Onorevoli Colleghi! - Il nostro Paese, pur essendo la culla dell'arte e della cultura, non riconosce espressamente la musica come elemento essenziale dell'educazione. Nonostante una tradizione musicale eccelsa, l'Italia risulta, infatti, tra i Paesi europei più arretrati sotto il profilo dell'educazione musicale. I dati che emergono dalle numerose indagini statistiche sono preoccupanti: nel Paese del «bel canto» non si riscontra una crescita culturale in campo musicale.
La formazione in questa disciplina, infatti, versa in un cattivo stato di salute, essenzialmente per le carenze in ambito didattico e per l'inadeguatezza dei programmi ministeriali nelle scuole di ogni ordine e grado, negli istituti pareggiati, nelle scuole professionali e nelle accademie. Inoltre, a causa delle varie riforme dell'organizzazione scolastica, la musica riveste un ruolo sempre più marginale tra le materie di insegnamento, fino a non accompagnare più il processo di crescita dei giovani. La musica, dunque, ormai latita nelle istituzioni e lascia alle timide iniziative dei singoli la volontà di coltivare la propria sensibilità musicale. Ciò stride fortemente con la storia del nostro Paese, contraddistintosi da sempre per le sue tradizioni culturali e musicali. Si aggiunga a ciò il fatto che l'insegnamento di qualità è riservato all'ambito dei conservatori che offrono professionalità tecniche soltanto per un numero ristretto di ragazzi. Ma la musica non deve essere elitaria, anzi la sua capacità di raffigurare un mondo simbolico e di utilizzare un linguaggio universale può costituire un veicolo per raggiungere tutti i segmenti della popolazione e in primo luogo le fasce d'età dei bambini e degli adolescenti. Il disagio giovanile è un fenomeno in preoccupante crescita, soprattutto nei grandi centri urbani
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ed è stato ormai ampiamente verificato come un coinvolgimento in una fondamentale esperienza creativa e culturale possa costituire un momento di rivalsa e di crescita sociale. L'educazione musicale, dunque, può contribuire validamente al dialogo e alla comunicazione e divenire matrice di un processo di sviluppo collettivo, poiché la musica concorre a esprimere il senso di appartenenza a una comunità e a conservare i contorni dell'identità personale e sociale.
Gli investimenti pubblici in questo settore, soprattutto per gli aspetti educativi, sono praticamente inesistenti. Lo Stato, invece, deve farsi promotore di un'iniziativa volta all'attuazione di un ampio progetto che veda la musica come veicolo per un'opportunità di riscatto delle generazioni più giovani e sfortunate.
Esemplare è stato, in tal senso, il modello «Abreu», adottato, ormai da più di trent'anni, in Venezuela. Il progetto del «Sistema nazionale di orchestre giovanili e infantili» è nato nel 1975 su iniziativa del Maestro José Antonio Abreu, direttore d'orchestra ed ex Ministro della cultura nel suo Paese. «El Sistema» coinvolge oggi 250.000 bambini e ragazzi, tutti provenienti dai quartieri più poveri e squallidi di Caracas e dell'intero Venezuela, riuniti in 140 compagini giovanili (da dodici a ventisei anni di età), 125 infantili (da sette a dodici anni di età) e le nuove orchestre pre-infantili (da quattro a sette anni di età) oltre a 300.000 coristi.
È proprio dallo stimolo proveniente dall'emblematica esperienza del modello venezuelano che l'Italia dovrebbe trarre spunto per dare inizio a una nuova stagione di rinnovo sociale basato sulla fondamentale esperienza della musica, in grado di attivare un vero e proprio sistema integrato di formazione musicale che allontani i giovani dalla strada, dalla criminalità e dalla droga, offrendo loro un'occasione di riscatto esistenziale, la possibilità gratuita di farsi una cultura cioè una vita.
Le orchestre e cori giovanili presenti in Italia sono, attualmente, iniziative locali (ad esempio l'orchestra giovanile di Fiesole e la JuniOrchestra dell'Accademia di Santa Cecilia), e, nonostante realizzino eventi musicali di eccezione, rischiano di essere vanificati in assenza di un disegno complessivo di sviluppo sociale della gioventù.
È indispensabile, invece, che il nostro Parlamento si attivi per un'azione di sistema volta a offrire a livello nazionale opportunità di accesso gratuito alla musica a un numero sempre maggiore di ragazzi. Molte sono, infatti, le energie che potrebbero essere catalizzate per avviare anche nel nostro Paese un sistema organico - una vera e propria rete per la musica - a cominciare dalla copiosa disponibilità di maestri di orchestra, come Claudio Abbado, ma anche di amministratori locali, di imprese e di operatori culturali. Un allievo, compreso lo strumento che suona, potrebbe costare al nostro Paese meno di 80 euro l'anno.
Per l'attuazione di tale progetto, tuttavia, è indispensabile l'istituzione di una fondazione senza scopo di lucro, ovvero di un ente ad hoc che faccia propri gli obiettivi del sistema musicale venezuelano, quale unico punto di riferimento nazionale sul quale far convergere gli sforzi per garantire l'avvio di un processo duraturo, con obiettivi precisi e risultati misurabili.
Obiettivo principale di tale fondazione deve essere quello di stabilire e di affermare un nuovo modello educativo musicale con metodologie appropriate a ciascuna realtà sociale per estendere al più alto numero di ragazzi, bambini e famiglie l'accesso libero e gratuito alla musica e alle espressioni dell'arte al fine di sviluppare la personalità dei singoli attraverso la pratica costante della disciplina, del rispetto e della passione. La fondazione, tra gli altri, dovrà definire, d'intesa con le regioni, un piano strategico-operativo per coordinare le iniziative e per sostenere la creazione di orchestre giovanili nelle situazioni più disagiate delle città italiane. Occorrerà, peraltro, fare perno sui comuni affinché, garantendo l'utilizzo delle loro strutture, essi si rivelino le fucine per la diffusione capillare del sistema delle orchestre e dei cori giovanili in tutto il territorio nazionale, ma allo stesso tempo
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promuovendo e consolidando le specificità culturali delle diverse aree del Paese. La fondazione, inoltre, avrà lo scopo di creare occasioni di dibattito e di confronto nazionali sulle tematiche legate allo sviluppo socio-culturale tramite attività educative basate sulla musica. Sarà, dunque, necessario elaborare progetti per la richiesta di finanziamenti presso l'Unione europea, i Ministeri competenti, le regioni, gli enti locali e i privati nonché predisporre un piano di comunicazione adeguato per la diffusione di esperienze e progetti. Infine, dovrà essere assicurata la piattaforma operativa e amministrativa per la formazione delle risorse umane.
A copertura dei costi si reputa necessario un investimento triennale statale di 1 milione di euro l'anno, caratterizzato da una logica di coinvestimento da parte dei comuni (ad esempio per la concessione di spazi). È prevista, inoltre, l'adesione al progetto delle realtà musicali dei territori competenti e delle associazioni nazionali di settore, quali Federculture e Associazione nazionale dei comuni italiani.
Le prime sperimentazioni di orchestre giovanili potranno essere avviate in città italiane che geograficamente rappresentano tutto il territorio peninsulare e che storicamente hanno provato esperienze simili votate alla musica e ai giovani disagiati: ad esempio Napoli, Roma e Milano. In seguito potranno essere individuate altre città nelle quali avviare ulteriori sperimentazioni.
La presente proposte di legge consta di dodici articoli, compreso quello relativo alla copertura finanziaria.
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