Onorevoli Colleghi! - Il turismo rappresenta una delle risorse fondamentali del nostro Paese e la sua importanza è data non solo dal significativo contributo che apporta al tessuto economico e produttivo della nazione, poiché migliaia sono le persone impiegate in questo settore, ma anche dal valore dei beni storici, culturali, architettonici e ambientali presenti.
Il turismo è anche un comparto strategico, è una filiera trasversale che richiede processi d'integrazione tra settori e territori diversi e che costituisce un fattore essenziale per dare risposte alle attese delle aree in debito di sviluppo e per favorire le azioni di valorizzazione dei beni culturali e ambientali del nostro Paese.
La Confederazione degli imprenditori, dei commercianti e degli artigiani delle attività del turismo e dei servizi (CICAS) afferma che il turismo rappresenta il 12 per cento del prodotto interno lordo (PIL) nazionale e il 12 per cento della forza lavoro italiana. Pur considerando la crisi degli ultimi anni del settore, causata da un generale impoverimento del potere di acquisto degli acquirenti, il turismo, dando lavoro a 10 milioni di persone e muovendo ogni anno 90 miliardi di euro, rappresenta in Italia l'elemento di traino di un'economia da decenni in stallo produttivo.
La politica, però, ha evidenziato nei confronti del turismo un tasso altissimo d'insufficienza e di superficialità. La più profonda e imperdonabile pecca è da attribuire alla soppressione del Ministero del turismo e alla conseguente mancanza di coordinazione centrale dovuta all'attribuzione dei pieni poteri in materia alle singole regioni, provocando una rapida diffusione di squilibri territoriali in merito
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allo sviluppo di questo settore da tempo in balìa del disinteresse di molti amministratori locali o di norme territoriali inadeguate. Non meno incisiva è la lunga storia di riforme annunciate e mai concluse, come dimostra la controversa applicazione della legge 29 marzo 2001, n. 135, relativa alla riforma nazionale del turismo, che ha impedito sinora l'elaborazione di una strategia degli indirizzi di Governo del comparto in grado di sciogliere i nodi che ancora vincolano lo sviluppo di questo vitale settore della nostra economia.
Nel Rapporto sulla competitività del settore «Viaggi e turismo» 2008, prodotto dal World Economic Forum, è stata analizzata la competitività nel turismo di 124 Paesi e, nella classifica generale, l'Italia è al ventottesimo posto, preceduta da Paesi come Cipro ed Estonia, e ha ottenuto dei pessimi voti soprattutto in relazione alla competitività dei prezzi per viaggio e turismo (risulta al centoventiquattresimo posto) e alla sostenibilità dello sviluppo dell'industria turistica (occupa il centotredicesimo posto). Inoltre occorre considerare le preoccupazioni legate al problema della sicurezza, che la fanno collocare all'ottantunesimo posto, e al necessario ammodernamento delle infrastrutture dei trasporti terrestri, in cui occupa la quarantesima posizione.
L'Italia è il Paese della raffinatezza, del gusto e dell'eleganza; se è vero che generalmente l'immagine dell'Italia turistica è associata a valori decisamente positivi da parte degli stranieri per arte, cultura, cucina, paesaggio e natura, come emerge dall'indagine della Doxa del 2006, non è altrettanto positiva la valutazione per i servizi offerti e per la sicurezza percepita. Secondo il Rapporto Bitlab 2007, l'Italia è al primo posto nella classifica dei Paesi con il miglior «indice d'immagine», calcolato attraverso il numero di citazioni su giornali, riviste e articoli internazionali specialistici e non, per le migliori destinazioni turistiche. Con il 20 per cento delle citazioni, l'Italia ha un distacco netto dai tradizionali Paesi competitori quali Spagna (9 per cento) e Francia (7,6 per cento); ma le previsioni dell'Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite sostengono che il turismo italiano, da oggi al 2020, avrà una decrescita della quota di mercato dal 4,5 per cento al 3,4 per cento, a causa dei forti scompensi del rapporto tra qualità e prezzo, degli squilibri territoriali e dei tanti problemi legati ai servizi offerti.
Infatti, in Italia soltanto il 4,2 per cento dei posti letto è offerto con formule di catene più o meno vincolate, ma organizzate su base industriale. La stessa quota del 31,8 per cento in Francia, del 33,2 per cento nel Regno Unito, del 22 per cento in Spagna e del 21,6 per cento in Germania. Di conseguenza si deduce che in Italia l'offerta è decisamente frammentata.
I dati sulle rotte aeree pubblicate dall'Airport Council International mostrano come la Spagna registri il 13,49 per cento del traffico comunitario, a fronte del 10,2 per cento di quello italiano. Le isole delle Canarie registrano il 29,8 per cento degli arrivi, ovvero il 4 per cento dell'intero flusso comunitario, mentre il nostro intero sud ne assorbe solo la metà, ovvero l'1,9 per cento. Uno dei punti più deboli riguarda la stagionalità: le nostre località sono tutte impegnate a fare i conti con una stagione corta e con tensioni evidenti nel rapporto tra prezzi e qualità.
Inoltre va evidenziata, dal punto di vista organizzativo, la mancanza di «turn over» professionale di molti mestieri e arti turistici, sempre più appannaggio di soggetti extracomunitari, che non sono facilmente integrati in termini culturali e tecnici, ponendo problemi di continuità del nostro patrimonio culturale.
Ma il punto di debolezza più significativo è la totale mancanza di azioni efficaci sui mercati internazionali. Ogni anno si verifica il calo costante della quota del turismo estero (anche la stagione 2008 è stata pessima, con tassi negativi da tracollo) e laddove c'è un aumento del turismo, risulta che è dovuto a una maggiore presenza di italiani; ciò vuol dire che c'è redistribuzione di ricchezza, ma non c'è crescita di ricchezza. In questo senso incide anche il rapporto tra prezzo e qualità,
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poiché la vacanza in Italia ha un costo superiore rispetto ad altre destinazioni.
C'è una scarsa integrazione tra i diversi sistemi del trasporto e con le esigenze della domanda turistica: negli ultimi trenta anni in Italia la rete autostradale è cresciuta del 67 per cento, contro il 230 per cento di quella europea. La rete ferroviaria è diminuita del 23 per cento, mentre i viaggiatori sono più che raddoppiati.
Cresce l'agriturismo e cresce la formula «bed and breakfast», preferiti in maggioranza dal turismo giovanile e dalla componente estera, si assiste al boom dei voli low-cost, già pari al 20 per cento del traffico aereo, che sorpassano i voli charter che sono in rapido declino. In Italia volano 1.200.000 aerei con un totale di 106 milioni di passeggeri; in Spagna 1.700.000 aerei per 163 milioni di passeggeri.
L'Italia ha un patrimonio artistico e culturale prezioso che però deve essere valorizzato, ad iniziare dai musei che sono poco visitati come pochi sono i turisti golfisti (appena 250.000 contro 1.100.000 in Spagna e 1 milione in Portogallo); in Italia ci sono 214 porti turistici su 8.000 chilometri di costa, in Francia 370 su 3.247 chilometri; solo il 5 per cento delle strutture alberghiere italiane è on line, contro una media europea del 35 per cento.
Il patrimonio culturale risulta la principale leva competitiva. Siamo al primo posto nella lista del Patrimonio culturale mondiale dell'UNESCO, con quarantatre siti, prima della Spagna e della Francia, ma si sta verificando che il «marchio Italia» perde quote, diminuisce il peso del flusso estero, cala il tasso di occupazione dei posti letto e c'è un forte squilibrio tra qualità e prezzo.
Questi risultati improduttivi sono la testimonianza della situazione in declino e del fallimento delle passate politiche turistiche. Occorre ripristinare un sistema di coordinamento atto a potenziare ed a istituire politiche di sviluppo omogenee che impongono cambiamenti strutturali dell'apparato turistico pubblico, e che sono mirate ad accrescere e a valorizzare il primo settore economico del Paese. Il Ministero delle politiche turistiche, il Consiglio nazionale del turismo e l'Agenzia nazionale del turismo, i sistemi turistici locali sono infatti i punti centrali di attenzione della presente proposta di legge, di cui si definiscono missione e collocazione, risorse e competenze, per un reale rinascimento del turismo italiano.
Alla base della presente proposta di legge di riforma della vigente legislazione sul turismo - la ricordata legge n. 135 del 2001 - c'è un nuovo modello organizzativo con ambiti istituzionali centrali, con politiche di sostegno al settore e con la reale difesa degli interessi turistici del Paese.
I primi due aspetti affrontati sono il riconoscimento del ruolo fondamentale e strategico del Ministero delle politiche turistiche - importante per avere una visione unitaria di settore armonica ed equilibrata e per lo sviluppo economico e occupazionale del Paese - e la sua istituzione, senza tuttavia sottrarre alcuna prerogativa alle regioni. La necessità di un Ministero promana anche dalla stessa riforma del titolo V della parte seconda della Costituzione, che riserva allo Stato ambiti di competenza critici: i rapporti internazionali, i princìpi uniformi, l'innovazione, il coordinamento e la ricerca applicata. Ma la necessità di un organo politico di governo nazionale è legata anche al Trattato di Lisbona, che introduce il turismo nella nuova Costituzione europea come materia autonoma di interventi (parte I, articolo 17, e parte III, articolo 281).
Nel Trattato si riconoscono l'importanza economica del settore, la sua valenza culturale e sociale e il suo forte impatto sull'ambiente e si delineano gli obiettivi di un'autonoma copertura giuridica della futura legislazione turistica europea basata sulle seguenti finalità: impedire la duplicazione, la frammentarietà e le azioni isolate degli Stati, cogliere appieno la potenzialità del settore turistico, creare prosperità economica, coesione ed equità sociali, assicurare la tutela ambientale e culturale, ridurre al minimo il consumo di tali risorse, evitare l'inquinamento
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delle destinazioni turistiche e assicurare l'accesso senza discriminazioni.
Con il Trattato, l'Unione europea ha quindi sostituito agli «atti non vincolanti» (pareri, raccomandazioni, risoluzioni, piani generici sul turismo) la previsione di leggi uniformi, il cui recepimento non potrà essere affidato all'interpretazione di venti diverse realtà regionali italiane.
All'articolo 3 della presente proposta di legge sono stabiliti i compiti principali spettanti al Ministero delle politiche turistiche, in concorso con le regioni, che sono:
1) lo sviluppo del turismo nel sud e nelle aree in debito di sviluppo come fattori critici dell'intera economia nazionale;
2) la leadership del turismo italiano nell'area mediterranea;
3) il potenziamento del settore attraverso il richiamo culturale e identitario dei luoghi come risorsa strategica nazionale;
4) l'innovazione nella gestione dei beni culturali e dell'ambiente.
Inoltre al Ministero spettano compiti di disciplina più generale quali la raccolta, l'elaborazione e la diffusione del Sistema turistico nazionale, il riconoscimento dei sistemi turistici locali aventi rilevanza nazionale, l'elaborazione di politiche fiscali di scopo per la costituzione di reti con criteri di qualità, il controllo e il sostegno finanziario degli enti e degli organismi nazionali preposti all'attuazione delle politiche turistiche, il coordinamento delle iniziative di politica industriale con specifico riferimento agli strumenti di incentivo e di sviluppo dell'industria turistica nazionale, la definizione dei processi della comunicazione unitaria del «sistema Paese» e di criteri uniformi basati sulla sostenibilità e sulla responsabilità dei carichi di turismo, l'elaborazione dei criteri uniformi per l'esercizio delle professioni turistiche, lo sviluppo della ricettività turistica e la classificazione delle destinazioni ai fini di una comparabile riconoscibilità dell'offerta.
Il modello organizzativo ministeriale deve essere fortemente innovativo, basato su tre organi operativi: la rete turistica intersettoriale; il sistema informativo di marketing; la qualità totale delle destinazioni turistiche.
Con l'articolo 4 si istituisce il Consiglio nazionale del turismo, organo di consulenza del Ministro delle politiche turistiche ma anche di collegamento con le politiche intersettoriali.
Con l'articolo 5 è istituito il Fondo di sostegno dei sistemi turistici locali e per l'innovazione del Sistema turistico nazionale, destinato a risolvere il problema della frammentazione della spesa indirizzandola verso formule che favoriscano l'innovazione di prodotto e di processo nella filiera del turismo. Attraverso il Fondo, che prevede finanziamenti per i sistemi turistici locali, per la ricerca scientifica, per la riqualificazione dell'offerta e per la formazione e l'aggiornamento professionali, è possibile instaurare un nuovo e più coerente rapporto tra pubblico e privato e riorganizzare in maniera più armonica ed equilibrata i sistemi turistici locali.
L'articolo 6 definisce il ruolo dell'Agenzia nazionale del turismo (ENIT). Dalla nuova operatività dell'ENIT dipende l'efficienza del nuovo assetto istituzionale ipotizzato dalla presente proposta di legge poiché attualmente l'ENIT spende il suo budget per mantenere una rete di venticinque delegazioni all'estero, senza alcun obbligo di dimostrare i risultati delle attività che svolge, ed investe in attività poco utili e poco produttive, come fiere e borse, contatti con i tour operator, media e opinion leader, mentre oggi viene utilizzata la rete informatica per informarsi e per comprare.
Inoltre, la nuova ENIT dovrà avere il ruolo specifico e professionale di agenzia di marketing ed essere supportata da servizi di rete che permettono di coinvolgere anche le piccole aziende turistiche italiane che attualmente sono fuori dai circuiti e dalle stesse attività dell'ENIT e degli assessorati regionali competenti.
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È fondamentale che l'ENIT diventi un ente pubblico economico e quindi, che si concretizzi il percorso legislativo iniziato già con l'accordo tra lo Stato, le regioni e le province autonome, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 233 del 4 ottobre 2002, in cui è stato sostenuto che «la promozione turistica dell'Italia all'estero viene espletata a livello nazionale dall'ENIT, previa intesa con le regioni, attraverso le varie forme di comunicazione mediatica, la partecipazione a manifestazioni internazionali di rilievo, l'informatica turistica diretta e indiretta.
L'ENIT coordina le proprie attività di promozione all'estero con le attività svolte dalle regioni e dalle province autonome di Trento e Bolzano» [articolo 2, lettera b)].
L'ENIT deve diventare strumento operativo che si misura sul mercato, che propone servizi in vendita e che opera a supporto delle piccole imprese riunite in sistemi di offerta (sistemi turistici locali). In altre parole, il turismo italiano richiede al nuovo ente di produrre e di organizzare i servizi di marketing operativo a beneficio delle singole destinazioni e di cogliere la profonda innovazione della rete per diventare un'infrastruttura tecnologica a beneficio delle imprese (business to business e business to customer).
Con queste modalità operative l'ENIT svolge non solo servizi informativi e di comunicazione, ma anche servizi tecnologici che permettono di ottenere flussi turistici di qualità.
Per svolgere meglio la sua funzione economica, l'ENIT viene pensata come un ente che nasce dalla rete e che vive nella rete sia verso i sistemi turistici locali sia verso i bacini diretti di provenienza dei flussi. Per questo la competenza dell'Agenzia va estesa al mercato turistico interno italiano con un diretto collegamento ai sistemi turistici locali, va riformata la governance in base a un modello di tipo privatistico gestito da un management responsabile dei risultati economici, vanno trasformate le delegazioni estere fisse in missioni itineranti, con la totale copertura dei mercati di nicchia emergenti e con una rete di promotori locali, ne va cambiata la struttura in call center con annessa agenzia multimediale tecnologica e di nuova generazione per il contatto diretto e personale con il mercato mondiale e vanno previsti punti di prossimità e accordi con la rete delle rappresentanze italiane all'estero.
Per questi compiti professionali occorrerà prevedere una direzione generale della piattaforma tecnologica, con i nuovi modelli (customer relationship management), web marketing, ricerche on line, e-commerce eccetera; una direzione generale delle relazioni internazionali con i mercati esteri, con la rete dei professionisti e con le componenti del sistema internazionale; una direzione generale dei sistemi turistici locali, con compiti di organizzazione del prodotto e delle destinazioni, di verifica della qualità e di ottimizzazione dell'offerta e delle identità.
La presente proposta di legge, all'articolo 7, affronta poi il nodo finale dei sistemi turistici locali (STL), lo strumento organizzativo del prodotto locale dell'offerta.
A tale proposito va rimarcato il fatto che, nel recepimento della disciplina generale recata dall'articolo 5 della legge n. 135 del 2001, le regioni (quasi tutte) hanno definito i STL con molte somiglianze a enti strumentali al territorio più che a reti economiche di imprese. Con la presente proposta di legge viene sviluppato meglio il concetto di «sistema» che viene definito anche sotto il profilo del modello giuridico. Su questo nuovo istituto si gioca infatti buona parte della strategia innovativa delle politiche turistiche di penetrazione del mercato mondiale.
Il STL riguarda anzitutto il contesto ambientale e storico-culturale dei territori. È identificato come contenitore di tradizioni, valori, identità e patrimoni storico-artistici capaci di toccare le coscienze. Ma per «sistema» si intende anche la «diffusa» presenza di imprese turistiche singole o associate, che ha a che fare con una preesistente economia di sviluppo turistico locale. Quando le diverse componenti si integrano e si completano abbiamo un
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STL compiuto; quando invece l'una ha prodotto lo scempio dell'altra, ci vogliono correttivi sui quali ricomporre il sistema.
Il compito di promuovere i STL è riservato agli enti locali o ai soggetti privati che comunque intervengono attraverso un rapporto sinergico; un coinvolgimento degli attori locali mirato alla programmazione dello sviluppo turistico secondo il metodo della concertazione ampiamente condivisa. In una fase successiva c'è, infine, il riconoscimento dei STL, che fa capo alle regioni, «con il fine di favorire l'integrazione tra politiche del turismo e politiche di governo del territorio e dello sviluppo economico».
E su questi elementi fondanti, la presente proposta di legge integra le norme degli articoli 5 e 6 della legge n. 135 del 2001 per evitare nuovi «carrozzoni» improduttivi, in cui si pianifica lo sviluppo ma poi si spende e non si ricava. Troppo spesso, infatti, è stata confusa la promozione del sistema turistico con la gestione dei fondi per «andare per fiere» e per fare una sterile pubblicità d'immagine.
All'articolo 7 sono chiariti i concetti di reti, di sistemi e di distretti che implicano le finalità di sviluppare una missione strategica che permetta a un luogo geografico di diventare meta o «destination»; di definire la gamma dei prodotti turistici che possono essere offerti; di gestire i rapporti con le destinazioni integrate e limitrofe per la varietà e la variabilità culturali e i rapporti con le istituzioni locali; di gestire l'accesso dei turisti alla destinazione, sia in senso motorio (trasporti, viabilità, mobilità), sia in senso relazionale (della cura prima, durante e dopo il soggiorno), e la qualità dell'offerta della destinazione; di realizzare i progetti di sviluppo di medio e lungo periodo, in base alle proiezioni dei cambiamenti della domanda turistica.
I STL sono anche la risposta al fenomeno della segmentazione del turismo, il fenomeno più sofisticato nel panorama mondiale. A ogni segmento corrisponde una politica diversa. Ad esempio, l'offerta balneare ha conseguito una maturità tale da non avere più margini di crescita. Essa non è espandibile ed è destinata a diminuire ancora di più per la forte concorrenza di prezzo e di qualità operata dai Paesi mediterranei. Nel segmento non ci sono più quote di mercato da conquistare, ma solo livelli da conservare, come fanno tutte le destinazioni balneari che dispiegano risorse per pura difesa dell'attuale quota, migliorando i servizi e integrandoli con quelli dell'entroterra, nell'ottica del STL. Altrettanto maturi appaiono gli indicatori del turismo montano, vincolato ancora di più dai cambiamenti climatici. Diversi sono gli indicatori del turismo delle città d'arte; sempre in crescita, essi sono alimentati dai voli low cost e dai collegamenti punto/punto, pratica turistica che consente all'Italia di rimanere ancorata alle cinque grandi potenze turistiche mondiali.
Molto più interessanti sono le prospettive del turismo culturale, ossia del turismo delle identità, del turismo rurale e del benessere, della ricettività diffusa nei piccoli centri storici e del turismo degli eventi. Questi ultimi sono segmenti dinamici; richiedono politiche unitarie, sia per creare prodotti turistici innovativi e sostenibili, sia per fare marketing d'area. Come accennato, per il 2020 l'Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite prevede nel mondo un flusso di 1.600 milioni di arrivi internazionali rispetto agli attuali 850 milioni, un flusso che si raddoppia in poco più di dieci anni.
Emergono però le nuove mete minori con i segmenti di nicchia: archeologico, enogastronomico, ecologico e rurale. In espansione sono anche il segmento del wellness, associato al termalismo, e il turismo degli eventi (grandi mostre e festival). Il turista cerca le località minori ma anche gli alberghi diffusi nelle location, nei parchi letterari, nelle strade e belle città.
Ma i STL potranno svolgere un ruolo strategico se in parallelo si pone mano a una politica fiscale di scopo e di gestione dei beni culturali, per rendere produttive le stesse politiche turistiche. A titolo esemplificativo sono qui di seguito indicati
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alcuni interventi che si potrebbero applicare ai STL:
1) incentivi fiscali agli operatori che adeguano la struttura interna dell'albergo per la mostra dei beni culturali del territorio;
2) incentivi fiscali alle agenzie di viaggio che ospitano il «punto di prossimità Italia», sistema informativo telematico per il turista e per lo sviluppo delle attività incoming;
3) incentivi fiscali alla costruzione di reti e di aggregazioni aziendali finalizzate ad adeguare lo standard della produzione e dell'erogazione dei servizi nella logica organizzativa delle catene;
4) incentivi fiscali all'operatore rurale che s'impegna nella tutela del paesaggio e nella salvaguardia degli eco-sistemi locali, usando energie rinnovabili, nuove tecnologie, reti di comunicazione e di educazione al gusto e alla salute, nonché di turismo enogastronomico;
5) individuazione di nuove fonti di finanziamento con politiche di scopo e di mantenimento del decoro di tanti piccoli e grandi centri storici proprio grazie al contributo del turista, secondo le formule più responsabili;
6) potenziamento delle professionalità concernenti la cura e la guida alla gestione, con le nuove generazioni di storici dell'arte, architetti, conservatori museali, archivisti, agenti turistici e operatori culturali;
7) previsione di una direzione strategica per il marketing e la comunicazione in ogni sistema culturale, con figure professionali che dialoghino con le imprese, di un piano unitario della segnaletica e del manifesto degli eventi;
8) redistribuzione delle risorse umane e finanziarie più sul territorio vasto e nei piccoli centri che non presso le grandi attrattive culturali;
9) potenziamento della «information technology» applicata ai beni culturali, anche con l'uso delle realtà virtuali e della comunicazione multicanale e satellitare.
Dunque, maggiore integrazione fra politiche turistiche, politiche fiscali e gestione dei beni culturali significa nuovi «asset» che possono fare la differenza e costruire il vantaggio competitivo duraturo e sostenibile di cui il Paese avverte un bisogno impellente.
Gli ultimi due articoli della presente proposta di legge si riferiscono alla copertura finanziaria, che viene quantificata nella misura di 500 milioni di euro l'anno, per il triennio 2009-2011, a conferma che investire nel turismo, in particolare nell'attuale fase congiunturale, costituisce un'azione di eccezionale valenza strategica, che può contribuire al rilancio economico complessivo del Paese.
Per queste ragioni, e alla luce dell'indiscutibile necessità di mettere mano al più presto alla riforma del settore economico italiano a più alto tasso di potenzialità di sviluppo, si raccomandano l'urgente esame e l'approvazione della presente proposta di legge.
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