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Seduta pomeridiana del 23/9/2010


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Audizione del Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Marco Lupo e del Capo di Gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Michele Corradino.

PRESIDENTE. Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandoli comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta.
Come sapete, la vostra audizione è inerente alla situazione della Calabria, in particolare alla situazione di Crotone. Vorrei porre a entrambi una questione molto generale. Noi abbiamo preso atto, quando siamo stati a Crotone e anche in altre zone della Calabria, che oramai credo da venti o trent'anni c'è una situazione di permanente inquinamento del suolo e dell'acqua a causa della presenza di residui di lavorazione.
Vorremmo capire cosa è accaduto a livello di controllo statale, che cosa sta accadendo adesso rispetto al fatto che comunque sono bloccate alcune attività. Ci viene detto che questo succede perché non vengono concesse le autorizzazioni e perché vi sono altre difficoltà burocratiche. Come è accaduto che ci siano stati comportamenti che hanno determinato queste conseguenze fortemente dannose per l'acqua, per il suolo e per il mare? Di chi sono le responsabilità? Inoltre, cosa sta accadendo adesso? Abbiamo, infatti, appena sentito l'amministratore, il quale ci ha rappresentato che non riesce ad andare avanti nei lavori perché mancano iniziative e autorizzazioni da parte del Ministero. Al termine del vostro intervento verranno poste domande più specifiche.

MICHELE CORRADINO, Capo di Gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Vorrei fare una premessa di carattere generale. Mi sono insediato soltanto nel febbraio del 2009, quindi a partire da quella data sono in grado di dare delle informazioni di prima mano, per il resto si tratta di ricostruzione documentale dell'attività. Chiederei la possibilità di chiedere i dettagli tecnici direttamente al direttore generale in modo che possa rispondere in maniera più concreta e più precisa alle domande.
Si può forse immaginare una divisione in periodi: un periodo che va dal 2002 al 2008 e un periodo successivo al 2008. Credo che lo spartiacque sia un'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, ossia l'ordinanza del 22 gennaio del 2008, che fa cessare i poteri del commissario straordinario, per cui il commissario straordinario riconsegna, il 23 gennaio del 2008, le aree a Syndial.
Per quanto riguarda la prospettiva passata, certamente ci troviamo di fronte a un commissario che decide per l'aggiudicazione provvisoria della gara soltanto nel 2003, a fronte di una approvazione del progetto nel 2001. Successivamente, possiamo ricostruire documentalmente tutta una serie di attività di sollecito che il Ministero dell'ambiente ha svolto nei confronti di questo commissario. Ci sono tutta una serie di conferenze...

ALESSANDRO BRATTI. Chi è il commissario?

MICHELE CORRADINO, Capo di Gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.


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Ci sono nove commissari si sono succeduti nel tempo. Se ritiene, le fornirò tutta la lista.
L'attività del Ministero mi sembra in qualche misura in linea con il rispetto dei tempi procedimentali perché il commissario trasmette al Ministero dell'ambiente nell'ottobre del 2003 il progetto, che viene preso in considerazione e deciso nella Conferenza dei servizi dell'aprile del 2004, circa sei mesi dopo. Anche da un'analisi comparata rispetto agli altri procedimenti amministrativi che sono svolti presso il Ministero, mi sembra che ci sia una congruità nei tempi: sei mesi sono un tempo abbastanza adeguato per la valutazione di un progetto così complicato. Successivamente ci sono delle altre conferenze di servizi: una dello stesso aprile del 2004, una del giugno 2004, una del settembre 2004 e una decisoria finale del settembre del 2004.
A partire da questo momento c'è tutta un'attività di sollecito per le inadempienze, forse, del commissario. In particolare, in una conferenza di servizi del luglio 2005 vengono stigmatizzati i ritardi di questo commissario; nel luglio del 2006, nuovamente, con una riunione tenuta presso la regione Calabria, il Ministero sollecita l'attività del commissario; nel luglio del 2006, in una successiva conferenza dei servizi, stigmatizza i ritardi e impone delle attività urgenti, che tuttavia non vengono realizzate perché verranno realizzate soltanto successivamente, dopo che il commissario sarà decaduto dalla sua attività.
Per la verità, però, ci troviamo anche di fronte a un momento importante nel giugno del 2006 perché il commissario, diverso nella persona fisica, dubita della legittimità della gara e trasmette gli atti all'Autorità di vigilanza dei lavori pubblici. L'Autorità di vigilanza dei lavori pubblici nel marzo del 2007...

ALESSANDRO BRATTI. Dubita della legittimità della gara relativa a quale attività?

MICHELE CORRADINO, Capo di Gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Relativa alla gara per la bonifica che era stata provvisoriamente aggiudicata nel 2003 alla ATI-FISIA Italimpianti. L'Autorità di vigilanza dei lavori pubblici nel marzo del 2007 risponde, e risponde, per la verità, anche l'Avvocatura dello Stato nel maggio del 2007. Tuttavia, la rinegoziazione che viene chiesta da quest'autorità non avviene perché il provvedimento del Tribunale di Napoli del giugno del 2007 rende impossibile continuare a trattare con questa azienda che ha un provvedimento interdittivo da parte dell'autorità giudiziaria, e pertanto si interrompe il rapporto.
Il 22 gennaio del 2008 cessano i poteri commissariali e il 23 giugno dello stesso anno vengono riconsegnate le aree a Syndial. Il Ministero dell'ambiente, applicando l'articolo 250 del Codice dell'ambiente, che prevede che in via prioritaria le bonifiche devono essere compiute dal soggetto proprietario responsabile dell'inquinamento, richiede a Syndial di farsi carico degli obblighi di messa in sicurezza e di bonifica in qualità di proprietaria. Questo avviene con la conferenza dei servizi dell'8 gennaio del 2009. Se ritenete, potremo produrre tutta la documentazione.
In una successiva conferenza di servizi del 23 luglio del 2009 il Ministro dell'ambiente chiede la messa in sicurezza, in particolare la realizzazione di quei progetti già richiesti prima dal commissario e che si ritengono particolarmente urgenti. Dalle notizie acquisite presso la Direzione, risulta che Syndial avrebbe attivato parte di queste procedure: in particolare avrebbe attivato - ma qui saprà dirci meglio il direttore generale - venti pozzi di emungimento. Inoltre, nell'agosto del 2010 avrebbe iniziato le attività di demolizione degli impianti ex Pertusola. Questo attiene al passato.
Per ciò che attiene al futuro, il Ministero dell'ambiente in questo momento ha emanato tre decreti ministeriali ex articolo 252, comma 8: si tratta della procedura che consente di autorizzare, in via provvisoria, l'avvio dei lavori, in modo che possa esserci un inizio delle attività anche


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quando il procedimento non sia completamente concluso e vi siano delle situazioni di particolare urgenza. Uno dei decreti è del 15 febbraio del 2010 e prevede la bonifica della falda e tutta una serie di attività su cui chiederei il permesso di sentire il direttore generale; un altro è del 19 aprile del 2010, anche questo relativo a bonifiche di discariche; un terzo decreto, che è in via di approvazione, riguarda la bonifica delle aree di ex Pertusola perché abbiamo chiesto osservazioni alle procure della Repubblica in modo da valutare quale possa essere eventualmente l'orientamento.

ALESSANDRO BRATTI. Alcune di queste aree sono sotto sequestro?

MICHELE CORRADINO, Capo di Gabinetto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Esattamente. Il Ministero dell'ambiente ha promosso per il prossimo 28 settembre una riunione con il presidente della giunta regionale della Calabria, il sindaco, il presidente della provincia e il prefetto di Crotone per valutare la priorità degli interventi. Peraltro, a seguito di un nuovo stanziamento del Ministero dell'economia e a seguito della possibilità che ci è stata data da parte del Ministero dell'economia di utilizzare delle somme prima bloccate, possiamo dire ormai che c'è una nuova disponibilità di circa 10 milioni di euro per questo tipo di attività. Ulteriori somme potrebbero derivare ove andasse in porto la transazione di cui si stanno valutando la legittimità e la portata con ENI.

ALESSANDRO BRATTI. Per cosa verrebbero utilizzati questi fondi?

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Mi pare che il consigliere Corradino nei termini generali illustrato molto bene la questione, e cioè abbia evidenziato questa separazione dei periodi. Le attività di presentazione e realizzazione dei progetti di messa in sicurezza, caratterizzazione e bonifica per il periodo 2002-2008 sono stati, infatti, assegnati ai commissari che a mano a mano si sono succeduti per l'emergenza, mentre con la riconsegna delle aree - mi pare ci sia un verbale di riconsegna delle aree del 2006 alla Syndial - la competenza è diventata del Ministero dell'ambiente, che chiaramente ha sollecitato il proprietario.
Ora, io non ritorno sul periodo 2002-2008 perché mi pare che abbia riassunto molto bene il consigliere Corradino l'andamento dei fatti. Non so quali siano le prassi per la consegna dei documenti, però mi sono permesso di portare dei documenti e di lasciarli agli atti, relativi, per il 2002-2008, a tutti i solleciti, a tutti i verbali delle conferenze di servizi in cui veniva sollecitato il commissario e venivano assegnati i termini per la realizzazione degli interventi.
Vorrei soltanto riassumere bene le fasi della questione del progetto dell'ATI-FISIA: nel 2001 è stato approvato il progetto preliminare, quando ancora non c'era un sito di interesse nazionale, quindi il Ministero non ha mai visto questo progetto preliminare; è stato aggiudicato in via provvisoria perché si è fatto un appalto concorso, si è cioè data in appalto anche la realizzazione del progetto definitivo. Quando è stato presentato il progetto definitivo - per il quale c'era stata un'aggiudicazione provvisoria per 320 miliardi delle vecchie lire ed era stato mandato all'Autorità di vigilanza - la copertura finanziaria non era determinata.
Quando poi il progetto è stato bocciato per una gran parte, ma approvato per la parte di messa in sicurezza - a differenza che per i progetti di bonifica, per cui è necessaria un'approvazione, i progetti di messa in sicurezza non devono essere approvati perché la parola stessa dice che si tratta di sicurezza in emergenza, per cui si prende atto in sede di conferenza di servizi che quell'intervento è una messa in sicurezza in emergenza - purtroppo ad esso è stato destinato solo la somma in


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quel momento disponibile, ossia 26 milioni di euro, una cifra molto diversa dai 320 miliardi di lire che erano stati indicati nell'aggiudicazione provvisoria. Ci sono poi stati dei ritardi perché a distanza di due anni...

ALESSANDRO BRATTI. Quindi la stazione appaltante è sempre stato il commissario e, ovviamente i soldi erano tutti pubblici.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. In realtà, si trattava di una cosa un po' atipica. È stata fatta un'aggiudicazione provvisoria, quindi un appalto concorso, sulla base di una cifra che, in realtà, non era disponibile. Si dice, infatti, che sarebbe stata pagata con le risorse che sarebbero state pagate dal soggetto responsabile della contaminazione. C'è però un'alea nella disponibilità di queste risorse, quindi chiaramente, quando si è passati dalla fase dell'aggiudicazione provvisoria a quella dell'aggiudicazione definitiva solo della parte approvata, la disponibilità effettiva è risultata di gran lunga inferiore, e quindi già lì è emerso un problema.
In ogni caso, a distanza di due anni, il soggetto che si è aggiudicato i lavori - questo risulta dagli atti, da un sopralluogo disposto dal Ministero dell'ambiente nel 2007 - non aveva realizzato neppure il 10 per cento delle opere previste dal capitolato d'appalto. Della barriera idraulica, ad esempio, erano stati realizzati dei pozzi, ma che non sono stati mai attivati se non recentemente dalla Syndial. Dal 2001 al 2009, quindi, non mi pare che siano stati realizzati lavori, solo caratterizzazioni e nessuna attività di messa in sicurezza né di bonifica.

ALESSANDRO BRATTI. Quando è diventato un sito di interesse nazionale?

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. La perimetrazione dovrebbe essere del 2002 (DM 26 novembre 2002).

ALESSANDRO BRATTI. Sono stati stanziati fondi dal Ministero?

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Fondi ne sono stati stanziati. Sono anche presenti in un accordo di programma quadro del 2006, che prevede le risorse per attività in tutta la regione Calabria, ma anche per l'area archeologica nel sito di interesse nazionale di Crotone.
È chiaro che solitamente le risorse pubbliche vengono messe a disposizione per interventi ricadenti in aree pubbliche e si cerca, invece, nelle aree di proprietà di soggetti privati, di indurre il soggetto privato a farsi carico della bonifica, specialmente laddove questo soggetto risulta essere capiente e in grado di farsi carico di attività di bonifica, come la Syndial. Si cerca, quindi, di concentrare le risorse non illimitate che abbiamo sugli interventi pubblici e di fare in modo che si faccia carico il privato delle bonifiche sul sito di proprietà.

ALESSANDRO BRATTI. Scusi, ma Syndial, nei confronti della presa in carico di quest'area, del fatto che deve spendere soldi, che atteggiamento ha? Ci sono, infatti, una serie di contenziosi con loro che sono assolutamente aperti; quindi, è vero che Syndial si fa carico, però ci sembra che in giro per l'Italia ci siano tanti studi, tanti progettisti che lavorano, ma poche realizzazioni.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, infatti volevo passare alla fase 2009. Voi conoscete la questione dei ricorsi, soprattutto in materia di bonifiche. Nella mia Direzione mi


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sembra di aver trovato circa 1.800 ricorsi pendenti in sede amministrativa e civile. Si tratta di un numero di ricorsi assolutamente elevato.
In alcuni casi i ricorsi sono dettati dall'intento di procrastinare gli obblighi di bonifica, e quindi comunque sospendere l'efficacia del provvedimento amministrativo; in altri casi sono dettati o da una normativa spesso difficile da dipanare perché frutto di interventi che si sono andati via via alternando in modo non sempre programmato e intelligente, o anche dal fatto che molto spesso sulle soluzioni tecniche, che hanno un impatto sui costi, non si trova un accordo. Chiaramente, le pubbliche amministrazioni vorrebbero sempre che venissero fatte le cose - anche per una questione di tutela personale di chi autorizza - garantendo una tutela del 101 per cento, mentre l'impresa dice che l'intervento deve essere sostenibile dal punto di vista economico. La soluzione però alla fine è che per tentare di tutelare al 101 per cento non si tutela neanche al 10 per cento perché il ricorso comporta tanti effetti, ma sicuramente non quello di riparare la situazione ambientale.
Devo dire che per il periodo in cui come facente funzione - ho avuto un periodo un po' travagliato prima della nomina che è avvenuta da poche settimane - ho cercato di costruire un rapporto di confronto con l'azienda, per quanto riguarda i miei provvedimenti, cioè delle conferenze di servizi che si sono svolte a luglio del 2009, che sono quelle che hanno approvato la maggior parte dei progetti, non ho avuto ricorsi.
È vero che mi è stato fatto un ricorso sulla bonifica delle discariche di Cassano e Cerchiara, ma è anche vero che non è stato fatto per non fare la bonifica perché poi l'azienda ha rinunciato al ricorso e ha chiesto addirittura l'avvio dei lavori in via d'urgenza. Io li ho autorizzati, hanno prestato la fideiussione e mi risulta che abbiano già cantierizzato le discariche e che entro dicembre cominci l'attività di asportazione delle ferriere di zinco che dovrebbe concludersi negli otto mesi successivi. Questo mi fa pensare che ci sia una volontà di realizzare l'attività di bonifica. Certo, l'azienda va sempre sollecitata perché molto spesso una cosa che si potrebbe fare in sei mesi viene fatta in dodici, per un progetto, per una variante: è un po' il gioco delle parti, c'è chi deve costringere ad accelerare - e noi stiamo cercando di farlo - e chi tenta di fare graduando anche l'esborso economico in un periodo più lungo.
Tuttavia - e concludo, poi non so se ci saranno domande - se guardiamo la situazione odierna delle varie problematiche, troviamo che nel periodo 2009 sulla falda è stato presentato un progetto, è stato approvato, è stato fatto il decreto del Ministro di avvio dei lavori in via d'urgenza che, vi ricordo, comporta la prestazione di una polizza fideiussoria da parte dell'azienda in favore della regione per il 50 per cento del valore del progetto di bonifica. Inoltre, è stata presentata la polizza in favore della regione, sono state avviate le attività, sono stati realizzati venti pozzi e mi pare di aver letto anche nelle cronache locali che dopo dieci anni era la prima attività che veniva avviata; adesso ne dovranno essere realizzati altri 60, insieme all'impianto di trattamento delle acque di falda.
Il problema è, infatti, che questi pozzi prendono la falda per poi mandarla a trattamento, ma si tratta di quantità di falda enormi, quindi l'azienda ha convenienza a costruire un proprio impianto di trattamento di acque di falda piuttosto che rivolgersi a quello consortile che fa dei prezzi che comportano un onere superiore. Quindi, diciamo che, per quanto riguarda la falda, hanno detto che completeranno in un numero di mesi a mio avviso eccessivo, e quindi ritengo di dovere esortarli a una maggiore celerità; però l'emungimento è stato avviato.

PRESIDENTE. Cioè, scusi, quanti mesi prevedono?

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.


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Una barriera idraulica deve essere fatta secondo determinati studi perché bisogna andare a intercettarla. Bisogna, quindi, conoscere bene il sottosuolo per capire in che direzione va la falda, bisogna fare uno studio geologico molto approfondito. Tra l'altro, molte di queste aree sono sequestrate, quindi è stato necessario chiedere alla procura della Repubblica l'autorizzazione all'accesso alle aree, che la procura ha sempre concesso, e loro adesso dicono che hanno bisogno di venti mesi per avviare tutta la barriera. Io lo ritengo un periodo non compatibile...

ALESSANDRO BRATTI. Se per la barriera servono venti mesi, per pulire la falda servono altri vent'anni.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. No, per completarla. Per tutte e 60 mi hanno scritto - vi lascio agli atti anche il loro programma di attività - che servono altri venti mesi. Io ritengo che siano eccessivi. Oltretutto, considerato anche il soggetto, loro possono utilizzare progettisti del calibro della Saipem, soggetti con cui è difficile anche confrontarsi da quanto sono competenti e qualificati dal punto di vista tecnico. Ritengo, quindi, che abbiano la possibilità - e cercherò di agire in questa direzione - di fare più in fretta.
Delle tre discariche presenti ho già detto: anche per queste c'è un decreto di autorizzazione in via provvisoria del Ministro e abbiamo chiesto anche l'autorizzazione alla procura della Repubblica perché anche quelle erano sequestrate, in questo caso dalla procura di Castrovillari; l'autorizzazione è stata concessa; l'azienda ha cantierizzato l'area e sostiene che la rimozione effettiva dei rifiuti comincerà a dicembre e si concluderà in otto mesi.
Su questo vorrei anche illustrarvi e farvi comprendere con quale realtà locale ci si confronta. Su queste tre discariche alcuni comuni avevano pensato bene di appaltare un progetto che non era mai stato presentato al Ministero dell'ambiente in conferenza di servizi e a nessun soggetto della conferenza di servizi, di appaltarlo aggiudicando una gara a un unico offerente, quindi con soldi pubblici messi, peraltro, a disposizione dal Ministero insieme alla regione nell'accordo di programma. Chiaramente, il Ministero, resosi conto che c'era un progetto appaltato a un unico offerente, ha chiesto che fosse trasmesso. Alla richiesta del parere a ISPRA la risposta è stata che non aveva i requisiti minimi per essere considerato un progetto di bonifica. Di fronte a questa situazione i comuni scrivono alla procura della Repubblica dicendo che il Ministero dell'ambiente è responsabile del blocco delle bonifiche nel sito. È stato, quindi, necessario rispondere a questa lettera indirizzandola alla procura del Repubblica e facendo presente quali erano le motivazioni. In ogni caso, di fronte a un soggetto privato che propone di bonificare un'area ritengo che debba essere sempre scelta la via di utilizzare fondi privati piuttosto che fondi pubblici, però ho citato questo caso per darvi una idea della lotta continua col soggetto privato, ma anche del contesto non semplice in cui ci si trova a lavorare.
Per quanto riguarda, invece, le discariche a mare, che sono veramente - voi le avete viste perché so che avete fatto dei sopralluoghi - uno spettacolo da film dell'orrore, è stato approvato dalla conferenza di servizi del 2009 il progetto di bonifica presentato da Syndial, che prevedeva che i rifiuti di queste discariche - stiamo parlando di circa 1 milione di tonnellate di rifiuti pericolosi - dovevano essere trasferiti nella discarica di nuova realizzazione di Giammiglione. Questa discarica ha bisogno di una VIA regionale per essere realizzata: l'azienda ha fatto una richiesta di autorizzazione di VIA regionale credo da un anno e mezzo e solo oggi mi dicono che il parere è negativo.
Nel frattempo, durante l'attesa della VIA e avendo avuto notizia che ci sarebbe stata la possibilità di un giudizio negativo


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di compatibilità ambientale, abbiamo chiesto all'azienda di presentare comunque un altro progetto che prevede in alternativa una cinturazione fisica, quindi un tombamento. La legge 13 gennaio 2003, n. 36 prevede, infatti, che le discariche possono essere impermeabilizzate in tutti i lati e nel fondo e poi coperte, secondo quella che si definisce «messa in sicurezza permanente». Da un certo punto di vista, è un bene che si eviti il trasporto di rifiuti da un luogo a un altro - immaginate cosa significa spostare 1 milione di tonnellate di rifiuti - dall'altro, certo, forse le popolazioni avrebbero preferito avere quell'area libera dal momento che probabilmente potrebbero esserci delle limitazioni sull'uso futuro. Si tratta, però, di un progetto che viene presentato a norma, e quindi lo abbiamo ritenuto condivisibile. In quest'attesa abbiamo chiesto all'azienda di presentarlo comunque.
L'azienda ha presentato un contratto preliminare, che abbiamo approvato, e ci dicono che stanno lavorando sul definitivo. Questo mi risulta anche dal fatto che hanno chiesto, già da diversi mesi, l'accesso alle aree alla procura della Repubblica per fare l'indagine e stabilire quanto profonde devono essere le pareti, e dicono che presenteranno velocemente il progetto definitivo di messa in sicurezza permanente.
Concludo con i suoli della Pertusola. Mi pare che sugli impianti già il consigliere Corradino via abbia detto che hanno iniziato ad agosto del 2010 il decommissioning, che è diviso in tre step. Anche in questo caso vanno, a mio avviso, esortati ad accelerare perché prendono tempo. In ogni caso, il primo step si concluderà a dicembre e ha un valore di circa 1 milione di euro, compreso lo smaltimento delle parti di impianto che si demoliscono; il secondo step, invece, partirà a dicembre e dovrebbe concludersi nei 10 mesi successivi; partirà poi il terzo step. Questa parte mi pare, quindi, attivata. L'azienda si è adeguata alle prescrizioni di ISPRA.
L'ultima cosa riguarda il suolo degli stabilimenti: anche in questo caso abbiamo approvato un progetto di bonifica e il consigliere Corradino vi ha detto che il primo modulo riguarda aree non sequestrate. Sulle aree sequestrate presumo che la procura possa accettare delle messe in sicurezza d'emergenza, ma difficilmente, se si sta procedendo a un accertamento probatorio, consentirà la bonifica. Pertanto sono state scelte aree non sequestrate, chiedendo l'autorizzazione alla procura; è stata chiesta l'urgenza del decreto; abbiamo mandato le carte alla procura per sapere se non contrastino con qualche esigenza processuale e, se non ci sono osservazioni, faremo il decreto anche in questo caso.

PRESIDENTE. La ringraziamo di aver toccato tutti i punti che interessano la Commissione.
Sino ad oggi abbiamo visto tantissime riunioni, tantissimi documenti, tantissimi progetti, poi alla fine nessuna attività. Vorrei, allora, chiederle quali strumenti sono stati posti in essere. A fronte di una situazione che si trascina da oltre vent'anni, viene fatto un progetto per una discarica e sono passati altri anni; adesso ci è stato detto che dal 2013 si passerà al 2015. Questo vuol dire che sono da oggi cinque anni e che tutto resta così come è in questo momento. Il Ministero ha previsto degli strumenti, come sanzioni per il ritardo nella fine dei lavori, qualunque cosa che ci consenta, se torneremo a Crotone, di far dire alla gente che un lavoro sarà fatto perché diversamente ci saranno delle conseguenze?

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Gli strumenti andrebbero sollecitati, eventualmente segnalando anche...

PRESIDENTE. Non mi dica «sollecitati» perché...

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.


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No, sollecitati nei poteri sostitutivi nell'ipotesi in cui loro non rispondano alle sollecitazioni. Purtroppo, nei 57 siti di interesse nazionale ci sono 3.000 soggetti privati, di cui almeno i due terzi sarebbero da sostituire, cosa che non è affatto semplice. Mi dicono, infatti, di sostituire Syndial, laddove invece, a mio avviso, è necessario, per il tipo di opere che ci sono da fare nelle sue aree, che le faccia essa stessa; nel frattempo mi dicono a Mantova di sostituire Colori Freddi, Belleli, IES. Tutte questa attività di sostituzione, che comunque richiedono la redazione di progetti molto complicati dal punto di vista tecnico, sono un'operazione difficile, anche se devo dire che siamo in difficoltà proprio in questo, nel riuscire a passare dalle «minacce» verbali a attività concrete di sostituzione perché...

PRESIDENTE. Non potrebbe essere sensata l'ipotesi che per legge si prevedesse che, scaduto il termine previsto dal contratto o dell'affidamento, sia possibile prelevare, per esempio, in forma tributaria? Si potrebbe prevedere, cioè, che se il lavoro non termina entro una certa data, si possa prelevare dai redditi all'azienda il corrispondente valore necessario per terminare le opere.
Qualcosa andrà pur fatto perché - lei lo ha detto con grande simpatia - «sollecitare» non credo che li spaventerà. Se ci prospettaste qualche soluzione - noi come Commissione stiamo concludendo la relazione sulla Calabria, una delle terre più disastrate e meno curate anche nella fase del recupero - potremmo nella relazione rappresentare che ci vogliono degli strumenti coattivi seri, come ad esempio le sanzioni del decreto-legge n. 331 del 1993, ossia un meccanismo per cui o fanno quello che devono fare o ne hanno delle conseguenze serie perché, per quello che ho capito, oggi siamo passati da una scadenza al 2013 a una al 2015 e se nel 2015 i lavori non saranno finiti, sarà il 2020. Io credo che la gente non possa restare circondata da questi prodotti.

ALESSANDRO BRATTI. Poi cambiano ragione sociale e la società dirà di avere solo ereditato dalla società precedente, mentre in realtà è la stessa che ha cambiato la ragione sociale.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Laddove, però, viene presentato un progetto approvato, l'azienda chiede il decreto ed è prevista la polizza fideiussoria che, in qualche modo, consente al Ministero di avvertire dell'escussione in caso di mancato rispetto dei termini, ciò consentirebbe di procedere con quelle risorse acquisite alla bonifica. A quel punto, però, la bonifica avverrà con i tempi dei soggetti pubblici, che - vi assicuro - non sono brevi. Molto spesso facciamo accordi di programma: il Ministero non ha una direzione in grado di fare procedure di evidenza pubblica, noi non facciamo gare, quindi chiaramente dirottiamo le risorse verso la regione, che le dirotta verso gli enti locali, che seguono le procedure necessarie per gli interventi. Anche lì abbiamo tantissimi problemi nell'utilizzo delle risorse.
Il consigliere diceva, per esempio, della riunione del 28 settembre: in quella sede metterò a disposizione ulteriori 10 milioni di euro per il sito di Crotone, cercando di individuare gli interventi, secondo me in aree pubbliche, urgenti. Ora, io eviterei anche di fare, di fronte a una situazione di tale complicazione ambientale, dei discorsi come «dentro» o «fuori Syndial» perché so che in certe aree ci sono delle scorie che potrebbero anche essere pericolose, quindi per un principio di precauzione io ritengo che si debba comunque intervenire, senza distinzione tra dentro o fuori Syndial. Cercheremo di individuare le priorità e lì metteremo le risorse. Utilizzarle attraverso gli enti locali sarà un'altra attività in salita.

ALESSANDRO BRATTI. Vorrei chiederle due cose: chi utilizzate nelle prescrizioni e per i controlli successivi?


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Di siti di interesse nazionale ce ne sono 57, ognuno con le sue caratteristiche. Di tutti e 57, considero questo, soprattutto la discarica a mare, una delle situazioni più drammatiche essendo i rifiuti dentro la città. Quella messa in sicurezza con il tombamento risolve un problema giuridico, probabilmente, e ci si lava tutti la coscienza, ma lì rimane un problema enorme per quella comunità perché quell'intervento significa che quella città è morta. È evidente, infatti, che quella comunità ha un'ipoteca che si porta dietro fin che campa avendo un litorale dove c'è una discarica che ha un fronte di 2,5 chilometri con dentro 1 milione di tonnellate di rifiuti pericolosi.
Mi chiedevo, allora, se non avete pensato a un trasferimento a mare anche di questo materiale, a prenderlo con le navi per portarlo nei luoghi preposti, come in Germania. Mi sembra, infatti, che di tutti i SIN questo abbia veramente una sua peculiarità: se a quell'area si fa un sarcofago, tutti siamo a posto perché ci siamo messi a posto la coscienza con la legge, ma in realtà, dal punto di vista etico...

PRESIDENTE. Peraltro, ci dicono che è 4 miglia per 4, e già oggi sono interdette alla navigazione, alla pesca e alla balneazione, e anche i pesci sono attentissimi a girare al largo.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Quanto alla prima domanda, nei decreti di autorizzazione all'avvio dei lavori, sia in via d'urgenza che non, prevediamo il controllo da parte degli enti locali, soprattutto provincia e ARPA, quest'ultima per gli aspetti tecnici e la provincia per i controlli più amministrativi.
Per quanto riguarda la seconda domanda, attinente alla messa in sicurezza permanente della discarica, vorrei esprimere il mio punto di vista che, però, a mio avviso, non è molto distante da quella che potrebbe essere una soluzione del problema e forse, da quello che sento, potrebbe essere condiviso anche da parte degli enti locali: la messa in sicurezza permanente di una discarica non comporta che non si possa utilizzare quell'area, ma che si può utilizzare per determinati usi. Sicuramente, non ci costruirei delle scuole e dei parchi giochi, però potrebbe essere utilizzata a fini produttivi. Mi pare che quella zona richieda da tempo la realizzazione di una struttura portuale: la messa in sicurezza della discarica potrebbe rappresentare anche una parte di banchina da utilizzare per fini portuali e da questo punto di vista forse, nell'ambito di una transazione globale, potrebbe essere anche un bel segnale da parte di Syndial risarcire gli enti locali magari finanziando la realizzazione di un porto.

ALESSANDRO BRATTI. C'è questa ipotesi sul tappeto? Syndial oggi non ce ne ha parlato affatto, ci ha parlato di una barriera di 40 metri e basta.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Non è scritta, quindi non ci si può vendere qualcosa che non si è ancora acquisito, però mi pare di aver colto - nei numerosissimi incontri che facciamo per cercare di fare delle transazioni con Syndial, insieme all'avvocato Schiesaro, che mi segue come avvocatura in tutta questa attività - una loro disponibilità.
È chiaro che se le comunità locali cominciano a voler essere risarcite del fatto che la gente è emigrata al nord per la chiusura, cominciano a venir fuori cifre di miliardi e miliardi di euro e transare non è semplice. A mio avviso, però, se si punta ad azioni concrete, realistiche e sostenibili, da questo punto di vista sulla parte che riguarda il porto loro sono molto interessati.

PRESIDENTE. Vorrei rivolgerle un'ultima domanda: qual è la situazione della


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causa davanti al tribunale di Milano con Syndial? Immagino che non sia materia di cui vi occupate.

MARCO LUPO, Direttore della Direzione tutela del territorio e delle risorse idriche del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. So che è in corso il giudizio del tribunale civile. Noi abbiamo fatto, chiaramente, una richiesta di risarcimento molto elevata. Mi dicono - non ho ancora visto gli atti - che c'è una CTU disposta dal Tribunale in cui si è quantificato un danno ambientale di circa 50 milioni di euro. Vedremo di più nell'ambito di una transazione globale. Non è semplice transare su queste materie: a mio avviso, è positivo perché comunque si riescono a fare delle cose per le comunità locali, si riescono anche a chiudere dei problemi decennali di contenzioso, però molti poi strumentalizzano. È un'attività molto delicata.

PRESIDENTE. Grazie anche dei documenti che ci ha portato.
Dichiaro conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16,45.

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