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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 703 di lunedì 30 maggio 2022

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 18.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARZIO LIUNI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 maggio 2022.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 117, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Proclamazione di una deputata subentrante e modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta del 27 maggio 2022, delle dimissioni del deputato Massimiliano Capitanio, comunico che la Giunta delle elezioni, nella seduta del 30 maggio 2022, ha accertato che la candidata che segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo della lista n. 15-Lega, nell'ambito del collegio plurinominale 01 della III circoscrizione Lombardia 1, risulta essere Marina Romano'.

Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputata, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la III circoscrizione Lombardia 1, nell'ambito del collegio plurinominale 01, Marina Romano'.

S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi (Applausi).

Comunico, inoltre, che la deputata Marina Romano' ha dichiarato, con lettera pervenuta in data 30 maggio 2022, di aderire al gruppo Lega-Salvini Premier.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 25 maggio 2022, la Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati, il senatore Saverio De Bonis, in sostituzione della senatrice Anna Maria Bernini, dimissionaria.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 18,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 18,25.

La seduta, sospesa alle 18,05, è ripresa alle 18,25.

Seguito della discussione della proposta di legge: Siani ed altri: “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori” (A.C. 2298-A​) e delle abbinate proposte di legge: Cirielli ed altri; Bellucci ed altri (A.C. 1780​-3129​).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 2298-A: “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori” e delle abbinate proposte di legge nn. 1780 e 3129.

Ricordo che nella seduta del 9 maggio si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e delle proposte emendative presentate (Vedi l'allegato A).

Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.

Colleghi, colleghi, cerchiamo di fare un po' di silenzio, per favore, in modo tale che si possa proseguire il nostro lavoro.

In particolare, tale ultimo parere reca una condizione, formulata ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 89, comma 1, del Regolamento i seguenti emendamenti, non previamente presentati in Commissione: 1.115 Turri, che incide sulla disciplina generale della custodia cautelare in carcere, prevedendo l'applicazione di tale istituto nei casi di recidiva e abitualità; 1.150 e 1.151 Corda, anch'essi di portata generale, che incidono sulla disciplina di cui all'articolo 275-bis del codice di procedura penale in materia di applicazione delle misure di controllo mediante mezzi elettronici; 2.150 Corda, volto a modificare alcune disposizioni del codice penale al fine di rafforzare il contrasto alla violenza sugli animali.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Iniziamo dall'emendamento 1.111 Delmastro Delle Vedove. Colleghi, mi pare che ci sia stato tutto il tempo per prendere posizione. Adesso dobbiamo ascoltare il relatore. Colleghi!

WALTER VERINI , Relatore. Allora, Presidente, posso iniziare?

PRESIDENTE. Prego, proviamo. Nel caso ci rifermiamo, tanto non c'è fretta. Prego.

WALTER VERINI , Relatore. Emendamento 1.111 Delmastro Delle Vedove, parere contrario; emendamento 1.100 Ferraresi, parere contrario.

PRESIDENTE. L'emendamento 1.100 Ferraresi è stato ritirato appena adesso.

WALTER VERINI , Relatore. Non risultava ritirato; sta bene.

Emendamenti 1.116 Turri e 1.101 Ascari, parere contrario.

Emendamento 1.117 Paolini, invito al ritiro, perché il contenuto di questo emendamento è già inserito nel successivo emendamento che la Commissione ha approvato e su cui a breve darò il parere.

PRESIDENTE. Ricordo che l'emendamento 1.150 Corda è inammissibile.

WALTER VERINI , Relatore. Emendamento 1.102 Ferraresi, parere favorevole con una riformulazione che leggo: dopo il comma 1 aggiungere il seguente: “1-bis. Dopo l'articolo 276 del codice di procedura penale, è inserito il seguente articolo 276-bis: Provvedimenti in caso di evasione o di condotte pericolose realizzate da detenuti in istituti a custodia attenuata per detenute madri. Nel caso in cui la persona sottoposta alla misura della custodia cautelare presso un istituto a custodia attenuata per detenute madri evada o tenti di evadere oppure ponga in essere atti idonei a compromettere l'ordine o la sicurezza pubblica o dell'istituto o a porre in pericolo l'altrui integrità fisica, il giudice dispone nei suoi confronti la custodia cautelare in carcere e la persona viene condotta in istituto, senza prole. Il provvedimento è comunicato ai servizi sociali del comune ove il minore si trova”. Conseguentemente, all'articolo 3, comma 1, dopo la lettera b), aggiungere la seguente: “c) All'articolo 51-ter, punto 1, dopo il comma 2 è aggiunto il seguente: nel caso in cui la persona ristretta in un istituto a custodia attenuata per detenute madri evada o tenti di evadere oppure ponga in essere atti idonei a compromettere l'ordine o la sicurezza pubblica o dell'istituto o a porre in pericolo l'altrui integrità fisica, è ordinato nei suoi confronti l'accompagnamento, senza prole, in un istituto ordinario. Il provvedimento è comunicato ai servizi sociali del comune ove il minore si trova. Si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni di cui ai commi 1 e 2”. Punto 2: alla rubrica dopo la parola: “alternative” sono aggiunte le seguenti: “e dell'esecuzione della pena in un istituto a custodia attenuata per detenute madri”. Con questa riformulazione il parere è favorevole.

L'emendamento 1.151 Corda è inammissibile.

Emendamenti 1.112 Delmastro Delle Vedove, 1.15 Bellucci e 1.110 Cirielli, parere contrario.

Sull'emendamento 1.300 della Commissione se ne raccomanda l'approvazione, però occorre precisare che dobbiamo inserire due cambiamenti, meramente tecnici. Al posto di: “ad un soggetto detenuto” si sostituiscono le parole “nei confronti di un detenuto” e al posto di: “ne comporta il trasferimento” si sostituisce: “il trasferimento del soggetto”. Quindi, con questa modifica, meramente di parole, la Commissione ne raccomanda l'approvazione.

PRESIDENTE. Tecnicamente, è una riformulazione.

Qual è il parere del Governo?

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.111 Delmastro Delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.116 Turri, con il parere contrario della Commissione e del Governo…Revoco la votazione perché, contestualmente all'apertura della votazione, l'emendamento è stato ritirato.

Avverto che tutti gli emendamenti a prima firma di deputati appartenenti al gruppo Lega-Salvini Premier sono stati ritirati dai presentatori. Sono stati altresì ritirati gli emendamenti 1.100 Ferraresi e Ascari 1.101 (Applausi).

Passiamo, dunque, direttamente all'emendamento 1.102 Ferraresi, su cui c'è una proposta di riformulazione.

Chiedo all'interessato, al firmatario, se accetti la riformulazione: è accolta la riformulazione proposta.

Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Presidente, penso che la riformulazione di questo emendamento contraddica totalmente l'impianto della legge: con questo provvedimento, infatti, ci si prefigge l'obiettivo di non avere più bambini in carcere e, ovviamente, di non separare, per quanto possibile, le mamme, che si trovano in carcere, dai loro bambini, che si trovano fuori. Per qualunque tipo di reato commesso la mamma, secondo questa legge, non va in carcere in custodia cautelare - ripeto, per qualunque tipo di reato -, ma nell'ICAM, sempre se ricorrano situazioni di gravissima emergenza e rilevanza. Se nell'ICAM tira uno schiaffo a qualcuno, secondo questa riformulazione finisce in carcere. Quindi, se si compromette l'integrità fisica, il giudice dispone la custodia cautelare in carcere e la persona viene condotta in istituto senza prole.

Si crea una contraddizione gigantesca: lo dico al Governo, perché la ratio legis deve essere una. Siamo tutti d'accordo sullo spirito importantissimo di questa legge: ossia se una persona viene accusata di un delitto gravissimo non deve finire in carcere. Però, se finisce nell'ICAM e tira uno schiaffo a qualcuno, torna in carcere e viene separata dal bambino. Allora, dobbiamo solo capire che strada intraprendere, sena fare confusione, perché qui si tratta del codice e il codice non merita di essere trattato con la riformulazione dell'ultima ora. Lo dico io che sono favorevole a questa legge, però non è possibile, per un bilanciamento rispetto alle esigenze di una forza politica, quale il MoVimento 5 Stelle, che si arrivi a creare un pasticcio di questo genere.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bazoli. Ne ha facoltà.

ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Vorrei precisare all'Aula la ratio di questa riformulazione. Con questa legge abbiamo finalmente previsto che le donne che hanno commesso reati e che hanno figli minori, anche quando debbano sottostare ad una misura cautelare, non debbano andare in carcere, ma scontare la misura cautelare o agli arresti domiciliari o in una casa famiglia o, nel caso in cui vi sia il rischio per la sicurezza pubblica, in un istituto a custodia attenuata per detenute madri.

Gli istituti per la custodia attenuata sono penitenziari nei quali vi sono aree destinate ad ospitare anche minori in una condizione che è in grado di dissimulare l'esistenza delle sbarre e, quindi, il bambino riesce a vivere in una condizione che non lo fa sembrare prigioniero di un carcere. Questo, ovviamente, perché riteniamo - e penso che siamo tutti d'accordo - che sia necessario tutelare soprattutto i bambini, evitando che debbano scontare la pena inflitta ai loro genitori.

Mancava, tuttavia, una norma di chiusura ed è questo l'obiettivo della riformulazione di questo emendamento; è chiaro che, se si concede a una donna, che ha un figlio minore, il beneficio di scontare la misura cautelare presso un istituto a custodia attenuata, anche quando vi sono pericoli per la sicurezza pubblica, bisogna prevedere una norma di chiusura che consenta di ricorrere, in extrema ratio, anche alla detenzione in un carcere, laddove la donna, ristretta in un istituto a custodia attenuata, approfitti di questa condizione per commettere altri reati o evadere, approfitti, insomma, di una situazione per la quale gode di una maggiore libertà pur trovandosi dentro un penitenziario. Occorreva una norma di chiusura che consentisse in quel caso - casi eccezionali che ci auguriamo che non capitino mai - di ricorrere comunque alla detenzione anche in custodia cautelare presso un penitenziario; in questo caso, però, si specifica “senza prole”, quindi senza che il bambino segua la madre e con l'incarico al tribunale di sorveglianza di farsi carico di questa situazione.

Questa è la ragione per cui si è inserita questa norma di chiusura che penso non contraddica lo spirito e l'obiettivo della legge. Si specifica solo che, quando la donna, ristretta in un istituto a custodia attenuata per detenute madri, approfitti di questo per compiere ulteriori reati che mettono anche a repentaglio la sicurezza degli altri detenuti dentro quel padiglione, in questo caso non si può che ricorrere, come extrema ratio, alla detenzione in carcere. A me sembra una norma di chiusura ragionevole che non contraddice lo spirito della legge e, quindi, mi pare sia del tutto accettabile.

PRESIDENTE. Desidero informare l'Assemblea che la nostra collega Rosalba Cimino lo scorso 21 maggio è diventata mamma del piccolo Piero (Applausi). Esprimo alla collega, a Leonardo e al papà gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula.

Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Volevo chiedere al relatore quanto segue. La posizione espressa dall'onorevole Costa è chiarissima; in effetti, anch'io mi sono chiesta, sobbalzando, perché si va a negare tutto l'impianto della legge. Nello stesso tempo, con riferimento a quanto espresso dall'onorevole e dal relatore, le due posizioni si incontrano in un caso che, in effetti, non è citato in questa legge: è quello in cui la detenuta madre, in un ICAM, ha comportamenti lesivi per la sicurezza del bambino e, quindi, le viene tolta la patria potestà; in quel caso, la madre detenuta ritorna in carcere. Il caso in cui c'è una sospensione di potestà genitoriale andrebbe probabilmente inserito. Mi chiedevo se questo fosse il caso anche al centro di questo emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.102 Ferraresi, così come riformulato dal Governo, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.112 Delmastro delle Vedove, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.15 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Ritengo che l'esame di quest'oggi sia particolarmente importante, perché tratta un tema estremamente delicato, ovvero la tutela di minori in stato di estrema fragilità e della compatibilità tra il supremo interesse del minore e le esigenze di sicurezza e di ordine pubblico. Abbiamo assistito, purtroppo, a fatti drammatici, in questi anni, che hanno colpito proprio i bambini, perché alcuni bambini sono stati uccisi in strutture carcerarie, a fronte di madri detenute in carcere per misure cautelari. In queste condizioni, per chiunque sia andato a visitare quei luoghi, ciò che è mancato è stata proprio una iniziale, propedeutica possibilità di esaminare la condizione di quelle famiglie, di quei minori, di quelle madri. Se tutto ciò fosse stato fatto, attraverso indagini, un esame e approfondimenti, probabilmente quei piccoli sarebbero ancora vivi. Io ricordo, in ultimo, l'uccisione di due bambini per mano di una mamma detenuta nel carcere di Rebibbia; quella mamma è stata poi dichiarata incapace di intendere e di volere. Ciò che è mancato è stato un accertamento, dal punto di vista psicologico e psichiatrico, delle condizioni di quella donna. Se un accertamento fosse stato fatto, se fosse stato dedicato più tempo a comprendere quali erano le condizioni familiari di quei minori, molto probabilmente quei bimbi, di 6 mesi e 18 mesi, sarebbero ancora vivi.

Questo emendamento che abbiamo inserito è rivolto proprio a garantire la verifica delle condizioni familiari dell'imputato. Sappiamo che le nostre carceri sono in una condizione drammatica per quanto riguarda l'assistenza sanitaria. La devoluzione di competenze alle regioni ha fatto sì che mancassero risorse umane e personale sociosanitario e, quindi, tutti gli strumenti necessari per far sì che le persone nel carcere, tutte, sia la popolazione detenuta, ma anche la Polizia penitenziaria, possano vivere in condizioni di piena tutela e di riconoscimento dei diritti umani. Questo è il motivo per cui abbiamo presentato l'emendamento, sottoscritto da me, come prima firmataria, ma anche dai colleghi Varchi, Delmastro Delle Vedove e Maschio; pensiamo sia un aiuto per migliorare le leggi emanate da questo Parlamento, un aiuto per far sì che le carceri in Italia siano all'altezza del compito che hanno, ovvero il recupero pieno della persona. Infatti, qualcuno, molto meglio di me, ha detto che il valore di uno Stato, la capacità di uno Stato, si misura proprio dalle condizioni in cui sono le carceri.

Quindi, vi chiedo di riflettere, di pensare all'accoglimento di questo emendamento, di ripensare a quel parere contrario e, invece, di votare a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.15 Bellucci, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.110 Cirielli. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. L'emendamento prevede la possibilità, per il giudice che emette l'ordine di esecuzione, di sospendere la responsabilità genitoriale - l'emendamento è sulla stessa scia di quelli di fatto riformulati dal Governo, poco fa - ovvero si vuole introdurre la possibilità per il giudice, per alcune tipologie di reati, di poter decidere la sospensione, almeno provvisoria, della responsabilità genitoriale. È un caso che potrà porsi, ma noi, con questa norma, con la norma che approviamo oggi, non lo prendiamo in considerazione e, quindi, riteniamo che questo sia grave, che vada inserita questa possibilità per il giudice dell'esecuzione e abbiamo presentato l'emendamento proprio per questo motivo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.110 Cirielli, con parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'emendamento 1.300 della Commissione, con la piccola riformulazione che abbiamo ascoltato poc'anzi. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo brevemente su questo emendamento - che ovviamente ci vede favorevoli -; vorrei ricordare che è nato su un emendamento proposto dalla Lega, che ha affrontato un problema relativo all'ipotesi in cui la detenuta o il detenuto, madre o padre, fosse un soggetto detenuto in regime di 41-bis e, quindi, ringrazio la Commissione per avere accolto questo principio. È una norma di chiusura, una norma che riguarda certamente pochissimi casi, ma che evita che in talune rare, ma possibili ipotesi, un soggetto al 41-bis possa uscire da quel regime, approfittando del fatto di trovarsi in una determinata situazione parentale.

Ringrazio appunto la Commissione, per aver fatto proprio questo nostro emendamento; naturalmente, il voto della Lega è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.300 della Commissione, nel testo riformulato, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 6).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 7).

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore e la rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

WALTER VERINI , Relatore. Parere contrario sull'emendamento 2.16 Cirielli e sull'articolo aggiuntivo 2.04 Bellucci. Gli altri emendamenti sono inammissibili o ritirati.

PRESIDENTE. Il parere del Governo?

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.16 Cirielli, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 2.04 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.

Passiamo dunque ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 11).

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire, invito il relatore ad esprimere il parere.

WALTER VERINI , Relatore. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento 4.8 Bellucci e parere favorevole sull'emendamento 4.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. I due successivi emendamenti sono stati ritirati. Sull'emendamento 4.9 inviterei la deputata Bellucci al ritiro. Ne motivo le ragioni: noi condividiamo lo spirito del contenuto di questo emendamento, e tuttavia, per varie ragioni, comprese quelle della dotazione finanziaria, dispiacerebbe dare parere contrario, come abbiamo fatto in Commissione, quando su questo, magari con un ordine del giorno, si potrebbe lavorare per implementare quanto scritto in successivi provvedimenti. Quindi, c'è un invito al ritiro, altrimenti parere contrario. Sugli emendamenti 4.10 Bellucci e 4.11 Bellucci e sull'articolo aggiuntivo 4.01 Bellucci il parere è contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Conforme al relatore.

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 4.8 Bellucci. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Con questo emendamento ho chiesto di poter sostituire le parole: “a individuare” con: “al recupero e valorizzazione delle”. Certamente, per far sì che le case protette possano diventare realtà, è necessario che quelle case protette non vadano soltanto individuate, ma possano essere beni comunali che vadano recuperati, e quindi valorizzati. Certamente è necessario che questi bambini possano trovarsi in strutture che siano degne dell'attenzione, della cura, e quindi poi anche poter vivere in luoghi a misura, per quello che si può però, di bambini. Per questo ritenevo che queste parole fossero più adatte, più indicate a migliorare il provvedimento, e quindi la vita di questi bimbi.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.8 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.500, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'emendamento 4.9 Bellucci, su cui c'è un invito al ritiro. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Intervengo su questo emendamento, anche per poterlo illustrare ai colleghi, che credo certamente possano essere interessati dalla richiesta di destinare i beni confiscati alla criminalità organizzata e gli immobili inutilizzati nelle situazioni proprio di realizzazione delle case protette per accogliere bambini e mamme detenute. Certamente questa è un'iniziativa che darebbe sostanza, che darebbe corpo alla volontà di poter offrire a questi minori le giuste cure e i giusti spazi. Mi fa piacere che il relatore condivida la bontà di questo emendamento. L'invito al ritiro, però, sappiamo bene che renderebbe molto debole il recepimento di questo emendamento, e quindi poi la possibilità di vederlo realizzato con certezza.

L'utilità della legge risiede proprio nella possibilità di far diventare obbligatorio, cogente, di mettere a terra previsioni che si credono indispensabili. E allora, siccome l'obiettivo di questa proposta di legge è proprio dare accoglimento e assistenza a quei bambini che mai più si devono trovare a guardare il cielo dalle sbarre, se i sottoscrittori delle diverse proposte di legge in esame hanno avuto questa sensibilità e questo intendimento, per far sì che tutto possa andare verso la concretizzazione della protezione del minore e il superiore interesse del minore come interesse che è sopra tutto e sopra tutti, è necessario che nelle leggi ci siano tutte le modalità per far sì che ciò venga garantito.

Era questo lo scopo dell'emendamento, era questo che voleva realizzare: il fatto che il relatore lo condivida fortifica le convinzioni dei sottoscrittori, quindi anche di chi sta parlando, ma certamente l'invito al ritiro non può essere accolto. Lo trasformeremo in un ordine del giorno, ma lo lasciamo, perché non possiamo proporre qualcosa di debole rispetto a un'iniziativa che ritenevamo fondamentale per concretizzare l'interesse del minore a poter essere supportato e poter essere protetto in tutte le sue fasi di vita, dalla nascita e soprattutto nei primi anni della sua esistenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 19,02)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, solo per sottoscrivere l'emendamento e per far mie le parole della collega.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.9 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'emendamento 4.10 Bellucci. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Anche qui, l'emendamento era teso a poter migliorare le parole che vengono scelte. I comuni - questo recita la legge - ove sono presenti case famiglie protette adottano i necessari interventi per consentire il reinserimento - e c'è scritto - “sociale”. Noi crediamo che il reinserimento oltre che sociale debba essere lavorativo per tutte quelle donne che una volta espiata la pena detentiva debbono ovviamente essere introdotte in un contesto in cui per poter garantire la legalità, per poter garantire il recupero e, quindi, per poter poi diventare dei cittadini che contribuiscono al miglioramento della propria esistenza, di quella della propria prole, ma anche della comunità a cui appartengono, ci deve essere un reinserimento certamente sociale, ma anche lavorativo.

Abbiamo pensato che ci fosse stata una dimenticanza, dal momento che siamo certi che la previsione di inserire oltre che: “sociale”, il termine: “lavorativo”, sia una previsione condivisa da tutti; mai ci augureremmo che queste persone continuino a vivere di assistenzialismo e quindi che ci sia, sì, un reinserimento sociale, ma che non veda la persona poi essere aiutata a vivere del proprio lavoro e a prendersi cura di quel piccolo, perché parliamo di madri detenute, potendogli offrire le giuste cure che sono certamente l'andare a scuola, comprare i libri, magari fare l'attività sportiva, potendogli ovviamente dare da mangiare, perché, se tutto questo non avviene, non è garantito come pieno recupero della persona, è inevitabile che quella persona, poi, si troverà, invece, a dover cercare in qualche modo di assolvere alle sue funzioni, ma facendolo nell'illegalità.

Allora, dobbiamo evitare che questo accada in tutti i modi possibili. Fra l'altro, nella proposta di legge di cui ero sottoscrittrice c'era scritto che in caso di recidiva venivano a decadere tutti i benefici, perché non si può pensare che per una persona che reitera nel comportamento delinquenziale, poi, ci sia la previsione continuativa di un beneficio che viene proposto. Una madre che ha sbagliato, è una madre che deve espiare la propria pena e che deve offrire ai propri figli delle condizioni in cui vengano rispettati i diritti umani e i diritti dei bambini, ma una madre che dopo aver sbagliato continua a reiterare nello sbaglio, allora, è una madre che evidentemente è incapace di poter offrire le giuste cure.

Allora, non offrire un reinserimento sociale e lavorativo significa per le istituzioni porre le condizioni perché, in realtà, quella reiterazione possa trovare uno spazio e, quindi, uno spazio anche di perpetrazione.

È una piccola modifica, ma che riteniamo sostanziale; il diritto al lavoro è riconosciuto dalla nostra Costituzione, lo è all'articolo 1, e, quindi, in quanto tale, in una legge come questa che auspica le migliori cure per quei bambini e, quindi, anche per le madri di quei bambini, il lavoro deve essere inserito, non basta il reinserimento sociale, ma deve essere un reinserimento sociale e lavorativo. Altrimenti tradiremmo la nostra stessa Costituzione; la Costituzione ce lo insegna, le parole hanno un peso, vengono scelte e devono essere scelte sapientemente. In questo caso crediamo che il legislatore non abbia operato con sapienza, ma, invece, con distrazione e la distrazione non è accettabile, non è ammessa in queste situazioni, e certamente noi, come Fratelli d'Italia, non l'avalleremo in alcun modo. Per tale ragione, metto ai voti questo emendamento con l'integrazione, quindi, di: “lavorativo” oltre che: “sociale” per quanto riguarda il reinserimento.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.10 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'emendamento 4.11 Bellucci. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Anche qui, un emendamento in cui abbiamo voluto inserire parole che riteniamo più puntuali, perché quando nella legge si fa riferimento al fatto che i comuni si debbano avvalere: “a tal fine dei propri servizi sociali”, crediamo che ci sia una miopia da parte del legislatore. Noi riteniamo che i comuni si debbano avvalere della rete assistenziale territoriale nelle sue diverse sfaccettature; non è di certo soltanto il comune, non è soltanto l'ente comunale, non sono soltanto i servizi sociali - che sappiamo tutti bene essere servizi comunali - a dover essere coinvolti, ma è tutta la rete di assistenza territoriale nelle sue diverse articolazioni degli enti territoriali e, quindi, inevitabilmente anche delle regioni.

Noi parliamo dell'assistenza e dell'integrazione sociosanitaria, che ormai dovrebbe essere un concetto consolidato; anche qui abbiamo esaminato decine di proposte di legge nel tentativo di raggiungere questo obiettivo ancora tanto agognato della piena integrazione tra sociale e sanitario per far sì che la persona non venga parcellizzata e, quindi, in questo non si trovi in realtà contenuta, bensì assolutamente divisa nelle sue diverse parti e nei suoi diversi bisogni di assistenza.

Riteniamo che, anche in questo caso, la legge sia stata scritta con miopia, con distrazione, permettetelo, con un po' di superficialità; i termini giusti, siamo convinti, profondamente convinti, che non siano: “dei propri servizi sociali”, ma invece che siano: “della rete assistenziale territoriale”, appunto, nelle sue diverse sfaccettature.

Questa è una proposta che abbiamo fatto come Fratelli d'Italia; naturalmente le terminologie potevano essere anche altre, ma l'obiettivo è non relegare tale attività al servizio sociale e basta, che è un servizio comunale, perché questa - permettetemelo, scusatemi - è una corbelleria se noi parliamo di cura delle persone di minore età e di cura delle madri detenute.

Quindi, anche in questo caso volevamo aiutare il Governo e la maggioranza a utilizzare delle parole più puntuali e ci siamo permessi di dare un'indicazione, di fare una proposta. Poteva essere modificabile, potevate anche migliorarla, anzi, magari, con una sollecitazione di questo tipo potevate ritornare sulla disattenzione che c'era stata e poi fare una vostra proposta migliorativa, come avete fatto anche in altre occasioni, che potesse tendere a quello che era l'obiettivo: poter dare piena integrazione a tutte le forme di assistenza. Per queste ragioni, nel tentativo - sommessamente - di avervi illustrato questo emendamento, lo metto ai voti dei colleghi nella speranza di poter trovare un parere positivo.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.11 Bellucci, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo 4.01 Bellucci. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. È l'ultima proposta emendativa e, quindi, mi permetto di illustrarla e di chiedervi un po' di attenzione. In questo articolo aggiuntivo ho trattato il tema dei requisiti delle case famiglia protette. Le case famiglia protette certamente sono uno strumento necessario e utile per proteggere quei minori che si trovano a vivere una situazione di limitazione della libertà personale delle madri; ma la funzione che svolgono e che devono svolgere è fondamentale, se è autentica nella realizzazione dei suoi principi fondanti, ossia nella possibilità di proteggere quei minori e di garantire loro le giuste cure anche attraverso le cure alla mamma. Spesso queste donne hanno anche un disagio psicologico e relazionale che proviene dalla loro esistenza e dal loro percorso di vita. Devono recuperare certamente la loro esistenza, la possibilità di vivere nella legalità, ma anche la capacità di prendersi cura di quei piccoli nel modo migliore possibile. Sappiamo quanto il supporto psicologico e anche l'assistenza psichiatrica siano quasi sempre negati alle persone che vivono in una condizione di detenzione. Sappiamo anche come sia negato il supporto psicologico alla Polizia penitenziaria e a tutta quella comunità di persone che si trova nelle carceri. Eppure, quella comunità di persone - detenuti e Polizia penitenziaria - vive certamente una condizione di grandissimo stress, psicologico, sociale, relazionale. Raramente ci sono cose più difficili da vivere come la limitazione della propria libertà e, allora, sotto questo profilo, la garanzia delle cure e dell'assistenza psicologica dovrebbe essere una realtà per tutte le persone che vivono in condizioni di limitazione della libertà personale, per i detenuti, ma anche per la Polizia penitenziaria. Oggi in Italia sappiamo bene che non è così, e lo sappiamo tutti: questo viene anche sancito dalle tante ricerche effettuate, a livello nazionale e anche internazionale. Al riguardo, se si pensa di fare una legge che impatti veramente sul benessere dei minori e delle madri di questi piccoli, pensiamo sia fondamentale garantire un supporto psicologico, psicoterapico e anche un'assistenza psichiatrica. Una casa famiglia protetta deve essere dotata delle giuste risorse umane, altrimenti diventa una scatola vuota; diventa vuota di quelle cure che sono nei principi fondanti di proposte di legge come questa. E, allora, non vorremmo che ciò che è già realtà nella comunità di persone che vive nelle carceri diventi altrettanto reale in quelle agognate case famiglia che magari verranno anche realizzate, attraverso un protocollo, dal Ministero della giustizia e dai comuni, ma che, se non hanno uomini, donne, personale, competenze, non potranno mai garantire i nobili ideali prospettati dai sottoscrittori della proposta di legge. Per questo motivo abbiamo voluto dedicare questa proposta emendativa, per far sì che i princìpi guida di una legge non siano enunciazioni di principio, ma trovino sempre e comunque sostanza, contezza e quindi garanzia attraverso un articolato che possa toccare tutti i diversi passaggi. Oggi nelle case famiglia protette non è prevista obbligatoriamente la presenza di psicologi, psicoterapeuti e psichiatri: io ritengo che sia fondamentale e ho tentato di motivarne le ragioni. Sono ragioni di buon senso che affondano anche su principi scientifici, sulla conoscenza dell'umano agire, sui bisogni che una persona ha di riabilitarsi e ritornare alla vita, avendo veramente, in quella fase di limitazione della libertà personale, tutti gli strumenti per un recupero pieno della persona e, quindi, un reinserimento sociale e lavorativo fattivo.

Vi chiedo di votare a favore di questa proposta, di poterci pensare. So che non sarà facile, perché il parere è contrario da parte del relatore e del Governo. A me spetta l'obbligo di presentare emendamenti confacenti con i valori in cui credo, mi spetta anche il compito di difenderli; a voi spetta, invece, il dovere di poter riflettere sul voto e, se ne condividete lo spirito e i valori, sostenere emendamenti come questo.

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 4.01 Bellucci, con il parere contrario della Commissione e del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito la rappresentante del Governo a esprimere il parere, prego.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente, il parere è contrario sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/1 Cirielli. Sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/2 Ascari si propone la seguente riformulazione: “fatte salve le competenze delle varie articolazioni dello Stato e nell'ottica di una leale collaborazione, impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/3 D'Arrando e Sportiello si propone la seguente riformulazione che, se accolta, il parere è favorevole: “fatte salve le competenze delle varie articolazioni dello Stato e nell'ottica di una leale collaborazione, impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/4 Emanuela Rossini devo fare una precisazione: premesso che il fondo destinato agli enti locali per incentivare le case famiglia viene stabilizzato proprio con la presente proposta di legge, all'articolo 4 appena votato, il parere è favorevole qualora riformulato con “valutare l'opportunità di (…)”. Sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/5 Alaimo e Giarrizzo il parere è favorevole, mentre è contrario sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/6 Varchi.

Sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/7 Bellucci si propongono le seguenti riformulazioni: al quarto capoverso delle premesse, eliminare le parole da: “ricercare” fino a “ICAM” e sostituire la parola “prima” con la parola “ulteriore”; all'ultimo capoverso delle premesse, sopprimere le parole da: “ciò” fino alla fine del capoverso e l'impegno viene riformulato con la seguente modifica: “a valutare l'opportunità di (…)” e sempre fatte ferme le competenze delle varie articolazioni dello Stato e nello spirito di una leale collaborazione. Se accettate le riformulazioni il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/8 Costa il parere è contrario sulle premesse e l'impegno viene così riformulato: “a valutare l'opportunità di adottare ogni iniziativa utile per vigilare sulla effettiva attuazione del disposto di cui all'articolo 14, comma 4, dell'ordinamento penitenziario legge n. 354 del 1975”.

PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2298-A/1 Cirielli, su cui c'è il parere contrario del Governo; se non ci sono interventi, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/1 Cirielli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

I presentatori degli ordini del giorno n. 9/2298-A/2 Ascari, n. 9/2298-A/3 D'Arrando e n. 9/2298-A/4 Emanuela Rossini accolgono le rispettive riformulazioni e non insistono per la votazione. Ordine del giorno n. 9/2298-A/5 Alaimo, parere favorevole. Va bene.

Ordine del giorno n. 9/2298-A/6 Varchi, parere contrario.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/6 Varchi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

Ordine del giorno n. 9/2298-A/7 Bellucci, parere favorevole con riformulazione: deputata Bellucci?

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Scusi, Presidente, posso riascoltare la riformulazione?

PRESIDENTE. Certo. Il Governo?

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. La riformulazione attiene alla modifica del quarto capoverso delle premesse, con l'eliminazione delle parole da “rilegare” fino alla parola “ICAM”, e la sostituzione della parola “prima” con la parola “ulteriore”; all'ultimo capoverso delle premesse sopprimere le parole da “ciò” fino alla fine del capoverso; mentre l'impegno viene riformulato con questa dicitura: “fatte salve le competenze delle varie articolazioni dello Stato e nell'ottica di una leale collaborazione fra di esse, impegna il Governo a valutare l'opportunità di (…)” e poi resta uguale.

PRESIDENTE. Deputata Bellucci?

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Sono un po' confusa perché la risposta di riformulazione prevede “a valutare l'opportunità”. Mi sembrava di comprendere, anche dalle parole del relatore, che ci fosse una condivisione nella bontà di questo ordine del giorno, fra l'altro, strumento estremamente debole perché non impegna il Governo in maniera cogente, cioè non è una previsione di legge, che comunque fa sì che quei beni confiscati alla mafia vengano utilizzati per le migliori iniziative sociali e quindi anche per il recupero delle persone. Ma in questo caso, se nell'ordine del giorno, che è già uno strumento debole, si inserisce pure “a valutare l'opportunità di”, diventa assolutamente non debole, ma inesistente nell'impegno stesso. Cioè, cosa si deve valutare? Già nelle premesse è modificato ma se, stanti tutte le verifiche e previsioni che sono state proposte all'inizio del periodo degli impegni, si inserisce che effettivamente ci si impegna a dare seguito a questa possibilità in tempi e modalità che non sono neanche inseriti perché sappiamo bene che l'ordine del giorno non offre questa possibilità. Se il Governo si è preso questo spazio di agibilità temporale, qualitativo e quantitativo, non comprendiamo perché addirittura debba inserire “a valutare l'opportunità di”. Ma perché bisogna valutare l'opportunità di utilizzare degli immobili confiscati alla mafia come luoghi in cui creare delle case famiglia protette?

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Ma che cosa c'è da valutare? Già è debole l'ordine del giorno, ovviamente non accogliamo la riformulazione, perché sarebbe complice da parte nostra dirvi: sì, va bene anche “valutare l'opportunità” di utilizzare gli immobili confiscati alla mafia. Quindi, non accettiamo la riformulazione e chiediamo al Governo di prendersi qualche minuto per trovare una riformulazione che possa essere più rispettosa e confacente al buon intendimento dell'ordine del giorno, cioè di poter utilizzare questi beni per far sì che arrivino ai diretti destinatari di questa proposta di legge, che sono - lo ricordo a me stessa - le persone di minore età che si trovano a vivere con limitazione della libertà personale e che hanno bisogno di spazi giusti. Quale modo di nobilitare quegli immobili, se non destinarli al fine di prendersi cura di questi minori? Quindi, chiedo al Governo di prendersi un po' di minuti per riflettere bene e trovare una riformulazione che possa essere più rassicurante.

PRESIDENTE. Il Governo? Rimane così, oppure…

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Sì, Presidente, ma non perché non si condivida, semplicemente perché il Governo potrebbe non avere una competenza specifica ed è il motivo per cui nelle premesse sono state eliminate alcune frasi, e soprattutto perché viene inserita la dicitura “fatta salva la competenza delle diverse articolazioni dello Stato”. Quindi, era per quello, altrimenti non avremmo riformulato, ma avremmo dato parere contrario.

PRESIDENTE. Deputata Bellucci?

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). A questo punto non è l'opportunità, mi scusi, sottosegretario, ma casomai la possibilità (Commenti)...

PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… colleghi… colleghi… se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2298-A/7 Bellucci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco l'indizione della votazione. Ha chiesto di parlare il deputato Montaruli. Ne ha facoltà.

AUGUSTA MONTARULI (FDI). Ci viene l'obbligo di intervenire, perché credo che la collega Bellucci stesse intervenendo in maniera assolutamente pacifica e la levata di scudi che abbiamo sentito dall'altra parte non è rispettosa né della collega Bellucci, né del gruppo di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Capisco che l'ora è tarda e che si vuole andare a casa. Ricordo anche che abbiamo iniziato a fare questa discussione alle 6 di sera e non sono ancora neanche le 8, sono le 19,30. Credo che abbiamo lo spazio per parlare e quindi interveniamo su questo. La collega Bellucci interveniva sull'ordine del giorno affinché questo potesse impegnare il Parlamento ad assumere ogni iniziativa di competenza volta a favorire l'individuazione delle strutture idonee ad essere adibite a case famiglia protette, il recupero e la riconversione dei beni confiscati alla criminalità organizzata e dei beni utilizzi inutilizzati, nella disponibilità degli enti locali. Credo che un tema del genere non possa assolutamente permettere né polemiche in quest'Aula, né alzate d'occhi e nemmeno il vociferare che abbiamo sentito poc'anzi. E anzi mi corre l'obbligo di sottoscrivere questo ordine del giorno e di rafforzare la volontà di Fratelli d'Italia nel sostenerlo, considerata proprio la delicatezza del tema.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Se la presentatrice, onorevole Bellucci, accetta la riformulazione con riferimento alla dicitura “ferme le competenze delle diverse articolazioni dello Stato”, eliminiamo la formula “a valutare l'opportunità di” e diamo parere favorevole, fermo restando quello che ho detto prima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Deputata Bellucci?

MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Accolgo la riformulazione. Al momento, fra l'altro, c'è già scritto “in base al riparto di competenze”, quindi è assolutamente congruo in questo. Bene, ringrazio il sottosegretario.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2298-A/8 Enrico Costa, su cui c'è un parere contrario sulle premesse e parere favorevole, con riformulazione, per quanto riguarda gli impegni: accetta la riformulazione?

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Presidente, le spiego a che cosa il Governo ha detto “no”: ha detto “no”…

PRESIDENTE. Però la accetta o non la accetta?

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Mi faccia finire…

PRESIDENTE. Però prima mi deve dire se la accetta o non la accetta e poi può parlare.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). No, non la accetto…

PRESIDENTE. Bene, può parlare.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Il nostro ordinamento costituzionale è improntato al rispetto della presunzione di innocenza che richiederebbe di limitare l'applicazione di gravi misure privative della libertà personale alle sole fattispecie strettamente necessarie e funzionali ad evitare la reiterazione del reato, l'inquinamento delle prove e il pericolo di fuga. Poi dico che nel corso degli anni si è assistito allo sviluppo di una deprecabile prassi giudiziaria, che ha portato ad un uso assolutamente strumentale, senza curata ponderazione, della misura di cui trattasi, e cito i dati. Dico che si aggiunge una criticità delle strutture carcerarie perché, oltre a queste criticità, c'è un problema della promiscuità dei detenuti: coloro che sono in custodia cautelare vengono messi spesso insieme ai condannati definitivi. L'ordine del giorno impegna il Governo a fare delle iniziative per individuare delle strutture ad esclusiva destinazione di chi è in custodia cautelare, perché ovviamente questo è un presunto innocente e potrebbe essere assolto.

A queste premesse il Governo ha detto “no”. Ma vi rendete conto? Abbiamo fatto la legge sulla presunzione di innocenza, ogni giorno diciamo le stesse cose, nel PNRR la stessa proposta era stata accolta e oggi si dice di “no”. Sottosegretaria Macina, io le chiedo di rivedere il “no” alle premesse e poi di valutare l'opportunità di rispettare una legge, perché questo è l'ordinamento penitenziario.

L'ordinamento penitenziario dice di separare i detenuti non definitivi da quelli definitivi. Perché bisogna valutare l'opportunità di rispettare una legge? Il Ministero della Giustizia deve valutare se rispettare o no? Io vi chiedo questo! Non accetto la riformulazione in questi termini, abbiate pazienza: accettarla significherebbe fare veramente un passo indietro.

PRESIDENTE. Il Governo?

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Presidente, lo accantoniamo un secondo.

PRESIDENTE. Se lo accantoniamo, dobbiamo sospendere la seduta. Va bene, sospendiamo la seduta. Sottosegretaria Macina, secondo lei per quanto tempo sospendiamo la seduta? Sospendo per dieci minuti la seduta, che riprenderà alle ore 19,45.

La seduta, sospesa alle 19,35, è ripresa alle 19,45.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.

Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Macina. Ne ha facoltà.

ANNA MACINA, Sottosegretaria di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Ad una più attenta riflessione, la proposta di riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2298-A/8 Costa è nel senso di eliminare il capoverso n. 4 e di modificare l'impegno nel modo seguente: “ad adottare ogni utile iniziativa per vigilare sull'effettiva attuazione del disposto di cui all'articolo 14, comma 4, dell'ordinamento penitenziario”.

PRESIDENTE. Deputato Costa, accetta la riformulazione proposta dal Governo?

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie. Accolgo la riformulazione, è un passo in avanti. Chiaramente, l'obiettivo dell'ordine del giorno era quello di creare strutture ad hoc per gli indagati in custodia cautelare. Però, se già il Governo vigila sul fatto che, all'interno delle stesse strutture, ci sia una netta separazione, fa uno sforzo apprezzabile.

PRESIDENTE. Quindi, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno.

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Emanuela Rossini. Ne ha facoltà.

EMANUELA ROSSINI (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Il progetto di legge su cui oggi si esprime l'Assemblea è un doveroso intervento volto a evitare la presenza dei bambini e dei minori all'interno degli istituti penitenziari. È una misura di cui molti di noi si stanno occupando da diversi anni e che trova in questo provvedimento, grazie anche a un lavoro encomiabile della Commissione, finalmente anche una copertura finanziaria per rendere effettiva l'istituzione degli appositi istituti a cautela attenuata sia per le detenute incinte sia per le madri con figli di età inferiore a sei anni per le quali si impone la custodia.

Questo provvedimento pone al centro la tutela del minore per consentirgli non solo di avere un rapporto continuativo con la figura genitoriale ma anche di svolgere una vita relazionale e sociale normale quando la custodia cautelare non è necessaria. La legge, infatti, va a potenziare il ricorso alle case famiglia protette nei casi in cui la madre e il figlio minore di sei anni non abbiano un'abitazione nella quale poter scontare gli arresti domiciliari durante il processo o dove poter espiare la pena una volta divenuta esecutiva la sentenza di condanna.

Pertanto, credo che ora sarà importante vigilare ed effettuare anche una necessaria azione di promozione sui territori, quando vi sono casi che lo richiedano, affinché gli enti locali sostengano e incentivino le case famiglia protette, con la programmazione di obiettivi rieducativi e di reinserimento e prevedendo anche un monitoraggio periodico delle stesse strutture.

Con queste note e con il ringraziamento per il lavoro concluso, dichiaro il voto favorevole della componente Minoranze Linguistiche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.

ENRICO COSTA (MISTO-A-+E-RI). Grazie, Presidente. La componente Azione-+Europa voterà favorevolmente su questa proposta di legge che è stata tormentata nel suo percorso, quanto meno dal punto di vista cronologico. La legge è molto importante e non dobbiamo farci ingannare dai piccoli numeri, perché troppo spesso, nel mondo della giustizia e sui temi della libertà personale, si fa l'analisi numerica e non si fa l'analisi di ciò che significa dal punto di vista sostanziale.

L'analisi numerica molto spesso, quando i numeri non sono così eclatanti, viene confusa con una stanca fisiologia. Si dice: sono numeri fisiologici. Invece, io penso che quando si parla di bambini in carcere ci sia veramente l'esigenza di tendere all'azzeramento di questi numeri. Una società civile e uno Stato civile non possono dirsi realmente tali se non arrivano all'azzeramento di questi numeri. Questa legge, secondo me, ci deve portare anche ad una ulteriore riflessione complessiva sul tema della restrizione della libertà personale in rapporto ai figli, in rapporto alla famiglia. Quando una persona viene privata, molto spesso all'improvviso nel corso delle indagini preliminari, della libertà personale, non viene arrestata solo quella persona, viene cambiata la vita a tutta la famiglia. Voi pensate ai figli minori che si trovano in quella casa quando il papà, quando la mamma vengono arrestati, vengono portati via; pensate al trauma che questi bambini subiscono.

Devo dire che questa è una delle ragioni che sono a fondamento delle battaglie che noi facciamo, anche in questo caso, non di fronte a grandissimi numeri ma di fronte a grandissime crepe nel nostro sistema di diritto. Infatti, se in un sistema 30 mila persone in trent'anni hanno avuto la riparazione per l'ingiusta detenzione, non soltanto ci sono state quelle 30 mila persone ma ce ne saranno state almeno 100 mila. Le persone ingiustamente arrestate che chiedono la riparazione per ingiusta detenzione la ottengono nel 23-24 per cento dei casi; questo tuttavia non significa che coloro che non hanno le condizioni per avere il risarcimento non siano stati ingiustamente arrestati. Ebbene, pensate a questi papà o a queste mamme ingiustamente privati della libertà personale che devono spiegare ai loro figli che cosa è successo e pensate al trauma di quei bambini. Qui stiamo trattando il tema dei bambini detenuti, ma ci sono anche quei minori che devono andare a trovare i genitori in carcere. Pensate a cosa significhi questo di fronte ai loro compagni, nella loro elaborazione mentale. Questi freddi numeri devono essere trattati con una maggiore cautela. Purtroppo, la privazione della libertà personale, molto spesso, è un timbro, è una firma sulle informative di polizia giudiziaria: si prende atto dell'informativa, ci sono dei nomi che al magistrato non dicono niente, c'è una proposta al magistrato, al pubblico ministero di privare qualcuno della libertà personale, il PM la prende, chiede al GIP e il GIP, in modo burocratico, dice “sì”. Voi sapete che nel nostro Paese il Ministero della Giustizia - lo dico alla sottosegretaria, sensibile a questi temi - non sa quante richieste di custodia cautelare siano state accolte e quante siano state rigettate? Non si sa la percentuale. Hanno fatto uno studio, l'altro giorno, gli avvocati di Brescia nella loro area e hanno visto che il 90 per cento è il tasso di accoglimento; io lo chiamerei il tasso di burocrazia, perché si tratta quasi sempre di mettere un bollo. Nel nostro Paese, quest'anno sono calati a 42 mila o 43 mila ma, normalmente, noi abbiamo circa 50 mila arresti in carcere o agli arresti domiciliari l'anno. Non avrebbe dovuto essere arrestato il 20 per cento di queste persone, con una valutazione ex post, o perché assolte o perché concessa loro la sospensione condizionale della pena; non si può arrestare - lo dice il codice - se si prevede che venga applicata la sospensione condizionale della pena. Ciò significa che ci vuole un maggiore tasso di attenzione e di cautela quando si trattano questi temi e oggi è importante che il Parlamento abbia fatto questo passo. Lo ha fatto di fronte a numeri - l'ho detto - che sono piccoli ma questo significa che la materia comincia ad essere oggetto di riflessione. Io colgo questo segnale di attenzione da parte del Parlamento a questo tema che, secondo me, deve uscire dalla dialettica politica destra-sinistra, garantisti-giustizialisti, come siamo riusciti a uscirne oggi in questa occasione.

Si tratta semplicemente di avere l'attenzione alla persona, e dico l'attenzione alla famiglia, perché le cicatrici che rimangono sulla persona, che, magari, esce da innocente da un'indagine, da un'inchiesta, da una privazione di libertà personale, sono cicatrici su tutta la famiglia e, forse, una persona matura, adulta riesce a superarle, un bambino che fa parte di quella famiglia queste cicatrici se le porta per tutta la vita, questi traumi se li porta per tutta la vita. Quindi io penso che una riflessione vada fatta anche in questi termini. Detto questo, annuncio il voto favorevole da parte della componente di Azione-+Europa ritenendo che il tema libertà personale non deve essere esaurito. Finirà anche la propaganda “sì o no” sul tema del referendum e penso che, da quel momento, ci si potrà sedere e fare, anche con qualche piccolo accorgimento, con qualche piccolo passo avanti, un percorso di condivisione, difficile, probabilmente, alla fine della legislatura, però anche la maturità delle forze politiche potrebbe arrivare al punto - come è stato fatto oggi - di trovare concordia, concordia quasi istituzionale, sul tema, quello della libertà personale, che è un tema di tutti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata De Lorenzo. Ne ha facoltà.

RINA DE LORENZO (LEU). Grazie, signor Presidente. La proposta di legge in esame ha l'obiettivo di ridurre drasticamente la possibilità che i bambini di età inferiore ai sei anni varchino la soglia del carcere al seguito delle madri detenute. In Italia, la detenzione in carcere dei bambini è una realtà ancora esistente e necessitava, pertanto, di una soluzione legislativa ad un problema che appare intollerabile per uno Stato che non solo tutela l'infanzia a livello costituzionale, ma ratifica la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo, che sancisce che i bambini hanno diritto alla protezione e alle cure necessarie per il loro benessere. In particolare, il provvedimento in esame incide sulla disciplina delle case famiglia protette previste dalla legge n. 62 del 2011 e valorizza l'esperienza degli istituti a custodia attenuata per le detenute madri, già realizzata in un numero limitato di casi, prevedendo l'obbligo per il Ministero della Giustizia di stipulare con gli enti locali convenzioni volte ad individuare strutture idonee ad accogliere le madri recluse con i figli di età inferiore a sei anni. A tale obbligo fa seguito quello per i comuni, ove siano presenti case famiglia protette, ad adottare i necessari interventi per il reinserimento sociale delle donne una volta espiata la pena. Più in particolare, all'articolo 1, si prevedono modifiche al codice di procedura penale, si interviene sul comma 4 dell'articolo 275 del codice, eliminando ogni riferimento alle esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Si interviene, altresì, sull'articolo 285-bis, che disciplina la custodia cautelare negli ICAM, stabilendo che il giudice possa disporre tale misura cautelare nel caso in cui sussistano esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. In questo modo, il provvedimento sancisce un principio, quello secondo cui un bambino mai potrà varcare la soglia del carcere, anche alla luce di una sentenza della Corte costituzionale del 2017 che ha affermato la prevalenza del diritto costituzionale alla protezione dell'infanzia sull'esigenza processuale e sociale di una coercizione intramuraria delle madri detenute. La misura di riferimento per l'applicazione della custodia cautelare nei confronti delle donne con figli minori di sei anni diventa, quindi, la casa famiglia protetta; solo in ipotesi residuali, ove le esigenze di cautela siano ritenute particolarmente intense, il giudice può disporre la custodia cautelare negli ICAM. È un provvedimento di civiltà che tutela la maternità delle detenute, il cui numero è diminuito nel corso degli anni. Al 31 dicembre 2021, secondo i dati del Ministero della Giustizia, le detenute italiane e straniere che scontano una pena detentiva insieme ai loro figli sono all'incirca 15, numeri piccoli ma che non devono ingannare, perché dietro quei numeri ci sono le vite dei minori, che uno Stato civile ha il dovere di tutelare. La maggior parte dei bambini in carcere insieme alle loro madri si trova proprio in Campania, nell'ICAM di Lauro: nell'istituto, a dicembre 2021, si trovano nove madri che scontano una pena insieme ai loro bambini. Questo provvedimento, dunque, nasce dall'esigenza anche di scongiurare episodi estremi, come quello verificatosi nel settembre del 2018 nel carcere romano di Rebibbia, dove una detenuta uccise i suoi figli gettandoli nella tromba delle scale, invocando la morte come unica via di libertà, una libertà negata dalla detenzione: un infanticidio che è maturato in una condizione psicologica compromessa dalla detenzione di una donna che commette uno dei più gravi reati per una madre proprio in nome della libertà. È dunque una pulsione di morte e di distruttività, che riprende i tratti della tragedia greca di Euripide e che racconta il dramma del carcere, il cortocircuito della legge riguardante le mamme detenute e la fragilità psicologica di una donna che ha ucciso i propri figli per il diffondersi di un senso di sfiducia nel riconoscimento della propria appartenenza al contesto sociale, per la permanenza in un luogo di privazione della libertà personale, in cui piccole stanzette carcerarie, improvvidamente definite nidi, sono prestate alle cure materne. Il carcere per i minori è, in primo luogo, sottrazione dell'infanzia. Sono i passi incerti lungo i corridoi del carcere, i controlli e le perquisizioni che attraversano una dimensione adulta e ristretta, priva di esperienze e di stimoli per i minori, che nascono soltanto dalla relazione con i loro coetanei. Del resto, è univoco l'indirizzo nel nostro ordinamento giuridico volto a tutelare i figli contro il trauma della carcerazione materna. Ce lo ricorda una delibera del 2017, approvata dal Consiglio superiore della magistratura, e ce lo ricorda anche il Parlamento europeo con una risoluzione del 2008, con la quale sono stati invitati gli Stati membri a tenere maggiormente presenti le specificità femminili, nonché a creare condizioni di vita adatte alle esigenze dei figli che vivono con un genitore detenuto. Pieno sostegno dunque a questo provvedimento legislativo, per il quale la Ministra Cartabia ha recentemente dichiarato nel corso di un'audizione in Commissione infanzia l'intenzione di sfruttare i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la riforma del sistema carcerario, per aumentare il numero di psicologi ed educatori all'interno delle carceri italiane e potenziare le misure alternative alla detenzione. Sul secondo punto, come più volte sottolineato dalla Ministra Cartabia, è prioritario compiere uno sforzo, per non avere mai più bambini in carcere, evitando che la pena inflitta all'adulto ricada anche sul figlio, segnandone per sempre il percorso di vita.

Infatti, sono molti gli effetti patologici che l'ambiente del carcere provoca sui bambini. L'entità del danno emozionale e relazionale è stato evidenziato in un lungo studio, contenuto in un rapporto dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, che ha rilevato un graduale peggioramento dello sviluppo motorio e cognitivo causato dall'ambiente del carcere, che limita l'esercizio e l'esplorazione. Il provvedimento va nella direzione della tutela dei minori, che se cresciuti in un contesto privo di amore diventano adulti pieni di odio, e riduce il rischio che l'esperienza dell'infanzia ristretta possa creare ferite difficilmente rimarginabili, perché la detenzione di un bambino comporta deprivazione affettiva, relazionale e sensoriale, delimita gli spazi, li chiude in luoghi angusti, scandisce il tempo in modo rigido e del tutto innaturale. Questa legge segna, dunque, un cambio di passo importante, risolvendo un ossimoro maternità-carcere nel contesto penitenziario italiano e superando una visione adultocentrica dello stesso, riconoscendo, questa volta, che anche le colpe delle madri - non solo quelle dei padri - non possono ricadere sui figli. Per queste ragioni annuncio il voto favorevole del gruppo di Liberi e Uguali al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Grazie Presidente. Partirei da un'affermazione che ben riassume la posizione del gruppo di Coraggio Italia: il bambino non può pagare per le colpe dei propri genitori e nessun bambino deve varcare la porta di un carcere. È con questa convinzione che oggi sosteniamo questa proposta di legge, che apporta delle modifiche alla disciplina che regola la tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.

Con interventi mirati al testo, volti a eliminare alcuni profili problematici emersi in sede di applicazione della legge n. 62 del 2011, superiamo oggi alcune criticità perseguendo lo spirito di quella riforma, sempre finalizzato alla necessità di conciliare l'esigenza di impedire la presenza di bambini nelle carceri con l'esigenza di garantire l'ordine e la sicurezza pubblica. Pur prevedendo il ricorso agli istituti di detenzione a custodia cautelare attenuata per detenute madri nei casi gravi, dove sussistono esigenze cautelari di eccezionale rilevanza, valorizziamo il modello delle case famiglia, eliminando anche la clausola di invarianza finanziaria relativa all'istituzione delle stesse, prevedendo d'ora in poi la possibilità, per l'amministrazione centrale, di finanziare la realizzazione di nuove case famiglia protette. Difatti, la legge del 2011 aveva previsto l'istituzione delle case famiglia protette, ma senza alcun onere per lo Stato, con il risultato ad oggi che le case famiglia in Italia sono solo due, una a Roma e l'altra a Milano. Ciò di cui ravvisiamo l'esigenza è la necessità di attivare sistemi alternativi al carcere, ovvero strutture a misura di mamma e di bambino come le case famiglia, ogniqualvolta esigenze di sicurezza sociale e di tutela del bambino lo permettano. Infatti, ogni fanciullo ha il diritto di crescere serenamente, riconoscendo nella figura che ha accanto una mamma e non una persona rinchiusa in un carcere. Ogni bambino deve avere il diritto di vivere in un ambiente sereno, sensibile ai suoi bisogni, capace di rispondere in maniera adeguata alle sue necessità quotidiane, fisiologiche, di sicurezza, sanitarie, affettive, di identità e relazionali. Ogni bambino ha il diritto di crescere in un ambiente che favorisca la crescita armonica sotto tutti i profili (umano, psicologico, sociale, cognitivo), che stimoli al massimo le sue potenzialità in un ambiente idoneo e in condizioni di libertà e di rispetto per la dignità. Sappiamo bene, infatti, che è la stessa realtà che circonda il bambino a contribuire all'evoluzione delle tappe di sviluppo personale. Per questo per noi è importante iniziare a muoverci verso un cambiamento strutturale e organizzativo, allestendo strutture che possano garantire al meglio un corretto sviluppo psicologico e fisico ai figli dei detenuti; e per arrivare a questo obiettivo è stato fondamentale intervenire seguendo diverse direttrici. Riteniamo che alleggerire il regime cautelare e detentivo delle imputate e condannate madri che non siano socialmente pericolose e ree di avere commesso reati non gravi, limitando la possibilità di detenzione in carcere e incentivando, al contrario, il ricorso a misure quali la detenzione presso luoghi di cura, assistenza, accoglienza e presso gli istituti detentivi a custodia cautelare attenuata per le detenute madri, sia una scelta idonea al fine di tutelare il superiore interesse del minore.

L'estensione poi di queste misure anche agli imputati o condannati padri, qualora le madri siano decedute o assolutamente impossibilitate a dare assistenza alla prole, e non vi siano altri parenti stretti in grado di farlo, specie quando si è genitori di bambini di età inferiore a un anno oppure di 3 anni per i bambini con gravi disabilità, è una scelta di umanità fatta nell'ottica di supportare il bambino, soprattutto quello più fragile, nella sua crescita. Ad ogni modo, in questo contesto l'esigenza di garantire legalità, ordine e sicurezza pubblica è e resta per noi un punto di fondamentale importanza perché possono ravvisarsi anche dei casi particolari che non consentono la permanenza in istituti alternativi al carcere; casi, seppur rari, di criminali pericolosi; casi nei quali ci sono delle esigenze cautelari importanti.

Da qui la richiesta di inserire degli accorgimenti volti a escludere l'applicazione di questa nuova disciplina ai soggetti sottoposti al 41-bis è stata unanimemente sostenuta dalla Commissione giustizia. Così come era doveroso inserire nel testo la previsione che il giudice potesse disporre la custodia cautelare in carcere e il trasferimento in istituto ordinario e senza prole per il detenuto che in custodia cautelare attenuata pone in essere dei comportamenti idonei a compromettere l'ordine e la sicurezza pubblica e mette in pericolo l'integrità altrui. Uno strumento di deterrenza che abbiamo sostenuto, finalizzato a dissuadere i detenuti dal compiere nuovi reati, con lo spettro di finire di scontare la pena in un carcere ordinario senza i loro figli. Ma è anche questo un ulteriore strumento di tutela per i bambini che si attua quando le madri adottano uno stile di vita improntato alla legalità.

Noi, Presidente, siamo favorevoli a questa proposta di legge, e, seppur condividiamo l'idea che qualche aggiustamento al testo avrebbe potuto essere apportato, oggi vogliamo mettere al primo posto i bambini, sui quali ricade immediatamente la pena inflitta alla madre. Noi questo non possiamo più permetterlo, seppur garantendo e bilanciando il diritto alla tutela della vita familiare del bambino con il diritto alla sicurezza della comunità. Sappiamo bene, e concludo, come le esperienze vissute nei primi anni di vita abbiano un significato di importanza incomparabile per la futura esistenza dell'individuo. È con questa consapevolezza e mossi dalla convinzione che questa sia una legge migliorativa per le condizioni di vita dei figli di detenute madri che annuncio il voto favorevole di Coraggio Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Signor Presidente, colleghi, il Parlamento con questa legge ha oggi l'occasione di scrivere una bella pagina politica, una pagina che credo resterà tra le migliori di questa legislatura. Una legge tenacemente voluta dal collega e amico Paolo Siani, dalle associazioni che da anni si battono per questo, con la quale diciamo mai più bambini in carcere al seguito delle madri detenute, mai più minori innocenti costretti a crescere in un luogo incompatibile con le loro esigenze di socializzazione e di sviluppo psicofisico. Sappiamo che tra gli zero e i tre anni si vivono i giorni più importanti della vita, durante i quali si pongono le basi della personalità.

Vivere quel tempo così prezioso in carcere, con la propria madre detenuta, rappresenta un rischio per lo sviluppo del bambino, ne condiziona il linguaggio e la capacità di movimento, perché le quattro mura della cella finiscono per diventare il loro mondo, un mondo dove lo spazio, non solo quello fisico, è fortemente limitato. Un ambiente innaturale, confinato com'è da una serie di muri, sbarre, porte e cancelli, che ha effetti gravi non solo sui bambini, ma anche sulle loro madri. I dati ci dicono che, ad oggi, nel complesso delle strutture detentive italiane vi sono 18 detenute madri con 20 bambini al seguito. Si tratta di un piccolo numero, lo abbiamo detto, è vero, ma è un numero significativo a cui guardare per un'attenzione realmente focalizzata sulla vulnerabilità. Una situazione che, seppur migliorata negli anni e nonostante sia stata affrontata in passato con diversi interventi, non è stata definitivamente risolta.

Il legislatore, con la legge n. 62 del 2011, ha introdotto nuovi modelli detentivi in risposta al problema delle detenute madri: le case famiglia protette, affidate ai servizi sociali e agli enti locali, e gli ICAM, istituti a custodia attenuata per madri, che fanno capo all'amministrazione penitenziaria. Le case famiglia protette si sono dimostrate l'alternativa più adatta per porre al centro l'accoglienza dei bambini, la tutela del loro sviluppo e del loro rapporto con il genitore, ed avviare al contempo percorsi di recupero e di reinserimento delle madri, mentre gli ICAM, che sono nati con l'idea di una struttura fuori dal carcere, si stanno “carcerizzando” sempre di più, con evidenti conseguenze lesive per i minori in essi ospitati.

La legge n. 62 ha però istituito le case famiglie senza prevedere oneri per lo Stato; ragione per cui, in assenza di fondi, ad oggi le case famiglie attive in Italia sono solo due e gli ICAM attualmente presenti solo cinque.

La proposta di legge che ci apprestiamo a votare intende superare proprio i profili problematici dell'attuale normativa, fornendo una risposta strutturale e di sistema, promuovendo il superamento degli ICAM, pur senza escluderne il ricorso nei casi più gravi, e istituendo una rete di case famiglia in tutto il territorio che garantiscano la sicurezza all'esterno e la possibilità per i bambini di vivere in un ambiente non detentivo. La bussola da seguire è la tutela del superiore interesse del bambino. Sostenere questa necessità non significa soprassedere sulle esigenze di sicurezza legate ai comportamenti delle madri; significa, piuttosto, partire dall'idea che il bisogno e il diritto di un bambino di sviluppare la sua vita deve essere prevalente anche di fronte alle necessità di punizione giudiziaria del proprio genitore. Credo, colleghi, che questo provvedimento ci offra anche l'occasione di allargare lo sguardo sul tema più ampio della condizione delle donne nelle carceri italiane, di cui troppo poco si parla. Le donne rappresentano il 4 per cento della popolazione carceraria e sono detenute per lo più per reati non gravissimi.

Una minoranza, dunque, per la quale l'attenzione è residuale in un sistema penitenziario pensato al maschile. Le donne hanno meno di tutto: meno spazi, meno attività, meno lavoro. Occorre, dunque, superare questa impostazione, adottando un'ottica di genere. Allargando ancora di più lo sguardo, vediamo come la realtà delle nostre carceri sia ancora molto lontana dalla funzione che la nostra Carta costituzionale attribuisce loro. Nei mesi scorsi, lo sappiamo, la Commissione Ruotolo, voluta dalla Ministra Cartabia, ha elaborato proposte importanti per migliorare la quotidianità dei detenuti e di chi lavora in carcere; alcune di queste proposte si possono implementare senza passare dalla via legislativa.

Riteniamo allora che sia arrivato il momento, se non forse ampiamente superato, di una riforma organica dell'ordinamento penitenziario per realizzare un carcere nuovo in cui il tempo trascorso in detenzione sia un momento, sì, di espiazione della pena, ma anche di cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Concludendo, colleghi, Italia Viva voterà con convinzione a favore di questa legge, che finalmente arriva all'attenzione di quest'Aula dopo essere stata bloccata per troppo tempo in Commissione giustizia. Una legge che pone attenzione, protezione e cura verso chi è più nascosto, più dimenticato e più debole. Far sì che nessun bambino debba più essere sottoposto all'esperienza traumatica della privazione della libertà è una questione di civiltà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Per noi questo è un tema importante. Anche questa norma affronta un tema che ci è molto caro, quello del futuro dei nostri figli, del futuro dei bambini che devono crescere in un ambiente sano. Proprio per questo abbiamo presentato diverse proposte emendative che cercavano, innanzitutto, di far capire: consentivano anche allo Stato di intervenire, o alla magistratura, nel caso in cui la madre non fosse ritenuta idonea. Si tratta di detenute madri, ma oltre che essere madri c'è da verificare se queste donne sanno fare le madri correttamente. Quindi, abbiamo presentato diversi emendamenti finalizzati anche a sospendere la responsabilità genitoriale, perché, comunque, avere un genitore che commette crimini può inficiare la corretta crescita del minore, a seconda del crimine commesso. Puntualmente, questi contributi che abbiamo cercato di dare non sono stati tenuti in considerazione. La maggioranza ritiene che una donna, perché madre, vada comunque scarcerata, a prescindere. Questo, però, è anche contro l'interesse del minore che potrebbe aver bisogno di una persona che lo cresca in modo differente. È chiaro che si deve valutare caso per caso, ma il legislatore ha il dovere di dare strumenti affinché la magistratura possa intervenire, scegliere e valutare se una madre sia idonea o, sospendere, nel caso non lo sia, la responsabilità genitoriale. Proprio per questo motivo, noi abbiamo anche cercato di introdurre altre circostanze, altre verifiche sul fatto che la madre o il padre abbiano diritto ad avere questi benefici, cioè ad esempio, che siano recidivi, recidivi infraquinquennali, recidivi specifici, siano dichiarati delinquenti abituali, siano dichiarati delinquenti per professione; perché dei genitori di questo tipo dovrebbero beneficiare di una scarcerazione? Siamo sicuri che siano in grado di allevare correttamente un minore? Quindi, abbiamo più volte cercato di emendare il testo perché si tenesse conto di questo nella formulazione della norma, in modo che i giudici abbiano la possibilità, di volta in volta, di verificare che queste condizioni, quindi, la recidiva, alcuni tipi di recidiva, impediscano questi benefici e c'è stata una chiusura invece totale da parte della maggioranza.

Riteniamo che un criminale, specialmente se recidivo possa non godere di questi benefici perché ricordo che questi benefici sono dati non a una donna o a un padre in quanto genitori, ma a un figlio e il figlio deve avere anche la possibilità di crescere in una famiglia sana e non in una famiglia con un criminale abituale, per tendenza o per professione. Ma tutto ciò non è stato valutato, quindi, questo Parlamento sta per far uscire da quest'Aula una norma che non tiene conto di due cose fondamentali: responsabilità genitoriale e recidiva e questo a nostro avviso è assolutamente grave. Dopodiché, si parla di reinserimento sociale; abbiamo provato a fare capire che serviva un reinserimento anche lavorativo, perché se uno crede in questa norma deve credere anche che il reinserimento sociale passi dal lavoro. Spesso questi crimini sono crimini contro il patrimonio; allora, queste madri e questi padri devono avere un reinserimento non soltanto sociale, ma sociale e lavorativo; puntualmente è stato rigettata la nostra richiesta.

Vi è, inoltre, un aspetto abbastanza pericoloso, abbiamo sottolineato anche questo, cioè il fatto che sia l'ufficiale giudiziario che esce per eseguire l'ordinanza di esecuzione della pena colui che deve in pochi attimi verbalizzare la possibilità del genitore di non essere incarcerato e, a quel punto, inviare velocemente a un pubblico ministero perché faccia le verifiche del caso, tutto questo prima dell'incarcerazione del genitore. Abbiamo provato ad inserire, anche venendo incontro a quello che era il testo in parte della maggioranza, una modifica per dire: se serve più tempo questo tipo di controlli facciamoli e valutiamoli anche prima, in modo che il carabiniere, il poliziotto che si trova davanti a delle persone non sia costretto, in poco tempo, a raccogliere le prove, e in pochissime ore il giudice non debba valutare con un altissimo rischio di errore.

Chiediamo, quindi, che sia dato più tempo, ma queste nostre richieste di ulteriori verifiche, di controlli che siano fatti in modo serio e che limitino il numero degli errori, sono state rigettate. Quindi, ci troveremo con un'impossibilità di incarcerare persone, per ciò che queste, magari, dichiarano e che l'ufficiale di PG dovrà verificare velocemente e il pubblico ministero ha pochissimi elementi per decidere; cosa farà, si sbaglierà? Incarcererà chi deve stare fuori e verrà liberato successivamente, oppure lascerà fuori e concederà il beneficio a persone alle quali non spetta tale diritto? Questi sono problemi che questa norma ha al proprio interno; la maggioranza non ha voluto assolutamente intervenire e sanare questi punti.

Inoltre, vi è una grossa lacuna, un grosso problema; qui, si parla sempre di detenute madri, dicendo che vi sono diciotto madri attualmente in carcere in Italia, con venti bambini; questa norma prevede che gli stessi identici benefici, quindi, scarcerazione e impossibilità di essere detenuto, vi siano anche per i padri nei casi in cui il bambino non abbia la madre; ma ciò non soltanto in caso di madre deceduta, ma anche in caso di madre lontana, difficilmente reperibile, magari all'estero e qualora non vi siano parenti entro il quarto grado. È una fattispecie che ricorre spesso o che, volontariamente, potrà ricorrere spesso se sono cittadini extracomunitari a commettere il reato, i quali, magari, faranno allontanare la madre dal territorio nazionale e non hanno parenti fino al quarto grado in Italia. Potremmo trovarci veramente davanti a una stortura, una distorsione nell'utilizzo di questa norma, che lascia un potere di valutazione quasi nullo, se non nullo, alla magistratura di intervenire, correggendo gli errori, appunto, di questa norma che prevede la scarcerazione e che potrebbe dare luogo alla scarcerazione o all'impossibilità di incarcerazione di molti padri. Quindi, non si parlerebbe più di madri detenute, ma tanti padri potrebbero usufruire di questo istituto e sono sicuro che qualcuno sfrutterà questa norma, che lascia veramente poco potere ai magistrati e prevede, invece, la scarcerazione nel caso in cui non vi sia la madre prontamente reperibile o i parenti entro il quarto grado.

Allora, noi non vogliamo votare una norma di questo tipo, che può anche essere, in astratto e come principio, condivisibile; non avere bambini in carcere è giustissimo, è quello che chiediamo anche noi, ma noi chiediamo di valutare anche che vi siano genitori adeguati; possono essere adeguati, possono non esserlo, ma si deve dare, con questa norma, la possibilità alla magistratura di valutare la responsabilità genitoriale ed, eventualmente, di sospenderla. Non vogliamo che vi siano abusi; non volgiamo consentire abusi con questa norma, magari a genitori, a un padre che può ben orchestrare l'utilizzo di questi benefici automatici, facendo allontanare la madre, soprattutto se straniero. Quindi, quello che abbiamo cercato di fare è stato un lavoro per migliorare questa norma, ma la maggioranza si è, di fatto, chiusa su se stessa, intestardita, ha sottovalutato quelli che noi riteniamo problemi molto importanti e siamo sicuri che questa norma li manifesterà anche nel corso della sua applicazione e necessiterà di correzioni, che sono esattamente quelle che abbiamo proposto noi oggi.

Per questo motivo, non possiamo votare una norma che ha questi errori al suo interno, queste problematicità, che sicuramente creeranno distorsioni, sia per i minori sia per il rispetto del diritto nel nostro Paese.

Quindi, il voto di Fratelli d'Italia - pur condividendo le idee i principi, ma non bisogna vedere soltanto i principi, bisogna vedere come si concretizzano all'interno della norma - sarà contrario, perché questa norma non tutela appieno i cittadini e nemmeno i minori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giannone. Ne ha facoltà.

VERONICA GIANNONE (FI). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, abbiamo la consapevolezza che nel nostro ordinamento vi sono reati che, per la loro efferatezza, gravità e particolare allarme sociale, non possiamo non tenere in considerazione anche nell'ambito del provvedimento che ci accingiamo a licenziare. Tra questi possiamo annoverare sicuramente quelli rientranti nell'alveo di applicazione dell'articolo 41-bis della legge sull'ordinamento penitenziario, ovvero l'omicidio aggravato di cui agli articoli 575 e 577 del nostro codice penale.

Abbiamo la consapevolezza che i bambini non possono e non devono pagare per le azioni compiute dai loro genitori. Oggi, in quest'Aula, stiamo parlando del diritto del minore a non crescere in un ambiente carcerario. Ed è proprio il supremo interesse del minore che ci ha spinto a depositare un emendamento in Commissione che chiedeva di non prevedere, per le madri condannate per questi gravi delitti, la possibilità di risiedere in strutture dette “case famiglia protette” con i loro figli. A questo proposito vorrei ricordare, Presidente, che grazie a un nostro emendamento approvato in Commissione giustizia, i comuni potranno riconvertire e utilizzare gli immobili, i propri immobili, proprio a tal fine. Ma tornando all'emendamento legato alle madri condannate e al fatto di chiedere di evitare o, comunque, di rivalutare le madri condannate per gravi delitti, così come in precedenza ho già detto, sono stati presentati altri emendamenti depositati, analoghi, che sono stati oggetto di una riformulazione che, in buona sostanza, ha rimesso alla discrezionalità del giudice, in una valutazione caso per caso, l'opportunità di decidere il trasferimento o meno di quella madre detenuta nel carcere nel quale si trova.

Sulla scorta della medesima esigenza, alcuni colleghi e colleghe hanno anche evidenziato, attraverso gli emendamenti presentati anche in Aula che, ad esempio, anche il reato reiterato dovrebbe prevedere una valutazione più accurata della persona in esame per l'inserimento in struttura protetta con la propria prole. Come dicevo già in precedenza, siamo consapevoli che ogni madre detenuta deve essere valutata per le azioni compiute e per le possibili azioni che potrebbe compiere. Ma la domanda da porsi in questi casi che ricordiamo ad oggi essere per fortuna pochi, è: qual è il diritto supremo di ogni bambina e bambino? Il loro diritto è quello di vivere serenamente, in condizioni di rispetto e tutela, di affetto e stima, nutriti e protetti, in condizioni e ambienti per quanto possibile idonei a favorire una loro crescita sana ed equilibrata, in sintesi in condizioni atte ad agevolare il loro equilibrio psicofisico. Tutto questo non può avvenire dentro le mura delle carceri e non può avvenire se lontani dalla persona che li ha portati in grembo per nove mesi, provvedendo alla loro crescita sino al momento della nascita, l'unica persona che naturalmente un neonato riconosce una volta venuto al mondo. Questo legame, per il bene del bambino, non può assolutamente essere spezzato ed è per questo che abbiamo sostenuto questa proposta di legge. La linea definita è quella della tutela del supremo interesse del minore, anche se figlio di madre detenuta, cosa che, fino a oggi, non è stata rispettata, perché la sua vita all'interno delle strutture, dette istituti a custodia attenuata per detenute madri (ICAM), seppur con nobile obiettivo, non poteva essere rispettosa di quella serenità necessaria a una corretta crescita e a un corretto sviluppo del minore. Questa è la risposta alla domanda che ci siamo posti e questa legge va nella linea di tutela e difesa del supremo interesse del bambino.

Ora, l'ulteriore domanda che dobbiamo porci è se il fondamentale diritto del minore, figlio di chi si è macchiato di gravissimi reati, possa essere adeguatamente tutelato in una casa protetta. La medesima considerazione può valere rispetto all'apertura ai padri in certi contesti, soprattutto se i reati dei quali si sono macchiati rientrano tra i più gravi e/o reiterati. La situazione qui è diversa perché sarebbero molti i detenuti che approfitterebbero della scusa del figlio per sconti o privilegi. E questo, per rispetto innanzitutto delle vittime di quei reati commessi, non possiamo e non dobbiamo permetterlo. Giusto, quindi, responsabilizzare il giudice, che valuterà e deciderà se quel genitore potrà o meno vivere in queste nuove strutture, più adatte ai bambini e senza il limite dei sei anni. Ancor più giusto sarebbe responsabilizzare tutti i giudici ogni qualvolta decidono di allontanare i bambini dai genitori, sempre più spesso dalle loro madri, a seguito soprattutto di separazioni molte volte dovute a violenza, maltrattamenti e abusi, denunciati e troppo spesso - come lo stesso Consiglio d'Europa ci ha ricordato, redarguendo l'Italia più volte - archiviati e non presi in considerazione.

Anche in questi casi non smetteremo mai di dire che la linea deve essere la stessa: la tutela del benessere supremo del minore che, come già detto e come espresso anche dalla maggior parte dei colleghi e delle colleghe, non può essere certo quello di crescere recluso all'interno di strutture o case famiglia, simili alle carceri anche solo per le sbarre alle finestre, con il divieto di uscire da soli come ognuno di noi da bambino ha potuto fare, crescendo e maturando; il bene del minore non può essere stare lontano da madri o genitori che possono, se serve, essere aiutati dallo Stato attraverso servizi che vanno riformati e notevolmente migliorati; non si deve tentare di cancellare la figura della loro madre.

Se la linea che stiamo indicando per i figli delle madri detenute è quella sino ad ora espressa, deve essere la stessa linea per tutti gli altri figli e tutte le altre madri. Auspichiamo, pertanto, che le varie proposte di legge in Commissione giustizia, qui alla Camera dei deputati, relative all'affido dei minorenni e ferme ormai da diversi mesi diventino, come questo testo, prioritarie e diventino legge in breve tempo, a tutela di ogni bambino e bambina di questo Paese. Intanto facciamo un altro passo avanti nel tutelare i diritti dei nostri figli e delle future generazioni, dichiarando il voto favorevole per il gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Siani. Ne ha facoltà.

PAOLO SIANI (PD). Presidente, sottosegretaria, colleghe, colleghi, mai più bambini innocenti in carcere. Forse ci siamo. Oggi, però, stiamo ponendo il supremo interesse del minore in cima ai pensieri del legislatore. Di questo sono particolarmente felice. Era settembre 2018, da pochi mesi ero qui in Parlamento, ma le parole del cappellano di Rebibbia mi colpirono profondamente: siamo qui - disse - perché possiate sentire il nostro affetto. Anche la vostra mamma, che pure ha messo fine alla vostra vita in questo modo, poteva essere qui. Si dice basta ai bambini in carcere, ma poi niente cambia. Spero che il Ministro della Giustizia adesso faccia qualcosa in tal senso. Il nostro impegno - continuò il cappellano - in questo caso è sconfiggere il silenzio, per far sì che un fatto come questo non accada più.

Parole crude nei confronti anche della politica, che spesso enuncia buoni propositi, ma poi non riesce a realizzarli. Si riferiva, il cappellano, avete capito, ai due bambini di 6 e 18 mesi che la mamma ha ucciso scaraventandoli dalle scale della sezione nido del carcere di Rebibbia. Le ho viste quelle scale, le ho viste quelle scale... E da quel giorno ho iniziato a occuparmi di quei 66 bambini, che allora erano negli ICAM o nelle sezioni nido, bambini che non avevano voce, condannati, prima ancora di vivere, in carcere. Allora sono stato con la Commissione per l'infanzia e con tanti colleghi all'ICAM di Lauro, in provincia di Avellino, insieme al Garante dei detenuti della Campania, a vedere cos'era un ICAM. Poi sono stato nella casa famiglia, qui a Roma, Leda Colombini: una bella villa confiscata a un boss della mafia, e quindi già questa era una garanzia, dove non c'erano sbarre, dove non c'erano finestre chiuse, dove la vita scorreva in modo normale. Ho ascoltato la voce delle mamme, ho parlato con i volontari che ogni giorno vanno in queste case protette, vanno negli ICAM, ho parlato con gli operatori che ogni giorno si dedicano a questi bambini innocenti, ma reclusi. Mi sono confrontato con i colleghi in Parlamento, ho parlato con le associazioni che da anni si occupano di questo tema e ho presentato questa legge nel 2019, per molti mesi, ahimè, ferma in un cassetto. Ma sì, forse la pandemia, forse era un tema secondario. Poi la grande accelerazione, viene nella Commissione per l'infanzia la Ministra Cartabia e a inizio audizione dice: il mio impegno sarà “mai più bambini innocenti in carcere”. Bene, tutti i media l'hanno ripresa. Oggi siamo qui grazie al lavoro paziente e competente dei miei colleghi della Commissione giustizia, che ringrazio molto, che hanno cucito un lavoro perfetto, e ora nessun bambino e nessuna bambina innocente saranno più in carcere, perché nessun bambino merita di crescere in carcere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Questa dei bambini che sono innocenti e sono in carcere è una follia solo italiana, perché sappiamo con certezza che, nei primi due anni di vita del bambino, l'ambiente in cui vive svolge un ruolo decisivo per lo sviluppo del suo cervello. Se quel bambino riceve effetti tossici, quel cervello si svilupperà in maniera molto deficitaria; se riceve effetti positivi, quel bambino sarà un bambino felice e sarà anche un adulto felice e competente, perché le disuguaglianze in salute e sociali si combattono esattamente nei primi mille giorni di vita. Questo lo dice ormai la scienza in tutti i suoi settori, sociali, economici e di salute. È un dato certo!

Le donne in carcere sono poche: sono il 4 per cento circa del totale e i bambini in carcere con le mamme sono effettivamente pochi: erano 16 a febbraio e forse oggi sono 19. Non mi dite che sono piccoli numeri, non mi dite che è un piccolo fenomeno. Basterebbe soltanto uno perché sia di troppo, perché sono bambine e bambini in carne e ossa che hanno tutto il diritto di vivere una vita normale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e io e i miei colleghi del PD ci vogliamo battere, finché siamo qui, proprio per questi 16 bambini, la cui vita interessa poco a tutti.

Le case famiglia protette devono essere e saranno da oggi in poi - quando arriverà al Senato - l'unica scelta per far scontare la pena a una donna in stato di gravidanza o con un bambino fino a sei anni di età, ovviamente se non ci sono esigenze cautelari di eccezionale rilevanza. Le mamme dell'ICAM di Lauro mi hanno raccontato che la prima parola che il loro bambino ha detto e che ogni bambino dice non è stata “mamma” ma “apri”, perché è la parola che più spesso hanno sentito: “apri la cella, fammi uscire”. Questo la dice lunga su come quel bambino sta crescendo e si sta sviluppando. L'atmosfera che, invece, ho visto a Roma, presso la “Casa di Leda”, è del tutto diversa: non ci sono sbarre, non c'erano celle da aprire. La vita scorre secondo tempi normali di vita familiare. Sembra una vita normale e per molti di loro è anche più bella della loro vita di prima. Per cui, sono fermamente convinto che l'accoglienza in case famiglia protette sia la modalità unica per assicurare la miglior vita possibile a questi bambini che sono costretti a vivere in carcere con le loro mamme. Non possiamo, infatti, pensare in modo pazzesco di recuperare una donna che ha sbagliato e condannare il bambino a trascorrere i primi anni della sua vita in un carcere, condannandolo per sempre con cicatrici, di cui ho già detto prima, che saranno irreparabili e non sanabili.

Certo, questo è il primo passo, perché poi ne serviranno altri. Per esempio, far sì che, una volta fuori dal carcere, questi bambini vengano seguiti da vicino per guidarli verso scelte giuste, altrimenti, come racconta Lorenzo Marone nel suo ultimo libro Le madri non dormono mai, proprio ispirato alla storia delle mamme dell'ICAM di Lauro, quando Diego, di 9 anni, esce dall'ICAM viene risucchiato dalle baby-gang del suo rione e, in un conflitto a fuoco con la polizia, muore a soli 14 anni.

Questa proposta di legge offre uno strumento giuridico per dimostrare che il Parlamento vuole lottare per tutti gli innocenti, iniziando proprio da questi bambini innocenti che vivono in carcere. È una questione di civiltà ma anche di sviluppo, perché investire sull'infanzia - ormai è certo - non è un costo ma un investimento altamente produttivo, specie se comincia nella vita precoce del bambino. È poi un tema di diritti costituzionali negati. L'articolo 31 della nostra Costituzione recita che la Repubblica “protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”.

Ebbene, per tutti questi motivi, che così ho sintetizzato, ma anche per dire al cappellano di Rebibbia che le sue parole sono servite e che la politica ha svolto oggi la sua funzione più nobile, dichiaro il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolini. Ne ha facoltà.

LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, la legge che ci apprestiamo a votare è ispirata a un principio che noi della Lega condividiamo evidentemente, cioè che i figli non scontino le colpe dei padri.

Avevamo qualche preoccupazione che è stata in parte attenuata dagli emendamenti concordati con la Commissione giustizia, che ringrazio per la collaborazione.

Su queste cose credo si debbano lasciare da parte le divise e pensare solo al risultato finale, che è, a mio avviso, un buon risultato, anche se non è soddisfacente rispetto a tutte le aspettative.

Mi piace ricordare un episodio in cui personalmente mi sono trovato di fronte a questa realtà. Assistevo un signore che era stato arrestato per spaccio di banconote false ed era necessario perquisire la sua casa. Il maresciallo dei carabinieri, avendolo ammanettato e forse - diciamo così - non facendo le cose in modo estremamente formale, come avrebbe dovuto fare, ma con grande spirito di umanità, come quasi sempre hanno i vecchi marescialli dei carabinieri, mi chiese: “Avvocato, costui ha la moglie con due bambini piccoli. Vada dentro, dica alla moglie di uscire, senza toccare niente evidentemente, in modo che i bimbi non vedano il padre in manette”. Io andai, suonai, mi qualificai, naturalmente, e chiesi alla signora di uscire. La signora uscì e, quindi, evitammo, in quel frangente, di far vedere a due bambini piccoli il padre in manette. Con questa norma, oggi mi è tornato in mente quell'episodio, sepolto nella memoria, perché effettivamente il problema che andiamo ad affrontare – e, secondo me, a risolvere - è proprio quello di evitare che bambini che non devono rispondere delle colpe dei padri vivano i primi anni della propria vita in un ambiente carcerario. Quindi, la soluzione delle case famiglia e la soluzione degli istituti a custodia attenuata; le soluzioni proposte da questa normativa sono senz'altro migliorative della legge n. 62 del 2011, che approvammo nella XVI legislatura.

Noi della Lega avevamo un problema, che abbiamo in parte affrontato e che è stato anche risolto rispetto a questa legge, relativo a quelle madri che non esito a definire snaturate, che utilizzano i bambini per garantirsi una sorta di impunità e, quindi, sostanzialmente di commettere reati senza pagare pegno. Avevamo proposto alcuni emendamenti che consentivano – e, in parte, sono stati accolti - di ipotizzare, nei casi più drastici, una revoca della potestà parentale.

Abbiamo poi dibattuto anche su un altro punto - e ringrazio la Commissione e il relatore per averlo accolto - che è quello che prevedeva, in un'ipotesi estremamente remota, che qualche soggetto al 41-bis, in particolari condizioni, potesse uscire da quel regime e venire collocato in un regime di custodia attenuata, proprio perché risultava essere il solo genitore che poteva accudire il figlio con problemi di salute, eccetera. Quindi, anche in quel caso abbiamo risolto e, dunque, abbiamo creato norme di chiusura che consentono comunque allo Stato, in casi di effettiva e conclamata necessità, di garantire e tutelare la pubblica sicurezza.

Va detto, per la cronaca soprattutto dei nostri cittadini, che il problema ha una dimensione molto ridotta, perché parliamo di una quarantina di persone. Dunque, al 31 dicembre 2020 le detenute madri con bambini al seguito in istituti penitenziari erano 18 e i bambini 20, a cui devono aggiungersi 12 mamme e 13 bambini negli ICAM e altre 2 allocate presso le case famiglia. Fortunatamente parliamo di numeri molto bassi, ma uno Stato che - e in questo sono pienamente d'accordo con la signora Ministra Cartabia - è veramente forte non ha bisogno di prendersela con i deboli.

Annuncio dunque il voto - ringraziando i colleghi della Commissione, per il lavoro davvero collegiale e collaborativo che abbiamo svolto in Commissione - favorevole della Lega su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Scutella'. Ne ha facoltà.

ELISA SCUTELLA' (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento oggi in votazione è un molto importante perché ruota su un principio fondamentale, ossia che le colpe dei genitori non devono ricadere sui figli. Ognuno di noi, ogni genitore, sa qual è il lavoro che deve fare per evitare che i propri errori possano ricadere sui figli, per evitare di inficiare la vita dei propri figli e per garantire a questi ultimi una vita tranquilla, una vita agiata, una vita che possa garantire la massima serenità. Ci sono, però, casi in cui, ahimè, c'è chi sbaglia e a pagarne, purtroppo, sono i bambini.

Siamo fortemente contrari ai bambini nelle carceri: il collega Siani ha affrontato una problematica atavica che già all'epoca il Ministro Bonafede aveva affrontato, mettendo in campo una serie di interlocuzioni tra Stato e regioni per poter risolvere varie problematiche attinenti agli ICAM e alle case famiglia protette.

Abbiamo lavorato tanto in Commissione, perché c'era da fare un lavoro di equilibri tra vari principi: il più importante e fondamentale è garantire la serenità ai bambini, poi c'era il fatto della rieducazione per salvaguardare la collettività e l'esecuzione della pena. Quindi, come siamo intervenuti in Commissione? Siamo intervenuti attraverso un emendamento del collega Ferraresi perché prima una persona molto pericolosa, all'interno dell'ICAM, per le altre madri, per gli altri bambini, per la collettività, avendo un profilo di notevole pericolosità, non avrebbe potuto andare in carcere, in caso di comportamenti gravi. Oggi, invece, una persona molto pericolosa può andare in carcere - ovviamente, con un provvedimento del giudice - senza prole e con una comunicazione ai servizi sociali.

Un punto deve essere molto chiaro, lo ribadisco un po' come un mantra, perché è fondamentale: non possiamo accettare che i bambini vivano in carcere, condizione inaccettabile per uno Stato come il nostro, che garantisce, a livello costituzionale, diritti rivolti ai bambini. Non possiamo considerare tutto questo accettabile, perché abbiamo ratificato, come Paese, la Convenzione ONU che prevede proprio dei diritti nei riguardi dei bambini e tutela i bambini stessi. Oggi, nelle strutture detentive, come già stato detto, vi sono 14 madri detenute e 14 bambini: permettetemi di dirlo, possono sembrare numeri piccoli, ma, quando si parla di bambini, non dobbiamo parlare di numeri, perché anche un solo bambino va tutelato ed è di fondamentale importanza.

La legge ha istituito le case famiglia senza prevedere oneri a carico dello Stato e questo che cosa ha generato? Ha generato una presenza in numeri molto piccoli di ICAM e di case famiglia protette. Quindi, cosa abbiamo fatto ulteriormente? Siamo intervenuti in legge di bilancio, per il triennio 2021-2023, prevedendo, per ogni anno, un milione e mezzo di euro; abbiamo previsto in dotazione tale somma alle case famiglia protette e agli ICAM proprio per sovvenzionare, per incentivare la presenza di questi istituti. Vi è, inoltre, un'ulteriore convenzione tra il Ministero della Giustizia e gli enti locali, che prevede la possibilità per gli enti locali che non utilizzano proprietà, immobili di cambiare la destinazione d'uso di questi ultimi e poterli utilizzare, quindi, per ICAM o case famiglia protette. Queste sono convenzioni molto importanti, interventi molto importanti in cui il MoVimento 5 Stelle è stato sempre in prima fila, perché dobbiamo tutelare la figura dei bambini. E, ripeto, anche se qualcuno può pensare che i numeri siano piccoli, noi qui stiamo parlando di minori e non possiamo permetterci di inficiare la vita dei minori, che, tra l'altro, non c'entrano nulla. Per tutti questi motivi che ho elencato, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il relatore Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI, Relatore. Utilizzerò davvero pochi secondi, Presidente, perché sento il dovere di ringraziare, per questo traguardo molto importante, innanzitutto, chi si è battuto più di tutti, e io lo voglio dire, il primo firmatario di questa proposta di legge, Paolo Siani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Poi, credo sia giusto ringraziare, per il paziente lavoro, il presidente della Commissione giustizia, Perantoni, tutta la Commissione, il Comitato dei nove, il Governo, nella persona, in particolare, della sottosegretaria Macina.

Un solo auspicio - e ho finito, Presidente -: che questo provvedimento abbia un percorso rapido al Senato, divenga presto legge, abbia un percorso breve, in modo che divenga legge subito e aiuti anche la Ministra a fare altre cose per la civiltà del sistema carcerario italiano (Applausi).

(Coordinamento formale - A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2298-A​ e abbinate)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 2298-A:

"Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale, alla legge 26 luglio 1975, n. 354, e alla legge 21 aprile 2011, n. 62, in materia di tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21) (Applausi).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 1780 e 3129.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Scanu. Ne ha facoltà.

LUCIA SCANU (CI). Grazie, Presidente. Nel centro della Sardegna, allevatori, agricoltori e amministratori locali stanno affrontando la pesante piaga delle locuste, un'invasione di dimensioni enormi, che sta decimando 30 mila ettari di terreni. La voracità delle locuste distrugge i raccolti, distrugge il lavoro e il sacrificio di centinaia di aziende agricole. Per darvi un'idea, colleghi, vi parlo di migliaia di ettari in più devastati rispetto a quanto divorato dal fuoco la scorsa estate. Dalla Piana di Ottana, il fenomeno si è esteso a Noragugume, Bolotana, Illorai, Olzai, Orani, Teti, Sarule, Sedilo, con il rischio che continui verso altre zone.

Colleghi, nelle campagne sarde stiamo assistendo a una devastazione simile a quella del 1946. In queste settimane, le cavallette stanno divorando fino a 300 tonnellate al giorno di grano, erba medica e altre colture fondamentali. Da tre anni il problema si ripresenta e da tre anni viene sottovalutato. Nonostante l'intervento della regione sia rilevante, non è sufficiente: occorre intensificare gli sforzi, con interventi più incisivi.

Presidente, tramite lei, vorrei fare un appello al Ministro, al quale chiedo di dichiarare lo stato di calamità naturale, di attivare misure di disinfestazione, impiegando maggiori risorse umane, anche con la Protezione civile e, se necessario, l'Esercito, di effettuare una stima dei danni per poi fornire ristori alle zone più colpite e, per evitare di trovarci nella stessa situazione nei prossimi anni, di attuare un serio piano di prevenzione, come, ad esempio, arature autunnali e primaverili e la gestione delle terre incolte. Secondo alcuni studiosi, infatti, la vera arma per debellare questa piaga è il ritorno alla coltivazione dei campi.

Bisogna prevedere finanziamenti per incentivare la lavorazione della terra, in modo da non avere più terreni in stato di abbandono, che favoriscono sia gli incendi che la proliferazione dei celiferi. Occorre agire subito contro questa catastrofe. La Sardegna non può permettersi altri colpi al cuore della sua economia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccoli Nardelli. Ne ha facoltà.

FLAVIA PICCOLI NARDELLI (PD). Grazie, Presidente. Cade oggi il novantottesimo anniversario dell'ultimo discorso tenuto in quest'Aula da Giacomo Matteotti. Lo abbiamo ricordato, Presidente, qualche ora fa, in una cerimonia di intitolazione della sala di Palazzo Theodoli a suo nome, su richiesta di 60 fondazioni culturali che rappresentano la storia di questa Repubblica, accolta meritoriamente dalla Presidenza di Montecitorio.

Desidero ricordarlo per chi non ha potuto essere presente, così come è giusto ricordare sia pure per brevissimi cenni, quel 30 maggio 1924, quando Matteotti contestò, da questi banchi, la legittimità delle elezioni dell'aprile precedente. Erano le elezioni del cosiddetto “listone”, quelle della “legge Acerbo”. Fu un discorso burrascoso, in cui Matteotti, interrotto continuamente da destra e dal centro, rivendicò il suo parlare non prudentemente, né imprudentemente, ma parlamentarmente. Sappiamo che pochi giorni dopo Matteotti fu rapito e ucciso dalla Ceka fascista di Dumini; l'impressione sull'opinione pubblica mise in dubbio la tenuta del regime, nacque l'Aventino, ma il discorso di Mussolini del gennaio 1925, che rivendicava a sé la responsabilità dell'accaduto, trasformò definitivamente il regime in dittatura. Ricordare qui dentro quel discorso, così drammatico, Presidente, credo aiuti tutti noi a celebrare la dignità e il senso del nostro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nobili. Ne ha facoltà.

LUCIANO NOBILI (IV). Grazie Presidente. Anch'io intendo ricordare che il 30 maggio 1924, oggi 98 anni fa, Giacomo Matteotti ha pronunciato il suo ultimo discorso in quest'Aula, un discorso di straordinario coraggio, nel quale Matteotti contestò i risultati delle elezioni del 6 aprile precedente e nel quale denunciò il clima di violenza, di ingiustizia e di intimidazione, messo in campo dai fascisti per vincere quelle elezioni, una condizione che aveva privato molti italiani, in diverse zone del Paese, del libero arbitrio e della possibilità di scegliere liberamente per chi votare. Però, quel discorso non fu, Presidente, solo uno straordinario atto di coraggio, uno dei momenti più alti e più nobili che quest'Aula abbia conosciuto, ma fu un colpo al cuore, in quel momento, del fascismo e lo spartiacque con l'arrivo di un vero e proprio regime tanto che, solo 11 giorni dopo, il 10 giugno, sul lungotevere, a poche centinaia di metri da qui, Matteotti fu rapito e poi violentemente trucidato, per tappargli la bocca, certo, e per impedire una reazione nel Paese, con un odio brutale che portò anche a infierire in maniera terribile sul suo corpo, ritrovato in un campo, settimane dopo.

È bello e significativo, Presidente, che proprio oggi la Camera abbia scelto di intitolare a Matteotti un'aula a Palazzo Theodoli. Che sia l'occasione di memoria per ricordare l'eroico sacrificio di Matteotti, ma sia anche un'occasione di monito per tutti noi, monito a difendere, sempre e dovunque, democrazia e libertà, proprio adesso che sono minacciate e negate in tante parti del mondo, ma soprattutto monito a non lasciare mai solo chi lo fa, perché Matteotti, in quelle settimane durissime, rimase colpevolmente solo. Una rinascita, una risposta, che poteva nascere anche da quel suo discorso del 30 maggio, fu soffocata al punto che Matteotti, terminando quel discorso, disse ai suoi compagni di partito: “Io il mio discorso l'ho fatto. Ora voi preparate il discorso funebre per me”. Quindi, memoria per ricordare il sacrificio di Matteotti, ma anche monito per cui, pagine di storia come quelle, il nostro Paese non debba mai più viverle (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

EMANUELE FIANO (PD). Grazie Presidente. Come disse Einstein mirabilmente un giorno, noi conosciamo una sola razza nel mondo: la razza umana. Eppure, come ha giustamente fatto notare il collega Fornaro, in un'interrogazione al Ministro dell'Istruzione Bianchi, che ho sottoscritto, ai nostri giorni, nel 2022, in un concorso a cattedra per la scuola secondaria, per le materie di italiano, storia e geografia, la commissione concorsuale ha previsto una traccia sulla “razza europea”.

Ma com'è possibile, Presidente, nel 2022, nel nostro Paese, in Europa, scrivere una cosa del genere? Come è possibile produrre un esame di futuri docenti sulla base di un concetto scientificamente inesistente, come quello della razza, bocciato dalla storia ma, oltre a questo, fulcro del razzismo biologico delle peggiori dittature del secolo scorso, terreno di coltura per l'odio antisemita o, comunque, per ogni tipo di discriminazione razziale?

La razza esiste solo nelle fake news dei dittatori e dei loro lacchè. La razza non esiste: noi conosciamo il genere umano e lottiamo per la fratellanza e per la solidarietà, non perché le persone possano essere divise per concetti inesistenti. È doveroso, dunque, che il Ministro Bianchi risponda al Parlamento all'interrogazione presentata dal presidente Fornaro con i chiarimenti dovuti. E mi si permetta un ultimo chiarimento: chi ancora, nel mondo del Ministero dell'Istruzione, utilizza questo termine per discriminare tra i professori non è adatto a quel lavoro. Noi non vogliamo che professori italiani nelle scuole superiori debbano sostenere esami nei quali una traccia sia la discussione sulla “razza europea” (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.

DARIO BOND (FI). Presidente, cambiamo completamente discorso, ma l'ultimo intervento è stato veramente significativo e importante. L'argomento, che vorrei brevemente sottoporre alla sua attenzione, riguarda tutto il comparto idroelettrico. So che lei è particolarmente attento all'uso dell'acqua e anche alla produzione di energia. Il comparto idroelettrico produce una grande quota, circa il 40 per cento, di energie alternative e di energie rinnovabili. In questo momento è all'attenzione per molti aspetti di tipo economico, ma soprattutto per il rinnovo delle concessioni. All'inizio del 2019, circa a metà del 2019, il Governo Conte, il Governo gialloverde per l'esattezza, decise di regionalizzare le concessioni. Da lì cominciò un iter, che la regione Lombardia ha concluso con una legge, che poi altre regioni hanno cominciato a imbastire e a produrre, e sta arrivando il “decreto-legge Concorrenza”. Sta arrivando anche l'adeguamento della direttiva Bolkestein e lì si sono create delle interpretazioni diverse. Con questo breve intervento voglio rappresentare molte aree dell'Italia, ricca di dighe, ricca di idroelettrico, ricca di centrali sul suolo di province e di paesi che creano anche in molti casi delle problematiche, per cui quelle popolazioni hanno bisogno di essere ristorate, non solo con un significativo ritorno dei canoni, ma anche - ecco perché faccio questo intervento - in una previsione di gestione dell'intero rinnovo delle concessioni in un'ottica pubblico-privata. Non vorrei che si arrivasse a delle gare, dove, magari, dei grossi colossi europei vincono e su cui poi lo Stato, magari, pone la golden share. Non vorrei neanche, Presidente, trovarci di fronte a situazioni per cui quella risorsa, quell'acqua, quell'energia, che tanti territori con tanta fatica e con tanti risparmi e sollecitazioni hanno mantenuto, venisse portata via o gestita male. Ecco perché le faccio un appello, affinché il decreto-legge Concorrenza rappresenti queste fatiche di molti territori e anche di molta storia.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, silenzio. Ha chiesto di parlare il deputato Dall'Osso. Ne ha facoltà.

MATTEO DALL'OSSO (FI). Grazie, Presidente, Presidente, Oggi è la giornata mondiale contro la sclerosi multipla. Mi permetta inizialmente di ringraziare tutti i medici, tutte le persone, tutti i ricercatori, tutte le associazioni, che si battono al fine di trovare la cura contro 'sta stro”, contro questa malattia. Presidente, mi consenta di esprimere il pensiero verso i ragazzi che lunedì e venerdì verranno qui, in visita scolastica, a Montecitorio. Io faccio una premessa alle maestre: Maestre, scusatemi se parlo male di voi inizialmente, ma dopo ascoltatemi; dopo, tutto torna. Ragazzi, dovete pensare con la vostra testa, dovete parlare con le vostre parole, dovete fare vostri i concetti e non ripetere le cose a memoria, dovete essere ribelli, dovete trovare il meglio in voi stessi, dovete trovare la vostra unicità! Presidente, ci sono troppe cose che non tornano. Io sono un ingegnere, non sono un medico, però mi consenta di osservare: come è possibile che il 99,9 per cento dei malati di sclerosi multipla abbiano entrambe le giugulari chiuse? Presidente, si ricorda il film di Eddie Murphy Beverly Hills Cop, dove lo stesso Eddie Murphy metteva le banane dentro i tubi di scappamento? Per forza il motore si spegneva. Ecco, noi malati di sclerosi multipla abbiamo entrambe le giugulari chiuse. Lei si chiederà: “Ma come è possibile che nessun dottore neurologo ne parli?” Sì, ce ne sono. Tre in tutto il mondo, ma ci sono! Allora, lei mi chiederà: “Ma com'è possibile che non vi fate operare?”. Certo, che ci facciamo operare. Poi, però, che cosa succede? Succede che il muscolo omoioideo che ci stringe il collo ci strozza. Io mi sono operato e, poi, mi sono auto-strozzato. Quindi, sicuramente il problema c'è perché, quando non avevo il muscolo omoioideo che mi stringeva il collo, io stavo benissimo. Se poi lei mi chiede per quale motivo sono in Parlamento, sono in Parlamento per la storia che pubblicai. “Contro cosa?”. Contro l'intossicazione di metalli tossici.

E lei si chiederà: “Ah, quindi, vuoi dire che le giugulari chiuse hanno fatto sì che nel tuo cervello ci fosse un tasso così aumentato …” Ma non solo! Per quale motivo sono anche intossicato? Perché il 90 per cento dei malati di sclerosi multipla ha una carenza genetica come la mia. Ed è per questo motivo che sono stato eletto in Parlamento, perché cerco di rappresentare loro. Ora, tutta la mia vicinanza verso questi guerrieri, che non si dimenticano di essere malati di sclerosi multipla, anche se lo vorrebbero (Applausi del deputato Bond). Quindi che dire? Feci tutte le università, l'università di Bologna, la più antica al mondo, al mondo! Feci tutte le università e mi laureai in ingegneria. E se lei mi chiede: “per quale motivo hai fatto ingegneria?” “Ho fatto ingegneria perché non ho fatto medicina, volevo conoscere altro”.

Voi dovete conoscere altro, e lo dico a tutti i ragazzi che vengono qui, a Montecitorio: studiate, preparatevi, siate ribelli. Però, voi dovete sapere, dovete conoscere, dovete essere il futuro di questa Nazione. E quindi, Presidente, un carissimo abbraccio a tutti i guerrieri che, come me, tutti i giorni cercano di sfangarla (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Prestipino. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PRESTIPINO (PD). Grazie, Presidente. Era il 10 giugno del 1981 quando un bambino di nome Alfredino Rampi, di 6 anni, cadde in un pozzo a Vermicino. L'Italia rimase incollata per 18 ore di fronte alla televisione, una diretta televisiva lunghissima, una maratona che lasciò tutti gli italiani con il fiato sospeso. Ero giovanissima, me lo ricordo, anch'io non mi scollai mai dalla televisione perché quella tragedia era diventata anche una tragedia di tutti noi. Un bambino, che sarebbe potuto essere quello di tutti noi, il nipote, il compagno di banco delle scuole elementari, scivolava sempre più in basso, sempre più nel baratro, nelle viscere della terra. Sappiamo tutti come finì e da allora fu creato il Dipartimento nazionale della protezione civile, questa morte servì a qualcosa.

Due giorni fa, nel mio collegio, alla Garbatella, è stato inaugurato un bellissimo murales di Alfredino, con la canottiera, la sua immagine iconica, con il sorriso. Perché dico questo?

Perché oggi, nel luogo dove è sepolto Alfredino Rampi, al Verano, la sua tomba è stata profanata con delle svastiche. Si parla tanto di atti malsani, si parla di gioventù bruciata, si parla di atti di noia, come oggi qualcuno ha scritto. Bene, questo è l'orrore degli orrori, perché pensare che la memoria di un bambino che è stato il bambino di tutta l'Italia, anche se a distanza di 40 anni, a 2 giorni dall'inaugurazione di questo bellissimo murales, che invito tutti ad andare a vedere alla Garbatella, possa essere insozzata, profanata da simboli del genere, da balordi che hanno un'anima immonda, per usare un dolce eufemismo, è una cosa che ci fa rabbrividire e che oggi pensavamo fosse doveroso, come Partito Democratico, ricordare (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 31 maggio 2022 - Ore 9,30:

1. Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:

BENDINELLI ed altri; MASCHIO ed altri: Disciplina del volo da diporto o sportivo. (C. 2493​-2804-A​)

Relatore: BENDINELLI.

(ore 14)

2. Svolgimento di una interrogazione .

La seduta termina alle 21,15.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 6 la deputata Emiliozzi ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 21 la deputata Fogliani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale Pdl 2298-A e abb. - em. 1.111 322 314 8 158 18 296 105 Resp.
2 Nominale em. 1.102 rif. 326 292 34 147 287 5 105 Appr.
3 Nominale em. 1.112 328 327 1 164 30 297 105 Resp.
4 Nominale em. 1.15 333 322 11 162 17 305 105 Resp.
5 Nominale em. 1.110 330 329 1 165 22 307 105 Resp.
6 Nominale em. 1.300 rif. 329 327 2 164 325 2 105 Appr.
7 Nominale articolo 1 330 321 9 161 306 15 105 Appr.
8 Nominale em. 2.16 330 319 11 160 14 305 105 Resp.
9 Nominale articolo 2 330 320 10 161 309 11 105 Appr.
10 Nominale art. agg. 2.04 327 326 1 164 31 295 105 Resp.
11 Nominale articolo 3 331 330 1 166 306 24 105 Appr.
12 Nominale em. 4.8 331 322 9 162 16 306 105 Resp.
13 Nominale em. 4.500 329 305 24 153 299 6 105 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale em. 4.9 329 299 30 150 27 272 106 Resp.
15 Nominale em. 4.10 333 331 2 166 27 304 106 Resp.
16 Nominale em. 4.11 329 327 2 164 26 301 106 Resp.
17 Nominale articolo 4 333 330 3 166 313 17 106 Appr.
18 Nominale art. agg. 4.01 330 327 3 164 26 301 106 Resp.
19 Nominale odg 9/2298-A e abb./1 321 314 7 158 17 297 106 Resp.
20 Nominale odg 9/2298-A e abb./6 324 323 1 162 24 299 106 Resp.
21 Nominale Pdl 2298-A e abb. - voto finale 250 248 2 125 241 7 105 Appr.