Onorevoli Colleghi! - Nel settore cinematografico sono ormai decenni che si discute in merito all'introduzione del meccanismo del cosiddetto «tax shelter» o degli utili reinvestiti. La logica connessa a questo strumento, per mezzo di misure di defiscalizzazione e di reinvestimento degli utili, ha dato un impulso straordinario ai mercati cinematografici in molti Paesi europei che hanno optato per l'introduzione di tale meccanismo. Del resto, autorevoli rappresentanti di numerose forze politiche nelle ultime legislature hanno affermato che a tale logica sarebbe utile e opportuno rifarsi anche in virtù dell'esperienza positiva degli altri Paesi membri dell'Unione europea.
Infatti con tale meccanismo troverebbero benefìci in primis i produttori e i distributori che hanno utili da reinvestire. Ma anche gli esercenti ne trarrebbero beneficio, poiché si allungherebbe la stagione cinematografica potendo in tal modo aprire la programmazione alle fonti più disparate di sperimentazione commerciale. Se ne gioverebbero altresì gli autori, sia quelli che realizzano film commerciali, per il sicuro aumento della produzione, sia quelli che realizzano film di impegno; poiché, come già in passato, i momenti di congiuntura favorevole hanno dimostrato che un incremento dei capitali disponibili allarga gli orizzonti degli imprenditori fino a comprendere le opere di prestigio. Se ne gioverebbero anche i registi esordienti, per le cui opere prime o seconde si ricorre prevalentemente al finanziamento statale, in quanto potrebbero finalmente avere la garanzia per le loro fatiche del riscontro di un pubblico pagante.
Ma, soprattutto, se ne gioverebbero i rappresentanti delle categorie che sono, da sempre, gli assi portanti dell'industria cinematografica. E, da ultimo, ma non meno importante, ne trarrebbe beneficio il pubblico nel suo complesso, potendo godere di un'offerta di film più vasta, differenziata e distribuita nel tempo.
Anche in questo ambito il nostro mercato cinematografico si accomunerebbe a
Irlanda.
Per quel che concerne il meccanismo utilizzato in Irlanda si sottolinea che il sistema attualmente in vigore per gli incentivi fiscali è sotto la responsabilità del Ministero delle arti, dello sport e del turismo. Vi sono le disposizioni di deduzione per l'investimento nell'audiovisivo. La società di produzione può raccogliere
Granducato del Lussemburgo.
Nel Granducato del Lussemburgo nel 1988 sono stati introdotti come incentivi fiscali i cosiddetti «certificati di investimento nell'audiovisivo» (CIAV) e le società che ne intendono beneficare devono avere quale ragione sociale la produzione di opere audiovisive e devono fare domanda al FilmFund.
I certificati sono rilasciati ai produttori per diminuire la base imponibile delle loro aziende e tali certificati possono essere addirittura ceduti dalle società di produzione ad altre società che potranno a loro volta usufruirne per abbassare il minimo imponibile. I detentori dei certificati ottengono un abbattimento del reddito imponibile, definito «abbattimento per l'investimento audiovisivo», limitato al 30 per cento della ritenuta imponibile al contribuente beneficiario. Condizioni per beneficiare del CIAV sono le seguenti: a) l'opera deve essere pronta; b) i beneficiari devono essere società di capitali; c) l'opera deve essere ideata per essere girata principalmente nel Lussemburgo; d) l'opera deve offrire prospettive di un ritorno dell'investimento; e) l'opera deve contribuire allo sviluppo del settore della produzione audiovisiva nel Lussemburgo.
Tale meccanismo ha portato ottimi risultati laddove ha permesso uno sviluppo nel Lussemburgo dell'industria cinematografica e un aumento occupazionale permanente consistente, favorendo la nascita di mestieri altamente specializzati come quello dei tecnici. La differenza, sul piano degli effetti, dei meccanismi di agevolazione fiscale applicati nel Lussemburgo ed in Irlanda consiste nel fatto che mentre nel Lussemburgo il produttore riceve direttamente l'incentivo fiscale e in pratica ottiene il certificato dagli organismi finanziari per finanziare la propria produzione, in Irlanda, invece, come detto, le aziende non sono incoraggiate a finanziare le produzioni, vista la debolezza delle tasse. Infatti in Irlanda il vantaggio fiscale è minimo e le società dunque propendono per investire in altri settori.
Belgio.
Il sistema belga è diverso dal classico sistema di detrazioni fiscali che esiste in altri Paesi e che consente al produttore di ricevere un sostegno pubblico in cambio di attività svolte nel Paese. Il sistema belga è stato creato per incoraggiare investitori che non sono tradizionalmente attivi nell'industria cinematografica e televisiva ad investire denaro in tali produzioni. In Belgio, infatti, gli incentivi fiscali sono studiati per attrarre grandi e importanti società non cinematografiche come Kellogg's o Procter & Gamble.
Regno Unito.
Nel Regno Unito lo UK Film Council gioca un ruolo centrale e principale come corpo di finanziamento pubblico per il cinema. Investe infatti 7,5 milioni di sterline provenienti dalle lotterie ogni anno, attraverso i Fondi di investimento regionali per l'Inghilterra (RIFE) a nove agenzie autogestite di schermi inglesi.
La Northern Ireland Film and Television Commission (NIFTC) a Belfast e lo Scottish Screen sono molto più aggressivi nella promozione della locale industria cinematografica e nell'attrarre produttori del Regno Unito e stranieri. Entrambi utilizzano un mix tra fondi della lotteria nazionale e sussidi governativi di circa cinque milioni di sterline l'anno. Quanto all'Isle of Man Film Commission, investe intorno ai 23 milioni di sterline in pellicole cinematografiche e sceneggiati televisivi attraverso il suo Media Development Fund ed è più orientata al commercio.
Vi sono tredici fondi cinematografici regionali o agenzie con differenti scopi a loro disposizione e le loro attività variano in base alla cultura locale e a circostanze economiche, ma i loro obiettivi di base sono identici: attrarre produzioni cine-televisive nelle loro regioni per spingere l'economia locale e promuovere nuovi talenti locali.
La NIFTC è una delle più dinamiche agenzie regionali di cinema. È stata costituita nel 1997 come compagnia limitata da un fondo di garanzia di Belfast, con la missione di accelerare lo sviluppo dinamico e sostenibile del cinema e dell'industria televisiva nelle isole del nord integrando politiche e azioni industriali, educative, culturali.
La NIFTC è divenuta rapidamente un partner importante per il finanziamento di film irlandesi ed ha un'ampia varietà di fondi di sostegno inclusi i due fondi produttivi principali: il Northern Ireland Film production Fund (NIFPF) creato nel 2003, e il Fondo lotteria. I criteri di finanziamento si rivolgono a progetti di rilevanza culturale per l'Irlanda del Nord, che utilizzino almeno il 50 per cento del tempo di riprese nell'Irlanda del Nord ed abbiano almeno il 65 per cento del loro budget già pronto.
I termini degli investimenti del NIFPF sono negoziati caso per caso, ma la NIFTC è un investitore equo, ed anticipa i fondi recuperandoli insieme ad altri investitori simili. Il NIFPF si occupa di produzione cinematografica e di sceneggiati televisivi.
Lo Scottish Screen è stato creato nel 1997 ed è l'agenzia nazionale di cinema per lo sviluppo di tutti gli aspetti dell'immagine in movimento in Scozia. È stato fondato dall'esecutivo scozzese e distribuisce fondi nazionali all'industria distributiva locale. Il suo budget annuale per lo sviluppo di cortometraggi, lungometraggi cinematografici e documentari da sala è di circa 3 milioni di sterline. Le location uniche della Scozia, troupe esperte di lingua inglese e opportunità di coproduzioni
Francia.
Unico meccanismo esistente in Francia che permette una deduzione fiscale sono le società per il finanziamento dell'industria cinematografica e audiovisiva (SOFICA), che rappresentano tra il 3 e il 6 per cento del finanziamento globale e ne beneficiano circa sessanta film all'anno.
I privati che si impegnano in una SOFICA possono beneficiare di una deduzione fiscale dal reddito netto imponibile; le società azioniste possono beneficiare di un ammortamento eccezionale. Le SOFICA sono state istituite con la legge n. 85-695 dell'11 luglio 1985 e sono società di investimento che raccolgono fondi destinati esclusivamente al finanziamento di opere cinematografiche e audiovisive che abbiano ricevuto l'approvazione del Centro nazionale della cinematografia (CNC). La durata statutaria di una SOFICA è di dieci anni. I finanziamenti sono assegnati dopo che una SOFICA ha studiato il progetto. Entro il limite del 20 per cento del loro finanziamento annuale, queste società possono sostenere opere europee, il resto deve essere destinato a produzioni originali francesi. A fronte dell'investimento effettuato le SOFICA ricevono una parte dei ricavi dello sfruttamento futuro dell'opera.
Altro strumento di incentivazione fiscale per agevolare lo svolgimento delle riprese e della post-produzione nazionale è stato l'istituzione di un credito di imposta dal gennaio 2004. Tale sistema permette alle società di produzione approvate dal CNC di beneficiare di un credito di imposta che sarà dedotto dal loro imponibile. Il totale delle deduzioni fiscali sarà proporzionale alle spese tecniche sostenute per la produzione del film, a condizione che le spese siano effettuate in Francia.
Italia.
In conclusione, tornando all'Italia, alla luce dei brevi cenni sulle esperienze positive di alcuni Paesi europei che hanno optato per una politica di incentivi fiscali nel settore cinematografico e audiovisivo, resterebbe da chiedersi se oggi, in Italia, il meccanismo del tax shelter sia ancora considerato un obiettivo da raggiungere e, in caso affermativo, se detto meccanismo sia ancora di possibile applicazione.
Tramontata definitivamente l'epoca degli «articoli 28» (ci si riferisce all'articolo 28 della legge 4 novembre 1965, n. 1213, in base al quale una commissione concedeva i contributi alle opere cinematografiche italiane da realizzare), minato alla base dagli abusi e dalle preferenze accordate secondo criteri politici (si leggano le oltre cento illuminanti e per certi versi esilaranti interrogazioni dell'onorevole Rossetto di Forza Italia, presentate nella XIII legislatura), il sistema italiano è finanziato da una quota delle risorse del Fondo unico per lo spettacolo (FUS), istituito dalla già citata legge n. 163 del 1985. Al cinema spetta il 25 per cento del FUS all'anno.
L'attuale sistema prevede un contributo sugli incassi (articolo 10 del decreto legislativo n. 28 del 2004) ed un altro sulla produzione, pari in genere al 50 per cento dei costi industriali, da restituire in cinque anni (articolo 13 del medesimo decreto legislativo). Altri contributi a fondo perduto
Due aspetti da non trascurare: la programmazione estiva e lo sviluppo dei cortometraggi.
Il secondo punto sul quale si intende intervenire riguarda la programmazione estiva di opere cinematografiche nuove. Scrive a tal proposito il «Giornale dello spettacolo» del giugno 2006: «Ormai il quadro delle uscite cinematografiche estive in Italia assomiglia al deserto». Citando dati relativi al 2006, Cars è uscito il 14 giugno in Francia e il 23 agosto in Italia. Garfield 2 è uscito a luglio nei Paesi
Promozione dei cortometraggi.
Con la modifica allo stesso articolo 12 si tenta di individuare una possibilità di sbocco in sala per i cortometraggi, tappa obbligata per i registi di tutti i generi; il «corto» può essere considerato più che una semplice prova: si tratta di una vera e propria chance che permette al giovane esordiente di diffondere, nell'ambiente professionale, le idee, lo stile, le concezioni che presiedono il suo lavoro e le sue opere. Inoltre, è un prodotto che permette di contenere i costi entro un determinato margine: poiché il budget relativo a un corto è in effetti sensibilmente inferiore a quello necessario per realizzare un lungometraggio, un regista alle prime armi può seriamente pensare di avventurarsi nel mercato del lavoro senza rimanerne inesorabilmente scottato. Per chi ha già dimostrato le proprie capacità, il cortometraggio può diventare invece luogo di ricerca e di sperimentazione, occasione per provare soluzioni visive e narrative, per incontrare nuovi collaboratori e apprenderne la qualità. Le mostre cinematografiche sono subissate dai corti, ma questi poi non trovano sbocchi se non in qualche rassegna dedicata o nelle maratone notturne televisive.
Con la modifica all'articolo 12 del decreto legislativo n. 28 del 2004, contenuta nell'articolo 2 della proposta di legge, si introducono incentivi per i distributori e gli esercenti delle sale cinematografiche che prevedano la proiezione di cortometraggi d'autore.
Il passaggio al digitale ed all'alta definizione (HD).
Il mercato dell'alta definizione è ormai alle porte. La prospettiva coinvolge anche il settore dell'esercizio cinematografico. La distribuzione di domani sarà affidata al digitale in HD. Non più pellicole dunque ma file che saranno inviati alle singole sale dotate di apposite apparecchiature. Anche in questo caso lo Stato deve aiutare quanti desiderano rinnovare il loro parco macchine di proiezione. Da un'inchiesta pubblicata sul periodico Le stanze del cinema e della Tv, emerge che le monosale o le piccole multisala sono quelle che sconteranno maggiormente il passaggio alle nuove tecnologie. Per evitare o perlomeno contenere le chiusure dei cinema sia in periferia sia nel centro delle grandi città, occorre aiutare l'esercizio. Per questo risulterebbe utile un finanziamento dello Stato nei confronti degli esercenti che decidano di sostituire le loro vecchie apparecchiature per introdurre proiettori digitali.
Riduzione al 4 per cento dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto (IVA) per i prodotti editoriali audiovisivi.
L'ultimo intervento previsto dalla presente proposta di legge non riguarda direttamente il cinema, ma un settore che si è sviluppato all'ombra di esso garantendogli peraltro una maggiore disponibilità di risorse; si tratta del mercato dei supporti digitali audiovisivi, che presenta importanti aspetti di innovazione in grado di renderlo un settore in forte crescita non solo per quel che riguarda i fatturati, ma anche dal punto di vista della nuova occupazione. Tale mercato ha favorito lo sviluppo di forme di fruizione complementari rispetto alla filiera di riferimento (sala cinematografica e televisione).
Attualmente lo strumento principe di tale mercato è il DVD, che ha saputo trovare spazio per il proprio successo senza danneggiare i delicati equilibri del sistema audiovisivo. Con rapidità i supporti a disco hanno soppiantato quelli a nastro: nel 2003 il mercato dei DVD ha superato quello dei VHS grazie alla versatilità del supporto impiegato. Nello stesso anno la spesa complessiva ha superato gli 830 milioni di euro sommando noleggio e vendita, contro i 720 del 2002; e di questa cifra ben 550 milioni sono andati al DVD. Ed il trend è crescente: nel 2005 la spesa è stata di 950 milioni, di cui oltre 890 per il noleggio e la vendita di DVD. Le ricerche di mercato prevedono un mercato in crescita ed in definitiva stabilizzazione per il 2010, anche se nel 2006 ha avuto una battuta d'arresto, con sensibile riduzione dei fatturati, a causa di una guerra dei prezzi che ha svilito il valore del prodotto (dati forniti da Replix magazine). Un elemento ci appare fondamentale nel descrivere questo fenomeno: che la crescita del mercato dell'home video ha reso possibile finanziare produzioni cinematografiche più costose o impegnate, in un circolo virtuoso di promozione reciproca.
Peraltro anche il DVD è divenuto un'opera di ingegno a se stante: i contenuti extra che lo arricchiscono sono progettati e realizzati all'origine, sia che si tratti di interviste, scene soppresse, finali alternativi o servizi speciali.
Inoltre, all'interno del comparto audio-video, il DVD ha rappresentato un volano di sviluppo per tutti i dispositivi digitali legati all'home entertainment (lettori, monitor, diffusori), al punto che oggi almeno uno di tali prodotti è presente nel 55 per cento delle famiglie italiane.
Per quel che riguarda l'industria italiana, le nostre imprese di produzione hanno ottenuto le più avanzate certificazioni ISO, mentre per quel che riguarda la duplicazione e il packaging siamo all'avanguardia mondiale, ottenendo spesso commesse da editori europei e americani.
Più in generale l'industria dell'editoria audiovisiva dà vita ad un indotto nazionale di dimensioni significative, valutato attorno ai 17.000 occupati. Ogni anno escono oltre 2.500 opere in DVD a fronte di poche centinaia di titoli cinematografici: per cui è ormai difficile sostenere che il DVD sia solo un altro modo di sfruttare le