serve ai politici per decidere come organizzare meglio il loro mondo. E invece no, il modo con il quale lo Stato e la politica vivono e si strutturano ha un impatto immediato e forte sulla vita delle persone. Ma questo noi dobbiamo riuscire a spiegarlo meglio, a renderlo chiaro all'opinione pubblica.

E così, con poche parole ("Le regole sono la vera protezione dei più deboli"), Andreatta ci dice a che cosa servono le istituzioni e la buona politica e perché bisogna dotarsi di un sistema compiutamente democratico e di una Pubblica Amministrazione efficiente: servono, in primo luogo, a tutelare gli interessi della parte socialmente più svantaggiata.

Senza la politica e soprattutto senza una politica orientata dai nostri principi costituzionali, non si correggono le diseguaglianze - non sarà il mercato a farlo - non si combattono le povertà, non si combatte tutto quello che c'è di ingiusto, non si consente alle nuove generazioni di liberarsi da un futuro di precarietà.

L'azione e il pensiero di Beniamino Andreatta sono coerentemente caratterizzati, come si vede dalla raccolta dei suoi scritti, dalla visione di una politica forte. La politica può essere definita forte in tante accezioni. Ma in Andreatta è forte perché sana, perché autorevole, perché competente e al passo con i tempi.

Sta qui, a mio avviso, la sua innegabile attualità.

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