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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione della dottoressa Simona Del Vecchio e del professor Alessio Asmundo, che si sono occupati degli esami scientifici in relazione alla morte del Capitano Natale De Grazia nell'ambito dell'inchiesta sulle cosiddette «navi a perdere».
Avverto i nostri ospiti che della presente audizione sarà redatto un resoconto stenografico e che, se lo riterranno opportuno, i lavori della Commissione proseguiranno in seduta segreta, invitandoli comunque a rinviare eventuali interventi di natura riservata alla parte finale della seduta. La nostra inchiesta, peraltro preceduta dall'indagine della precedente Commissione, nasce da alcuni aspetti di incerta interpretazione sull'attività di particolare rilievo che stava svolgendo il capitano De Grazia, da notizie emerse soltanto in questa Commissione e dagli stessi risultati della consulenza, cioè la morte del capitano De Grazia la cui causa almeno sino a questo momento non ha avuto una spiegazione.
Se la Commissione è d'accordo, darei la parola alla dottoressa Del Vecchio per fare una sintesi dell'attività svolta e delle sue conclusioni, e subito dopo al professor Asmundo per eventuali rilievi su quanto viene detto oggi o sulle consulenze di sua conoscenza, lasciando il seguito spazio a eventuali domande da parte dei commissari.
Il nostro obiettivo è quello di chiarire tutta la vicenda delle navi a perdere,
cercando non di dare una parola definitiva che forse non ci sarà mai, ma almeno di arrivare a un chiarimento il più possibile convincente di quanto è accaduto.
Nel ringraziarvi ancora per la vostra presenza, do la parola alla dottoressa Del Vecchio per una sintesi della sua attività.
SIMONA DEL VECCHIO. Grazie, presidente. Sebbene siano ormai passati più di quindici anni, ricordo benissimo la morte del Capitano Natale De Grazia.
Sono stata incaricata dalla Procura di Reggio Calabria di svolgere l'autopsia sul corpo del capitano e con me c'era il professore Asmundo in qualità di consulente della famiglia.
L'autopsia è stata svolta in perfetta regola, come da circolare Fani, per cui non solo ho svolto l'autopsia, ma ho anche prelevato parte di tessuto e di organo e tutti i liquidi biologici che potevo prelevare, quindi sangue e bile (non l'urina perché la vescica era vuota) e una quota di visceri per fare l'esame chimico tossicologico.
Sono venuta qui a Roma anche precedentemente, perché credo che una persona che svolge la mia professione, così come quella del professore, debba riferire correttamente a chi si occupa di circostanze particolari come voi, per cui ho rivisto tutti i preparati istologici.
Alla luce dei quindici anni trascorsi, quindi anche della mia acquisita esperienza in questo periodo, non ho dubbi e anzi forse potrei fare un'aggiunta per sviare altri dubbi: come ho potuto vedere perché avevamo colorato questi tessuti con colorazioni particolari che mettono in risalto aree di cicatrizzazione in cui il normale tessuto cardiaco viene sostituito quando ha degli insulti, purtroppo il cuore del capitano De Grazia era soggetto a ipossia cronica.
Alla luce della nuova norma n. 81 del 2008, articolo n. 28, e di quella che da quest'anno sarà la valutazione del rischio lavoro-stress correlato, il capitano De Grazia a mio parere - più forte oggi di ieri - è morto per un arresto cardiocircolatorio o per insufficienza cardiaca acuta che è la stessa identica cosa per uno stress miocardico, un insulto di ipossia cronica.
Lo si vedeva nel cuore, nei reni e addirittura in alcune aree del cervello in cui c'erano le cellule del famoso neurone rosso, che sono un segno di ipossia cronica.
Ovviamente a tutte le persone che come voi e me e con maggiore ragione come il capitano De Grazia svolgono attività stressanti - non possiamo sostenere che così non sia - purtroppo queste cose possono succedere. Tutti noi possiamo andare incontro a questo e io stessa ho una cardiopatia ipertensiva perché il problema è quello dell'impegno lavorativo, che non fa dormire la notte e impone responsabilità, laddove quelle del capitano erano certamente maggiori delle mie e forse anche delle vostre.
Per quanto riguarda invece i veleni, quando facemmo la riesumazione l'unico veleno su cui potevamo indagare era l'arsenico perché è l'unico che rimane, e questo si è rivelato negativo, perché in chimica clinica abbiamo fatto lo spettrofotometro ad assorbimento atomico che ha dato esito negativo.
In assenza di lesività traumatica si pensa al veleno, ma chiaramente tutti gli altri veleni come il cianuro, il bromuro, il potassio danno sintomatologie particolari. La stricnina provoca contrazioni, il bromuro provoca vomito, sintomatologie molto pesanti che non possono passare inosservate né essere confuse con un malore.
Si tratta di qualcosa di cui ci si accorge e che qualcuno comunque deve somministrare. Non abbiamo trovato neppure l'anidride arseniosa, che forse ha minore sintomatologie e si può mescolare nei cibi ed essere ingerita senza essere percepita.
Tutti gli esami per i derivati della morfina e degli oppiacei non come sostanza stupefacente a sé stante, ma anche per i derivati farmacologici della codeina, cocaina e così via, le benzodiazepine sono stati effettuati in prima battuta, quando fu effettuata l'autopsia, per cui posso affermare che purtroppo la morte del capitano De Grazia è stato un evento naturale stress
correlato connesso al suo lavoro, perché trattandosi di una persona giovane con una moglie giovane, figli e una situazione tranquilla non vedo altri motivi.
PRESIDENTE. Grazie. Direi che la questione fondamentale è se vi sia un dissenso sull'evento naturale. In seguito possiamo eventualmente affrontare altri aspetti.
ALESSIO ASMUNDO. No, dissenso rispetto alla definizione della causa di morte no, ma ci sono alcuni aspetti che riguardano comunque la morte improvvisa da causa patologica naturale cardiaca che dal punto di vista tecnico-scientifico mi sentirei di definire in altro modo. Non ho però dubbi che si sia trattato di una morte improvvisa da causa patologica naturale cardiaca da superlavoro rispetto alle analisi condotte, alle circostanze che ci furono riferite e all'esclusione di altre cause che non sono emerse nel corso delle indagini eseguite dalla dottoressa.
PRESIDENTE. Ci sono quindi elementi di dissenso...
ALESSIO ASMUNDO. Elementi di dissenso soltanto dal punto di vista tecnico-scientifico. Ho partecipato all'indagine autoptica e ho esaminato i preparati istologici allestiti da frammenti di visceri di cadavere e segnatamente del cuore.
Più che presentare una patologia di tipo aterosclerotico, il cuore è danneggiato da un'iperincrezione catecolaminica cioè degli ormoni dello stress, che hanno cronicamente intossicato la cellula miocardica, producendo un quadro che non è del tutto sovrapponibile a quello da causa ischemica e quindi ipossica, ma che deriva proprio dall'azione diretta di questi ormoni sulla cellula cardiaca che la danneggia.
Ci sono evidenti reperti, focolai e aree anche abbastanza estese della cosiddetta «miocitolisi coagulativa» nel 1995, che oggi definiamo «necrosi a bande di contrazione».
È quindi sostanzialmente condivisibile il terminale fisiopatologico, ma non esattamente in senso eziologico, nel senso che le coronarie, che sono i vasi che portano il sangue ossigenato al cuore per farlo ben lavorare, erano pressoché integre e non presentavano i segni tipici del soggetto cardiopatico ischemico, dell'infartuato, che presenta placche che ostruiscono la circolazione arteriosa coronarica e quindi danneggiano le cellule miocardiche non essendo apportato ossigeno.
Qui il discorso è ben diverso e deriva proprio dall'iperincrezione catecolaminica, che caratteristicamente produce questo danno della cellula miocardica a focolai, che nel tempo possono arrivare a produrre una cardiopatia dilatativa se non interviene una causa aritmogena, cioè se il disarrangiamento dell'architettura del tessuto muscolare cardiaco non produce una desincronizzazione dell'attività cardiaca stessa tanto in senso elettrico quanto in senso meccanico, producendo quanto è accaduto al capitano De Grazia, cioè la morte improvvisa probabilmente da causa elettrica su base miocitolitica coagulativa.
PRESIDENTE. Vi ringraziamo. Do quindi la parola al senatore De Angelis.
CANDIDO DE ANGELIS. Vorrei chiedere innanzitutto di rendere comprensibile la sua spiegazione utilizzando dei termini non tecnici a noi comprensibili.
Volevo inoltre chiedere alla dottoressa Del Vecchio perché nella prima autopsia non siano stati fatti tutti i controlli riguardanti le varie possibilità di avvelenamento, perché siano state fatte solo in un secondo momento e non subito.
ALESSIO ASMUNDO. Le fibrocellule cardiache sono interconnesse tra loro e subiscono effetti che derivano da un impulso sostanzialmente elettrico, che deriva da una differenza di potenziale a livello della membrana cellulare per il passaggio di ioni dall'interno all'esterno della cellula, che attivano un meccanismo biochimico che fa contrarre la cellula.
Se gruppi di cellule muoiono, evidentemente le interconnessioni non funzionano più e quindi la continuità dell'impulso
elettrico non è garantita. Se i focolai sono multipli a livello del tessuto miocardico come in questi soggetti soprattutto la parete ventricolare sinistra, che è la parte più nobile del cuore, quella che pompa il sangue nella circolazione sistemica, in quella cerebrale fondamentalmente, questo può comportare in un altro momento, indipendentemente da una causa scatenante, una desincronizzazione dell'attività elettrica e quindi meccanica di pompa del cuore.
Questo comporta un improvviso arresto cardiaco che può essere chiamato sincope o arresto cardiaco elettrico, che può comportare una fibrillazione ventricolare non conducente alla contrazione per il pompaggio del sangue e, in definitiva, a uno stupore e quindi a uno stop dell'attività cardiaca, che determina la morte improvvisa.
CANDIDO DE ANGELIS. Considerando come questo meccanismo si sia inceppato in un momento di grande relax, dopo cena, a riposo, in macchina, vorrei sapere se possa essere stato aiutato da fattori esterni.
ALESSIO ASMUNDO. Su questo punto nessuno ancora...
Ho portato anche lavori del 2010 perché negli ultimi quindici anni, soprattutto su questo argomento, è stata prodotta una gran messe di lavori.
Sono stati effettuati studi molto particolari su soggetti per i quali è stato percepito il «clic» nel senso dell'accensione del momento emozionale, sui quali si è dimostrato un rapporto sostanzialmente diretto. Ci sono però soggetti che come il De Grazia muoiono nel sonno probabilmente perché hanno anche una predisposizione - è difficile dirlo oggi - su base genetica.
Negli ultimi 5-7 anni si è svolta una grande ricerca sulla genetica dei recettori cioè di quelle zone della cellula cardiaca che servono per l'attacco dell'adrenalina e della noradrenalina, gli ormoni dello stress, per l'attivazione della cellula. Alcuni soggetti hanno questi recettori alterati o comunque non perfetti e quindi in loro una situazione di stress può comportare molto facilmente una desincronizzazione dell'attività e quindi una morte elettrica.
SIMONA DEL VECCHIO. Quando un pubblico ministero ci dà un incarico su una cosa del genere, tutti i medici legali in Italia e nel mondo, in assenza di lesività esterna (De Grazia non aveva segni traumatici da arma da fuoco, armi bianche o colpi contusivi, non era politraumatizzato, non era caduto da una finestra) l'autopsia mira comunque a chiarire le cause della morte (semplice ictus, attacco di cuore o qualsiasi altra cosa) cercando eventuali sostanze.
In questo caso non avevamo neanche le urine, ma abbiamo attentamente indagato nel sangue, nella bile, nei visceri, come sempre facciamo per verificare se un soggetto abbia ingerito un farmaco, sia rimasto vittima di un'allergia o - non è il caso del Capitano - abbia fatto uso di sostanze stupefacenti.
Il caso dei veleni è più particolare, perché il pubblico ministero, il giudice che assegna l'incarico dovrebbe quantomeno indirizzare il perito verso una ricerca perché alla luce della gamma dei veleni possibili un'indagine del genere può avere per lo Stato un costo incredibile.
Io sarei molto favorevole a effettuare un'indagine del genere su tutti i morti per morte naturale...
CANDIDO DE ANGELIS. La mia domanda è più precisa ed è correlata alle considerazioni del professor Asmundo.
Se il capitano De Grazia fosse stato avvelenato con sostanze sopraffine, fatta una prima autopsia e seppellito, nella seconda autopsia la rilevazione sarebbe stata impossibile?
SIMONA DEL VECCHIO. Una delle sostanze con cui le persone vengono anche curate e che si possono assumere anche a piccole dosi fino a intossicazione è proprio l'arsenico, che infatti era negativo, perché
alle altre sostanze si diventa assuefatti. Con il potassio, che deve essere iniettato, si muore immediatamente.
CANDIDO DE ANGELIS. Mi sembra che il Capitano sia morto in questo modo.
SIMONA DEL VECCHIO. Con «immediatamente» s'intende che non si riesce a rientrare in macchina. Altre sostanze come la stricnina provocano convulsioni, particolari che qualcuno avrebbe dovuto riferire.
CANDIDO DE ANGELIS. Siete quindi convinti al mille per mille che non abbia ingerito nulla o non sia stato in qualche modo...
SIMONA DEL VECCHIO. In scienza e coscienza sì.
ALESSIO ASMUNDO. Il reperto tossicologico non è mai lontano dal reperto anatomopatologico. Se infatti una sostanza altera l'organismo in modo tale da ucciderlo, evidentemente a livello polmonare, epatico e renale, organi deputati alla detossificazione dell'organismo, si rileva un'alterazione.
Noi non abbiamo un reperto anatomopatologico che ci possa consentire tecnicamente di affermare una cosa simile. A fronte di un reperto patologico cardiaco di una consistenza più che discreta, l'orientamento nel senso dell'epicrisi non può che essere quello.
PRESIDENTE. Si tratta di un militare, che immagino fosse abitualmente sottoposto a esami sullo stato di salute. Vorrei sapere se abbiate esaminato le precedenti risultanze e cartelle cliniche e se vi fossero tracce di una situazione a rischio o questa sia emersa improvvisamente in una persona ritenuta completamente sana.
SIMONA DEL VECCHIO. Noi non le abbiamo esaminate, ma al di là di questo è doverosa una precisazione perché il capitano De Grazia muore nel 1995 e purtroppo la legge solo negli anni successivi ha fatto sì che le indagini sul lavoro fossero sempre più raffinate, tanto che oggi si verifica anche l'eventuale uso di alcol di chi lavora con la gru, mentre prima questo non esisteva.
Per effettuare indagini mediche che abbiano un senso, gli elettrocardiogrammi dovrebbero essere accurati, le analisi del sangue non dovrebbero limitarsi al solito emocromo che facciamo tutti, ma comprendere una gamma di analisi più vasta, cosa che oggi si valuta in base al lavoro che si svolge, al luogo in cui si lavora, ai contaminanti con cui si viene in contatto.
Una volta queste cose non si facevano, perché si tratta della recente normativa degli ultimi dieci anni. Fortunatamente ci siamo molto evoluti in questo, ma posso presumere che all'epoca gli sia stata fatta una visita medica completa ma con gli esami che si effettuavano all'epoca, che non potevano essere rivelatori di uno stato così fine di patologia che invece adesso viene valutato, come è obbligo dal 31 dicembre scorso.
PRESIDENTE. Vorrei tornare sulla questione dell'esame tossicologico, perché lei, dottoressa, rilevava come il quesito non precisasse quale tipo di sostanza tossica si dovesse cercare. Invitava però ad accertare l'eventuale presenza di sostanze tossiche in grado di provocare il decesso di cui sopra. Non c'è stato però nessun esame delle sostanze tossiche.
SIMONA DEL VECCHIO. Come no, noi avevamo il sangue, i visceri, la bile, che sono indagini istologiche di tessuti. Abbiamo utilizzato il metodo RYE, metodica che si usa per analizzare questi reperti, abbiamo visto l'alcol (l'etanolo) che era negativo, tutti i derivati della morfina e degli oppiacei, della cocaina, codeina e quant'altro.
PRESIDENTE. Che non sono veleni.
SIMONA DEL VECCHIO. No, possono essere presenti anche nei farmaci, come ho specificato. Non sono veleni perché ciascun veleno richiede uno studio a parte, particolare.
PRESIDENTE. Se però ci fossero stati, sarebbe stato necessario un esame specifico per verificarne l'eventuale presenza.
SIMONA DEL VECCHIO. Bisognava avere il sospetto.
PRESIDENTE. Il magistrato aveva il sospetto, perché aveva chiesto di svolgere indagini tossicologiche.
SIMONA DEL VECCHIO. Quella è una domanda standard.
PRESIDENTE. Sostanze che però avessero causato il decesso, quindi non si tratta di cocaina, di...
SIMONA DEL VECCHIO. Mi perdoni ma non è così: sostanze velenose, anche perché alcune di queste indagini si possono fare in tossicologia, altre in chimica clinica o in tossicologia industriale.
PRESIDENTE. Il quesito era «eventuale presenza di sostanze tossiche o con analoghe caratteristiche», quindi le sostanze tossiche comprendono i veleni.
SIMONA DEL VECCHIO. Tossiche, stupefacenti o psicotrope. I veleni sono una cosa particolare. La sostanza velenosa agisce in un'altra maniera.
È una sostanza tossica, ma sono talmente tanti i veleni, compresi quelli dei serpenti...
PRESIDENTE. Cosa improbabile in quella circostanza.
SIMONA DEL VECCHIO. Sono probabili tutti, se parliamo di veleni.
PRESIDENTE. C'era una persona che faceva il servizio militare apparentemente del tutto sana e anzi attivissima. Questa persona si ferma a mangiare e sino a quel momento sta bene, immediatamente dopo subentra una morte improvvisa.
Immagino che il magistrato si sia chiesto se questa morte apparentemente inspiegabile non dovesse avere una qualche connessione, una causa o una concausa nel momento in cui il Capitano De Grazia si è fermato a mangiare in un certo posto e ha consumato dell'alcol che non si trova poi invece presente.
Noi non stiamo cercando necessariamente altro, ma vogliamo capire se effettivamente siano state fatte tutte le possibili indagini per escludere, tanto che mi pare che lei abbia detto che il bromuro provoca il vomito...
SIMONA DEL VECCHIO. Alcune sostanze possono determinarlo: il bromuro ma anche altre.
PRESIDENTE. Per esempio dalle testimonianze abbiamo appreso che ha avuto vomito prima di morire.
SIMONA DEL VECCHIO. Il vomito si può avere anche per un arresto cardiaco.
PRESIDENTE. Sì, può essere, ma può anche essere risultato del bromuro. Vogliamo capire se dobbiamo arrivare alla conclusione che, se nel momento iniziale, quando ancora si potevano trovare tutte le sostanze di tipo tossico somministrabili nel vino, nell'acqua, nella torta, fosse stata operata un'indagine (e non fu fatta), si sarebbe potuto escludere al cento per cento oppure se, non essendo stato fatto, non possiamo escludere una causa diversa. Questo è il nostro problema.
SIMONA DEL VECCHIO. Ho capito, ma prima ho spiegato che non ci sono segni di agopuntura, quindi nessuno può avere introdotto una sostanza estranea, e l'unica sostanza che non si sente al sapore nell'acqua, nel vino o nella minestra è l'anidride arseniosa, che noi dopo siamo andati a cercare ma che non c'era.
Per quanto riguarda l'alcol durante il pasto, se si risale in macchina, ci si sento male e si muore dopo mezz'ora, si tratta di un lasso di tempo dopo il quale l'alcol nel sangue non si trova più.
ALESSANDRO BRATTI. Si può escludere categoricamente che non sia stato
avvelenato o, dato che per tutta una serie di motivi non si è ipotizzata la presenza di determinati veleni, si fa fatica ad andarli a cercare?
Questa è una domanda importante, perché si può escludere totalmente qualsiasi tipo di veleno oppure ammettere questa eventualità.
SIMONA DEL VECCHIO. In base alla mia esperienza ritengo che l'unico veleno che potesse uccidere una persona così giovane e sana potesse essere appunto l'arsenico, che infatti dopo siamo andati a ricercare e non c'era.
È l'unico che si può cercare e trovare anche dopo tranquillamente perché è l'unico che non senti: o viene iniettato, ma non c'erano segni di agopuntura...
ALESSANDRO BRATTI. Avendo bevuto e mangiato magari poteva anche sentire un sapore strano. Chiaramente, voi siete esperti e lo sapete...
SIMONA DEL VECCHIO. Le assicuro che le quantità dovrebbero essere minime, non in grado di far morire una persona.
PRESIDENTE. Per chiarire fino in fondo il nostro problema, noi abbiamo una serie di indizi esterni quali il fatto che sia stato completamente disfatto tutto il gruppo che stava svolgendo un'indagine particolarmente importante sulla presenza di sostanze tossiche (noi abbiamo anche accertato ulteriori elementi di particolare importanza di quello specifico viaggio).
Se quindi voi ci dite che al cento per cento era assolutamente impossibile che nel momento in cui è morto ci fosse una causa o una concausa diversa dal fatto che il cuore non ha più funzionato perché non sono arrivati gli impulsi elettrici e ha avuto quello che comunemente si definisce un infarto, interpretiamo quegli indizi in un senso.
È invece diverso se ci dite che a voi risulta questo, però ad esempio avete fatto un'indagine accuratissima sulla presenza di una possibile puntura...
SIMONA DEL VECCHIO. Posso assicurare che quello lo effettuo su tutti, anche su chi non fa il lavoro del capitano De Grazia, per cui glielo assicuro personalmente anche se non c'è nella relazione.
Il collega era presente, abbiamo fatto le foto del corpo e addirittura, riscontrando un'escoriazione sul lato sinistro, ho prelevato quel pezzetto di cute perché preferivo analizzare anche questo tessuto. Non era nulla, perché evidentemente hanno tentato di rianimarlo e si trattava dei segni della rianimazione.
ALESSANDRO BRATTI. Escludete comunque l'avvelenamento per ingestione a meno che non sia quella sostanza.
SIMONA DEL VECCHIO. Sì, perché dovrebbe essere troppa la sostanza somministrata a una persona per ottenere quell'effetto.
PRESIDENTE. Vorrei sapere se sia stato analizzato il cibo che aveva ingerito, per sapere che tipo di cibo fosse e a che livello di digestione fosse.
SIMONA DEL VECCHIO. No, perché il cibo era già a uno stadio avanzato come l'alcol prima, perché non è morto subito: aveva già cominciato la sua digestione, c'era del liquame.
ALESSANDRO BRATTI. Nonostante avesse già cominciato la digestione, le tracce di alcol...
SIMONA DEL VECCHIO. Perché l'alcol si assorbe prima, ecco perché si raccomanda di aspettare mezz'ora dopo mangiato per evitare l'eventuale ritiro della patente, qualora si sia fermati. Il Capitano non è morto subito, per cui oltre il liquame non potevamo vedere più nulla. Occorrono tre ore per svuotare uno stomaco.
PRESIDENTE. Quanto tempo occorre perché il cibo si trasformi in liquame?
SIMONA DEL VECCHIO. Al massimo tre ore, ma anche di meno: dipende da cosa e quanto abbiamo mangiato.
ALESSANDRO BRATTI. Uno shock anafilattico si vedrebbe chiaramente dall'autopsia?
SIMONA DEL VECCHIO. Sì, come diceva il collega prima il fegato e la milza, organi in cui passa tutto il circolo refluo, avrebbero subìto effetti allucinanti. Tutti i veleni che provocano l'atrofia giallo-acuta avrebbero dato quadri epatici disastrosi, mentre mi pare che il fegato fosse l'organo in assoluto più tranquillo perché si trattava di una persona giovane, attenta a quanto mangiava e beveva.
PRESIDENTE. Avrei ancora alcune cose da chiarire per arrivare sino in fondo. Per quanto riguarda i polmoni, qui si dichiara che «è presente intensissima congestione con abbondanti travasi emorragici endoalveolari». Vorrei sapere quale origine possa avere la congestione.
SIMONA DEL VECCHIO. La morte di tipo asfittico e cioè tutte le morti che avvengono per mancanza d'aria, quindi la morte cardiaca o per strangolamento.
PRESIDENTE. La morte cardiaca è contemporanea, cioè nel momento in cui il cuore si ferma...
SIMONA DEL VECCHIO. No, non è detto che si fermi subito: si può avere un malore che può avere un suo decorso.
PRESIDENTE. Se invece fosse una morte per asfissia?
SIMONA DEL VECCHIO. Ci sarebbero stati segni di asfissia, che in questo caso mancano. È il meccanismo della morte: in questo caso parlo della mancanza di aria negli organi interni, non della morte per asfissia.
Prima ho precisato che non c'erano segni di lesività traumatica di alcun genere.
PRESIDENTE. Parliamo dei polmoni.
SIMONA DEL VECCHIO. La congestione è tipica di una morte cardiaca.
PRESIDENTE. Ma può essere anche tipica di un soffocamento?
SIMONA DEL VECCHIO. Di tantissime altre morti, anche di un soffocamento, ma un uomo di 39 anni come il capitano De Grazia non si sarebbe fatto soffocare senza reagire. Questo è doveroso dirlo.
ALESSANDRO BRATTI. In base alla sua esperienza da cosa dipende la scelta dei periti operata dalle Procure? Voi presentate una richiesta?
SIMONA DEL VECCHIO. No, tutti noi siamo iscritti a un solo tribunale, ma siamo molto conosciuti. Dalla Sicilia alla Valle d'Aosta nella mia vita ho lavorato dappertutto. All'epoca, provenendo da Roma (adesso sono in Liguria) ho lavorato a Reggio, a Napoli, a Palermo, a Catania, a Gela, a Nocera Inferiore e in tanti altri posti che neanche ricordo più.
ALESSANDRO BRATTI. Sebbene lavoriate per una Procura grande come quella di Roma, vi possono quindi chiamare anche altrove.
SIMONA DEL VECCHIO. Certamente.
PRESIDENTE. Ringrazio i nostri ospiti e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,20.
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