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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 517 di giovedì 27 maggio 2021

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO

La seduta comincia alle 9,35.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Brescia, Casa, Comaroli, Corda, Covolo, Davide Crippa, Delmastro Delle Vedove, Giachetti, Lapia, Lorefice, Maggioni, Magi, Palazzotto, Pella, Perantoni, Tateo, Zardini e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi sulla funivia Stresa-Mottarone il 23 maggio 2021.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul tragico incidente verificatosi sulla funivia Stresa-Mottarone il 23 maggio 2021.

Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi - per sette minuti ciascuno - e delle componenti politiche del gruppo Misto - per due minuti ciascuno - in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica.

(Intervento del Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini.

ENRICO GIOVANNINI, Ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili.

Grazie, Presidente. Il tragico incidente del 23 maggio 2021 sulla funivia Stresa-Mottarone è una grande ferita per il Paese. Desidero quindi esprimere nuovamente il profondo cordoglio del Governo nei confronti dei familiari delle vittime (Applausi - L'Assemblea e i membri del Governo si levano in piedi).

Quanto all'esatta dinamica dell'incidente e all'accertamento delle relative cause, sono, come è noto, in corso le indagini da parte della competente procura della Repubblica, alla quale le strutture del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili stanno fornendo e forniranno tutte le necessarie informazioni.

L'ufficio territoriale del Governo del Verbano-Cusio-Ossola ha fornito una relazione circa il drammatico evento, che si può così sintetizzare. Domenica 23 maggio 2021, poco dopo le ore 12, è precipitata al suolo la cabina della funivia Stresa-Alpino-Mottarone in zona impervia e boschiva. Dalle prime ricostruzioni appare che l'incidente sia stato innescato dal cedimento del cavo di traino della cabina nel tratto prossimo all'arrivo alla stazione della funivia posizionata in vetta alla montagna. A seguito della rottura della fune traente, la cabina, a causa del mancato intervento del freno sulla fune portante, dopo essere retrocessa velocemente lungo la via di corsa, ha urtato il pilone di sostegno ed è precipitata nel vuoto.

A bordo della cabina erano presenti 15 persone: 13 sono decedute sul colpo, 2 bambini di 6 anni, a causa delle gravi ferite riportate, sono stati elitrasportati in codice rosso a cura del servizio 118 di Novara presso l'Ospedale Regina Margherita di Torino. In serata, uno dei bimbi è deceduto, portando così a 14 il numero delle vittime totali. L'altro bambino versa ancora in prognosi riservata. I soccorsi, immediatamente attivati, hanno portato sul luogo personale dei Vigili del fuoco, della Polizia di Stato, dei Carabinieri, della Guardia di finanza, del Soccorso alpino, dell'emergenza 118 dell'Ospedale Maggiore di Novara e della Protezione civile della regione Piemonte e alcuni volontari di diverse organizzazioni. Anche il prefetto, unitamente al questore di Verbania, ha raggiunto il luogo del disastro, appena appreso dell'evento. L'area dell'incidente non era raggiungibile, se non con mezzi fuoristrada e con l'elicottero, per il quale è stata individuata un'area di atterraggio a 300 metri a monte dell'impatto.

Considerato lo scenario, i vigili del fuoco, al fine di effettuare una ricognizione aerea, hanno allertato il nucleo SAPR per l'uso dei droni. Le strade di ricongiungimento dalla vetta del Mottarone sono state chiuse al pubblico e presidiate dalle Forze dell'ordine, per permettere ai soccorsi d'intervenire più celermente. La procura della Repubblica di Verbania ha disposto il sequestro della funivia per il conseguente iter giudiziario e l'intera area dell'incidente è stata sottoposta a sorveglianza.

La domenica stessa, appena informato dell'incidente, ho promosso la costituzione di una commissione ispettiva del Ministero, con il compito di individuare le cause tecniche e organizzative che hanno provocato il gravissimo incidente. Il capo del Dipartimento per i trasporti e la navigazione del Ministero ha firmato il decreto istitutivo della commissione di esperti durante la stessa giornata, commissione presieduta dal professor Gabriele Malavasi, docente presso la facoltà di Ingegneria civile dell'Università “La Sapienza” di Roma, che dovrà redigere una relazione dettagliata, da presentare nel più breve tempo possibile.

Il giorno successivo all'evento, cioè lunedì 24 maggio, alle ore 10, mi sono recato a Stresa per partecipare a una riunione tecnica a cui erano presenti il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabrizio Curcio, il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, il presidente della provincia, Arturo Lincio, il sindaco di Stresa, Marcella Severino, e i vertici provinciali delle Forze dell'ordine, dei vigili del fuoco, della Protezione civile, del 118 e del soccorso alpino. Dalla disamina dei fatti illustrati da tutti i presenti è emersa la prontezza nella risposta del sistema di soccorso che, compatibilmente con le suddette asperità del luogo di operazione, si è caratterizzata per la tempestività e la totale collaborazione di tutti gli enti (Applausi).

Al termine della riunione mi sono recato presso l'ospedale per incontrare i parenti di un nucleo familiare che ha perso la vita nell'incidente. In particolare, ai familiari delle vittime Vittorio Zorloni, Elisabetta Persanini e Mattia Zorloni, il bambino deceduto all'ospedale “Regina Margherita” di Torino, presenti alla camera ardente, ho espresso il cordoglio, oltre che mio personale, del Presidente della Repubblica, del Presidente del Consiglio e di tutte le istituzioni.

Il sindaco di Stresa ha assicurato la disponibilità a farsi carico dell'ospitalità in strutture alberghiere locali per i familiari delle vittime che ne avessero necessità, mentre la ASL ha garantito la presenza di psicologi propri e volontari appartenenti alla Croce Rossa Italiana -comitato di Verbania.

La notte del 25 maggio la compagnia carabinieri di Verbania ha eseguito, su disposizione della locale procura della Repubblica, il fermo di PG nei confronti di: Luigi Nerini, amministratore unico della Srl Ferrovie del Mottarone; Gabriele Tadini, operaio con mansione di caposervizio della società Ferrovie del Mottarone; Enrico Perocchio, ingegnere direttore di esercizio.

Nel corso dell'attività di indagine, a carico dei predetti sarebbero emersi gravi indizi di colpevolezza, in ordine al reato di rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni del lavoro, dal quale sarebbe derivato il disastro. In particolare, l'attività investigativa ha permesso di accertare gravi e concreti elementi di responsabilità in capo al Tadini, il quale, pur consapevole dei potenziali rischi, con l'assenso del Perocchio e del Nerini, ha consentito la messa in funzione dell'impianto con la presenza, su una delle due cabine, del dispositivo cosiddetto forchetta, che impedisce l'eventuale attivazione del sistema di frenaggio di emergenza, al fine di evitare il continuo blocco dell'impianto causato proprio dal ripetuto azionamento, apparentemente ingiustificato, del dispositivo frenante, che da circa un mese presentava anomalie. La presenza del suddetto dispositivo a “forchetta”, accertata in fase di rilievi tecnici eseguiti dal personale del nucleo investigativo del comando provinciale carabinieri di Verbania, ha impedito, all'atto della rottura del cavo traente, l'arresto della cabina, che in quel momento stava salendo in vetta, con conseguente verificarsi dei fatti.

I fermati, su disposizione dell'autorità giudiziaria, sono stati tradotti presso la casa circondariale di Verbania.

La commissione del Ministero, istituita domenica scorsa, svolgerà approfondimenti specifici, che si aggiungono agli accertamenti della Direzione generale per le investigazioni ferroviarie e marittime, organismo investigativo indipendente, previsto dalla normativa europea. La Direzione generale ha già avviato un'inchiesta finalizzata ad accertare le cause dirette e indirette dell'incidente e a individuare le azioni più opportune per evitare il rischio di ripetersi di eventi analoghi, fermo restando l'accertamento delle eventuali responsabilità di esclusiva competenza della magistratura.

Allo stato attuale delle informazioni raccolte in relazione all'impianto in questione, aperto al pubblico esercizio nel 1970, risulta che: il 12 agosto 2016 è stato rilasciato dall'Ufficio speciale per i trasporti a impianti fissi (USTIF), organo periferico del Ministero, competente per territorio, il nulla osta tecnico alla riapertura al pubblico esercizio, a completamento dei lavori di revisione generale, di verifiche e prove svolte nei giorni 2, 3, 4 e 11 agosto 2016; nei giorni 12 e 13 luglio 2017 è stata effettuata dallo stesso ufficio la visita di ricognizione preliminare al rilascio del nulla osta tecnico all'esercizio notturno degli impianti, poi rilasciato il giorno 19 luglio 2017; nei giorni 29 e 30 novembre 2017 è stata effettuata la visita calendariale, con la partecipazione di funzionari USTIF, prevista dopo il primo anno dalla revisione generale. Per consentire l'esercizio pubblico in assenza del vetturino, sulla base del voto n. 3 del 2017 della Commissione Funicolari Aeree e Terrestri, organo consultivo del Ministero in materia funiviaria, il 14 dicembre 2018 è stata effettuata la visita di ricognizione per la verifica del rispetto delle prescrizioni previste dallo stesso voto. In base alla normativa tecnica vigente, la prossima visita da parte dell'USTIF era calendarizzata per il corrente anno.

Per quanto riguarda i controlli svolti dal gestore per mezzo di una società incaricata, questi sono stati effettuati a luglio del 2017 e, successivamente, tra novembre e dicembre 2020. In particolare, sono stati effettuati controlli specifici sulle funi; a novembre del 2020 sono stati svolti controlli magnetoscopici sulle funi portanti, sulle funi traenti e sulla fune di soccorso. Infine, a dicembre 2020, una società specializzata ha effettuato l'esame visivo delle funi tenditrici.

In merito alle caratteristiche dell'impianto, gli elementi forniti dagli uffici tecnici del Ministero indicano che l'impianto è stato originariamente realizzato nel 1970, dal costruttore “Piemonte Funivie”, su progetto degli ingegneri Azzaroli e Carlevaro, ed è della tipologia “funivia bifune a va-e-vieni”. L'impianto è dotato di due funi portanti, sulle quali sono sospesi i due veicoli. Il movimento avviene in modo alternato da monte a valle e viceversa. I due veicoli si muovono in direzione opposta con moto alternato per effetto di una fune traente ad essi collegata. La fune traente, chiusa ad anello (detto anche anello trattivo) è messa in movimento dalla rotazione di una puleggia motrice posta nella stazione motrice.

L'impianto è diviso in due tronchi: quello inferiore “Stresa-Alpino” ha la stazione motrice a monte; quello superiore “Alpino-Mottarone” ha la stazione motrice a valle; dunque, le due stazioni motrici sono ubicate nello stesso edificio. Nel tronco inferiore, la quota delle stazioni è pari a 205 metri per quella di valle e 803 metri per quella di monte; nel tronco superiore, la quota delle stazioni è di 803 metri per quella di valle e 1355 metri per quella di monte.

Nella stazione motrice è presente un argano motore, azionato elettricamente, dotato di due freni, che ha la funzione di azionare il movimento della fune traente, di regolarne la velocità o di arrestarne il moto. Nella stazione di rinvio sono presenti le pulegge di deviazione dell'anello trattivo e gli ancoraggi delle funi portanti.

La lunghezza sviluppata dall'impianto è di 2.338 metri per il tronco inferiore e 2.999 metri per il tronco superiore. I rispettivi dislivelli sono: 604 metri e 577 metri. Ogni tronco ha 3 sostegni intermedi tra le stazioni, i cosiddetti piloni. Le funi portanti hanno un diametro di 56 millimetri e quelle traenti di 25 millimetri. L'impianto è, inoltre, dotato di un anello trattivo a sé stante che ha la funzione di movimentare un carrello di soccorso che si muove sulla fune portante e viene utilizzato per raggiungere veicoli eventualmente bloccati in linea. La fune di soccorso ha un diametro di 16 millimetri.

Il veicolo è costituito da una cabina collegata alla fune portante mediante una sospensione, costituita da una struttura in acciaio, che termina con un carrello dotato di ruote a gola che si muovono sulla fune portante, di dispositivi antisvio e di freni agenti sulla fune portante. La cabina ha una capienza massima di 40 passeggeri, oltre al vetturino, ma, in considerazione dell'utilizzo in assenza di vetturino, la capienza è stata limitata a 15 passeggeri, riducendo, tra l'altro, la velocità di marcia, che nel tronco superiore è di 5 metri al secondo, anziché 7 metri al secondo.

Il carrello è dotato di 8 ruote, attraverso le quali distribuisce il peso del veicolo lungo la fune portante e ne garantisce il movimento. I dispositivi antisvio hanno la funzione di impedire che le ruote del carrello si disaccoppino dalla fune portante.

Il freno sulla fune portante è costituito da pinze che possono stringere la fune portante e generare l'azione frenante per arrestare il carrello per effetto dell'attrito. La chiusura delle pinze sulla fune avviene per effetto di una molla. Durante il movimento le pinze sono mantenute aperte da un cilindro idraulico in pressione che esercita una compressione della molla e, quindi, l'annullamento dell'azione frenante. Per ottenere l'azione frenante si riduce la pressione del cilindro, in modo da rilasciare le molle e far chiudere le pinze sulla fune.

La riduzione della pressione del cilindro viene comandata automaticamente dalla tensione della fune traente. Pertanto, una riduzione della tensione o un suo annullamento dovuto alla rottura della fune traente, peraltro un evento molto raro nell'esperienza italiana, provoca automaticamente l'intervento del freno e l'arresto del veicolo. Parimenti, un'avaria che provoca la perdita di pressione nel circuito idraulico comporta l'intervento del freno. La perdita della pressione nel circuito idraulico comporta il rilascio della molla e la chiusura del freno, con conseguente azione frenante sulla fune portante.

Nell'impianto in questione il veicolo è collegato alla fune traente mediante i cosiddetti “attacchi a teste fuse”, di forma conica. La “testa fusa” è ottenuta per fusione di una lega metallica sulla parte terminale della fune, i cui fili elementari vengono aperti a pennello. Altre tipologie di attacchi sono quelli che utilizzano gli avvolgimenti delle estremità della fune su appositi “tamburelli” e il collegamento con morsa su fune impalmata.

La concessione dell'esercizio dell'impianto, in precedenza assegnata alle “Ferrovie del Mottarone Srl”, di proprietà della famiglia Nerini, a seguito della revisione generale effettuata nell'anno 2016, è stata assegnata, in un primo tempo, alla società “Funivie del Mottarone”, costituita dalla Leitner SpA e dal signor Carlo Samonini, capo servizio dell'impianto. Successivamente, la concessione è stata riacquisito dalla “Ferrovie del Mottarone Srl” in capo al signor Luigi Nerini. La competenza amministrativa sull'impianto è attualmente affidata all'Unione montana Alta Ossola, con sede in Crodo.

Il modello di sicurezza della gestione dell'impianto prevede la figura del direttore di esercizio, figura che deve essere dotata di specifica abilitazione da rilasciare a seguito della verifica dei requisiti professionali e di apposito esame presso l'USTIF, il citato organo periferico del Ministero con competenza sulla vigilanza sulla sicurezza. La nomina a direttore di esercizio di un soggetto abilitato, proposta dalla società esercente, è sottoposta al rilascio, da parte dell'USTIF, di un nulla osta per la successiva autorizzazione da parte dell'ente territoriale competente. Il direttore di esercizio opera obbligatoriamente avvalendosi di un capo servizio, anch'esso munito di appositi requisiti e abilitazione rilasciata dall'USTIF. Il direttore di esercizio è responsabile dell'andamento dell'esercizio dell'impianto e della sua sicurezza, sia nei confronti dell'esercente sia nei confronti degli organi ministeriali preposti alla vigilanza sulla sicurezza dei sistemi di trasporto ad impianti fissi.

In ultimo, è utile ricordare che la normativa vigente sui controlli prevede che questi ultimi debbano essere eseguiti periodicamente (quotidiani, mensili, trimestrali, annuali, pluriennali), attribuendo precisi compiti ai diversi operatori. I controlli periodici più rilevanti sono effettuati alla presenza dell'USTIF, alcuni dei quali comportano, a scadenze predeterminate, il rilascio di un nulla osta per la prosecuzione dell'esercizio. In particolare, i controlli dei freni sulla portante devono essere effettuati sia giornalmente, per quanto riguarda la loro funzionalità, sia annualmente, per quanto riguarda la calibrazione. I controlli sulle funi e i loro attacchi sono effettuati sia mensilmente (controllo di tipo visivo) sia periodicamente (controlli di tipo strumentale). La sostituzione della fune è prevista quando, dai controlli strumentali, si evidenzi una riduzione della sezione resistente superiore a una certa soglia definita dalla normativa di settore, nazionale ed europea, peraltro in continuo aggiornamento.

Il manuale d'uso e di manutenzione e il regolamento di esercizio, di cui è dotato ogni impianto, dettagliano azioni, procedure, controlli e criteri di gestione cui attenersi.

Per ciò che concerne la normativa nazionale relativa al regime dei controlli e delle attività manutentive degli impianti, essa è basata sul decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti 1° dicembre 2015, n. 203, sul decreto direttoriale n. 1 del 7 gennaio 2016, sul decreto direttoriale 11 maggio 2017, sul decreto dirigenziale n. 144 del 18 maggio 2016, nonché, da ultimo, sul decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti del 25 gennaio 2021, n. 28, adottato in attuazione delle previsioni di cui all'articolo 14-ter del decreto-legge n. 23 del 2020. Detti decreti prevedono tempistiche rigorose e attribuiscono specifiche responsabilità al direttore di esercizio dell'impianto, nominato dal gestore e in possesso dei requisiti professionali accertati dall'USTIF.

Come già ricordato, sono previsti in capo all'esercente l'esecuzione di ispezioni annuali, di controlli giornalieri, settimanali e mensili. In caso di interruzione per periodi superiori a 1 mese, qual è quella determinata dall'emergenza sanitaria, prima della ripresa del servizio è necessaria l'effettuazione, da parte del gestore, di specifici controlli. Ricordo anche che il Governo ha sempre escluso la possibilità di estendere tout court la durata della fine vita tecnica degli impianti in ragione del fermo da COVID-19 (Applausi).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

Ha chiesto di parlare il deputato Davide Crippa. Ne ha facoltà.

DAVIDE CRIPPA (M5S). Grazie, Presidente. Ho una certa difficoltà a parlare di questo incidente - anche alla luce della vicinanza e, soprattutto, dell'utilizzo che ho fatto personalmente, in passato, della funivia in questione - riportando ciò che credo abbiano passato oggi le famiglie delle vittime, ossia una gita tranquilla in famiglia, oggi trasformata in una tragedia.

Presidente, oltre a esprimere l'ovvio cordoglio alle famiglie delle vittime, io ho un'estrema difficoltà nell'immaginare quello che sta emergendo oggi da un quadro, riportato sugli organi di stampa, che, per rispetto di quest'Aula, mi limito a definire allucinante, ma di aggettivi ne avrei veramente altri e ben più pesanti. Abbiamo davanti 2 situazioni: la prima, una problematica di un cedimento di un cavo, quindi un cedimento che dovrà essere analizzato nelle sue modalità, che dovranno essere verificate.

Pertanto, ringrazio il Ministro per aver avviato sin da subito e con celerità un'indagine interna, con una struttura a sostegno di questa importante verifica che lo Stato italiano deve mettere in piedi nella sua immediatezza - lo ribadisco - perché in questo frangente serve essere molto diretti, chiari e rapidi. Da un lato, abbiamo la rottura di un cavo che, di per sé, è già un elemento che dovrebbe portarci a riflettere sulle modalità e sulle cause che hanno portato alla rottura di questo cavo (da quanto tempo era in servizio il cavo e tutta una serie di problematiche legate a dinamiche ingegneristiche che lei ha ben delineato nel suo intervento). Però, Ministro, c'è un altro elemento, per cui, generalmente, nei meccanismi di sicurezza ci sono dei meccanismi a cascata, per cui, a seguito di una rottura, vi è una struttura di emergenza che interviene. La signora Maria sa che se oggi acquista un'auto e non mette la cintura, suona, quindi va avanti per tutto il tragitto continuando ad essere avvisata dell'inopportunità di andare avanti pur non avendo messo in essere un dispositivo di sicurezza. Quello che oggi sembra delineato da un quadro allucinante, è il fatto per cui, mettendo il cosiddetto forchettone all'interno di un dispositivo di freno - da notizie di questa mattina è stato ritrovato anche il secondo forchettone all'interno dell'area -, di fatto stiamo raccontando al Paese che c'è una modalità per cui si bypassa un dispositivo meccanico e la funivia parte lo stesso; ma non parte in modalità avviso, segnalazione, prove di carico o secondo meccanismi che servono per la verifica della sua funzionalità. Il quadro che viene delineato è allucinante perché credo che soltanto ipotizzare che una scelta del genere sia stata deliberata appositamente dopo un mese - come già lei ha già riportato, Ministro - di problematiche legate all'intervento del freno riscontrate, è qualcosa di allucinante. Da un lato, oggi leggiamo che il procuratore Bossi segnala come i freni di emergenza non fossero intervenuti perché erano disattivati con i forchettoni e questo, di fatto, oggi a cosa ha portato? A 300 metri di caduta libera di persone, in quel caso vive, in un lancio verso il basso, precipitate per una mancanza e una sicurezza da parte di un operatore.

Adesso, ovviamente, tutto presso la magistratura andrà avanti, le modalità con cui il processo dovrà essere fatto porteranno all'accertamento della verità. Io segnalo solo una serie di difficoltà nell'immaginare che oggi si sia voluto fare ciò, per evitare continui disservizi e blocchi della funivia, così come viene riportato sugli organi di stampa. Riporto dal Corriere della Sera: “C'era bisogno di un intervento radicale con un lungo fermo che avrebbe avuto gravi conseguenze economiche. Convinti che la fune di traino non si sarebbe mai rotta, si è poi voluto correre il rischio che ha portato fino alla morte di 14 persone”. Questa è la raggelante risposta che la procuratrice, dopo aver sentito gli indagati, riporta alla stampa. Credo sia gravissimo che si possa permettere - anche solo ipotizzare - di mettere a rischio perché la statistica è della mia parte. In altre parole, la statistica che il cavo si potesse rompere è tendenzialmente - come ha riportato anche lei, Ministro - un caso estremamente difficile nel proprio accadimento, però qui qualcuno ha fatto dei calcoli statistici e ha detto: questa cosa accade poco, mi metto ipoteticamente nella situazione - salvo quello che sta emergendo oggi dalle indagini - di poter correre questo rischio per 14 persone e faccio andare avanti. Questo è successo domenica, ma tendenzialmente poteva incorrere anche prima dell'evento stesso.

Allora, Presidente, per suo tramite, chiedo al Governo di seguire con estrema delicatezza questo passaggio. Sugli organi di stampa vengono anche riportate - e chiudo, Presidente - rispetto ad alcune indiscrezioni secondo cui, addirittura, ci potrebbe essere anche un rischio che l'USTIF abbia dato un nulla osta tecnico rispetto alla nomina per la mansione di direttore di esercizio della funivia di un dipendente della società stessa. Credo che, nell'interesse del Ministero, sia importantissimo chiarire sin da subito questo punto ed evidenziare come, se è vero quanto viene dichiarato dal procuratore, di fatto questa nomina dovrebbe essere esterna; un fatto, questo, che mette ancora un'ulteriore ombra sulla situazione.

Presidente, chiudo dicendo questo. Noi siamo davanti ad una situazione allucinante e drammatica, ad una mancanza di sicurezza e ad una difficoltà di manutenzione degli impianti. Chiedo a tutte le istituzioni di fare chiarezza, anche soltanto sulla parte della proprietà rispetto a quanto dichiarato dal sindaco, cioè di non essere oggi proprietario dell'impianto; inoltre, la regione deve fare chiarezza tra regione e comune rispetto alla proprietà. Lo dobbiamo a tutti, lo dobbiamo agli italiani e, soprattutto, deve esserci una chiarezza totale nel mantenimento di questi rapporti, anche per arrivare in fondo ad accertare quali siano le reali proprietà di questo impianto e le reali responsabilità di un comportamento che è allucinante nel quadro che oggi viene delineato sugli organi di stampa. Queste situazioni non devono più accadere e credo che, con grande fermezza, l'intervento del Ministero debba essere rapidissimo per fare chiarezza su tutti questi aspetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gusmeroli. Ne ha facoltà.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, Ministro Giovannini, la ringrazio della sua presenza lunedì a Stresa. Non avendo potuto presenziare, ho sentito telefonicamente sia il sindaco, Marcella Severino, che l'assessore, Maria Grazia Bolongaro, che mi hanno testimoniato l'attenzione massima e l'umanità del suo approccio durante la visita. Di fronte a una tragedia che ha colpito tutti, non è stato sicuramente secondario il suo modo di porsi ai terribili avvenimenti al nostro territorio, quindi la ringrazio nuovamente. La ringrazio per aver disposto immediatamente la creazione di una commissione d'inchiesta, anche se le indagini degli inquirenti e dei carabinieri sembrano avere imboccato la strada della verità, una terribile verità: una tragedia dove la sicurezza è stata sacrificata al profitto. Ma, attenzione: è una tragedia dove tutti noi dobbiamo porci il problema di dove siano finiti certi valori; valori fondamentali come l'attenzione alla vita, la correttezza, il rispetto delle persone, delle leggi. L'attenzione alla sicurezza non può mai essere derogata per nessun motivo. Non esistono né “se”, né “ma”. Non esistono motivazioni che permettano di non avere attenzione massima alla sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), attenzione alla vita, che è il bene più prezioso. Invece, spesso, assistiamo come spettatori inermi a leggi che vengono aggirate, a norme di sicurezza completamente ignorate. È mai possibile che si cerchi sempre un motivo per fare i furbi, per non rispettare le leggi? Diciamo anche che, purtroppo, il nostro Paese ha spesso dato l'impressione di andare a pezzi. Abbiamo visto ponti crollare, continuiamo a vedere strade con scarse manutenzioni, dissesti idrogeologici, mezzi di trasporto locali fatiscenti, come i treni dei pendolari abbandonati, ma anche scuole dove cadono i cornicioni e i soffitti, dove ogni giorno, in qualche parte d'Italia, dei bambini rischiano la vita. Ricordo che quasi il 50 per cento delle scuole italiane non sono a norma antincendio, per non parlare poi delle norme antisismiche.

Paghiamo colpe di decenni in cui anche per il boom economico si è costruito in Italia di tutto e dappertutto, dove la politica spesso è stata asservita ad interessi economici e ha abdicato al suo ruolo regolatore di uno sviluppo sostenibile del territorio. Anni e anni in cui si è investito poco, troppo poco, sulla manutenzione, sulla prevenzione e sulla sicurezza.

Facciamo poca prevenzione - questo ce lo dobbiamo dire, è un dato oggettivo -, interveniamo spesso solo a tragedie avvenute. Non dobbiamo e non possiamo più permettercelo. L'uomo, poi, spesso, ci ha messo del suo, addirittura incurante della sicurezza pubblica e del valore delle vite umane, come ci ha dimostrato questa tragedia. Mai e poi mai avremmo pensato che fosse possibile inserire dei blocchi ai sistemi di sicurezza. L'uomo, spesso, per il dio denaro e il profitto ad ogni costo, assente o connivente la politica, ha realizzato opere pubbliche che, se fossero state private, non le avremmo mai, mai accettate e, tantomeno, strapagate. Dobbiamo imparare a realizzare le opere pubbliche come le realizzeremmo se costruissimo opere private o come la nostra casa, perché, in questo caso, non saremmo mai disposti ad accettare una scarsa qualità.

Bisogna controllare di più, avere più forze a disposizione. Signor Ministro, ci vuole onestà intellettuale: non è possibile che solo tre ingegneri del Ministero dei Trasporti controllino 217 impianti a fune in Piemonte e chissà quale è la situazione nel resto d'Italia. Tre ingegneri: erano quattro, adesso sono tre. Aumentiamo le persone dedite ai controlli, ma, anche qui, meno burocrazia e meno controlli cartacei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Più controlli pratici, andiamo sui luoghi. Spesso pensiamo che aver compilato dei moduli, fatto delle relazioni, sia sufficiente a rispettare le norme, norme di sicurezza, poi, muoiono giovani innocenti e innocenti donne negli orditoi. Non possiamo dimenticare la tragedia di qualche settimana fa. Gli infortuni sul lavoro sono una vera e propria piaga, eppure ne parliamo solo, ancora una volta, a tragedia avvenuta. Anche qui, sul fronte delle morti bianche, bisogna fare di più: meno forma e più sostanza.

Signor Ministro, a nome del gruppo della Lega-Salvini Premier, le chiediamo di creare un fondo destinato alla manutenzione degli impianti a fune di tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Signor Ministro, nell'ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza, siamo assolutamente d'accordo che si pensi a nuove opere pubbliche, magari con efficaci controlli sul livello qualitativo delle opere stesse, ma è importante che si destinino cifre importanti alla manutenzione delle opere esistenti. Non è possibile che strumenti di trasporto, di gioia e di vacanza diventino strumenti di morte. C'è tanto lavoro di manutenzione e controllo di opere pubbliche da fare, questo genera anche tanto lavoro per le imprese, aumentando i livelli di occupazione. Spingiamo su questo, dobbiamo credere e investire concretamente nell'ammodernamento del nostro Paese; viceversa, alla prossima tragedia non potremo dirci solo dispiaciuti, saremo tutti un po' colpevoli.

In ultimo, anche in questa sede, mi unisco ai ringraziamenti per il grande lavoro dei soccorritori che, sin dalle prime ore della tragedia, hanno lavorato senza sosta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non fermandosi davanti all'immensità della tragedia che si stava consumando davanti ai loro occhi. Esprimo la mia vicinanza alla città di Stresa, la vicinanza nostra, di tutti noi a tutto il lago Maggiore. Stresa città bellissima e ospitale, non bisogna lasciarla sola anche in futuro.

Concludo il mio intervento con un pensiero e una preghiera intensa per il piccolo Eitan, che ha drammaticamente perso tutta la sua famiglia e che adesso, da un letto di ospedale, cercherà di tornare alla vita.

È diventato simbolicamente il bambino di tutta Italia: impegniamoci a far sì che, alla sua rinascita, corrisponda anche quella del nostro Paese, glielo dobbiamo, lo dobbiamo alle vittime, ai loro familiari e a tutti i cittadini, affinché tornino a sperare e a credere in un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.

ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, non è senza emozione che intervengo oggi in quest'Aula, quattro giorni dopo essere stato presente, signor Presidente, sul luogo questa tragedia assurda, vergognosa, incredibile per come si è compiuta e realizzata, una tragedia che ci fa sorgere una congerie di emozioni dal cuore.

Innanzitutto, un ringraziamento ai Vigili del fuoco, al Soccorso alpino, alla Guardia di finanza, al 118, ai Carabinieri, alla Polizia, alla Protezione civile, a tutti i volontari che domenica, coordinati dalla questura e dalla prefettura, hanno compiuto una pietosa azione. Un pensiero alla comunità di Stresa, alle comunità del lago Maggiore, piegate dal dolore e dalla costernazione, ma, sopra ogni cosa, il nostro pensiero, il nostro cordoglio, per chi crede, la nostra preghiera, deve andare a quelle quattordici vittime, morte in modo assurdo.

Signor Presidente, in quelle biografie c'erano tante cose: famiglie che si erano costruite o che stavano per costruirsi, ragazzi del Sud che erano saliti tra le Alpi alla ricerca di un futuro diventato tragedia; c'erano persino, in quella domenica tersa e tragica, su quella cabina, tre religioni diverse, che coesistevano in una serenità diventata tragedia.

Oggi, gli inquirenti ci stanno consegnando un quadro agghiacciante. Emerge un quadro di superficialità, di gravità impressionante, sembrerebbe profilarsi, addirittura, un sabotaggio interno, che non avrebbe precedenti nella storia del nostro Paese, ma, più in generale, una scommessa contro le leggi e contro la morale, dove il profitto viene messo prima della vita delle persone.

Cosa possiamo fare noi in questa circostanza? Signor Ministro, noi dobbiamo chiedere anzitutto una cosa: la verità, tutta, fino in fondo, senza sconti e, mi verrebbe da dire, senza furbizie italiche. Tutta. La dobbiamo alle vittime, ai loro familiari, ai loro parenti, la dobbiamo ad un territorio, la dobbiamo anche a chi gestisce con scrupolo, per garantire la massima sicurezza in altre parti d'Italia, infrastrutture di questa natura, che rischiano una pesante ripercussione.

Dobbiamo ricercare la verità e dobbiamo comprendere quali siano le misure da mettere in campo per evitare, per il futuro, il ripetersi di situazioni di questa natura. Poi, certamente, spetterà alla magistratura, nella sua autonomia, stabilire, con rigore, le pene per i responsabili di questa strage.

Ci resta in queste ore un fiato di speranza, anche da questi banchi, per il piccolo Eitan, che sia un raggio di luce nel buio di questa notte, che possa tornare fra la sua famiglia e che possa insegnarci una cosa che lui, inconsapevolmente, ha già sulla sua pelle, che vogliamo affidare alle parole eterne del Qoelet che credo suggellino questa terribile vicenda: “Nessun uomo è padrone del suo soffio vitale tanto da trattenerlo, né alcuno ha il potere sul giorno della sua morte, ma l'iniquità non salva colui che la compie” (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mirella Cristina. Prego.

MIRELLA CRISTINA (FI). Grazie Presidente, buongiorno signor Ministro, anzitutto grazie signor Ministro per la sua vicinanza al nostro territorio, lassù nell'Alto Piemonte del Verbano-Cusio-Ossola. Grazie anche, signor Ministro, per l'informativa dettagliata sulla triste e scioccante tragedia compiutasi domenica sulla sponda piemontese del lago Maggiore, sulla quasi vetta di quel monte che regala un panorama mozzafiato sulle isole Borromee, dove la tragedia si è compiuta e dove hanno perso la vita degli innocenti turisti, 14, e per la quale gli inquirenti, come lei ci ha dettagliato, stanno lavorando incessantemente per individuare precise responsabilità penali. Noi speriamo che sia fatta veramente luce su questa vicenda per dare anche pace ai familiari delle vittime che ieri, nel suffragio, in chiesa a Stresa, abbiamo accolto e ci siamo stretti con tutta la comunità intorno a loro (Appalusi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

Ministro, questa tragedia, oltre ad avere scosso gli animi di tutti noi cittadini, anche italiani oltre che del piccolo territorio di Stresa, indica prepotentemente a questo Governo che fino ad ora ha superato brillantemente - dobbiamo dirlo - i propri 100 giorni di operatività, la necessità di attuare urgenti interventi politici su temi principali: sul tema della sicurezza, del controllo, della burocrazia. È fondamentale, Ministro, in questo momento agire con passo sicuro e incalzante per recuperare la fiducia non solo del turismo degli amici europei, ma anche del turismo di tutto il mondo che raggiunge da più parti il nostro Belpaese, ciò considerato, Ministro, l'eco che ha avuto la strage di Stresa in tutto il mondo.

Occorre recuperare la fiducia nei nostri servizi di trasporto su fune, con interventi immediati di controllo e di inasprimento delle sanzioni per chi dovesse omettere tali controlli o li effettuasse anche con troppa superficialità. Una “sculacciata” al sistema va data, forte e secca, per evitare che si formi la cultura dell'insicurezza. Noi non vogliamo questo, Ministro, all'azione di urgente controllo dei nostri impianti e dell'ammodernamento degli stessi che dovrà prevedere anche lo smantellamento di quelli più vetusti, va aggiunto un immediato implementamento degli organismi pubblici preposti a questo controllo. Rileviamo che all'organismo ministeriale periferico, ovvero l'Ufficio speciale trasporti e impianti fissi (USTIF), che ha sede in Settimo Torinese, è affidato il controllo di 217 impianti del Piemonte e, come ha detto un mio collega prima, vi sono solo tre ingegneri impiegati a questo controllo e fino a dicembre erano quattro. Occorre, Ministro, intervenire anche per l'assunzione di personale tecnico specializzato a garanzia di una migliore sicurezza e di un miglior controllo di fatto e non solo burocratico sui nostri impianti a fune.

Il terzo e ultimo tema su cui intervenire è proprio la burocrazia, una delle battaglie principali del partito di Forza Italia. Noi diciamo sempre che, per avere un'Italia migliore, bisogna avere meno burocrazia. E ce lo stanno gridando gli inquirenti in questo momento che si stanno perdendo in un groviglio burocratico di autorizzazioni, di concessioni. Si stanno veramente prodigando per capire chi doveva fare cosa. In questa disgrazia, signor Ministro, Forza Italia esprime tutto il proprio cordoglio ai familiari delle vittime e rinnova il ringraziamento a tutte le Forze dell'ordine e alle associazioni di volontariato e di soccorso che sono arrivate prontamente sul Mottarone pochi minuti dopo la tragedia ma, forse, dopo pochi secondi, e hanno prestato incessantemente soccorso e aiuto anche a chi, come noi, eravamo impotenti, noi politici del posto, amministratori, ma eravamo lì a tifare perché qualcuno di quei corpi potesse ancora prendere vita. E in questo momento, noi tifiamo per Eitan che avrà tanta possibilità di sopravvivere e potrà essere la testimonianza di alcuni errori che non dovranno essere più ripetuti, perché noi con il nostro Governo e noi italiani renderemo più sicuro tutto il nostro territorio, grazie Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Montaruli. Prego.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Grazie Presidente, Fratelli d'Italia si unisce al cordoglio di tutti i gruppi parlamentari e di tutta Italia, un cordoglio sincero, un cordoglio sentito, perché le morti della strage - questa è la parola corretta -, della strage del Mottarone hanno aperto una ferita profonda in ognuno di noi, per tante ragioni: per le vite di quelle persone, per le storie di quelle persone che sono state spezzate crudelmente, per la vita e il futuro del piccolo Eitan, ma anche e soprattutto per le riflessioni doverose che la politica oggi deve fare. Va bene il cordoglio, ma non possiamo esimerci da una riflessione profonda su quanto è avvenuto. Dobbiamo dire innanzitutto grazie ai soccorritori, a tutti i soggetti coinvolti che si sono adoperati in queste ore, ma anche alle Forze dell'ordine, alla Procura, perché tante volte noi ci siamo trovati a parlare di tragedie dicendoci sempre “mai più”, lasciandoci però in uno spazio temporale in cui non si trovavano mai le cause e, ancor prima, non si riusciva ad inquadrare le condizioni e le circostanze in cui quell'evento si collocava. Oggi, a differenza del passato, noi abbiamo un quadro che, seppur provvisorio, è certamente netto e ci permette di fare quella riflessione nell'immediatezza di un evento così importante e doloroso. Bisogna, allora, riportare i fatti alle corrette parole; non possiamo parlare di fatalità, non possiamo parlare di errore umano, non possiamo parlare di superficialità, di incidente, di colpa. L'unico aspetto di cui possiamo parlare è la manomissione di un freno, una manomissione peraltro volontaria.

E, rispetto a questa manomissione del freno di emergenza, dobbiamo fare una riflessione seria, equilibrata, non spinta dall'onda dell'emotività, ma neanche inconsapevole delle conseguenze che ha avuto tale manomissione.

Allora, il primo aspetto che dobbiamo affrontare, visto che la politica in questi giorni si interroga circa le semplificazioni e il codice degli appalti, è se siano ancora validi il criterio e le procedure legati alle gare con il massimo ribasso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ci dobbiamo chiedere questo, perché ho sentito giustamente dire - e mi unisco a questo ragionamento - che la vita vale più del profitto, ma anche la qualità vale più del risparmio e noi molto spesso, legittimando le gare al massimo ribasso e continuando a lasciare immutata la normativa ad esse legata, purtroppo sottomettiamo la qualità al risparmio e al profitto medesimo. Questo non è più accettabile in un'Italia in cui si muore in una domenica di sole, nella prima domenica di sole di libertà. Non è accettabile.

Allo stesso tempo, dobbiamo fare una seria riflessione sulla prevenzione che non può ammettere, in nessun caso, un risparmio sulla qualità né sulle risorse umane impiegate nel controllare che tale prevenzione sia effettiva e non invece soltanto un dato formale, a carte bollate. Queste sono le due grandissime riflessioni, più che mai attuali, che questo Parlamento deve fare per uscire dalla retorica e per andare nella concretezza, imposta a chi fa politica seriamente anche come dovere a seguito di tragedie e stragi come quella di cui stiamo discutendo.

Al tempo stesso, se ai fatti devono corrispondere parole corrette, c'è un appello che rivolgiamo alla procura, che continuiamo a ringraziare, ossia di inquadrare correttamente quanto è avvenuto nel capo d'imputazione, perché sarebbe inaccettabile che questa vicenda si chiudesse con un'assenza di pene certe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Chiediamo pene certe per i responsabili di questa vicenda, perché ad oggi non possiamo immaginare che la vita di 14 italiani e del piccolo Eitan abbia come pena massima dieci anni - dieci anni! - inquadrati in una fattispecie che non è corrispondente sicuramente alla gravità oggettiva e concreta dell'episodio.

Concludendo, Fratelli d'Italia si appella a tutte le forze politiche perché, in questa giornata così dolorosa e così carica anche di sofferenza, il pensiero deve essere: quale Italia consegniamo al piccolo Eitan. Forse si è anche abusato della figura di questo bambino che ha diritto ad una serenità; ora che è privo di una mamma e di un papà ha diritto ad una serenità, ma dobbiamo pensare alle nuove generazioni e a quale Italia gli consegniamo. Se facciamo un passo indietro, a maggior ragione dopo i discorsi doverosi di oggi, rispetto alle riflessioni che ho anzidetto - e quindi la riflessione sulla gestione degli appalti, sui sistemi di manutenzione, sulla prevenzione ed anche sugli infortuni di lavoro, come è stato giustamente richiamato anche dal Governo - tradiremmo anche l'aspettativa di tutta Italia che giustamente dice: “mai più”. Ma il “mai più” deve essere reale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Colleghi, vi chiedo silenzio in Aula, per favore.

Ha chiesto di intervenire la deputata Fregolent. Ne ha facoltà.

SILVIA FREGOLENT (IV). Grazie, signor Presidente. Grazie, signor Ministro, per la sua informativa di oggi, dettagliata e precisa, ma soprattutto per essersi recato immediatamente sul luogo della tragedia, per la vicinanza alle comunità, alle vittime, ai soccorritori che in quelle ore avevano di fronte un'immagine devastante: un veicolo accartocciato, le vittime che hanno dovuto ricomporre pezzo per pezzo. Le lacrime della sindaca, in quelle ore, davanti alla televisione, descrivevano l'orrore di quelle immagini.

Quello che lei ha letto con dettagliata precisione è ciò che molti operatori del settore hanno inviato a noi parlamentari per dire che una tragedia così non poteva essere casuale perché ci sono tutti gli strumenti per evitarla; e anche nelle strutture più antiquate, come quelle degli anni Settanta, ci possono essere dei sistemi di sicurezza per cui la tragedia non poteva avvenire o non sarebbe dovuta avvenire per cause casuali. Infatti, poi, abbiamo scoperto che qui del caso non c'è niente; c'è una volontà, quella di avere il bilancio della domenica intatto a sacrificio di vite umane.

Vedete, noi siamo anche fortunati e dobbiamo essere grati che il COVID avesse impedito che quella cabina fosse piena, perché quella cabina ne portava 40 di persone e oggi commemoriamo la morte di 14 vittime. Ma non può accadere una cosa del genere e qui non c'entra niente il codice degli appalti. Le regole del settore sono severissime e i controlli sono puntualissimi. Non c'è una inadempienza da questo punto di vista. Le leggi che regolano quel settore sono tra le più avanzate, sono leggi europee e leggi italiane; le leggi italiane sono tra le più severe. Lo vorrei dire perché c'è un'intera categoria che oggi piange doppiamente perché avevano appena aperto gli impianti, dopo un anno terribile, perché stanno ancora aspettando i ristori dopo un anno devastante, e loro non c'entrano niente. C'entra la volontà criminale di quattro persone di voler fare i furbi a danno della comunità.

Forse, dopo un anno così terribile a causa del Coronavirus, ci si aspettava una conferma delle parole di molti che ci dicevano che la comunità sarebbe rinata migliore di quella che era; ecco, forse non è così: i lupi sono sempre lupi e gli agnelli sono sempre agnelli.

Speravamo che le persone, che ridevano per un terremoto, per avere immediata contezza dei danni e dei soldi che potevano fare, o i capitani non troppo coraggiosi, che abbandonavano una nave e i turisti per salvare le proprie vite, fossero di una precedente vita, prima che il virus ci dicesse quanto sia importante invece la parola “comunità”, quanto sia importante la parola “generosità”, quanto sia importante la parola “altruismo”, quanto lottare per il bene comune sia altrettanto importante del profitto privato. È questo ciò che ci dice questa tragedia: che, purtroppo, un anno di sacrifici non è servito a niente.

Ma non dobbiamo assolutamente criminalizzare un intero settore che anzi, signor Ministro, penso debba essere ascoltato.

Questa è forse l'occasione per aprire un tavolo di confronto col settore per puntualizzare ancora meglio le norme, qualora non siano sufficientemente puntuali, per semplificarle ove debbano essere semplificate, per dare onore al mondo a un settore che, rispetto al suo Ministero, ovviamente cuba una piccola nicchia ma che è importantissimo per il nostro turismo e per la nostra economia. Penso che dobbiamo dire a tutti le cose come stanno, per quelle comunità che oggi si trovano scioccate, per le vittime e per la serietà di questo luogo, e lei lo ha fatto puntualmente: i lupi fanno i lupi, gli agnelli fanno gli agnelli. L'altro giorno un servizio di uno di quei talk show che parlano di politica su una rete privata titolava: “Mottarone, falsa ripartenza”, come se la causa di quella tragedia risieda nel fatto che non ci sia più il lockdown. Ecco, i lupi fanno i lupi e gli agnelli fanno gli agnelli; questa tragedia di un anno di COVID evidentemente deve ancora insegnare a una comunità ad essere tale e alle persone ad essere umane. Di fronte a questo, io la ringrazio per la sua puntualità e per la sua informativa, e credo che ci sia una prateria da percorrere, ci siano persone da ascoltare, che hanno bisogno di essere ascoltate, come gli operatori del settore. Bisogna fare - per carità! - i controlli, magari sorteggiando le varie strutture in maniera casuale, in modo tale che se qualcuno vuole fare il furbo, magari si riescono a prevenire incidenti, ma - lo ripeto - non si può prevenire la crudeltà delle persone, perché anche se il controllo fosse stato fatto il giorno prima, il fatto che si possa mettere un moschettone per disattivare il freno non si può prevedere. Quindi, io direi che, al netto della tragedia che ci ha colpito tutti, dobbiamo essere anche fino in fondo sinceri sul fatto che si tratta di una tragedia che non è dovuta al caso, ma alla criminalità di alcune persone e, come tale, deve essere definita (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, Presidente, signor Ministro, colleghi. Anche il gruppo di Liberi e Uguali si unisce al cordoglio della Nazione per questa tragedia ed esprime vicinanza alle famiglie delle vittime. Confesso che, in occasioni come queste - ed in particolare in questa - è difficile trovare parole adatte, perché è troppo facile scadere inevitabilmente, magari in alcuni casi anche senza volere, nella demagogia e nella polemica politica. Invece quelle immagini - di quella che correttamente la collega Montaruli ha definito una strage - meriterebbero forse il silenzio; il silenzio di riflessione per quello che è accaduto, che non doveva accadere e che non dovrà mai più accadere. La lettura dei giornali di oggi, se possibile, ha acuito questa sensazione.

Leggere le dichiarazioni, riportate dai quotidiani, della procura competente ci riporta ad uno scenario che io credo non si debba nobilitare - come qualcuno ha fatto - ricorrendo alla categoria della mancata eticità del capitalismo, ma che debba essere declassato a quello che è - se verranno confermate, ovviamente, queste dichiarazioni e l'impianto accusatorio che si va delineando -, ossia un comportamento criminale. Solo dei criminali possono pensare e attuare una cosa come quella che sarebbe stata attuata sulla funivia Stresa-Mottarone. Lo abbiamo ripetuto tutti - credo che sia il sentimento di tutta la Nazione - che non doveva succedere e non deve più succedere. Questa è la ragione per la quale io credo che oggi, qui, occorra fare una riflessione, come istituzione, soprattutto perché noi dobbiamo, proprio da quest'Aula, chiedere quello che ha chiesto il collega Borghi, ossia verità. Il Paese ha bisogno di verità, deve sapere, perché ognuno di noi nella sua vita - ogni cittadino - è salito una volta su una funivia o su un mezzo di trasporto a fune. Io aggiungo che, oltre alla verità, ci vuole giustizia: ci vuole una giustizia celere e certa, chiamando le cose per il loro nome, perché la prima ipotesi di reato che è stata formulata mi pare insufficiente - non sono un avvocato e il collega Conte potrebbe dirlo meglio di me - rispetto a quello che è capitato. Poi voglio richiamare un'altra riflessione a tutti voi, che riguarda il ruolo dello Stato: lo Stato in questa vicenda ha un ruolo, un ruolo fondamentale, che è quello del controllore. Troppo spesso, invece, nel dibattito pubblico, lo Stato è uno Stato oppressivo, che opprime gli operatori, che li costringe, magari che li danneggia in termini economici. Spesso è passata l'idea che le manutenzioni che vengono richieste dopo i controlli siano un costo e poi, diciamolo fino in fondo: nel dibattito pubblico, troppo spesso, i ruoli di controllo sono stati definiti essi stessi un costo. Il collega Gusmeroli ha ricordato il numero di ispettori per il Piemonte: perché si è arrivati lì? Perché ovviamente la retorica ha detto che avevamo sempre troppi dipendenti pubblici e, all'interno di quella retorica, ovviamente si è andati spesso a colpire quelli che, ingiustamente e sbagliando, sono definiti dipendenti pubblici statali improduttivi: su questo dobbiamo fare seriamente un cambio di passo. Chiudo con una riflessione su un passaggio: “Non deve più accadere”. Credo che ci debba stare, signor Ministro, una riflessione complessiva sul sistema dei controlli, anche e soprattutto da un punto di vista tecnico. Lo ha detto meglio di me il collega Crippa: banalmente, se il freno non c'è, se il freno è disattivato, la funivia non deve poter partire; questo è il primo punto. In secondo luogo, merita qualche riflessione il fatto che i controlli alle funi siano stati fatti, in virtù di quello che lei ci ha detto, pochi mesi fa e la fune si sia ridotta così, come nelle immagini che abbiamo visto.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI (ore 10,44)

FEDERICO FORNARO (LEU). Insomma, questa vicenda ci restituisce un dramma, ci restituisce una piccola speranza, che è quella che il piccolo Eitan possa sopravvivere. Ci restituisce però una grande lezione: lo Stato deve esserci; deve esserci come controllore, deve esserci a garanzia dei cittadini. La sicurezza è un bene superiore a tutti gli altri, a cominciare da quello del profitto (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Sapia. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAPIA (MISTO-L'A.C'È). Grazie, Presidente, gentile Ministro. Le indagini sulla tragedia di Mottarone hanno portato alla luce un tratto gravissimo. Insieme agli altri indagati, il responsabile della società di gestione avrebbe violato consapevolmente le regole, assumendosi il rischio di incidente. Sono morti bambini, medici, persone che avevano una vita davanti a loro, come Serena, di Diamante, emigrata al Nord per lavorare. Grande tristezza e cordoglio per le vittime e i loro familiari. La stampa ha dato notizia che la funivia era stata data in concessione dal comune di Stresa a Ferrovie del Mottarone srl; la stampa ha altresì informato che il comune di Stresa dava un contributo di 130.000 euro annui alla società in questione che, a sua volta, aveva depositato due fideiussioni, esattamente da 12.000 e 97.000 euro. Ora, nei giorni scorsi, la sindaca di Stresa, Marcella Severino, aveva dichiarato alla stampa che la proprietà dell'impianto non era ancora passata dalla regione Piemonte allo stesso comune. È perciò naturale chiedersi come sia stato possibile che il comune di Stresa abbia potuto affidare e mantenere in concessione questo impianto se non aveva ancora la proprietà. Anche su questo aspetto, che non è secondario, vorremmo che il Governo faccia luce e che si attivi per introdurre norme di controllo molto rigide rispetto alla concessione di questi impianti.

Servono, dunque, disposizioni molto stringenti, perché si tratta di impianti particolari e, purtroppo, i fatti dimostrano che, nello specifico, c'è bisogno di appositi controlli sull'operato delle amministrazioni locali.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

MAURIZIO LUPI (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, signor Presidente. Ha fatto bene il Ministro Giovannini a iniziare la sua relazione al Parlamento sui drammatici fatti accaduti con la parola “ferita”, perché quello che è accaduto è una grave ferita; ed è una gravissima ferita, un dramma, non solo per le 14 vite distrutte, per le cinque famiglie annientate, ma per tutto il quadro che sta emergendo. La giustizia deve fare rapidamente il suo corso e lo sta facendo. Il Ministero, come ci ha spiegato lei, deve fare la sua parte per l'esercizio dei controlli e rafforzarla.

Ma c'è un punto, signor Presidente, che nessuna norma può eliminare, che nessun controllo doveroso, legittimo, può eludere e su cui credo noi tutti dobbiamo farci interrogare, proprio perché siamo istituzione e perché rappresentiamo l'Italia. Polito sul Corriere della Sera - lo ha citato il collega Fornaro - ha parlato dell'etica smarrita, dell'economia della rapina, la scommessa sulla vita degli altri, il profitto davanti a tutto. Ma c'è la questione di fondo, che nessuno di noi può eliminare. La legge non può eliminare questa questione: dietro ogni norma, dietro ogni tecnica, dietro ogni controllo, c'è un uomo, un uomo che compie le scelte. E compie quelle scelte in base al suo libero arbitrio, in base ai suoi valori, in base alla responsabilità e all'idea che ha di vita. Pichetto su ilsussidiario.net diceva: come può il cuore dell'uomo tramare deliberatamente tanto male. È un'eccezione questa domanda? È un'eccezione che riguarda solo questi tre criminali, qualora fosse accertato, o è una domanda che riguarda – e concludo - tutti noi? Non possiamo eliminare questa domanda.

Oltre al male, c'è anche il miracolo, il miracolo del piccolo Eitan, che ci dà il segno di speranza. Ma c'è anche un grande monito, che il miracolo del piccolo Eitan dà a tutti noi: è che l'Italia, la comunità, la nostra comunità, ha bisogno di uomini migliori. L'uomo migliore non è solo quell'uomo che si sforza di essere migliore, ma quello che, come comunità, ha la coscienza che lavorare insieme, per costruire il bene comune, rappresenta l'unica certezza e l'unica speranza per il nostro Paese; non darà risposta a quelle 14 vite distrutte, a quelle cinque famiglie annientate, ma indicherà una strada e una responsabilità nel fare norme migliori, nell'esercitare meglio il controllo, nel fare meglio ed essere imprenditori nel senso vero del termine, indicherà una strada a tutta la nostra comunità. È la speranza del piccolo Eitan (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Rinascimento AdC).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Ministro, desidero esprimere, a nome di tutta la mia componente, innanzitutto vicinanza ai familiari delle vittime, di cui sentiamo profondamente questa ingiusta tragedia. Vicinanza anche alla comunità di Stresa, che si è adoperata per i soccorsi e che è stata colpita al cuore di quell'attività, che non a caso si chiama dell'accoglienza, qual è il turismo.

Io so per esperienza che come residenti e operatori di territori turistici ci sentiamo custodi dell'incolumità dei nostri ospiti. Eventi così ci colpiscono in prima persona e sono ferite che restano nella comunità.

Voglio esprimere fiducia nelle indagini della magistratura e nell'attenzione che darà il suo Ministero, per fare emergere la verità e anche per fugare i dubbi sulla sicurezza del settore, a cui voglio dare fiducia. Infatti, so che la manutenzione è un'attività centrale in questo ambito e le persone responsabili la fanno tutti i giorni.

C'è un monito che questa tragedia ci lascia e che dobbiamo raccogliere: la sicurezza, qualunque lavoro che noi svolgiamo, va sentita come parte integrante della nostra attività, perché ogni gesto, in ogni ruolo, ci lega agli altri e ricade sugli altri. Ecco, quindi, un impegno che, come Stato, noi possiamo rafforzare, quello di promuovere la sicurezza, non con corsi online e basta, ma come corresponsabilità civile, che ci deve tenere uniti. Grazie del suo lavoro.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Avverto che, come già comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo svoltasi il 26 maggio 2021, nella giornata di domani, venerdì 28 maggio, l'Assemblea non terrà seduta, essendo stato rinviato lo svolgimento delle interpellanze urgenti previste all'ordine del giorno.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Con la stagione estiva, ormai di fatto iniziata, perdurano delle situazioni paradossali, che sono inaccettabili e che soprattutto cozzano con le reali esigenze di ripresa economica, sociale e turistica dei territori, una ripresa che dovrebbe essere in grande stile, ma che, nei fatti, non può essere così.

Trovo in tal senso necessario portare all'attenzione di questa Camera la realtà di Amantea, in provincia di Cosenza, una realtà che rischia di esplodere in modo fragoroso, se non si interverrà in modo tempestivo.

Stiamo parlando di una delle più importanti perle del turismo della costa tirrenica calabrese, che rischia di rimanere isolata con le sue strutture alberghiere e con i suoi commercianti. Questo perché ci sono delle iniziative di lavori pubblici che non vengono eseguiti tempestivamente, delle iniziative che purtroppo provocano rallentamenti, soprattutto in prossimità di una galleria, che è ancora chiusa, in prossimità della statale n. 18.

Allora, signor Presidente, bisogna intervenire immediatamente. È necessario intervenire e si deve muovere l'ANAS, si deve muovere l'ufficio comunale e si devono muovere i dirigenti, perché non è accettabile che questa situazione continui a perdurare. La Calabria ha bisogno di aiuto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Rossini. Ne ha facoltà.

ROBERTO ROSSINI (M5S). Grazie, Presidente. Nonostante questa settimana non si sia votata la mozione sul cloud, prendo la parola per tornare su un punto fondamentale, tenuto però sempre ai margini dell'agenda politica: l'importanza dei dati.

I dati rappresentano il petrolio del nuovo millennio, ma i dati rappresentano soprattutto un bene comune e un patrimonio vitale per il nostro Paese, che può portare innovazione, ricerca e sviluppo e migliorare la qualità della vita dei cittadini. Un patrimonio, quindi, che dobbiamo proteggere, preservare, ma soprattutto dobbiamo imparare a valorizzare.

Maggiore condivisione, accessibilità e trasparenza al dato vuol dire cittadini più informati, vuol dire comportamenti più consapevoli e responsabili, vuol dire avere un Paese migliore. Ricordo la campagna DatiBeneComune, di cui in questi mesi abbiamo parlato più volte, sia qui alla Camera che al Senato, e che lo scorso anno ha raccolto ben 50 mila firme e ha visto aderire oltre duecento associazioni, per la petizione sulla trasparenza dei dati COVID. Ripeto: 50 mila firme. Non vorrei che questa petizione fosse caduta nel dimenticatoio, perché finora non si è visto nulla.

Sono mesi ormai che insieme ad altri colleghi in Parlamento stiamo portando avanti questa battaglia sui dati; abbiamo presentato emendamenti, interrogazioni, risoluzioni e ordini del giorno. Ricordo, per esempio, un ordine del giorno, a mia prima firma, sulla legge di bilancio, che portava in dote oltre 50 firme di altri colleghi deputati di vari partiti politici, ma ancora non si è visto muovere niente. Bisogna che ci diamo una svegliata. È possibile che non ci si renda conto dell'importanza e della delicatezza della questione? È possibile che non ci si renda conto della necessità di garantire ai cittadini piena accessibilità e trasparenza di informazioni e dei vantaggi che porta al Paese?

Concludo, Presidente. Gli input sono arrivati dalle istituzioni, da associazioni e soprattutto dalla società civile. Adesso bisogna che il Governo faccia la sua parte, affinché si smuova qualcosa, affinché ai buoni propositi seguano i provvedimenti, affinché, insomma, alle parole seguano i fatti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Monaco. Ne ha facoltà.

ANTONIO DEL MONACO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, martedì 25 maggio, la corte d'appello di Milano ha assolto l'ex sindaco di Lodi, Simone Uggetti.

Accusato di turbativa d'asta, fu arrestato nel 2016 per una gara d'appalto in merito alla gestione di piscine comunali. Il fatto non sussiste; assolti anche gli altri tre imputati. Come è stato possibile, allora? Non è certo la prima volta che la magistratura commette errori simili: basta pensare al noto “caso Tortora”. I danni morali, psicologici, di immagine, gli anni perduti come possono essere risarciti o recuperati? Un incubo durato 5 anni per l'ex sindaco di Lodi, che in lacrime ha lasciato l'aula dopo la sentenza di assoluzione. Ora chi pagherà per quanto accaduto? Errori del genere sono ferite indelebili, cicatrici, marchi a fuoco che segnano in profondità. Spesso, purtroppo, succede che i pubblici ministeri chiedono arresti ai giudici per le indagini preliminari, che emettono ordinanze di custodia cautelare. La persona viene arrestata e poi magari, dopo qualche giorno, il tribunale della libertà revoca o addirittura annulla l'ordinanza emessa dal GIP. Chi ha sbagliato? Chi paga? Chiedo, pertanto, al Ministro della Giustizia di far luce sulle tante e gravissime negligenze, perché qualcuno dovrà necessariamente pagare per tali responsabilità. Anche questa è giustizia (Applausi)!

Annunzio della costituzione di un gruppo parlamentare e della cessazione di una componente politica del gruppo Misto.

PRESIDENTE. Avverto che in data odierna è pervenuta alla Presidenza la comunicazione che, ai sensi dell'articolo 14, comma 1, del Regolamento, si è costituito il gruppo parlamentare “Coraggio Italia”, di cui fanno parte i deputati: Maria Teresa Baldini, Raffaele Baratto, Michaela Biancofiore, Felice Maurizio D'Ettore, Matteo Dall'Osso, Marco Marin, Stefano Mugnai, Guido Germano Pettarin, Elisabetta Ripani, Cosimo Sibilia, Simona Vietina, già iscritti al gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente; Fabiola Bologna, Guido Della Frera, Manuela Gagliardi, Osvaldo Napoli, Claudio Pedrazzini, Gianluca Rospi, Daniela Ruffino, Giorgio Silli, già iscritti alla componente politica del gruppo Misto “Cambiamo!- Popolo Protagonista”; Fabio Berardini, Carlo Ugo De Girolamo, Marco Rizzone, già iscritti alla componente politica del gruppo Misto “Centro Democratico”; Tiziana Piccolo, già iscritta al gruppo Lega-Salvini Premier; Martina Parisse, già iscritta al gruppo MoVimento 5 Stelle.

Il presidente del gruppo è il deputato Marco Marin e il vicepresidente vicario è il deputato Stefano Mugnai.

Comunico, infine, la conseguente cessazione della componente politica del gruppo Misto “Cambiamo!-Popolo Protagonista”.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 4 giugno 2021 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:

Conversione in legge del decreto-legge 22 aprile 2021, n. 52, recante misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali nel rispetto delle esigenze di contenimento della diffusione dell'epidemia da COVID-19.

(C. 3045​)

La seduta termina alle 11,05.