Allegato B
Seduta n. 64 del 9/10/2008

TESTO AGGIORNATO AL 14 OTTOBRE 2008


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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, per sapere - premesso che:
le origini delle industrie Merloni risalgono quasi all'inizio del ventesimo secolo.


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Siamo negli anni '30, nel 1954 nasce la società CoMeSa, con la quale inizia la produzione di bombole per GPL. Nel 1966 nasce la prima linea di elettrodomestici con il marchio Ariston. Due anni più tardi Antonio, uno dei quattro figli di Aristide, fonda ArDo (Arredamento Domestico), società destinata alla produzione di lavatrici per conto terzi, con sede nello stabilimento «Santa Maria», a Fabriano;
nel 1970, alla morte del fondatore Aristide, iniziano ristrutturazioni e cambiamenti all'interno della compagnia, che nel 1974 si divide in due gruppi distinti: Merloni Elettrodomestici gestita da tre dei fratelli, e Icem, detenuta al 100 per cento da Antonio Merloni. Quest'ultima si fonde prima con CoMeSa, diventando nel 1976 leader mondiale nella produzione di bombole per Gpl, poi con ArDo, assumendo nel 1989 il nome Antonio Merloni Srl;
il gruppo si specializza nella produzione del bianco per conto terzi: frigoriferi, congelatori e lavastoviglie (presso lo stabilimento di Gaifana, in Umbria); lavatrici a carica frontale e lavasciuga (nella sede produttiva di «S. Maria») e lavatrici a carica dall'alto e asciugatori (stabilimento del «Maragone», Fabriano). Negli anni '90 si delineano le strategie che porteranno la compagnia agli attuali livelli dimensionali e produttivi: l'azienda cambia la propria ragione sociale e si trasforma in Antonio Merloni SpA (1990) e avvia il processo di «europeizzazione», con l'acquisizione di società commerciali in Spagna (Newpol), Olanda (Frenko), Inghilterra (Servis Ltd). Anche le sedi produttive si moltiplicano: nel 1995 Antonio Merloni SpA acquisisce la società Tecnogas SpA, oggi azienda leader sul mercato italiano per la produzione e commercializzazione, con marchio proprio, di forni e cucine. Con quest'investimento nel mondo della cottura la gamma di prodotti offerti dall'Azienda si completa;
nel 2000 Antonio Merloni SpA acquisisce il gruppo Asko, leader nella commercializzazione di elettrodomestici alto di gamma nel nord Europa. Il gruppo possiede filiali anche negli Stati Uniti e in Australia e marchi che consentono di posizionare il prodotto offerto nel segmento alto del mercato;
nel 2002 l'Antonio Merloni SpA raggiunge il quinto posto in Europa nella produzione di elettrodomestici. Per adeguarsi alle nuove esigenze del mercato e alla crescente competitività nel 2005 l'Azienda avvia un importante progetto di ripensamento strategico ed organizzativo della società creando una struttura di marketing centralizzata. L'obiettivo dell'Antonio Merloni è consolidarsi sui vari mercati affermando la presenza dello storico marchio ARDO, già ben posizionato a livello internazionale e ora pronto a conquistare il mercato italiano;
siamo di fronte ad una delle aziende storiche del panorama imprenditoriale italiano, uno di quelli che può essere definito un patrimonio nazionale;
attualmente l'azienda di Antonio Merloni occupa, nel bacino Fabriano - Sassoferrato - Gaifana circa 3000 operai ed opera nel terzismo;
l'azienda è in crisi da tempo, ma, nell'ultimo periodo la situazione è precipitata e non è ancora stato presentato un Piano Industriale (fortemente richiesto dai sindacati da luglio), mentre gli stabilimenti vengono chiusi. Oggi ci sono 1000 persone in cassa integrazione;
gli stabilimenti di Fabriano (Santa Maria e Marangone) producono a giorni alterni;
è una grande crisi finanziaria che si sta ripercuotendo in maniera drammatica nel tessuto sociale di Fabriano e della Regione tutta. Oltre all'azienda Merloni è interessato un indotto su cui si basa l'economia locale;
la società fabrianese e marchigiana ha vissuto su questa economia: a Fabriano e nell'hinterland non sono mai esistiti problemi occupazionali ed è una terra che ha accolto lavoratori da tutta Italia, soprattutto dalle Regioni del Sud;


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un operaio di 3o livello (la maggior parte degli operai) percepisce uno stipendio che varia dalle 950 ai 1.100 euro al mese con un massimale di anzianità che non va mai oltre i 1.200 euro. La mobilità, la cassa integrazione garantiscono una mensilità di 720 euro al mese. Le famiglie vivono di questo lavoro;
il primo di ottobre era stato convocato un incontro tra i rappresentanti dell'azienda i Presidenti delle regioni Marche, Umbria, Emilia Romagna con il Ministro Scajola, incontro rinviato su richiesta del CDA dell'azienda;
non si comprendono le ragioni di tale rinvio che se potrebbe garantire l'Azienda, non garantisce di certo i lavoratori che sono da tempo in una situazione inaccettabile;
a quanto si apprende Mediobanca, advisor dell'azienda, avrebbe trovato 3-4 potenziali investitori;
attualmente appaiono possibili due ipotesi: la prima è quella di un Concordato Preventivo vale a dire negoziazione con i fornitori per il pagamento dei debito. Ipotesi che però non pare garantire i lavoratori, perché in questo caso la priorità dell'azienda sarebbe fare cassa. Il Concordato prevede la Cassa Integrazione fino al 16 gennaio 2010, poi la mobilità;
l'altra ipotesi, fortemente richiesta anche dai Governatori delle Marche dell'Umbria, sarebbe l'applicazione della legge Marzano, capace di garantire benefici a sostegno dei lavoratori;
la Regione Marche ha chiesto al Governo anche di rafforzare la tutela per i lavoratori dell'indotto con la previsione di un fondo adeguato di ammortizzatori sociali in deroga per le esigenze delle piccole imprese del distretto che andrebbe ad aggiungersi a quello già operante ed attivato dalla Regione;
quali strumenti intenda adottare, ed in quali tempi, per arrivare ad una soluzione che garantisca non solo gli interessi dell'azienda ma anche quelli dei lavoratori in particolare salvaguardando i livelli occupazionali dell'azienda, e se in questa logica non ritenga opportuno attivarsi affinché possa essere applicata alla fattispecie così come richiesto da più parti la cosidetta legge Marzano.
(2-00173) «Di Pietro, Donadi, Favia».

Interrogazione a risposta scritta:

LUCÀ. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Ditta FAPA commercializza fin dal 1943 sistemi di portaggio, diventando leader in Italia e in Europa del settore automotive e annoverando tra i maggiori clienti FIAT, IVECO, PEUGEOT e RENAULT;
nel 2005 viene acquisita dall'attuale proprietario Francesco Rossetti il quale, nel 2006, acquisisce anche l'azienda COLAPRICO, dove stabilisce la produzione della maggior parte dei prodotti;
al momento dell'acquisizione si sono susseguite numerose azioni di riduzione del personale, che ha portato ad un drastico ridimensionamento dell'organico, assestatosi su 24 unità;
nel mese di giugno 2008 compaiono i primi articoli sui più importanti quotidiani locali e nazionali che denunciano la grave situazione economica della FAPA s.p.a. e la conseguente agitazione dei lavoratori;
il 13 giugno scorso vengono consegnate ai lavoratori le lettere di cassa integrazione ordinaria, il cedolino del mese di maggio e la comunicazione di acconto di 500,00 euro;
dopo insistenti richieste da parte delle organizzazioni sindacali dei lavoratori, si è svolto il 25 giugno scorso un incontro, presso l'Unione Industriale, con la proprietà della FAPA, durante il quale è stato comunicato dall'azienda che sarebbero in corso trattative riservate con diversi soggetti, per una eventuale vendita


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e/o ricapitalizzazione e per garantire il pagamento degli stipendi ai lavoratori, non percepiti da maggio 2008;
i lavoratori hanno richiesto, nel corso del mese di luglio 2008, l'accesso alla Cassa Integrazione Straordinaria per potersi ricollocare presso altre aziende e a tutt'oggi il Dott. Rossetti deve ancora fornire una risposta;
nel caso della FAPA s.p.a. l'Amministrazione Comunale ha convocato in più occasioni (7 e 17 Luglio) la proprietà che non si è mai presentata, così come non si è presentata nelle successive richieste di incontri (2 e 9 Settembre) da parte dell'Assessore al lavoro della Provincia di Torino e da parte della Regione Piemonte;
a tale proposito, il Comune di Beinasco ha richiesto, con lettera del 6 ottobre 2008 l'intervento del Prefetto di Torino per sollecitare la proprietà della FAPA a presentarsi alla prossima riunione da convocarsi urgentemente -:
se non ritengano opportuno e urgente avviare le necessarie procedure per chiarire lo stato delle trattative in corso per il salvataggio della FAPA, avviare il rilancio produttivo dell'azienda e garantire la salvaguardia dei posti di lavoro a rischio.
(4-01289)