Onorevoli Colleghi! — Negli ultimi cento anni l'ambiente di vita dell'uomo è stato completamente stravolto dalle attività industriali. Se prima dell'avvento della chimica, in natura, erano presenti circa 150 sostanze chimiche, oggi ce ne sono sul mercato oltre 100.000, la maggior parte delle quali non testate per gli effetti sulla salute a lungo termine.
Parallelamente, le micro-onde di fondo dell'ambiente naturale erano praticamente inesistenti e derivavano da fonti extraplanetarie, dell'ordine di un miliardesimo di microwatt per centimetro quadrato, mentre le comunicazioni personali senza fili introdotte negli ultimi quindici anni hanno introdotto livelli di potenza che possono arrivare alle decine di microwatt per centimetro quadrato.
Il corpo umano, dunque, per migliaia di anni si è evoluto in un ambiente formato solo da 150 sostanze chimiche, praticamente privo di micro-onde e non è biologicamente preparato a proteggersi dall'improvviso aumento di questi fattori ambientali, a differenza, per esempio, della difesa dai raggi ultravioletti del sole che è garantita, dopo secoli di selezione evolutiva, dalla melanina.
La nostra società si trova ad affrontare, quindi, l'emergenza di tutta una serie di nuove patologie e di disturbi causati dall'impiego di sostanze tossiche, che sono state considerate innocue per decenni, nonché di sostanze di cui non è noto l'effetto sanitario così come di campi elettromagnetici biologicamente attivi, sebbene considerati innocui dalle leggi vigenti
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che si basano esclusivamente sugli effetti termici della radiazione elettromagnetica.
A tal proposito va ricordato che la determinazione dei limiti di legge per le esposizioni ad agenti tossici o a campi elettromagnetici è storicamente determinata sulla base di studi che sono in gran parte finanziati dalla stessa industria ed è scientificamente dimostrato che le leggi in materia di salute pubblica arrivano con ritardo ad adeguarsi al progresso delle conoscenze scientifiche.
Nel caso dei campi elettromagnetici, per esempio, a fronte di una proliferazione incontrollata di prodotti per le comunicazioni senza fili, nell'ultimo decennio sono aumentate le evidenze degli effetti delle esposizioni a campi magnetici molto inferiori di quelli presenti nelle linee guida, al punto che in diverse occasioni scienziati indipendenti hanno adottato risoluzioni per un abbassamento dei limiti di legge di questi campi: risoluzione di Catania (2002), risoluzione di Benevento (2006), risoluzione di Londra (2007), risoluzione di Venezia (2008), risoluzione di Porto Alegre (2009).
Nel 2007 alcuni scienziati indipendenti si sono uniti nel Gruppo BioInitiative per effettuare una revisione degli studi e analizzare le attuali politiche sanitarie in merito ai campi elettromagnetici alla luce del principio di precauzione. Il rapporto BioInitiative è stato adottato dall'Agenzia per la protezione europea nello stesso anno e le conclusioni invitano ad abbassare i limiti di sicurezza a 0,6 volt/metro, suggerendo anche che per le onde ad altissima frequenza la soglia di esposizione priva di effetti biologici potrebbe essere migliaia di volte inferiore a quella massima di legge nella maggior parte dei Paesi industrializzati.
Nella risoluzione sulla valutazione intermedia del piano d'azione europeo per l'ambiente e la salute 2004-2010 2007/2252/INI del 4 settembre 2008, il Parlamento europeo ha elencato, quali nuove malattie emergenti di carattere ambientale, l'ipersensibilità chimica multipla, la sindrome degli amalgami dentali, l'ipersensibilità elettromagnetica, la sindrome degli edifici malati o sindrome da mancanza di attenzione con iperattività (Attention deficit and hyperactivity syndrome) tra i bambini.
Negli ultimi trent'anni è aumentato il numero di soggetti affetti da sensibilità chimica multipla (MCS) e da elettrosensibilità (ES), due condizioni diverse nel quadro clinico, ma simili perché impongono a chi ne è affetto di evitare gli agenti che scatenano le reazioni, rispettivamente le sostanze di sintesi chimica e i campi elettromagnetici; molto spesso, inoltre, queste due condizioni si sovrappongono.
La MCS è una patologia che comporta reazioni multi-organo in caso di esposizione a sostanze chimiche presenti nell'ambiente anche in dosi molto inferiori a quelle tollerate dalla popolazione in generale. I criteri diagnostici della malattia sono stati stabiliti dal Consenso internazionale del 1999, frutto di uno studio multicentrico durato dieci anni, che è stato pubblicato su Archives of Environmental Health (volume 54/3).
Il Consenso definisce la MCS come:
1) uno stato cronico;
2) con sintomi che ricorrono in maniera riproducibile;
3) in risposta a bassi livelli di esposizione;
4) a prodotti chimici multipli e non connessi tra di loro;
5) che migliorano o scompaiono quando gli elementi scatenanti sono rimossi.
Successivamente è stato aggiunto un sesto criterio sul fatto che i sintomi interessano più di un organo o sistema organico.
L'inizio della MCS è stato associato all'esposizione a sette classi di sostanze chimiche: i solventi organici, pesticidi organofosforati, carbammati, le organoclorine, i piretroidi, il mercurio, il solfuro di idrogeno e il monossido di carbonio (M. Pall, 2009). Le sostanze che possono scatenare le reazioni sono soprattutto insetticidi,
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pesticidi, disinfettanti, detersivi, profumi, deodoranti personali o per la casa, vernici, solventi, colle e prodotti catramosi, conservanti del legno, materiali dell'edilizia, carta stampata, rimozione delle amalgame dentali, inchiostri, gas di scarico, fumi di stufe, camini, barbecue, prodotti plastici, farmaci, anestetici, formaldeide che si trova nel mobilio, nei tessuti e nelle stoffe nuove, carburanti e tutto ciò che è di derivazione petrolchimica.
La sensibilità ad agenti chimici contenuti nei prodotti di uso comune è riscontrata negli Stati Uniti d'America nel 15 per cento della popolazione e nel 10 per cento in Danimarca mentre la MCS invalidante colpisce tra l'1,5 e il 3 per cento della popolazione (G. Heuser, 1998) ed è causa di moltissime patologie disabilitanti che interessano vari sistemi fisiologici: il sistema renale; gli apparati respiratorio, cardiocircolatorio, digerente e tegumentario; il sistema neurologico; il sistema muscolo-scheletrico ed endocrino-immunitario.
Studi genetici suggeriscono che esista una predisposizione genetica alla malattia nei soggetti con polimorfismi genetici del CYP2D6, del glutatione sulfureo transferasi, del NAT2 e dell'attività di superossidismutasi (SOD) che sono responsabili di una ridotta capacità di metabolizzazione delle sostanze xenobiotiche.
Spesso la MCS è erroneamente scambiata per una comune allergia, poiché i sintomi scompaiono con l'allontanamento dalla causa scatenante, ma le sue dinamiche e il suo decorso sono tuttavia completamente diversi, in quanto viene persa per sempre la capacità di tollerare gli agenti chimici.
Non esistono cure risolutive, ma protocolli sanitari internazionali suggeriscono di adottare un protocollo di evitamento chimico ambientale quale migliore approccio terapeutico privo di controindicazioni. Il malato con MCS deve, quindi, modificare, in funzione di tale evitamento chimico, il luogo di vita e di lavoro, la casa, le sue attività del tempo libero e l'alimentazione che deve essere biologica e priva di additivi chimici o conservanti. Questo compito può essere facilitato dall'adozione di ausili terapeutici come maschere di cotone o carta ai carboni attivi o ai filtri di cotone, maschere di ceramica per l'ossigeno, purificatori ai carboni attivi o all'osmosi inversa per l'acqua, purificatori dell'aria interamente in metallo ai carboni attivi e filtri HEPA per l'auto e per la casa.
Nel caso di allergia di tipo IV ai metalli, è stato dimostrato un miglioramento dei malati di MCS attraverso la rimozione protetta delle amalgame dentali, degli altri metalli odontoiatrici o protesici. Studi sperimentali indicano un percorso terapeutico volto ad abbassare un carico tossico del corpo attraverso l'alloggio prolungato in unità ambientali controllate, terapie quotidiane fisiche e del calore, nonché integrazioni volte ad abbassare lo stress ossidativo che è tipicamente molto alto nei pazienti con MCS.
Poiché la MCS può variare molto da caso a caso e nel tempo, con individui completamente disabili e con altri che soffrono solo di lievi sintomi occasionalmente, il Consenso internazionale del 1999 raccomanda di caratterizzare ogni diagnosi con indicatori quantitativi o qualitativi di impatto sulla vita o disabilità (ovvero: minimale, parziale, totale); gravità dei sintomi (ovvero: deboli, moderati e gravi); frequenza dei sintomi (ovvero: giornaliera, settimanale, mensile); e implicazioni sensoriali, identificando quali sistemi sensoriali siano coinvolti – olfattivo, trigemino, gustativo, auditivo, visivo e/o tattile, includendo la percezione di vibrazioni, dolore, e caldo o freddo – che mostrino una variazione di sensibilità (in più o in meno) o di tolleranza a normali livelli di stimolazioni, sia in modo cronico, che in risposta a esposizioni a particolari sostanze chimiche.
In Italia ci sono già decine di malati gravi con invalidità civile per MCS al 100 per cento e qualche caso di invalidità con accompagnamento, ma si tratta di casi in cui la malattia era a uno stadio talmente avanzato che non vi erano dubbi sulla diagnosi e sullo stato di invalidità, mentre è necessario tutelare con il riconoscimento di invalidità anche i soggetti ancora in
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attività lavorativa al fine di renderli il più a lungo possibile cittadini attivi nella società.
Negli Stati Uniti d'America la MCS è riconosciuta come malattia e invalidità dall’American with Disabilities Act (ADA) legge sulla disabilità, dal Dipartimento statunitense per lo sviluppo edilizio e urbanistico, dall'Agenzia per la protezione ambientale (EPA), da agenzie, commissioni, istituti e dipartimenti federali, statali e locali, nonché da sentenze di corti federali e statali.
In Germania, Austria e Giappone la MCS è stata inclusa nella classificazione internazionale delle malattie dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), ICD-10, con il codice T78.4 relativo ad «allergia non specificata». Il Ministero tedesco del welfare, inoltre, parifica la MCS a un'invalidità motoria.
L'Agenzia per la protezione ambientale della Danimarca ha pubblicato nel 2004 un rapporto sulla MCS, nel quale conclude che esiste un'ampia evidenza scientifica che le sensibilità sono dovute a fattori ambientali e il Governo danese si è impegnato per minimizzare l'uso di materiali che emettono gas negli ambienti interni al fine di prevenire lo sviluppo di questa condizione.
Le patologie che possono comportare iper-sensibilità ad agenti chimici sono l'encefalopatia neurotossica, l'encefalite mialgica o sindrome da fatica cronica (CFS), la fibromialgia, la sindrome delle vie aeree iper-reattive, asma aspecifica, l'emicrania, la sindrome di Daunderer, la sindrome di Sjogren, la dermatite atopica, il cancro (soprattutto in caso di trattamento chemioterapico) e molte altre condizioni.
Un'altra patologia ambientale di enorme diffusione negli ultimi decenni, che tra l'altro colpisce anche molti soggetti con MCS, è la ES, ovvero la reazione multi-organo a campi elettromagnetici presenti nella vita quotidiana, come quelli emessi dalle linee elettriche ad alta tensione (elettrodotti), da trasmettitori radiotelevisivi, da elettrodomestici e da strumenti di uso lavorativo (per esempio videoterminali) e, soprattutto, dai cellulari e dai ripetitori della telefonia mobile o da stazioni radio-base. Si tratta di una condizione che può comportare sintomi fastidiosi e saltuari ma anche un vero e proprio stato di malattia grave con una conseguente riduzione o perdita della capacità lavorativa e un degrado della qualità della vita.
Studi scientifici «in doppio cieco» hanno evidenziato che i soggetti elettrosensibili erano in grado di riconoscere correttamente la presenza dei campi elettromagnetici e manifestavano, a seguito della stimolazione, i sintomi da essi attribuiti a tali campi. Negli ultimi anni, inoltre, si sono accumulate evidenze sperimentali sempre più numerose a supporto della obiettività delle «malattie da elettrosmog» e delle loro possibili basi molecolari, cellulari e funzionali. Il professor Olle Johansson dell'Istituto Karolinska in Svezia ha scoperto, in particolare, un aumento dei mastociti e di altre sostanze da essi secrete nei campioni di pelle del viso di persone elettrosensibili poste di fronte a videoterminali. I mastociti svolgono un ruolo nelle reazioni allergiche, di ipersensibilità e nelle reazioni anafilattiche, ma anche nella produzione di sostanze responsabili della vasodilatazione e della contrazione della muscolatura e potrebbero essere responsabili anche dei sintomi simili a infarto riferiti da alcuni elettrosensibili dopo l'esposizione a campi elettromagnetici.
In Svezia, dove la condizione colpisce, secondo alcuni ricercatori, fino al 10 per cento della popolazione, il Ministero della salute e del welfare (Socialstyrelsen), infatti, ha riconosciuto la ES come una «ridotta capacità che rende una persona inabile nella sua relazione con l'ambiente circostante» e suggerisce ai medici di classificare questa condizione con il codice internazionale di classificazione delle malattie ICD R68.8, relativo a «Altri sintomi generali specifici e segni di malattia» (Socialstyrelsen, Enheten för klassifikationer och terminologi 2009-03-09 Dnr 55-2573/2009). Il soggetto elettrosensibile, quindi, riceve sussidi per migliorare il proprio ambiente di vita o di lavoro, per esempio
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attraverso vernici o tende schermanti o, nei casi più gravi, con lo spostamento in un alloggio lontano da fonti elettromagnetiche.
In Canada l'ES è riconosciuta come condizione invalidante ed esiste una tutela anche da parte del sistema pensionistico per i malati più gravi.
Negli Stati Uniti d'America l'ES rientra nelle condizioni sotto tutela da parte del citato ADA.
La stessa OMS ritiene che gli elettrosensibili rappresentino dall'1 al 3 per cento della popolazione, mentre stime prodotte nel 2005 da una ricerca dell'istituto di medicina sociale e preventiva dell'università di Berna, Svizzera, indica un 5 per cento di svizzeri elettrosensibili, ma, secondo il professor Gino Levis, già professore ordinario di mutagenesi ambientale all'università di Padova e membro permanente della Commissione tossicologica nazionale presso l'Istituto superiore di sanità di Roma, queste percentuali saliranno presto vertiginosamente per l'aumento delle reti wireless fidelity.
Il 2 aprile 2009, il Parlamento europeo, prendendo atto che le tecnologie wireless fidelity (cellulari, Wi-Fi/WIMAX, bluetooth, linee telefoniche DECT) emettono campi magnetici che possono avere effetti avversi per la salute umana, ha richiamato gli Stati membri a riconoscere come disabili le persone che soffrono di ES così da garantire un'adeguata protezione e pari opportunità, come ha già fatto la Svezia da diversi anni (risoluzione INI/2008/2211).
Alcuni governatori statunitensi e canadesi proclamano il mese di maggio «Mese per la consapevolezza della MCS e della elettrosensibilità», mentre nel nostro Paese i malati sono di fatto abbandonati a se stessi e solo chi possiede i mezzi finanziari necessari può lasciare il lavoro, migliorare la propria abitazione o trasferirsi in un luogo più sano.
Nel novembre 2009 sedici città francesi hanno deciso di abbassare in via sperimentale i limiti massimi di esposizione a quelli consigliati dal gruppo BioInitiative (0,6 V/m), in risposta anche all'invito (maggio 2009) da parte del Ministero dell'ambiente all'adozione di limiti più stringenti.
Il Ministero per l'ambiente israeliano ha informato (luglio 2009) la popolazione sull'uso attento del telefono cellulare.
L'inquinamento ambientale ha prodotto un aumento considerevole delle allergie spesso complicate da un quadro di poliallergie di difficile risoluzione con la vaccinazione o con il solo trattamento farmacologico e, in alcuni casi gravi, il paziente poliallergico è costretto a seguire un evitamento degli allergeni. È noto, peraltro, che molti pazienti poliallergici o con ES soffrano anche di iper-reattività ai farmaci.
Esistono, inoltre, tutta una serie di altre patologie di carattere ambientale che sono dovute a una carenza enzimatica o a un deficit metabolico. Si pensi, innanzitutto, a chi presenta una ridotta attività della catalasi o del glutatione sulfureo transferasi o del SOD, ma anche ai pazienti fabici che in alcuni casi non possono venire a contatto con la minima traccia di leguminacee, sia da ingestione, che da inalazione.
Questa proposta di legge intende dare una risposta a tutti coloro che, per mantenere uno stato di salute, sono costretti a seguire un protocollo di evitamento di agenti che scatenano loro una riduzione del benessere psico-fisico.
Si fa riferimento per questo al principio di precauzione sancito dal trattato europeo del 1992; alla Corte di giustizia dell'Unione europea che ha precisato a più riprese che il contenuto e la portata di tale principio nel diritto comunitario è uno dei fondamenti della politica di protezione perseguita dall'Unione nel settore dell'ambiente e della salute; al fatto che i criteri adottati dalla Commissione nella sua comunicazione del 2 febbraio 2000 sul principio di precauzione (COM(2000)0001) hanno carattere vincolante; alla citata risoluzione del 2 aprile 2009 del Parlamento europeo che ha raccomandato agli Stati membri di interessare gli operatori di mercato a migliorare la qualità dell'aria interna e a ridurre l'esposizione alle radiazioni elettromagnetiche nei loro immobili,
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nelle loro filiali e nei loro uffici. A tutt'oggi questa raccomandazione è rimasta disattesa.
Si fa appello soprattutto alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità fatta a New York il 13 dicembre 2006 e resa esecutiva dalla legge n. 18 del 2009, che stabilisc e che tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere in una società basata sull'eguaglianza. I pazienti descritti soffrono di fatto di un'esclusione da questo diritto fondamentale alla salute e da questo diritto all'eguaglianza a causa della mancanza di normative specifiche sulla malattia o sulla disabilità ambientale e, soprattutto, della scarsa formazione della classe medica riguardo la medicina ambientale, che non trova sufficienti fondi pubblici, delegando così la formazione medica prevalentemente alle attività di divulgazione dell'industria che ha tutto l'interesse a puntare l'attenzione solo sui rimedi terapeutici chimici piuttosto che sulle cause reali delle malattie.
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