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Seduta del 28/4/2010


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Audizione del Presidente e del Direttore generale della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti, geometra Fausto Amadasi e dottor Franco Minucci.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Presidente e del Direttore generale della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti, geometra Fausto Amadasi e dottor Franco Minucci, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulla situazione economico-finanziaria delle casse privatizzate anche in relazione alla crisi dei mercati internazionali.
Avverto che il Presidente e il Direttore generale sono accompagnati dal ragioniere Renato Porcarelli, consulente della Cassa, che si occupa della redazione dei bilanci.
Do la parola al Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri professionisti, geometra Fausto Amadasi.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Grazie per la possibilità accordata al nostro ente di presentare le situazioni della propria gestione previdenziale e, soprattutto, di fornire le risposte richieste dal quesito posto espressamente dalla Commissione.
Se me lo consente, presidente, do lettura di una relazione, rimanendo a disposizione per rispondere a eventuali chiarimenti, richieste o interruzioni che riteniate di fare per meglio evidenziare gli elementi che emergono.
La gestione previdenziale della Cassa, dopo la privatizzazione, è stata sottoposta alla pressione di importanti fattori strutturali, demografici e di sviluppo professionale, che, in assenza degli interventi correttivi adottati, avrebbero costituito presupposto per situazioni di criticità dei processi economico-finanziari. La diversa velocità di crescita delle variabili iscrizione e pensionamenti (la seconda più veloce della prima) ha determinato, infatti, la continua flessione del relativo rapporto, con i connessi effetti sugli equilibri gestionali.
Al riguardo, basti considerare come il numero degli iscritti sia passato dalle 89 mila 886 unità del 2003 alle 95 mila 36 unità del 2009, con un incremento del 5,7 per cento, mentre, nello stesso periodo, le pensioni, influenzate anche dalla totalizzazione, sono cresciute da 19 mila 633 a 25 mila 811, con un incremento del 31,5 per cento. Corrispondentemente, il rapporto iscritti-pensionati è diminuito da 4,58 a 3,68, come evidenziato nei grafici allegati.
In proposito, va comunque considerato che la diminuzione del rapporto iscritti-pensionati non costituisce, di per sé, cir


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costanza patologica, in quanto connessa con il normale processo di evoluzione previdenziale della Cassa, che, a regime, superata la gobba dei pensionamenti determinata dal contemporaneo raggiungimento, al 2007, dei requisiti pensionistici dei 40 anni di contribuzione da parte dei primi iscritti obbligatori, tende alla normalizzazione delle dinamiche strutturali.
Ovviamente, l'attento monitoraggio dell'effettivo andamento gestionale e l'aggiornamento periodico del bilancio tecnico hanno consentito alla Cassa di adottare con tempestività tutti i provvedimenti che si sono resi necessari per il mantenimento dell'equilibrio finanziario.
Già dal 1997, due anni dopo la privatizzazione, il comitato dei delegati della Cassa ha adottato alcune misure per il contenimento degli oneri pensionistici, che hanno riguardato, in particolare, l'ampliamento progressivo dell'arco contributivo di riferimento per il calcolo della pensione dai migliori dieci anni degli ultimi quindici ai migliori venticinque degli ultimi trenta; l'applicazione di abbattimenti percentuali alle pensioni di anzianità conseguite prima dei 40 anni di contribuzione e, dal 2007, il calcolo contributivo pro-rata per tutte le pensioni di anzianità; la liquidazione dei supplementi pensionistici con cadenza quadriennale, anziché biennale, e calcolo contributivo; la riduzione delle aliquote e la modifica degli scaglioni di reddito utilizzati per il carico dei trattamenti con il sistema retributivo, con un massimo dell'1,75 per cento per i redditi annui fino a 10 mila euro e dello 0,30 per i redditi annui dai 100 mila ai 130 mila euro; l'obbligatorietà dell'iscrizione alla Cassa di tutti gli iscritti all'albo che esercitano attività professionale, con eliminazione dei cosiddetti iscritti di solidarietà, dipendenti e titolari di altra previdenza obbligatoria. Questa problematica ha inciso nel recente problema tra le Casse e l'INPS, con l'iscrizione alla gestione separata dei professionisti che non avevano obbligo di versamento alla propria cassa.
Cito, inoltre, l'aumento progressivo dell'anzianità contributiva per il conseguimento della pensione di vecchiaia con il calcolo retributivo da 30 a 35 anni a regime del 2014.
Contemporaneamente, sono state adottate misure finalizzate all'incremento del gettito contributivo per assicurare il mantenimento dell'equilibrio finanziario e con esso la garanzia per il futuro dell'erogazione delle pensioni, che hanno riguardato l'evoluzione delle aliquote del contributo soggettivo dal 7 al 10 per cento dal 1o gennaio 1998 e, successivamente, il graduale aumento fino al 2014 delle medesime aliquote sino al 12 per cento, del contributo minimo soggettivo a 2 mila 500 euro e del contributo minimo integrativo a 1.000 euro.
Ricordo ancora l'aumento della percentuale della contribuzione integrativa dal 2 al 4 per cento.
Tali provvedimenti, tutti approvati dai ministeri vigilanti, sono meglio specificati nella allegata nota sulle modifiche statutarie e regolamentari.
Infine, nel novembre 2009, sono stati deliberati dal Comitato dei delegati della Cassa e sono ancora all'esame dei ministeri vigilanti ulteriori provvedimenti riguardanti il passaggio dal calcolo contributivo con il pro-rata per le pensioni di vecchiaia a 65 anni su domanda, e il graduale innalzamento dell'età anagrafica per il perfezionamento del diritto alla pensione di vecchiaia con sistema retributivo dagli attuali 65 a 67 anni. Per effetto dei provvedimenti di revisione adottati, la Cassa è riuscita a garantire nel tempo il necessario equilibrio tra i processi acquisitivi e derogativi di gestione.
Nei grafici seguenti si riporta l'andamento dei flussi previdenziali registrati nel periodo 2003-2009 e i relativi rapporti contributi-prestazioni, dai quali è rilevabile l'efficacia degli interventi correttivi. L'importo contributivo del 2003 era di 242 milioni di euro ed è passato a 428 e le prestazioni sono passate da 201 milioni a 362.
Si richiama, infine, l'attenzione sul processo di stabilizzazione, come confermato, in particolare, dall'analisi del quinquennio 2005-2009, dei pensionamenti di vecchiaia


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attraverso la progressiva riduzione dei tassi di incremento, sia del numero, sia dell'onere dei pensionamenti stessi, processo indubbiamente favorito dall'azione normativa posta in essere dalla Cassa, destinata a influire con sempre maggiore incisività sul versante complessivo della spesa pensionistica.
Il fenomeno è rappresentato nel prospetto e nei grafici seguenti, dove sono riportati sia i dati relativi alle pensioni di vecchiaia, sia quelli concernenti i flussi pensionistici complessivi.
Le pensioni di vecchiaia nel 2005 erano 10 mila 914 e sono passate a 12 mila 122. L'incremento annuo, come si vede, era nei primi anni del 6 per cento ed è degradato fino allo 0,3. Corrispondentemente, l'onere pensionistico, che nel 2005 era di 153 milioni, è salito a 196 milioni - stiamo parlando solo di pensioni di vecchiaia - e l'incremento dal 12 per cento è sceso al 2,5 per cento.
Il numero complessivo delle pensioni dal 2005 è passato da 21 mila 475 a 25 mila 811 e l'onere complessivo da 231 milioni a 340. Notate, in relazione alle pensioni di vecchiaia, l'andamento decrescente dell'incremento annuale.
Nel secondo grafico, al 2007, vedete il picco dovuto al contemporaneo raggiungimento dei 40 anni di tutti gli iscritti obbligatori al 1967, il primo anno in cui l'iscrizione è stata obbligatoria per tutti i geometri.
Riguardo all'evoluzione delle dinamiche previdenziali accertate in sede di consuntivo, si riportano nel prospetto che segue le diverse risultanze di sintesi esposte nei bilanci tecnici redatti nel corso del tempo, da cui emerge l'evolversi delle valutazioni attuariali per effetto delle dinamiche strutturali e delle revisioni normative che hanno interessato, negli ultimi anni, la gestione previdenziale della Cassa.
Nella relazione trovate la sintesi di tutti i bilanci tecnici, a partire dal 1996. Il bilancio tecnico 2006, redatto secondo le indicazioni del decreto ministeriale, prevedeva il primo anno con saldo previdenziale negativo il 2028, il primo anno con saldo corrente negativo il 2039 e il primo anno con patrimonio negativo oltre il 2056. Il bilancio tecnico, aggiornato con la valutazione dell'innalzamento a 67 anni, interviene modificando il primo anno con saldo negativo al 2031, il primo anno con saldo corrente negativo al 2044 e mantiene il patrimonio negativo oltre il 2056.
Passo alla gestione patrimoniale. Nell'ambito delle strategie atte a garantire l'equilibrio gestionale di medio e lungo periodo e, quindi, in generale la sostenibilità nel tempo di prestazioni pensionistiche che assicurino un futuro dignitoso, ha assunto un rilievo non secondario il processo di revisione delle modalità di impiego patrimoniale. Si tratta, infatti, di coniugare l'esigenza della redditività dell'investimento con quella, altrettanto importante, della sicurezza, con rischio contenuto e predeterminabile.
Gli organi della Cassa hanno, a tal fine, introdotto misure profondamente innovative, con riferimento alle modalità di gestione, alla composizione del patrimonio e alla tipologia degli strumenti finanziari impiegati.
In particolare, da una politica di investimento orientata all'amministrazione diretta si è passati, dall'anno 2000, ad affidare la gestione del patrimonio a società e istituti specializzati. La gestione degli immobili è stata, infatti, attribuita a una società interamente partecipata dalla Cassa, mentre gli impieghi mobiliari sono stati affidati a intermediari specializzati operanti nel settore finanziario, selezionati attraverso bandi internazionali di gara.
Il problema del contemperamento della reattività e del rischio degli impieghi mobiliari ha trovato la sua composizione, oltre che nella professionalità e diversificazione dei gestori, nella diversificazione degli investimenti e nei vincoli qualitativi posti ai gestori nella scelta degli impieghi, mutuando i criteri previsti dalla normativa vigente per i fondi pensione, e negli specifici controlli del rispetto dei mandati effettuati dalla banca custode, l'Istituto centrale delle banche popolari italiane S.p.A per le gestioni patrimoniali e la CACEIS Bank Luxembourg per i fondi gestiti tramite Polaris.


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In materia di investimenti, riveste fondamentale importanza la delibera del comitato dei delegati del settembre del 2000, nella quale è stata determinata l'asset allocation strategica di riferimento, poi modificata in senso maggiormente prudenziale con la successiva delibera del novembre del 2006, in relazione all'emergere di uno scenario incerto nei mercati finanziari.
Nella stessa delibera del 2006 è stata poi prevista anche la possibilità per la Cassa di gestire i propri investimenti anche mediante la sottoscrizione di quote di fondi comuni di investimento. Alla data attuale, sono stati sottoscritti fondi di investimento immobiliare Polaris per 553,7 milioni, Fondo italiano per le infrastrutture F2I per 90 milioni e fondo immobiliare di housing sociale - Fondo abitare sociale 1 per 10 milioni di euro.

PRESIDENTE. Pregherei di sintetizzare la parte residua, altrimenti non ci sarà il tempo per le domande dei commissari.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Tutto ciò è meglio evidenziato nei grafici allegati. Trovate, inoltre, una sintesi dei risultati della gestione immobiliare, dalla quale emerge una delle problematiche che incidono sul nostro investimento, ossia il notevole carico fiscale che grava sulla gestione del patrimonio immobiliare, corrispondente al 33,6 per cento, e la dinamica di inserimento nei bilanci della quantificazione dei patrimoni, che non tiene conto naturalmente della rivalutazione operata nel tempo. La Cassa è, infatti, proprietaria di immobili acquisiti dal 1956, che hanno valori di libro estremamente bassi, e tiene conto dell'ammortamento dell'1 per cento annuo. L'esposizione che appare nei bilanci non è, dunque, coerente con l'elemento importante del valore di mercato rivalutato nel tempo.
Per quanto riguarda le gestioni mobiliari, la tabella sui risultati di gestione che trovate nel documento riporta l'andamento dei nostri investimenti dal 2003 al 2009: i redditi conseguiti mediamente sono di 45,3 milioni di euro, con un investimento medio di 1,8 miliardi.
Dai dati evidenziati si deducono alcune considerazioni. I risultati netti di gestione presentano un andamento crescente fino al 2005; poi, per effetto delle difficoltà che iniziano a emergere nei mercati finanziari, si assume nel successivo biennio 2006-2007 un progressivo rallentamento della crescita per giungere alla consistente flessione del 2008.
In relazione al risultato negativo dell'esercizio 2008, va considerato che esso, come si evince dal prospetto, non deriva tanto da perdite effettivamente realizzate, quanto da accantonamenti per possibili perdite che traevano origine da situazioni di particolare turbolenza dei mercati, imposti dai princìpi di redazione dei bilanci, improntati a stretti criteri di prudenza. La Cassa si è avvalsa solo in misura parziale della facoltà concessa in via eccezionale dal decreto n. 185 del 2008 di poter valutare le rimanenze al costo, senza tener conto cioè dell'andamento dei mercati finanziari.
Il successivo esercizio 2009 risente positivamente degli accantonamenti prudenziali dell'anno precedente, in quanto realizza le plusvalenze derivanti proprio dal venir meno delle perdite ipotizzate dagli accantonamenti stessi.
Nel periodo 2003-2009, la Cassa ha investito annualmente impieghi mobiliari con capitale medio di 1,8 miliardi e ha conseguito in media redditi annui per 45,3 milioni, pari al 4,5 per cento. Considerato l'accantonamento medio annuo di 13,3 milioni del fondo di oscillazione dei titoli, il reddito netto realizzato è pari a 32 milioni di euro e corrisponde a una redditività media netta del 3,2 per cento sui capitali investiti. Il grafico che vedete dà indicazione del risultato annuo.
Per quanto riguarda gli investimenti nella Lehman Brothers, vedete la situazione: al 31 dicembre del 2007 avevamo investito 2,869 milioni di euro. Per meglio dire, i gestori avevano nel loro portafoglio obbligazioni Lehman Brothers per tale importo. Solo uno di essi le ha mantenute,


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ragion per cui, a fine periodo del 2008, gli investimenti Lehman Brothers corrispondevano a 1,213 milioni di euro. Questi sono stati totalmente svalutati a bilancio e poi è stato dato mandato al gestore, in questo caso Rothschild, di attivare tutte le procedure di inserimento nella gestione concorsuale del fallimento della Lehman Brothers.
Chiudo con le prospettive e le criticità della categoria. Le travagliate vicissitudini della riforma della scuola secondaria e dell'università degli ultimi decenni, che hanno portato alle scelte poco funzionali dei diplomi universitari prima e delle lauree triennali poi, hanno influito negativamente sull'evoluzione del numero degli iscritti alla nostra Cassa. Paradossalmente, tuttavia, tali problematiche sembrano aver consentito alla categoria di superare quest'ultimo periodo meglio di altre, ove all'evoluzione della platea degli iscritti non corrisponde un pari aumento dei redditi medi e del PIL della categoria stessa, come appare dai dati pubblicati recentemente a conclusione di un'indagine del CENSIS.
All'interno di tale studio, si evidenzia che dal 1997 al 2008, l'incremento del volume d'affari IVA e quello dei redditi dei geometri è stato nettamente superiore all'andamento del PIL nazionale.
Tutto ciò non ci esime dal valutare con preoccupazione l'evoluzione demografica della professione del geometra, alla luce delle difficoltà di cui sopra, anche se la recente riforma del Ministro Gelmini, con l'introduzione degli ITS, sembra cogliere appieno la problematica e dare risposta all'esigenza di formare figure in grado di entrare nel mercato del lavoro e delle libere professioni in giovane età, senza percorrere scelte poco gratificanti e lauree non spendibili nel mercato.
Oltre alle problematiche demografiche, una criticità che emerge con sempre maggiore insistenza è il proliferare di situazioni di iscrizione all'albo professionale da parte di soggetti che dichiarano il non esercizio della professione e, quindi, l'esclusione dalla previdenza. Questo fenomeno, che si sta ampliando sempre più, già da oggi fa sì che gli iscritti all'albo dei geometri siano circa 110 mila, a fronte dei 95 mila iscritti alla Cassa.
In conclusione, l'attività svolta dal consiglio di amministrazione della Cassa è stata improntata al massimo rigore per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità; già da tempo gli investimenti sono gestiti con criteri prudenziali di professionalità per il controllo del rischio. Ovviamente, fattori esterni alla gestione della Cassa, quali i provvedimenti di riforma delle professioni, la disciplina delle competenze professionali e l'ampliamento della base degli iscritti, potranno migliorare significativamente le prospettive di sostenibilità dell'ente.

PRESIDENTE. Sotto il profilo grafico e descrittivo la sua relazione, anche grazie al contributo del dottor Minucci, rende chiara ed esaustiva la situazione. Forse andrebbe presa come esempio anche da parte di altri enti. Certamente, i grafici aiutano non solo noi, ma anche gli iscritti, a capire la situazione reale.

ELIO LANNUTTI. Vorrei porre alcune brevissime domande. Ringrazio per la chiarezza di queste tabelle che, come è stato ricordato dal Presidente, sono molto chiare.
Mi colpiscono un paio di aspetti. Intanto, nella gestione di Bank Luxembourg, oltre il 50 per cento è investito nel fondo mobiliare Polaris. Parliamo di 553,7 milioni. Volevo chiedere le ragioni di non diversificazione dell'investimento.
In secondo luogo, il virus di Lehman Brothers ha colpito anche voi, anche se in maniera lieve. Ha colpito tutti e anche voi. Si tratta pur sempre di 1,5 milioni di euro.
Con riferimento alla tabella che riporta il risultato al netto degli accantonamenti al fondo oscillazione titoli, vediamo che nel 2005 si è verificata la punta più elevata, il 9 per cento di reddito, e nel 2008 la perdita più consistente, con un meno 5,4 per cento, per un rendimento medio, su un miliardo di euro, di poco più del 3 per cento.
Non i professionisti del risparmio gestito, ma i semplici cittadini - senza


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offendere nessuno - come la massaia che ha alcune piccole cognizioni dell'investimento del proprio risparmio e che avesse investito nei buoni del tesoro poliennali, quinquennali o decennali, avrebbero conseguito risultati molto più elevati, del 7-8 per cento al netto delle tasse. Mi chiedo, dunque, per quale ragione molte Casse non attuino questo investimento; forse non si fidano dei titoli di Stato italiani e ritengono che il debito pubblico sia troppo elevato.
Infine - chiudo, presidente - incombe anche lo scenario di un'Europa in cui, piuttosto che aiutare la Grecia e fermare quel virus, la Germania vorrebbe legare gli aiuti, che ammontano a 8,5 miliardi, alle elezioni regionali. Ciò non aiuta l'Europa.
Abbiamo visto Goldman Sachs, come rilevato anche dal Senato americano, speculare contro i clienti. Non si vedono le responsabilità delle agenzie di rating. Del resto, le maggiori responsabili - bisognerebbe davvero metterle sotto processo - sono proprio le agenzie di rating, che hanno un gravissimo conflitto di interesse, perché all'interno del loro azionariato ci sono anche le banche di investimento. Invito a leggere un bellissimo articolo di Krugman su La Repubblica circa le responsabilità di tali agenzie.
Chi, come me e come noi, ha esperienza nel settore ci scuserà se vorremmo che ci fossero gestioni più prudenti e non unidirezionali, perché investire più del 50 per cento in un unico fondo, secondo me, non è una scelta strategica adeguata.
Infine, vedo anche che, per quanto riguarda la sostenibilità delle pensioni, siete messi piuttosto bene, non dico meglio degli altri, però forse riuscirete a pagarle. Sotto questo profilo, tuttavia, si pone anche il problema che adesso interverrà la riforma delle professioni. Tra poco dovrò andare al Senato, perché discutiamo proprio della riforma forense, degli avvocati.
Anche su questo aspetto vorrei che lei magari svolgesse alcune considerazioni in più.

PRESIDENTE. Tenga conto che quelle formulate sono domande che poniamo ciclicamente a tutti gli auditi, perché constatiamo, purtroppo spesso, le medesime discrasie tra investimenti e resa sugli stessi. Dal grafico che illustra la vostra asset allocation si nota un certo equilibrio: le diverse tipologie di investimento sono divise circa per un quarto, un quarto e un quarto. Tuttavia, ci inquieta - lo diceva bene il senatore Lannutti - la presenza costante di Lehman, sempre e comunque, tranne che per rare eccezioni.
Certamente, il fatto che in patrimoni così importanti da gestire ci sia un rendimento medio francamente non adeguato è preoccupante. Come osservava il senatore Lannutti, la massaia ha poco da investire. Quando i patrimoni sono così ampi, invece, sono ovviamente anche molto corteggiati, e quindi dovrebbero garantire rendimenti adeguati alla mole di denari che rappresentano. Francamente, come si evince anche dai grafici presentati, pur essendo la vostra situazione migliore rispetto a quella di altri enti vi raccomandiamo prudenza e, se possibile, anche l'utilizzo oculato delle risorse, che appartengono a tutti gli iscritti.
Purtroppo, si apre uno scenario mondiale molto teso e inquietante, per via di quanto sta accadendo non solo a livello europeo. Oggi si parla anche del Portogallo e domani probabilmente dell'Irlanda. Vi sono alcuni Paesi che destano grave preoccupazione.
Ieri abbiamo seguito l'audizione proprio di Goldman Sachs al Senato americano. Le risposte che sono state date sono allucinanti. A un certo punto, giustamente, uno dei senatori che incalzava ha affermato che è come giocare alla roulette con gli investimenti, perché i responsabili si cullavano, a giorni alterni, sull'andamento in discesa o in salita dei titoli con rischi gravissimi per gli investitori.
Invitiamo tutti i nostri interlocutori a cercare di investire magari in titoli meno difficili, ma con rendimenti più sicuri. Spesso gli auditi non sanno nemmeno - lo vedo anche dalla citazione in inglese dei titoli - di che cosa si parla. Sono molto lontani dalla loro mentalità. Pertanto, è bene cercare soluzioni il più


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possibile semplici, sicure e che diano garanzie, anche se so che è facile dirlo e difficile farlo.
Le agenzie di rating si sono dimostrate assolutamente inaffidabili e in merito vi preghiamo davvero di usare la massima accortezza per il futuro.
A questo punto, vi prego di rispondere alle domande.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. La prima risposta riguarda la concentrazione nel fondo Polaris. Si tratta di un fondo multicomparto: i nostri investimenti si trovano in più comparti e concorrono alla formazione dell'asset allocation, ognuno con la propria gestione.
Il fondo Polaris è costituito da enti no profit e, quindi, non ha proprietà esterne. È stato costituito da alcune fondazioni bancarie, come la Fondazione Cariplo e la Fondazione Cassa di risparmio di Forlì, nonché da alcuni enti religiosi e dalla Cassa geometri.
Ognuno dei soci di Polaris è un conferitore di patrimoni. La scelta è stata effettuata in alternativa a quella di affidare la gestione a una Goldman Sachs, che magari, alcuni anni fa, era il massimo dei massimi della sicurezza e della gestione, al fine di uscire dal sistema di un gestore bancario che avrebbe potuto essere legato a interessi più complessi e difficilmente controllabili, creando una società di gestione che fosse solo nell'interesse di un investitore.
In Polaris abbiamo circa il 23 per cento di proprietà della SGR, la quale ha il solo scopo di controllare il rischio e di effettuare la gestione in modo professionale. Avremmo potuto creare all'interno una struttura, ma onestamente non ritengo corretto che un ente previdenziale si doti al suo interno di una struttura di dipendenti a livello bancario e che siano in grado di leggere anche l'inglese, come ricordava giustamente il Presidente, ma che sia più opportuno affidarsi a verificatori del rischio che siano professionisti del settore.
Per fare ciò, o si va in una SGR di proprietà di una banca, che ha quindi, come minimo, collegamenti e magari comportamenti non sempre controllabili dall'esterno, oppure, come abbiamo scelto di fare dal 2006-2007, ci si consorzia in un gruppo di investitori, formando un team di professionisti che gestiscono l'SGR, senza però dover rispondere a una banca di riferimento, ma solo ed esclusivamente alla propria SGR. I gestori sono scelti dalla Cassa, che compie la selezione: individua un gestore, gli affida il proprio patrimonio e ciò rappresenta lo strumento di controllo.
La rimanente parte del patrimonio è gestita dalle GPM, le Gestioni patrimoniali mobiliari. Sono affidamenti diretti su mandato, speculari a quelli che abbiamo affidato al fondo, e gestiti dall'Istituto centrale delle Banche popolari italiane S.p.A come banca custode.
Tutto ciò ha comportato e comporta alcune problematiche quando si vanno a individuare gestori specializzati, perché non tutte le banche indigene sono collegate a determinati circuiti, ragion per cui condizionano a non affidare la gestione a un gestore selezionato in base a tutti i parametri previsti dal decreto ministeriale n. 703 del 1996, quindi le masse gestite, i risultati medi e via elencando, e anche perché c'è difficoltà poi ad avere la rendicontazione nei tempi e nei modi dovuti.
Questa è la motivazione per cui abbiamo concentrato all'interno del fondo citato una parte importante del nostro patrimonio, diversificato però in più gestori.
Non operiamo direttamente e non abbiamo acquistato le Lehman. I buoni gestori di Rothschild, a fronte di una precisa domanda posta a maggio, anche alla luce di indicazioni che venivano da altri gestori che avevano liquidato le loro posizioni, sulla loro decisione di mantenere o meno tale posizione, hanno ritenuto di mantenerla nel portafoglio. Tenete conto che le commissioni hanno una parte legata alla performance e ciò certamente non li agevola nelle commissioni. Tenete ulteriormente conto che, alla fine del 2008, alla luce di quanto stava avvenendo sui mercati,


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abbiamo rinegoziato tutte le commissioni con tutti i gestori, per condividere le iatture del mercato, dato che questa era la nostra situazione.
Quanto all'opportunità di scegliere investimenti come BOT, CCT, o altri strumenti a lungo termine, se andiamo a vedere il rendimento a scadenza, a seconda del momento e della scelta del mercato, esso può essere positivo o negativo. Se andassimo a valorizzare alla fine di ogni anno e dovessimo vendere quei BOT prima della scadenza, il risultato risentirebbe degli andamenti di mercato, come è accaduto ai nostri titoli.
In effetti, nella valorizzazione devo tener conto che, se vendessi domani mattina, anche gli stessi BOT a cui si accennava in precedenza e che conosciamo molto bene, perché rappresentano un modo di investimento che utilizzavamo prima, non otterrei risultati positivi. Se dovessimo valorizzare a bilancio il loro importo e non cristallizzarlo al prezzo di acquisto, ma al valore di mercato, avremmo subito le flessioni che tutti i mercati e tutti i titoli hanno subito.

ELIO LANNUTTI. Mi permetta una precisazione, perché io non parlavo di BOT o CCT, ma di buoni del tesoro poliennali, che nel 2002-2003 venivano acquistati a 89,90 e avevano scadenza al 2019-2020 o addirittura al 2029. Nella fase di mercato attuale, se lei vuole comperare, porta a casa il 4 per cento su scadenze non molto lunghe, come il 2020. Io parlavo di questo. Del resto, perché dovreste vendere le obbligazioni? Le dovete tenere fino alla scadenza. Sono un investimento.
Le chiedo di indicarmi, inoltre, quale percentuale di titoli di Stato è nel vostro portafoglio.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Credo che su questo possa rispondere meglio il ragionier Porcarelli.

PIETRO FRANZOSO. La cifra precedentemente citata, ossia gli 1,5 milioni di euro che rimangono nella gestione 2008 relativi ai titoli Lehman, come risulta attualmente nella contabilità della Cassa?

RENATO PORCARELLI, Consulente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. La Cassa attua il principio di bilancio del minor importo tra il costo di acquisto e la valorizzazione di mercato. I titoli Lehman sono stati, dunque, completamente svalutati. Nel prospetto che è stato illustrato si è riportata quella perdita, che è stata riportata in bilancio nel 2008. Si parla di una perdita presunta, anche se nel caso della Lehman è certamente consolidata.
Questo principio viene applicato praticamente per tutti gli investimenti mobiliari della Cassa. Nel 2008 ci sono alcune eccezioni accettabili, perché non si è provveduto a svalutare, dato il particolare momento, solo i titoli di Stato e alcune obbligazioni ritenute di sicurezza.
Nel 2009 siamo, invece, tornati alla prassi più prudente, ossia quella di mettere il minore dell'importo tra il costo di acquisto e la valorizzazione di mercato. Esiste un motivo: mettendo il costo di acquisto, il bilancio non può ammettere l'iscrizione di redditi non conseguiti. Si ha, quindi, una valorizzazione di mercato che non necessariamente significa un realizzo di redditi e allora viene svalutata per il differenziale. In questo modo, il bilancio non porta mai redditi sperati, ma soltanto realizzati. Questo è il principio fondamentale. La Lehman, a maggior ragione, è stata completamente svalutata.

PIETRO FRANZOSO. Quale è adesso il rapporto tra Cassa ed ente gestore?

PRESIDENTE. Dovevamo una risposta al senatore Lannutti, prima che se ne vada, circa i titoli di Stato. Se vedo bene il grafico a torta, rappresentano il 22,4 per cento.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Il 22,24


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sono titoli di Stato, il 42,16 obbligazioni, il 35,60 azioni. Parlo del solo mobiliare.

PRESIDENTE. Grazie. Torniamo ora all'onorevole Franzoso.

PIETRO FRANZOSO. Quali sono attualmente le norme di salvaguardia nei confronti dell'ente al quale è affidata la gestione del patrimonio della Cassa?

RENATO PORCARELLI, Consulente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Come ha già specificato il presidente, vi è l'imposizione ai singoli gestori di determinati paletti qualitativi. Sono state, infatti, applicate le norme dei fondi pensione, che sono molto restrittive. Un gestore non può comprare, per esempio, azioni brasiliane. La banca custode controlla il rispetto di tali vincoli imposti ai gestori.
Inoltre, la garanzia della delimitazione del rischio viene ottenuta attraverso la diversificazione dei gestori. Nel 2009 sono otto.

PIETRO FRANZOSO. Questo per il presente, cioè dal 2008 in poi?

RENATO PORCARELLI, Consulente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. No, da sempre.

PIETRO FRANZOSO. Che misure attuerà ora la Cassa, a garanzia dei fondi presumibilmente persi, nei confronti dell'ente gestore? Gli investimenti compiuti con la Lehman sono persi.

RENATO PORCARELLI, Consulente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Parteciperà al passivo del fallimento, per cercare di recuperare gli 1,5 milioni.

PIETRO FRANZOSO. Non vi è alcuna responsabilità diretta tra l'ente gestore e la Cassa?

RENATO PORCARELLI, Consulente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. No, in questo senso no.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Si può solo essere coperti da un'assicurazione che garantisca il capitale. Parliamo di uno strumento previsto normalmente, ma a fine opera la perdita si è già realizzata sul costo dell'assicurazione, perché in realtà l'unico modo che si attua per contenere il rischio è proprio il limite dei mandati e degli strumenti. Non ci sono derivati, se non per la copertura del rischio di cambio, e si impongono limiti alla diversificazione dei Paesi nei quali si investe.
Tenete conto che alcuni gestori hanno in portafoglio 800-1000 titoli su un patrimonio di 100 milioni di euro in gestione; esso è diversificato, dunque, su tantissimi titoli, il che fa sì che, se le Lehman hanno una parte importante del mercato, il rischio di andarle a cogliere tramite un gestore si corre sempre.

PRESIDENTE. Presidente Amadasi, il nostro angolo di visuale è leggermente diverso. Abbiamo avuto modo di verificare che la concentrazione dei titoli Lehman nei patrimoni delle Casse è talvolta veramente anomala. Si tratta di cifre che vanno oltre il rischio percentuale che dovrebbe esserci secondo la sua descrizione. Ciò non riguarda voi, ma in alcuni casi la concentrazione è davvero - mi passi l'aggettivo - sospetta, non comprensibile. Certamente, non è percentualmente distribuita come dovrebbe essere sul mercato.
Alla luce di ciò la domanda dell'onorevole Franzoso, secondo me, era ben posta, considerato che in alcuni casi abbiamo constatato la possibilità di rivalersi, tramite cause specifiche, proprio contro chi aveva indotto ad acquisire determinati titoli. Del resto, lo hanno fatto anche i privati; ci sono alcune cause pilota, negli Stati Uniti, in Italia ed anche altrove, che sono state promosse dagli stessi clienti. Le


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prime cause di questo genere, peraltro, sono state vinte.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Ciò è possibile nell'ipotesi che l'acquisto sia effettuato direttamente ed eseguito da un investitore non qualificato, che non è il gestore.

PRESIDENTE. Questo particolare non ci sfugge, però è chiaro che il gestore gode di numerosi vantaggi, ma anche uno svantaggio, nel senso che si corre insieme il rischio, essendo parte di chi gestisce.

CARMEN MOTTA. Buongiorno presidente, è un piacere averla qui in audizione. La saluto cordialmente insieme ai suoi collaboratori e le pongo due domande velocissime.
Voi possedete un consistente patrimonio immobiliare. La prima domanda, quindi, è se anche la vostra Cassa è stata interessata all'operazione SCIP 2, operazione purtroppo andata incontro al fallimento. L'abbiamo visto nei fatti, perché una parte di questi immobili sono rientrati nelle disponibilità delle Casse.
Da più punti di vista, ci sarebbero molte considerazioni da svolgere, ma a me interessa capire se questo elemento ha inciso, sta incidendo e inciderà sui vostri bilanci. Questa è la sostanza che a noi preme. Le valutazioni politiche restano poi appannaggio di ciascuno di noi, personalmente ritengo che questa operazione sia stata piuttosto azzardata da parte di chi l'ha compiuta.
Passo alla seconda domanda. Ho letto con attenzione il suo comunicato stampa del 24 marzo del 2010, a seguito dell'incontro di una delegazione di inquilini, credo di capire della zona di Roma. Poiché nella fine del comunicato si afferma che la Cassa non si sottrarrà a momenti di confronto e continuerà insieme alle istituzioni ad avere rapporti per dare un contributo alla soluzione del problema emergenza casa a Roma, che sappiamo essere particolarmente grave, come anche in altre parti del Paese, mi interessava capire se il problema era concentrato a Roma o se c'erano altre problematiche diffuse sul territorio nazionale e se, da questo punto di vista, potevate dare un'assicurazione alle persone che occupano questi immobili.
Non è una questione di gentilezza o di spirito caritatevole. Come sapete, il problema casa in Italia è, purtroppo, drammatico. Lei sa, Presidente Amadasi, che il problema degli sfitti anche a Parma, città nella quale risiediamo, è stato all'onore della cronaca pochi giorni fa, perché si sta rivelando drammatico, a causa ovviamente anche della crisi economica in atto. Ci sono persone che non riescono più a pagare, da un lato, gli affitti, dall'altro, i mutui che hanno contratto. Si tratta, quindi, di un problema molto serio.
Chiedo, dunque, al presidente se ci può illustrare brevemente la questione, per capire come è la situazione, ovviamente per quanto riguarda la parte immobiliare che voi ancora gestite.

FAUSTO AMADASI, Presidente della Cassa nazionale di previdenza e assistenza dei geometri liberi professionisti. Le casse privatizzate non sono state coinvolte dall'esperienza poco felice dello SCIP, quindi non abbiamo avuto nulla a che fare con scelte di questo genere.
Quanto all'altra domanda, è vero che siamo stati coinvolti recentemente in una manifestazione da parte degli inquilini, portata a cercare di avere, da parte della Cassa, la possibilità di una trattativa collettiva di rinnovo dei contratti di locazione. Al di là della normale dialettica che ci obbliga ad avere come interlocutori il comune di Roma, il prefetto che ci ha invitato e via elencando, abbiamo opposto a tale richiesta un discorso molto chiaro. L'obbligo di avere risultati di bilancio impone agli amministratori di compiere scelte razionali e di buonsenso nel momento in cui si va a rinnovare il canone di affitto, allo stesso tempo non si possono non condividere determinate questioni che interessano la collettività nazionale, come il problema degli affitti e via elencando.


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Esse tuttavia non possono gravare esclusivamente su una comunità limitata come la nostra, alla quale viene indicato che non può usufruire di contributi pubblici e, quindi, deve gestire al meglio i propri risultati di bilancio.
All'atto pratico, nella situazione dei rinnovi ci si sta comportando con l'applicazione di canoni che sono di circa il 30 per cento inferiori a quelli di mercato. È già in atto, dunque, una situazione agevolativa. È ben evidente che situazioni che uscivano da vecchie dinamiche legate a rinnovi di contratti e alle stesse valutazioni dell'equo canone oggi trovano un salto qualitativo notevole. È logico che su Roma appartamenti di 130 metri affittati a 400 euro e che sul mercato normale andrebbero a 1.500 euro, al rinnovo sono a 1.100 euro; per questo motivo abbiamo triplicato il canone per chi lo subisce. Di controparte, diventa difficile che gli inquilini di Roma debbano avere un'agevolazione perché un comune si è mosso in un determinato modo e quelli di Milano no.
Per venire al discorso legato al problema dell'abitare in generale, un problema sociale che tutti ben conosciamo, il Fondo abitare sociale 1, il primo fondo di housing sociale, che oggi sta costruendo 100 appartamenti a Crema e 800 a Milano, è partecipato da Cassa geometri per 10 milioni di euro e ha un rendimento predeterminato del 2 per cento oltre l'inflazione. È un investimento illiquido, che per quindici anni non potrà essere liquidizzato.
Come tutte le altre Casse, interverremo, insieme a Cassa Depositi e Prestiti, nel fondo di housing sociale che è già stato formato - credo che ci siano già tutte le approvazioni - sul quale investiremo una parte del nostro patrimonio, che andrà su tutto il territorio nazionale, forse anche a Parma. Se non ricordo male, dovremmo avere un progetto pilota proprio in quella città.
Non possiamo, dunque, entrare nella dinamica diretta degli accordi con gli inquilini, ma a livello generale una parte dei nostri investimenti è destinata ad affrontare il problema dell'abitare sociale.

PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti per la disponibilità manifestata e dispongo che la documentazione presentata sia allegata al resoconto stenografico della seduta odierna. Dichiaro chiusa l'audizione.

La seduta termina alle 9,30.

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