Onorevoli Colleghi! - La produzione e la commercializzazione di tessuti di qualità sono da sempre un vanto della nostra economia e del nostro tessuto produttivo. Dagli albori della storia il nostro Paese è sempre stato all'avanguardia nel selezionare le migliori materie prime, nell'elaborare metodi nuovi di creazione, tintura, lavorazione. Da sempre i prodotti finiti italiani hanno costituito un esempio e un termine di paragone a livello planetario. Oggi rischiamo di compromettere quest'immagine, che è uno dei punti di forza del nostro Paese. Rischiamo di vedere prodotti di bassa qualità e di dubbia provenienza spacciati come prodotti tipici delle capacità artigianali del nostro settore industriale. In tal modo rischiamo di mettere a repentaglio la salute dei nostri cittadini, che sono abituati a confidare
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nella qualità del nostro prodotto tessile, e rischiamo altresì di vedere irrimediabilmente danneggiata la nostra immagine nel mondo.
La nostra preoccupazione e la sensibilità del nostro Paese riguardo alla qualità dei prodotti tessili devono pertanto essere massime. La presente proposta di legge intende quindi introdurre un sistema di tracciabilità per la valorizzazione dei prodotti tessili, che consenta alle imprese di qualificare la propria produzione e ai consumatori di avere maggiori informazioni sulla qualità e sulla sicurezza dei prodotti acquistati. Oltretutto, la capacità di selezionare e indirizzare le proprie scelte verso prodotti di alta qualità, che rispettino la salute umana e l'ambiente, può realizzare un beneficio per i consumatori, anche in termini di riduzione dei costi. Pensiamo, ad esempio, ai costi sanitari sostenuti per curare le dermatiti allergiche provocate dal contatto della cute con tessuti realizzati con sostanze pericolose per la salute. Quante allergie potrebbero essere limitate attraverso l'uso di prodotti tessili di qualità?
In questo quadro si innesta poi la crisi economica che investe il comparto tessile. Qui non si vuole accomunare le aziende tessili a tutta una schiera di questuanti che sollecitano aiuti statali di vario genere: dalla rottamazione agli incentivi e alle defiscalizzazioni. Le aziende tessili devono fare il loro mestiere, devono poter lavorare come sempre hanno fatto da generazioni, consentendo a centinaia di migliaia di famiglie di avere un lavoro e un futuro: ma per poter andare avanti abbiamo bisogno di regole chiare e soprattutto uguali per tutti.
In questo consesso ci sono quasi tutti gli anelli della filiera produttiva tessile europea: saranno loro a testimoniare quali sforzi si fanno per realizzare sempre nuovi filati più innovativi, tessuti più performanti, con mani più secche, scattanti, morbide, con colori impareggiabili, con disegni unici ed esclusivi, dalla maglieria alla tessitura, dalla filatura alla stamperia, passando per ricamifici, spalmature, accoppiature, bottonifici, e tutti gli accessori legati alla moda, ogni sei mesi alla disperata ricerca di qualcosa di nuovo, bello, unico, da presentare ad un giudice implacabile, il mercato mondiale.
Purtroppo, però, il mercato stesso a volte è oggetto di misure scorrette da parte di Stati sovrani, la commercializzazione del prodotto finito dall'Estremo Oriente avviene a prezzi incredibili, alcuni Stati applicano politiche di dumping.
Questa politica non ha certo aiutato economicamente il consumatore finale, che, ignaro della provenienza del prodotto, e spesso anche della tipologia merceologica, acquista a volte fidandosi di quanto recano in modo falso le etichette, accomunando il nome del marchio ad un concetto di qualità e Made in Italy.
Non si vogliono introdurre incentivi, ma si vuol chiedere con forza alla Comunità europea e al Governo italiano di imporre la trasparenza del prodotto, l'obbligatorietà dell'etichettatura con l'indicazione del Paese di produzione («Made in») e la tracciabilità del prodotto.
Inoltre, si vuole che migliorino i controlli. È risaputo che nei porti italiani arrivano centinaia di contenitori, sdoganati in modi sospetti, nei quali si trovano prodotti realizzati in Cina, magari utilizzando prodotti e coloranti dannosi, recanti già le etichette «Made in Italy».
A tutto questo occorre porre fine.
Se c'è qualcuno che sfida la legge, produce prodotti dannosi per la salute, consapevole che l'etichetta rassicurerà l'ignaro consumatore, ecco allora che bisogna impedire tutto ciò, sia affermando che quest'etichetta - la quale evidentemente vale ancora qualcosa - deve essere apposta solo da chi vi ha effettivamente titolo, sia disponendo misure precise riguardo alla tutela della salute dei consumatori, sia comminando sanzioni severe per i trasgressori e per coloro che favoriscono i trasgressori.
Un altro aspetto che si è voluto prendere in considerazione riguarda i contributi in favore della ricerca e dello sviluppo.
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Le imprese che investono in innovazione devono essere premiate e non ostacolate, come oggi accade per gli infiniti paletti imposti dalla normativa vigente. Pertanto l'intervento è finalizzato a rimuovere tutti gli ostacoli che impediscono alle imprese di svilupparsi ed essere più competitive.
Alla luce di quanto detto, ci si augura che la presente proposta di legge possa essere inserita quanto prima nel calendario dei lavori della competente Commissione, proprio per inviare un segnale forte al mondo della piccola e media impresa e restituire così nuove prospettive di crescita al Paese.
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